QUESTARMA VENIVA UTILIZZATA PER SFONDARE LE PORTE DI ACCESSO
DELLE FORTEZZE, O LE STESSE MURA QUANDO NON ERANO PARTICOLARMENTE
SPESSE. ERA COSTITUITA ESSENZIALMENTE DA UNA GROSSA TRAVE,RICAVATA
SOLITAMENTE DAL FUSTO DI UN ALBERO, CON UNA ESTREMITA RINFORZATA
DAUNA CALOTTA DI METALLO. SLA CALOTTA SPESSO AVEVA LA FORMA DI UNA
TESTA DI ARIETE, DA CUI IL NOME DELLA MACCHINA. ERA UTILIZZATA
FACENDO CORAZZARE LA TESTA DELLA MACCHINA CON FORZA E RIPETUTAMNTE
CONTRO IL BERSAGLIO FINO A DISTRUGGERLO.
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La sambuca era in sostanza una macchina da guerra ereditata dai
Greci, con la forma di un ponte volante (una specie di ponte
levatoio mobile, manovrato da corde), atta a scalare le mura
avversarie. Venne chiamata sambuca in quanto una volta innalzata,
assomigliava in qualche modo allo strumento musicale sambuca. La
sambuca era in sostanza una macchina da guerra ereditata dai Greci,
con la forma di un ponte volante (una specie di ponte levatoio
mobile, manovrato da corde), atta a scalare le mura avversarie.
Venne chiamata sambuca in quanto una volta innalzata, assomigliava
in qualche modo allo strumento musicale sambuca.
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L'Elepoli o Torre d'assedio, era una macchina d'assedio
militare usata nell'antichit, consistente in una grossa torre di
legno quadrata, la quale veniva accostata dagli assalitori alle
mura della citt assediata. Dalla sua sommit si lanciavano frecce,
dardi incendiari e pietre sui difensori per cercare di allontanarli
dalle mura. Calando, quindi, un ponte sui parapetti antistanti, gli
assedianti tentavano di entrare nella citt fortificata. L'elepoli
veniva rivestita di pelli fresche, cio umide, per proteggerla dalle
frecce incendiarie degli assediati. Poteva avere pi piani, e spesso
in quello pi basso si collocava l'ariete per abbattere le mura.
Scorreva su ruote o rulli e veniva spinta o trascinata con corde o
argani. L'Elepoli o Torre d'assedio, era una macchina d'assedio
militare usata nell'antichit, consistente in una grossa torre di
legno quadrata, la quale veniva accostata dagli assalitori alle
mura della citt assediata. Dalla sua sommit si lanciavano frecce,
dardi incendiari e pietre sui difensori per cercare di allontanarli
dalle mura. Calando, quindi, un ponte sui parapetti antistanti, gli
assedianti tentavano di entrare nella citt fortificata. L'elepoli
veniva rivestita di pelli fresche, cio umide, per proteggerla dalle
frecce incendiarie degli assediati. Poteva avere pi piani, e spesso
in quello pi basso si collocava l'ariete per abbattere le mura.
Scorreva su ruote o rulli e veniva spinta o trascinata con corde o
argani.
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Si trattava di una struttura, consistente in una tettoia mobile
alta circa 7 piedi, larga 8 piedi e lunga 16, riparata sui lati da
vimini. Se ne potevano unire numerose in modo da formare un
corridoio protetto e coperto per proteggere i soldati che si
avvicinavano alle mura. Il punto debole era il pericolo di incendio
quando gli assediati buttavano gi dalle loro mura materiale
incendiabile. Per ovviare in parte a questi inconvenienti spesso si
coprivano le vigne con pelli o coperte bagnate. Si trattava di una
struttura, consistente in una tettoia mobile alta circa 7 piedi,
larga 8 piedi e lunga 16, riparata sui lati da vimini. Se ne
potevano unire numerose in modo da formare un corridoio protetto e
coperto per proteggere i soldati che si avvicinavano alle mura. Il
punto debole era il pericolo di incendio quando gli assediati
buttavano gi dalle loro mura materiale incendiabile. Per ovviare in
parte a questi inconvenienti spesso si coprivano le vigne con pelli
o coperte bagnate.
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La balista, pur avendo principi analoghi anche in termini di
costruzione a quelli delle catapulte, fu progettata per il lancio
di pietre o massi pesanti. Si trattava di macchine da lancio atte
al lancio dei giavellotti. I dardi potevano risultare di piccole
dimensioni (20-22 cm) fino a raggiungere quasi i 2 metri, come
degli autentici giavellotti. La loro gittata era stimata in 350
metri circa. La balista, pur avendo principi analoghi anche in
termini di costruzione a quelli delle catapulte, fu progettata per
il lancio di pietre o massi pesanti. Si trattava di macchine da
lancio atte al lancio dei giavellotti. I dardi potevano risultare
di piccole dimensioni (20-22 cm) fino a raggiungere quasi i 2
metri, come degli autentici giavellotti. La loro gittata era
stimata in 350 metri circa.
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Una catapulta una macchina da assedio che sfrutta un braccio
per scagliare con tiro curvo grosse pietre di cento, duecento e pi
libbre e i proiettili di ferro e di piombo. Fra due montanti
verticali, era disposta orizzontalmente una matassa attorcigliata,
in mezzo alla quale era piazzata l'estremit di un braccio di legno.
L'altro capo del braccio era terminato da una specie di cucchiara
in cui si mettevano dei blocchi di legno o di metallo, che
formavano una vera e propria mitraglia oppure dei liquidi
infiammabili chiusi in un recipiente. Per far agire la macchina, si
abbassava il braccio orizzontalmente, piazzando il proiettile nella
cucchiara e poi lo si liberava per mezzo dello scatto.
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La testuggine era una formazione di fanteria caratteristica
dell'esercito romano Era ideato appositamente per un drappello di
legionari, armati con il gladio e, in particolare, con l'ampio e
robusto scudo quadrangolare in dotazione alle legioni. Dava il
grande vantaggio di poter avanzare fino al contatto con le prime
file nemiche riparandosi da frecce e proiettili e occultando il
reale numero dei componenti, in modo da generare un effetto
sorpresa.
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Spada in dotazione alla cavalleria romana tra il I e il II
secolo d.C., introdotta nei primi anni dell'Impero.Caratterizzata
da una lunga lama in acciaio a doppio filo e punta avente i
taglienti diritti. E costituito da guardia ridotta e pomolo
bilobato in legno e impugnatura in falso osso. Provvisto di fodero
rivestito parte in cuoio e parte in metallo ottonato decorato.
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La balestra un'arma da lancio costituita da un arco di legno,
corno, o acciaio montato su di una calciatura (fusto) denominata
teniere e destinata al lancio di quadrelli, frecce, strali,
bolzoni, palle, o dardi. La corda viene bloccata a un meccanismo
chiamato noce. Lo scatto avveniva tirando gi un piolo, nei modelli
pi antichi, o facendo pressione su una sorta di grilletto chiamato
chiave.
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Il gladio era un'arma in dotazione ai legionari dell'esercito
romano, si trattava di una piccola spada a doppio taglio con la
lama larga e molto appuntita. I Romani usavano il gladio perch era
piccolo e poteva essere maneggiato pi facilmente nel combattimento
ravvicinato imposto da un muro di scudi rispetto ad una spada
lunga.
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costituito da una piastra di diverse forme e materiali
imbracciata per difendersi attivamente dai colpi degli
avversari.
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La corazza o armatura un indumento protettivo utilizzato per
difendere colui che la indossa da un attacco intenzionale durante
un combattimento militare; tipicamente associata al soldato. La
base dell'armatura generalmente costituita da una maglia di
metallo, alla quale, furono gradualmente aggiunte piccole piastre o
dischi addizionali per difendere aree vulnerabili. Nel XIII secolo
le ginocchia furono coperte con acciaio e due dischi circolari
furono applicati alle giunture delle braccia per fornire protezione
in assetto da guerra. La piccola protezione del cranio si evolse in
un grosso elmo.
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Per elmo si intende una protezione, per difendere la testa. La
parte frontale dell'elmo detta visiera. Il retro invece chiamato
celata.
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