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Anno I - N. 1 - Dicembre 2010 - Marzo 2011 - Distribuzione gratuita Gatti: la Banca Don Rizzo e la sua rivista Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori L’intervista al magistrato Gaetano Paci

Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e ...46 Bcc Vita Basic: PeRchè neLLa Vita seRVono Le Basi 55 uno sGuaRDo aL PResente, un PensieRo aL futuRo 7 teRRasini, maRe

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Gatti: la Banca Don Rizzo e la sua rivista

Quadrimestrale di Cultura, Finanza, Economia, Identità e Valori

L’intervista al magistrato Gaetano Paci

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PerIoDIco QUADrIMeSTrALeDI INForMAZIoNe DeLLABANcA DoN rIZZoAnno I, n. 1, Dicembre 2010 – Marzo 2011

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio prof. Fundarò

COMITATO DI DIREZIONEGiuseppe dott. Mistretta Presidente Banca Don rizzoCarmelo dott. Guido Direttore Generale Banca Don rizzoEnzo dott. Nuzzo Vice Presidente Banca Don rizzoAntonio prof. Fundarò Direttore responsabilePasquale prof. Hamel responsabile comitato ScientificoSalvatore dott. Cartuccio Ufficio marketing Banca Don rizzo

REDAZIONEUfficio marketing e comunicazioneVia Stefano Polizzi, 13, 91011 Alcamo (Tp)

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE EDITORIALEStampaStampato in Italia presso Arti Grafiche Campo S.r.l, Alcamo.

Fotografie, testi e illustrazioniLa rivista pubblica solo gli articoli commissionati.Eventuali proposte di contributi vanno inoltrate al Comitato Editoriale alla seguente email: [email protected]

Grafica ed impaginazioneADA Comunicazione, Antonio Fundarò, Salvatore Cartuccio.

L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

I dati relativi ai destinatari della Rivista vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo.Resta ferma la possibilità per l’interessato di esercitare i diritti di cui all’articolo 13 della legge 675/96.Pubblicazione quadrimestrale.

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VinceRe La nostRa sfiDa, comunicanDo iL nostRo futuRo

5 siciLia è cuLtuRa 18 Banca Don Rizzo: La tua isoLa feLice 46 Bcc Vita Basic: PeRchè

neLLa Vita seRVono Le Basi 55uno sGuaRDo aL PResente, un PensieRo aL futuRo

teRRasini, maRe e tuRismo7 20 DiVeRsificaRe PeR PRoteGGeRsi 47 PeRsonaLmente Vicini aLLe

VostRe necessità DaLLe fiLiaLi e DaGLi uffici

56La Banca Don Rizzo e La sua RiVista

PaLazzo D’aumaLe8 26 antiRicicLaGGio e Banche Le famiGLie seRRa e RanDazzo con La Don Rizzo PeRchè ci è Vicina

48 57Banche e cuLtuRa: inDiffeRenza o coLLaBoRazione

seRenità, comPRensione, comPetenza, PRofessionaLità e Vicinanza

10 34 iL cReDito cooPeRatiVo: un sistema a Rete a faVoRe DeLLe imPRese

inchiostRi D’autoRe aD aLcamo49 58

inteRVista aL sostituto PRocuRatoRe Gaetano Paci

L’aRmatoRe PietRo caPonetti e iL suo maRe12 36 La Banca oGGi: inteRazione

tRa GLi attoRi sociaLi, DiPenDenti e cLienti

Banca e asP tRaPani aL seRVizio DeLLe famiGLie con DisaGi aDoLescenziaLi

50 58teRRasini e iL suo futuRo ViaGGio in ecuaDoR: una

esPeRienza Di sosteGno aL LoRo micRocReDito

15 40 i GioVani e Le Banche: comPRenDeRe iL PResente PeR PRoGettaRe iL futuRo

inteGRiamoci... La Banca PeR una miGLioRe quaLità DeLLa Vita Dei DisaBiLi

51 59La Banca Don Rizzo e La PRomozione Di teRRasini

Ganci: PeR noi, La Don Rizzo è una famiGLia16 44 oBLò LetteRaRio • Don

RizzoGLi incontRi con GLi stuDenti Di aLcamo54 60

La fiLiaLe Di teRRasini Punta ai cittaDini, aLLe imPRese eD aL teRRitoRio

i maLeDetti e GLi innocenti17 45 nef: PiccoLi inVestimenti PeR un GRanDe caPitaLe neL futuRo

GLi autoRi Di questo numeRo55 62

ceP, azienDa LeaDeR neL camPo DeLL’eneRGia RinnoVaBiLe

chi siamo30 38

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SOMMARIO

VinceRe La nostRa sfiDa, comunicanDo iL nostRo futuRo

5 siciLia è cuLtuRa 18 Banca Don Rizzo: La tua isoLa feLice 46 Bcc Vita Basic: PeRchè

neLLa Vita seRVono Le Basi 55uno sGuaRDo aL PResente, un PensieRo aL futuRo

teRRasini, maRe e tuRismo7 20 DiVeRsificaRe PeR PRoteGGeRsi 47 PeRsonaLmente Vicini aLLe

VostRe necessità DaLLe fiLiaLi e DaGLi uffici

56La Banca Don Rizzo e La sua RiVista

PaLazzo D’aumaLe8 26 antiRicicLaGGio e Banche Le famiGLie seRRa e RanDazzo con La Don Rizzo PeRchè ci è Vicina

48 57Banche e cuLtuRa: inDiffeRenza o coLLaBoRazione

seRenità, comPRensione, comPetenza, PRofessionaLità e Vicinanza

10 34 iL cReDito cooPeRatiVo: un sistema a Rete a faVoRe DeLLe imPRese

inchiostRi D’autoRe aD aLcamo49 58

inteRVista aL sostituto PRocuRatoRe Gaetano Paci

L’aRmatoRe PietRo caPonetti e iL suo maRe12 36 La Banca oGGi: inteRazione

tRa GLi attoRi sociaLi, DiPenDenti e cLienti

Banca e asP tRaPani aL seRVizio DeLLe famiGLie con DisaGi aDoLescenziaLi

50 58teRRasini e iL suo futuRo ViaGGio in ecuaDoR: una

esPeRienza Di sosteGno aL LoRo micRocReDito

15 40 i GioVani e Le Banche: comPRenDeRe iL PResente PeR PRoGettaRe iL futuRo

inteGRiamoci... La Banca PeR una miGLioRe quaLità DeLLa Vita Dei DisaBiLi

51 59La Banca Don Rizzo e La PRomozione Di teRRasini

Ganci: PeR noi, La Don Rizzo è una famiGLia16 44 oBLò LetteRaRio • Don

RizzoGLi incontRi con GLi stuDenti Di aLcamo54 60

La fiLiaLe Di teRRasini Punta ai cittaDini, aLLe imPRese eD aL teRRitoRio

i maLeDetti e GLi innocenti17 45 nef: PiccoLi inVestimenti PeR un GRanDe caPitaLe neL futuRo

GLi autoRi Di questo numeRo55 62

ecuaDoR: VeDeR soRRiDeRe e continuaRe a faR soRRiDeRe

La Banca PeR i GioVani e i GioVani PeR La Banca43 52

Abbiamo ridotto il numero minimo di azioni acquistabili e ti offriamo la possibilità del pagamento rateale. Diventa anche tu Socio Giovane della Banca Don Rizzo¹.

Iscriviti gratuitamente al nostro Comitato Giovani ideato per la promozione di attività formative, culturali, economico-sociali e sportive rivolte ai giovani associati. Compila il modello di adesione e diventa anche tu protagonista!

Attribuiamo lo status di Socio Giovane²anche ai figli dei nostri Soci, diplomati o laureati con il massimo dei voti. A questi è concessa la borsa di studio di:

media superiore e la laurea specialistica;

Nel caso in cui tu sia già Socio, continuerai a godere delle borse di studio nelle misure originariamente stabilite³.

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¹La quota minima di sottoscrizione per i Soci Giovani (età

entra nella nostra communitySE HAI TRA I 18 E I 35 ANNI , D IVENTA SOCIO GIOVANE DELLA BANCA DON RIZZO

1

3

2

4

²Il numero di azioni con le quali i premiati per le borse di studio

³Attualmente i riconoscimenti elargiti per le borse di studio consistono

SOMMARIO

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� Banca Don RizzoBanca Don Rizzo N. 1 2010

Giuseppe MistrettaPresidente Banca Don Rizzo

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Cari amici,

è davvero con grande piacere che ci apprestiamo a presentarvi questa nuova iniziativa editoriale.

La nostra Banca ha radici che si affondano nei primi del Novecento, e nei suoi 108 anni di vita, è sempre stata un importante punto di riferimento per il territorio in cui opera e per gli abitanti che in esso risiedono. La Nostra Banca ha dimostrato, nell’arco di un intero secolo, la capacità di stare sul mercato senza omologarsi, di essere, specie nel passato, antidoto all’usura e, oggi, alla finanza speculativa. La Nostra banca si estende dalla città di Palermo a quella di Trapani, copre 13 comuni e realizza il proprio radicamento grazie ai suoi 3600 soci. L’essere motore di crescita e di relazione ha permesso alla Banca di crescere e di acquisire il ruolo che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Le banche di Credito Cooperativo hanno fatto della solidarietà il privilegiato motivo di differenza. Le BCC sono orientate a far finanza per lo sviluppo, a sostenere l’economia reale del territorio in cui sono insediate, privilegiando soprattutto i piccoli risparmiatori, creando occupazione, producendo ricchezza duratura.

Siamo convinti che la cooperazione, non solamente circoscritta al settore del credito, possa offrire delle importanti occasioni di sviluppo economico-sociale nella nostra regione. Siamo consapevoli che possiamo svolgere un importante ruolo di promozione della cooperazione in tal senso. Abbiamo sperimentato i risultati dell’operare in maniera sempre più coerente alle logiche della mutualità e della solidarietà. Le continue richieste di ammissione a socio della BCC, sono l’inconfutabile prova che queste nostre intenzioni siano state percepite all’esterno.

La crisi economica che stiamo attraversando, pone delle riflessioni relative al nostro modo di fare banca locale.

Il sistema bancario italiano, in generale, ha dimostrato di avere maggiore stabilità rispetto agli altri paesi industrializzati. Gli aspetti di sana e prudente gestione che erano interpretati come un ritardo delle banche italiane nell’adozione di pratiche finanziarie più innovative, si sono rilevati i più corretti per assicurare efficienza e costanza del servizio reso alle famiglie, alle imprese, all’economia in generale.

Per molti anni è prevalsa l’opinione che impresa e cooperativa fossero due fenomeni di specie diversa, quasi contrapposta.

Oggi questa visione è superata. Queste considerazioni rappresentano il patrimonio di noi cooperatori del credito.

Riteniamo di doverci impegnare affinché questi valori possano essere condivisi nel nostro territorio.

Siamo convinti che il miglior modo di promuovere la diffusione di questi valori sia un modo di operare quotidianamente coerentemente con i valori professati.

Siamo convinti che abbiamo da raccontare storie imprenditoriali che possano essere da esempio e da orgoglio per il nostro territorio.

Siamo convinti, altresì, che abbiamo luoghi da far conoscere, a volte fuori dai circuiti ufficiali del turismo, che meritano di essere più conosciuti delle altre BCC italiane.

Per questi motivi siamo convinti dell’utilità della nostra rivista per cui riteniamo utile e doveroso impegnarci.

Giuseppe MistrettaPresidente Banca Don Rizzo

Vincere la nostra sfida, comunicando il nostro futuro

Banca Don RizzoBanca Don Rizzo N. 1 2010

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� Banca Don RizzoBanca Don Rizzo N. 1 2010

Carmelo GuidoDirettore Generale Banca Don Rizzo

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Questo è il primo numero della rivista aziendale, strumento da tanto tempo pensato e fortemente voluto dalla banca.

Le nuove dimensioni raggiunte dall’azienda in questi ultimi anni, e la scelta strategica di essere una vera cooperativa con un numero di soci che ha ormai superato le 3.500 unità, hanno reso non più rinviabile l’utilizzo di uno strumento che possa permettere, insieme ad altri che sono stati in questi anni attivati, una costante comunicazione con la base sociale, con i propri clienti, con le comunità di appartenenza.

Ma prima che essere una scelta di uno strumento di comunicazione, la rivista aziendale rappresenta la chiara volontà di creare uno strumento di relazione, di un modo di porgersi e di confrontarsi con i tanti soggetti che entrano in relazione con la banca.

In questo senso il nostro auspicio è che questo strumento diventi il più possibile un luogo di confronto, di dialogo, di rappresentazione di diversi punti di vista, per la ricerca di soluzioni ai problemi delle nostre comunità.

Il modello di relazioni sociali che oggi si è affermato, conduce prevalentemente all’individualismo ed alla ricerca del far da sé, mentre le sfide che si devono affrontare richiedono sempre più a mio avviso un modello cooperativo e solidale.

Stare oggi sul mercato, affrontare i problemi che quotidianamente ci si pongono davanti, è diventato sempre più difficile e faticoso.

Oggi, purtroppo, la situazione economica generale ha aggravato le condizioni delle nostre comunità, con ripercussioni che inizialmente sono di ordine finanziario

ed economico, ma che potrebbero diventare anche di ordine sociale se non si riescono ad affrontare le emergenze con soluzioni adeguate.

In tale contesto occorre che tutti i soggetti che formano una comunità, istituzioni, imprese, famiglie, trovino il modo per fare rete, per cercare insieme risposte comuni e condivise ai problemi da affrontare.

In questo modo una comunità riesce ad uscire fuori da un periodo di crisi, sostenendosi solidarmente ed aiutandosi reciprocamente.

La banca Don Rizzo in questo anno difficile ha continuato nel suo compito di stare vicina alle famiglie ed alle imprese, non ha ridotto l’erogazione del credito, ha mantenuto l’impegno di assistere settori economici che stanno soffrendo particolarmente, assumendosi le proprie responsabilità di soggetto finanziario di riferimento.

Tutto ciò ovviamente deve avvenire ricercando la migliore efficienza allocativa del credito, perché soltanto in questo modo si aiuta un territorio a crescere senza distruggere ricchezza.

Continueremo con decisione nel nostro lavoro quotidiano che è quello di essere un soggetto finanziario al fianco delle imprese, delle famiglie, del lavoro, dei giovani e una realtà che ha come obiettivo la crescita del ben-essere morale, sociale ed economico delle persone e delle comunità nelle quali opera.

Questo è stato lo spirito di Don Rizzo, è lo spirito del credito cooperativo, ed è quello che anima tutti noi che lavoriamo in questa banca e per questa banca.

Con il nostro impegno e con il vostro aiuto vogliamo continuare in questa nostra missione.

Carmelo GuidoDirettore Generale Banca Don Rizzo

Uno sguardo al presente, un pensiero al futuro

Banca Don RizzoBanca Don Rizzo N. 1 2010

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

La Banca Don Rizzo e la sua rivista

di Sergio Gatti(direttore di Federcasse)

Non sono momenti facili per l’Italia, per la Sicilia, per i territori nei quali opera la BCC Don Rizzo. È quasi scontato considerarlo. Ma non ci lasciamo andare né al pessimismo che porta a ripiegarsi su se stessi, né all’insensato ottimismo che spinge ad enfatizzare i propri successi.Noi vogliamo provare a essere realisti. Realisti sono i vertici della BCC Don Rizzo che hanno deciso di intensificare il dialogo con i propri soci, con i clienti, con gli interlocutori del territorio. Questa rivista è un segno di questa voglia di realismo e di dialogo con chi possiede e chi utilizza questa cooperativa bancaria. In questo 2010 la BCC Don Rizzo ha realizzato fatti. Così come hanno realizzato fatti le altre 400 BCC di tutta Italia.In questo anno la prossimità all’economia reale e alle comunità locali che contraddistingue tutto il Credito Cooperativo italiano si è espressa in numeri ed in iniziative: le BCC hanno continuato a sostenere il sistema produttivo attraverso il credito, in una misura superiore al resto del sistema bancario; hanno avviato per prime forme di flessibilità e di moratoria, sia verso le imprese, sia verso le famiglie; hanno aderito praticamente a tutti i protocolli messi in campo dalle amministrazioni locali contro la crisi; sono state partner di circa un centinaio di programmi di microcredito in tutta Italia.In questo 2010, la presenza territoriale del Credito Cooperativo è ulteriormente cresciuta: gli oltre 4.300 sportelli delle BCC, presenti in 101 province e 2.672 Comuni, rappresentano il 12,8 per cento del totale delle dipendenze del sistema bancario. E sono aumentati anche i soci, di più del 5% in un anno: sfiorano in tutta Italia quota 1 milione e centomila. E i clienti superano i 5,6 milioni.Le BCC italiane hanno aumentato gli impieghi di quasi 3 punti percentuali in più del sistema. In particolare, sono lievitati i finanziamenti erogati alle famiglie consumatrici ed alle istituzioni senza scopo di lucro (+14 per cento contro il +6,6 per cento del sistema bancario). Su 131 miliardi di impieghi totali delle BCC, quasi 88 sono stati destinati alla clientela imprese, con una

La galassia del credito cooperativo

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crescita annua superiore al 6%, a fronte della sostanziale stazionarietà registrata nel sistema bancario complessivo (-0,2 per cento). Particolarmente stretto è il legame con le imprese artigiane: in dieci anni gli impieghi delle BCC al settore artigiano sono cresciuti di circa del 91%, un tasso di incremento doppio rispetto a quello mostrato dalla media del sistema bancario. Oggi la quota di mercato delle nostre banche supera il 20%. La scelta di “esserci”, di dare risposte, non è stata – come d’altronde ci si poteva aspettare – indolore. Si sono incrementati i crediti in sofferenza, anche se in percentuale inferiore al complesso dell’industria bancaria (significativo mi pare che il rapporto sofferenze/impieghi riferito alle imprese si mantiene per le BCC inferiore di circa un punto percentuale rispetto a quello rilevato nella media di sistema: 4,6 per le BCC contro 5,5 per cento del totale banche). In questo anno le BCC hanno accresciuto la raccolta complessiva ad un ritmo analogo a quello del resto del sistema bancario. Hanno incrementato anche il patrimonio, piattaforma di solidità indispensabile, che a giugno 2010 ammontava

per le BCC a 19,2 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo del 3,9 per cento. Le BCC si confermano in tal modo la realtà bancaria più patrimonializzata del sistema finanziario italiano: il tier 1 ratio e il coefficiente di solvibilità erano pari per le nostre banche rispettivamente al 14,2 ed al 15,1 per cento. Il tier 1 ratio e il coefficiente di solvibilità calcolato dall’ABI su un campione dei principali gruppi bancari si attestavano rispettivamente all’8,24 ed all’11,2 per cento. Infine, un dato non trascurabile: nonostante le difficoltà, le BCC hanno tenuto – e anzi accresciuto – l’occupazione (dell’8,6% dal 2007 al 2009, a fronte di una diminuzione del 3,8% per il totale del sistema bancario).Insomma, in uno degli anni più duri per le economie mondiali degli ultimi 80 anni, le piccole-grandi banche mutualistiche hanno reso meno crudi gli effetti della crisi su famiglie e imprese. Quali i fattori che hanno reso possibile questa buona reazione? Essenzialmente due: l’identità e la rete.

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Banche e cultura, indifferenza o collaborazione? di Pasquale Hamel

A leggere quanto scrive il nobel per l’economia Milton Friedmann, la banca non avrebbe altro compito che quello di realizzare profitti, sarebbe dunque indifferente ai problemi dell’etica come a tutto quanto non si iscriva nella logica del profitto. Un assunto dominante che, tuttavia, nel lungo periodo ha mostrato grossi limiti e che, ha reso evidente, come hanno insegnato le vicende recenti, una indubbia pericolosità.In realtà, la banca non può essere solo azienda che realizza profitto ma, proprio nel suo interesse, deve essere soggetto radicato nel territorio che promuove il territorio stesso. Nulla appare più utile alla promozione del territorio che la valorizzazione delle risorse culturali che vi insistono o che nello stesso emergono. Lavorare sulla cultura è interesse generale comune in quanto utile al miglioramento della qualità della vita ciò che, come è noto, costituisce moltiplicatore di elementi di crescita e di sviluppo.Lo conferma la stessa A.B.I che, ascoltata a proposito dell’Indagine conoscitiva sui nuovi modelli organizzativi per la tutela e la valorizzazione dei Beni culturali promossa dalla Commissione cultura del Senato della Repubblica, ha richiamato le antiche e mai abbandonate tradizioni

dei banchieri italiani, che hanno accoppiato il giusto interesse per la crescita economica dell’impresa con una spiccata tendenza ad investire in cultura convinti com’erano del ritorno positivo che ne avrebbero tratto. Gli investimenti delle banche si sono articolati secondo tre modalità, ormai standardizzate, alle quali si è associata negli ultimi tempi un nuovo modo di operare.Una prima modalità, il mecenatismo, che si incarna nella vecchia tradizione culturale italiana le cui radici affondano nel Rinascimento. Si tratta di interventi liberali che non contemplano necessariamente un ritorno economico per la banca ma che sono importanti ai fini della reputazione o immagine della banca stessa sul territorio. Proprio dal resoconto della citata audizione del 13 marzo 2003, emerge il dato significativo che una buona parte degli investimenti in cultura secondo la modalità del mecenatismo, realizzati dalle aziende di credito, è dovuto proprio a banche popolari e banche cooperative. Una seconda modalità, che si è sviluppata in questi ultimi anni, è la sponsorizzazione culturale. In questo caso c’è un ritorno per l’azienda, il ritorno è collegato a quella che si può definire relazionalità esterna, cioè nella opportunità offerta da tale modalità di promuovere i prodotti che la stessa azienda mette sul mercato.

La galassia del credito cooperativo

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La terza modalità è quella della gestione del proprio patrimonio. Molte aziende favoriscono il mercato dell’arte e fanno acquisti considerati veri e propri investimenti da imputare al proprio patrimonio.Ultimamente, ed è la modalità nuova, le banche si sono spese nel settore dell’editoria d’arte. Il prestigio dell’investimento nelle pubblicazioni artistiche che, in mancanza di questa linea di finanziamento, non potrebbe avere quel respiro che invece il settore richiede, costituisce una forte spinta per le banche.Acquisita la consapevolezza della, non solo, compatibilità ma, addirittura, essenzialità del rapporto positivo fra banche e cultura, bisogna aggiungere che, proprio in questi anni di crisi economico-finanziaria, si è sempre più fatta strada la convinzione che i soggetti privati, e fra essi le banche, devono divenire attori importanti nella valorizzazione, tutela e sviluppo delle attività culturali. Non è un caso che molti degli eventi culturali più importanti o dei restauri più significativi scontino l’apporto rilevante di aziende di credito piccole e grandi. Tutto questo è naturalmente favorito da provvidenze di natura fiscale – che tuttavia andrebbero ulteriormente affinate – che permettono cospicue deduzioni di imposta.

Sempre più comuni sono, inoltre, gli interventi al servizio della formazione, dell’istruzione e della ricerca in genere. Proprio in questi ultimi settori, molte banche, hanno allargato le loro aree di intervento con l’istituzione di borse di studio, con la disponibilità a creare stage formativi, con il finanziamento di corsi specifici e di lavori di ricerca. Peraltro, anche le banche sono consapevoli che gli investimenti nell’istruzione e nella formazione, ma anche nella ricerca, costituiscono un fattore chiave della competitività, della crescita dell’occupazione e, di conseguenza, vengono ad essere il prerequisito per conseguire obiettivi economici, sociali e ambientali.Un’ultima pista, che ha trovato qualche timida sperimentazione, potrebbe essere la cogestione dei beni culturali, investimenti, questi che, nel lungo periodo, potrebbero rappresentare un ritorno significativo, anche in termini finanziari, per le aziende che vi si cimenteranno. Naturalmente si tratta di idee per il futuro perché, ancor oggi, la legislazione nazionale in materia preconcettualmente ostile al privato, pone spesso invalicabili barriere d’ingresso.

CULTURA

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Intervista al sostituto procuratore Gaetano PaciCittadini attivi e consapevoli dei propri diritti ma anche dei propri doveri sono il vero antidoto alla mafia

di Antonio Fundarò

Originario della provincia di Agrigento, 46 anni, due figli. In magistratura dal 1991, Gaetano Paci si è occupato di inchieste sulla criminalità mafiosa delle provincie di Trapani e di Palermo ed in particolare della cattura di grandi latitanti (a Trapani, Mangiaracina, Virga, i fratelli Amato, Bonafede; a Palermo, Mariano Tullio Troia, Giuffrè, Palazzolo, Lo Piccolo), delle indagini sul racket delle estorsioni (“Addiopizzo”), dei rapporti tra mafia ed imprenditoria, politica ed istituzioni (Carnevale, mafia e coop rosse e grandi appalti, Cuffaro, Miceli, Fontana).Attualmente si occupa di indagini sui patrimoni mafiosi ed è anche Presidente della Fondazione onlus “Progetto Legalità in memoria di Paolo Borsellino”.

Dott. Paci, iniziamo con la più, a prima vista, semplice, ma in realtà più articolata, delle domande: cos’è la mafia?È un complesso sistema di potere che esiste nel nostro Paese da oltre duecento anni e si è ramificata nella società, nell’economia ed ha spesso condizionato l’operato delle nostre Istituzioni, a livello locale ma anche nazionale.

Perché le mafie paiono non indebolirsi in seguito ai rilevanti arresti di boss di spicco? Perché fondano la loro forza sul consenso di ampie fasce della nostra società

Lei, avendo vissuto e operato in numerose realtà, Trapani, Palermo, ad esempio, può asserire che non esistono differenze nell’organizzazione criminale?La struttura organizzativa di cosa Nostra è la stessa in tutte le province. Le differenze possono riguardare i settori di intervento, per esempio la mafia trapanese ha tradizionalmente un forte vocazione imprenditoriale.

Nella provincia di Trapani, e in quella di Palermo, quanto la mafia condiziona lo sviluppo economico del territorio?Molto, non soltanto per via delle estorsioni (imposte con il pagamento del pizzo ma anche con la coazione nelle forniture, nell’assunzione della manodopera, nell’impiego di mezzi e persino nelle scelte sulla localizzazione aziendale), ma soprattutto perché le imprese mafiose godono di posizioni di egemonia sul mercato.

Quali strumenti possiedono le banche per impedire alla mafia di continuare a radicarsi sul territorio?La facilitazione del credito alle piccole e medie imprese in modo che possano svilupparsi autonomamente e non dover subire cosi il condizionamento mafioso. E poi il controllo sui flussi di denaro, attraverso tempestive segnalazioni all’Autorità giudiziaria ed alla Banca d’Italia, immessi nel sistema creditizio in modo da impedire fenomeni di riciclaggio.

Il progetto legalità

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È possibile piegare la mafia con l’attuale sistema giudiziario?Certamente è possibile sconfiggere le sue manifestazioni militari più eclatanti. Ma il sistema repressivo non basta, come diceva Paolo Borsellino occorre una solida opera di bonifica culturale in modo da formare le giovani generazioni alla cultura della legalità e della cittadinanza attiva.

Quanto sono importanti le intercettazioni telefoniche per i pm e le indagini, e quando lo sono? Se ne fa davvero un uso esagerato oppure sono strumento fondamentale per la realizzazione della giustizia?Le intercettazioni sono uno strumento di indagine essenziale per scoprire crimini che altrimenti rimarrebbero impuniti. Si pensi allo scandalo della clinica milanese Santa Rita, nel quale sono stati commessi numerosi delitti ai danni di ignari pazienti, o alle indagini sulle scalate bancarie, in cui grazie alle intercettazioni è stato possibile scoprire in che modo erano stati truffati tantissimi piccoli risparmiatori. Nel 2006, una indagine conoscitiva del parlamento italiano ha potuto accertare che, rispetto ad altri paesi occidentali, il nostro è il sistema che meglio contempera il diritto alla privacy dei cittadini con l’esigenza di accertare i reati e difendere la società. Occorre soltanto farne un uso responsabile da parte dei magistrati ma anche della stampa.

Assorbe così tanto tempo il lavoro di magistrato? Quanto condiziona la vita privata? O meglio, il magistrato ha una vita privata?La professione del magistrato condiziona interamente la vita di una persona e delle sua famiglia. Più che una scelta professionale io l’ho sempre definita e vissuta come una scelta di vita. E’ ovvio che bisogna sapersi organizzare la propria vita privata e famigliare, perché non si può vivere isolati.

Qual è la strada da seguire per infondere ai giovani la cultura della legalità?Educarli ad un sistema di valori alternativo a quello mafioso e facendo loro comprendere che le sue basi sono il conformismo e l’indifferenza etica, la spasmodica ricerca del guadagno facile, il disprezzo per i più deboli e l’apatia politica. Cittadini attivi e consapevoli dei propri diritti ma anche dei propri doveri sono il vero antidoto alla mafia.

La lotta alla mafia, diceva Borsellino, “deve essere, prima di tutto, un movimento culturale”.L’azione repressiva da sola è inevitabilmente destinata al fallimento.

Giovani & Legalitàdi Francesco Gianno

Oggi, forse più di prima, gli adolescenti, sono costretti a misurarsi con fenomeni e cose, fortemente intrisi, spesso, da comportamenti che hanno il sapore dell’illegalità e che, nella maggior parte dei casi, li demoralizza e li irrigidisce. Fenomeni che non comprendono, che non accettano, che non condividono, che spesso urtano la loro sensibilità. Viviamo in un sistema sociale molto evoluto, nel quale anche i giovani sono chiamati a rispondere delle proprie scelte e delle proprie azioni. E lo sono, ancor più, in un contesto difficile come quello siciliano che impone, a questi, un surplus di energia e di determinazione da spendere nei vari campi dello scibile umano.Come giovani hanno la necessità, ma più spesso il desiderio, di comprendere e di confrontarsi sulla percezione che essi hanno delle regole e dei comportamenti, su quanto si riconoscano nelle norme e nel confronto democratico che regola la vita in famiglia, nella scuola, nella società.Ai giovani è chiesto di dar lettura e giustificazione delle loro azioni, anche in relazione a fenomeni che possono destare allarmismi facili, come il bullismo o la microcriminalità. Capire qual’è il loro concetto di legalità, se si riconoscono nel sistema, se ne condividono le dinamiche e se e dove hanno voglia di cambiarlo.Il motivo per il quale i giovani vivono, e devono vivere nella e con la legalità è quello di reprimere da subito ogni forma di illegalità che affligge la nostra comunità, combattere ogni forma di sopruso dalle più piccole alle più grandi, vivere le leggi come opportunità e non come limiti.Tutto questo per far sì, che gli adolescenti di oggi, uomini della società di domani, possano dar voce e dar vita al loro futuro, vivendo sempre e comunque in pace con il mondo intero e rinnegando ciò che spesso è stato il caratterizzante di chi regola oggi i processi di questa società: raccomandazioni e nepotismo diffusi.

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Gli enti istituzionali

Ringrazio caldamente la Banca Don Rizzo per aver scelto questo Comune per l’istituzionalizzazione di un nuovo, importante servizio ai soci, ai clienti ed al territorio dove opera, una Rivista che espliciti meglio la prossimità di questo Istituto sia al risparmio che all’investimento, offrendo, con la sua nascita, un servizio di cui, da tempo, si avvertiva la necessità.

Ringrazio, ancor più, l’Istituto di Credito, da anni ormai co-protagonista dello sviluppo economico di questo territorio, per avere scelto la nostra città, per iniziare il cammino di questo canale d’informazione, che auguro lungo e fruttuoso.

In questo modo la Banca Don Rizzo ha sempre più accresciuto e consolidato il legame con questa terra, manifestando sempre, in ogni occasione, una non comune vicinanza alle esigenze del territorio.

Terrasini e il suo futuro

Quest’area geografica della nostra Sicilia, dove si lavora intensamente, con l’obiettivo di assicurare alla città una crescita economica e turistica, è caratterizzata non solo da una adeguata industria recettiva e ristorativa, ma, anche, dalla presenza laboriosa di tanti pescatori e operatori commerciali, nonché di medie e piccole imprese, tra queste alcuni armatori, che contribuiscono, con la loro attività, a mantenere viva questa zona e ad assicurarle - contrariamente ad altre aree ove si sente pesantemente la crisi - una soddisfacente crescita.

Crescita su cui, notevolmente può contribuire anche questo Istituto di Credito, facendosi interprete dei reali bisogni sia del piccolo risparmiatore, sia, al contempo, del grande investitore.

Terrasini, città d’arte e città del mare, è anche una località turistica legata alle bellezze paesaggistiche e ambientali di una delle coste più ridenti e varie della Sicilia occidentale, che offre al visitatore un ricco repertorio di tradizioni e di testimonianze storico-architettoniche. Una città legata ad un paesaggio davvero incantato ed incontaminato, che vuole continuare su questo solco ideologico e valoriale, con gli stessi principi di cooperazione e mutualità che, da più di un secolo, fanno di Banca Don Rizzo, un Istituto dinamico, in continua crescita e sempre meglio attento ai bisogni dei suoi soci e dei suoi, numerosi, clienti.

Il nostro auspicio è di collaborare insieme. Pubblico e privato, piccolo e grande, per continuare a dare, a Terrasini, un futuro che assicuri alle generazioni che verranno tanto benessere.

Girolamo Consiglio Sindaco di Terrasini

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Gli enti istituzionali

In questo contesto di intenti comuni e di collaborazione con la Banca Don Rizzo, vorrei sottolineare l’attività di promozione che l’Amministrazione comunale ha avviata al fine di dare a Terrasini maggiori chance.

A cominciare dall’arredo artistico natalizio della Piazza, per proseguire con alcune importanti iniziative culturali e di promozione rivolte a giovani e meno giovani (corso e laboratorio di fotografia; calendario 2011).

In programma, inoltre, una serie di attività artistiche, ludiche e di intrattenimento, anche in collaborazione con la locale Pro Loco e con il centro commerciale naturale di Terrasini.

Dario GilibertiAssessore al Turismo di Terrasini

La Banca Don Rizzoe la promozione di Terrasini

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Il territorio: la nostra storia, le nostre città

La filiale di Terrasini punta ai cittadini, alle imprese ed al territorio

di Giovanna Vallone

La mia banca è differente. Questo è il messaggio che da anni, da preposto della filiale, ho cercato di trasmettere ai cittadini ed alle imprese di Terrasini nel presentare i servizi della banca.Una testimonianza di sostanziale coerenza e continuità rispetto alle tradizioni della Banca, seppur in un contesto di maggiore incertezza, contrassegnato dalla rilevante crisi economica e finanziaria sui mercati interni ed internazionali e da un dibattito acceso sui rapporti tra finanza ed economia reale.Ciò nonostante, la nostra filiale, ha cercato di far emergere, la “differenza” di vocazione e di funzione rispetto ai propri concorrenti locali (Unicredit, Credem, Banca Popolare di Lodi, Banca Carige e Poste Italiane) che ha dato segni tangibili di una banca nuova, vicina alle problematiche della gente, pronta, quando c’è stata la necessità, della risoluzione quasi immediata delle problematiche (lì dove è stato possibile) e questo ha permesso di far capire ai clienti di essere una banca dinamica ed efficiente.

Gli sforzi sono stati indirizzati alla comunità locale nella quale essa opera: non perseguendo finalità di “speculazione privata”, ma con lo scopo di assicurare vantaggi ai soci e al territorio, sostenendo lo sviluppo della comunità locale sotto il profilo morale, culturale ed economico e accrescendone l’educazione al risparmio e la coesione sociale.Una “differenza” che la filiale ha trasmesso con determinazione ai propri clienti, con riferimento a questioni concrete, tanto da far sentire la nostra banca come “la loro banca”, vicina alle persone, alle famiglie, agli imprenditori. La filiale si è impegnata a finanziare l’economia reale, a sostenere lo sviluppo dell’occupazione e del reddito, a dedicare crescente spazio ai giovani clienti e soci, a impegnarsi in modo proporzionale alle proprie forze nell’orientare la crescita del territorio e della comunità verso percorsi sostenibili e rispettosi delle ricchezze naturali e delle bellezze ambientali.

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Il territorio: la nostra storia, le nostre città

Sicilia è culturadi Pasquale Hamel

A smentire che l’idea del “fare”, soprattutto riferita al mondo politico, fosse di per sé odiosa ai Siciliani, nel corso della VIII legislatura, l’Assemblea regionale siciliana approvava la legge n° 80 del ‘77 che, ancor oggi, costituisce la carta fondamentale del regime dei Beni culturali e ambientali in Sicilia. Una legge innovativa che fissa, nella tutela e nella fruizione degli stessi Beni, i limiti e gli obiettivi che un’amministrazione moderna si deve imporre in una materia così delicata. L’intenzione del legislatore era di fare dell’enorme potenziale culturale disponibile lo strumento per tracciare una via di sviluppo originale ma, ad un tempo, solida, non esposta cioè agli umori del mercato considerato che, è un dato consolidato, la domanda di cultura mostra una stabile curva crescente. Lo slogan “Sicilia è cultura”, agitato dagli operatori di marketing, trovava, dunque, uno strumento idoneo a riempire il messaggio di contenuti.Il modo in cui è stata, tuttavia, attuata la normativa, non

ha corrisposto agli obiettivi. I termini tutela e fruizione sono, troppo spesso, entrati in conflitto fra loro, creando difficoltà nella gestione. Stesso discorso va riferito al difficile coordinamento, al fare sistema, fra le molteplici realtà intestate ad un Assessorato regionale che ha grande disponibilità di risorse umane. Nonostante gli indubbi risultati ottenuti, gli occhi della critica si appuntano sempre sul “non fatto” o sul “fatto male”, e trovano, nel caso in specie, molto da ridire a cominciare dagli interventi non sempre programmati secondo una scala di priorità che, giustamente, deve fare i conti con le disponibilità finanziarie.Forse, proprio queste difficoltà dovrebbero incentivare un rapporto virtuoso con il privato, fatto che fa irrigidire chi ancora vive una concezione superata di questo rapporto, ma che penso necessario e, certamente, non estraneo alle finalità della norma fondativa, riprendendo un cammino che in altre esperienze si è dimostrato non solo utile ma risolutivo per le sorti del territorio.

Alcamo - Castello Conti di Modica

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Il territorio: la nostra storia, le nostre città

Terrasini, mare e turismodi Maria Rosa Cucchiara

Terrasini è un piccolo paese delta provincia di Palermo, sito tra il monte Palmeto e le favolose coste che si trovano a far parte di quell’anfiteatro naturale che è il golfo di Castellammare. Il monte Palmeto è ricco di tracce di un passato lontano che potrebbero aprire la strada a ricerche archeologiche dì straordinario valore storico. Le coste dai colori particolari, con una vegetazione mediterranea, sono cosparse di insenature e grotte e vengono considerate uniche al mondo; sono quanto di più bello la natura possa creare e quanto di più eccezionale un centro urbano possa possedere. II nome Terrasini, infatti, deriva da Terraesinus per le tante sinuosità delle sue coste che vanno dalla spiaggetta della Praiola, alla spiaggia di San Cataldo.In poche miglia di costa tre torri costruite in epoche diverse, punto di riflessione per gli uomini di cultura, ricerca di un perché per l’uomo comune. Attorno ad una delle torri e cioè a quella di Capo Rama, la riserva naturale che costeggia anche una delle tante insenature del mare

dove ricci e “pateddi” si aggrappano e si offrono a chi ama il gusto del sapore del mare. Da questa torre, il guardiano di turno vide la leggendaria Amantea portata via su un caicco nero dai Turchi che razziavano sulle nostre coste mentre lei metteva il suo “barcarozzo” in secca sulla spiaggia della Praiola. Egli prese la sua colubrina e cercò di difenderla insieme all’uomo che l’amava. Quando cedette, perché il caicco sì era allontanato, soltanto l’uomo il cui cuore traboccava di amore per lei, continuò a difenderla fino a versare il suo sangue inutilmente tra te onde del mare. “Era bella Amantea , bella come l’Alba di Mircene e ancora oggi si sentono i suoi sospiri nel mare che mormora attorno allo scoglio Grande di Cala Rossa”.Una piccola pianura, ricca di bellissime case di campagna, tra la vallata della zona cacciatori con la Cala Aziano e la vallata di Cala Rossa, guarda, in leggera pendenza, verso il mare e nelle sere d’estate si vede il faro illuminato della cittadina di San Vito e tutte le luci che costeggiano il Golfo.

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L’immagine appare riflessa sulle acque tanto da dare, nel buio della notte, a chi l’osserva, la sensazione di essere uno spettatore teatrale. Cala Rossa è un paesaggio da sogno con quell’isolotto lambito dalle acque calme e pacifiche, ora paurose e pericolose, culla dei gabbiani in volo. D’estate uno spettacolo unico si attua quando il sole si tuffa sulla linea dell’orizzonte lanciando i suoi strali infuocati che penetrano nelle grotte dando dei riflessi di luci e colori e producendo sulle acque degli scintillii ora azzurri, ora verdi, ora violacei. Sembra un gioco magico e in questa magia naturale lo slittare in estate dei motoscafi, la presenza delle barche a vela e dei caicchi presi in affitto dai turisti stranieri o da terrasinesi amanti del mare. Su questi caicchi di proprietà di pescatori si percorre tutta la costa fino alla spiaggia di San Cataldo, ci si ferma a Cala Rossa, si pranza a prua con le migliori prelibatezze del mare e si fa il bagno vicino alla grotta Grande. Percorrendo la strada panoramica, che va dal porto fino a

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Cala Rossa, troviamo “la Villa a Mare” dove durante le sere calde d’estate Comune, Provincia e Regione organizzano spettacoli teatrali. Gli spettatori oltre a divertirsi godono della brezza marina.E poi palazzo D’Aumale che guarda i faraglioni. Questo edificio, costruito con le caratteristiche tipologiche delle strutture agricolo-commerciali del periodo borbonico, nacque come cantina per volere di Henry D’Orleans duca D’Aumale, figlio di Luigi Filippo re di Francia e Maria Amelia di Borbone e proprietario del feudo dello Zucco. Oggi ospita un museo regionale di storia naturale e una mostra permanente del carretto siciliano. È considerato uno del musei più importanti d’ Europa.Andando oltre sempre sulla via panoramica, la famosa grotta “Pirciata” dove l’Abbate Giovanni Meli, il più grande poeta siciliano del settecento, seduto su un masso a guardare il mare, scriveva le sue poesie sulla natura.

É poi le terrazze che, una dopo l’altra, scendono fino a lambire gli scogli. Sull’imbrunire i pescatori percorrono la stradina che, in discesa, conduce al porto, per uscire con le loro barche.La storia di Terrasini si confonde nelle sue origini con quello di Cinisi. Il primo nucleo di abitanti nel feudo di Terrasini è nato in parte, per espansione del borgo Favarotta , territorio di Cinisi. Nel 1683 il Barone Donato Giovanni Gazzara fece costruire nei feudo di Terrasini una chiesetta dedicata a Santa Maria Delle Grazie per i suoi terrazzani. Nel 1749 il Principe Vincenzo La Grua Talamanca, divenuto proprietario del feudo di Tarrasini, ottenne di erigere una parrocchia autonoma da quella di Cinisi dopo anni ed anni di lotte con i Padri Benedettini. La parrocchia che ha inglobato la chiesetta costruita dal Barone Gazzara venne dedicata a Maria Santissima delle Grazie. Finalmente nel 1836 un decreto di Ferdinando II di Borbone unì il villaggio di Favarotta a quello di Terrasini e

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si formò l’attuale territorio Comunale che non ha ancora i suoi confini definiti con Cinisi. Gli abitanti del paese che nei tempi passati erano contadini a sud, pescatori a nord, e media borghesia al centro, divisi da usi, costumi e tradizioni diversi, oggi sono perfettamente integrati. Tra le più belle tradizioni possiamo ricordare il pellegrinaggio alla Madonna del “Miglio”, quella dell’antenna a mare e la festa di “Li Schietti”. Alle ore 04.00 di giorno 14 Agosto, le campane della chiesa Madre suonano a festa per svegliare tutto il paese. I pellegrini con una candela accesa in mano si avviano verso il santuario della Madonna del “Miglio” , cantando le litanie che solevano recitare i nostri avi. Molte persone per Grazia ricevuta, camminano a piedi scalzi. La giornata si completa con scampagnate. Per la festa di Maria Santissima delle Grazie o per quella di San Pietro protettore dei pescatori, ad imitazione

dell’albero della “cuccagna” sì fissa l’albero maestro di una grossa barca ad uno scoglio della Praiola.In senso orizzontale e parallelo alla superficie del mare con all’estremità una bandierina. L’antenna è flessibile e cosparsa di sapone.La gara consiste nel percorrere tutta la lunghezza dell’asta e impossessarsi del drappo. Scivoloni e tuffi si susseguono, prima che qualcuno possa vincere la gara. Una tradizione che sa di fede e paganesimo è quella di “ Li Schietti “. La vigilia di Pasqua i giovani vanno a tagliare un albero di melangolo, ne torniscono il tronco e l’addobbano con nastri a “cianciane”. Per l’occasione si realizza in campagna la famosa “manciata” a base di carne di agnellone ed altro. La Domenica di Pasqua, di buon mattino, dopo la messa “li Schietti” alzano l’albero davanti la porta della chiesa Madre dopo la benedizione da parte del parroco.

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È una tradizione unica in Sicilia che inneggia a Cristo e al risveglio della natura. Nei tempi passati, i giovani del contado tenevano l’albero alzato in equilibrio davanti la porta della fidanzata, come simbolo di amore e di forza.La parte storica della festa si svolge durante la mattinata allietata, oltre che dagli “Schietti”, dalla presenza dì bambini in costume folcloristico e da carretti siciliani. Nel pomeriggio, da un po’ di anni, si organizza una gara per dare ai turisti la possibilità di assistere all’alata dell’albero.Terrasini è un paese a vocazione turistica con i suoi 4200 posti letto dislocati in vari alberghi, con i suoi ristoranti, pizzerie, bar, negozi e gioiellerie super lussuosi. Gli abitanti, il cui senso di ospitalità è innato, ben si inseriscono in queste attività.Al centro del paese si trova una stupenda piazza , salotto dei Terrasinesi e non, che il Principe Vincenzo La Grua volle chiamare piazza Duomo sulla quale si affaccia la chiesa Madre. Essa ha nel coro un meraviglioso quadro in pittura con una Maternità opera del pittore Manno. In questa piazza, piena di tavolini e poltroncine, addobbata con piante e fiori in estate, sulla quale si affacciano i palazzi storici della città, nel palazzo che fu del Barone Valdaura ha sede un‘Agenzia della Banca Don Rizzo, fiore all’occhiello di Terrasini per stile, raffinatezza, riservatezza e servizio impeccabile.

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Regione SicilianaAssessorato dei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaDipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Comune di Terrasini

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LA TRADIZIONE E L’INNOVAZIONE

Il territorio: la nostra storia, le nostre città

Palazzo d’AumaleIl Museo interdisciplinare regionale di storia naturale e mostra permanente del carretto siciliano di Terrasini, ha sede in un imponente costruzione edificata sullo stile delle settecentesche cantine borboniche. Consta di sei sezioni tecnico-scientifiche (storica, archeologica, geopaleontologica, naturalistica, etnoantropologica, bibliografica). L’edificazione della struttura fu avviata intorno al 1835 da Don Vincenzo Grifeo, duca di Floridia e principe di Partanna, con il fine di impiantarvi i magazzini per la conservazione del vino, prodotto nelle vicine campagne dello Zucco (Montelepre). Il duca d’Aumale, figlio di Luigi Filippo, Re di Francia e di Maria Amelia di Borbone, pochi anni dopo, acquista l’estesa proprietà terriera dello Zucco e il “malasenu Partanna” e trasforma il magazzino in una moderna, per quell’epoca, cantina enologica che si avvantaggiava della posizione in riva al mare, per imbarcare il vino in bottiglia, denominato Zucco, nei velieri pronti a salpare dalla Praiola, il porto naturale antistante Palazzo d’Aumale, per trasportarlo e commerciarlo in tutta Europa. Si dice che il vino sfuso veniva caricato direttamente nelle botti già stivate nei velieri, attraverso un viadotto – del quale si sono riscontrate le tracce – che portava il mosto, contenuto negli invasi sotterranei, dalla cantina al porticciolo. Il trasporto via terra era assicurato dai vagoni che partivano giornalmente dalla stazione dello Zucco e diretti in Francia dove questo vino era molto apprezzato.

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Il percorso museografico inizia con la Sezione Archeologica, laddove sono presenti ancore, anfore, pani di rame, etc., recuperati nei fondali limitrofi, taluni provenienti da due relitti romani immersi a poca distanza dal Porto di Terrasini.Il percorso è illustrato da una sezione del Kyrenia, collocata al centro della prima sala del Museo, costruita in un apposito laboratorio didattico. Qui, a scopo esplicativo, sono evidenziati le arcaiche tecniche costruttive e i sistemi di stivaggio, nonchè le diverse tipologie di anfore (puniche, romane, greche, etc).Nella Sezione EtnoAntropologica, sala espositiva dedicata al Mare, è possibile raffrontare le tecniche costruttive navali più antiche a quelle più recenti attraverso l’esame della cantieristica tradizionale rappresentata dai modelli di barca. Da qui, l’itinerario etnoantropologico, dal trasporto via mare, si ricollega al trasporto via terra, attraverso un innovativo percorso museale, rappresentato da un suggestivo tunnel laddove è costruito, nella luce, un itinerario che esalta i reperti – elementi e parti di carretti – che evidenziano, sia in pittura che in scultura, le immagini sacre: Santi, Madonne, Angeli, Cristo, etc.Il percorso etnoantropologico continua nella Sala del Carradore, dove sono esposti Carretti interi e singole parti di essi, come per esempio: chiavi posteriori, “casci di fusi”, “masciddara”, portelli posteriori, e diverse tipologie di carretti, la loro area di provenienza e le molteplici tematiche raffigurate specialmente nei laterali.Il piano superiore è dedicato esclusivamente alla Sezione Naturalistica, dove sono esposte le Collezioni geopaleontologiche, paleontologiche, malacologiche, entomologiche, ornitologiche e dei mammiferi. Tali esemplari rappresentano un elemento connotante della nostra Isola e che si intrecciano con le Collezioni provenienti da altri Paesi.

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Una Sala espositiva è dedicata alla mostra Il passato rilevato che ben spiega la storia evolutiva del territorio siciliano attraverso le raccolte geo-paleontologiche del naturalista siciliano Teodosio De Stefani jr., e mediante un interessante e suggestivo percorso geopaleontologico, realizzato con un allestimento innovativo, in collaborazione con i giovani allievi della Facoltà di Architettura di Palermo. Il percorso naturalistico prosegue come un viaggio virtuale che il visitatore intraprende lungo le più suggestive e peculiari realtà naturalistiche dell’Isola di Sicilia, per comprendere, sia la ricchezza di ambienti naturali presenti, sia soprattutto la necessità della loro conservazione. L’itinerario propone la scoperta di 14 aree rappresentative di ambienti naturali fra i più significativi presenti sull’Isola: dalle falesie costiere alle zone umide, dai vulcani alla macchia mediterranea, dalle dune costiere ai fiumi, dalle saline alle grotte, dalle rupi di alta quota alle isole minori, dalle colture arboree ai coltivi.Il viaggio virtuale, culmina con un’esperienza sensoriale che solo apparentemente vuole smorzare l’impegno intellettivo fino ad ora sostenuto dal visitatore, ma che in realtà rappresenta un nuovo metodo di apprendimento attraverso la ricostruzione di un angolo del Bosco dell’Arciera di Ficuzza (Palermo), durante le ore notturne. Nel “Nocturama”, alcuni animali, spesso poco conosciuti a causa delle loro particolari abitudini di vita, sono protagonisti di uno spettacolo naturalistico reso affascinante perché illuminato soltanto dal chiarore della luna.Tutte le Sezioni sono supportate da una ricca Biblioteca scientifica, che va sempre di più incrementandosi con acquisizioni e donazioni librarie, fornendo a studiosi una varia scelta di testi connessi alle Collezioni.

La Rete dei Musei del MareIl Museo annovera, tra le molteplici attività, un importante progetto cofinanziato dall’Unione Europea. Il Museo d’Aumale è capofila di un significativo progetto scientifico internazionale che mira a mettere in Rete le Istituzioni e i Musei mediterranei al fine di porre l’accento sulla salvaguardia e sulla divulgazione del patrimonio marino e sottomarino, rivolgendosi in prima linea ai Musei del Mare che si affacciano nel Mediterraneo che, pur essendo differenti soggetti, potranno insieme portare avanti un univoco linguaggio didattico-scientifico-culturale, per ricollegarsi l’uno all’altro, attraverso una base collegiale di interessi e metodologie, affrontando e risolvendo tematiche comuni.

ORARI DEL MUSEOda lunedì a sabato 8,30 - 14,00 14,30 - 19,30 ultimo ingresso consentito ore 18,45domenica e festivi 9,00 - 13,30

* I visitatori di età inferiore ai 12 anni, non compiuti, devono essere accompagnati.

BIGLIETTO INTERO € 6,00RIDOTTO € 3,00BIGLIETTO PER I RESIDENTI IN PALERMO E PROVINCIA € 1,00

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CEP, azienda leader nel campo dell’energia rinnovabile, attenta, per passione e per amore, all’ambiente, al cliente e alla famigliaMario Melodia: impegnati per raccogliere le sfide poste dall’evoluzione tecnologica del settore

di Antonio Fundarò

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IL NOSTRO IMPEGNO

Storie d’aziende

L’amore per il paesaggio, il mantenimento e la difesa del territorio, il suo sviluppo, il benessere degli operatori e delle loro famiglie ed il patrimonio, il cliente ed il suo grado di soddisfacimento, e la grande moralità di chi vive della terra di Sicilia con la consapevolezza che un cambiamento culturale passa attraverso un cambiamento radicale del modo di essere e di fare, fanno parte integrale della vita di uno dei più caparbi, esigenti, tenaci, ma anche intelligenti e determinati, imprenditori siciliani. Non a caso una delle sue ultime campagne pubblicitarie “L’attenzione per i particolari” realizzata in un verdissimo prato, confermano il suo legame intimo con la terra; con quella terra di Sicilia che, nei secoli, ha permesso a questa popolazione di continuare ad essere lievito culturale per l’intero Mediterraneo.

Cep, specializzata nella produzione di cabine elettriche prefabbricate e nell’assemblaggio di quadri di media e bassa tensione, è da sempre attenta al settore delle energie rinnovabili. Ultimamente ha fornito la gran parte delle cabine elettriche prefabbricate installate nel Sud Italia ed ora, forte di questa consolidata esperienza, si candida ad essere leader anche nella fornitura di cabine elettriche per gli impianti fotovoltaici. All’inizio CEP( Tel. 0924.514486, [email protected]), nata dalla genialità di Luciano Melodia, era semplicemente, si far per dire, una azienda che vendeva materiale elettrico, fino a quando, decise di scommettere sulle cabine elettriche per arrivare, infine, al fotovoltaico, intravedendo, già allora, le enormi potenzialità ecologiche ed economiche che tale tecnologia possedeva. Da allora CEP ha conosciuto

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una crescita ed uno sviluppo inarrestabili divenendo presto l’azienda leader del settore per gli altissimi livelli di qualità e professionalità raggiunti, accompagnati da un know-how vasto ed approfondito acquisito tramite l’esperienza pratica e la collaborazione di ingegneri e tecnici specializzati ed appassionati.E così Mario Melodia, figlio di Luciano, e fratello di Massimo e Roberta, amministratore unico di CEP, ha pensato di stilare, con Noi, un bilancio dei risultati ottenuti negli ultimi anni di attività, sull’effettiva convenienza del fotovoltaico come fonte di energia elettrica, sui vantaggi economici, ecologici e pratici che comporta, col risultato di rinnovare la scommessa iniziale su questa tecnologia, ma questa volta con un progetto ambizioso e importante: un ambiente per ciascuno di noi.Rappresentando, di fatto, la scommessa per i fotovoltaici, un grande passo avanti verso un futuro più pulito e sostenibile.All’origine del successo di una realtà produttiva italiana in costante crescita ci sono “la qualità del servizio, l’affidabilità del prodotto e un’attenzione verso i temi dell’ecologia e del rispetto ambientale”, evidenzia Mario Melodia, che guida Cep. Un’attenzione allo sviluppo ecosostenibile che Cep “concretizza con iniziative mirate, tra le quali la ricerca sull’impatto ambientale delle materie prime e dei prodotti”.Affidabile e sicura, dicevamo, Cep è da sempre attenta al tema dell’ecologia e del rispetto ambientale, un’attenzione che si concretizza attraverso delle mosse mirate che vanno dal processo produttivo (attività di ricerca a monte dei progetti sull’impatto ambientale delle materie prime, dei prodotti e dei rifiuti correlati all’attività dell’impresa) alla progettazione di cabine che, pur mantenendo elevate prestazioni, si inseriscono in modo non invasivo nell’ambiente che le circonda.Operando nel mondo degli impianti fotovoltaici, Cep vuole dare un contributo tangibile alla diffusione dell’utilizzo delle energie rinnovabili e, quindi, all’impegno globale per la prevenzione dell’inquinamento e la tutela della salute.CEP è presente su tutto il territorio italiano, sia direttamente

che con un’efficiente e capillare rete di vendita, segue i clienti dall’inizio del contratto, instaurando un rapporto di fiducia, collaborazione e prestando consigli sulle scelte più consone alle loro esigenze.Passione, qualità, efficienza ed investimenti in ricerca e sviluppo per nuovi prodotti hanno determinato un trend di crescita continuo negli ultimi anni, con un + 20% di fatturato e un + 40% di unità lavorative impiegate.Una crescita “tanto più clamorosa in quanto si svolge in un contesto territoriale difficile evidenzia Melodia e con una vacatio legislativa, dovuta ad anomalie e carenze burocratiche, che rallenta i processi di produzione industriale, disincentivando gli investimenti nelle fonti rinnovabili”, Cep, però, continua sulla sua strada, “impegnandosi a raccogliere le sfide poste dall’evoluzione tecnologica del settore per crescere ulteriormente, forte di uno staff giovane e professionale che ha dimostrato nel tempo operosità, abnegazione e spirito di sacrificio”, continua Mario Melodia.La professionalità, la qualità del servizio e delle competenze tecniche hanno permesso a Cep di conquistare clienti sia in Italia (tra cui Sun Power Italia, Power One Italy, Elettronica Santerno, Aros Rps) sia oltre confine (la tedesca Sma Solar Technology, l’iberica Iberdrola Ingenieria Y Construccion), creando le premesse per l’inserimento di nuove risorse umane. Seguire il cliente , consigliarlo e aggiornarlo costantemente, anche attraverso del book fotografici sui prodotti in fase di realizzazione, sulla speditezza dell’evasione dello stesso e sui tempi necessari per completare i prodotti delle commesse rappresenta per CEP la costanza del valore aggiunto sul prodotto .La storia della CEP inizia molti anni or sono. Inizia per passione e per amore. Amore per l’energia elettrica, amore per le nuove tecnologie, amore per la propria terra, Le varie attività che oggi si realizzano fondano le radici dalla passione e dall’amore di una famiglia, quella di Luciano Melodia, nome legato indissolubilmente ad una delle aziende leader nel settore energetico, e di tutti i collaboratori per il “far bene”.

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“Chi viene a visitarci trova persone capaci, professionali, vicine alle esigenze dei clienti, una struttura, moderna (con una catena di montaggio efficace e con responsabili adeguati alle scommesse della CEP), che osserva la realtà moderna alla luce dell’esperienza e della saggezza. Trova donne e uomini innamorati di ciò che si fa, di come si fa, di perché lo si fa. Un’azienda ed una filosofia capace di fare innamorare i suoi operai, i suoi impiegati, i suoi quadri dirigenti, le loro famiglie” afferma Mario Melodia.Non a caso in CEP, poche settimane fa, si è voluto premiare, lo fa spesso, in varie forme, tutto lo staff della industria, con un soggiorno offerto alle sue maestranze , in un centro benessere, dove tutti, proprio tutti, hanno trascorso un fine settimana da relax per “ricaricare” in maniera pulita, l’energia necessaria per affrontare il fine anno , con nuova grinta, nuovo impegno, nuova responsabilità. “Bisogna premiare chi ti permette di farti premiare” ha commentato Mario Melodia, un imprenditore attento ai suoi clienti ed ai suoi dipendenti. “Qui, si deve lavorare felici, in armonia con se stessi e con la consapevolezza che accanto si ha sempre la famiglia e la CEP intera, la loro seconda famiglia”.

“Ho sul mio tavolo, ben in vista, affinché li possa costantemente vedere, un ricordo si Santa Rita, la Costituzione Italiana , una tesi di Diritto Penale ed il casco. Santa Rita è la protettrice delle missioni impossibili, la costituzione è la mia legge fondamentale e rispettarla è il mio impegno di vita, il diritto penale mi ricorda che tutto deve essere compiuto con legalità e seriamente, il casco, invece, che la sicurezza dei miei dipendenti e mia, è prioritaria in tutto il processo di produzione. Seguire queste quattro regole di vita, è vivere tranquillamente e senza pentimenti” commenta Mario Melodia.La scommessa della CEP è la scommessa di ciascuno di loro. E se CEP vince; vince l’ambiente e l’amore per la nostra terra.

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E’ il mutuo chirografario per l’installazione di impianti a fonte energetica rinnovabile della durata di 15 anni, di cui uno massimo di preammortamento con periodicità della rata bimestrale, trimestrale o semestrale.L’importo massimo �nanziabile consiste nel 100% della spesa compresa IVA documentabile dalle opere e spese tecniche direttamente a�eribili al progetto. Informazioni dettagliate sulle condizioni applicate relative a speci�che operazioni e servizi, sono riportate nei rispettivi fogli informativi a disposizione del pubblico presso le nostre �liali.

Eco-Finanziamenti

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IL NOSTRO IMPEGNO

Medaglie

Serenità, comprensione, competenza, professionalità e vicinanzaLa Medica Srl diagnostica per immagini è un’eccellenza per il Sud italiano

di Filippo Nobile

Eccellenza nel campo medico, a Terrasini (nella via Nazionale, 98), con il Centro di diagnostica per immagini Medica s.r.l., nato privilegiando tre importanti priorità della sanità del secondo millennio: i tempi di attesa minimi, le attrezzature di ultima generazione, il personale qualificato.Una struttura per rispondere alle pressanti richieste di assistenza sanitaria dai tempi certi e dalle risposte adeguate e con l’intento di essere, quando necessario, un privato-sociale, in grado di essere prossimo anche a chi, non potendo fronteggiare le spese da sostenere, si rivolge ugualmente ad essa. «Abbiamo abbattuto i costi, pur non intaccando la qualità e la celerità del servizio offerto ai pazienti». Un centro in grado di utilizzare, con eccellenti risultati, una diagnostica per immagini, attraverso le quali è possibile osservare un’area di un organismo non visibile dall’esterno.«Nati il 25 Luglio del 2009, siamo riusciti a dare risposte, ad oggi, a più di 7 mila pazienti».I campi esplorabili sono quelli della radiologia nelle sue varie applicazioni: Ecografo, Ortopantomografo,

Tomografia Computerizzata, ECG da Sforzo, Risonanza Magnetica, Mammografo, Diagnostica telecomandata. E, poi, ma non in ultimo, la cardiologia vascolare che si serve di uno dei più qualificati professionisti italiani. La struttura, facilmente raggiungibile uscendo, dall’autostrada A29 (Palermo-Trapani) agli svincoli di Terrasini o Cinisi e percorrendo la SS113, si serve dell’esperienze e della professionalità di Agostino Cossentino, Tecnico Sanitario di Radiologia (Amministratore), del Prof. Renato Albiero, rinomato cardiochirurgo e accademico (Direttore Sanitario), e di Gaspare Cossentino, Tecnico Sanitario di Radiologia con trentennale esperienza nel settore.La società ([email protected], 0918667030, 091 8916793, http://www.centromedica.it) ha saputo rapidamente proporsi ed affermarsi tra i più qualificati centri di diagnostica per immagini del territorio, offrendo soprattutto serenità, comprensione, professionalità ed alta specializzazione.Il centro si avvale oltre ai soci fondatori, dell’opera di collaboratori per la segreteria, di consulenti

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medici radiologi, cardiologi di provata esperienza e professionalità sia nella diagnostica radiologica che in quella cardiovascolare.«Fin dall’inizio abbiamo creduto che “La possibilità di un accertamento medico strumentale tempestivo e mirato consentisse una diagnosi precoce e quindi una maggiore probabilità di successo della terapia”; sulla base di questa considerazione siamo nati e vogliamo proseguire il cammino» ha commentato Agostino Cossentino al termine dell’incontro avuto nella filiale della Banca Don Rizzo di Terrasini, occacsione durante la quale ha anche presentato le due nuove inizitive, in cantiere, e presto operative: una visita gratuita al mese, in un giorno da stabilire, e una autorevole collaborazione di ricerca con una importante struttura universitaria.«Fattori che, appena attuati, contribuiranno, e non poco, all’ulteriore crescita di questo centro sul quale stiamo scommettendo per il benessere, prima di tutto, di quanti ci hanno scelto e ci sceglieranno, ce lo auguriamo» ha concluso il prof. Renato Albiero.

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IL NOSTRO IMPEGNO

Medaglie

L’armatore Pietro Caponetti e il suo mare

di Antonio Fundarò

Terrasini, non tutti lo sanno, è una città con una storia antica alle spalle, una storia proiettata sul mare.Le avventure dei suoi uomini, di quelli che hanno solcato il mare, si raccontano ancora oggi e sono il vanto dei loro discendenti e della città.Ma mare significa anche pesca e anche di questo hanno vissuto per secoli gli uomini e le donne di Terrasini. Il legame della cittadina col mare è vecchio. A Terrasini tutto parla del mare: i pescatori che rammendano le infinite reti rosso mattone stese sul lungomare, gli uomini che vendono il pesce fresco sui loro curiosi carrettini e nelle modernissime pescherie, i vecchi marinai che hanno tante storie da raccontare quante sono le loro rughe, e ogni volta è un’ avventura diversa.È il porto il cuore vero della città: la sua tradizione, la sua storia, parte della sua economia, almeno quella di qualche decennio fa, ed il successo di tantissimi ristoratori che fanno della qualità del loro pesce, l’esclusività dei loro menù.Ne vogliamo raccontare una di storia esemplificativa di armatore.

La storia di un uomo e di una famiglia che ha legato, in maniera indissolubile, il suo nome al mare e alla pesca e che, ancora oggi, rappresenta un punto di riferimento per quanti parlano di Terrasini come patria del buon pesce e del mare. Pietro Caponetti ha iniziato, da piccolo, ad amare il mare, il suo colore intenso, il suo odore, i suoi segreti ed i suoi venti, anche, perché no, i suoi tanti e frequenti pericoli.Aveva 12 anni, era il 1950, quando Pietro incominciò a pescare utilizzando le piccole imbarcazioni caratteristiche che, ancora oggi, rendono pittoresco ed unico il porticciolo di questa incantevole perla adagiata sul Tirreno, tra scogliere alte ed insenature incantate.Pietro Caponetti si sposta a Viareggio, in giovanissima età ed è tra i primi a farlo; lì incomincia a conoscere meglio tutto ciò che è legato alla tradizione della marineria, al mare, al pesce, e all’economia legata al mondo ittico. Compra il suo primo peschereccio, la moto pesca Luigi Marrone, all’età di diciotto anni, in comproprietà con il

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cognato. Inizia, così, la pesca a strascico o a paranza.All’età di 22 anni, acquista il peschereccio “Rosa”, una magnifica barca di lampara, lunga 20 metri; e lo fa sempre in comproprietà col cognato. In quella barca incominciarono a lavorare 12 persone, tutte o quasi tutte, di Terrasini. Nel 1970, Pietro Caponetti, acquista il moto pesca Trilona, peschereccio a ciancialo o lampara, di 28 metri, che, fino alla fine degli anni 90, pescava esclusivamente in Toscana, per 7-8 mesi l’anno, con 15 persone imbarcate tutte di Terrasini.Diminuita la pesca, ma principalmente per problemi legati alla quantità del pesce, il moto pesca Trilona cominciò a “gironzolare” per tutta l’Italia, a partire dal mar Adriatico. Dal 2006, l’armatore Caponetti incomincia a pescare anche in Francia e nel basso Mediterraneo.Sette anni fa, l’armatore Pietro Caponetti, all’età di 65 anni, lascia, pur rimanendo il proprietario della flotta, il lavoro attivo.Lo sostituiscono, egregiamente, i figli. Ottavio, il più grande, diviene il comandante del peschereccio, Pier Paolo, che è il più piccolo dei maschi, motorista, pur

detenendo, anche, la qualifica di Capitano.Giuseppe, innamorato del mare, ma rattristito per soffrirne il movimento impetuoso, è l’unico dei figli a non aver continuato una delle più floride tradizioni pescherecce di Terrasini.Quel che più colpisce i turisti, poco usi alle tradizioni della nostra terra, è l’osservare gli uomini di mare, rudi e cupi nell’immaginario collettivo, mentre con grande gusto e delicatezza infiorano di nastri e bandierine colorate i loro battelli. Il contrasto è netto, ma l’occasione lo merita: questo sfugge al turista. Il mare potrà anche plasmare a sua immagine l’aspetto di quelli che lo sfidano ogni giorno, per una vita, per poter campare, ma tira anche fuori il meglio dall’ animo umano. Oltre l’apparenza, il cuore degli uomini di mare, e della famiglia Caponetti, è grande come quel blu senza fine che essi affrontano.

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IL NOSTRO IMPEGNO

Chi siamo noi?Editoriale di Don Giuseppe Rizzo, nel numero del 20 Ottobre 1901, de Circolo Don Bosco. Alcamo, pp. 1-2

di Don Giuseppe Rizzo

La perfida e bugiarda propaganda fatta contro di noi da persone di mala fede, l’ignoranza specialmente del basso popolo, (ignoranza scusabile perché non sufficientemente istruito, né sanamente educato) la novità in Alcamo dell’Azione Cattolica, abbenchè questa molto progredita e quasi gigante in molte parti d’Italia e fuori, ed anche il nostro agire quieto e temperato sono state tutte cause per le quali molti Alcamesi diffidano ancora della sincerità delle nostre intenzioni, o meglio non conoscono sufficientemente l’indole ed il programma della nostia Anione Cattolica, sociale ed amministrativa.A rimuovere tale ostacolo noi pian piano ci studieremo di far ben conoscere un po’ per volta la natura, lo scopo, l’utilità e la necessità di quest’Azione, e non dubitiamo punto di asserire fin d’ora e nel modo più assoluto che, fatta eccezione delle persone di mala fede, il nostro popolo tutto la seguirà con entusiasmo appena l’avrà conosciuta.Cominciamo pertanto col far conoscere anzitutto il nome che vogliamo ci distingua da ogni altro partito.

Il nome che c’ispira alla nostra azione con vero sacrificio intrapresa.

Ma prima vogliamo far notare che il nostro popolo ha sempre avuto la disgrazia, per noi ben grave, di venire educato a lotte di partito a base personale, nessuno avendolo fin oggi sollevato alla lotta nobile, utile e feconda di un’idea, di un principio importante, e perciò esso fin oggi nelle lotte amministrative non sa capire o apprezzare con giusto valore altri nomi di partito che non siano quelli, a parlar degli ultimi, di Talapuini o di Svegliarini.

E con tali nomi esso altro non ha inteso indicare che un partito composto o capitanato da queste o da quelle persone, sicché il più grande ideale, a cui ha potuto assorgere nel seguire o combattere questo, o quel partito, altro non è stato che di dare o risparmiare al Comune un’amministrazione più o meno onesta, più o meno nobile, che lo ha potuto far decidere a seguire più l’uno che l’altro partito, è stato formato dalla maggiore fiducia che ha creduto poter riporre nelle persone.

E Dio volesse che nelle lotte il popolo avesse seguito un tale ideale ed un tale criterio per quanto si voglia meschini! Non avrebbe almeno bevuto tutto il veleno della propria demoralizzazione! In partiti di simil fatta, tolte le persone di buon senso tutti gli altri si fan trascinare da irragionevoli simpatie, da personali amicizie e, quel che è peggio e più comune, da privati interessi e da privatissime passioni! Ed allora non più amore del popolo e del paese nella pubblica amministrazione, deturpati gli animi, scompigliato qualunque ordine sia morale, sociale, pubblico, domestico, economico! E di tale disordine già sentiamo tutto il peso e tutta l’amarezza!

Ed intanto si permette ancora, e forse da chi avrebbe il dovere di tutelarlo, che un popolo continui a dilaniarsi per cause tanto meschine ed ignobili, e con danni morali e materiali forse irreparabili, Coloro, che per private ambizioni o privati interessi voglion ancor tenere questo popolo in tanta agitazione, sono i veri suoi assassini, sì, assassini, perché ad altro non sanno educarlo che agli odii fraterni! E se non v’ha altro codice che valga a punirli, v’ha il codice della coscienza, ed il codice divino!

Noi siamo i primi, e possiamo dirlo con santo orgoglio, siamo i primi in Alcamo a nobilitare le lotte di questo popolo col chiamarlo alla sequela di un’idea e di un principio, di un principio che deve tanto influire sulla sua educazione morale, qual’è il principio religioso.

Se noi arriveremo, come speriamo con l’aiuto di Dio e dei buoni, ad elevare il popolo all’ideale dell’Azione Cattolica, sostituendo all’odio del proprio fratello l’amore alla propria Religione, noi avremo fatto il più grande servizio al paese, perché lo avremo educato a nobili idee ed a nobili sentimenti, e lo avremo condotto in un campo in cui le ire, gli odii e le passioni umane non avranno almeno quella forza che hanno nel campo ignobile della lotta personale.

Ma ciò non si potrà ottenere che dopo lungo e costante lavorio.

Noi crediamo di aver fatto troppo fra tanta animosità di partiti a far balbettare il programma dell’Azione Cattolica. Chi prende scandalo dall’osservare che questo ideale di Azione Cattolica non è ancor netto e puro nella mente del popolo che lo segue, mostra di avere la vista più corta di una spanna, non volendo capire che ciò è un effetto necessario della condizione delle cose, e che un

Pillole di saggezza

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solo miracolo di Dio può recidere di un colpo. Basta vedere l’ideale puro nella mente di chi sta alla testa del movimento.

Ed in noi, sì, è puro, e crediamo ci basti solamente il dichiararlo. E però respingiamo il titolo di Svegliarini, come respingeremmo del pari quello di Talapuini e di qualunque altro non conforme ai nostri principii ed al nostro programma. Noi abbiamo già il titolo che ci distingue e che vogliamo farvi conoscere.

Ma ce l’avete già fatto conoscere, risponderanno alcuni; non vi siete vantati Cattolici? Si, vantati cattolici, se con ciò intendete dirci che ci siamo onorati, del titolo di cattolici, ma non vantati, se con ciò intendete attribuirci uno spregio verso gli altri cattolici. Sì siam cattolici, non diciamo nella vita privata, nella quale certo molti altri sono mille volte migliori e più cattolici di noi, ma bensì nella vita pubblica, nell’azione cioè sociale ed amministrativa. Siam Cattolici perché abbiamo preso il programma cattolico, programma non preso fin oggi da alcun altro partito in Alcamo.

Sì, siam cattolici nel nostro programma, e come tali abbiamo tutelati e promossi già interessi della Religione quante volte se ne è presentata l’occasione. Abbiam fatto appendere il Crocifisso nella sala consiliare per meglio dimostrare che Alcamo crede ed ama il Cittadino Cristo, apportatore di ogni civiltà vera e di ogni moralità; abbiam fatto deliberare l’insegnamento del Catechismo nelle scuole elementari, insegnamento tanto importante per l’educazione morale e religiosa della gioventù; abbiamo vendicato all’autorità ecclesiastica qualche diritto di somma importanza, abbiamo qualche istituto cattolico di beneficenza, e gli interessi materiali e morali di più altri; cose tutte che non crediamo opportuno di appieno dichiarare, od enumerare. Siam Cattolici, e come tali prenderemo le difese della Religione quante volte sarà mestieri. Per ora ci preme far conoscere che questo nome di Cattolici non è affatto sufficiente a dichiarare in tutto l’indole e la natura dell’azione nostra; poiché noi non intendiamo solamente far professione di credenze cattoliche, ma ispirati dalla Religione Cattolica vogliamo in modo speciale difendere e promuovere gl’interessi del popolo e nello stesso tempo darci ad una benefica operosità che migliori le sue condizioni morali ed economiche. Con lo spirito di carità che della Religione Cattolica è la prima, la sostanziale e quindi la più bella, la più fulgida caratteristica, noi vogliamo scendere ed introdurci nel popolo e specialmente nella plebe, ed in questa gente derelitta, misera, ineducata, in questa gente priva di pane e di lavoro, in questa gente spregiata, quanto affannata, riconoscere ed abbracciare i nostri fratelli, bisognosi di noi, ma che nell’abbandono neppur san reclamare il nostro soccorso; considerati tutti i bisogni del suo cuore, della sua mente e del suo corpo, apprestarle gli aiuti più necessari ed opportuni.

Lo diciamo col cuore sulle labbra, costituisco al presente il nostro maggior tormento, a causa dell’indifferenza dei più, ma specialmente di alcuni, non veder neppure cominciata la vera azione cattolica che fortemente si agita perché compressa nel nostro animo; l’azione vera a cui con le sue larghe vedute e con la sua ardente carità più e più volte ci ha incoraggiato nelle sue encicliche il Sommo Pastore. La nostra azione adunque mira a beneficare il popolo e specialmente la plebe dal lato morale ed economico. Ora, a chi segue tale programma nell’azione sociale ed amministrativa, si suoi dare il titolo di democratico, e quello di Democrazia all’azione stessa. Noi quindi non siamo solamente Cattolici, ma siamo anche Democratici.

Bisogna però osservare che molti ai giorni nostri perorano la causa del popolo e si dicono quindi democratici.

E tra questi i principali, perché i più disillusi, sono i socialisti. V’ha differenza, potrà domandare alcuno, tra noi ed essi, fra la nostra azione e la loro? Oh! ve n’ha tanta quanta ne passa tra spirito e corpo, tra ciclo e terra, tra inferno e paradiso!

Sì, tutta questa differenza senza esagerazione di termini! Promettiamo però di mostrarla al vivo un’altra volta, e ciò per mancanza di tempo e per non allungarci troppo.

Per ora è necessità far osservare che la. nostra azione democratica segue scrupolosamente o s’ispira ai principi ed agl’insegnamenti del Vangelo, a differenza di quella dei Socialisti, i quali non solo spregiano tali verità ed insegnamenti, ma li combattono ad oltranza. E ne son prova chiara e patente i vari giornali empi, immorali e piazzaiuoli, quali sono tra gli altri La Battaglia e L’Asino, che essi diffondono nel popolo; giornali di cui anche molti operai alcamesi ascoltano con indifferenza la lettura e di cui qualcuno si fa in Alcamo propagatore.

Poveri operai! Bevono il veleno, che a poco a poco dovrà uccidere la loro vita morale e religiosa.

Ed intanto si chiudono ancora gli occhi da chi dovrebbe tenerli aperti! Si lascia andare avanti il male senza alcun riparo.

A distinguere pertanto quest’azione popolare e santa, che s’ispira alle massime del Vangelo, dall’altra empia e settaria, il Pontefice nell’ultima sua enciclica volle si chiamasse Democrazia Cristiana.

Ecco dunque il vero nome che noi prendiamo, il nome che deve distinguerci da qualsiasi altro partito, il nome che c’incoraggia al nobile sacrificio da compiere in favore dei nostri fratelli alcamesi; noi siamo DEMOCRATICI CRISTIANI.

Voglia Iddio che si riscuotano i veri cristiani di mente e di cuore, e con coraggio, senza timore delle umane malignità, fidenti solo in “Dio, si uniscano a noi per prestare il più bel servizio a Lui, al popolo, al paese.

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IL NOSTRO IMPEGNO

Memorie di viaggio

Viaggio in Ecuador: una esperienza di sostegno al loro microcredito

di Enzo Nuzzo

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Nuova missione del Credito Cooperativo in Ecuador per un ulteriore momento di confronto, di studio e di approfondimento. Per Banca Don Rizzo è stata l´occasione per consegnare ulteriori contributi che vanno ad aggiungersi agli altri donati in questi anni. Risorse che serviranno a continuare ad erogare microcrediti agli strati marginali della popolazione e per sostenere la creazione di piccole imprese produttive, soprattutto in forma comunitaria con l´obiettivo di trattenere la ricchezza laddove viene prodotta, in modo che funga da propulsore per lo sviluppo di un´economia circolare e virtuosa. Sostenere la capitalizzazione dell’Ecuador significa attivare un moltiplicatore permanente di sviluppo. Le missioni delle Bcc, iniziate parecchi anni addietro, sono state pensate per conoscere meglio la realtà delle Casse Rurali ecuadoriane e per verificare sul campo lo stato di avanzamento del progetto Microfinanza, che vede il Credito Cooperativo italiano coinvolto nel sostegno all’Ecuador con apposi finanziamenti, la collaborazione nel campo dell´agricoltura, della formazione e della commercializzazione. Anche questa volta Banca Don Rizzo, nata più di un secolo fa, proprio con analoghe finalità e per impedire che dilagasse l’usura, ha preso parte alla missione in Ecuador per approfondire la conoscenza della realtà economica e sociale nella quale

operano i microcrediti ecuadoregni, monitorare gli stadi di avanzamento del progetto ed offrire il proprio contributo all´individuazione di nuove opportunità e strumenti per dare maggiore efficacia all´azione delle casse rurali dell’Ecuador, anche di quelle di zone disagiate come quelle sorte nella foresta dell’Amazzonia. La presenza di propri rappresentanti, la Nostra, è, inoltre, una garanzia che la Banca Don Rizzo dà ai soci, ai clienti e a tutti coloro che con grande fiducia diventeranno azionisti di donazione o sostenitori del progetto, che i contributi non solo arrivano e arriveranno a destinazione ma che vengono e verranno impiegati in modo corretto e, soprattutto, che stanno producendo e produrranno i risultati attesi.Sono andato lì, nonostante le perplessità iniziali per rendermi conto di cosa sia, effettivamente, il credito cooperativo. Nel viaggio in Ecuador ho potuto apprezzare le grandi qualità di questo popolo, sia da un punto di vista di dignità, e di professionalità che di amore per il prossimo. Ho viaggiato nei territori più disagiati e ho visitato diverse cooperative. Ho anche appreso che un terzo della popolazione ecuadoregna vive con un dollaro al giorno.Ho conosciuto Bepi Tonello, responsabile del FEPP, Fondo Ecuadoregno Progresso Popolare.

E noi? «Possiamo prendere la loro onestà mentale, la loro serenità interiore, il sacro rispetto dei patti tra uomo e uomo».

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La frase che ha accompagnato il viaggio è stata: dare speranza al credito e credito alla speranza. Questo fondo FEPP ha il grande pregio di aiutare coloro che versano in condizioni economiche disagiate, fornendo loro l’accesso al credito in maniera semplice e diretta. Il FEPP, grazie ai finanziamenti, in pool, delle consorelle BCC italiane, da la possibilità alle associazioni locali di costruire ciò che serve alle popolazioni locali.Nel visitare le cooperative che fanno parte del Codesarollo sono stato accolto con grande amore.In qualità di vice presidente della Banca Don Rizzo ho voluto visitare personalmente queste realtà per comprendere meglio le differenze che intercorrono tra il Credito Cooperativo e la loro finanza popolare.Questo viaggio ha dato la dimensione della cooperativa. Il senso di unione dei popoli. Il nostro uomo, oramai senza più mondo, sta distruggendo il loro mondo. Ho visitato tante cooperative e ho ammirato le loro realtà cooperative. La federazione siciliana ha consegnato due milioni di dollari per costruire case, ospedali, pozzi, etc. Ritengo che la parte più interessante, della visita al microcredito dell’Ecuador, è stata in Amazzonia. Ho attraversato la foresta raggiungendo due villaggi. In questi villaggi mi hanno presentato il loro credito cooperativo.

Piccoli incentivi che premiano chi rispetta il patto.Da uomo ho compreso la differenza tra noi che abbiamo e loro che non hanno; che non hanno nulla. Loro sono sereni, amano gli altri.Nella cooperativa tu sei accolto con il meglio di quello che possono offrire.Cosa mi resta di questa esperienza?Ma, direi, che il trasferimento del messaggio è difficile. È complicato trasferire il sentimento, il piacere per qualcosa alla quale non sei più abituato: la serenità dentro, la pace interiore, la completezza della vita entro un mondo ancora fortemente legato alla tutela dell’ambiente. Ora guardiamo quello che ci circonda con un occhio diverso.E l’aiutare in maniera costruttiva chi ha bisogno sta diventando per noi, prioritario, più di quanto già non lo fosse. Cosa potresti trasferire, in termini di esperienze, e di suggerimenti, alla Banca Don Rizzo? È difficile dirlo. Nel loro credito cooperativo non circolo soldi, nel nostro, invece, si. Possiamo prendere la loro onestà mentale, la loro serenità interiore, il sacro rispetto dei patti tra uomo e uomo.Valori che sono stati cari a Don Rizzo e che, oggi più che mai, dobbiamo recuperare, far nostri, applicare nella nostra vita quotidiana.

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IL NOSTRO IMPEGNO

Memorie di viaggio

Ecuador: veder sorridere e continuare a far sorridere

di Andrea Oddo

Il mio viaggio in Ecuador, precisamente dal 4 al 13 novembre, è stato un’esperienza formante e di grande spessore umano.Ciò che con il movimento del Credito Cooperativo abbiamo visto in Ecuador ha permesso di rapportarmi con l’idea che effettivamente si debba provare a dare un mondo più giusto e solidale agli abitanti più sfortunati della terra. È stato quasi un tornare indietro, a 100 anni fa, quando come raccontava Don Giuseppe Rizzo, la Cassa Rurale era al servizio dei più svantaggiati e bisognosi.Il sostegno Cooperativo, deve offrire la speranza ma anche i mezzi affinché tali popolazioni svantaggiate possano superare le difficoltà nell’accedere al credito, indispensabile per la sopravvivenza. Veder sorridere e continuare a far sorridere chi è più sfortunato di noi, perché nato in una terra povera e con tante difficoltà, non può che riempire di orgoglio me, il mio Consiglio di Amministrazione e tutti coloro che sono vicini alla Banca Don Rizzo e credono che i finanziamenti stanziati per l’Ecuador rientrino a pieno nella mission di solidarietà e cooperazione della Banca.

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IL NOSTRO IMPEGNO

Ganci «per noi, la Don Rizzo è una famiglia»

di Antonio Fundarò

«La Don Rizzo è una famiglia». Con questa esclamazione Antonella Gargiullo ci motiva la scelta, ormai decennale, di affidare alla Banca Don Rizzo, non già e non tanto i suoi risparmi, quanto piuttosto le sue scelte economiche, finanziarie, di gestione del futuro dell’intera famiglia.«Quando entriamo in Don Rizzo non avvertiamo di sentirci in banca. Si respira aria di casa. C’è sincerità. Tutto m’appare diverso, c’è un clima sereno e s’avverte , realmente, quella differenza che fa del credito cooperativo, il mio credito cooperativo».Ma la scelta di stare in Don Rizzo, nella famiglia, ha contagiato un po’ tutti. Il marito Rosario Ganci e le figlie, Patrizia e Sonia.Sonia, in filiale con i tre figli Alessandro, Cristian e Federico Marino ribadisce come «La Don Rizzo sia il salotto migliore ove potere pianificare la propria vita e dove dare scadenze, certe e rassicuranti, al proprio futuro. Ho conosciuto il preposto, per la verità, oggi, posso definirla l’amica Giovanna, in un momento particolare della mia vita. Mi ha dato una mano là dove altri mi avevano chiuso la porta. E lo ha fatto con la semplicità e l’onestà di chi sa

bene di avere davanti, prima di tutto, una persona, con i suoi vissuti, i suoi bisogni, le sue necessità, anche, le sue prospettive, i suoi sogni, i suoi desideri. Saper essere uomo, prima ancora che preposto, è la differenza tra questa e le altre banche».E continua Antonella Gargiullo «la cosa che mi soddisfa di più è la chiarezza e la disponibilità, anche telefonica, cosa assolutamente assente in altre realtà creditizie».«La Banca Don Rizzo è in grado, lo posso affermare con certezza, di stabilire un forte legame tra dipendenti e clientela, un legame di reciproca fiducia, degno di una grande famiglia, di una lunga storia e di una profonda amicizia, mantenendo sempre una ferma linea etico-professionale» continua Patrizia Ganci.«Ammiro questa banca, tanto vicina all’arte, alla storia e alla cultura, sempre aperta a nuove idee e nuovi orizzonti, pronta a soddisfare la propria clientela con personale preparato e professionale. Detto questo, ritengo di poter consigliare la Don Rizzo ad amici e parenti, perchè questa banca è la Nostra banca».

La parola ai soci

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IL NOSTRO IMPEGNO

Gli autori da leggere

I maledetti e gli innocentidi Antonio Fundarò

È una storia “maledettamente” vera quella di Enzo, ex seminarista poi insegnante di doposcuola per i ragazzi della parrocchia, una vita da pedofilo nata sulle ceneri di abusi subiti durante un’infanzia poco felice. Ed è invece “innocentemente” romanzata quella di Milena, una delle sue giovanissime vittime, che si ritrova a fare i conti con una ferita mai rimarginata ma tenuta silenziosamente segreta fino a quando un fatto di cronaca non la costringe ad affrontare il suo passato.

“I maledetti e gli innocenti”, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, è un libro duro ma terribilmente attuale che induce tutti ad entrare in contatto con un problema sempre dietro l’angolo: quello della pedofilia.

Il romanzo si dipana sulla traccia di un documento originalissimo, inedito e assolutamente autentico, il diario di un pedofilo, ritrovato dalla polizia postale durante la perquisizione in casa dell’uomo arrestato dopo essere stato individuato via Internet dallo speciale gruppo di polizia telematica della Procura della Repubblica di Siracusa. Il

diario, poi finito agli atti del processo conclusosi con la condanna dell’ex seminarista insegnante pedofilo, è la cronaca puntuale e spietata di una vita dilaniata dagli impulsi più malsani ma anche da sentimenti struggenti e spesso incomprensibili. Un documento, a tratti molto crudo, ma che racconta soprattutto l’evoluzione della “testa” di un bambino che conosce il sesso attraverso gli abusi subiti, poi passa alle prime esperienze omosessuali per imboccare alla fine la strada dell’irresistibile attrazione provata nei confronti dei ragazzini. Quasi tutti maschi. L’unica vittima al femminile, Milena, diventa la protagonista della parte “romanzata” del libro, una struttura scelta dagli autori per bilanciare la crudezza della storia e leggere il diario vero del pedofilo con gli occhi di una vittima, con tutte le angosce, i segreti, le ferite mai rimarginate, il dolore, le paure, le difficoltà di rapporti e di relazione che questo ha provocato pur senza impedirle di costruirsi una vita felice con una marito e tre figli. Nonostante tutto.

“Impallidii e chiusi di scatto il giornale scagliandolo con un gesto rabbioso lontano da me. Che diritto aveva, trent’anni dopo, di tornare nella mia vita, adesso che ero una donna serena, sposata con un uomo che mi aveva dato amore e fiducia, con tre figli che erano il mio orgoglio e la mia rivincita?”. Questa è Milena che parla, la donna che attraverso la lettura di quel diario di cui è purtroppo uno dei protagonisti è costretta anche a fare i conti con un aspetto di sé bambina che non avrebbe mai visto allo specchio.

“Se personificava Dio, perché quando confessava certi bambini, me compreso, ci accarezzava con una mano, nascondendo l’altra sotto la tonaca? Dio non fa queste cose”. E questo è Enzo, l’ex seminarista che esprime così il suo turbamento quando, ancora bambino e a digiuno di qualsiasi esperienza sessuale, è costretto a subire le attenzioni di un sacerdote che lo confessava.

Ex seminarista, impiegato modello, arrotondava lo stipendio dando lezioni ai ragazzini del quartiere. E a lei. Ma poi diventava violento e scambiava le foto dei loro nudi in pose oscene su internet. A tradirlo è stata proprio la rete, dove è stato intercettato dagli investigatori del Nucleo telematico. Milena rivive il trauma di un’infanzia violata, decisa però a ricordare tutto, fare finalmente chiarezza e chiudere definitivamente con una parte dolorosa del suo passato.

Lettere, foto, una ciocca di capelli, una collanina con una croce d’argento, un Vangelo con la dedica di un sacerdote, un campanello arrugginito di una bicicletta, un soldatino di piombo, delle conchiglie e un quaderno, avvolto in una carta da pacco dello stesso color legno del mobile. Quello che legge, tra mille domande e sofferenze, è proprio il suo diario. È lui che racconta, capitolo dopo capitolo, le sue esperienze di bambino e di adulto: da innocente a maledetto.

Il seminario è il luogo in cui Milena incontra e “subisce” il rapporto con.... sotto gli occhi di sua madre che, in assoluta tranquillità, il pomeriggio, mentre arrotondava il salario facendo le pulizie in monastero, aveva affidato la figlia undicenne alle cure di quel giovane aspirante sacerdote che si era offerto di aiutarla a fare i compiti ma che purtroppo le aveva insegnato anche “altro” trovando per la prima volta sensuale e provocante le movenze e gli atteggiamenti di una bambina forse solo un po’ più cresciuta delle altre.

Non è un diario di violenze e di abusi, è il diario di una mente malata che cresce e nasconde i suoi osceni desideri prima tra gli abiti talari poi mimetizzandosi in parrocchia in quei doposcuola dove tanti genitori bisognosi gli affidavano con assoluta tranquillità i loro figli. “Molti mi dicono che sono fantastico con i loro bambini e che avrei dovuto sposarmi e avere una famiglia mia. Se solo sapessero cosa faccio loro quando se ne vanno...”.

La pedofilia, nella Chiesa ma anche altrove, soprattutto negli ambienti più protetti, è purtroppo un tema di grande attualità che in troppo fanno finta di non vedere ritenendo che il problema non li tocchi. Purtroppo non è così: conoscere non gli orribili atti dei pedofili ma le coordinate che muovono il loro cervello è una necessità anche per riuscire a proteggere e a meglio vigilare sui bambini che quasi certamente in modo assolutamente inconsapevole sono esposti ad appetiti insani che non sono ancora in grado di riconoscere.

E il messaggio di Milena, vittima che ha nascosto a sé stessa lo choc subito, è alla fine un messaggio positivo, che indica la strada a chi si è trovato dalla parte sbagliata per affrontare il male, rimodularlo, conoscere sé stessi e andare avanti.

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Banca Don Rizzo: La tua isola felice

di Salvo Cartuccio

“La tua isola felice” è la campagna istituzionale con cui la Banca continua a comunicare al territorio i propri valori e la propria missione.L’obiettivo della campagna è quello di consolidare l’identità di una Banca di Credito Cooperativo che, da più di cento anni, scambia idee e valori con il territorio di appartenenza, con le persone e le imprese che ci vivono.La Banca ha, in tal modo, voluto comunicare in modo diretto e incisivo il desiderio di porsi come “l’Isola Felice” dei propri soci e dei propri clienti, un luogo che garantisce sicurezza e affidabilità.Oltre che su raffigurazioni grafiche, la campagna ha preso forma attraverso uno spot audiovisivo della durata di 30 secondi, che richiama in modo esplicito i valori del radicamento nel territorio, l’attenzione all’ammodernamento tecnologico e il sostegno alla crescita economica e morale della Comunità Locale.Lo spot, trasmesso nei principali cinema ed emittenti televisive, è anche disponibile sul sito web della Banca www.bancadonrizzo.it

Le comunicazioni istituzionali

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Finanza ed economia reale e finanziaria

“Diversificare per proteggersi”di Marcello Ingrassia

Nessun investimento è esente da rischi. Questo principio inderogabile della finanza è alla base della cura che dev’essere dedicata al cliente che si presenta per far rendere i suoi risparmi. Cliente che, spesso, chiede un investimento “sicuro”. In base all’ormai famosa direttiva MiFID, l’operatore è tenuto – oggi per legge, ieri in omaggio al buonsenso – ad indagare attentamente per mettere a nudo le reali propensioni dell’investitore su rischi e durata dell’impegno finanziario.Questo tipo di ricerca è solo il primo passo verso una consulenza seria, che possa mirare al raggiungimento di obiettivi di guadagno equi (investimento non è sinonimo di speculazione) per chi mette a disposizione i propri capitali.Si vuole, quindi, porre l’accento su un semplicissimo metodo di contenimento del rischio di un investimento: la diversificazione. Aspetto troppo spesso trascurato da chi investe, ma fondamentale in tempi che vedono il fallimento di aziende o di enti economici apparentemente solidissimi ed il cui rating resta spesso elevato fino al crollo.

Il caso dell’Argentina, di Parmalat, di Lehman Brothers sono esempi dolorosi e che lasciano traccia nei ricordi e nella storia finanziaria di tante famiglie.Ricordando che a maggior rischio corrisponde, di regola, maggior rendimento, è sempre bene frammentare l’investimento e costruire un portafoglio articolato.Sulla base della propria propensione al rischio, si deciderà quanto investire in un settore e quanto in un altro, magari meno florido e quindi con aziende disposte a pagare di più per ottenere liquidità. All’interno del settore, quanto puntare su un’azienda solida e quanto su un’altra emergente. Quanto su una presente su mercati consolidati (tipicamente quelli europei o statunitensi), quanto su un’altra operante su mercati emergenti, vivaci ma più volatili.Semplificando, il risultato delle scelte sarà un portafoglio il cui rapporto rischio/rendimento sarà, possibilmente, ottimizzato e sul quale le eventuali difficoltà di un’azienda non causeranno necessariamente la sparizione dei risparmi familiari.

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Focus di approfondimento

Antiriciclaggio e banchedi Giancarlo Di Pasquale

Pecunia non olet, il danaro non puzza, dicevano i Latini; noi oggi aggiungiamo “dipende”. Nel tempo è cambiata, infatti, la sensibilità ed è ormai conclamato che l’attività economica derivante dal reimpiego di risorse di provenienza illecita (questo è, per l’appunto, il riciclaggio) è distorsiva del mercato.Infatti, non avvantaggia la società, ma anzi la deprime, impedendo alla libera iniziativa imprenditoriale di esprimersi, producendo, quindi, un danno per i cittadini. Ogni euro, derivante dal crimine, se reimmesso nel circuito legale è strumento di concorrenza sleale. Se un imprenditore onesto, che si finanzia con le banche, deve competere con un imprenditore che reimpiega somme di provenienza illecita, il cui costo è zero, evidentemente la partita è persa prima di cominciare. Il Legislatore attribuisce alle banche un ruolo primario nel contrasto al riciclaggio, in quanto hanno, tra l’altro, l’obbligo di conoscere i propri Clienti, mediante l’adeguata verifica.

Questa si realizza con la somministrazione di un questionario, il cui scopo è quello di ottenere informazioni sullo scopo e sulla natura dei rapporti con la Banca e di monitorare costantemente la congruità delle operazioni compiute dal Cliente con il suo profilo economico. I Clienti, d’altro canto, hanno l’obbligo di fornire alla Banca ogni informazione utile per permettere l’effettuazione dell’adeguata verifica. La Legge prevede, inoltre, che i trasferimenti di contante o di titoli al portatore di importo superiore alla soglia (€ 4.999,99) debbano avvenire tramite le banche (o la Posta). Tutti gli assegni devono essere muniti della clausola di intrasferibilità, a meno che abbiano un importo inferiore al limite ammesso (€ 4.999,99) e sia stato pagato il bollo di € 1,50. I libretti di deposito a risparmio al portatore devono avere, entro il 30 giugno 2011, un saldo non superiore alla soglia (€ 4.999,99) ed il loro trasferimento obbliga la Banca a registrare il cedente ed il cessionario.

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Focus di approfondimento

Il credito cooperativo: un “sistema a rete” a favore delle imprese

di Serena Hamel

Un sistema di rete tra le banche di credito cooperativo e Iccrea Banca al servizio delle imprese come punto di partenza per agevolare la crescita e lo sviluppo delle imprese locali. Grazie a tale virtuosa sinergia, la Banca Don Rizzo riesce ad offrire ai propri clienti un catalogo di prodotti e servizi completo e capace di dare risposte a specifiche domande.Si tratta di un’offerta che dispone di soluzioni attente e puntuali rispondenti a una domanda corporate sempre più evoluta ed esigente: finanza ordinaria e finanza straordinaria, crediti medio/lungo termine, leasing e factoring, noleggio e altri aggiornati servizi di consulenza. Banca Agrileasing, BCC Factoring e Nolè sono le Società del Gruppo che operano nel contesto di questa area di offerta.Proficua la collaborazione con Banca Agrileasing spa, attiva nel proporre consulenza sui finanziamenti leasing (contratti di finanziamento che consentono, contro il pagamento di un canone periodico, di avere la disponibilità di un bene strumentale all’esercizio della propria professione e di esercitare, al termine un’opzione di riscatto sul bene stesso per una cifra pattuita) nelle varie fattispecie quali lo strumentale, il targato, l’immobiliare e il fotovoltaico.Supporta, dunque, la clientela corporate nelle decisioni d’investimento garantendo velocità di stipula, rateazione e finanziamento dell’Iva, deducibilità dei canoni nei limiti di legge nonché assistenza per l’accesso alle agevolazioni regionali e nazionali.Il factoring (contratto mediante il quale un soggetto fornitore/cedente cede i crediti commerciali vantati nei confronti della globalità o di una parte dei propri clienti

debitori/ceduti ad un altro soggetto denominato factor/cessionario che ne diventa titolare) è offerto da Bcc Factoring spa.Tra i prodotti offerti il pro-soluto ed il pro-solvendo strumenti differenti per il trasferimento o meno del rischio d’insolvenza in capo al factor, ed il maturity con la relativa concessione della dilazione di pagamento ai debitori ceduti rispetto alle originarie condizioni di pagamento.Nell’ambito dei prodotti offerti dalla finanza straordinaria meritano menzione l’acquisition finance, l’attività di erogazione di finanziamenti a medio/lungo termine con lo scopo di sostenere le iniziative di crescita per linee esterne a favore di realtà produttive redditizie e dinamiche, il project finance, ovvero il finanziamento di uno specifico progetto produttivo, realizzato con una società di nuova costituzione ad esso dedicata, la cui redditività futura è la principale garanzia per il rimborso del finanziamento e il development finance, in cui viene finanziato un progetto di sviluppo per linee interne di una società già operativa. Per ultimo, non certo per importanza, è opportuno citare il noleggio, ovvero quel contratto in virtù del quale Nolè spa concede il godimento di un bene strumentale per un periodo di tempo predeterminato e dietro corresponsione di un canone periodico prefissato, normalmente comprensivo di servizi di manutenzione ed assistenza. Si tratta di una forma di uso che non integra titolo di proprietà. Il vantaggio per l’azienda sta nella possibilità di diluire nel tempo l’impatto economico attraverso la corresponsione di un canone costante.

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Focus di approfondimento

La banca oggi: interazione tra gli attori sociali, dipendenti e clienti

di Alessandra Attardi

Quando si sente parlare di banca si pensa, nell’immediato, agli aspetti economici, finanziari e normativi che regolano le diverse transazioni bancarie. È naturale ritenere che in banca si effettuino operazioni ripetitive legate ai soldi, come la gestione dei pagamenti e l’intermediazione tra offerta e domanda di capitali. In realtà, accanto a questi aspetti, gioca un ruolo fondamentale la modalità di interazione tra i diversi attori sociali, dipendenti e clienti. È anche sulla base di questo fattore che si ottiene il successo di una banca. Negli ultimi anni abbiamo assistito al mutamento del contesto sociale, finanziario ed in ultima analisi anche di quello bancario. Questo ha determinato una riorganizzazione della struttura bancaria e la revisione della relazione tra banca e cliente, considerando accanto agli aspetti normativi e commerciali, anche quelli emotivi, quali la fiducia e le aspettative della clientela. Il rapporto banca-cliente si è evoluto dalla logica di valore, cioè da un approccio product-oriented, alla gestione della relazione col cliente, ovvero all’approccio customer-oriented. Oggi è diventata prioritaria per le banche la soddisfazione della propria clientela, la customer satisfaction, intesa come capacità di stabilire un rapporto di fiducia e riduzione della distanza tra qualità attesa e qualità percepita. In questa ottica si colloca la banca di Credito Cooperativo Don Rizzo che, come recita lo slogan, è “differente”, proprio per l’attenzione e la sensibilità nei confronti della clientela a cui si rivolge. Durante il mio lavoro a stretto contatto con la clientela, non è raro sentire dichiarazioni spontanee come questa: “non cambierò mai banca, perché quando vengo qui, mi sento di essere tra persone amiche”. Credo che questa frase riassuma, meglio di tante parole, la vicinanza e l’ascolto che offriamo ai nostri clienti.

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Il progetto giovani della Banca

I giovani e il mondo delle banche: comprendere il presente per progettare il futuroRisultati da una ricerca di mercato tra Trapani e Palermo

di Mariangela Grimaudo

Rappresentano il nostro futuro: sono i prossimi risparmiatori, le famiglie di domani, i nuovi imprenditori, i nostri futuri dipendenti. Sono le persone che presto muoveranno e caratterizzeranno il nostro mercato con i loro bisogni e il loro stile di vita. Sono i nostri giovani.Ma chi sono veramente? Cosa sognano? Quali sono le maggiori barriere che incontrano durante la loro crescita? E in che modo noi, come banca, possiamo aiutarli a diventare gli adulti di domani?Spinti dalla consapevolezza che non esista avvenire senza un investimento sul futuro dei giovani, e certi che sia necessario conoscerli per esser loro davvero vicini, abbiamo deciso di iniziare il nostro percorso verso i giovani da una ricerca di mercato che riguardasse il loro mondo.La ricerca, sviluppata tra il 2009 e il 2010, ha coinvolto un campione enorme: 1022 ragazzi tra i 17 e i 20 anni, scelti nelle quinte classi di molti Istituti Superiori delle provincie di Trapani e Palermo.

Il ritratto che è emerso, mostra una generazione di giovani realisti e scoraggiati: non sognano in grande, sperano al massimo, in una società per loro corrotta e incontrollabile, di trovare un lavoro stabile.L’unica spinta verso la maturità è il forte desiderio di indipendenza economica: il denaro è un mezzo necessario per vivere, ritagliarsi un ruolo nella società. In questa visione le banche rappresentano il partner ideale, peccato siano ancora incomprensibili e distanti – si pensi che più i ragazzi hanno esperienze con le banche più la loro idea su quest’ultime migliora (fig.1). Le Banche di Credito Cooperativo piacciono ai giovani perché sono umane! (fig.2.) Sono i soggetti più adatti, nel panorama bancario, a rispondere al loro forte bisogno di affiliazione e di formazione. E per essere rilevanti nella vita dei giovani è importante partire da loro, dai giovani già presenti nella nostra banca (dipendenti, soci), perché è indispensabile ‘essere giovani e non fare i giovani’.

‘Non credono nel futuro, nella società, non si permettono più il lusso di sognare. Non credono più nella meritocrazia’

‘Il denaro serve per vivere bene ed avere un ruolo in società, hanno quindi fame di informazioni che li aiutino ad usarlo al meglio’

‘I ragazzi di oggi cercano banche più vicine e chiare, noi della banca Don Rizzo possiamo conquistarli attraverso l’affiliazione’

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

Il progetto giovani della Banca

La banca per i giovani e i giovani per la banca

di Salvo Cartuccio

Al giorno d’oggi, risulta molto raro che una banca si interessi dei giovani in modo specifico. L’attenzione rivolta dalla Don Rizzo a questi ultimi, è segno tangibile dell’impegno che intende riservare alle nuove generazioni. Un’opportunità di dialogo, un’esperienza che può diventare strumento di coesione tra i giovani e la banca, che prova a porsi come punto di riferimento per il territorio nel pieno rispetto dell’art. 2 dello statuto sociale.D’altronde imparare a conoscere l’universo giovanile e aprirsi a tale target, vuol dire realizzare efficacemente la mission di una banca di credito cooperativo. Ma solo facendo proprio il concetto di cooperazione, si può operare con e per i giovani, affiancandoli e sostenendoli nella maniera più idonea e redditizia per entrambi. Cooperare, significa, infatti, fare la propria parte avendo come fine prioritario il medesimo raggiungimento degli obiettivi. Quale migliore fine, se non “farsi conoscere” dai giovani in modo che essi entrino in contatto con la realtà del credito cooperativo e, quindi, “farsi riconoscere” accreditando la “differenza” del nostro Movimento Cooperativo rispetto alle altre banche. Da qui, la volontà dimostrata dal consiglio di amministrazione della banca di realizzare “un’indagine” sui giovani e di aprirsi a questi ultimi, deliberando nuove e convenienti modalità di ammissione a socio.È stata, pertanto, disposta la riduzione del numero minimo di azioni acquistabili per i giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, dimezzando il valore economico complessivo delle quote e offrendo inoltre la possibilità di dilazionare

il pagamento in comode rate senza alcun interesse.Anche ai figli dei soci, premiati annualmente dalla banca per meriti scolastici con l’erogazione delle borse di studio, sarà in aggiunta attribuito lo status di socio, a testimonianza dell’enorme importanza e della fiducia che la banca ripone nei giovani stessi, quale patrimonio vitale per la prosperità della comunità locale.Anche per i nuovi nati, figli di soci, oltre al consueto premio in denaro baby express, la banca ha voluto riconoscere il valore di essere “baby socio”. In tal modo, sino al diciottesimo anno di età, questi potranno partecipare attivamente alle varie iniziative offerte ai soci, senza aver però alcun dovere sociale o giuridico nei confronti della banca stessa.Non per ultimo, novità recentissima della Don Rizzo, è l’istituzione di un comitato giovani, composto da dipendenti e soci di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, pronti a promuovere attività culturali, sociali, formative e di socializzazione nel territorio, volte alla condivisione dei valori del credito cooperativo. Non possiamo far altro che invitarti a prender parte a questo processo in evoluzione, interagendo con il nostro nuovo profilo “facebook” e partecipando attivamente al neo costituito Comitato giovani, rivolgendoti all’ufficio marketing della banca ([email protected]) per avere maggiori info.D’altronde, quale soluzione migliore, se non dare spazio ai giovani per creare e condividere insieme le tue prospettive per il futuro?

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Abbiamo ridotto il numero minimo di azioni acquistabili e ti offriamo la possibilità del pagamento rateale. Diventa anche tu Socio Giovane della Banca Don Rizzo¹.

Iscriviti gratuitamente al nostro Comitato Giovani ideato per la promozione di attività formative, culturali, economico-sociali e sportive rivolte ai giovani associati. Compila il modello di adesione e diventa anche tu protagonista!

Attribuiamo lo status di Socio Giovane²anche ai figli dei nostri Soci, diplomati o laureati con il massimo dei voti. A questi è concessa la borsa di studio di:

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OBLÒ LETTERARIO • DON RIZZO

«Tempo fa, quando il popolo se ne stava a lavorare nelle officine e nei campi e, terminata la giornata, si ritirava calmo e tranquillo nel focolare domestico, o, la domenica, nel tempio a pregare e a ringraziare il Signore dei benefici accordatigli lungo la settimana; quando la sua fede non era gravemente minacciata dai settarii che per insane utopie voglion tutto dissolvere, voglion persino dal cuore della famiglia schiantare ogni larva di religione; quando ognuno nell’angusta cerchia della sua casa, del suo villaggio trovava tutto ciò che gli bisognava e non cercava di più, allora la sua azione fuori del tempio e della famiglia non occorreva, e ben poteva sfarsene rincantucciato tra i suoi, ovvero sepolto in un santuario a pregare. Ma ora i tempi son mutati.Le grandi scoperte della scienza, le nuove speculazioni dell’ingegno limano, i nuovi bisogni della società e lo aspirazioni del popolo che vuole anch’esso prender parte alla vita pubblica; d’altro canto la guerra multiforme, spietata e pertinace che gli empi muovono per demolire l’edificio cristiano, impongono ai cattolici il dovere di uscire dall’inerzia e di difendere la propria fede, di difendere la gloriosa bandiera che sventolò a Pontida, a Legnano, a Lepanto.Muoviamoci adunque.In passato per una lunga pace, si radicò nell’animo dei credenti la malefica convinzione che religioso fosse sinonimo di inerte, che per essere un buon cattolico bisognasse rinchiudersi a casa, attenersi strettamente al passato, guardar con sospetto e diffidenza tutto ciò che sapesse di novità, invecchiare insomma quando ancor si fosse giovani e baldi, pieni di fuoco e d’energia.Tale convinzione ci rese timidi e paurosi, restammo inerti e fummo sopraffatti dai nostri nemici, i quali sfruttando a loro vantaggio i nuovi bisogni e le nuove aspirazioni, se ne servirono quale arma potente contro la Chiesa (…)».(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)

«(…) Fummo sopraffatti quando ci destammo alla cruda realtà, trovammo gli avversari ben organizzati e noi eravamo dispersi, ci trovammo avvinti da una fitta rete di stampe e di associazioni ostili, sentimmo ripetere che noi non esistevamo più e che non saremmo mai più risorti; fummo coperti di ridicolo, scacciati da pertutto, ci spaventammo e perfino avemmo vergogna d’accostarci agli altari per paura che ci dessero del codino, del retrogrado, del nemico della patria.Ma in quei momenti terribili simili a quelli d’un uomo che, perduta ogni fiducia nelle, proprie forze, dubita di se stesso, sentimmo una voce calma e solenne che ci chiamava a raccolta. Quella voce partiva dalla storica e gloriosa rocca che per molti secoli ha trionfato del furore dei suoi nemici, che s’erge maestosa come un faro di giustizia, piantato nel cuore dell’umanità: Il Vaticano.Molti generosi ascoltarono quella voce augusta che era il grido doloroso della religione e della patria, entrambe oppresse e minacciate, e d’allora in poi s’iniziò quel grande movimento cattolico—sociale che continuamente cresce e si propaga da per tutto con una rapidità veramente vertiginosa (…)».(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)

«(…) Muoviamoci! Muoviamoci!Ma, mio Dio, che cosa dobbiamo fare per muoverci?Dobbiamo lanciar bombe nei parlamenti e nelle assemblee? Dobbiamo incitar le masse alla ribellione?Oh no, non siamo noi i barbari che usano di tali mezzi infami ed antipatriottici.Noi, dentro i cancelli della legge e dei principii e sentimenti cattolici, svolgeremo la nostra azione in difesa del popolo, nella pubblica e privata moralità, della religione e della patria.Lo ripeto, non è più il tempo dell’ignavia. Le congregazioni non bastano più per i bisogni dei tempi, ci vuoi altro.Ci vuole organizzazione seria ed attiva; non basta tenersi contro i settarii in sulle difese - così ci ammonisce S. S. Leone XIII - ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarli. Il che voi, diletti figli, farete, opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad associazione, congresso a congresso, azione ad azione (…)».(Don Giuseppe Rizzo, Muoviamoci, in «Circolo Don Bosco. Alcamo», Anno I, numero unico, 15 Settembre 1901, p. 1)

Don Rizzo

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LA BANCA, L’ECONOMIA, LA FINANZA

I prodotti ed i servizi

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di Enrico Stellino

La Banca Don Rizzo, per offrire una soluzione di qualità alle esigenze di gestione del risparmio della clientela, si affida ai piani di accumulo NEF (Nord Est Fund), il fondo d’investimento multicomparto e multimanager di diritto estero.Con i suoi quindici comparti, NEF offre al risparmiatore la possibilità di creare un portafoglio personalizzato in funzione dei propri obiettivi di investimento, affidando la consulenza a gestori esperti e qualificati. Gli specialisti in campo della finanza, a disposizione nelle filiali della Banca, vi guideranno in funzione del Vostro profilo di rischio, contando su qualità di gestione e diversificazione degli investimenti.Con NEF l’offerta si estende da un comparto globale a comparti dedicati alle economie europea, americana e giapponese, nonché a due comparti specializzati nei mercati emergenti.NEF, offre, inoltre, una selezione di comparti dedicati alle obbligazioni, che puntano ad una efficiente gestione della liquidità a breve termine, sia a livello europeo che a livello globale.

Per tutti coloro che non vogliano mettere a rischio il proprio capitale, la Banca Don Rizzo offre una linea di prodotti assicurativi pensata per offrire ai sottoscrittori la sicurezza economica necessaria per risparmiare in totale tranquillità, mantenendo stabile nel tempo il proprio capitale e garantendo la serenità finanziaria.L’investimento prevede un rendimento minimo garantito: nello specifico, è previsto un tasso minimo annuo sul capitale investito, ricapitalizzato annualmente. La gamma di prodotti “BCC Vita – Basic” ti permette, inoltre, di scegliere tra polizze a vita intera o polizze con durata prefissata, rendendo sempre possibile il riscatto parziale o totale dopo un anno dalla decorrenza.Potrai scoprire quale prodotto della gamma Basic è più adatto alle tue esigenze o reperire ulteriori informazioni presso gli specialisti finanziari a disposizione nelle filiali della Banca Don Rizzo, pronti a guidarti nella crescita del tuo capitale per un futuro più solido.

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di Enrico Stellino

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FILO DIRETTO

Personalmente vicini alle vostre necessità dalle filiali e dagli uffici

risponde Antonio Ippolito

La richiestaVorrei sapere, in caso di mancato pagamento di un assegno bancario per mancanza di provvista, in quali sanzioni incorre il traente?

L’esperto rispondeIn passato, l’emissione di assegni bancari senza provvista costituiva fattispecie di reato.Con il D.Lgs. 30 dicembre 1999 n. 507 è stata varata la depenalizzazione di alcuni reati minori, fra cui la fattispecie dell’emissione di assegno bancario o postale senza provvista.Oggi, ai sensi dell’art. 2 della legge 15 dicembre 1990 n. 386 (legge integrata e modificata), chiunque emette un assegno bancario o postale che, presentato in tempo utile (otto o quindici giorni, a seconda che l’assegno sia emesso “su piazza” o “fuori piazza”), non viene pagato in tutto o in parte per difetto di provvista, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da Euro 516,46 ad Euro 3.098,74, sanzione raddoppiata nel caso che l’importo dell’assegno sia superiore ad Euro 10.329,14.Il traente può essere soggetto ad altre sanzioni amministrative accessorie, fra le quali il divieto ad emettere assegni bancari e postali (per un periodo da due a cinque anni), l’interdizione dall’esercizio di attività professionale o imprenditoriale, ovvero dall’esercizio degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione (per un periodo da due mesi a due anni).Per l’applicazione delle sanzioni è competente il Prefetto del luogo di pagamento dell’assegno.Le sanzioni amministrative comunque non si applicano se il traente, entro sessanta giorni dalla data di scadenza del termine di presentazione del titolo, effettua il pagamento in favore del portatore dell’assegno dell’importo facciale del titolo, degli interessi legali, della penale prevista dall’art. 3 della legge 386/90 (pari al 10 % dell’importo dell’assegno) e delle eventuali spese per il protesto. In mancanza del pagamento indicato entro il periodo prescritto, il traente è soggetto ad una ulteriore sanzione, il suo nominativo infatti viene iscritto, per un periodo di sei mesi, in un archivio informatizzato istituito presso la Banca

d’Italia (Centrale di Allarme Interbancaria), e per l’intera durata dell’iscrizione si intende revocata ogni autorizzazione ad emettere assegni bancari o postali, e ciò comporta il divieto per qualunque banca e ufficio postale di pagare assegni tratti dal nominativo sanzionato dopo l’iscrizione nell’archivio, anche se emessi nei limiti della provvista.In caso di mancato pagamento di assegno bancario per difetto di provvista, presentato in tempo utile, viene, comunque, levato il relativo protesto a cura di un pubblico ufficiale a ciò autorizzato, evento che rimane iscritto per la durata di cinque anni nel registro informatico dei protesti presso le Camere di Commercio.In buona sostanza, seppure la fattispecie in esame sia stata depenalizzata, l’impianto sanzionatorio appare oneroso, soprattutto per chi esercita un’attività imprenditoriale.

?Con Noi

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FILO DIRETTO

Le famiglie Serra e Randazzo con la Don Rizzo perché «ci è vicina»

di Filippo Nobile

«Abbiamo scelto la nostra banca perché una delle caratteristiche che mi ha colpito di più, quando per la prima volta, io e mio marito, l’abbiamo consultata, è la profonda umanità delle persone che ci lavorano, caratteristica necessaria per rendere un buon servizio a tutti i nostri clienti» ha affermato Vincenza Randazzo nel motivare una scelta che, ella stessa, ha definito di vita e che ha permesso, a lei ed al marito Francesco, di avere realizzato il sogno della loro vita.E continua il marito Francesco Serra «ho sempre avuto un altro istituto. Mi sono rivolto a quello, e dopo la prima negativa, sono andato in altre banche, quando ne ho avuto necessità, e, anche queste, mi hanno chiuso la porta. Sono venuto alla banca Don Rizzo ed ho incontrato Giovanna che ci ha permesso di avverare il nostro sogno: quello di avere una casa. Alla banca Don Rizzo devo la realizzazione del mio, anzi del nostro, sogno. L’istituto ha preso a cuore il nostro sogno, noi oggi abbiamo a cuore il nostro istituto e l’amiamo come se fosse realmente nostro e ci sentiamo il peso del suo futuro e della sua

crescita, a Terrasini, come in tutto il territorio».«Il futuro – incalza Vincenza Randazzo - si prospetta all’insegna di una sempre maggiore competitività, moltiplicando le sfide e gli obbiettivi che ognuno di noi incontrerà sulla propria strada. Ma sono convinta che se ognuno di noi svolgerà il proprio lavoro al meglio, proponendosi nuovi traguardi e traendo insegnamenti dalle esperienze proprie ed altrui, maturate nel corso della propria vita e della centenaria e proficua storia della Banca di Credito Cooperativo Don Rizzo, i risultati non potranno far altro che migliorare costantemente e innalzare sempre più il livello e l’importanza della stessa».«Abbiamo molto da imparare da Don Rizzo e molto da offrire, il modo migliore di fare ciò è confrontarci costantemente con noi stessi, raccontare agli altri le nostre impressioni e l’alto grado di soddisfacimento delle nostre attese, confrontare la Don Rizzo con le altre banche e con coloro che hanno già contribuito a rendere grande il successo di questa banca. Il e mia moglie consigliamo Don Rizzo» ha concluso, soddisfatto Francesco Serra.

Filo diretto con la clientela

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Inchiostri d’autore ad Alcamodi Salvo Cartuccio

Si è realizzata ad Alcamo, la quarta edizione della rassegna letteraria “Cieli Letterari”, organizzata dalla Banca Don Rizzo e dal Centro Studi Don Rizzo, in collaborazione con il Comune di Alcamo e la Libreria Mondadori.La rassegna ha preso forma in cinque appuntamenti distribuiti nei mesi di novembre e di dicembre, in cui per ciascuno incontro è stato presentato un libro, direttamente dagli autori, analizzato da diverse angolazioni e con registri linguistici differenti.Gaetano Savatteri ha presentato il suo libro Strani nostrani. Storie di Siciliani fuori dal comune. Ottima pittura di quel che significa “essere siciliani” considerando che nascere e vivere in Sicilia spesso non è né una condanna né fortuna, ma solo un caso, come afferma l’autore stesso.Tema più scottante è stato invece quello proposto nel libro “Don Vito” di Francesco La Licata e Massimo Ciancimino, viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia mafiosa italiana più recente. Marilena Monti, nel suo “Viaggio di cuore” ha narrato invece di emozioni intense e forti, mentre Fabio Geda, con “nel mare ci sono i coccodrilli”, ha fornito il racconto della vera storia di un profugo afgano che ha ricevuto asilo in Italia.

Le iniziative per la cultura e la solidarietà

La rassegna è terminata il 10 dicembre, con “il romanzo e la realtà” di Angelo Gugliemi, quale testimonianza e bilancio della letteratura italiana contemporanea, dal 1950 ad oggi.

Banca e ASP Trapani al servizio delle famiglie con disagi adolescenziali

di Salvo Cartuccio

Spesso gli adolescenti presentano uno stato di tristezza, di fragilità e di impotenza ad affrontare la realtà e i compiti di sviluppo propri dell’età e, a volte, le risorse che le famiglie hanno per sostenere tale problematiche sono scarse a causa di evidenti stati di malessere socio-economico.L’intervento psicologico volto ad aiutare i ragazzi a costruire e formare un’identità sana, dando un supporto affettivo, culturale e psicologico, in alcuni casi risulta, pertanto, indispensabile. A tal proposito, la banca Don Rizzo finanzia un progetto

di sostegno per le famiglie di Alcamo con disagi adolescenti. «Tale progetto -afferma il presidente della banca, Giuseppe Mistretta- consiste in programmi individualizzati effettuati, da giovani laureati tirocinanti e/o volontari, presso i contesti socio-culturali in cui sono inseriti i giovani pazienti». «L’iniziativa voluta fortemente dal nostro C.d.A. -continua Mistretta- sta dando esiti incoraggianti e ci permette di avere una maggiore presa di coscienza dei soggetti deboli e bisognosi del nostro territorio».

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“Integriamoci”...La banca per una migliore qualità della vita dei disabili e delle loro famiglie

di Salvo Cartuccio

La banca, in collaborazione con l’associazione “I Girasoli Onlus” di Alcamo, anche per l’anno 2010 ha messo in pratica il progetto di ippoterapia, al fine di intervenire per la salvaguardia e il potenziamento della salute psico-fisica e spirituale dei disabili e delle loro famiglie.Il progetto ha preso forma attraverso iniziative educative e ricreative, attività sportive e riabilitative di ippoterapia, ottenendo ottimi risultati dal punto di vista terapeutico.Grande successo ha avuto il saggio realizzato presso il Centro Ippico Country House Western di Partinico, grazie alla collaborazione di istruttori, terapisti e medici specialistici che hanno regalato una giornata indimenticabile e di grande aiuto terapeutico ai tanti bambini disabili accorsi e alle loro famiglie.

Le iniziative per la cultura e la solidarietà

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FILO DIRETTO

Le iniziative per la cultura e la solidarietà

Gli incontri con gli studenti di Alcamo

di Salvo Cartuccio

Un ciclo di incontri, sul tema “economia sociale e finanza etica”, è il progetto di cultura economica e sociale, che la banca Don Rizzo, in collaborazione con alcuni docenti di religione del territorio di Alcamo, propone ai giovani delle ultime classi delle scuole superiori.Cinque appuntamenti, tra cui due che saranno realizzati nel mese di gennaio del 2011, che contano della presenza di esperti in settori specifici della “economia solidale”, quali il microcredito, le banche etiche, il commercio equo e solidale, la cooperazione.Lo scopo è di informare i giovani sull’esistenza di nuove ed alternative forme economiche che concretamente e con buoni risultati sviluppano attività imprenditoriali nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Nelle stesso tempo, altro obiettivo, è quello di trasmettere loro l’idea che anche nella sfera economica si possono mettere in pratica comportamenti etici validi.All’interno di questa iniziativa trova ampio spazio la presentazione della banca Don Rizzo e del suo fondatore. Il secondo incontro del 27 novembre 2011, infatti, è stato

dedicato alla splendida figura di don Giuseppe Rizzo, il cui esempio ed impegno ha arricchito spiritualmente e socialmente il territorio alcamese. Nel quarto appuntamento del 15 gennaio 2011 e nell’ultimo incontro del 29, verranno, inoltre, presentate l’iniziativa delle BCC presenti in Sicilia volta a finanziare progetti di sviluppo in Ecuador e i valori della cooperazione per lo sviluppo delle attività economiche.

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