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Maggio 2013
Anno 6, Numero 1
Ragazzi: “Voce!”
Sommario
Vorremmo una scuola
che fosse così!
1
Uscita al parco La
Fenice
4
Ad amare si impara 6
Scuole in festa per
gli alberi
7
Giacomo Matteotti e
la sua casa
10
La Divina Commedia:
scopriamola insieme
15
Adolescenza: come
viverla
16
Notiziario di
informazione della
scuola media “D.
Alighieri” di San
Martino di V.zze
Anno scolastico 2012-2013: La scuola è (quasi) finita!
Vorremmo una scuola che fosse così!
Classe I A
Sommario:Le princi-
pali rubriche di que-
sto numero:
Vita skolastica
Noi e l’ambiente
Storia e storie
La città dai ragazzi
Le nostre idee su …
L’angolo della poesia e
del racconto
Il nostro ideale di scuola perfetta
dovrebbe lasciare a bocca aperta.
Lo studio di certo sarà ben poco
e da attuare sempre attraverso il gioco.
La lettura, essendo faticosa,
meglio renderla meno noiosa.
Sempre soddisfatti e felici saremo
se solo una materia studiare potremo.
Meglio motoria al posto di storia,
salviamo tecnologia, ma non di certo geo-
grafia.
Neanche a parlare di Boccaccio e Petrarca,
meglio di certo una gita in Danimarca.
Aule fantasma, insegnanti carini
che al posto dei voti diano cioccolatini.
Lezioni all’aperto, in mezzo alla natura
questa sì che si chiama cultura!
Stare in compagnia, questo è importante,
altro che studiare Dante!
Classe II B
Vita skolastica
Ragazzi: “Voce!” Pagina 2
Classe II A
Classe III A
Classe II B
Cara professoressa Mastrocola, noi alunni di III A abbiamo letto un
brano tratto dal suo libro “La scuola raccon-tata al mio cane” riguardante i ragazzi e lo studio.
Abbiamo riflettuto su ciò che Lei ha scritto e siamo abbastanza d’accordo: è vero, oggi i ragazzi intendono lo studio in modo diverso da come lo definisce Lei, cioè il trasferimento delle conoscenze dal libro alla mente e la loro sedimentazione. I ra-gazzi non passano molto tempo sui libri, e forse è questo il motivo per cui dimenticano presto. Però non per tutti è così.
Ci sono, inoltre, molti modi per stu-diare, non solo con i libri. Per esempio, al-cuni studiano attraverso le tecnologie e uti-lizzano Wikipedia o altri siti informativi; im-parano anche analizzando immagini riferite a un determinato argomento. Con questo metodo apprendono, ottengono bei voti e scoprono curiosità ed informazioni che un giorno potrebbero essere loro utili. Altri, invece, imparano attraverso i videogame o con le enciclopedie elettroniche. Infine ci sono quelli che studiano, ma le conoscenze non si trasferiscono nella loro mente, forse perché mettono poca attenzione e troppa superficialità.
Nella nostra classe i ragazzi che stu-diano molto hanno ottimi risultati, ma anche loro a volte dimenticano in breve tempo, cioè, per dirla con le Sue parole, “non si fanno deposito”, forse perché non sono sempre interessati agli argomenti trattati. Altri studiano meno e ottengono buoni risul-tati. Altri studiano meno ancora e hanno risultati appena sufficienti e, infine, c'è chi non studia affatto e non ha risultati. Forse basterebbe cambiare metodo per migliora-re.
Per concludere, pensiamo che Lei abbia in gran parte ragione, ma anche che ci siano alunni che costituiscono un'ecce-zione e, soprattutto, che esistano modi di-versi di studiare. Cordiali Saluti
Alice Canazzo,Veronica Cherubin, Paolo Magri, Mattia Morando,
Giorgia Callegaro, Sonia Neodo, Sara Giuriati
Classe III A
I ragazzi e lo studio
Lettera aperta alla professoressa
Paola Mastrocola
Ragazzi: “Voce!” Pagina 3
Vita skolastica
Il giorno 26 febbraio 2013, alle ore 9.30, presso la nostra scuola media “Dante Alighieri” di San Martino di Venezze, abbia-mo incontrato il direttore del quo-tidiano “La Voce” di Rovigo, Cri-stiano Draghi.
Prima dell’incontro il foto-grafo ha scattato, a noi alunni delle classi seconde, alcune foto ricordo.
Dopo le foto ci siamo recati nell’aula LIM, dove ci aspettava il direttore.
Successivamente il diretto-re ha cominciato a parlare dei vari mezzi di comunicazione, aiu-tandosi nella spiegazione con le slide proiettate alla LIM.
Al giorno d’oggi, i principali mezzi di comunicazione sono il telefono, il computer, il social net-work, skype, la lettera, la televi-sione.
Strano a dirsi, ma il mezzo più veloce rimane la radio!
Il direttore, essendo un giornalista, si è soffermato sulla storia della stampa a caratteri mobili, dall’invenzione ad opera dei cinesi al perfezionamento di Johann Gutenberg con la stampa nel Rinascimento.
Al giorno d’oggi la stampa avviene in modo veloce grazie alle complesse macchine rotati-ve.
I giornali sono comparsi nel 1800 e i più antichi che ci sono ancora adesso sono “Il Corriere della Sera”, nato a Milano, “Il Gazzettino”, nato a Venezia, e “Il Resto del Carlino”, nato a Bolo-gna.
La storia che ci ha colpito di più è stata quella del quotidia-
(Continua a pagina 4)
Classe III B Personaggi … a scuola
Il direttore
Cristiano Draghi
Il 28 gennaio 2013 nella
nostra classe, la II A di San
Martino di Venezze, sono inter-
venute due esperte di dipenden-
ze: Giulia e Aurora.
La loro lezione è inserita
nel progetto provinciale Pinoc-
chio, cui il nostro Istituto ha
aderito. Il progetto Pinocchio
aiuta i giovani a capire il ri-
schio di alcol e tabacco e le due
esperte ci hanno parlato proprio
della prevenzione all’uso di
queste sostanze.
Inizialmente ci hanno
spiegato come è fatto il nostro
cervello e le sue funzioni, poi
ci hanno illustrato quali danni il
fumo e l’alcol gli causano. Do-
podiché ci hanno descritto le
due sostanze e ci hanno consi-
gliato di non consumarle nel
nostro futuro. Abbiamo scoper-
to che ogni volta che si fuma
una sigaretta si riduce la vita di
11 minuti.
Per farci capire meglio,
le due esperte ci hanno propo-
sto delle situazioni da rappre-
sentare: noi alunni, diventati
attori, abbiamo finto di trovarci
nella situazione in cui ti viene
offerta una sigaretta. Abbiamo
così trovato i diversi modi di
dire di no. Successivamente
altri alunni hanno improvvisato
un'altra scenetta con una situa-
zione diversa: viene offerto
dell’alcol.
Siamo stati tutti molto
attenti alle spiegazioni e ai con-
sigli che ci hanno dato, ci sia-
mo anche divertiti e possiamo
tranquillamente dire che è stata
una lezione molto interessante
e utile a capire come certe scel-
te possono danneggiare la no-
stra salute.
Irene Barison, Emma Finco e
Asja Mazzucco
Classe II A
Progetto Pinocchio
Fumo e alcool nemici
del cervello.
Riflettori puntati
sulle dipendenze
Vita skolastica
no “ Il Resto del Carlino”. A pro-posito: il suo nome deriva dal fatto che in passato era usanza ricevere all’acquisto del sigaro il quotidiano come resto della mo-neta, il Carlino.
Per noi questo intervento a scuola è stato molto interessante e coinvolgente perché il direttore, con la sua simpatia e con la sua professionalità, è riuscito a farci divertire, ma allo stesso tempo a farci imparare argomenti a noi sconosciuti.
Dennis Cappello
Emma Franceschetti
Riccardo Rizzato
Adele Marcomini
Matteo Baccalgini
Classe II B
(Continua da pagina 3)
Lezione di scienze e di tecni-
ca fuori dall'aula scolastica venerdì
15 marzo per noi ragazzi delle terze
di San Martino. In quel giorno ab-
biamo visitato il Parco delle Ener-
gie Rinnovabili Fenice di Padova,
situato lungo le golene del canale
Roncajette.
Durante l'intero percorso ci
ha assistiti Dario, una guida del
parco.
La visita è stata divisa in due
parti. La prima parte si è svolta in
una stanza in cui Dario, attraverso
alcune proiezioni, ci ha spiegato le
finalità del parco: favorire la cono-
scenza delle fonti di energie rinno-
vabili e l'uso corretto del territorio
nel rispetto della natura e della no-
stra salute. Subito dopo siamo usci-
ti e Dario ci ha mostrato un piccolo
pannello fotovoltaico orientabile
collegato ad un trasformatore ed un
voltimetro, collegato a sua volta a
delle lampadine; questo per farci
capire il differente consumo ener-
getico delle lampadine. La guida ci
ha anche mostrato i differenti
modi in cui si può presentare un
pannello. Dopodiché ci ha fatto
vedere le turbine eoliche e ci ha
spiegato in che cosa si differenzia-
no l’una dall’altra. Alcuni di noi
sono stati scelti per una prova: pe-
dalare, su un'apposita bicicletta, per
accendere lampadine di diverso
consumo, che potevano benissimo
corrispondere a computer e ad altri
elettrodomestici. Hanno fatto peda-
lare anche il nostro professor Fre-
gnan!
Sarebbe stato meglio se la
visita fosse durata un po’ di più,
perché c’erano moltissime altre
cose importanti da conoscere e
comprendere. Sinceramente erava-
mo convinti che ci saremmo an-
noiati, invece tutto è stato molto
interessante e anche divertente.
Inoltre abbiamo imparato quanto
sia importante utilizzare fonti di
energia rinnovabili per ridurre l’im-
patto ambientale e vivere un futuro
migliore.
Alex Raule, Martina Benà, Paolo Magri e
Mattia Morando, classe III A
Il giorno 27 marzo 2013 noi studenti di 2 A abbiamo ospitato Me-lissa Finali, una biologa.
L’incontro dal titolo “Vedo, toc-co…imparo: gli alimenti” aveva come obiettivo quello di farci capire che i cibi sono composti di molecole e che esse si possono vedere e scomporre attra-verso degli esperimenti chimici.
Abbiamo iniziato la nostra gior-nata con Melissa comprendendo co-me si suddivide la scienza. L’esperta ci ha mostrato, poi, i vari tipi di stru-menti che aveva portato: provette, bruciatore gas, termometro e diverse sostanze. Ha proseguito con l'esperi-
mento del bicarbonato e l'aceto per dimostrare che la reazione chimica non distrugge l’energia ma la trasfor-ma.
Il secondo esperimento, quello che ci ha colpito di più, è stato quello del palloncino: Melissa ha gonfiato un palloncino e ha inserito nella sua apertura un'elica a tre alette di plasti-ca. Lasciandolo, è salito volando per l'aula. Questo esperimento ci ha fatto capire che soffiando dentro il pallonci-no anidride carbonica, ovvero il nostro fiato, essa si trasforma in energia ci-netica. Poi abbiamo osservato altri esperimenti e l'ultimo è stato svolto direttamente da noi, organizzati in gruppi, dal posto. Partecipando attiva-mente abbiamo scoperto che è possi-bile riconoscere le diverse sostanze negli alimenti attraverso la loro reazio-ne a specifici reagenti.
(Continua a pagina 5)
Uscita al parco La Fenice:
le terze alla scoperta delle
fonti di energia
rinnovabile
Vedo, tocco, imparo. Chimici per un giorno
Ragazzi: “Voce!” Pagina 4
Vita skolastica
Lo studente fenomeno Lo studente medio Lo studente disastro
Conosce tutti le capitali del mondo. Conosce tutti i capoluoghi di regione
del suo paese.
Ti domanda turbato: “Il capoluogo si
mangia?”
Quando il professore mette la mani nel
sacchettino dei bigliettini per estrarre il
nome dell’interrogato, prega che sia
estratto il suo.
Durante l’interrogazione spera che
l’insegnante gli chieda solo le cose che
sa.
Si finge morto per evitare l’interroga-
zione.
Svolge tutti i compiti per casa, più altri
aggiuntivi, senza che il professore glielo
dica.
Svolge solo quelli che gli sono stati
assegnati.
Sbava e morde il quaderno per poter
dire che il cane glielo ha sbranato.
Quando è ora di recitare una poesia la
pronuncia correttamente con un tono di
voce espressivo.
La recita con qualche intoppo. Si mostra creativo: la inventa.
Quando tutti sono in silenzio perché il
professore sta parlando di cosa si è det-
to di terribile al Consiglio di Classe, lui
rimane in silenzio ed ascolta.
Dice la sua creando un po’ di confusio-
ne.
Si prende il merito.
Quando il professore spiega, è sempre
pronto ad intervenire per aggiungere
ulteriori informazioni all’argomento.
Ascolta guardando fuori dalla finestra. Esamina le palpebre da dentro.
In un’uscita scolastica, ascolta tutto con
molta attenzione ed interviene con alcu-
ne domande pertinenti.
Ascolta distraendosi ogni tanto. Una volta partiti per il ritorno ci ac-
corgiamo che è sparito.
Non ha ricevuto nessuna annotazione
disciplinare.
Ha ricevuto un paio di note. E’ rimasto sospeso e a scuola si fe-
steggia.
Alle risposte multiple risponde senza
problemi.
Risponde a quasi tutte le risposte mul-
tiple.
Recita: “ Ambarabacciccicocò …”.
Se il professore esce un paio di minuti
dall’aula, continua a spiegare la lezione ai
suoi compagni.
Rimane al suo posto, ma chiacchiera
con il vicino di banco.
Cerca di scappare dalla finestra.
Nel mondo della scuola si
possono riconoscere modelli di stu-
denti diversi. Abbiamo messo a
confronto tre tipi di studenti di-
versi: il fenomeno, lo studente me-
dio e il disastro. Vi assicuriamo che
la nostra classe è composta sola-
mente da fenomeni. Avvertenza: la
tabella si legge partendo dalla co-
lonna di sinistra e spostandosi ver-
so destra lungo le righe. Diletta Bellinello,
Simone Bellinello e
Alessia Merlo
Classe II A
Per ridere un po’ ...
Questa esperienza ci ha fatto scoprire cose nuove e interessanti e questo ci è piaciuto molto.
Al termine dell’incontro abbia-mo posto a Melissa delle domande per capire come ha fatto a diventare biologa. Per raggiungere questo ob-biettivo si è impegnata per lungo tem-po. La prima tappa è stata il Liceo
scientifico, successivamente ha fre-quentato cinque anni di università e infine ha seguito dei corsi di specializ-zazione. Ci ha raccontato che quando era piccola voleva diventare una psi-chiatra ma, avendo il padre medico, ha preferito cambiare idea vedendo quanto impegnativo fosse quel lavoro. Alla fine ha raggiunto il suo obiettivo, diventando una nutrizionista.
Le domande hanno costituito uno stimolo per riflettere su come prendere delle decisioni sul nostro futuro, integrando il lavoro di orienta-mento che stiamo facendo quest’an-no.
Ringraziamo Melissa Finali per questa giornata insieme.
Sofia Rizzato, Hajar Jallouli e Chiara Valsensi, classe II A
(Continua da pagina 4)
Ragazzi: “Voce!” Pagina 5
Vita skolastica
Ragazzi: “Voce!” Pagina 6
Tutti gli studenti dell’Isti-
tuto Comprensivo di Villadose,
ogni anno, dedicano una settimana
di studio e approfondimento a
una tematica interculturale. Il
giorno 23 marzo 2013, nell’atrio
della scuola media “Dante Ali-
ghieri”, i ragazzi hanno esposto i
lavori realizzati durante la setti-
mana dell’intercultura, che que-
st’anno aveva come tema l’Est
europeo.
Ogni alunno di ciascuna
classe della scuola ha preparato
insieme ai suoi compagni di grup-
po dei lavori di vario tipo con lo
scopo di far riflettere sull'im-
portanza dell’accettazione e
dell’accoglienza degli immigrati.
La classe 1^ , invece, ha interpre-
tato una fiaba russa, dando vita a
una piccola recita.
Purtroppo il tempo messo a
disposizione sabato 23 non ha
consentito ai ragazzi delle terze
di terminare l’esposizione dei loro
lavori. Quindi, considerata l’im-
portanza dell’evento, si è deciso
che gli alunni avrebbero prosegui-
to mercoledì 27.
Ogni classe ha svolto diver-
se attività.
Hanno iniziato le classi se-
conde preparando delle presenta-
zioni PowerPoint con immagini e
schemi riassuntivi riguardanti la
Russia.
La 2^A, in particolare, ha
realizzato il proprio lavoro suddi-
videndosi in gruppi di tre/quattro
alunni.
Ogni gruppo ha composto
varie slides che poi sono state
assemblate formando un’unica
presentazione. Gli argomenti illu-
stravano la storia della Russia,
con particolare attenzione al pe-
riodo della Guerra Fredda, per
far comprendere agli studenti
riuniti le ragioni storiche più pro-
(Continua a pagina 7)
Ormai siamo adolescenti, il
nostro corpo cambia e questo può por-
tare delle preoccupazioni.
Per aiutarci a superarle la no-
stra scuola con l'USL 18 ha organizza-
to per le classi terze un breve corso
sull'affettività e la sessualità.
L'attività si è svolta in tre in-
contri nel mese di dicembre ed è stata
condotta da tre esperte: l’educatrice
professionale Luciana Bordin, la psi-
cologa Giulia Bressan e l’ostetrica
Michela Fasolato.
Nella prima lezione Giulia e
Luciana ci hanno spiegato a grandi
linee di cosa avremmo parlato negli
incontri. Poi ci hanno consegnato un
foglietto, nel quale ci dovevamo pre-
sentare; in seguito ci siamo riuniti in
cerchio e a turno abbiamo letto la no-
stra presentazione, scegliendo chi do-
vesse leggere dopo di noi.
Eravamo tutti un po’ impauriti,
ma dopo ci siamo rilassati e la paura è
passata anche grazie al lavoro di grup-
po che abbiamo svolto, in cui ci siamo
sbizzarriti a inventare il finale di alcu-
ne storie tra fidanzati e ci siamo diver-
titi moltissimo.
Abbiamo trovato Giulia e Lu-
ciana delle persone molto sensibili,
disponibili e simpatiche.
Nel secondo incontro Michela
ha presentato con delle diapositive il
funzionamento dell’apparato riprodut-
tivo, i cambiamenti del corpo che ca-
ratterizzano l'adolescenza, i metodi
contraccettivi, come la pillola e il pre-
servativo, e quanto quest’ultimo possa
evitare le malattie sessualmente tra-
smissibili come l’AIDS.
Nel terzo incontro abbiamo
fatto una sintesi dell'intera esperienza
e le esperte ci hanno invitato a rivol-
gerci a loro nel consultorio se avessi-
mo avuto in futuro dei dubbi.
Questa esperienza ci ha aiutati
a capire meglio argomenti fondamen-
tali ed è stata perfino divertente, anche
se in qualche momento un po' imba-
razzante, perché non è facile parlare
della propria intimità con persone che
si conoscono appena.
Mattia Morando, Sonia Neodo,
Alice Canazzo e Giorgia Callegaro
classe III A
.
Settimana dell’Intercultura 2013
La scuola che accoglie:
uno sguardo a Est
Educazione all’affettività e
alla sessualità
Ad amare si impara
Vita skolastica
Ragazzi: “Voce!” Pagina 7
fonde dell’immigrazione dall’est
europeo.
La 2^B allo stesso modo si
è separata in gruppi da due per-
sone per illustrare le caratteri-
stiche più generali della Russia
attuale.
Alla fine i lavori delle
due seconde sono risultati
complementari, offrendo un
quadro generale dell’area
geografica trattata.
La 1^ ha lavorato mol-
to su una fiaba russa,
“Vassilissa la bella”, impe-
gnandosi anche a casa per
imparare a memoria le battu-
te e immedesimarsi nei personag-
gi russi al meglio. Per la dimo-
strazione finale hanno indossato
degli abiti inerenti al personaggio
che interpretavano.
Mentre un’alunna narrava la
fiaba, i vari “attori” hanno offer-
to una prova priva di errori.
Naturalmente non potevano
mancare i collaboratori di scena
che, pur non recitando, hanno
contribuito alla buona riuscita del
piccolo “spettacolo” mettendo gli
attrezzi di scena al posto giusto
e fornendo agli attori gli oggetti
necessari.
Le terze hanno affrontato
il tema specifico dell’immigrazio-
ne, fornendo dati sui flussi e illu-
strando le ragioni di tali movi-
menti migratori. Oltre alle pre-
sentazioni hanno creato dei car-
telloni, che i ragazzi hanno espo-
sto sia in italiano che in francese
sotto la supervisione della pro-
fessoressa di lingua francese
Federica Pavarin.
La 3^B, inoltre, ha scarica-
to da Internet un video tratto
dal film LAMERICA che rac-
conta del viaggio di due immi-
grati.
L’attività è riuscita anche
grazie al lavoro di un alunno di
2^A che ha gestito i diversi
file sul computer e ha messo a
punto l’impianto acustico. Giovanni Pellegrini e
Diego Dicati,
classe II A
(Continua da pagina 6)
Noi e l’ambiente
Giorni fa si è svolta a San
Martino una festa dalle origini
molto antiche: la festa degli al-
beri.
Infatti si celebrava già
all'epoca dei Romani per motivi
religiosi. Nella seconda metà
dell'Ottocento fu ripresa dagli
Stati Uniti, dove erano avvenuti
grandi disastri naturali causati
dal disboscamento. L'Arbor Day
nacque così per ricor-
dare l'importanza
della preservazione
delle foreste. Con
questa stessa finalità
la festa è arrivata
fino a noi.
A San Martino
è stata organizzata
dal Comune mercoledì
24 aprile e noi alunni
delle scuole del paese
ne siamo stati i protagonisti.
Tutti i cittadini sono stati
invitati a partecipare presso il
CEOD, il centro per l’inserimento
lavorativo di disabili adulti, e ad
assistere al programma proposto
dai bambini delle scuole dell'in-
fanzia di Beverare e di San Mar-
tino, dagli alunni della primaria e
(Continua a pagina 8)
Scuole in festa
per gli alberi
Ragazzi: “Voce!” Pagina 8
da noi ragazzi del CCR assieme a
qualche compagno della classe
III A.
Il sindaco Vinicio Piasentini
ha dato il via alla manifestazione,
chiedendo l’intervento del sinda-
co dei ragazzi Giovanni Merlo. Poi
ha passato la parola a Michele
Casarin, una guardia forestale
molto impegnata nell'educazione
ambientale. Infine è arrivato il
turno di noi alunni. Hanno iniziato
i più piccoli con i canti “E' la na-
tura” e “L'ambiente sei anche tu”.
La primaria ha letto frasi
sull'ambiente e il decalogo
dell'albero, poi ha cantato “Amica
Terra” e recitato una poesia in
dialetto. I ragazzi del CCR e della
scuola media hanno partecipato
con cartelloni e con poesie di pro-
pria composizione. Inoltre cinque
nostre frasi sono state stampate
dal Comune su tabelle che saran-
no affisse in vari luoghi del pae-
se.
Infine bambini e ragazzi,
aiutati dagli adulti, hanno pianta-
to delle essenze e poi hanno lan-
ciato dei palloncini muniti di mes-
saggi nell'azzurro di un cielo fi-
nalmente primaverile.
Alice Canazzo e
Mattia Morando,
classe III A,
componenti del CCR
(Continua da pagina 7)
Noi e l’ambiente
Spesso non prestiamo loro
abbastanza attenzione, se non quan-
do con le loro gemme ci annunciano
l'arrivo della primavera o ci offrono
un riparo dalla calura estiva.
Invece degli alberi e delle
piante in genere dovremmo ricordar-
ci sempre, perché senza di loro non
ci sarebbe ossigeno e quindi la vita.
L'intervento delle guardie
forestali Eddi Boschetti e Michele
Casarin, mercoledì 17 aprile, è servi-
to a farci riflettere proprio su que-
sto, ma anche ad aiutarci a conoscere
meglio il mondo vegetale.
L'insolita lezione si è svolta
nell'aula LIM. Ha iniziato Eddi, spie-
gandoci com'è fatto il seme e in che
modo le piante si riproducono. Sape-
vamo già molte cose sull'argomento,
ma ci ha affascinati comunque l'idea
che nel seme ci sia una pianta in mi-
niatura, oltre al nutrimento necessa-
rio per la sua sopravvivenza. Poi Mi-
chele ha parlato dell'importanza del-
le piante e delle specie presenti in
Veneto. Ci ha anche raccontato una
storiella curiosa sull'invenzione del
Velcro, quel geniale dispositivo che
serve ad unire due parti di tessuto
senza bottoni e cerniere. Un uomo
che lavorava in campagna tornava
sempre a casa con i vestiti ricoperti
di semini difficili da staccare.
Guardandoli al microscopio,
vide che possedevano degli
uncini. Anche la spiegazione
delle condizioni particolari di
cui il seme ha bisogno per ger-
minare è stata seguita da un
esempio efficace. Infatti, se
queste condizioni mancano, la
membrana cellulare si indurisce
e così il seme si conserva per
moltissimi anni. E' successo
nelle tombe dei faraoni che, una volta
aperte, hanno restituito semi perfet-
tamente conservati.
Infine con Eddi e Michele
abbiamo messo a dimora delle pianti-
ne di quercia in sacchetti riempiti di
terra, con la promessa di curarli co-
me ci hanno spiegato.
E' stata un'esperienza davve-
ro unica!
Alessia Brevigliero, Giovanni
Merlo, Matteo Tiengo, Benedetta Poli, Alessia Decimi, Serena Stabilin
classe I A
A lezione di
botanica
Ragazzi: “Voce!” Pagina 9
Noi e l’ambiente
Io, l'albero
Posso parlare
ma non muovermi.
Vivevo in un bel parco
poi abbandonato.
Ma una bimba
l'ha curato.
Ora è bellissimo
amato
frequentato.
Lei
è stata
le mie gambe.
Benedetta
Conforto
Solo
con i miei pensieri
più neri
la mia tristezza
nella natura
porto.
Un albero mi ascolta
allunga i suoi rami
su di me.
Un abbraccio.
Una melodia dolce
il sussurro delle sue foglie.
Serena
L'albero e il vento
Il vento passa
e saluta ogni dì.
L'albero stanco
non risponde più.
Allora il vento lo butta giù.
E poi l'albero di nuovo vien su.
Infine l'accordo: non si litighi più.
Giovanni
Primavera
Il vento soffia.
Degli alberi
inizia la danza.
Prima uno
poi tutti.
Davanti a me
un albero
s'inchina
trema
si agita
mi parla.
Al vento
gli alberi danzano
poi si fermano.
Tutto tace
in attesa
della prossima danza.
Alessia, Virginia, Elisabetta, Monir
Caro Albero
Le tue foglie verdi
riflettono la luce del sole.
I tuoi petali colorati
volano via spensierati.
I tuoi rami robusti
si muovono al ritmo del vento.
Le tue radici infossate
non sembrano toccate.
E noi oggi qui
accanto a te
per ringraziarti
di ciò che ci dai.
Gaia, Elena, Cristian, Fabio
Il premio
A Pino, albero gentile,
s'accostò un giorno Rino,
scoiattolo dall'aria febbrile.
“L'inverno s'avvicina
e nella mia tana piccina
poche sono ancor le nocciole”.
L'ascoltò Pino.
“Conosco un albero
che ne ha di buone.
Sali sui miei rami
e segui la direzione”.
Rino fiducioso andò
e le nocciole trovò.
E con l'amicizia
la gentilezza di Pino
ricambiò.
Silvia, Denise, Davide
Insieme
Nacque Antonio
e con lui un alberello.
L'albero era piccolino
anche Antonio era magrolino.
Ma all'improvviso
la pianta si risvegliò
e il ragazzo volle cambiare
impegnandosi a migliorare.
Ora
insieme
forti entrambi.
Alessia
Poesie sugli alberi
Il giorno della Festa degli Al-
beri sono state lette alcune poesie
composte dagli alunni di classe pri-
ma per l’occasione. Erano alle prime
armi con il testo poetico, ma se la
sono cavata benissimo e i loro lavori
sono stati molto applauditi. Li pro-
pongo con vero piacere.
E.T.
Anno 6, Numero 1 Pagina 10
Storia e storie
Una giornata fuori dall’aula
scolastica, un modo nuovo per impara-
re molte cose su un personaggio im-
portante della nostra Provincia e
dell’Italia intera.
Nel mese di dicembre noi ra-
gazzi delle classi terze, accompagnati
da alcune insegnanti, abbiamo visitato
la casa-museo Villa Matteotti a Fratta
Polesine, nell’ambito di un progetto
del Ce.Di di Rovigo finanziato dal
Comune di San Martino di Venezze.
All’arrivo siamo stati accolti da
Sara Fumaneri, la nostra guida nella
visita.
La villa risale al 1700 ed ha la
tipica pianta delle ville venete: un sa-
lone centrale, dal quale si entrava, e le
stanze che si trovavano lateralmente
ad esso, cioè la cucina, il salone, la
sala da pranzo e lo studio. La cucina
è ampia e alle pareti sono appese
delle fotografie dell’epoca riguar-
danti la casa. Nel salone centrale,
invece, sono appesi ritratti e foto di
tutta la famiglia. Al piano superiore
ci sono un altro salone e tutte le came-
re da letto. Prima abbiamo visitato
quella di Giacomo e della moglie Ve-
lia, poi quelle di Giancarlo, di Gian-
matteo e di Isabella, i figli della cop-
pia.
La famiglia di Giacomo era
originaria del Trentino, ma con il non-
no paterno si era trasferita a Fratta e
qui gestiva una sorta di bazar, così
redditizio che con i guadagni il padre
di Giacomo aveva acquistato molte
proprietà terriere. Giacomo si era lau-
reato in giurisprudenza e subito dopo
aveva iniziato la carriera politica. Infi-
ne, dopo aver pronunciato in Parla-
mento il celebre discorso accusatorio
contro Mussolini, nel giugno del 1924
era stato rapito dai seguaci di Mussoli-
ni e assassinato a soli 39 anni.
L’ultima parte della casa che
abbiamo visitato è stata la mansarda,
dove è allestita una mostra che illustra
tutti gli aspetti della vita di Giacomo
Matteotti, dalla nascita al suo assassi-
nio, passando per gli studi, il matrimo-
nio e la carriera politica; ci sono tantis-
(Continua a pagina 11)
13 ottobre 1916, ore 22.30 9° C, brezza leggera
A pochi chilometri da Caporetto
Caro diario,
finalmente un po’ di pace. Dopo un’intensa giornata di combattimenti mi tocca il turno di notte. Adoro questo turno perché è l'unico momento tranquillo della giornata, mi ricorda la tranquillità di casa, mi ricorda quando sedevo sulla veranda e restavo per ore a guardare il cielo. Anche adesso guardo il cielo, ma non è più quello di una volta. Ogni stella sembra brillare in memoria di ogni mio compagno vittima della guerra. Ogni tanto la tranquillità di questo momento viene interrotta dal fuoco dei mortai, ma poi scende nuovamente la
pace.
Il fronte è molto peggio di come lo immaginavamo: qui siamo solo carne da macello e noi stessi siamo i macellai. Ognuno di noi si è arruolato credendo di andare a combattere compiendo azioni eroiche, ma molti di noi hanno capito che non sarebbe stato così dopo essersi ritro-vati a pochi passi dal nemico costretti nelle trincee. Oggi siamo riusciti ad avanzare di un centinaio di metri, ma molti di noi non hanno potuto assaporare questa vittoria. Non credevo che cento metri di terra va-
lessero migliaia di vite.
La situazione degenera. Iniziamo persino ad ucciderci a vicenda. L'altro giorno avevamo chiesto all'artiglieria del fuoco di supporto per riuscire a conquista-re un avamposto degli austriaci, ma non ci era arrivata nessuna risposta. Dopo aver conquistato l'avamposto, ci siamo fermati per riposarci e allora hanno iniziato a pio-vere bombe. Solo io e altri due compagni siamo sopravvissuti e dopo aver chiamato l'artiglieria per chiedere spiegazioni loro ci hanno risposto: “Ci avete chiesto del fuoco di supporto e noi ve ne abbiamo dato!" La vita in trincea è un inferno. Le trincee do-
vrebbero salvarci, invece ci uccidono me-glio del piombo austriaco. “Tenete la testa bassa” ci ripetono di continuo gli ufficiali. D'altra parte, se alzi la testa è poco proba-bile che ti rimanga attaccata al collo. Ar-ruolandomi ho firmato la mia condanna a morte. Nelle trincee viviamo assieme ai topi e ai cadaveri dei nostri compagni. Invidio molto gli ufficiali con i gradi più alti perché, mentre noi siamo qui a fare da bersagli umani, loro sono a diversi chilo-metri dal fronte, al sicuro dentro a dei bun-ker sotterranei a darci ordini via radio. Noi soldati ci sentiamo come le pedine di un brutale gioco e sappiamo che le nostre vite dipendono solo dalle decisioni di poche
persone.
La parola d'ordine è paura. Ogni minuto che si sopravvive è come un picco-lo traguardo personale. Rimpiango di non essermi impegnato di più al corso di adde-stramento. Magari sarei entrato a far parte dei tiratori scelti e sarei stato lontano dal pericolo, al sicuro dal fuoco nemico. Ma
riconosco che la colpa è solo mia.
(Continua a pagina 11)
La storia di un uomo e
della sua casa: Giacomo
Matteotti e la villa di
Fratta Polesine
Tra storia e finzione
Dal diario di un soldato della Prima guerra
mondiale
Pagina 11 Anno 6, Numero 1
In vista del rinnovo del
Consiglio Comunale dei Ragazzi a
novembre la nostra insegnante di
Italiano ci ha spiegato in che co-
sa consiste questo progetto. L'ho
trovato molto interessante, al
punto da decidere di candidarmi
come Sindaco.
Si è svolta una campagna
elettorale vera e propria, in cui io
e una mia compagna di classe,
candidata alla carica di Sindaco
anche lei, abbiamo presentato un
programma.
Con i miei candidati consi-
glieri ho discusso gli obiettivi del
nostro gruppo e ho scelto il nome
della lista: The Rockets.
Il desiderio di ricoprire la
carica di Sindaco dei Ragazzi è
aumentato dopo l'incontro tra il
sindaco Piasentini e noi alunni a
scuola. Egli ha parlato di quanto
sia importante il punto di vista di
un ragazzo, perché vede le cose
con occhi diversi da un adulto.
Nella stessa occasione un'impie-
gata dell'ufficio anagrafe ci ha
spiegato come si doveva votare.
Le elezioni sono avvenute il 5 di-
cembre 2012. Non conoscevo il
significato di trepidazione e di
tensione prima di quel giorno. Ma,
nel momento in cui ho sentito il
mio nome, mi ha riportato alla
realtà l'abbraccio dei miei com-
pagni.
Diventare Sindaco dei Ra-
gazzi mi ha già fatto crescere un
po', perché ho superato la timi-
dezza: ora riesco a parlare di
fronte ad un pubblico. Per questo
sono state importanti due uscite
successive: la prima il 7 dicem-
bre, nel municipio di San Martino,
dove il Sindaco dei Ragazzi
uscente mi ha infilato la fascia
tricolore; la seconda il 10 dicem-
(Continua a pagina 12)
sime foto e alcuni video.
Alla fine della visita ci siamo
fermati nel salone al pianterreno e qui
Sara ci ha somministrato un questio-
nario per capire quello che ci era ri-
masto più impresso.
Immaginavamo la visita leg-
germente più coinvolgente, ma è stata
lo stesso interessante. Secondo noi
poteva essere strutturata in modo di-
verso, magari con una spiegazione più
dettagliata di alcuni oggetti della casa,
che erano molto curiosi, come la co-
siddetta “munega” o scaldaletto.
Ad ogni modo il nostro giudi-
zio sull’esperienza è sicuramente po-
sitivo e ci sentiamo di consigliarla ai
ragazzi delle altre scuole.
Paolo Magri e
Michael Grigolo
III A
(Continua da pagina 10)
Per ora il mio unico desiderio è quello di riuscire a ritornare a casa sano e salvo. Voglio tornare a casa per trascorrere il tempo che mi rimane assieme alla mia famiglia. Spesso mi ritorna in mente la sere-nità della campagna, tutte le serate trascor-se a guardare il cielo stellato e la luna, so-gnando e fantasticando, accarezzato da una brezza leggera. Vorrei poter rivivere un’ultima volta quei momenti prima di mori-re. Se dovessi riuscire a sopravvivere voglio solo ritornare a casa. Non mi importa cosa troverò al mio ritorno, sono disposto anche a ripartire da zero, basta che al mio fianco ci siano i miei cari. Purtroppo devo lasciarti perché il mio turno è finito e voglio solo
andare a riposarmi un po'. A domani.
Paolo
(Continua da pagina 10)
La città dei ragazzi Volti e storie di cittadinanza attiva
Consiglio Comunale dei Ragazzi
Ecco come sono
diventato Sindaco dei
ragazzi di San Martino
Anno 6, Numero 1 Pagina 12
bre per l'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti
umani, quando ho letto un pensiero sulla ricorrenza davanti ai ra-
gazzi di varie scuole riuniti a Palazzo Celio, sede della Provincia di
Rovigo.
Grazie a questo incarico sto imparando a rapportarmi con gli
altri e a valutare cose importanti.
Giovanni Merlo
classe I A
(Continua da pagina 11)
San Martino è un piccolo pae-se non molto distante da Rovigo e tra le cose di cui gli abitanti vanno fieri c’è la Biblioteca Comunale .
Questa, che si trova vicino alla Scuola dell’Infanzia, è ben forni-ta di testi di vario genere, aggiornati e catalogati con cura e precisione dalla bibliotecaria. Nella struttura è possibile, ovviamente, prendere in prestito libri, video e, in più, accedere ad una rete Wi-Fi gratuitamente.
L’edificio è diviso in due se-zioni, una dedicata agli adulti e l’altra riservata a bambini e ragazzi.
L’area dei bambini è suddivi-sa, a sua volta, per genere ed età e, quando i piccoli lettori accedono alla biblioteca, possono anche colorare, disegnare e giocare in un ambiente
simpatico e accogliente. Nell’area destinata agli adulti
si trovano libri suddivisi per genere. L’elemento più importante è
che la biblioteca è gestita da una responsabile che, con molta disponi-bilità e professionalità, sa consigliare i libri adeguati ad ogni persona. Infat-ti, quando andiamo a prendere un libro e non abbiamo le idee molto chiare, basta chiederle aiuto e lei sa cosa proporci. Anche perché ormai, dopo tanti anni, conosce bene noi e le nostre preferenze.
Vi consigliamo quindi di pro-vare a visitare la nostra Biblioteca Comunale;
siamo sicuri che vi piacerà!
Riccardo Aggio, Enrico Ercolin Enrico Zhou, Elena Garbin
Emma Bellinello Classe 2B
Il paese dei libri
La biblioteca comunale di San Martino di Venezze
È stata una giornata indimentica-
bile per tutta la comunità di San Martino
quella di domenica 3 marzo, data in cui
si è svolto il 33° Carnevale Sanmartine-
se negli impianti sportivi del paese.
Le persone in maschera potevano
iscriversi al concorso “Mascherina San-
martinese 2013”. Io ero vestito da medi-
co-clown. La manifestazione è stata fil-
mata dall’ormai celebre cameraman
Alessandro Sdrusci. Il carnevale è co-
minciato con alcuni balli di gruppo e
con lo spettacolo “Il mostro peloso”,
entrambi a cura dell’associazione Esser-
Gi di Anguillara Veneta (PD). Lo spetta-
colo consisteva nella narrazione di una
storia con intervalli musicali ballati da
alcune bambine. Tra i balli non poteva-
no mancare Gangnam Style, Bara Bara
Bere Bere, Ai Se Eu Te Pego e Balada
Boa, grandi successi della scorsa estate.
Lo spettacolo si è concluso con un gran-
de girotondo che coinvolgeva grandi e
piccini. Finito lo spettacolo, dopo un
breve discorso del sindaco Vinicio Pia-
sentini e del vicesindaco Ilenia France-
scon, la manifestazione è continuata con
la sfilata delle maschere, condotta dal
simpatico presidente dell’Associazione
Culturale di San Martino Lino Fabbian.
Intanto, in cucina, i cuochi dell’Associa-
zione Culturale preparavano, come scrit-
to nel volantino, “crostoi, fritee e vin”.
Dopo la sfilata, due ballerini, Sara e Si-
mone, si sono esibiti con lo Zumba Fit-
ness, una specie di danza aerobica, che è
stata interrotta per lasciare spazio alle
premiazioni. C’erano due tipi di premio,
il “premio dei bambini” e quello, come
diceva Lino Fabbian, “dei più grandini”.
Per quanto riguarda il premio dei bambi-
ni al primo posto, a pari merito, si sono
piazzate una bambina vestita da cinesina
e una da diavoletta; al secondo, sempre a
pari merito, Pippi Calzelunghe e Minnie,
e al terzo un bambino vestito da fun-
ghetto e una bambina vestita da lucciola.
Poi al quarto posto si è classificato un
(Continua a pagina 13)
Carnevale di San Martino
Sfilate, zumba e
gangnam style
La città dei ragazzi
Pagina 13 Anno 6, Numero 1
capo indiano, al quinto un alieno, al
sesto un pinguino e una lucciola e al
settimo un simpaticissimo bambino
nei panni del grande attore e principe
Totò. Al premio dei grandi si sono
classificati il Signor Tim, ovvero un
signore vestito dal protagonista della
pubblicità della compagnia telefoni-
ca, e le suore del famoso film “Sister
Act” con il “bambino dell’orfanotro-
fio”. Proprio con queste suore e con il
“bambino” ho ballato il Gangnam
Style qualche ora prima. Io non mi
sono classificato, ma a tutti gli iscritti
è stato consegnato un premio di par-
tecipazione, e poi il carnevale è con-
tinuato con lo Zumba Fitness.
Giuseppe Giavara
Classe III B
(Continua da pagina 12)
La nuova piazza di San Mar-tino è stata terminata martedì 12 novembre 2012 e l’inaugurazione è avvenuta la domenica seguente, cioè il 18 novembre, alla presenza delle autorità, del sindaco Vinicio Piasentini e di gran parte degli abi-tanti di San Martino.
I ragazzi del paese hanno partecipato attivamente alla cerimo-nia esibendosi in una sfilata vestiti con costumi medioevali e fingendo di essere i bambini di un tempo passato giocando, ad esempio, con una palla di pezza. Hanno sfilato anche cavalli, sbandieratori e altre persone vestite poveramente per ricordare la San Martino di un tem-po.
Mentre prima della sistema-
zione la piazza era solamente un prato, ora è diventata un vero giar-dino: è dotata di fontane con luci a led, luci serali, percorsi, aiuole e panchine in marmo bianco, che al sole luccicano grazie ai frammenti di quarzo presenti. Per realizzare tutto ciò hanno dovuto sradicare degli alberi, ma ne sono stati pian-tati degli altri al loro posto. Inoltre davanti al municipio c’è una parte di piazza ricoperta da due tipi di marmi che compongo-no una scacchiera. Qui si è potuto giocare con delle pedine da scacchi alte circa 1 metro in occasione dell’inaugurazione.
In questo luogo, ogni giorno, al termine delle lezioni, noi ra-gazzi della seconda media ci riuniamo per chiacchierare un po’ e
per organizzare il pomeriggio. La nuova piazza per noi è diventata un punto di ritrovo per decidere cosa fare e dove andare.
Siamo entusiasti del nuovo luogo d’incontro e auspichiamo che ne vengano realizzati altri sul terri-torio.
Matteo Armaroli e Nicolò Franceschetti
II A
Un nuovo luogo di incontro
La piazza di San Martino
La città dei ragazzi
Anno 6, Numero 1 Pagina 14
Tutto è iniziato venerdì 20 aprile. Dalla Provincia di Rovigo mi è
arrivata una lettera per partecipare al 68° Anniversario della Liberazione.
Ho deciso subito di accettare. Dallo scorso dicembre sono sinda-
co dei ragazzi di San Martino. In questa veste ho già preso parte alla cerimonia per la celebrazione dei sessantaquattro anni della Dichiarazione universale dei diritti umani e mi faceva piacere ed emozionava l'idea di partecipare ad un'altra iniziativa importante con la fascia tricolore.
L'incontro è avvenuto nella sala consiliare di palazzo Celio, sede della Provincia. Erano presenti parecchie autori-tà di Rovigo, tra cui il prefetto, il sindaco, i rappresentanti di varie associazioni e di diversi corpi delle forze dell'ordine.
La presidente della Provincia, Ti-ziana Virgili, ha tenuto un bellissimo di-
scorso sull'importanza della manifestazio-ne, che celebra la liberazione dell'Italia dal regime nazifascista. Ha ricordato, inoltre, tutti i caduti della Seconda guerra mondia-le. A questo proposito, mi ha colpito molto sapere dei numerosi martiri, anche tra i civili, fucilati nelle piazze di molti paesi della nostra provincia. Tra gli invitati c'era anche una rappresentanza del gruppo musicale della scuola di Castelguglielmo, che ha eseguito quattro brani, tra cui l'inno di Mameli. E' stato un momento commo-vente, tanto che tutti i presenti si sono alzati in piedi e hanno accompagnato l'in-
terpretazione degli alunni con il canto. Lasciato palazzo Celio, ci siamo
recati tutti in piazza Vittorio Emanuele, dov'è continuata la cerimonia. Davanti ad un folto pubblico io e altri due sindaci dei ragazzi eravamo schierati insieme alle autorità civili e militari e ai reparti delle forze armate. Un ufficiale dei Carabinieri ha presentato gli onori ai caduti e alla ban-diera, che è stata issata sul pennone. Il prefetto, seguito da altre autorità, ha porta-to le corone ai monumenti ai caduti della città. Poi, ancora una volta, sono risuonate le note dell'inno di Mameli e la gente ha
applaudito con calore. Infine, dopo qualche minuto di silenzio, è stata annunciata la con-clusione della cerimonia. Mi sono sentito onorato di avervi partecipato e spero di esserci anche il prossimo anno. Giovanni Merlo, classe I A, sindaco dei ragazzi di
San Martino
25 aprile 2013
68° Anniversario della Liberazione
La città dei ragazzi
Le nostre idee su ...
Liam James Payne è un cantan-
te molto amato dalle ragazze e fa parte
di una band musicale, composta da
cinque ragazzi: gli One Direction.
Liam è americano. E’ nato il 29
agosto 1993 e ha diciannove anni. E’
fidanzato con Danielle Peazer, una
giovane ballerina. Lui adora lo sport,
soprattutto il basket.
Ha piccoli occhi marroni e ca-
pelli castani, con una frangetta che gli
copre quasi gli occhi.
Ha un tono di voce pulito e
squillante.Liam non è un fanatico della
moda ma adora le camicie, ne ha di
tutti i tipi,soprattutto a quadretti.
E’ molto legato a tutti i ragazzi
della band e adora viaggiare con loro
in giro per il mondo, ma fra tutti loro è
considerato il più tranquillo e saggio.
Nonostante Liam sia un ragaz-
zo molto famoso, non si è mai montato
la testa, forse perché anche lui, come
tutti, ha dei problemi: infatti gli fun-
ziona un solo rene.
Quando lo sento cantare insie-
me ai suoi compagni, mi fa venire in
mente dei bei momenti, l’amicizia, il
divertimento, l’estate… Cosa che altri
cantanti non riescono a trasmettermi.
Ecco perché mi piace e lo stimo
molto!
Serena Stabilin, classe I A
Miti del nostro tempo/1
Liam James Payne
Le nostre idee su ...
Un personaggio del mondo
della musica e del cinema che mi
piace molto è Selena Marie Gomez,
meglio nota come Selena Gomez. È
un attrice, cantante, stilista e
ballerina statunitense.
È nata a Grand Prairie
il 22 luglio 1992, ha vent’an-
ni ed è del Cancro. Selena è
fidanzata con Justin Bieber,
un famoso cantante canade-
se. Suo padre si chiama Ri-
cardo Joel Gomez ed è di
origini messicane, mentre
sua madre, Mardy Dawn
Corne, è un ex attrice italoa-
mericana di teatro.
Selena ha i capelli neri, lisci e
lunghi e gli occhi scuri. È alta e
slanciata e ha la pelle liscia e chiara.
Selena ha una voce bellissima, dol-
ce e armoniosa, che mi piace tantis-
simo. E’ una ragazza allegra, solare,
molto coraggiosa e romantica; è il
tipo di persona che stringe amicizia
molto facilmente e ha molta voglia
di imparare anche se spesso si
“dimentica” di studiare...
A Selena piace molto la mo-
da: le piace lo stile casual e ama
ogni tipo di scarpe. Le piacciono
anche le borse, gli orecchini e i
braccialetti, ma ama comunque la
semplicità. Selena ha frequentato
una scuola pubblica, ma successiva-
mente ha studiato in una scuola pri-
vata per attori e personaggi famosi.
Una qualità che mi piace molto di
lei è l’umiltà: non si vanta mai di
essere la migliore o la più importan-
te.
A Selena non piacciono le
sue orecchie, però ha imparato a
godere della sua bellezza. Inoltre
Selena è la più giovane amba-
sciatrice dell’UNICEF e que-
sto mi fa molto piacere. Una
cosa spiacevole che è accadu-
ta nella sua vita è stato il di-
vorzio dei suoi genitori quan-
do lei aveva solo cinque anni:
per lei è stato un momento
molto brutto, ma è riuscita a
superarlo. A me piace tantis-
simo Selena Gomez e quando
la sento cantare mi emoziono
molto, anche perché è una persona
bellissima.
Alessia Decimi, I A
Miti del nostro tempo/2
Selena Gomez
In questo periodo noi alun-
ni della classe II B stiamo affron-
tando lo studio della Divina
Commedia scritta da Dante Ali-
ghieri. L’opera, conosciuta in
tutto il mondo e piuttosto com-
plessa nella struttura, è suddivisa
in tre cantiche: Inferno, Purgato-
rio e Paradiso. Ognuna di queste
è composta da trentatré canti.
Questo poema ci racconta del
viaggio ultraterreno effettuato da
Dante, grande poeta fiorentino,
dall’Inferno al Paradiso presen-
tandoci, inoltre, una vasta pano-
ramica sui grandi personaggi del-
la storia italiana. Ad alcuni di noi
è piaciuta molto per via della ric-
chezza di dettagli, soprattutto
nelle descrizioni delle pene subite
dalle anime all’Inferno; ad altri
alunni, invece, non è piaciuta, in
quanto risulta piuttosto difficile
comprendere il testo. È innegabi-
le però la maestosità dell’opera
nel suo complesso! Dante, in
quest’opera, appoggia alcune teo-
rie religiose, le quali affermano
che, dopo la morte, in base a co-
me ci si è comportati nella pro-
pria vita, si va nell’Inferno, nel
Purgatorio o nel Paradiso. L’in-
tenzione di Dante era di condurre
gli uomini a riflettere sulle pro-
prie azioni. A noi alunni è capita-
to, infatti, leggendo alcuni brani
dell’opera, di ragionare sui nostri
piccoli vizi e di proiettarci in ba-
se ad essi nei vari cerchi dell’In-
ferno: al momento nessuno tra
noi andrebbe diretto in Paradiso!
Certo che se la teoria del mondo
ultraterreno di Dante fosse esatta,
considerando inoltre la storia
dell’uomo e la situazione mon-
diale attuale, viene spontanea la
domanda: che razza di sovraffol-
lamento ci sarà all’Inferno? Tut-
tavia vogliamo sperare che l’u-
manità si ravveda e che il “bene”
trionfi sul “male”. Davide Aggio, Diego Busina-
ro, Massimo Favaro, Marco Finco,
Lorenzo Lucchin
CLASSE II B
Il piacere della lettura
La Divina Commedia:
scopriamola insieme
Anno 6, Numero 1 Pagina 15
Anno 6, Numero 1 Pagina 16
E' stata una mattinata scolasti-
ca dedicata all'arte italiana quella
vissuta sabato 16 marzo dalle classi
terze di San Martino: infatti abbiamo
visitatola
mostra pittorica di Palazzo Roverella
a Rovigo e abbiamo partecipato al
laboratorio annesso.
La mostra espone i dipinti dei
pittori italiani acquistati dal mercan-
te francese Goupil nell'Ottocento e
venduti a Parigi con grande succes-
so, anzi, con un successo perfino
maggiore di quello dei quadri dei
contemporanei impressionisti fran-
cesi.
Abbiano notato che molte per-
sone, soprattutto anziane, visitavano
con interesse la mostra.
La nostra guida era una ragaz-
za di nome Gianna Previato, che ci
ha assistiti lungo il percorso spiegan-
doci in modo dettagliato ogni qua-
dro. Molti quadri della mostra ci
sono piaciuti, soprattutto uno di
grandi dimensioni che raffigurava
una famosa attrice dell’epoca mentre
gira su se stessa per mostrare la pro-
pria vanità; un altro dipinto che ci ha
colpiti è stato quello che raffigura
due donne, che fanno da baby sitter
ad una bambina che gioca con la
sabbia nel parco.
Durante l’uscita siamo stati
coinvolti in un’attività di laboratorio
molto interessante: ognuno di noi ha
ricalcato un dipinto della mostra con
creatività, divertimento e impegno e
alla fine sono risultati dei meravi-
gliosi disegni che abbiamo portato a
scuola come ricordo dell'iniziativa.
Speriamo di partecipare al più presto
ad altre esperienze simili.
Sonia Neodo e
Aurora Cherubin, classe III A
La maison Goupil
a Palazzo Roverella
Alla scoperta dei pittori
italiani di successo in
Francia
Adolescenza. Che dire? Che
pensare? Come spiegare il significato di questa parola? Non lo sappiamo, non siamo completamente in grado di rispondere a queste domande. Proprio per questo abbiamo cercato risposte nel nostro amato libro di letteratura, trovandole nella figura del grande ro-mantico Giacomo Leopardi. Poeta vissuto tra il 1700 e il 1800, ebbe una vita molto dura, segnata da lutti e da svariate sofferenze, e questo lo portò a comporre una poesia a nostro avvi-so molto interessante: Il sabato del villaggio. L’autore dipinge agli occhi del lettore una serie di quadri che rap-presentano la vita del sabato all’inter-no di un villaggio, quando la gente si adorna e si prepara per accogliere al meglio l’attesissima domenica. Potreb-be sembrare che tutto ciò non c’entri nulla ma, in realtà, il poeta paragona il giorno del sabato, ricco di speranze riposte nella giornata successiva, all’a-
dolescenza e la domenica, momento di riflessione e di noia, all’età adulta. Pensate, ragazzi: quante volte abbia-mo perso tempo riflettendo sul nostro futuro e su quello che ci attenderà fra qualche anno? Quante volte abbiamo sprecato delle preziose ore della giovi-nezza focalizzandoci sui nostri sogni? Leopardi considera inutile tutto ciò perché, secondo il suo parere, l’età
matura si rivelerà portatrice solamente di delusioni, infelicità e problemi. Ov-viamente non dobbiamo pensare pro-prio così negativamente, dopotutto i nostri genitori vivono serenamente e a
discapito di ciò che diceva Leopardi. Noi due, ragionando su Il sabato del villaggio, ci siamo rese conto che la vita è davvero breve e che quindi me-rita di essere assaporata giorno dopo giorno. Forse, però, rivolgere qualche pensiero al nostro futuro non è total-mente sbagliato, poiché per costruire qualcosa bisogna avere degli obiettivi e delle idee ben precise; basta solo non pensarci troppo. Forse Giacomo Leopardi ha ragione: siamo nel fiore dei nostri anni e dobbiamo vivere il più serenamente possibile. Forse stiamo sbagliando tutto. Forse non sappiamo nemmeno cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Tanti, troppi “forse” vivono in noi, e probabilmente le risposte non le troveremo mai.
Questo articolo è stato scritto per invitare voi, sia che siate spensie-rati o che siate dei grandi “pensatori”, a ricordare sempre quanto la vita sia preziosa e breve. Perciò vivete! Vive-te, e fatelo davvero! Non seguite com-pletamente le idee leopardiane, ma non affogate neppure nei vostri pen-sieri. Vivete!
Sofia Farinella e Francesca
Favaron, classe III B
Adolescenza: “Il sabato del villaggio” ci
insegna come viverla
Anno 6, Numero 1 Pagina 17
Il personaggio che pre-
ferisco è l’attuale papa Jorge
Mario Bergoglio, chiamato
“Francesco”; di origini pie-
montesi, ha però vissuto
sempre in Argentina. Ha
77 anni, è un uomo alto e
un po’ robusto, veste na-
turalmente gli abiti papali,
cioè una tunica bianca
con una mantellina e una
fascia bianca intorno alla
vita ed in testa porta sem-
pre un copricapo, chiamato
zucchetto.
Papa Francesco dà
l’impressione di una persona
pacata e tranquilla con gesti e
toni molto rassicuranti.
Sicuramente ha seguito
una facoltà di Teologia per
poter diventare prete ed ha
inoltre perfezionato i suoi stu-
di per diventare cardinale; è
dunque una persona molto
istruita.
E’ inoltre una persona
semplice, che ama stare in
mezzo alla gente.
Da quando è diventato
Papa, ogni giorno la mattina
celebra la Messa a cui parte-
cipano i dipendenti del Vatica-
no; questa è una cosa
che nessuno aveva
mai fatto.
Comunque, essendo
Papa da poco tempo,
non posso dire se ha
dei difetti, ma solo
pregi. Quando lo ve-
do, nei suoi confronti
provo stima, conside-
razione e ammirazione.
Matteo Tiengo, IA
Le nostre idee su ...
La Festa della Donna si
celebra l’8 marzo di ogni anno
per ricordare sia le conquiste so-
ciali, politiche ed economiche
delle donne, sia le discriminazio-
ni e le violenze cui esse sono an-
cora soggette nel mondo. Si è
tenuta per la prima volta negli
Stati Uniti nel 1909, in alcuni
paesi europei nel 1911 e in Italia
nel 1922.
Sembra che l'adozione
della mimosa come simbolo della
festa sia dovuta alle femministe
italiane. Era il 1946 quando l’U-
DI (Unione donne italiane) stava
preparando il primo “8 marzo”
del dopoguerra. Si cercava un
fiore che potesse contraddistin-
guere e simboleggiare la giornata.
Le donne italiane lo individuaro-
no nelle palline morbide e accese
della profumata mimosa. Questo
fiore, inoltre, aveva (e ha) il van-
taggio di fiorire proprio nel perio-
do della ricorrenza e di non esse-
re troppo costoso.
Purtroppo la mimosa è
molto delicata e ha vita breve.
Basta, però, un piccolo trucco per
allungargliela. Utilizzando un
coltellino affilato, eliminate tutte
le foglie che si sono rovinate e
quelle che crescono in basso, che
marciscono rapidamente. Riempi-
te il vasetto con dell’acqua tiepi-
da, in modo da far fiorire i capoli-
ni non ancora aperti e rendere più
soffici quelli già sbocciati, e tene-
telo lontano da ogni fonte di calo-
re perché peggiorerebbe l’aspetto
della mimosa. Se, poi, volete con-
servare i fiori recisi, magari rega-
lo di una persona “speciale”, eli-
minate del tutto le foglie dagli
steli, poi appendete il mazzolino
a testa in giù in un locale asciutto,
poco luminoso ma ben aerato e
tenetelo così finché non si sarà
seccato del tutto.
Infine un’idea molto carina
è quella di acquistare un piccolo
alberello di mimosa e di piantarlo
in giardino o in un vaso.
Così potrete avere ogni
anno la bellissima sorpresa di
trovarla fiorita proprio per la Fe-
sta della Donna!
Irene Cominato, III B
Il fiore delle donne
La mimosa
Miti del nostro tempo/3
Papa Francesco
Anno 6, Numero 1 Pagina 18
HAIKU
L’angolo della poesia e del racconto
Ettore e Andromaca
Quando ero ancora piccolo, mi ricordo che andavo molto d'accordo con mia madre, che voleva farmi crescere nel modo migliore possibile. Voleva farmi di-ventare un bravo governante del popolo, lontano dalle guerre, e soprattutto un bravo padre.
Anche mio padre voleva che diven-tassi un bravo sovrano, ma, al contrario di mia madre, voleva che allo scoppio di una guerra io entrassi nella mischia e combattessi fino alla fine, fino alla morte, e questo purtroppo è suc-cesso.
Ma partiamo dall'inizio. Via via che crescevo mia madre mi insegnava a leggere e a scrivere, mentre mio padre, quelle poche volte che lo vedevo, a causa delle guerre continue, mi insegnava tutte le tecniche di battaglia e a scegliere le migliori armi e i miglio-ri scudi per proteggermi. Inoltre mi insegnava a guidare l'esercito in guerra.
Gli anniversari della mia nascita erano ottime occasioni per dimostrare la mia forza, il mio valore, e mai nessuno riuscì a sconfiggermi. Un giorno, però, arrivò uno sconosciuto. Non si sapeva da dove venisse, non si sapeva quanti anni avesse né il suo ruolo nell'esercito, insomma, di lui non si sapeva niente, a parte il nome: ci disse che si chiamava Achille. Ma la cosa più incredibile di tutte è che non si sapeva chi l'avesse istruito a combattere. Perché quello, a combattere, ci sapeva proprio fare: era come se avesse combattuto fin da quando era bambino e, quand'era sul campo di battaglia, era come un ciclone che distrugge al suo passaggio ogni cosa, ogni guerriero.
Poco dopo il giorno della mia scon-fitta ebbi un fratello che chiamammo Pari-de. Mio padre diede a me il compito di
istruirlo e la scelta di quali armi insegnargli ad usare in battaglia. Gli insegnai ad usare l'arco, perché era l'unica arma che riusciva ad usare, e devo ammettere che lo sapeva fare meglio di me, che non sapevo centrare il bersaglio. Ma per fortuna c'erano molte altre cose che ero in grado di fare.
A tredici anni mio padre mi destinò come moglie una principessa di nome An-dromaca, che avrei potuto vedere solo il
giorno delle nozze. Quel giorno arrivò in fretta, anche troppo in fretta! Mi accompa-gnò all'altare mia madre, perché mio padre era in guerra. Tremavo come una foglia ma, quando Andromaca sollevò il velo, restai senza fiato: era bellissima, e per tutta la cerimonia non feci che guardarla incan-tato.
Quando compii diciott'anni Andro-maca ebbe un figlio, che chiamammo Astianatte. Su di lui coltivavo sogni di gloria e volevo diventasse forte come me. Ero l'uomo più felice del mondo, ma la mia felicità si interruppe dieci anni dopo, quan-do tornò mio fratello, che era stato bandito dal regno perché una profezia ci aveva rivelato che avrebbe provocato la distruzio-ne di Troia. Egli ci raccontò che gli dei lo
avevano incaricato di donare alla dea più bella una mela, e natural-mente lui l'aveva donata ad Afro-dite, perché in cambio gli aveva promesso la ragazza più bella del mondo. Io non credevo molto alla sua storia, ma ne ebbi conferma quando, tornando da Sparta, dove avevo stretto un'alleanza per con-to dei Troiani, egli mi portò a ve-dere una “cosa” sottocoperta: era Elena, la moglie di Menelao, la donna più bella del mondo, e lui se ne era innamorato. Quando lo scoprì, Menelao chiese aiuto al fratello Agamennone per sconfig-gere Troia e riprendersi Elena. I Greci sbarcarono sulle coste con più di mille navi. Nella guerra mo-rirono migliaia di uomini per mano di Achille, ma poi lui litigò con Agamennone e decise di tenersi lontano dalla battaglia. Allora Pa-troclo gli chiese le armi e l'armatu-ra per combattere al suo posto. Era molto forte, ma Euforbo lo colpì alle spalle e io gli diedi il colpo di grazia. Per vendicare la morte di Patroclo Achille scese di nuovo in campo e lui ed io ci tro-
vammo faccia a faccia. Lo scontro fu inter-minabile, il più difficile che avessi mai so-stenuto. Ero sfinito, non riuscivo quasi più a reggermi in piedi, e lui ne approfittò per trafiggermi il collo, l'unico punto dove l'ar-matura non mi copriva. In quel momento pensai ad Andromaca e a mio figlio Astia-
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natte: non volevo che diventassero schiavi, ma non potevo più fare niente. Poi crollai a terra e morii.
Allora Achille mi legò al suo carro e mi trascinò attorno alle mura di Troia più volte; infine mi portò all'accampamento greco. Mio padre, disperato, andò alla tenda di Achille e gli chiese in ginocchio il mio corpo. Achille, impietosito, glielo con-segnò e la notte dello stesso giorno brucia-rono il mio corpo. Ecco la mia fine.
Giovanni Merlo, I A
Sparta, 25 anni dopo la guerra di
Troia Arianna, figlia mia, ho deciso di
scriverti questa lettera, che conserverai negli anni, per raccontarti tutto ciò che mi riguarda: dalla mia nascita ad oggi. Mi dispiace annunciarti che sto per morire, ma sono sicura che te la caverai anche senza di me. Dunque, inizio. Era un bel giorno di primavera. La pallida luce del sole si posa-va proprio sulla finestra di una casa di pietra dove Elena, mia madre, aveva appe-na dato alla luce una bambina. Ero io, Arianna, quella bambina, a cui mio padre, Euribate, diede il nome di Andromaca. La mia era una famiglia nobile composta dai miei genitori, dai miei sette fratelli e da me, la più piccola. Sai, figlia mia, a volte era difficile vivere all'interno di una famiglia nobile. Mi ricordo che a dieci anni avevo una noiosissima maestra privata che inse-gnava perfino come diventare una brava sposa. Eh sì, cara Arianna, a quel tempo eravamo obbligati a sposarci molto giovani con chi veniva scelto dai nostri genitori. Purtroppo non avevo tempo per giocare e gli unici momenti di svago erano i miei anniversari di nascita. Mi ricordo che i miei genitori organizzavano una grande festa, in cui io ricevevo tanti regali. Ma la cosa che preferivo era il pranzo: manzo allo spiedo, cipolle e, come dolce, una fetta di pane ricoperta di dolcissimo miele. Poi andavo con le amiche a giocare in cortile. Erano tutti così i miei anniversari di nascita, ma il decimo fu l'ultimo. Infatti quell'anno mio padre morì per mano di Achille. Mi ricordo il pianto di mia madre mentre il figlio di Teti la portava via. Noi, Arianna, pagammo per riaverla, e lei tornò, ma per morire di dolo-re, all'improvviso. Anche i miei sette fratelli vennero uccisi da Achille mentre pascola-vano i buoi. Rimasi sola. In seguito fu tro-vato un documento che stabiliva il mio matrimonio con Ettore, figlio di Priamo e di Ecuba. Fu così che a quattordici anni mi sposai con questo ragazzo a me scono-sciuto, ma di cui mi innamorai subito. Da
lui ebbi un figlio, Astianatte. Non ero più sola. Avevo una famiglia da amare. Oltre a mio marito e a mio figlio c'era anche Ales-sandra, la nutrice. Ma poi venne la guerra ed Ettore, il più forte dei Troiani, andò in battaglia. Ed io, figlia mia, lo vidi morire per mano di Achille. Vinsero gli Achei la guerra di Troia e io venni portata via da tuo padre Taltibio e resa schiava. Poco dopo diventai sua moglie e adesso ho te, ma soffro anco-ra. Spero in cuor mio che con questa lette-ra tu abbia scoperto qualcosa di più su tua madre Andromaca.
Con affetto Tua madre Andromaca
Benedetta Poli, I A
Haiku (poesia di diciassette sillabe) illustrato da Silvia Genova
Haiku illustrato da Benedetta Poli
Agli alunni e alle loro famiglie dalla redazione del giornalino