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Quotidiano Meeting 20 agosto

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Il numero di lunedì 20 agosto del Quotidiano Meeting 2012

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PRIMO PIANO

2 20 agosto

C’è un’Italia che sta già cambiando,nella forza ideale di studenti, docenti,imprenditori, operatori sociali. Che rea-gisce grazie a «quell’imprevedibile i-stante in cui riaccade la coscienza di sécome persone costituite da un desiderioinsopprimibile» proprio quando le con-dizioni sono avverse. E allora – ecco lasfida al potere, di qualsiasi natura essosia – che cosa succederebbe se gli sidesse veramente corda? «Dove an-dremmo a finire?»: e la domanda ha untono di certezza positiva. Giorgio Vitta-dini si è accalorato, ieri pomeriggio,con un discorso fatto a braccio, di fron-te al premier Mario Monti, ripetendopiù volte questa sfida al presidente delConsiglio, che l’ha appena visitata, ealla platea strapiena dell’auditorium.

«Ma che cosa succederebbe – haspiegato riferendosi alle molte testimo-nianze, per certi versi commoventi,specie quelle dei più giovani – se inve-ce di bloccare queste forze con lacci elacciuoli li seguissimo, se, invece dipensare solo a programmi dall’alto,aiutassimo queste realtà a crescere?Non è un caso che il simbolo della mo-stra siano i “prigioni” di Michelangelo.In Italia c’è della gente che ha energia,forza, ideali eppure è come bloccata. Èun’Italia che fa i cento metri alle olim-piadi e mentre gli altri vanno avantiqualcuno la tira indietro con l’elastico.Vorremmo vedere che cosa accadreb-be…». È un refrain, e gli applausi scro-sciano, spontanei, dalla platea. Alle pa-role di Vittadini, con gli esempi trattidalla mostra su una vasta capacità di ri-presa nella scuola, nell’università e nelmondo del lavoro, nata dalla libertà, da-gli “impeti ideali” senza aspettare leriforme per costruire, aveva dato la stu-ra Emilia Guarnieri, presidente delMeeting. «C’è un fattore nell’esperien-za di ognuno – ha detto rivolgendosi al

premier Monti - che svela la staturadell’uomo: la statura infinita delle sueesigenze. Quando lavora e intraprendecontinua a rischiare anche oltre un im-mediato e personale interesse. Lascommessa del Meeting è che tutto ciòemerga, in questi giorni, non come di-battito teorico, ma come testimonian-za». Poi l’affondo: «Una posizione au-tenticamente religiosa non è preoccu-pata della propria egemonia, del suc-cesso, del potere, ma è tesa, piuttosto,“alla testimonianza di una diversità u-mana”, come ricordava don JulianCarrón nella lettera su “Repubblica” ilprimo maggio di quest’anno. Ed è le-gittimo che ci si aspetti una tale testi-

monianza dai credenti, da uomini chericonoscono la propria consistenza ulti-ma in qualcosa che è oltre loro». Conun’avvertenza, ed Emilia Guarnieri traespunto da Assassinio nella Cattedraledi T. S. Eliot: «Si può “compiere la ret-ta azione per uno scopo sbagliato”, cioèper il proprio potere e la propria ambi-zione, poiché, come aggiunge ancoraEliot, “coloro che servono una causapiù grande possono far servire la causaa loro stessi, pur facendo giustizia”. Intempi come quelli in cui viviamo – haaggiunto – in cui il desiderio di infinitorischia di “creare i suoi propri paradi-si”, come ricordava Benedetto XVI, in-dicare l’orizzonte concreto di una spe-

ranza presente e incontrabile è una re-sponsabilità alla quale non vogliamosottrarci. Ciò che abbiamo di peculiarenon dipende da un nostro merito, ma ciè stato dato da un incontro, e deve esse-re testimoniato per dare a tutti la spe-ranza che è possibile vivere all’altezzadei propri desideri». E allora, nuova-mente il rimando ai “gesti” raccontatinella mostra “L’imprevedibile istante”:«Sono il frutto del lavoro, della compe-tenza e della gratuità di tante persone eche sono il contributo che offriamo perla costruzione della civiltà». Era l’invi-to fatto nell’82 al Meeting da GiovanniPaolo II, che era rifluito, trent’anni do-po, l’anno scorso, addirittura nel di-

scorso di un laico come il presidentedella Repubblica, Giorgio Napolitano:«Siete una risorsa per il Paese».

«Non abbiamo un progetto precosti-tuito, ma quanto è vero che gli uominisi mettono insieme per realizzare i pro-pri desideri e rispondere ai propri biso-gni – ha rilanciato Emilia Guarnieri –altrettanto vero è che non è scontatoche esistano condizioni politiche, eco-nomiche e giuridiche che favoriscanola reale libertà di tali tentativi». E, inchiusura del suo interno, un’«umilecertezza» rilanciata al premier: «Difronte all’insicurezza e alla drammati-cità nella quale siamo chiamati a vive-re, c’è un’unica ragione che ci dà l’ar-dire di testimoniare il contenuto dellanostra esperienza. La ragione è che ciòche viviamo, anche con questo Mee-ting, ci fa percepire positiva e piena disenso l’esistenza». In fondo, è una que-stione dell’io: «L’unico cambiamentonon viene dall’alto, ma – ha sottolinea-to Vittadini nel suo intervento – da quelcuore che è il simbolo del Meeting, daquest’uomo unico e irripetibile che puòdare un senso positivo a questo mo-mento». Per essere più concreti: «Èun’eresia che autonomia della scuolapubblica e parità della scuola libera sia-no fattori essenziali per parlare di svi-luppo?». Applausi. «È una questioneda uomini veri, che come il Ciaula diPirandello riscoprono se stessi dallostupore che la luna c’è, esiste». Uominiveri che nei momenti cattivi “salvano ilseme” come suggerisce Cristo al donCamillo di Guareschi: «Il seme del-l’uomo – ha concluso Vittadini – soste-nuto da un ideale o da una fede, per chice l’ha. Non credete a chi dice che nonc’è più niente da fare. C’è già l’inizio diun nuovo periodo per l’Italia, di costru-zione, di non lamento».

Adriano Moraglio

Scuola, ricerca, libertà Le “richieste” a MontiGuarnieri e Vittadini raccontano al premier la mostra sui giovani: «Pensate cosa potrebbesuccedere se invece di bloccare i giovani con lacci e lacciuoli l’Italia imparasse a seguirli»

È arrivato ieri il «caloroso e partecipe sa-luto, insieme a un sentito augurio per ilsuccesso della manifestazione» del presi-dente della Repubblica Giorgio Napolita-no, che nell’edizione 2011 era stato prota-gonista dell’incontro di apertura. Nelle sue parole, il richiamo alla «comuneresponsabilità nell’individuare modelli disviluppo e parametri nuovi di benessereattenti a quei principi di equità e di soli-darietà dai quali non può prescindere latutela dell’interesse generale di una collet-tività e il rilancio di una crescita sosteni-bile e duratura». Non manca un particolare accenno ai gio-vani, definiti «un patrimonio di risorse eenergie indispensabile», e per i quali sot-tolinea la necessità «di dare fiducia al lorospirito di iniziativa, alle loro competenze eal loro impegno».

Napolitano saluta:c’è da rifare l’Italia

Dopo la visita di ieri del premier Mario Monti,oggi al Meeting è la volta di tre ministri dell’ese-cutivo tecnico. Apre il ministro dello Sviluppo e-conomico Corrado Passera, che alle 11.15, in sa-lone B7, parteciperà all’incontro “La sfida delcambiamento: welfare e sviluppo. Come usciredalla crisi senza sacrificare nessuno”. Insieme alui Mauro Moretti, amministratore delegato diFerrovie dello Stato e Giorgio Vittadini. Alle 15Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, parleràin sala C1 di “Ambiente: dalla sfruttamento allatutela”. Partecipano al dibattito Roberto De San-tis, presidente del Conai, Andrea Illy, presidentedi Illy Spa e Antonino Turicchi, presidente di Al-stom Italia. Sempre alle 15, insieme a Sua Eccel-lenza Monsignor Luigi Negri, vescovo di SanMarino e Montefeltro, parlerà Lorenzo Ornaghi,ministro per i Beni e le Attività Culturali. Il temaè di interesse universale, più volte trattato al Mee-ting: “Bellezza e cultura: bene comune”.

Non solo Passera:tre ministri in Fiera

MONTI AL

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PRIMO PIANO

3 20 agosto

Mario Monti è stato protagonista della giornata di ieri al Meeting. Da sinistra: la stretta di manocon Bernhard Scholz (Cdo); la visita alla mostra “L’imprevedibile istante”; l’ingresso in auditorium; il saluto con Giorgio Vittadini. Nel tondo, Emilia Guarnieri

«Anch’io qui per un istante»Monti: «Voi giovani dovreste fare uno sciopero generazionale»

Quella citazione del Meeting ’98Il presidente Mario Monti, in un pas-saggio del suo intervento di ieri, haricordato una sua precedente visita alMeeting nel 1998. Il giorno prima che parlasse l’alloracommissario europeo, il segretariogenerale della Cisl Sergio D’Antoniin incontro sul problema dell’occupa-zione (dal titolo “Chi non lavora nonfa rumore: requiem per l’occupazio-ne”) aveva invitato ad uno scioperogenerale: «Occorre una mobilitazio-ne generale che ponga al centro lavo-ro e formazione: è quello che tocca anoi, alle grandi organizzazioni auto-nome che si misurano in questa so-

cietà». Di conseguenza arrivò la forterisposta di Monti che già dimostravadi avere a cuore il futuro dei giovani,citata anche per l’incontro di ieri:«Se c’è uno sciopero che è giustificatonon credo sia lo sciopero generale,ma uno sciopero generazionale, unasorta di sciopero dei giovani, giovani iquali, salvo una radicale innovazionedei meccanismi economici italiani,vanno incontro a probabilità non ele-vate di trovare lavoro e a probabilitàelevatissime di vedersi sottratto daimposte una parte del loro redditopiù alta rispetto ai loro coetanei di al-tri paesi».

Un impercettibile «bello» si è potutoleggere sul labiale del presidente MarioMonti, appena salito sul palco dell’au-ditorium tra gli applausi dei presenti.Per il primo ministro il poter essere pre-sente al Meeting - dove è stato accoltocon affetto non interrotto da una mini-ma contestazione estranea al popolo diCl - è stato un «onore e una gioia»: o-nore per avere avuto lo stesso ruolo delpresidente della Repubblica GiorgioNapolitano (che aveva inaugurato lamanifestazione dello scorso anno);gioia per aver potuto percorrere la mo-stra “L’imprevedi-bile istante. I giova-ni per la crescita” eper essersi trovato«tra voi giovani inun istante veramen-te imprevedibiledella mia vita».

Arrivato in Fiera,dopo un breve mo-mento di colloquiprivati alla presenzaanche di giovani u-niversitari, il presi-dente del Consiglioha appunto visitato la mostra dei giova-ni, per poi dirigersi verso l’auditoriumdove si è tenuto l’incontro d’inizio diquesto Meeting.

Intervenuto dopo il professor Vittadi-ni (applaudito sonoramente dallo stes-so Monti), il premier ha deciso di non

usare il testo predisposto ma di andarea braccio, partendo innanzitutto dal ti-tolo: «“Imprevedibile istante” è una de-finizione affascinante – ha esorditoMonti – poiché che la crescita prendale mosse dalla capacità d’iniziativa per-sonale è questione di istanti, che resta-no imprevedibili». Del resto lo stessopremier si è detto al governo «per un i-stante, in fondo non troppo lungo», co-me ha definito la sua esperienza in cor-so a palazzo Chigi.

L’ex commissario europeo ha datopoi la sua lettura degli spunti offerti dal-

la mostra: l’ “im-prevedibile istante”,ha detto, «nascegrazie solamentealla fiducia in sestessi», dote che -ha spiegato - puòrovinare sia in ec-cesso sia in difetto.Meno colto dal pre-mier è stato il mes-saggio - accentuatodall’esposizione vi-sitata ieri - secondocui questo spirito

d’iniziativa nuovo può nascere solodall’incontro «con la fede o, per chinon crede, con un grande ideale». Ilpremier ha proseguito soffermandosisulla situazione odierna del nostro Pae-se poiché «l’imprevedibilità dell’istantesuggerisce uno spunto per l’istante che

l’Italia sta vivendo». Si è chiesto se l’I-talia sia veramente in crisi: «Un anno fapensavamo di esserlo di meno, ma inverità la crisi era più forte», questo per-ché «non era ancora venuta meno unapolvere di parvenza di stabilità e benes-sere». Infatti la fase di crisi sta a suogiudizio lentamente finendo, grazie an-che al «miracolo di forze politiche cheprima combattevano reciprocamente,ma che con un soprassalto hanno ini-ziato a partecipare attivamente nelprendere decisioni rinviate per anni edecenni». Crisi, per Monti, sarebbe sta-to «far andare avanti le cose come era-no prima».

Tornando nello specifico sul temagiovani, ha ripetuto il termine già usatodi «generazione perduta», poiché «è u-na realtà davanti agli occhi di tutti: losperpero di una generazione di quaran-tenni che pagano la poca lungimiranzadi chi non si è impegnato per i giovani»e ha ricordato il suo intervento al Mee-ting del ’98 in cui invitava i giovani aduno «sciopero generazionale»: «Voigiovani - ha detto - state pagando unprezzo altissimo».

In risposta a Vittadini, che avevachiesto di liberare «i lacci e laccioli»che troppo spesso bloccano la crescita,Monti ha ribadito che il tema dell’ulti-ma generazione è il cuore dell’attivitàdel suo governo, anche se «mai abbia-mo pensato che le riforme che abbiamofatto potessero far salire immediata-

mente la crescita». C’è bisogno di tem-po (infatti i tassi non sono diminuiti su-bito) «per una serie di ragioni dovute auna minore credibilità sulla persistenzadell’euro». Sulla moneta unica il presi-dente del Consiglio ha voluto soffer-marsi sottolineandone l’importanza eazzardando un paragone: «La maggio-re tragedia sarebbe se l’euro inteso co-me pinnacolo della costruzione euro-pea, una sorta di “Madonnina” comedicono i milanesi, diventasse fattore didisgregazione tra nord e sud d’Euro-pa».

Quali dunque leprospettive per ilfuturo? Monti haprovato a dare unarisposta nel «trova-re per l’Italia unastrada decorosa peressere rispettata nelmondo» e per farein modo che il Pae-se sia in grado di i-niziare ad esercitareun «soft power» in-teso come «attivitàmoderna che fa levasulle caratteristiche degli italiani chepossa portare l’Italia a poter parlare congli altri stati nel mondo, in particolarecon quelli in via di sviluppo, senza es-sere vista con diffidenza». Queste ca-ratteristiche dell’Italia potranno esserevalorizzate solo se si «ritroverà un mi-

nimo di fiducia specifica dei cittadiniverso lo Stato e dei cittadini tra di loro».Esempio portato dal premier per ritro-vare tale fiducia è la lotta all’evasionefiscale su cui è stato irremovibile, criti-cando anche la Rai: «Suggerirò ami-chevolmente ai dirigenti della Rai dinon usare più l’aggettivo “furbi” rife-rendosi agli evasori nei servizi dei tele-giornali che parlano di lotta all’evasio-ne fiscale».

Prima di concludere ha voluto riflet-tere sul titolo del Meeting: l’ “infinito”è «qualcosa che sconvolge ognuno di

noi, quasi intangibi-le. Ma si può bendire che le decisionipolitiche sono spes-so affette per la to-tale mancanza diinfinito, anche solointeso come tempoe spazio». Dopo a-ver citato per bendue volte De Ga-speri, il presidenteha terminato l’in-contro rispondendoalle domande di

due universitari con a tema le misuredel governo per i giovani in due settoricritici come la scuola e l’università.Monti ha in parte svicolato le doman-de, citando le misure già predisposte.Come a dire: non cambio strada.

Marco Capizzi

«Un anno fa la crisi era peggiore di oggi,

ma non ce nerendevamo conto. Per molti aspetti vedo avvicinarsi

l’uscita dalla crisi»

«Un’intera generazionedi giovani paga le

conseguenze gravissimedella scarsa

lungimiranza di chi inpassato non ha onoratoil dovere di impegnarsi»

MEETING

Page 4: Quotidiano Meeting 20 agosto

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La crisi come opportunità

Riscoprire i mestieri

Fare con le proprie mani

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IL bisogno di ricominciare

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PRIMO PIANO

5 20 agosto

Simone Virgara è un giovane imprenditoreclasse ’88, che gestisce insieme a Lorenzo Pe-rego la cantina di vini “La Barbatella” a NizzaMonferrato. La sua avventura nasce proprio alMeeting, grazie all’incontro con Carlin Petri-ni, fondatore di “Slow food”: «Cominciammoa parlare del Monferrato; in quel mo-mento sorse in me la passione peril vino e decisi di non eluder-la».

Sfida ardua, perché «en-trare in Piemonte da mila-nesi e produrvi la Barberanon è facile come dirlo edevo ringraziare Lorenzoche ha investito su di me.Soprattutto, ho compresoquanto fosse necessario per medecidere di vagliare sempre, nellamia esperienza lavorativa, il mio inte-resse per il vino, così da scoprire se fosse sola-mente una passione o qualcosa in cui credevoe per cui avrei investito i miei talenti».

Sin da quando “La Barbatella” comincia amuovere i primi passi nel mondo del vino, perSimone è fondamentale il dialogo con uominieducati a vivere la predilezione per il gusto al-

l’interno della propria storia e dell’incontrocon il movimento di Cl, «persone che hannofatto della propria passione la loro professio-ne, come Paolo Massobrio e Walter Gatti». Eun rapporto sincero con l’educazione ricevutapermette una creatività imprenditoriale inno-

vativa: «Il nostro tentativo è di scardi-nare alcune logiche del mercato;

ad esempio, abbiamo aperto lacantina ad altri imprenditori,

cercando collaborazione».La storia di Simone Vir-

gara dimostra che l’“im-prevedibile istante” non èuna sorta di magìa ma

qualcosa che ha a che farecon la libertà della persona.

E il giovane imprenditore ri-lancia: «Si deve sudare, perché le

cose non cadono mai dal cielo. Occorremettercela tutta e aiutarsi ad iniziare da ciòche esiste: non è umano partire da una sconfit-ta, non è ciò a cui sono stato educato. La gior-nata comincia da ciò che è presente, banal-mente dal fatto che ci sono. Perché il resto nondovrebbe essere così?».

Luca Maggi

OPERE GIOVANI«Faccio il vinocon più gusto»Un incontro (al Meeting...) e una passione che diventaimpresa. Virgara: «Si comincia da ciò che è presente»

Dal Fantacalcio allo scouting calcistico online, passando — meglio, licenziandosi — daun posto fisso in banca. È il percorso di MatteoCampodonico che con l’amico Simone Falzettiha creato letteralmente dal nulla un’impresa daicontenuti innovativi, in un ambiente ostico e re-frattario alle novità come quello del cal-cio e che oggi dà lavoro a 50 per-sone, tra Italia e Bulgaria.

Campodonico, in perfettoslang pallonaro, l’ha definitauna “cassanata”. In realtà,la sua intuizione è, comesempre in questi casi, ge-niale ed esemplare: rispostaa un bisogno concreto —quello dei club alla ricerca dinuovi talenti e alle prese construmenti obsoleti come dvd e fil-mati —, un primo tentativo e poi l’im-prevedibile istante dell’idea giusta e dell’incon-tro con chi è disposto a sostenere finanziaria-mente l’idea.

Un’idea che si chiama Wyscout e che oggidispone di un database con informazioni su200mila giocatori di calcio e che permette di vi-sualizzare in streaming le loro azioni.

Anche il presidente del Consiglio, MarioMonti, visitando ieri al Meeting la mostra “Gio-vani per la crescita” è stato colpito dalla storiadi Campodonico, tanto da citarla nel suo inter-vento.

Certo, senza la tecnologia del web Wyscoutnon esisterebbe e l’iPad ha dato una

mano decisiva. Ma la tecnologia èinutile se manca la capacità di

inventare percorsi nuovi inattività “vecchie”. Matteo,in una recente intervista, havoluto ringraziare SerseCosmi che, da tecnico delGenoa, fu il primo a dare

credito al progetto. Seguitoa ruota dalla Samp e dall’U-

dinese. Qualche altro dato? AWyscout oggi sono abbonate tutte

le società della serie A italiana e 250club internazionali, oltre a 130 procuratori.L’80% del fatturato — che è di 2,5 milioni dieuro — proviene dall’estero. Campodonico loripete a tutti: «La crisi non può avere l’ultimaparola. Non bisogna mai arrendersi e averesempre il coraggio di cambiare».

Q.M.

«La crisi? L’hopresa a calci»Via dal posto fisso. Per realizzare un’idea che cambiail mondo del calcio. E che anche Monti ha voluto citare

Tommaso Piffer, milanese, classe 1981, si èlaureato in Giurisprudenza all’Università degliStudi di Milano. Ma la passione vera, quella chedurante gli studi continuava a crescere, è per lastoria. Così, il passo decisivo per la sua forma-zione è stato quello di intraprendere il dot-torato di ricerca in storia contempo-ranea presso l’Università di Bo-logna, che oggi l’ha portato astudiare fino ad Harvard.

«Quello che davvero con-ta - spiega Piffer al Quoti-diano Meeting - è la dispo-nibilità a scoprire le inclina-zioni e le doti che ognuno dinoi si trova addosso e a vigi-lare di fronte alle provocazionidella realtà. Poi, occorre andardietro alle une e alle altre».

Piffer ha pubblicato libri presso importanti e-ditori, incentrando la propria ricerca sulla storiadella resistenza italiana. Il suo ultimo libro “Por-zus. Violenza e Resistenza sul confine orientale”è stato citato dal presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano, in occasione della sua visi-ta in provincia di Udine.

I libri di Piffer sono stati apprezzati per la trat-tazione approfondita e appassionata ma soprat-tutto per la capacità di analizzare la Resistenzaal di là dei consueti schemi storiografici: «L’ele-mento fondamentale è l’amore appassionato al-

la verità che ho visto nei miei maestri. Nonconvincono le polemiche, ma con-

frontarsi sulle diverse ipotesi coni fatti che lo storico incontra. È

necessario dare credito all’i-potesi iniziale, essendo di-sponibili a farsi smentiredalla realtà».

Anche per Tommaso èstato fondamentale cogliere

le tante sfide che la quotidia-nità propone incessantemente:

«L’“imprevedibile istante” si èmanifestato per me nel paragone tra le

passioni che ho scoperto in me e l’esempio diprofessori che ho incontrato. Sono stato di fron-te a ciò che stava accadendo grazie all’educazio-ne che avevo ricevuto. L’Italia che produce ta-lenti in fondo è l’Italia che sa educare alla di-sponibilità verso la realtà».

L.M.

«La bella storianon fa polemica»Attenti alla realtà e fedeli alla verità. Nella storiografiacome nella vita. Piffer: «Decisivo l’esempio dei maestri»

Mattia Sogaro studia Giurisprudenza all’Uni-versità degli Studi di Milano e dal 2010 è presi-dente del Consiglio nazionale degli studenti u-niversitari (Cnsu), organo di rappresentanzacomposto da giovani che collabora col Ministe-ro.

«Avevo deciso di candidarmi nel2010 - spiega Mattia - alla luce diciò che avevo scoperto ina-spettatamente nei primi anniin ateneo, incontrando ra-gazzi appassionati a ciò chestudiavano e docenti dispo-sti a essere maestri per glistudenti. C’erano iniziativeutili, come i corsi di “Esperi-menti danteschi” o il seminariodi diritto commerciale, nate dall’i-niziativa di ragazzi o professori: vole-vo sostenere la passione qui intravista, per gene-rare un bene che fosse per tutti».

In questi mesi di presidenza del Cnsu le diffi-coltà non sono mancate. «Ma lo studio in uni-versità non è in contraddizione con la rappre-sentanza studentesca, anzi: ho scoperto che l’u-nica modalità per essere incidente al Cnsu e rap-

presentare veramente i giovani universitari è es-sere studente fino in fondo».

Accade così di sorprendersi per alcuni eventiinaspettati. Come è accaduto qualche mese fa,quando in Consiglio si parlava di Tfa: «Insieme

ai rappresentanti degli altri schieramenti e-ravamo di fronte a due strade: muo-

verci lungo posizioni politichetradizionali, oppure discutere

di ciò che era il cuore del Ti-rocinio Formativo Attivo: lalibertà d’insegnamento. Ilrisultato sorprendente è sta-to la condivisione delle ra-

gioni per cui il documento,poi approvato, doveva essere

adottato dal Consiglio».Dopo due anni di presidenza, o-

ra Mattia ha chiaro il senso del suo im-pegno nel Cnsu: «Lavorare da giovane per i gio-vani significa essere attenti a tutto ciò che suc-cede. Ho a che fare con ragazzi di tutta Italia:ma tante volte capita che, per la difficoltà di unsolo studente, s’intraprenda un dialogo costrutti-vo, utile poi per il bene di tutti».

L.M.

Mattia e il Cnsu:«Un io per tutti»Dai seminari in università alla rappresentanza politica:«Ho voluto portare a Roma la passione vista in ateneo»

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IL SENSO RELIGIOSO

6 20 agosto

Dall’Egitto a GesùCosì l’uomo cerca l’InfinitoJulien Ries spiega l’esperienza del sacro. Oggi l’incontrosull’ “homo religiosus” con Habukawa e Stefano Alberto

Nato nel 1920, Julien Ries (la foto è dell’edizione 2004 del

Meeting) è un antropologo e storicodelle religioni creato cardinale da

Benedetto XVI.I suoi studi all’università

di Lovanio (Belgio) si sono concentrati sull’essere umano in

quanto “homo religiosus”. Ha donatouna biblioteca

da 8mila titoli all’università Cattolicadi Milano JULIEN RIES

Nell’intento di esprimere bene la totalitàdell’uomo che vive l’esperienza del sacro,Eliade gli dà un nome: homo religiosus. A-gli occhi di Eliade, quest’uomo «crede sem-pre nell’esistenza di una realtà assoluta, ilsacro, che trascende questo mondo, ma chevi si manifesta e, per questo fatto, lo santifi-ca e lo rende reale». Di conseguenza, homoreligiosus ed esperienza del sacro sono inse-parabili.

Consideriamo questo homo religiosusquale lo conosciamo attraverso i fatti e i ge-sti della storia. Se analizziamo le sue pittureritrovate in centinaia di grotte sinora sco-perte, le sue migliaia di incisioni rupestri e isuoi disegni, se esaminiamo il suo compor-tamento riguardo ai defunti, se cerchiamo diinterpretare i gesti delle sue mani levateverso la volta celeste, siamo obbligati apensare a un’esperienza di relazione vissutain maniera cosciente dall’uomo arcaico, aun comportamento relazionale con unaRealtà misteriosa e ultraterrena.

Identificato già attraverso le tracce cultu-rali lasciate sin dai tempi preistorici, lungomigliaia di anni, egli ci dà conto di questarealtà attraverso un discorso pervenuto sinoa noi grazie a dei segni e a dei simboli: è lascrittura mediante la quale egli consegna isuoi miti, le sue preghiere, i suoi riti e le suecredenze. Così i libri sacri dell’umanità co-stituiscono un prodigioso patrimonio chestorici e altri specialisti tentano di analizza-re per comprendere il discorso con cui l’ho-mo religiosus e symbolicus ha tradotto lapropria esperienza religiosa. (…)

Il sacro non è un’invenzione degli storicidelle religioni, ma è l’oggetto del loro stu-dio. Le ricerche recenti dimostrano che èstato l’uomo delle grandi culture che hacreato la terminologia del sacro, allo scopodi esprimere un’esperienza scientifica di cuiegli si dichiara testimone. L’analisi del suodiscorso indica che egli ha avuto il senti-mento della presenza di una potenza miste-riosa ma efficace che determinava il suocomportamento. L’abbondante documenta-zione del vocabolario del sacro, come purela convergenza dei suoi significati nelle di-verse culture, costituiscono un dossier im-pressionante e illimitato.

Sul Lapis niger scoperto a Roma nel 1899e risalente alle origini romane, compare laparola sakros, un vocabolo che esprime unpensiero e un comportamento che si ritrova-no in tutta l’area interessata dalle migrazio-ni indoeuropee. La radice sak- è all’originedelle formulazioni del sacro e forma il ver-bo latino sancire, che significa «conferirevalidità, realtà, far sì che qualcosa diventireale». Dunque il sacro conduce alle basidel reale e interessa la struttura fondamen-

più il sacro cananeo, poiché Jahvè segnacon la propria impronta la storia patriarcale,l’Esodo, l’Alleanza, il movimento profeticoe anche il culto. Nell’islam, che è ad untempo religione, cultura e comunità, il sacrotrova la propria origine in Allah, la volontàdel quale determina tutta la vita del musul-mano.

Il sacro cristiano è il sacro del Dio viven-te reso presente grazie alla mediazione diGesù Cristo. In questo sacro in regime mes-sianico l’uomo entra nella via della salvez-za, che conduce la creazione alla sua pie-nezza: sacro e santità sono inseparabili.

delle cose di questo mondo: il sacro vi simanterrà sempre presente per la durata di3.000 anni.

Nelle tre grandi religioni monoteiste lostatuto del sacro cambia, dal momento chel’uomo si trova di fronte a un Dio unico,personale e trascendente, che non parla piùper mezzo di oracoli ma che si rivela diret-tamente all’uomo ed esige la fede del suofedele. Al sacro si accompagna la nozionedi santità, che concerne il comportamentodell’uomo.

Perciò l’esperienza del sacro subisce unprofondo mutamento. Il sacro biblico non è

tale degli esseri e delle cose. Questa conce-zione si ritrova presso gli Ittiti, in India, inIran e in Germania, e ha avuto uno svilupponotevole nel pensiero greco.

A Sumer il sacro si presenta come inse-parabile dalla cosmogonia. Nel mondo ba-bilonese e presso i Semiti dell’Ovest il sa-cro si trova sempre in un contesto religiosoe implica l’accostarsi dell’uomo alla divi-nità, alla quale egli porta la propria offertao consacra se stesso. In Egitto, fin dalle pri-me costruzioni, gli uomini hanno manife-stato il desiderio di trascrivere il divino sul-la pietra, contrapponendolo alla precarietà

Messa e messaggio del Papa. Questi idue gesti con cui il popolo del Meeting havoluto iniziare l’avventura 2012.Dopo la lettura di Emilia Guarnieri del-la lettera autografa di Benedetto XVIscritta per l’occasione, il vescovo di Ri-mini Francesco Lambiasi ha presiedutola celebrazione di fronte a più di 10milapersone. Con lui, dietro all’altare, DodëGjerji, vescovo di Prizen in Kosovo, PierGiacomo Grampa, vescovo di Lugano, eJavier Prades López, rettore dell’univer-sità San Dámaso di Madrid. «Siamo mendicanti», ha detto il vescovodi Rimini nelle prime parole della sua o-melia citando quanto detto da Giussaninel 1998 in piazza San Pietro: «Il veroprotagonista della storia è il mendicante:Cristo mendicante del cuore dell’uomo eil cuore dell’uomo mendicante di Cri-sto». «Siamo mendicanti, ma non vaga-bondi e abbiamo fame, una fame strug-gente, infinita, di vita e di infinito. Ed ènel vangelo di oggi che ci viene indicatoquale risposta il Creatore ha preparatoper la nostra fame, una risposta che vacontro ogni tentazione spiritualista». Il vescovo ha arricchito l’omelia citandoil vangelo di Giovanni: «Io sono il panevivo disceso dal cielo. Se uno mangia diquesto pane vivrà in eterno». «Dio nondice: datemi, sacrificatevi per la mia cau-sa, toglietevi il pane di bocca per me - hasottolineato il Vescovo - ma dice: prende-temi, mangiatemi, bevetemi». «Siamopellegrini - ha poi chiuso Lambiasi - invi-tati a mangiare il pane disceso dal cieloper diventare a nostra volta pane per lavita dei fratelli».

B.C.

Mons. Lambiasi«Fame del Tutto»

Pubblichiamo alcuni stralci del libro “Le originidelle religioni” di Julien Ries. L’antropologo bel-ga interverrà oggi alle ore 17 (in collegamento vi-deo) nell’incontro dal titolo “Homo religiosus”,insieme a don Stefano Alberto, docente di Teolo-gia all’università Cattolica di Milano, e a ShodoHabukawa, abate del Muryoko-in Temple (B7).

Page 7: Quotidiano Meeting 20 agosto

Monsignor Kaigama, arcivescovo diJos e presidente dei vescovi nigeriani, èun fiume in piena. Teneva moltissimo aesserci al Meeting, tanto che quando ie-ri ha perso l’aereo da Londra ha chiestoqualsiasi volo disponibile, «perché aRimini ci devo assolutamente andare.Anche seduto sul pavimento dell’ae-reo». Nell’ora e più di testimonianza,l’arcivescovo racconta della sua Nige-ria, «gigante ferito, martoriato», e so-prattutto di sé, di cosa significhi viverela fede, il rapporto con l’infinito, in unpaese dilaniato, in cui «mancano i dirit-ti basilari, c’è una distribuzione iniquadella ricchezza, alcune parti del paesevogliono staccarsi e le aspirazioni dellagente sono state trascurate per troppotempo».

Ad aggravare la situazione c’è la pre-senza del gruppo islamico fondamenta-lista Boko Haram, che dal gennaio diquest’anno ha fatto più di 800 vittime, lamaggior parte delle quali cristiane.«Boko Haram è un invito alla guerra per

la Nigeria e getta il nord musulmanocontro il sud cristiano», prosegue Kaiga-ma, «i terroristi attaccano le chiese e se-minano terrore tra gli innocenti. Voglio-no distruggere la fede e non accettano diavere un cristiano come presidente dellaNigeria. Penso che Boko Haram sia u-sata da leader politici per creare confu-sione e abbattere il governo».

In un contesto del genere la presenzadella Chiesa e, in particolare, l’opera dimonsignor Kaigama è di un’originalitàassoluta. «Da quando sono diventatovescovo, nel ’95, c’è stata una crisi do-

po l’altra. Passo giorni e notti nei villag-gi per conoscere i problemi della gente.Devo fornire educazione, servizi sanita-ri, acqua potabile e tanto altro. A voltemi sento come un assistente sociale».Pace e amicizia sono le parole che ri-corrono più spesso nel suo intervento.«Tante volte sono andato a mangiare damusulmani, e ho fatto anche amicizia.Pochi giorni fa ci hanno invitato allamoschea per festeggiare la fine del ra-madan. Io ci sono andato ed è stato me-raviglioso. Ma per questo sono stato ac-cusato di non difendere la causa cristia-

na». Anche all’interno delle comunitàcristiane non tutti concordano sulla stra-da indicata dal vescovo. «C’è stato unmomento in cui sentivo di non farcela.Io parlo di pace e dialogo e mi sento dasolo. È una lotta».

Quando le chiese vengono bruciate,le proprietà distrutte, gli amici o i paren-ti uccisi, scatta una rabbia difficile dacalmare. «Si arriva al punto in cui lagente è stanca. Gli attacchi hanno messoa dura prova la fede di molti, perché nonè facile parlare di amore e perdono inqueste condizioni. Vado a letto preoccu-

pato. Mi chiamano alla mattina e mi di-cono che ci sono stati dei morti. A voltenon ho appetito. Il governo non fa nullae i militari non ci proteggono». Eppure,«anche se sono solo, anche se sono sot-toposto ad attacchi, la grazia del Signoreè sempre con me. Siamo stati attaccati euccisi ma la speranza rimane». E diven-ta fattore di novità e costruzione. Ne so-no esempio il centro di formazione diJos, dove per due anni musulmani e cri-stiani studiano insieme, o il centro per lapace e il dialogo (nato «perché tutti ve-nivano da me in continuazione per me-diare tra gruppi religiosi ed etnici»).

L’immagine che sceglie per salutarciè quella dell’abbraccio: «Voglio sottoli-neare questo concetto bellissimo di a-micizia. Gesù è morto sulla croce abraccia aperte per abbracciare tutta l’u-manità. Credo che attraverso le vostrepreghiere si possano avverare dei mira-coli, può finire la violenza e la Nigeriasopravviverà unita».

Lorenzo Margiotta

IL SENSO RELIGIOSO

7 20 agosto

«La Siria è sempre stata un mosaico di culture,e che possa rimanerlo anche dopo il regime rap-presenta la vera sfida», dice Salman Shaikh, diret-tore del centro studi della Brookings Institution aDoha, in Qatar. Oggi, alle ore 11.15 in Sala A3, in-terverrà all’incontro “Libertà religiosa: il principioe le sue conseguenze”. Grande esperto di questio-ni medio orientali, Shaikh è al centro delle tessi-ture per dare un’alternativa credibile al regime delpresidente siriano, Bashar el Assad. Un lavoriofebbrile, dal quale dipende il volto che potrà pren-dere la Siria, quando il conflitto che la dilania daoltre un anno e mezzo sarà finito. La convivenzapacifica tra cristiani, ebrei e musulmani potrebbediventare un lontano ricordo. Molti temono che seprendessero il potere le frange più islamiste, per lafragile comunità cristiana potrebbe essere la fine.

Quale è la posizione dei cristiani in questomosaico così complicato?

«I cristiani, come gli altri gruppi minoritari inSiria, sono terrorizzati e hanno paura a schierarsicon una parte o con l’altra. In questo momento misembrano divisi in due gruppi: il primo, più gran-de, che per ora rimane in silenzio, ma che proba-bilmente presto prenderà parte alla rivoluzionecontro il regime. Il secondo, invece, molto più pic-colo, appoggia ancora il regime, soprattutto per-ché teme che il peggioramento della situazionepossa mettere in pericolo la sua stessa esistenza».

Sono paure giustificate?«In Siria si stanno ponendo le basi per uno sta-

to moderno. Il sistema precedente non era più so-stenibile. I cristiani devono prendere parte al di-battito per un nuovo stato siriano, partecipare ainegoziati. Solo così potranno tutelare la loro posi-zione. La Siria è sempre stata un mosaico di cul-ture, e la vera sfida è che possa rimanerlo anchedopo la caduta del regime».

I cristiani saranno costretti a fuggire?«Sarebbe una vera tragedia. Credo che al mo-

mento non si possa prevedere il futuro della co-munità cristiana, e so che vi sono gruppi che stan-no lasciando il paese per le tragedie che vi stannoaccadendo. Ma gli episodi di violenza contro i cri-stiani finora non sono stati molti. Vi sono stati an-che episodi di solidarietà interreligiosa, come nelcaso, accaduto di recente, in cui gli abitanti di al-cuni villaggi cristiani hanno dato ospitalità e aiuto

a ribelli musulmani. Per questo credo che la mag-gioranza dei cristiani resterà».

Ma la Siria, in questo momento, è un paesepericoloso per le minoranze cristiane?

«Secondo me, ogni crisi porta con sé un’oppor-tunità. Per i cristiani, adesso, è arrivato il momen-to di impegnarsi a costruire nuove relazioni e a in-trecciare nuovi rapporti, per preparare quello cheverrà dopo il regime. Rendere concreta quella cheora è solo un’opportunità è responsabilità anchedelle gerarchie ecclesiastiche».

Quanto durerà ancora la guerra civile? «A quello che vedo, siamo ad una svolta. Il re-

gime di Assad aveva costruito uno stato dentro lostato. Una coalizione trasversale di cui facevano

parte diverse realtà della società civile siriana(curdi, ebrei, sunniti, cristiani e parte dell’eserci-to) e che adesso lo stanno lentamente abbando-nando».

Il tempo per Assad è scaduto, quindi? «Il regime ha i giorni contati, ma è difficile dire

quando accadrà. Il regime potrebbe cadere entrola fine dell’anno come nelle prossime settimane.Di certo, è un momento davvero pericoloso. Leforze lealiste, al comando di un circolo ristretto dipotenti famiglie, hanno ancora a disposizione unapotenza di fuoco impressionante, che permette lo-ro di infierire ogni giorno contro la popolazionesiriana ed i ribelli».

Giovanni Zaccaroni

Salman Shaikh, direttore della sede di Doha (Qatar) del think tank americano BrookingsInstitution, esperto di Siria e di medio Oriente

«Senza i cristiani non ci sarà la Siria»Per Salman Shaikh (Brookings Institution), il regime di Damasco ha i giorni contati«Ma il paese deve restare un mosaico di culture, altrimenti sarà una tragedia»

JULIÁN CARRÓN

Cari amici, che conforto mi ha invasoquesta mattina, pensando a ciascunodi voi impegnati nella frenetica atti-vità del Meeting, nel leggere il com-movente messaggio autografo del Pa-pa! Benedetto XVI ha compiuto an-cora una volta un gesto pieno di tene-rezza nei nostri confronti, indicando-ci il punto fondamentale a cui guar-dare per non perdere la bussola inquesta settimana piena di impegni:siamo «fatti per l’infinito». Avete inesso il calore e la luce per affrontarli.Che gratitudine sconfinata potersiguardare ogni mattina con la consa-pevolezza che «la grandezza e la di-gnità suprema dell’uomo» consistononel rapporto con l’infinito, che quellasete che investe «ogni fibra della miacarne» e che nessun peccato può eli-minare trova risposta nella «gioiosascoperta di essere figli di Dio»! Solo con questa autocoscienza possia-mo vivere «la vita come vocazione». Etutte le sfide che dovremo affrontarelungo le giornate (dal caldo del par-cheggio o in cucina all’umile impegnodelle pulizie fino a quelle più appari-scenti sul palco) ci sono date proprioper incrementare questa autocoscien-za. «Nulla allora è banale o insignifi-cante nel cammino della vita e delmondo», ci ha ricordato il Papa. Anzi,«ogni cosa, ogni rapporto, ogni gioia,come anche ogni difficoltà, trova lasua ragione ultima nell’essere occa-sione di rapporto con l’Infinito, vocedi Dio che continuamente ci chiama eci invita ad alzare lo sguardo, a sco-prire nell’adesione a Lui la realizza-zione piena della nostra umanità». Mostriamoci amici gli uni agli altri,sostenendoci in questo cammino dipurificazione da qualsiasi «falso infi-nito», per poter testimoniare a tuttiquanti ci incontreranno durante que-sta settimana che cosa rende «la vitaveramente libera e piena», che «ilpunto fondamentale, quindi, non è e-liminare la dipendenza, che è costitu-tiva dell’uomo, ma indirizzarla versoColui che solo può rendere veramen-te liberi». Grato della testimonianzache mi date con il vostro sacrificio pergridare a tutti la speranza che portia-mo nella nostra fragilità, vi auguroun felice Meeting.

Carrón ringraziaBenedetto XVI

«Vivo la speranza di Gesùanche se ci ammazzano»

Drammatico appello di monsignor Kaigama, capo dei vescovi in Nigeria:«Sarei venuto qui a ogni costo, pregate per il miracolo della pace»

Page 8: Quotidiano Meeting 20 agosto

«All I’ve got, is a red guitar, three chordsand the truth. The rest is up to you». Ho solouna chitarra, tre accordi e il desiderio di ve-rità. Il resto sta a te. È Bono che canta “All a-long the watchtower” di Bob Dylan, in un li-ve di 25 anni fa. Ma è anche ciò che serve percapire il rock e la mostra allestita in C5.

Non aspettatevi una mostra sulla storia delrock, niente pettegolezzi e idolatrie, qui si vaal cuore e bisogna essere disponibili a farsiguidare alla scoperta di un genere musicaleche si pensa di conoscere bene.

Il problema del rock è che dopo avere a-scoltato certe canzoni, si resta «lì con la con-sapevolezza di certe domande ma per nientevicino alle risposte», come dice John Waters,il curatore della mostra. È quello che è suc-cesso a lui nel 1972. Aveva diciassette anni,passati ad ascoltare la musica folk irlandese,quando ascolta “Ride the white swan”, unasemisconosciuta canzone dei T Rex e ci vede«di sfuggita una nuova prospettiva di li-bertà». Ed è proprio la sua esperienza il filorosso della mostra. Ora è vicedirettore dell’I-rish Times di Dublino, ma negli anni ha co-nosciuto personalmente molti degli artisti dicui racconta e gli altri li ha conosciuti graziealle loro canzoni, che dopo quel primo incon-tro da ragazzo ha continuato ad avere nelle o-recchie.

Eppure c’è chi dice che il rock è pericolo-so, la musica del diavolo. Non ultimo, pro-prio Benedetto XVI che qualche tempo fa hadetto che la musica rock, più che avvicinare igiovani alla verità, spesso li allontana. Unaprovocazione, per John Waters, come ha rac-contato lui stesso ieri pomeriggio durante lapresentazione della mostra: «Potrei anche es-sere d’accordo. Ma c’è un “ma”, e la mostraè questo “ma”. Spesso questa musica fa ap-pello agli istinti più bassi dell’uomo, ma c’èpiù di quello che si vede. Il rock ’n roll a vol-te è il rumore narcisitico ed egocentrico chefa da sottofondo alla nostra vita, ma ha ancheil compito di sussurrare il segreto del nostrocuore. Perché sotto l’eccentricità di lunghi

capelli biondi, delle borchie, delle creste edei pantaloni di pelle, c’è un uomo, c’è unadonna». Come nella canzone dei T Rex: c’e-ra un grido, che è entrato in consonanza conil cuore di John Waters. Che non se l’è piùpotuto togliere di dosso.

Allora bisogna andare al nocciolo dellafaccenda, vedere cos’è questo grido e comeci hanno fatto i conti i musicisti che hannofatto la storia del rock. Per farlo però bisognascendere dal palco allestito nella prima sala,spegnere le luci e la musica e entrare nelbackstage. Lì sono messi a nudo tutti i piùgrandi, da Richard Johnson ai Coldplay, daJanis Joplin agli U2, con una delicatezza e u-na passione che rompono «le maschere impo-ste dallo show business, dietro cui si nascon-de la purezza dell’intenzione», ha spiegatoWaters.

Non è un’impresa facile, in un ambientedove l’apparenza conta. Eppure c’è un meto-do che Waters ha seguito per tutta la sua vita:«Tutti cerchiamo il nuovo perché cerchiamoil vero, e quando lo scopriamo cogliamo unavibrazione, per questo andiamo contro i cli-ché, come Patti Smith, i Velvet Undergrounde Jimi Hendrix. Sono “i ribelli”, quelli chenon riuscivano ad esprimere se stessi seguen-do il modo tradizionale e ne hanno cercato unaltro, più genuino».

O come Amy Winehouse: «Era come il fi-lamento di tungsteno della lampadina. Erafragile, ma ci illuminava perché sul palcorappresentava il grido di tutti noi. Io credosia morta del suo desiderio incompreso, èmorta per la sua genialità, per la sua dote» haraccontato John Waters. Sembra il messaggioche il Papa ha inviato al Meeting: «Non èforse una condanna questo anelito verso l’in-finito che l’uomo avverte senza mai poterlosoddisfare totalmente?». «Lo può essere» -ha risposto John Waters - «Questo genio puòessere sostenuto e ci sono artisti che riesconoa sopportare la prigionia dorata a cui sonocostretti, ma solo perché entrano nella di-mensione spirituale di quello che cantano.

Gli U2, Springsteen, Bob Dylan o LeonardCohen hanno capito che la loro musica nonserve solo per intrattenere le masse, ma permetterci in contatto con l’infinito. Spesso noiabbiamo delle parole nel cuore, ma non sem-pre troviamo il modo di esprimerle. Sono pa-role che sembrano collassare nel silenzio.L’artista le rende diverse, le fa uscire».

Il dialogo con Benedetto XVI però non èfinito qui. Nel discorso al Bundestag di Ber-lino il Papa aveva parlato del bunker in cui cirinchiudiamo quando ci fermiamo all’appa-renza. «Il rock può aiutare ad uscirne - diceWaters - anzitutto perché descrive il mondoasfittico delle apparenze e ne fa prendere co-scienza. A volte invece rischia di essere pie-gato a colonna sonora del bunker. Eppure e-sprime il cuore, il grido di chi non sopportaquesta situazione. C’è un grido che attira inostri figli in questa musica, un grido di cuipossiamo fidarci. C’è una libertà che fa spe-rare. Nel rock c’è la fiamma del desideriodell’uomo che viene tenuta viva dentro unguscio di apparenza e banalità. Non so se riu-scirò a convincerne il Papa, ma che se ne par-li per una settimana, con un dibattito leale,può essere interessante».

Un dibattito che ricalchi quello che ha im-pegnato John Waters. «Da quando ho incon-trato il carisma di don Giussani ho scopertouna cornice dentro cui rimettere in ordine tut-ta la mia esperienza. L’ho capita meglio, ed ècambiato anche il mio modo di ascoltare lamusica rock, e questa mostra è frutto anchedi questa rilettura».

Una nuova esperienza, attraverso il rock.Come quando si sente una canzone pura, cherisveglia. Lo ricorda l’ultimo pannello dellamostra: succede che, grazie a una canzone dirock puro, «in tre minuti è racchiuso l’unicocontraccolpo di te che hai avvertito in tutta lagiornata. Ti lavi la faccia nel suono e torni acamminare per strada, un po’ meno spaventa-to di morire, ma, curiosamente, o forse no, unpo’ più determinato a continuare a vivere».

Pietro Bongiolatti

La mattina quando si entra e lasera quando si esce... è sempre lastessa musica. Quest’anno ad ac-compagnarci in fiera sono le notedi “Negra sombra”, una canzonegaliziana interpretata da ManoliRamirez de Arellano, membro delprestigioso ensemble vocale-stru-mentale spagnolo "Psalterium".

Le origini del brano sono anti-che. Il testo è una poesia ottocente-sca di Rosalia de Castro, poetessa escrittrice spagnola di lingua e na-zionalità galiziana, esponente delmovimento romantico della Galiziaconosciuto come “Rexurdimento”.

Fu scritto dalla de Castro dopo lamorte di due dei suoi sette bambi-ni, Adrian e Valentina, appena nati.

Nel 1890-92 Juan Montes Capóncompose l’adattamento musicale ecosì “Negra sombra” divenne unadelle più belle ballate del repertoriogaliziano, con testo e musica per-fettamente armonizzati. Negli anni’90 è stata eseguita anche da LuzCasal, cantante spagnola di famamondiale.

Un testo impegnativo, che com-bina nostalgia, malinconia e un filodi tristezza (tipiche della saudade).Un testo che va subito al cuore del

titolo del Meeting e che recita così:«Quando penso che tu sia fuggito,la tua ombra scura mi sorprende eritorni ai piedi del mio capezzalecogliendomi di sorpresa. Quandoimmagino che tu te ne sia andato, timostri nel sole stesso, sei la stellache brilla, il vento che fischia. Secantano sei tu che canti, se piango-no sei tu che piangi, sei il fremitodel fiume, sei la notte e l’aurora. Tusei in tutto e sei tutto per me. In medimori. Non lasciarmi mai, ombrache sempre mi sorprendi».

Si potrebbe fare un’analisi lin-guistica, un commento erudito al

testo, un temino sulle emozioni esensazioni che proviamo quandosentiamo queste parole risuonaretra i padiglioni. Certo, si potrebbefare ma non è questa la chiave dilettura più adeguata.

La cosa migliore è la più sempli-ce: ascoltare, ascoltare, ascoltare epoi lasciarsi colpire. Non importase queste parole ora sono familiario no, non importa se non ci aveva-mo mai pensato, non importa senon abbiamo la voce per cantarle

perfettamente. L’augurio è che, daquando si varca la soglia del Mee-ting sino all’ultima ora di visita odi lavoro, ci sia almeno il desideriodi poter dire sinceramente questeparole. In modo che alla fine diven-tino nostre, aiutandoci a compiereil passo offertoci dal titolo delMeeting.

Come? Facendo quello che cia-scuno deve fare: dal pulire i padi-glioni allo sbobinare i tg, dal servi-re ai tavoli allo spiegare una mo-stra. Quindi, aprite le orecchie. Epazienza se la voce è quella che è.

Maria Valentini

LA MOSTRA

8 20 agosto

John Waters, vicedirettore dell’“Irish Times”e curatore della mostra “Tre accordi e il desiderio di verità. Rock ‘n roll come ricerca dell’infinito”

Amy Winehouse. Sopra, Bono Vox

La poetessa Rosalia de Castroautrice del testo di “Negra Sombra”.Il brano proposto in Fiera è interpretato da ManoliRamirez de Arellano

Tutto il buono(e il vero)del rock ’n rollLa trasgressione esprime un grido di libertà che va oltrele apparenze. John Waters lo ha inseguito. E ce lo mostra

Arriva dalla Galizia dell’800la colonna sonora del Meeting“Negra sombra” è il brano che apre e chiude le giornate in Fiera

1- GloriaU2

2- Roll away your stone Mumford & Sons

3- And I wake up aloneAmy Winehouse

4- Cyprus AvenueVan Morrison

5- Wish you were here Pink Floyd

6- Sweet JaneVelvet Underground

7- Cool WaterHanck Williams

8- The show must go onQueen

9- Bird on the wireLeonard Cohen

10 Red river shoreBob Dylan

John’s playlist

Page 9: Quotidiano Meeting 20 agosto

UOMINI E FEDE

9 20 agosto

Pubblichiamo stralci dal libro “La for-tuna di appartenergli” (ESD, 16 pagi-ne, 1 euro) del cardinal Giacomo Biffi,presentato ieri al Meeting

I M P O R TA N T I O B I E T T I V I T E R A P E U T I C I .

F A R M A C I I N N O V AT I V I .

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GIACOMO BIFFI

Vi do una notizia un po’ riservata. Virivelo un segreto; ma, mi raccomando,resti tra noi. La notizia è questa: grandeè la fortuna di noi credenti. Grande è lafortuna di chi è «cristiano»; cioè appar-tiene, sa di appartenere, vuole apparte-nere a Cristo.

Grande è la fortuna dei credenti inCristo. Però non andate a dirlo agli altri:non la capirebbero. E potrebbero ancheaversela a male: potrebbero magariscambiare per presunzione il nostrobuon umore per la felice consapevolez-za di quello che siamo; potrebbero ad-dirittura giudicare arroganza la nostrariconoscenza verso Dio Padre che ci hacolmati di regali. Facendoci conoscereil Padre, Gesù ci porta anche alla mi-glior comprensione di noi stessi: ci faconoscere chi siamo in realtà, quale sialo scopo del nostro penare sulla terra,quale ultima sorte ci attenda. «Cristo –

sistenzialmente diventa quella tra un fa-tale avvio alla disperazione e una voca-zione alla speranza. (…)

Quando nella messa proclamiamogioiosamente: «Tu solo il Signore, Ge-sù Cristo!», noi notifichiamo a tuttiquale sia la fonte della nostra libertà:prima della Dichiarazione universaledei diritti dell’uomo (Onu, 10 dicembre1948), prima della Costituzione dellaRepubblica italiana (22 dicembre1947), la fonte della nostra libertà è lasignoria del Risorto. La nostra vera esostanziale liberazione non ci è stataprocurata da altri: è una proprietà che civiene, prima che da qualsivoglia auto-rità umana, dal nostro battesimo.

Quasi a ogni tornante della storiacompaiono uomini che sciaguratamen-te mirano a farsi padroni di uomini, ma-gari perfino invadendo e condizionan-do il loro mondo interiore. Coloro chesono ritenuti capi delle nazioni le domi-nano e in più vogliono farsi chiamarebenefattori (cf. Mc 10,42 e Lc 22,25),ha detto Gesù con qualche ironia. Eb-bene, il semplice fedele - anche quandonon fosse un eroe, anche quando nellasua debolezza fosse costretto a piegarsiesternamente alla prepotenza - resteràsempre un «liberto di Cristo», cioè unuomo che è stato riscattato dal Figlio diDio e che nessuno può ricondurre inservitù. Invece «quanti padroni finisco-no con l’avere quelli che rifiutano l’u-nico vero Padrone!», nota più di unavolta sant’Ambrogio con straordinariaacutezza (es. Extra coll. Ep. 14,96).

dice il Concilio Vaticano II – proprio ri-velando il mistero del Padre e del suo a-more, svela anche pienamente l’uomoall’uomo e gli fa nota la sua altissimavocazione» (Gaudium et spes 22).

Così veniamo a sapere – e nessunanotizia è per noi più interessante e riso-lutiva di questa – che siamo stati chia-mati ad esistere non da una casualità a-

nonima e cieca, ma da un progetto sa-piente e benevolo. Veniamo a sapereche l’uomo non è un viandante smarri-to che ignora donde venga e dove vadané perché mai si sia posto in viaggio,ma un pellegrino motivato, in cammi-no verso il Regno di Dio (che è diven-tato anche suo) e verso una vita senzafine.

Il dilemma tra l’essere increduli el’essere credenti è in realtà il dilemmatra il ritenersi collocati entro un guazza-buglio insensato e il conoscere di esse-re parte di un organico e rasserenantedisegno d’amore.

L’alternativa, a ben considerare, stafra un assurdo che ci vanifica e un mi-stero che ci trascende; alternativa che e-

Giacomo Biffi, 84 anni, arcivescovoemerito di Bologna. È stato creatocardinale da Giovanni Paolo II nel1985

«Vi do una notizia: ci è andata di lusso»

Il cardinal Biffi scrive ai credenti: «AppartenerGli è una grande fortuna»E cita Sant’Ambrogio: chi rifiuta il vero Padrone se ne ritrova molti di più

Page 10: Quotidiano Meeting 20 agosto

DOSTOEVSKIJ

10 20 agosto

Se Dostoevskij«diventa» GesùOggi viene presentata la mostra-evento curata da Tat’jana Kasatkinache racconta la «trasfigurazione» tra il genio russo e la figura di Cristo

Nel tondo, Tat’jana Kasatkina. Qui sopra, un momento dello spettacolo ispirato a “Delitto e castigo”, in scena stasera e domani al teatro Novelli

Un volto che traspare in un altrovolto, lo sguardo di Cristo in quellodi Dostoevskij. Questa è la prima,sorprendente immagine che apre lamostra “È Cristo che vive in te” (al-lestita in piazza B5 e che sarà presen-tata oggi alle ore 15 in sala A3) cura-ta da Tat’jana Kasatkina: non un per-corso per eruditi ma un viaggio nel-l’esperienza stessa dell’autorerusso, l’immedesimazio-ne con il suo modo cri-stiano di guardare larealtà. In tutte le sueopere, infatti, Do-stoevskij tratteggiaimmagini bipolari,personaggi e scenedella vita di tutti i gior-ni che introducono al sen-so profondo delle cose, che ri-mandano a episodi evangelici e rive-lano la vera natura dell’uomo. Neisuoi romanzi come nella sua vita e-merge l’unità tra l’icona e il quadro,tra la cultura occidentale e quella o-rientale. Da un lato l’uomo con tuttoil suo desiderio e il suo limite che sipone in preghiera di fronte al Miste-

ro, dall’altro il divino stesso che si ri-vela e muove il primo passo verso ilbisogno umano. Il punto d’incontro èl’incarnazione di Cristo, e l’atteggia-mento più ragionevole è quello diMaria, quello della completa offertadi sé. Per ogni persona, infatti, si po-ne il problema di come usare la pro-pria libertà: si può cooperare con Dio

e diventare strumenti di sal-vezza oppure rifiutare

questa possibilità e pre-ferire l’inferno, l’al-ternativa è netta. Co-me dice lo stessoDostoevskij neiTaccuini per “I fra-

telli Karamazov”:«La vita è un paradiso,

le chiavi le abbiamo noi». È l’esperienza di Raskol’-

nikov, il giovane protagonista di“Delitto e Castigo”, diviso tra il ni-chilismo e la conversione. Il padre glilascia i soldi della pensione e un oro-logio su cui è raffigurato il mondo.Per lui si apre la possibilità di far fio-rire la realtà, di diventare come Cri-sto. E infatti quando amministra be-

ne il denaro dei genitori, quando aiu-ta le persone in difficoltà, non soltan-to le cose vanno bene ma addirittura isoldi non mancano mai. Invece, nonappena inizia a fare calcoli e pretendedi gestire la sua vita autonomamentesi rovina con le proprie mani e fini-sce per uccidere l’usuraia che avevain pegno tutti i suoi averi. È lui il se-gno del rifiuto di fronte all’iniziativadi Dio, anziché «diventare come ilsole» la sua vita diventa color giallosporco, come la tappezzeria della suacamera. L’uomo è come una porta,può lasciare apparire se stesso e Cri-sto attraverso la propria vera natura,oppure no. Il rifiuto di Raskol’nikovsi infrange soltanto di fronte all’amo-re di Sonja.

Ma Dio non si stanca di bussare al-la vita di ognuno; come emerge dalpercorso della mostra, con il fangodel nostro male possiamo sotterraresolo parzialmente l’immagine divinache è in noi. Cristo riemerge dall’in-terno della nostra umanità attraversoil desiderio, e spetta alla nostra libertàdecidere di aprire. La luce viene dal-la grazia ma anche dal cuore dell’uo-

mo che può diventare porta per il pa-radiso. Di questo dramma umano ètestimone lo stesso autore al centrodell’esposizione, che alla luce dellasua esperienza di fede si domandacosa aiuti l’uomo a realizzare Cristoin sé. Un esempio di questo è il suoatteggiamento di fronte al caso diKaterina Prokof’eva Kornilova, unagiovane madre che in preda ai turba-menti della gravidanza aveva buttatodalla finestra la figliastra. Lo scrittoreinterviene tramite Masljannikov, ad-detto a riesaminare gli atti del proces-so, e nel farlo è cosciente di comequel che sta facendo sia in continuitàcon il racconto evangelico. Dostoev-skij scrisse così all’amico: «A Geru-

salemme c’era una piscina, Betzaetà,la cui acqua aveva il potere di curarema solo quando veniva mossa da unangelo. Un malato si era lamentatocon Cristo perché non c’era la perso-na che potesse immergerlo nell’ac-qua. A giudicare da questa lettera, peril nostro malato questa persona vuoleessere lei: non lasci passare il mo-mento in cui l’acqua si agiterà. Vi ri-compenserà Dio». Allo stesso modoil gruppo di amici, italiani e russi cheha realizzato la mostra, domanda: co-sa rende possibile una conoscenzanuova della realtà? Solo la contem-poraneità di Cristo e un uomo onestocol proprio desiderio.

Giovanni Naccarella

DOSTOEVSKIJ

11 20 agosto

Il regista Roberto Rossi

Delitto, castigo e grande teatroStasera e domani al “Novelli” di Rimini la compagnia di liceali bergamaschi“La Traccia” mette in scena il capolavoro del grande russo. Parla il regista

«L’uomo deve tornare a riconoscersi creatu-ra, dipendente da Dio. Al riconoscimento diquesta dipendenza è legata la possibilità di unavita veramente libera e piena». Le parole concui il Santo Padre ha salutato l’inizio delXXXIII Meeting sintetizzano la parabola dellavita di Raskol’nikov, uno dei protagonisti di“Delitto e castigo” di Dostoevskij che verràmesso in scena stasera e domani alle 21.30 alteatro Novelli di Rimini dalla compagnia tea-trale de La Traccia di Bergamo. Gli studenti delLiceo scientifico, linguistico e artistico “LaTraccia”, guidati dai registi Roberto Rossi, Ste-fano Mascetti e Stefano Nembrini, incontreran-no il pubblico per la nona e decima volta dopole precedenti messe in scena a Bergamo, in Si-beria e a Mosca: nella capitale sono stati invita-ti dalla professoressa Tatjana Kasatkina, inna-moratasi da una fotografia dello spettacolo. Adapertura di sipario gli spettatori si troveranno difronte una gabbia. È quella della mente di Ra-skol’nikov: l’affollarsi dei suoi pensieri, la suaconvinzione di potere tutto, l’essere disposto atutto pur di affermare se stesso. «Lo spazio sce-nografico diviso in nove - racconta RobertoRossi - riflette la persona di Raskol’nikov: unuomo, come dice il nome, diviso, che si spostacontinuamente da un luogo all’altro e ogni vol-ta cerca di essere una persona diversa». Questa

presunzione lo porterà a vivere nella menzo-gna, nella totale assenza di legami, fino a ucci-dere due persone. «A un certo punto - prosegueil regista - la gabbia si spacca: la scena guada-gna uno spazio che è infinito. Raskol’nikov i-nizia a vivere un rapporto, una dipendenza, eguadagna uno spazio infinito. Prima era indi-pendente dai rapporti ma viveva prigioniero:pensieri e peccati lo tenevano in gabbia, ora tut-to si è spalancato». Cosa è successo? Cosa haavuto la forza di spaccare la gabbia della men-zogna in cui quest’uomo aveva trascorso la vi-ta intera? Raskol’nikov ha incontrato qualcunodisposto ad abbracciarlo e perdonarlo, Sonja.«La provocazione più forte del romanzo - con-tinua Rossi - è il tema della misericordia comeunica possibilità attraverso cui l’umano può es-sere guardato». Quando Raskol’nikov incontrai Marmeladov si accorge che si tratta di una fa-miglia di disgraziati (il padre ubriacone chiedealla figlia Sonja, prostituitasi per mantenere lafamiglia, i soldi del suo lavoro) ma poggianol’ipotesi della loro vita su altro. Pian piano ilprotagonista entra in rapporto con Sonja e si ac-corge di essere guardato da lei come uomo, a-mabile per ciò che è. Inizia a intuire che può es-sere unito, che può finire la sua vita camaleon-tica e aprirsi alla verità. Con Sonja può rivelaretutta la verità di sé, perché lei è disposta a per-

donarlo. La donna sarà l’unica a cui Raskol’-nikov rivelerà il delitto e, dopo averlo spinto al-la confessione, a incoraggiarlo a consegnarsialla polizia. Il romanzo si conclude con la pri-gionia dell’uomo in Siberia e la promessa diSonja di restare con lui per sempre. «Questo cifa capire che la vita non è anzitutto un proble-ma di amore o di felicità» conclude il regista«ma di avere qualcuno che vuole stare con tecosì. Tutti i protagonisti del romanzo sono se-gnati dall’esperienza del male, del peccato co-me scelta, ma Dostoevskij non li schiaccia sot-to un giudizio moralistico, anzi, “tifa” per loro,e gli spettatori si trovano a fare lo stesso. E que-sta “liberazione” è possibile anche per noi.L’autore non riduce l’uomo al male che com-pie, ma lo guarda come Sonja, condannata almale ma che pure perdona chi le fa il male. Lasua fede non è una solitudine eroica, ma un ab-bandono a qualcosa di più grande». QuandoRaskol’nikov la ascolta leggere il Vangelo suLazzaro capisce che lei non è un’eroina senzatempo, ma che ha qualcuno su cui poggiare cheha sconfitto il peggiore dei mali: la morte. Laz-zaro è la metafora di Raskol’nikov, il marciu-me di un corpo morto è il peccato che lo atta-naglia. Cristo ha fatto rivivere quel corpo, epuò fare lo stesso con Raskol’nikov, e con noi.

Laura Bertoli

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VITA DA MEETING

12 20 agosto

enelcinquepuntozero.it

50 ANNI DI ENERGIA, MILIONI DI ATTIMI INSIEME. NON PERDERTI IL PROSSIMO.Il tour Enel 5.0 sarà anche a: Firenze, Milano, Genova, Catania e Roma.

IL TOUR ENEL 5.0 ARRIVA A RIMINI.50 ANNI DI STORIA, UN VIAGGIO NELLA DIREZIONE DELL’ENERGIA.

Non li vedete. Non li avete mai senti-ti nominare. Ma ci sono. Sono strambi ediscreti, indispensabili e delicati. Ecco avoi (alcuni) “mestieri nascosti” del Mee-ting.

IL POLLICINONon è solo fuori dalla Fiera. È lonta-

nissimo. Il suo compito? Indicare il per-corso durante le manifestazioni sportive.Il pollicino spesso opera sulle colline ro-magnole per agevolare le gare di cicli-smo, triathlon e corsa campestre.

LO SBOBINATOREDal sole delle colline all’ombra degli

uffici. Non c’è conferenza, frase, parola,battuta pronunciata al Meeting che non

sia trascritta dagli sbobinatori. Cuffie alle orecchie, tastiera alla ma-

no e programma di scrittura aperto sulmonitor, per qualcuno assomigliano si-nistramente agli inquietanti “ascoltatori”del film “Le vite degli altri”. Ma le pa-role che lo sbobinatore deve trascriveresono pubbliche e il paragone non regge.

IL CONTATOREL’Enel non c’entra. Il contatore è un

rilevatore delle presenze alle mostre e a-gli eventi. Da lui dipendono dati indi-spensabili per progettare il Meeting.

IL SORVEGLIANTEAnche qui, la denominazione potreb-

be inquietare. In realtà, il sorvegliante

sorveglia, sì, ma solo per far sì che tuttofunzioni e che il Meeting sia davvero unluogo accogliente. «Proprio oggi, unasignora si è sentita male. Eravamo pre-senti e abbiamo chiamato tempestiva-mente i soccorsi».

LO SPICCIOLATOREState pagando una minerale con 50

euro? Se il cassiere sorride è perché èstato appena rifornito dallo spicciola-tore. Che si aggira per i padiglionicon un sacchetto di monete per nonlasciare a secco le casse degli stand.È il mestiere più nascosto. Ed è me-glio che resti tale...

Alberto Castagna

In alto, incontro tra due spicciolatori e, a destra, contatrici in azione.Concentrazione e capacità di cogliere le sfumature del parlato sono le doti più importanti di un buon sbobinatore (nella foto in basso) La cassa piange?

Ecco lo spicciolatoreCura i rifornimenti di monetine. È il più segreto dei “mestieri nascosti”Ma forse non è il più strano. Perché il pollicino e il contatore lo battono

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VITA DA MEETING

13 20 agosto

È piccola, ma ha le idee chiare.Francesca, 14 anni, mi stende all’i-nizio dell’inizio dell’intervista conun paio di affermazioni che tanticon il doppio dei suoi anni non riu-scirebbero a fare. «So che da grandevoglio essere me stessa» e «voglioseguire Don Giussani perché in Clsto facendo l’incontro con Cristo equesta è la cosa più importante del-la mia vita». Calma e tranquilla, lapotete incontrare all’InternationalMeeting Point, dove fa la volontariainsieme a sua mamma, Emanuela,che deve accompagnarla sempre vi-sta l’età della recordgirl del Mee-ting 2012. Il nome italiano potrebbeingannare, ma i suoi occhi azzurri ei lineamenti fini svelano le sue ori-gini. Francesca è nata in Canada, aOttawa, da papà Whitney, prote-stante e di origini olandesi, e damamma italiana, cattolica e del mo-vimento, che da Milano è volata inCanada per fare il medico neonato-logo: «Noi viviamo il Meeting incasa!» sorridono entrambe, mentreraccontano la storia che le ha porta-te a Rimini. «Sono rimasta in Cana-da perché lì ho incontrato mio mari-to – spiega Emanuela – e per lui èsubito stato chiaro quanto fosse im-portante per me l’appartenenza almovimento. Ci siamo sposati in Ita-lia, nella chiesa di Sant’Egidio inFontanella, nella bergamasca, che èstata costruita appena prima delloscisma di Lutero. Questo per noi è ilsimbolo che l’unità si può vivereanche se non nasce dalla stessa ra-dice». Proprio il papà è fondamen-tale per portare Francesca ad esserela più giovane volontaria dell’edi-zione di quest’anno. In Canada, nel-la scuola che a settembre ospiteràFrancesca, sono obbligatorie 120 o-re di volontariato all’anno e 40 diqueste devono essere fatte d’estate.Whitney pensa immediatamente al

Meeting di Rimini come a una pos-sibilità per la figlia e la propone aldirettore della scuola, implicandosipersonalmente per spiegare il signi-ficato di questa manifestazione.«Mio marito aveva visitato anni fail Meeting, che evidentemente halavorato anche nel cuore di una per-sona che non appartiene a questastoria», dice. «Sono venuta al Mee-ting perché ero incuriosita – raccon-ta Francesca – in Canada ho iniziatoa frequentare Gioventù Studentesca

a Ottawa insieme ad altri 5 amici evolevo vedere se l’amicizia si puòtrovare in tutto il mondo. Quest’e-state ho passato le vacanze in Ita-lia». Prima una settimana sulle Do-lomiti con i ragazzi delle medie diBologna e poi due settimane a Vari-gotti al mare. «Voglio seguire i pas-si di don Giussani e quindi sono an-data a Varigotti nei luoghi a lui ca-ri». Le tracce l’hanno portata a Ri-mini: «È incredibile vedere cosìtanta gente che mi accoglie come se

fossimo già amici da tempo. Vedereuomini mossi dallo stesso desiderioè un miracolo».

Nello sguardo della madre, la cer-tezza che il “compromesso” fami-liare non è una resa per nessuno:«Andando a fondo del proprio desi-derio una soluzione si trova sem-pre», spiega. E se la natura dell’uo-mo è rapporto con l’infinito, la so-luzione non dev’essere poi tantomale.

Benedetta Consonni

Paula e gli altri: sono arrivati dalla città diCordoba. In tutto sono circa 20 i volontariargentini a questa edizione del Meeting

FederlegnoArredo torna alMeeting riproponendo le con-versazioni imprenditoriali: in-contri informali con alcuni deipiù importanti capitani d’in-dustria del settore legno-arre-do. Al centro di questi incontri,l’esperienza di uomini in lotta eche soprattutto negli ultimiquattro anni hanno dovuto ri-pensare profondamente la pro-pria attività, per continuare aessere protagonisti sul mercato.Al tema della crisi è stato dedi-cato ieri il primo dei 12 appun-tamenti che quest’anno anime-ranno lo stand di Federle-gnoArredo: «L’uomo di frontealla crisi: l'insopprimibile biso-gno di ricominciare»: a partireda questo titolo, il moderatorePietro Bazzoni, direttore esecu-tivo di Officine Italiane Innova-zione, ha introdotto gli inter-venti dei tre protagonisti, Mau-ro Mastrototaro, titolare dellaF.lli Mastrototaro & Co. di Bi-sceglie (BA), Mario Formica,titolare dell'azienda riminese diallestimenti Alfad e MassimoCianci, responsabile produzio-ne di Holzbau Sud.Oggi secondo e terzo appunta-mento con le conversazioni im-prenditoriali di FederlegnoAr-redo (padiglione B5, stand 04):alle ore 12.30 “Formazioneprofessionale: le imprese tor-nano protagoniste dell'educa-zione”. Nel pomeriggio, a par-tire dalle 16, a tema creatività ela genialità.

Federlegnoanti-crisi

Attenti ai padiglioni della Fiera: sono pieni di argentiniSono i tre moschettieri delle pulizie del

Meeting. Tutti per uno e uno per tutti. Altri-menti quando non capisci una parola diquello che senti intorno è davvero dura. Perfortuna che ci sono i loro compagni di lavo-ro, che stanno diventando amici e che aiuta-no nella traduzione. I fratelli Maria PaulaToledo e Lucas Jeremias Toledo Vinas, in-sieme al loro amico Franco David Zulàn,sono venuti dall’Argentina per vivere ilMeeting come volontari. Mentre alcuni loroconnazionali spiegano la mostra sull’indi-pendenza dell’America Ispanica, loro hannoinforcato scopa e paletta e si sono uniti al-l’esercito che ogni giorno tiene pulita la fie-ra, dove transitano migliaia di persone.Franco e Paula hanno diciannove anni, stu-diano rispettivamente astronomia e geolo-gia, mentre Lucas a 22 anni sta già sognan-do di diventare uno psicologo. Tutti e trestudiano all’università di Cordoba e hannoincontrato il movimento di Cl attraverso iloro genitori. «Inizialmente non davo im-portanza al movimento perché c’ero dentroda quando sono nata . – racconta Paula –

Ad esempio quando guardo i minerali al mi-croscopio e vedo che sono perfetti, questomi rimanda a chi li ha fatti».

Lucas sabato 18 agosto ha partecipato al-l’incontro dei volontari del Meeting tenutoda don Stefano Alberto. «Mi è piaciutoquello che ha detto quel sacerdote, ovveroche il Meeting è l’occasione di condivideretutto. Grazie agli amici del Meeting riesci astare all’altezza delle tue esigenze. Mi han-no raccontato che al Meeting si lavora inmodo diverso e ora lo voglio verificare».Franco, un po’ più timido, alla fine riesce adire perché lo ha affascinato il movimento:«Sono nato in un piccolo paese con unamentalità chiusa. Mi attrae il modo in cui siguardano le cose in Cl».

Be.Con.Quando sono andata all’università mi sonoresa conto di avere bisogno di una Presenza

più grande nella vita. Attraverso lo studioho avuto occasione di farmi delle domande.

Francesca, 14 anni, ha iniziato a frequentare Gioventù studentesca a Ottawa

Fuga per il Meeting a 14 anniFrancesca è arrivata dal Canada per fare la volontaria all’International Point. Ma vista l’età ha dovuto farsiaccompagnare. Cattolica la mamma, protestante il papà: «L’amicizia tra i popoli noi la facciamo in casa»

Page 13: Quotidiano Meeting 20 agosto

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Page 14: Quotidiano Meeting 20 agosto

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VITA DA MEETING

15 20 agosto

Quelle di basket ecalcio a 5 sonole competizioni piùgettonate nel primogiorno di Meeting.Nei prossimi giornivia al tennis da tavo-lo e beach volley. Spazio anche alrugby, «tra gli sportche più favoriscono -dice Silvano Fonti,responsabile delloSport al Meeting - lapossibilità diapprendere il valoredi essere parte diuna squadra.Proponiamo una bel-lezza del giocoattraente per la vitadi tutti»

Impegnatissimianche i più giovaninell’appassionantegioco degli scacchigiganti

Gare di corsa e altrepratiche sportivevedono protagonistii bambini. «Per loro- spiega ancora Fonti- il Meeting è qui,così come per i lorogenitori è rappresen-tato dagli incontri edalle mostre»

Anche fare a botte è occasione educativaCalcetto, triathlon, rugby e pure judo: tutti gli eventi sportivi dentro e fuori la Fiera. Quest’anno anche una pista di atletica lunga 80 metri

Quindici aziende del setto-re agroalimentare capacidi reggere l’urto della crisi.Le loro storie - raccolte inuna mostra curata dallaCompagnia delle Opere nelpadiglione C1 - sono sinte-tizzate da alcuni prodottiin esposizione, corredati daun’immagine dell’aziendae da un commento a firmadi chi la conduce. Mestiere,amicizia e buona volontàsono le ricette che ricorro-no con più frequenza nelracconto degli imprendito-ri in esposizione. Si va dalCaseificio Eredi Carioni(«l’azienda, unita, continuaa crescere») alla Coccodì(leader nel settore uova, 50anni di storia e di continuiinvestimenti); da Tre Monti(tre imprenditori che fon-dono in un’unica società lerispettive reti commerciali)al Molino Benini («Abbia-mo proposto ai nostri ope-rai di vendere farina: +30% di fatturato»); daiMastri Birrai Umbri a Pa-scucci Vivai; da QualiTo-scana a Witamine Vending.A raccontare la mostra aivisitatori sono gli stessi 15imprenditori che hannocontribuito a realizzarla.

c.gua.

«La crisi sibatte così»

Le politiche di RegioneLombardia in ambito fami-liare: di questo tratteranno- da angolature differenti - itre incontri organizzatipresso lo stand occupatodall’ente lombardo (D5) du-rante la settimana del Mee-ting. Il primo, fissato doma-ni alle 17.30, vedrà protago-niste due docenti dell’uni-versità Cattolica di Milano,Cecilia De Carli e MariaGrazia Massone, curatricidella mostra “La vita condi-visa - i gesti della famiglianelle immagini dell’arte”. Mario Melazzini, medico54enne, si soffermerà mer-coledì, allo stesso orario,sulle scelte compiute da Re-gione Lombardia in temadell’handicap, confluite poinel Piano di Azione Regio-nale della disabilità. Infine, venerdì 24 agosto,alle 17.30, ragioneranno su-gli indirizzi elaborati da Re-gione Lombardia in meritoalla conciliazione famiglia elavoro, Riccardo Bonacina,direttore del no profit ma-gazine Vita; Paolo Picco,presidente di Federvita eAnna Josè, proprietaria diuna catena di saloni di par-rucchiera.

c.gua.

Welfare, trevie lombarde

«Lo sport è protagonista al Meeting perché il Meetingaffronta tutti gli aspetti della realtà». A parlare è Silva-no Fonti detto “Pidru”, responsabile dello Sport al Mee-ting. Sì, perché qui a Rimini non ci sono solamente mo-stre, incontri, fast food e spettacoli, ma anche tanto tan-to sport. Dal triathlon al beach volley, dallo yo-yo alcalcetto per arrivare al judo e agli scacchi, lo sport è u-na componente importante del programma che il Mee-ting offre ai visitatori. Una componente che tuttaviaspesso passa in secondo piano, messa in ombra da per-sonaggi ed eventi di grande caratura che riempiono leplatee, tanto che pure gli aficionados di lunga data delMeeting sovente si dimenticano della sua esistenza. Mase lo sport viene proposto non è per riempire spazi o perdare un’immagine di maggior completezza al program-ma, bensì, come spiega Fonti, perché «riteniamo cheanche lo sport faccia parte della realtà a pieno titolo. Losport è veicolo educativo e culturale fondamentale so-prattutto per i ragazzi, poiché li educa ai valori veri co-me l’amicizia, la solidarietà e l’unità».

Il leitmotiv «lo sport come veicolo di valori», di cuispesso si abusa a più livelli, al Meeting assume una for-ma concreta, e proprio Fonti lo illustra attraverso un e-sempio: «Come ogni anno tra gli sport che proponiamovi è anche il rugby che, se praticato, insegna in modochiaro e inequivocabile valori come l’amicizia e la soli-darietà. Perché parlo del rugby? Perché i ragazzi gio-cando a rugby sono educati a vivere il proprio talento inmodo non egoistico, imparano che il protagonista delgioco è la squadra e che essi sono un valore di quellasquadra».

L’importanza dello sport, però, ci tiene a sottolineareFonti, non si ferma in Fiera: eventi come il triathlon ela “pedalata ecologica” sono infatti anche «occasione diincontro tra il Meeting e i riminesi, tra la realtà del po-sto e quella che si vive in fiera». Se lo sport è tra i pro-tagonisti del Meeting lo si deve, oltre al prezioso con-tributo finanziario di Lottomatica, in particolare all’ini-ziativa di Cdo Sport e Csi, che coadiuvati da diversi vo-lontari permettono la realizzazione del Padiglione “Gio-co del Lotto – Sport Village”.

Alessandro, studente di scienze motorie, veterano trai volontari essendo il quarto anno che segue i ragazzinelle attività sportive proposte, racconta di come permolti ragazzi il Meeting consista in un torneo di calcioo in una partita di beach volley. «In questo padiglione iragazzi vivono il Meeting esattamente come i loro ge-nitori che seguono l’incontro di Monti o visitano unamostra. Per loro il Meeting è qui, come per quel ragaz-zo disabile che lo scorso anno ha giocato a basket se-gnando pure un canestro: per lui il Meeting è stato quelcanestro! Ed è un’esperienza affascinante per noi vo-lontari perché i ragazzi già per se stessi si divertono fa-cendo sport, ma se aiuti loro a condividerlo con altricoetanei magari meno bravi, proponendogli ad esempiodi insegnare le regole a chi non le conosce, ne godonoancora di più. In questo senso è importante ci sia una fi-gura educativa». Le parole di Alessandro dimostranocome anche lo sport, al Meeting, sia un modo per edu-care, «proponendo ai ragazzi», ci ricorda Fonti, «unabellezza del gioco attraente per la loro vita».

Giacomo Moccetti

Page 16: Quotidiano Meeting 20 agosto

2° EDIZIONE

SEMINARI FINMECCANICATECNOLOGIE IN DIALOGOAREA FINMECCANICA-D5 LAVORI IN CORSOdalle 16:00 alle 16:45

MEETING RIMINI - 19 · 25 AGOSTO 2012 - RIMINI FIERA PAD. B5/D5

2° EDIZIONE C’è un’

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che diventano grandi e ci sono grandi ideeCi sono grandi progetti e progetti

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Page 17: Quotidiano Meeting 20 agosto

SPETTACOLI

17 20 agosto

Nel nome del padre(e della chitarra)Stasera il musicista Piero Bonaguri omaggia il maestro Andrés Segovia:«In lui ho trovato un genitore, non solo un grande artista da imitare»

Andrés Segovia (1893-1987). A lato, Piero Bonaguri, suo allievo

«Avrà presto un nome illustre fra i migliori chitarristi di que-sto tempo». Così Andrés Segovia - il maggiore chitarrista spa-gnolo del ’900 - apostrofava Piero Bonaguri, uno dei suoi allie-vi più brillanti, che stasera gli renderà omaggio con un concertodal vivo (ore 19.45, Teatro D2: biglietto intero 10 euro). La chi-tarra classica è uno strumento visto dai più come “di nicchia”,ma è lo stesso Bonaguri a spiegare in un’intervista il contenuto“popolare” dello strumento: il compito di un musici-sta di oggi è «fare incontrare tendenzialmente atutti la bellezza della musica», e la chitarra«aiuta in questo compito perché è unostrumento ricco di potenzialità e dal suo-no nobile e poetico, ma nello stessotempo è duttile nell’adattarsi a diversilinguaggi musicali ed è trasportabilepraticamente ovunque; quindi si prestaa fare da tramite a questo incontro tra lepersone e la bellezza della musica ancheal di fuori dei canali concertistici tradizio-nali. Me ne accorgo quando suono per gli a-mici, nelle scuole e perfino quando approfittodei viaggi in treno per studiare; siccome la gente or-mai non canta praticamente più, sentire echeggiare improvvi-samente qualche suono “ordinato” ed emesso dal vivo, magariin viaggio, dove uno non se lo aspetterebbe, genera come unaimmediata simpatia. Ma anche nei concerti “ufficiali” cerco diarrivare al “nocciolo” senza incrostazioni; e il nocciolo è l’in-contro, direi “da cuore a cuore” tra la musica, chi la suona e chil’ascolta». E oggi ad arrivare al «nocciolo» lo aiuta il suo grandemaestro, Segovia. «Ho parlato e scritto molto di questo rappor-

to, che iniziò quando io mi rivolsi a Segovia per un paragone ri-spetto al mio tentativo di immedesimazione personale nella mu-sica. Più che qualcuno da copiare cercavo allora, e trovai, qual-cuno in cui immedesimarmi – nella sua tensione alla bellezza,nel suo rispetto del testo, nei criteri operativi ispiratori di un fareartistico. In questo senso la parola “maestro” è un po’ stretta, e bi-

sognerebbe usare con cautela, quella di “padre”; è un livello incui chi insegna partecipa ad una esperienza di pa-

ternità, nella quale si genera qualcosa che è o-riginale, perché figlio e non semplice imi-

tatore, come direbbe Péguy. Ho letto cheSegovia disse a un allievo: “Non devicercare di essere il secondo Segovia,ma il primo te stesso” […]». «Il suo-no è un mistero in se stesso – dice Bo-naguri - come tutto ciò che esiste: po-trebbe non esserci e invece c’è». Ma

l’aspetto peculiare della scuola sego-viana è una nuova concezione della mu-

sica, intesa come rapporto tra passato econtemporaneità. Si traduce in una rete di rap-

porti strabiliante: molti compositori hanno scrittopezzi per Segovia e tanti altri ora compongono per Bonagu-

ri. Ma perché suonare pezzi contemporanei e non rispolverarecapolavori del passato? Spiega Bonaguri: «Perché uno spunto,anche piccolo, di bellezza reale che accade in un’opera d’arteche “fa i conti” con la modernità mi testimonia che anche nel de-serto di oggi possono nascere fiori». E quest’appuntamento dalvivo è sicuramente uno di questi. Perché perderlo?

Maria Valentini

Page 18: Quotidiano Meeting 20 agosto

Facile essere felici in Emilia Romagnaquando c’è gente che ti accoglie ridendo,quando profumi e sapori ti conquistano,

quando città d’arte, spiagge, parchi e termefanno a gara per sorprenderti…

A noi piace così:ci mettiamo l’Anima per farti vivere

Vacanze col Sorriso!

Ritira il coupon degustazione presso lo stand della Regione Emilia Romagna, (Pad. HS, Stand n° 1, Ingresso SUD), ogni giorno, fi no ad esaurimento, la mattina stessa della degustazione. Tutti gli incontri e le degustazioni si svolgeranno nella pedana esterna - area piscina - (Hall Sud).

sorrisoTerra con l’anima

Emilia Romagna e col

Lunedì 20 agostoOre 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Bologna, accompagnati da vini DOC del territorio.

Martedì 21 agostoOre 16:30: “Un mare – orizzonte Adriatico” Relatore: Fabio Fiori

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Forlì-Cesena, accompagnati da vini DOC del territorio.

Mercoledì 22 agostoOre 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Reggio Emilia, accompagnati da vini DOC del territorio.

Giovedì 23 agostoOre 16:30: “Atlante della fauna e della fl ora nell’Adriatico” Relatore: Attilio Rinaldi

Ore 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Ferrara, accompagnati da vini DOC del territorio.

Venerdì 24 agostoOre 18:30: Degustazione, su invito, di prodotti tipici DOP della Provincia di Parma, accompagnati da vini DOC del territorio.

Page 19: Quotidiano Meeting 20 agosto

I FATTI DI OGGI

19 20 agosto

IncontriLA SFIDA DEL CAMBIAMENTO: WELFARE ESVILUPPO. COME USCIRE DALLA CRISI SEN-ZA SACRIFICARE NESSUNOOre 11.15 Auditorium B7Partecipano: Mauro Moretti, amministratore delegatodi Ferrovie dello Stato italiane; Corrado Passera, mini-stro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Tra-sporti; Giorgio Vittadini, presidente della Fondazioneper la Sussidiarietà. Introduce Francesco Bernardi, pre-sidente DSE.

LIBERTÀ RELIGIOSA: IL PRINCIPIO E LE SUECONSEGUENZEOre 11.15 Sala A3Partecipano: Gianni Alemanno, sindaco di Roma; S.B.Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana edi tutta Cipro, Chiesa di Cipro; Franco Frattini, presi-dente della Fondazione Alcide de Gasperi; SalmanShaikh, director of the Brookings Doha Center andFellow at the Saban Center for Middle East Policy. In-troduce Roberto Fontolan, direttore del Centro Interna-zionale di Comunione e Liberazione.

LE STRATEGIE PER LA RICERCA BIOMEDICAOre 11.15 Sala C1 SiemensPartecipano: Pier Mannuccio Mannucci, direttorescientifico della Fondazione IRCCS Ca' Granda ospe-dale maggiore policlinico di Milano; Mario Melazzini,direzione generale Sanità della Regione Lombardia;Stefano Portolano, amministratore delegato di Celge-ne; Alberto Sciumè, presidente di Nerviano MedicalSciences. Introduce Marco Bregni, presidente dell'as-sociazione Medicina e Persona.

LA POESIA METTE A FUOCO LA VITA. REA-DING DI POESIEOre 11.15 Sala Neri GEPartecipano: Ángel Guinda, poeta; Gianfranco Laure-tano, insegnante e poeta; Jean-Pierre Lemaire, poeta.Introduce Davide Rondoni, poeta e scrittore.

RAGIONANDO SULLA NATURA DELL’UO-MO. SEMINARIO DI FILOSOFIAOre 11.15 Eni Caffè Letterario D5Partecipano: Costantino Esposito, docente di Storiadella Filosofia all’Università degli Studi di Bari; Euge-nio Mazzarella, docente di Filosofia Teoretica all’Uni-versità degli Studi Federico II di Napoli. Introduce Car-mine Di Martino, docente di Filosofia Teoretica all’U-niversità degli Studi di Milano.

È CRISTO CHE VIVE IN TE. DOSTOEVSKIJ.L’IMMAGINE DEL MONDO E DELL’UOMO:L’ICONA E IL QUADROOre 15.00 Sala A3Partecipa Tat’jana Kasatkina, direttore del Dipartimen-to di Teoria della Letteratura presso l’Accademia Rus-sa delle Scienze. Introduce Stefano Alberto, docente diTeologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

AMBIENTE: DALLO SFRUTTAMENTO ALLATUTELAOre 15.00 Sala C1 SiemensPartecipano: Corrado Clini, ministro dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e del Mare; Roberto De San-tis, presidente di CONAI; Andrea Illy, presidente di Il-ly spa; Antonino Turicchi, presidente di Alstom Italia.Introduce Robi Ronza, giornalista e scrittore.

BELLEZZA E CULTURA: BENE COMUNEOre 15.00 Sala Neri GEPartecipano: Cristina Acidini, sovrintendente del PoloMuseale di Firenze; Sua Eccellenza Monsignor LuigiNegri, vescovo di San Marino-Montefeltro; LorenzoOrnaghi, ministro dei Beni e Attività Culturali. Intro-duce Marco Bona Castellotti, docente di Storia del-l’Arte Moderna all’Università Cattolica del Sacro Cuo-re di Brescia.

HOMO RELIGIOSUSOre 17.00 Auditorium B7Partecipano: Stefano Alberto, docente di Teologia al-l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano;ShōdōHabukawa, abate del Muryoko-in Temple;Sua Eminenza Cardinale Julien Ries, professore eme-rito di Storia delle Religioni all’Università Cattolica diLouvain-la-Neuve, Belgio (Intervento Video). Introdu-ce Emilia Guarnieri.

ISLAM OGGI TRA EDUCAZIONE E RAGIONEOre 19.00 Sala A3Partecipano: Wael Farouq, vicepresidente del CairoMeeting, docente presso l’istituto di Lingua Araba al-l’Università Americana del Cairo; Abdel-Fattah Has-san, docente di Letteratura Italiana alla Ain Shams U-niversity del Cairo; Robert Reilly, senior fellow forStrategic Communication at the American Foreign Po-licy Council. Introduce Roberto Fontolan, direttore delCentro Internazionale di Comunione e Liberazione.

RISORSE DEL PIANETA: SPARTIZIONI OCONDIVISIONE?Ore 19.00 Sala C1 SiemensPartecipano: Alberto Piatti, segretario generale dellaFondazione Avsi; Jeffrey Sachs, director of the EarthInstitute, Quetelet Professor of Sustainable Develop-ment and Professor of Health Policy and Managementat Columbia University; Paolo Scaroni, amministrato-re delegato di Eni. Introduce Bernhard Scholz.

FocusQUANDO STUDIARE È UN GUSTO. UNCAFFÈ CON…Ore 13.45 Padiglione B5Partecipano: Carolina Brizio, studentessa di Medicinaall’Università degli Studi di Milano; Carlo Carù, stu-dente di Lettere all’Università degli Studi di Milano;Marco Erroi, studente di Economia all’Università Cat-tolica del Sacro Cuore di Milano. Introduce Mattia So-garo, presidente del Cnsu.

IL GUSTO CHE CI INTERPELLA OGNI GIORNOOre 19.00 Sala Mimosa B6Partecipano: Maria Teresa Biotti, cuoca; Paolo Masso-brio, fondatore del Club di Papillon; Giacomo Perletti,allevatore; Simone Virgara, produttore di vino. Intro-duce Marco Gatti, giornalista.

Testi & ContestiINVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo For-nasieri, direttore del Centro Culturale di Milano.Ore 15.00 Eni Caffè Letterario D5SI PROSPETTANO GIORNI FELICI Presentazio-ne del libro di Giovanni Marco Calzone (Ed. Marietti1820). Partecipano: Carmine Di Martino, docente diFilosofia Teoretica all’Università degli Studi di Mila-no; Mariella Carlotti, insegnante.

STORIE DAL MONDO. OUT OF TEHERANRassegna di reportages internazionali a cura di Rober-to Fontolan e Gian Micalessin. Ore 19.00 Sala Neri GEPresentazione del reportage di Monica Maggioni, gior-nalista. Produzione: Mediakite, Rai Cinema. Partecipa-no: l’Autrice; Massimo Ilardo, direttore di Aiuto allaChiesa che soffre, Italia.

INVITO ALLA LETTURA. Introduce Camillo For-nasieri, direttore del Centro Culturale di Milano.Ore 19.00 Eni Caffè Letterario D5PORZÛS. VIOLENZA E RESISTENZA SULCONFINE ORIENTALE Presentazione del libro acura di Tommaso Piffer, ricercatore all’Università degliStudi di Milano e all’Harvard University (Ed. Il Muli-no). Partecipa il Curatore.A seguire: DOVE LA DOMANDA SI ACCEN-DEPresentazione del libro di AA.VV. (Ed. Itaca). Par-

tecipano: Letizia Bardazzi, presidente dell’Associazio-ne Italiana Centri Culturali; Massimo Borghesi, docen-te di Filosofia Morale all’Università degli Studi di Pe-rugia.

SpettacoliRIBELLE - THE BRAVEOre 14.30 Sala Cinema D7 AcecDi Mark Andrews e Brenda Chapman. Anteprima Di-sney/Pixar in versione originale con sottotitoli in italia-no (Anno 2012).La proiezione sarà preceduta dalla vi-sione del cortometraggio Disney/Pixar “La Luna” diEnrico Casarosa. Ingresso gratuito con invito da ritirarepresso la biglietteria del Meeting.

OMAGGIO AD ANDRES SEGOVIAOre 19.45 Teatro D2 Frecciarossa 1000 A 25 anni dalla morte del chitarrista spagnolo, PieroBonaguri, rende omaggio a uno dei maestri del '900.

DELITTO E CASTIGOOre 21.30 Teatro Novelli Dopo Russia e Siberia, giunge a Rimini il testo di F. Do-stoevskij messo in scena dagli studenti del Liceo scienti-fico, linguistico e artistico La Traccia di Bergamo.

THE TREE OF LIFEOre 21.30 Sala Cinema D7 Acec Di Terrence Malick con Brad Pitt e Sean Penn. Palmad'oro per il miglior film al Festival di Cannes 2011.

MEETING RIMINI FILM FESTIVALOre 21.45 Sala Neri GEProiezione dei dieci cortometraggi vincitori della V e-dizione del concorso internazionale. A seguire asse-gnazione dei premi da parte della giuria di esperti. Pre-sidente della giuria: Monica Maggioni.

STAGE DI DANZA LIBANESEOre 22.00 Area Piscine Ovest EdisonA cura di Alissar Caracalla di Caracalla Dance Theatre.

SportXVIII TORNEO MEETING BASKET GIOVANILEOre 14.00 Il Gioco del Lotto Sport VillagePer squadre maschili under 13.

6° TORNEO DI CALCIOBALILLAOre 15.00 Il Gioco del Lotto Sport VillagePer ragazzi inizio torneo alle ore 15. Per adulti inizio tor-neo alle ore 21. A cura del CSI - Centro Sportivo Italiano.

1° MEMORIAL GIUSEPPE FABBRI - CALCIO A5 GIOVANILEOre 17.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageA cura del CSI - Centro Sportivo Italiano.

TORNEO DI BRIDGEOre 20.00 Il Gioco del Lotto Sport VillageA cura di Associazione Rimini Bridge Civibridge.LA

GIOR

NATA

Il futuro del Paesee Dostoevskij

Passera, Moretti e Vittadini: dialogo sulla crisi

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«Non è andato lì per colpa delVatileaks che ha fatto saltaretutta l’organizzazione, ma è sta-to lo stesso Papa Benedetto XVIad prire il 33° Meeting per l’a-micizia dei popoli che iniziaproprio oggi a Rimini. Lo hafatto con un lungo e inusualemessaggio rivolto al vescovo diRimini, Francesco Lambiasi e a-gli organizzatori, in cui il Papaha affrontato come in un inter-vento dal palco il titolo della mi-nifestazione: “La natura del-l’uomo è rapporto con l’infini-to».

«Anche se il Meeting parlerà so-prattutto di altro, e nell’altromolti incontri riguardano que-stioni internazionali (dalla per-secuzione dei cristiani in Nige-ria, alla cooperazione allo svi-luppo, dal ruolo della Germanianell’Europa alla primavera ara-ba), è sicuro che la “bomba”Vittadini farà sentire ancora isuoi effetti, scandendo sotto-traccia le giornate politiche delMeeting».

Franco Bechis

«I cristiani sono segugi dell’infi-nito. In tutte le religioni e cultu-re c’è desiderio di una vera ol-tremisura. E il Meeting di Rimi-ni che s’apre oggi non a caso èinnanzitutto un grande incontrofra culture. I cristiani hanno u-na specie d’innamoramento perl’infinito, da quando hanno pas-sato ore e ore con l’infinito fattouomo, da quando lo hannoguardato parlare, accarezzarela fronte di malati, insegnare emangiare insieme a loro. Daquando li ha chiamati amici. Daquando l’infinito è morto e ri-sorto. Da quando li ha toccatinel respiro dicendo la cosa piùrivoluzionaria della storia: l’in-finito chiamatelo così - Padrenostro...».

Davide Rondoni

«Abbiamo bisogno di ritrovareun criterio con cui stare dentroquesta realtà così confusa,drammatica, contraddittoria.Abbiamo bisogno di vedere uo-

mini ancora capaci di slanci i-deali, desiderosi della verità nonper un tornaconto».

Emilia Guarnieri intervistata daMarco Alfieri

Daniele Keshk @DanieleKeshk#Monti:"avete invitato Passera,Fornero, Ornaghi e Clini. Menomale che avete invitato ancheme". Una risata lieta #Meeting@meetingrimini

Daniele Keshk @DanieleKeshk#Monti: "scusate per il discorsopoco emozionale di oggi" #Mee-ting

Daniele Pipitone @DPipit1Non di soli tweet vivrà l'uomo#meeting (@ Ristorante Il Ro-magnolo)

Franco Bechis @FrancoBechisMonti ha preso il Meeting perun master.. e annuncia le lezio-ni del suoi prof per i prossimigiorni: Passera, Fornero, Clinietc...

DirettoreStefano FilippiDirettore responsabileCesare Trevisani EditoreAssociazione Meetingper l’amicizia tra i popoliAssociazione riconosciuta con D.P.R.n.869 del 6/8/1986, sede: via Flami-nia 18/20, c.p. 1106, 47900 Rimini.Tel. 0541-783100, Fax. 0541-786422.Progetto graficoG&C, MilanoImpaginazioneEdita, RiminiFotolito e stampaSigrafvia Redipuglia, 77 Treviglio (BG)RegistrazioneTribunale di Rimini n.16/91 del15/07/1991PubblicitàUfficio commerciale MeetingTel. 0541-783100FotografiPaola Marinzi, Giovanni Zennaro, Anna ArigossiE.mail: [email protected]

MEETING

QUOTIDIANO

TWEET DEL GIORNO

Page 20: Quotidiano Meeting 20 agosto

CONAI porta a Rimini il Decalogo per la Raccolta differenziata di qualità e sfida i visitatori a Re-Basket, il gioco che misura l’abilità nel differenziare acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.

Differenziare bene per riciclare meglio e trasformare i rifiuti di imballaggio in risorse: solo una raccolta differenziata fatta con attenzione garantisce che una maggiore quantità di materiale

venga destinata a riciclo, riducendo le quantità di scarto e le percentuali di rifiuti destinate alla discarica nonché il consumo e lo spreco di materie prime. I materiali di imballaggio di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro, rappresentano delle vere e proprie “miniere”, poiché se correttamente separati e raccolti in modo efficiente, possono essere riciclati e immessi nuovamente sul mercato sotto forma di materie prime seconde. Per fare qualche esempio, probabilmente non tutti sanno che quasi tutte le moka italiane sono realizzate con alluminio riciclato e che da 13 barattoli di acciaio si ottiene una padella, o ancora che con 3 scatole di carta si ottiene una cartelletta e per realizzare una scrivania si possono utilizzare 4 pallet di legno riciclato; 7 su 10 bottiglie di vetro consumate in Italia sono ormai prodotte grazie alla differenziata, e con 20 bottiglie di plastica riciclata si produce una coperta in pile. Risultati che trovano conferma nei dati presentati da CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi, la cui attività negli ultimi 15 anni ha contribuito alla riduzione dei rifiuti di imballaggi destinati a discarica del 60%, con 8.596.000 tonnellate di materiali recuperate, pari al 73,7% dell’immesso al consumo. Vantaggi a favore dell’ambiente che si traducono in 63,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 evitate ma anche un significativo beneficio economico per l’Italia: dall’inizio della sua attività il sistema CONAI ha infatti generato benefici netti per 11,1 miliardi di euro.La collaborazione dei cittadini è fondamentale per

ottenere buoni risultati di riciclo finali: è proprio il loro gesto quotidiano, la corretta separazione domestica dei rifiuti di imballaggio, che dà il via al processo virtuoso del riciclo. Ma cosa devono fare in concreto i cittadini per una corretta separazione dei rifiuti di imballaggio? CONAI ha elaborato il “Decalogo della Raccolta Differenziata di Qualità”, 10 semplici regole che individuano le buone pratiche da seguire per effettuare una raccolta differenziata di qualità. Il primo fondamentale impegno richiesto ai cittadini è quello di imparare a RICONOSCERE e SEPARARE i materiali degli imballaggi di acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro. Tra gli accorgimenti suggeriti c’è poi quello di RIDURRE per quanto possibile il volume degli imballaggi per rendere più agevole il servizio di raccolta e TOGLIERE i residui di cibo prima di separarli negli appositi contenitori. E’ poi importante ricordarsi di controllare se gli imballaggi sono composti da più materiali e nel caso DIVIDERLI. Tra gli ERRORI PIU’ COMUNI DA EVITARE vi è quello di conferire la carta sporca di cibo come i cartoni della pizza, gli scontrini o i fazzoletti usati nel contenitore della carta, di introdurre giocattoli o articoli di cancelleria nel contenitore della plastica e di mettere oggetti di ceramica come piatti e tazzine nella raccolta del vetro: tali accorgimenti permettono di ridurre gli scarti e le impurità a favore della qualità della raccolta. Durante le giornate del Meeting, presso lo stand CONAI (Padiglione D3) i visitatori potranno mettere alla prova le loro conoscenze nel riconoscere e differenziare i materiali di imballaggio allenandosi con il gioco Re-Basket e vincere simpatici gadget . Inoltre, per favorire l’educazione al riciclo dei rifiuti da imballaggio fin da piccoli, in occasione dei convegni riservati agli insegnanti è prevista la distribuzione del kit didattico sul Progetto Scuola “Riciclo TVB”, realizzato da

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CONAI in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il Ministero dell’Istruzione, rivolto a tutte le Scuole Secondarie di I grado e al biennio delle Scuole Secondarie di II grado.

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