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Illuminismo: l’uguaglianza “moderata”
«È quella che esiste fra tutti gli uomini, sulla base della costituzione della loro natura. Tale
uguaglianza è il principio e il fondamento della libertà. L’uguaglianza naturale o morale è dunque
fondata sulla costituzione della natura umana, comune a tutti gli uomini, i quali nascono,
crescono, vivono e muoiono nello stesso modo».
(Enciclopedia, dalla voce “Uguaglianza”… aut. Louis de Jaucourt)
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Illuminismo: l’uguaglianza “moderata”
«l’uguaglianza è dunque al tempo stesso la cosa più naturale, in linea di diritto, e la più chimerica in linea di fatto»
(Voltaire)
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Illuminismo: l’uguaglianza “moderata”
«[…] bisogna attingere l’idea della miglior forma di governo da un temperamento, atto a reprimere la licenza, senza degenerare in oppressione. Tale sarà quello che, rifuggendo dagli estremi, potrà provvedere al buon ordine, ai bisogni interni ed esterni, e lascerà al popolo sufficienti garanzie che non ci si allontanerà da tal fine»
(Enciclopedia, voce “Governo”, aut. De Jaucourt)
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Illuminismo: Stato «temperato»
«In qualunque mano il potere sia posto, diventa funesto se non è contenuto entro certi limiti; né il sovrano né alcun ordine dello Stato possono esercitare un’autorità dannosa alla nazione, se è vero che ogni governo non ha altro fine che il bene del popolo governato»
(Enciclopedia, voce Rappresentanti, attribuita a d’Holbach)
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La «idea comunista»
«Un altro abuso quasi universalmente accettato e autorizzato nel mondo è l’appropriazione individuale che gli uomini fanno dei beni e delle ricchezze della terra, che dovrebbero, invece, essere posseduti da tutti in parti uguali e di cui tutti dovrebbero usufruire equamente in comune».
[Jean Meslier, Mémoire des pensées et des sentiments, trad. it. (parziale) Testamento, a cura di I. Tosi Gallo, Rimini, Guaraldi,
1972, p. 147].
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La «idea comunista»
Étienne-Gabriel Morelly, Code de la nature (1755)
Léger Marie Deschamps (Dom Descahmps), Le vrai système (metà ‘700, scoperto nel 1864)
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La «idea comunista»
«Se gli uomini possedessero e godessero in comune e in parti uguali delle ricchezze, dei beni, e degli agi della vita, come pure se essi si applicassero unanimemente a qualche onesto ed utile lavoro e amministrassero equamente tra loro i beni della terra e i frutti dei loro lavori e della loro attività, se essi facessero tutto questo, potrebbero vivere tutti felici e contenti»
(Jean Meslier )
8
La «idea comunista»
«Nella società niente apparterrà singolarmente o in proprietà ad alcuno, eccetto le cose di cui si farà un uso effettivo sia per i bisogni e piaceri personali, che per il lavoro quotidiano»
(Morelly )
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La «idea comunista»
Noi miriamo a qualcosa di più sublime e di più equo, il bene comune, o la comunità dei beni! Non più proprietà privata della terra: la terra non è di nessuno. Noi reclamiamo, vogliamo il godimento comune dei frutti della terra: i frutti appartengono a tutti. […] Sparite, infine, disgustose distinzioni fra ricchi e poveri, fra grandi e piccoli, fra padroni e servi, fra governanti e governati!
[Manifesto degli uguali (1797), in G.M. Bravo (a cura di), Il socialismo prima di Marx, Roma, Editori Riuniti, 1970, pp. 57-58].
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L’Illuminismo e le donne
Contro le discriminazioni di genere (posizioni isolate):
- Puollain de la Barre (1647-1725): in nome del razionalismo cartesiano: la mente non ha sesso;
- Helvetius (1715-1771): inferiorità della donna è solo frutto dell’educazione;
- Condorcet (1743-1794): parità politica uomo-donna
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L’Illuminismo e le donne: Voltaire
«fisicamente la donna è, per la sua fisiologia, più debole dell’uomo, il flusso periodico di sangue che la indebolisce e le malattie provocate dalla sua soppressione, la durata delle gravidanze, la necessità d’allattare i figli e di accudirli assiduamente, la delicatezza delle sue membra la rendono poco atta a ogni tipo di lavoro, a tutti i mestieri che richiedono della forza e della resistenza»
[art. Femme (de la Poligamie)]
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L’Illuminismo e le donne: Diderot
«questo titolo [cittadino] viene concesso alle donne, ai bambini, ai servitori, soltanto in quanto membri della famiglia di un cittadino propriamente detto; ma non sono dei veri cittadini»
(D. Diderot, art. Cittadino dell’Enciclopedia)
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L’Illuminismo e le donne: Montesquieu
«[…] la debolezza stessa [delle donne] dà loro maggior dolcezza e moderazione; e questo può formare un buon governo più che le virtù dure e feroci»
[Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1734), Milano, Rizzoli, 2007/7, vol. I, pp. 260-261].
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L’Illuminismo e le donne: Rousseau
«Potrei dimenticare quella preziosa metà della repubblica, che forma la felicità dell’altra, e con la sua dolcezza e saggezza vi mantiene la pace e i buoni costumi?»
(J.-J. Rousseau, Discorso sull’origine della disuguaglianza, Prefazione)
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L’Illuminismo e le donne: Rousseau
«Piacere [agli uomini], esser loro utili, farsi amare ed onorare da essi, allevarli da piccoli, curarli da grandi, consigliarli, consolarli, render la loro vita piacevole e dolce: ecco i doveri delle donne in tutti i tempi, e quel che si deve insegnare loro fin dall’infanzia»
[J.-J. Rousseau, Emilio o dell’educazione (1760), Roma 1968/3, p. 617]
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Rivoluzione francese
«Quella che vi si trova [la libertà negli altri Paesi europei], basata su un diritto positivo ripartito in modo ineguale, accorda un numero maggiore o minore di prerogative ad un uomo a seconda che egli abiti questa o quella città, che egli sia nato in questa o quella classe, che egli abbia questo o quel patrimonio, che egli eserciti questa o quella professione»
[Condorcet, Saggio di un quadro storico dei progressi dello spirito umano (1794-95, postumo), Editori Riuniti, 1995/2, p. 149].
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Rivoluzione francese
«Per rendere palese tutta l’assurdità di questo decreto, basta dire che Jean-Jacques Rousseau, Corneille, Mably non sarebbero stati eleggibili […] Ma che volete dire con questo termine tanto ripetuto di “cittadino attivo”? I cittadini attivi sono coloro che hanno preso la Bastiglia […]»
[Camille Desmoulins alla Assemblea Costituente, cit. in P. Rosanvallon, La Rivoluzione dell’eguaglianza. Storia del suffragio universale in Francia (1992), Milano, Anabasi, 1994, p. 71].
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Rivoluzione francese
Dichiarazioni dei Diritti:
- 1789: «la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione»;
- 1973: «l’uguaglianza, la libertà, la sicurezza, la proprietà»;
- 1975: «la libertà, l’uguaglianza, la sicurezza, la proprietà».
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Rivoluzione francese
– Condorcet, Sull’Ammissione delle donne al diritto di cittadinanza (1790):Sarebbe difficile provare che le donne sono incapaci di esercitare il diritto di
cittadinanza. Perché esseri esposti a gravidanze e indisposizioni passeggere non dovrebbero poter esercitare dei diritti di cui non si è mai immaginato di privare le persone che, ogni inverno, hanno la gotta e si raffreddano facilmente?
– Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791):Uomo, sei capace di essere giusto? È una donna a chiedertelo; non potrai
toglierle anche questo diritto. Dimmi: chi ti ha dato la potestà sovrana di opprimere il mio sesso? […] Quest’essere bizzarro, cieco, gonfio di scienza come un otre, quest’essere che, nel nostro sagace secolo di lumi, è degenerato nella più crassa ignoranza, vuol comandare dispoticamente su un sesso che, avendo ricevuto in dote tutte le facoltà intellettuali, pretende di godere i frutti della Rivoluzione e reclamare i suoi diritti all'eguaglianza, per non dire di più.[…]Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della Nazione, chiedono di costituirsi in Assemblea nazionale;
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Rivoluzione francese
Mary Wollstonecraft (1759-1797), I diritti delle donne (1792), Roma 2008.
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Rivoluzione francese
S. Maréchal, Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere, Milano 2007.
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Rivoluzione francese
F. D. Toussaint Louverture, La libertà del popolo nero. Scritti politici, Torino 1997