Rapporto Cave

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    Con il contributo di:

    RAPPORTOCAVE 2011I numeri, il quadro normativo, il punto sullimpatto economico

    e ambientale dellattivit estrattiva nel territorio italiano.

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    Rapporto Cave di Legambiente

    Il Rapporto stato curato dallUfcio Urbanistica di LegambienteEdoardo Zanchini, Gabriele Nanni, Katiuscia Eroe

    Progetto grafco: Luca Fazzalari

    Stampato su carta riciclata con utilizzo di inchiostri EuPIAStamperia Romana srl Industria Grafca Azzero CO2 per il 2011

    Novembre 2011

    RAPPORTO

    CAVE 2011I numeri, il quadro normativo, il punto sullimpatto economicoe ambientale dellattivit estrattiva nel territorio italiano.

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    Rapporto Cave di Legambiente

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    INDICE

    I NUMERI 4I GUADAGNI 7LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE 9

    I NUMERI SULLE CAVE E LE QUANTIT ESTRATTE 16

    FUORI DAI PIANI E DALLE LEGGI: LE INFRASTRUTTURE 20

    IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE E LE DIRETTIVE EUROPEE 22

    LE NORMATIVE REGIONALI ED I PIANI CAVA 26

    AREE ESCLUSE PER LATTIVIT DI CAVA NELLE REGIONI ITALIANE 28SANZIONI E PIANI DI RECUPERO 31

    I CANONI DI CONCESSIONE 33

    COSA SUCCEDE NEL RESTO DEUROPA 38

    LA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIO 41

    LE BUONE PRATICHE 58

    Cap. 1

    Cap. 2

    Cap. 3

    Cap. 4

    Cap. 5

    Cap. 6

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    Rapporto Cave di Legambiente

    Il settore delle attivit estrattive oggiun peretto indicatore per capire comeun Paese capace di immaginare ilproprio uturo. Ossia di come pensa ditenere assieme identit e innovazione,

    tutela del proprio patrimonio storicoculturale e sviluppo economico. Perch un attivit che ha accompagnato lastoria urbana, riguarda da vicino tantisettori pesanti delleconomia comeedilizia e inrastrutture -, incrocia alcunimarchi del Made in Italynel Mondo,come la ceramica e i materiali pregia-ti. E interessa ortemente il paesaggioe la qualit dei territori in cui le attivitsi svolgono, sollecita ragionamenti cheriguardano il rapporto con una risorsanon rinnovabile come il suolo e la ge-stione dei beni comuni. Ma soprattuttooggi in molti Paesi europei si messain moto una proonda innovazione cheha permesso di ridisegnarne completa-mente i profli creando nuove imprese,lavoro in un ambito strategico dellagreen economy. Non esistono inattipi scusanti credibili per non ridurrein maniera signifcativa il prelievo dacave attraverso il recupero e il riutiliz-zo degli inerti provenienti dallediliziae, attraverso regole trasparenti e unagiusta tassazione, ridefnire il rapportocon il territorio di un attivit che ha unimpatto rilevantissimo.

    Con questo Rapporto Legambientevuole ornire un quadro aggiornatodella situazione nelle diverse Regioniitaliane, per evidenziare problemi eopportunit, ma soprattutto per aprirenalmente i rifettori su un tema di cuitroppo poco si parla. Di cave in Italianon si occupa inatti nessun Ministero,n c una chiara consapevolezzada parte delle Regioni della rilevan-za paesaggistica ed economica del

    settore. Lo studio costruito attraversoun questionario inviato alle Regioni edalle Province competenti, incrociandoi dati con studi europei e di settore.Si occupa nello specifco dellattivi-

    t di cava, ma non delle miniere odellestrazione negli alvei uviali inquanto vietata dalla maggior partedelle Autorit di Bacino atta eccezio-ne per specifche esigenze idrauliche.

    I NUMERILa otografa aggiornata della situa-

    zione italiana , ancora una volta,impressionante. Le cave attive sono5.736 mentre sono 13.016 quelledismesse nelle Regioni in cui esisteun monitoraggio. A queste ultime sidovrebbero sommare le cave abban-donate in Calabria, Abruzzo e FriuliVenezia Giulia, il che porterebbe ildato a superare di gran lunga le 15

    mila cave dismesse.Nel 2010 la crisi economica e inparticolare quella, gravissima, delsettore edilizio hanno ridotto i datidelle quantit estratte di tutti i mate-riali lapidei, ma i numeri rimangonocomunque impressionanti. Sono inatti90 i milioni di metri cubi estratti nel2010 solo per sabbia e ghiaia, mate-

    riali ondamentali nelle costruzioni, maaltrettanto elevati sono i quantitativi dicalcare (41,7 milioni di metri cubi an-che in questo caso utilizzati nel ciclodel cemento) e di pietre ornamentali(12 milioni di metri cubi). Lestrazionedi sabbia e ghiaia rappresenta il 59%di tutti i materiali cavati in Italia; aiprimi posti Lombardia, Lazio e Pie-monte, che da sole raggiungono il50% del totale estratto ogni anno con43 milioni di metri cubi.

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    Rispetto a un quadro cos rilevante,e a interessi orti e organizzati neiterritori, il quadro normativo ancoraermo al Regio Decreto del 1927,con un approccio chiaramente svi-luppista che non tiene in alcun modoconto degli impatti provocati sul terri-torio. Purtroppo, occorre aggiungereche ancora in molte Regioni, a cui

    sono stati traseriti i poteri in materianel 1977, si verifcano situazioni digrave arretratezza e rilevanti proble-mi. Al centro-nord almeno il quadrodelle regole completo: i Piani Cavasono periodicamente aggiornati perrispondere alle richieste di una lobbydei cavatori organizzata. Mentreparticolarmente preoccupanti sono le

    situazioni di Veneto, Abruzzo, Mo-lise, Sardegna, Calabria, Basilicata,Campania, Friuli Venezia Giulia ePiemonte, tutte Regioni che non hannoun Piano Cave in vigore. Lassenzadei piani particolarmente grave per-ch in pratica si lascia tutto il poteredecisionale in mano a chi concedelautorizzazione senza alcun rierimen-

    to su quanto, dove, come cavare. E sesi considera il peso che le Ecomafe

    hanno nella gestione del ciclo delcemento e nel controllo della aree diestrazione particolarmente preoccu-pante una situazione priva di regole.Delicata poi la situazione quando siprogettano e realizzano inrastruttureperch, anche nelle Regioni provvistedi Piani, si esce dalle previsioni percercare siti di cava ulteriori e lesito

    quasi sempre quello cui siamo abituatia vedere intorno alle principali stradee errovie italiane, con ai margini enor-mi buchi nelle colline. In generale tuttele Leggi Regionali risultano indietrorispetto a una idea di moderna gestio-ne del settore compatibile con il pae-saggio e lambiente, in particolare perquanto riguarda le aree da escludere

    per lattivit, il recupero delle aree,la spinta al riuso di inerti provenientidalle demolizioni edili.

    RIPARTIZIONE DELLE CAVE PER GRUPPI DI MATERIALI ESTRATTI

    Legambiente, Rapporto Cave 2011

    Sabbia e ghiaia

    Pietra ornamentali

    Torba

    Calcare

    Argilla

    58,9%

    5,5%

    27,5%

    0,1%

    8%

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    TABELLA RIASSUNTIVA, LA SITUAZIONE NELLE REGIONI ITALIANE

    Regioni e Province Autonome Cave Attive Cave Dismesse e/o AbbandonatePiani Cava(regionali e/o provinciali)

    Abruzzo 239 - NO

    Basilicata 51 32 NO

    Calabria 216 - NOCampania 376 1.336 NO*

    Emilia-Romagna 296 298 SI

    Friuli Venezia Giulia 67 - NO*

    Lazio 393 475 SI

    Lombardia 558 2.888 SI

    Liguria 98 529 SI

    Marche 172 1.002 SI

    Molise 56 545 NO

    Piemonte 472 311 SI*

    Puglia 339 550 SI

    Sardegna 381 492 NO

    Sicilia 557 691 SI*

    Toscana 403 1.029 SI

    Umbria 103 77 SI

    Valle dAosta 39 37 SI

    Veneto 566 1.614 NO

    Pr. Bolzano 162 10 SIPr. Trento 192 1.100 SI

    TOTALE 5.736 13.016

    Legambiente, Rapporto Cave 2011*Per le Regioni contrassegnate da asterisco si rimanda allanalisi dei Piani Cava nel Capitolo 3.

    Qualcosa cambiato rispetto a quan-to scriveva Cederna, mentre guardavaa uno sviluppo squilibrato tipico deldopoguerra in cui ledilizia rappresen-tava il motore delleconomia? Nonper quanto riguarda lItalia. In tutti i

    Paesi europei il consumo di cemento letteralmente crollato nel 2010 per

    via della crisi economica. Ma lItaliacontinua a detenere un vero e proprioprimato continentale, con oltre 34milioni di tonnellate di cemento con-sumati in un periodo di crisi, per unamedia di 565 chili per ogni cittadino

    a ronte di una media europea di404. Siamo scesi rispetto alla denun-

    Tra i primati alla rovescia di cui possiamo vantarci c anche quello di esserei maggiori produttori-consumatori di cemento nel mondo, due-tre volte gli Stati Uniti,

    il Giappone, lUnione Sovietica: 800 chili per ogni italiano.

    Antonio Cederna (da Brandelli dItalia)

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    cia di Cederna, ma solo per colpa dicondizioni mutate del mercato e nonper una modifca culturale.

    PRODUZIONE DI CEMENTO IN EUROPAE CONSUMO PRO-CAPITE NEL 2010

    PaesiProduzione 2010(in migliaia ditonnellate)

    Consumo pro-capite2010 (in kg perabitante)

    Italia 34.408 565

    Germania 30.150 301

    Spagna 26.020 532

    Francia 19.300 313

    Regno Unito 8.000 159

    Paesi Bassi 4.695 287

    Fonte AITEC

    Le ragioni di questo uso cos elevatodi cemento sono diverse, sicuramen-te incide la quantit di nuove casecostruite in questi anni (oltre 260milatra abitazioni e abbricati non re-sidenziali costruiti nel 2009) e il

    largo uso che viene atto del cementonelledilizia italiana anche per i ritardinella innovazione tecnologica delsettore. Poi vi un uso eccessivo nelleopere pubbliche spinto da un quadronormativo arretrato (e da evidentiinteressi economici) oltre che da unritardo culturale della progettazionerispetto agli altri Paesi europei che neutilizzano molto meno a parit (o mag-giori) interventi realizzati. Non a casoquindi le estrazioni di materiali piconsistenti in Italia riguardano inertie calcari, utilizzati proprio per laproduzione di cemento e che insiemeraggiungono circa l80% dei prodotticavati.

    I GUADAGNIA ronte di numeri cos impressionantii canoni di concessione pagati da chicava sono a dir poco scandalosi. Inmedia nelle Regioni italiane si paga il

    4% del prezzo di vendita degli inerti.Ancora pi incredibile la situazionedelle Regioni dove si cava gratis: Ba-silicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.Ma ancheValle dAosta e Lazio dovesi chiedono pochi centesimi di europer cavare metri cubi di inerti.Le entrate degli enti pubblici dovuteallapplicazione dei canoni sono

    ridicole in conronto al volume daaridel settore. Il totale nazionale di tuttele concessioni pagate nelle Regioni,per sabbia e ghiaia, arriva a 36milioni di Euro rispetto a 1 miliardoe 115 milioni di Euro lanno ricavatodai cavatori dalla vendita. In Pugliasi cavano ogni anno di soli inerti 7,3milioni di metri cubi che ruttano 91,5

    milioni di euro di introiti ai ortunaticavatori che nulla dovevano fno apoche settimane a al territorio! Maanche dove si paga, come nel Lazioil rapporto tra le entrate regionali equelle delle aziende di 1 a 42: 4,7milioni contro quasi 200.

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    ENTRATE DAI CANONI, VOLUME DAFFARI CON PREZZI DI PRODUZIONE E DI VENDITA

    RegioneEntrate annue derivanti daicanoni(in Euro)

    Volume daffari annuo daattivit estrattive con prezzi diproduzione*(in Euro)

    Volume daffari annuo daattivit estrattive con prezzi divendita* (in Euro)

    Valle dAosta 6.420 124.976 267.500

    Piemonte 5.256.950 65.432.250 139.812.500

    Lombardia 7.040.000 93.600.000 200.000.000

    Veneto 4.362.591 41.163.156 87.955.462

    Pr. Bolzano 340.500 3.983.850 8.512.500

    Pr. Trento n.d. 6.669.000 14.250.000

    Friuli Venezia Giulia 682.580 7.260.171 15.513.187

    Emilia-Romagna 4.601.505 47.225.973 100.910.200

    Liguria ** ** **

    Toscana 1.550.200 19.714.500 42.125.000Umbria 205.162 3.200.529 6.838.737

    Marche 593.642 4.891.278 10.451.450

    Lazio 4.755.000 92.722.500 198.125.000

    Abruzzo 3.750.000 17.550.000 37.500.000

    Molise 1.835.000 10.734.750 22.937.500

    Campania 1.170.000 6.884.500 14.625.000

    Puglia ** 42.820.157 91.496.062

    Basilicata 0 5.537.206 11.831.637

    Calabria 0 8.248.500 17.625.000

    Sicilia 0 11.456.839 24.480.425

    Sardegna 0 32.836.050 70.162.500

    TOTALE 36.149.550 522.056.185 1.115.419.660

    Legambiente, Rapporto Cave 2011*esclusi i costi di trasporto e mano dopera. Sono stati considerati i prezzi medi alla produzione forniti da ISTAT (5,85 /m3) nellIndagine annuale della produzione industriale del 2006. Si considerato come prezzo di vendita dei materiali inerti la media traquelli indicati dalle Camere di Commercio, stesso valore indicato dalla European Environment Agency nel 2008: 12,50 /m3.**In Liguria al momento non esistono cave attive di inerti per cui non possibile effettuare il calcolo.***In Puglia la tariffazione, al momento basata sulle superci, iniziata a Giugno 2011.

    In un contesto di questo tipo possonocantare vittoria solo gli operatori delsettore, coloro che ogni anno vedonoun giro di aari di miliardi di europer il solo comparto degli inerti. Inparticolare ci avviene nelle Regionidel Mezzogiorno dove lattivit di

    cava ancora gratuita e dove il pesodelle Ecomafe nellintero ciclo del

    cemento, che proprio dalle attivitestrattive vede linizio, particolarmen-te preoccupante e si raorza proprioin assenza di regole chiare, certe e dicontrolli e sanzioni ancor pi urgenti.Un passo in avanti stato atto inPuglia dove recentemente stata pub-

    blicata sul Bollettino Ufciale la tabellache stabilisce gli oneri che i cavatori

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    dovranno versare per il momento inbase alla superfcie occupata dalleattivit estrattive, mentre dal 2012le tarie saranno proporzionali allaquantit di materiale estratto: mentre

    prevista la stesura di una nuova LeggeRegionale. Ma l Emilia-Romagnala Regione dove si sta acendo di pi,non solo rispetto al recupero dellearee dismesse ed alla pianifcazione,ma anche in relazione ad i possibiliaumenti dei canoni proposti in unarisoluzione approvata dallAssembleaLegislativa Regionale.Un ragionamento importante, e legatoinevitabilmente al tema delle regole, quello della scalit. Non solo perch assurdo che il costo del prelievo siaaddirittura spesso pari a zero a rontedi guadagni altissimi dalla vendita deimateriali, ma anche per il costo esi-guo del conerimento a discarica deirifuti provenienti dalledilizia. Occorreinvertire questa situazione, avorendoil riciclo degli inerti in modo da arri-vare a ridurre sensibilmente lutilizzodelle discariche come avviene neglialtri Paesi europei.

    LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTEOccorre promuovere una proondainnovazione nel settore, perch ridur-re il prelievo di materiali e limpattodelle cave nei conronti del paesaggio quanto mai urgente e oggi possibi-le. Lo dimostrano i dati degli altri Paesieuropei dove si riduce la quantit dimateriali estratti attraverso una politicadi riutilizzo dei rifuti provenienti dalsettore edile. Questa la sfda cheoccorre assolutamente perseguire coin-volgendo il mondo delle costruzioni.Ed lunica strada possibile per dare

    un uturo a tante aree altrimenti con-dannate a vedere progressivamentedegradata la propria identit e qualitdel paesaggio. Governo e Regionidevono guardare fnalmente con

    attenzione al settore, promuovere unainnovazione capace di are dellattivi-t estrattiva un settore allavanguardia,creare green jobs nel recupero degliinerti, e garantire la tutela del paesag-gio. Gli obiettivi prioritari per muoverequesto cambiamento sono:

    1) RIDURRE IL PRELIEVO DA CAVAPUNTANDO SUL RECUPERO DEGLI INERTIPROVENIENTI DALLEDILIZIAOccorre spingere con orza unamoderna fliera in cui siano le stesseimprese edili a gestire il processodi demolizione selettiva degli inertiprovenienti dalle costruzioni, e diriciclare invece che conerirle indiscarica. Governo e Regioni devonoaiutare questo processo con leggi cheobblighino a utilizzare una quota diinerti provenienti dal recupero in tuttigli appalti pubblici. Le quantit pirilevanti di materiali estratti ogni annoin Italia sono utilizzati per ledilizia ele inrastrutture, quasi il 60% di quantoviene cavato sono inerti, principalmen-te ghiaia e sabbia, e calcare (27%)per il cemento. Secondo i dati che

    emergono da questo Rapporto i mate-riali estratti per calcestruzzo e cemen-to (sabbia, ghiaia, pietrisco e calcari)in Italia sono stati oltre 130 milionidi metri cubi nel 2010. In parallelo iriuti da costruzione e demolizionecontinuano a crescere: sono stati 55milioni di tonnellate. E attualmente irifuti da costruzione e demolizione per

    il 90% vengono collocati in discarica.E evidente lo spreco di una gestione

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    caratterizzata da un uso eccessivo siadelle cave che delle discariche e chepotrebbe costruire un circuito virtuoso.Occorre allargare la quota di merca-to degli aggregati riciclati, che oggi

    grazie allinnovazione tecnologica eallapplicazione da anni nei principaliPaesi europei hanno le stesse pre-stazioni degli aggregati naturali perimpieghi nel settore edilizio, prezzicompetitivi, e possono sostituire in tuttigli usi sabbia, ghiaia e inerti in gene-rale. Dunque ridurre, no a dimez-zare, il numero di cave per inerti e iquantitativi estratti possibile.

    E evidente la necessit di denire unnuovo quadro normativo che spinga ilsettore al passo con le migliori espe-rienze europee e che permetta unamigliore tutela del territorio. In parti-colare occorre ssare con chiarezzai termini per spingere il riutilizzo deimateriali di scavo e di demolizionecome aggregati riciclati per tutti gliusi compatibili, fssando obiettivi diprogressivo utilizzo e diusione in tuttii capitolati di appalto. E rimuoverele barriere che esistono nel settore,lavorando per rendere pi sempliceil recupero e lutilizzo in modo daridurre ortemente il ricorso alla disca-rica. Che per esempio permetta diragionare di inrastrutture in modo daridurre ortemente il bisogno di cavee discariche, perch non ha sensogettare in discarica materiali che po-trebbero essere acilmente riutilizzatial posto di materiali cavati apposta.E utilizzare questo tipo di approccioanche nei territori - in cui possonosvolgere un ruolo decisivo Province e

    Comuni per individuare, in prossi-mit delle aree urbane, spazi in cui

    collocare gli impianti di trattamentodei rifuti inerti da recuperare. E allostesso modo individuare delle aree percollocare i materiali non riutilizzabiliper recuperare aree degradate, cave

    dimesse, realizzare parchi (una sortadi banca della terra).

    Come e quanto si possa intervenirepositivamente in questo campo ce loraccontano gli esempi positivi e lebuone pratiche presenti nel Rapporto.Si tratta di casi con storie diverse:unazienda privata che investe orte-mente nella ricerca e nello sviluppo dinuovi sistemi di produzione di materia-le lapideo (acendolo in una Regione,il Veneto, non particolarmente attentaalla sostenibilit di questo settore) edil progetto europeo in cui lEmilia-Romagna evidenzia un ruolo daleader nellinormazione e nel cambia-mento che le attivit di cava possonoe devono vedere, coinvolgendo inquesto percorso i Paesi dellintera areabalcanica.A queste importanti iniziative deveper afancarsi un atto di coraggioda parte del Governo e dei privati,introducendo nei capitolati una per-centuale minima di aggregati riciclatinon ineriore al 50% che vadanoad interessare non solamente gli Enti

    pubblici e le societ a prevalente ca-pitale pubblico, come previsto attual-mente per il solo 30% dei materiali,dal Decreto Ministero dellAmbiente203/2003, ma tutti gli interventi ele opere pubbliche e private senzadistinzione. Ed al tempo stesso preve-dere nei bandi di gara che a paritdi altre condizioni debba preerirsi

    loerta che proponga la pi altapercentuale di impiego dei materiali

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    riciclati, come avviene gi dal 1998in Toscana.Sarebbe poi un passo importante arrispettare in ogni situazione le normecontenute nel citato Decreto: sono

    inatti troppe le realt ed i casi in cuici non avvenuto. Perch spesso daparte degli Enti Locali nei capitolatidappalto questo obbligo non vieneinserito, usando come scusa lamancanza di prestazioni conormi deimateriali riciclati rispetto ai materialirealizzati a partire da materiali ver-gini. Ci per ortuna non avviene inVeneto, dove si producono in mediaoltre 5.500.000 tonnellate allanno dirifuti da C&D (Costruzione e Demoli-zione), di cui pi dell 80% vengonoavviati a recupero, come dimostranole realizzazioni del Passante di Mestree della Autostrada Valdastico.

    2) RAFFORZARE LA TUTELA DELTERRITORIO E IL CONTROLLO DELLATTIVITOccorre nalmente completare ilquadro delle regole in tutte le Regioni,con Leggi adeguate a garantire tutelae trasparenza, giuste sanzioni, Pianiper lattivit estrattiva capaci di sal-

    vaguardare i paesaggi e lambiente,di regolare una corretta gestione. Introppe aree del Paese il contesto delleregole ancora incompleto, ancora

    molti Piani spingono lattivit estratti-va invece di regolarne una correttagestione, occorre porre attenzione suquello che succede nel territorio in ma-teria di gestione dellattivit estrattivaper eliminare leccessiva discrezionali-t da parte di chi concede i permessie il peso degli interessi legali e delleecomafe.

    Occorre aggiornare il quadro nor-mativo nazionale ermo al 1927 per

    arrivare a defnire per tutto il territorionazionale alcuni standard minimiche riguardino: le aree in cui lattivi-t di cava vietata (aree protette eboschi, corsi dacqua, aree sottoposte

    a vincolo idrogeologico e paesaggisti-co, ecc.) e quelle in cui condiziona-ta a pareri vincolanti di amministrazio-ni di tutela ambientale; i criteri per ilrecupero delle aree una volta dismes-sa lattivit e le garanzie che avvengarealmente lintervento; lestensionedella VIA per tutte le richieste di cavasenza limiti di dimensione, e i terminidelle compensazioni ambientali. Inmodo da fssare dei rierimenti per lanormativa regionale, per aggiornarlanelle Regioni che gi hanno delle re-gole ed entrare direttamente in vigorein tutti quei territori sprovvisti dei pianiin attesa che si defniscano i nuovirierimenti regionali.

    Fondamentale la spinta che puvenire da un maggiore coordinamen-to e controllo delle attivit di cavasul territorio. Ad oggi nessuno se neoccupa a livello statale, inveceessenziale per responsabilizzare leRegioni allesercizio delle loro unzionimonitorare levoluzione del enomenoin termini quantitativi e qualitativi, eanche esercitare i poteri sostitutivi in

    assenza di Leggi e di Piani. E promuo-vere un ottica che permetta di leggereassieme le questioni legate alla diesadel suolo e al paesaggio non solo intermini di tutela ma anche di recuperoattraverso un programma nazionaleper le cave abbandonate di maggiorimpatto. Il controllo della legalit una condizione essenziale per tutti

    questi ragionamenti e il coordinamentodelle inormazioni sullattivit estrattiva

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    utile anche per mettere a sistema leinormazioni delle Forze dellOrdinee garantire chi lavora bene e onesta-mente.

    3) AUMENTARE I CANONIDI CONCESSIONEPer uscire fnalmente da una situa-zione di grandi guadagni privati edi rilevanti impatti nel paesaggio,a ronte di canoni irrisori, occorreintrodurre in ogni Regione canoni diconcessione come quelli in vigore inGran Bretagna, al 20% del prezzodi vendita.Nonostante il sensibile calo di ma-teriale prelevato dalle cave, risultaevidente quanto nel nostro Paesesi incassi pochissimo dalle attivit

    estrattive. Nella tabella che segueabbiamo ipotizzato di passare, perlestrazione di sabbia e ghiaia, dagliintroiti in vigore nelle Regioni, cherisultano di soli 36 milioni di euro, a

    quelli risultanti dallipotesi di ap-plicazione del canone attualmentepresente in Gran Bretagna, ossiaoltre 267 milioni. Un incremento paria sette volte i livelli attuali. Un divarioenorme e che risulta ancor pievidente nelle Regioni dove cavare gratuito. Ad esempio in Sarde-gna potrebbero entrare nelle casseregionali quasi 17 milioni di euro oancora si pu dire che in Calabriavengono persi ogni anno 4,2 milionidi euro ed in Sicilia quasi 6 milioni.

    Cava nei pressi di Priverno (LT)

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    CONFRONTO TRA REGIONI CON IPOTESI DI APPLICAZIONE DEL CANONE ADOTTATO IN GRAN BRETAGNA

    RegioneQuantit estrattaSabbia e ghiaia (m3)

    Entrate annue derivanti daicanoni (in Euro)

    Ipotesi con canone GranBretagna (in Euro)

    Valle dAosta 21.400 6.420 64.200

    Piemonte 11.185.000 5.256.950 33.550.000

    Lombardia 16.000.000 7.040.000 48.000.000Veneto 7.036.437 4.362.591 21.109.311

    Pr. Bolzano 681.000 340.500 2.043.000

    Pr. Trento 1.140.000 n.d. 3.420.000

    Friuli Venezia Giulia 1.241.055 682.580 3.723.165

    Emilia Romagna 8.072.816 4.601.505 24.218.448

    Liguria * * *

    Toscana 3.370.000 1.550.200 10.110.000

    Umbria 547.099 205.162 1.641.297

    Marche 836.116 593.642 2.508.348

    Lazio 15.850.000 4.755.000 47.550.000

    Abruzzo 3.000.000 3.750.000 9.000.000

    Molise 1.835.000 1.835.000 5.505.000

    Campania 1.170.000 1.170.000 3.510.000

    Puglia 7.319.685 ** 21.959.055

    Basilicata 946.531 0 2.839.593

    Calabria 1.410.000 0 4.230.000

    Sicilia 1.958.434 0 5.875.302Sardegna 5.613.000 0 16.839.000

    TOTALE 89.233.573 36.149.550 267.695.719

    Legambiente, Rapporto Cave 2011* In Liguria al momento non esistono cave attive di inerti per cui non possibile effettuare il calcolo.**In Puglia la Delibera sui canoni r iguarda al momento le superci e comunque no a Maggio 2011 non era in vigore per cuinon si in grado di effettuare la simulazione per questa Regione.

    Con oneri di concessione per lattivi-t estrattiva cos bassi lItalia conti-nuer a essere devastata dalle cave.Senza considerare che si rinunciaa promuovere un settore innovativocome quello del recupero degliinerti provenienti dalle demolizioniin edilizia che pu sostituire quelli dicava - come sta avvenendo in moltiPaesi europei - e che consente diavere molti pi occupati (per unacava da 100mila metri cubi lanno

    gli addetti in media sono 9 mentreper un impianto di riciclaggio diinerti gli occupati sono pi di 12) edi risparmiare il paesaggio.Sappiamo gi la risposta dei cavato-ri: cos aumenta il costo del cemento,si avrebbe un eetto a catena in unperiodo di crisi del settore edilizia.Ma pagare il 20% della cira acui si vende persino troppo poco

    per gli impatti che lattivit producenel territorio. E leetto sullaumento

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    Rapporto Cave di Legambiente

    del prezzo del calcestruzzo sarebbesemplicemente impercettibile, potreb-be esserlo del tutto se i cavatori invecedi scaricarlo sul prezzo fnale rinun-ciassero a una parte dei loro enormi

    guadagni. Invece proprio i cavatoripotrebbero avere tutto linteresse aorientare la propria attivit economicaverso il settore del recupero degli inertiin edilizia.

    Legambiente convinta che lItaliaabbia tutto linteresse a sceglierequesta strada, seguire i Paesi europeiche intorno a una moderna gestionedelle attivit estrattive hanno creato unsettore economico capace di legarericerca e innovazione nel recupero deimateriali.Nei casi in cui ci stato atto, comenel Regno Unito, si intervenuto dasubito tassando seriamente il coneri-mento dei riuti C&D in discarica, au-mentando i canoni di concessione edincentivando le aree di riciclo dei ma-teriali creando in questo modo nuoviposti di lavoro. Come ultimo esempioin ordine di tempo basti pensare ailavori per realizzare il Crossrail, unnuovo e lunghissimo passante errovia-rio, dove il 20% dei materiali utilizzatideriva da processi di riutilizzo e dalriciclo mentre i materiali estratti per la

    realizzazione delle gallerie, circa 5,6milioni di metri cubi, verranno riciclatiper almeno il 95%; processo purtrop-po non avvenuto per realizzare alcunalinea metropolitana in Italia. Non un caso che questo processo vedai migliori risultati nel Regno Unito,perch proprio qui che si decisodi fssare nuove norme e nuovi indi-

    rizzi anche sulledilizia sostenibile, inanticipo rispetto alle Direttive Europee.

    Risalgono inatti al 2007 i provvedi-menti, riassunti nel Climate ChangesAct, con i quali venivano incentivatele energie rinnovabili in edilizia; masoprattutto grazie a questa norma il

    governo britannico ha introdotto unarigida certifcazione energetica (similea quella presente nella Provincia diBolzano) secondo la quale gli edifciresidenziali vengono valutati in basealla loro efcienza energetica, maanche rispettando criteri di sostenibilitdellintero ciclo di costruzione per cuianche lutilizzo di aggregati riciclatirientra nei parametri considerati.In Danimarca, invece, da oltre 20anni ci si posti il problema di comeridurre le estrazioni da cava e promuo-vere il recupero dei riuti da costru-zione e demolizione, con una politicadi tassazione che arriva a ar pagare50 a tonnellata per il conerimentoin discarica degli inerti. Un risultatoche ha premiato visto che oggi si aricorso per il 90% ad inerti riciclatiinvece che di cava.

    Intervenire in questo campo signif-ca al tempo stesso dare slancio aRicerca&Sviluppo, lasciate troppospesso alla buona volont di singoliimprenditori e ricercatori. Solo inquesto modo seguir una corretta

    inormazione di ci che di nuovo sista realizzando nel settore delle attivitestrattive e solo con strumenti adeguatile Regioni, e gli Enti preposti, potran-no gestire correttamente il settore.Troppo spesso inatti si registrano gravimancanze strutturali negli organi com-petenti, ad esempio per il mancatosviluppo di sistemi quali i GIS (sistemi

    inormativi territoriali) che permettereb-bero un visione precisa del enomeno

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    Rapporto Cave di Legambiente

    estrattivo, di quello degli insediamentiantropici (e delle criticit ambientaliche ne derivano) e della situazionedelle risorse naturali presenti.Quello delle cave un argomento

    che non solo deve essere messo inevidenza in ogni discussione di piani-fcazione, ma deve diventare uno deipunti chiave su cui capire e ragionaredelle trasormazioni complessive chesi stanno verifcando nel nostro Paese,in particolare per alcune aree dIta-

    lia dove rappresentano una onte direddito per le attivit illegali, ma chepotenzialmente possono diventare unvolano economico e di sostenibilitambientale. E se ad oggi il nostro

    Paese ha visto i principali soggetti delsettore ragionare come se sabbia,ghiaia e marmi ossero una risorsaillimitata e acilmente reperibile, nelprossimo uturo dovranno prevalere leragioni dell innovazione, delloccupa-zione e del rispetto per lambiente.

    Area di escavazione in Provincia di Latina

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    Rapporto Cave di Legambiente

    1 I NUMERISULLE CAVE ELE QUANTITESTRATTEI numeri rilevati dal Rapporto 2011 diLegambiente, risultano allarmanti, con5.736 cave attive. Rispetto alle pas-

    sate analisi si riusciti a delineare unquadro pi completo dei numeri sulleattivit estrattive non pi attive, ma checomunque rappresentano un vero eproprio allarme ambientale in alcune

    Regioni, portando la stima nazionalead oltre 13.016 le cave dismesse eabbandonate. Un dato sicuramenteimpressionante considerando chesolamente una piccola parte desti-nata a vedere un concreto ripristinoambientale.

    Tra le Regioni che presentano unmaggior numero di aree destinatealle attivit estrattive si trovano Sicilia,

    Veneto e Lombardia, tutte con pi di

    500 cave attive allinterno del proprioterritorio. Ma non sono da sottovalu-tare le situazioni di Piemonte (472),Toscana (403), Lazio (393) e Campa-nia (376). In questultima Regione da sottolineare come la stima eettua-ta sulla quantit di cave abusive, circa180, comunque da ritenere ancoraincompleta e purtroppo a ribasso ri-

    spetto la realt del territorio, in partico-lare nei casi delle province di Napoli

    e Caserta. Agli ultimi posti per cave inunzione, tutte sotto i 100 siti, si trova-no le Regioni con minore estensione:Liguria (98 cave), Friuli Venezia Giulia(67), Molise (56), Basilicata (51) eValle dAosta con 39 cave attive.Per le cave dimesse sicuramentegrave la situazione di 6 aree su tutte.Si tratta di Lombardia, Veneto, Cam-pania, Provincia di Trento, Marchee Toscana, tutti territori dove il datosupera le 1.000 cave, ma addiritturain Lombardia arriva ad oltre 2.800

    cave dimesse o abbandonate. Anchein questa edizione del Rapporto sulle

    NUMERO CAVE ATTIVE E ABBANDONATE NELLE REGIONI ITALIANE

    Legambiente, Rapporto Cave 2011

    3500

    3000

    2500

    2000

    1500

    1000

    500

    0

    Abruzz

    o

    Basilica

    ta

    Pr.Bolzan

    o

    Calab

    ria

    Camp

    ania

    Emilia

    Romag

    na

    Friuli

    Venezia

    Giulia

    Lazio

    Lomb

    ardia

    Liguria

    Marche

    Molise

    Piemo

    nte

    Pugli

    a

    Sardeg

    naSic

    ilia

    Toscan

    a

    Pr.Trento

    Umbr

    ia

    Valle

    dA

    osta

    Veneto

    Cave attive Cave dismesse e/o abbandonate

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    Rapporto Cave di Legambiente

    attivit estrattive non si in gradodi ornire il dato completo a livellonazionale a causa delle mancanze dialcune Regioni come Abruzzo, Cala-bria e Friuli Venezia Giulia.

    NUMERO CAVE ATTIVEE DISMESSE NELLE REGIONI

    RegioneCaveattive

    Cave dismesse e/oabbandonate

    Abruzzo 239 -

    Basilicata 51 32

    Pr. Bolzano 162 10

    Calabria 216 -

    Campania 376 1.336Emilia-Romagna 296 298

    Friuli Venezia Giulia 67 -

    Lazio 393 475

    Lombardia 558 2.888

    Liguria 98 529

    Marche 172 1.002

    Molise 56 545

    Piemonte 472 311

    Puglia 339 550

    Sardegna 381 492

    Sicilia 557 691

    Toscana 403 1.029

    Pr. Trento 192 1.100

    Umbria 103 77

    Valle dAosta 39 37

    Veneto 566 1.614

    TOTALE 5.736 13.016Legambiente, Rapporto Cave 2011

    Come viene evidenziato dalla succes-siva cartina dellItalia, le attivit estratti-ve riguardano tutte le aree del Paese.Sono 2.240 i Comuni con almenouna cava attiva presente sul proprioterritorio (il 27,7% dei Comuni italia-

    ni) e ben 1.077 Comuni quelli conalmeno 2 cave, addirittura il 13,3%

    del totale. Al vertice di questa classif-ca sono da segnalare due realt, noncos note come ad esempio Carrara,ma in cui la quantit di cave presentiraggiunge livelli di concentrazione

    impressionanti. Si tratta di SantAnnadAlaedo, in Provincia di Verona, con76 cave attive e Bagnolo Piemonte,in Provincia di Cuneo, con 70 caveattive. In questultimo caso gli introitiper il Comune derivanti dal settoreestrattivo nel 2010 hanno sforato i2,5 milioni di euro (di cui solo 69milaeuro derivati dal canone stabilito dallaRegione Piemonte) ma anno rietterein negativo le quasi 700mila tonnella-te di materiale lapideo prelevato ognianno. In aggiunta a questa situazionec da segnalare la vicinanza con unaltro Comune noto per le estrazioni dimateriale di pregio come Luserna SanGiovanni (TO), che annovera sul suoterritorio altre 7 cave attive.In questo contesto va segnalata anchela condizione del Comune di Roma,sono inatti ben 32 le cave attive.Pi in generale si nota la presenzadi attivit estrattive in quasi la totalitdei Comuni di alcune Regioni, Pugliae Sicilia su tutte, ma anche Lazio,Toscana, Umbria, Veneto e Sardegnamostrano una larga diusione di cavenel proprio territorio.

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    Rapporto Cave di Legambiente

    Sulle quantit di materiale cavato ilprimo dato importante quello rela-tivo al totale nazionale di sabbia eghiaia estratte, che costituiscono il60% dei materiali cavati in Italia. Si

    assiste, inatti, ad un calo consistenterispetto al 2009, arrivando nel 2011

    a superare gli 89 milioni di metri cubicavati (contro i 142 milioni di 2 annia). Nonostante lItalia resti il terzo pro-duttore europeo di aggregati, dopoGermania e Francia, questo dato

    conermato dalla recente indaginedellUEPG (lUnione Europea dei Pro-

    DIFFUSIONE DELLE CAVE NEI COMUNI ITALIANI

    da 1 a 5 cave

    da 6 a 20 cave

    pi di 20 cave

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    Rapporto Cave di Legambiente

    duttori di materiali lapidei) che mostraun trend in calo del 40% rispetto aidati del 2008, arrivando proprio aduna quantit di cavato di circa 90milioni di metri cubi. Questo enomeno

    da ricollegare alla crisi economica,ed a quella in particolare del mercatoedilizio che ne seguita, che ha inte-ressato tutti gli Stati membri dellUE.A questo ragionamento per devonoafancarsi alcune considerazioni spe-cifche dellindustria estrattiva italiana.Rimangono inatti impressionanti inumeri relativi alle estrazioni in Lom-bardia e Lazio, le prime due Regioniper quantit cavata di sabbia eghiaia, rispettivamente con 16 e 15,8milioni di metri cubi estratti. Si trattadelle aree del Paese dove il mercatodelle costruzioni e delle inrastrutturecostituisce una delle onti principalidelle economie regionali e dove risultaquindi difcile osservare un inessionedegli inerti estratti ancor pi decisa,anche in periodi di crisi come quellodegli ultimi 3 anni.Seguono distanziate, ma comunquecon un ingente prelievo di materiale,Piemonte (11,2 milioni) ed Emilia-Romagna (8 milioni). Un importanterisultato quello mostrato dalla Regio-ne Puglia, dove risultano circa 7,3 imilioni di metri cubi di inerti estratti.

    In questo caso limportante riduzionedel prelievo di materiale da cava ,almeno in parte, leetto del PianoCave in vigore da 4 anni, unica realtdel Mezzogiorno che stata in gradodi programmare e quantifcare i veriabbisogni dei volumi cavati.Per quanto riguarda gli altri tipi di ma-teriali estratti da sottolineare come

    per le pietre ornamentali le aree con ilmaggior prelievo siano Sicilia, Tosca-

    na, Lazio e Provincia di Trento, cheinsieme costituiscono il 63% del totalenazionale estratto, in valori assoluti8 milioni di metri cubi sui 12 milionitotali. Si tratta di zone del Paese dove

    la qualit delle pietre cavate ha unaama mondiale ed una storia secola-re, basti pensare al porfdo trentino,al marmo di Carrara ed al travertinodella provincia di Roma.Se la quantit di torba estratta in Italiapu essere ritenuta trascurabile (menodi 70 mila metri cubi) i dati rilevatiper il calcare risultano sicuramente pipreoccupanti. Si tratta inatti di circa42 milioni di metri cubi. Tra le Regionicon maggiori quantit cavate si ritrovail Lazio che, insieme alla Sicilia, rag-giungono quota 5,4 milioni di metricubi annui estratti, a cui seguono laCampania e la Puglia entrambe con4,2 milioni di metri cubi.Per largilla lEmilia-Romagna amostrare i dati pi elevati con pi di1,2 milioni di metri cubi estratti, su untotale nazionale di 8,4 milioni.

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    Rapporto Cave di Legambiente

    QUANTIT ANNUE ESTRATTE PER TIPO DI MATERIALE (M3)

    Regione Sabbia e ghiaiaPietreornamentali

    Torba Calcare Calcare

    Abruzzo 3.000.000 0 0 1.800.000 900.000

    Basilicata 946.531 34.618 0 0 514.475

    Pr. Bolzano 681.000 172.040 69.500 33.586 0Calabria 1.410.000 103.850 0 1.140.000 470.000

    Campania 1.170.000 637.500 0 4.200.000 441.785

    Emilia-Romagna 8.072.816 39.200 0 348.116 1.250.645

    Friuli Venezia Giulia 1.241.055 204.169 0 1.547.347 56.574

    Lazio 15.850.000 1.785.714 0 5.400.000 244.500

    Liguria 0 24.413 0 1.283.444 0

    Lombardia 16.000.000 388.000 0 3.876.000 302.000

    Marche 836.116 85.680 0 955.052 118.045

    Molise 1.835.000 80.000 0 600.000 185.000

    Piemonte 11.185.000 325.000 0 2.632.000 665.000

    Puglia 7.319.685 972.728 0 4.182.267 754.858

    Sardegna 5.613.000 311.000 0 512.325 205.371

    Sicilia 1.958.434 2.490.338 0 5.391.706 730.107

    Toscana 3.370.000 2.260.000 74 2.700.000 563.000

    Pr. Trento 1.140.000 1.410.400 0 120.000 11.000

    Umbria 547.099 548.743 0 2.764.471 659.039

    Valle dAosta 21.400 13.225 0 0 0Veneto 7.036.437 194.925 0 2.288.124 359.372

    TOTALE 89.233.573 12.081.543 69.574 41.774.438 8.430.771

    Legambiente, Rapporto Cave 2011

    FUORI DAI PIANI E DALLELEGGI: LE INFRASTRUTTUREVale la pena di rimarcare unimportan-te eccezione che riguarda le attivitestrattive per la realizzazione di operepubbliche.I Piani Cava inatti sono pensati peruna gestione ordinaria del settore,ma nel caso di opere pubbliche siesce dalla programmazione per am-pliare quanto previsto dai Piani datala grande necessit di inerti e materialinecessari allindustria delle costruzioni.

    Questo vale nelle Regioni in cui i Pianisono in vigore, nelle altre semplice-mente chi propone lopera che indi-ca dove vuole aprire le nuove cave odove pensa di prendere i materiali edepositare quelli di scavo.E evidente la necessit di coordina-re tutta la ase di progettazione e didefnizione delle necessit legate aimateriali. Perch senza senso nonconsiderare lintero ciclo dei materiali,considerando che vi sono materialiestratti nei cantieri (per le gallerie e imodellamenti dei terreni), materiali che

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    Rapporto Cave di Legambiente

    2 IL QUADRONORMATIVONAZIONALE ELE DIRETTIVEEUROPEECome pi volte ripetuto, la disciplinadelle attivit estrattive in Italia regola-

    ta ancora oggi dal Regio Decreto 29Luglio 1927 n 1443. Da allora nonvi pi stato un intervento normativo

    nazionale che determinasse criteriunici per tutto il Paese. A partire dallafne degli anni 70 sono gradualmentestate approvate normative regionalia regolare il settore ma signifcativo

    che non si sia sentita lesigenza di in-tervenire in un settore tanto delicato ecritico per il paesaggio, lambiente ela salute dei cittadini. E altrettanto evi-dente come il testo del 1927 possede-va una chiara impronta: quella di unaNazione in ase di costruzione e chequindi necessitava un prelievo enormedi materiali destinati a realizzare citted inrastrutture. Purtroppo questo tipodi impostazione tuttora diuso inmolte aree del Paese e ne sono una

    Attivit estrattiva in Puglia

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    Rapporto Cave di Legambiente

    dimostrazione le costanti alterazionisul paesaggio italiano ed il semprepi precario equilibrio idrogeologicodi molti territori.

    Almeno per quanto riguarda limpattoambientale delle cave intervenutalEuropa a imporci regole pi attente.Con la Direttiva Europea 85/337 si stabilito che lapertura di nuove cavedeve essere condizionata alla proce-dura diValutazione di Impatto Am-bientale. Il recepimento della Direttivaavvenuto in Italia nel 1996 prevedeche le cave e le torbiere con pi di500.000 m3 di materiale estratto ounarea interessata superiore a 20ettari siano sottoposte alla proceduradi V.I.A., sotto il controllo delle Regio-ni. Non vanno per sottovalutate lemodalit di applicazione che sonoseguite alla norma perch in molteRegioni questo passaggio avvenutocon estremo ritardo, ma soprattuttosi di atto aggirato il limite impostorichiedendo pi concessioni per areepi piccole di 20 ettari o per quantitdi materiale estratto ineriori a quantoprevisto dalla Legge, aprendo cos lastrada al prolierare di micro aziendeche aggrediscono in maniera indiscri-minata lintero territorio.

    E quindi evidente la necessit dicancellare subito i rierimenti previstidal DPR del 1996 ed obbligare tuttele richieste di nuove cave o di amplia-menti alla procedura di VIA. E pi ingenerale di orire una nuova cornicenormativa in Italia allattivit estratti-va. Considerando che la materia stata traserita alle Regioni con il DPR

    616/1977 ma che, come ha pivolte ribadito la Corte Costituzionale,

    spetta allo Stato il compito di fssarestandard di tutela uniorme dellam-biente sullintero territorio nazionale edunque anche intervenire per fssarelimiti e criteri per lattivit estrattiva in

    materia di aree da tutelare, di recu-pero dei siti, di procedure per le areesottoposte a vincolo.

    Un altro aspetto ondamentale quelloarontato dalla Direttiva 21/2006.Il provvedimento inatti ha prescrittoper tutti gli Stati membri ladozionedi severe misure sulla gestione deiriuti derivati da attivit estrattiva. Tragli obblighi richiesta la redazionedi un piano di gestione dei rifuti perla riduzione al minimo degli stessi, iltrattamento, il recupero e lo smaltimen-to dei rifuti di estrazione, nel rispettodel principio dello sviluppo sostenibile.Lintenzione chiaramente quella dispingere il settore verso linnovazione,comportando cos un orte recuperodel materiale di cava nonch lutilizzosempre pi massiccio, in particolareper gli inerti, di materiale riciclato.In Italia, molto spesso, si assiste aduna mancanza di pianifcazione edi una visione pi globale del settoreestrattivo. A conerma di ci ad Otto-bre 2010 la Commissione Europeaha rilasciato un documento di orienta-

    mento per ridurre al minimo i conittiterritoriali e per chiarire la proceduraatta a risolvere tali conitti. I cosiddettipiani minerari possono inatti aiutareil comparto e le autorit a prepararsiin vista di unestrazione sostenibile alungo termine, specialmente quandosono integrati in piani per luso delterritorio. Allo stato attuale per solo

    pochi Stati li utilizzano, tra cui laFrancia e alcuni landdella Germa-

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    OPERE PUBBLICHE REALIZZATE CON AGGREGATI RICICLATI

    Opera pubblica Anno m3 utilizzati

    Rilevato autostradale Santo Stefano di Magra-Viareggio 2004/05/06 400.000

    Discariche RU del Comune di Pinerolo e Cambiano (TO) 2002/03/04 100.000

    Molo Ravano nel porto di La Spezia 2000/01 100.000

    Molo Fincantieri Spa nel Porto di La Spezia 2001/02 95.000

    Rilevati stradali nellhinterland milanese 2003/04 78.000

    Rilevato ferroviario sulla tratta Lucca - Aulla 2002/03 75.000

    Molo Ferretti nel Porto di La Spezia 2003/04 75.000

    Strada di collegamento tra autostrada A8 e polo eristico di Milano 2004 50.000

    Rilevati autostradali nei pressi del polo eristico Rho-Pero 2004 45.000

    Zona industriale di Vad Moncalieri (To) 2004/05 25.000

    Strade di servizio dei cantieri dellalta velocit Novara-Milano 2005/06 20.000

    Pista di pattinaggio olimpionica del Palazzo del Ghiacchio Oval 2004 20.000

    Fonte: Anpar

    La novit pi importante, ed introdottadi recente, quella della Provincia diTrento che ha stabilito, tramite Deli-bera di Giunta, le Linee Guida perla corretta gestione degli impianti direcupero e trattamento dei rifuti e per

    la produzione di materiali riciclati daimpiegare nelle costruzioni. Inoltre lanorma stabilisce le prescrizioni tecni-che ed ambientali per la produzionedei materiali riciclati. In questo modosi intende promuovere e soprattuttopianifcare concretamente il recuperodei materiali inerti con lobiettivo diraggiungere entro pochi anni almeno

    il 65% di materiale riciclato sul totaleprodotto.

    del recupero di materiale C&D datoda alcune opere pubbliche realizzatecon aggregati riciclati tra il 2000 edil 2006 come ad esempio la costru-zione del rilevato autostradale tra

    Santo Steano di Magra e Viareggio(400mila m3 di inerti recuperati), di

    tre banchine del porto di La Spezia(270mila), dei rilevati di diverse stradecomunali nellhinterland milanese(78mila), di quello erroviario tra Luccae Aulla (75mila) o del raccordo auto-

    stradale nei pressi della nuova Fiera diMilano (45mila).

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    3 LE NORMATIVEREGIONALI ED IPIANI CAVALa legislazione delle diverse Regionisulle attivit estrattive quanto maieterogenea e mostra intere aree delPaese in assenza di pianicazioniadeguate e che invece dovrebberodefnire norme chiare per un settore

    quanto mai delicato viste le proble-matiche ambientali ad esso collegate.Nonostante negli ultimi anni si siafnalmente arrivati anche in Calabriadellapprovazione di una LeggeRegionale di rierimento, molto poco cambiato e sono purtroppo ancora 9le Regioni sprovviste di PRAE, consi-derando anche il Piemonte, Regioneche ha emanato un documento pro-grammatico a cui devono ar seguitodei piani provinciali, che al momentosono stati adottati soltanto dalle Pro-vince di Torino, Verbania e Novara.Lintero Mezzogiorno rimane ancorasprovvisto di regole chiare che indichi-no quanto, come e dove prelevare ivari tipi di materiali. In questo contestola Puglia rimane lunica del Sud adavere un PRAE, mentre in Campaniala bocciatura da parte del TAR permotivi puramente ambientali la dice

    lunga sullapproccio con il quale vieneprogrammata lattivit estrattiva inItalia.Positiva la recente approvazione delPRAE nel Lazio, atteso ormai da molti

    anni, anche se le quantit possibili diestrazioni previste sembrano andare aconermare i trend di questa Regione,come visto lunica insieme alla Lom-bardia a non mostrare un deciso caloquantitativo nonostante un contestodi crisi del settore. Purtroppo con larecente approvazione del nuovo PianoCasa del Lazio, ad agosto 2011,sono previste deroghe agli strumentiurbanistici tra cui lapertura e lam-pliamento di siti estrattivi. Sulla stessalinea, ma con un giudizio decisamentepi negativo, lapprovazione delPiano Cave in Sicilia. Qui i piani peri vari materiali estratti sembrano volerandare incontro solamente agli ope-ratori del settore estrattivo, addiritturaignorando alcuni aspetti banali nelliterche dovrebbe seguire un PRAE, adesempio gli stessi piani non sono statisottoposti a preventiva Valutazione diIncidenza e a verifca di coerenza coni Piani di gestione della Rete Natura2000 (SIC e ZPS) dove sono persinoprevisti ampliamenti e nuove aperture,mentre per le aree dismesse vieneconsentita durante la ase di recupero

    una temporanea ripresa dellattivit dicoltivazione delle cave fnalizzata aavorire gli interventi.

    IL QUADRO DELLE REGOLE NELLE REGIONI ITALIANE

    Regioni Province Leggi regionali Adozione di piani

    Piemonte Lr. 69/1978 Lr. 44/2000Piani Provinciali che devono seguire il DPAE (Documentodi Programmazione delle Attivit Estrattive)

    Alessandria NoAsti No

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    Regioni Province Leggi regionali Adozione di piani

    Biella No

    Cuneo No

    Novara Si (adottato)

    Torino Si (adottato)

    Verbania Si (adottato)

    Vercelli No

    Valle dAostaLr. 44/1982 Lr. 15/1996 Lr. 17/2008

    3 piani (inerte-pietrame-marmi)

    Lombardia Lr. 14/1998 Piani Provinciali (PPAE)

    Bergamo Si

    Brescia Si

    Como Si

    Cremona SiSondrio Si

    Pavia Si

    Mantova Si

    Milano Si

    Lodi Si

    Lecco Si

    Varese Si

    Provincia Autonoma di Trento Lp. 24 ottobre 2006, n. 7 Si

    Provincia Autonoma di Bolzano Lp. 32/1976 - Lp. 7/2003 Lp 10/2009

    Si

    Veneto Lr. 44/1982 - Lr. 15/1983 No

    Friuli Venezia GiuliaLr. 35/1986 Lr. 25/1992 Lr. 6/2011

    No (entro un anno dallentrata in vigore della Lr. 6/2011(25 Maggio), previa deliberazione della Giunta Regio-nale, il PRAE sar approvato con decreto del Presidentedella Regione.)

    Emilia Romagna Lr. 17/1991 - Lr. 20/2000 Piani infraregionali

    Modena Si

    Piacenza Si

    Parma Si

    Reggio Emilia Si

    Bologna Si

    Forl-Cesena Si

    Ferrara Si

    Ravenna Si

    Rimini Si

    Liguria Lr. 12/1979 Lr. 21/2001 Si

    Toscana Lr. 78/1998 Si e Piani ProvincialiUmbria Lr. 2/2000 Lr. 34/2004 Si

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    estrattivi in molte aree del Paese.Risulta sicuramente positivo il caso delVeneto, dove viene fssato un limitepercentuale di aree estrattive (anchese troppo alto!) rispetto allestensione

    delle aree agricole dei Comuni: il 3%nel caso di cave di inerti ed il 5% nelcaso delle cave di argilla. Alloppostosembra a dir poco vaga la prescrizio-ne prevista in Sardegna, dove le areevietate per lattivit estrattiva risultanotutte quelle dove possibile com-promettere rilevanti interessi pubbliciconnessi al regime idrogeologico ()nonch ad eccezionali interessi natu-ralistici, di carattere paleontologico,paletnologico e speleologico. Troppogenerico quanto previsto in Valle dAo-sta dove la nuova L.R. 17 del 2008

    stabilisce che per lapertura di nuovecave deve essere la Giunta a rilascia-re il permesso solo dopo una oculatavalutazione dei vincoli paesaggistici,idrogeologici e ambientali presenti.

    Per quanto riguarda la competenzasullautorizzazione allattivit estrattivaquesta varia da Regione a Regione,ed rappresenta un punto estremamentedelicato. La situazione pi grave perle autorizzazioni in quelle Regionicome Abruzzo e Calabria che hannotraserito il potere ai Comuni in assen-za di piani per le attivit estrattive e dinorme che escludessero aree, perch evidente la discrezionalit nel darelautorizzazione e la debolezza neiconronti delle pressioni dei cavatori.

    AREE ESCLUSE PER LAPERTURA DI CAVE ED ORGANI INTERESSATI AL RILASCIO DELLAUTORIZZAZIONE

    Regioni Aree escluse per lapertura di caveOrgani interessatinel rilasciodellautorizzazione

    Piemonte

    Da individuarsi nel piano cave.La Provincia di Novara fa espressamente divieto di cavare nelle aree arischio idrogeologico e rimanda alle Norme Tecniche dAttuazione del PianoTerritoriale Regionale.La Provincia di Torino specica il divieto in aree naturali protette (nazionali,regionali e provinciali), in aree SIC, ZPS, SIR e SIP, aree a rischio idrogeo-logico, aree di frana. Vengono considerate potenzialmente idonee ma concondizioni le aree con piante di pregio, quelle sottoposte a vincoli dei beniculturali e ambientali e aree agricole in contesto metropolitano.

    Commissione tecnico-consultiva Amministrazionecomunale

    Valle dAostaValutazione della Giunta Regionale per ogni richiesta di nuove aperture di

    cave.

    Giunta Regionale

    LombardiaNon menzionate ma da individuarsi nei piani cave provinciali. E comunquevietata lestrazione di materiale nei corsi d'acqua e nel demanio uviale elacuale.

    Provincia

    Provincia Autonoma di TrentoI vincoli comprendono tutti quelli del Piano Urbanistico Provinciale e pigenericamente le aree con possibile impatto paesaggistico-ambientale.

    Comune

    Provincia Autonoma di BolzanoValutazione da parte della Conferenza di Servizi in materia ambientale chedecide rispetto alle norme vigenti in materia di tutela dellambiente.

    Ripartizione provincialeindustria

    Veneto

    La parte di territorio comunale interessata dallattivit di cava non puessere in alcun caso superiore alle seguenti percentuali della supercie totaledella zona E del Comune:- 3% nel caso di cave di ghiaia e sabbia;- 5% nel caso di argilla.

    Provincia

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    Regioni Aree escluse per lapertura di caveOrgani interessatinel rilasciodellautorizzazione

    Friuli Venezia GiuliaParchi regionali, comunali e intercomunali, fatta eccezione per le cave dipietre ornamentali.

    Regione e Comune

    Emilia Romagna

    Sono vietate le aperture di cave in aree caratterizzate da gravi alterazioni

    degli equilibri ecologici nei corpi idrici, nellatmosfera e nel suolo checomportano rischio per lambiente e la popolazione.E comunque vietata lestrazione di materiale nei corsi dacqua e neldemanio uviale e lacuale.

    Comune

    Liguria

    - SIC e ZPS.- Territori individuati nella Rete ecologica regi onale e zone umide.- Aree di interferenza con i corsi dacqua appartenenti allo stesso bacinoimbrifero in cui si trovano siti Rete Natura.

    Regione

    Toscana

    Il divieto si applica nei casi di vincoli e limitazioni duso del territorioderivanti da disposizioni di legge con particolare riferimento alla tutela evalorizzazione del paesaggio;viene prescritto inoltre il divieto di provocare trasformazioni irreversibili dellefalde idriche e dellassetto idrogeologico.Ulteriori prescrizioni vengono rimandate alle Province.

    Comune

    Umbria

    - Fiumi e torrenti e no a 100m dal piede dellargine o dalla sponda, neilaghi e no a 100m dalla linea corrispondente alla quota del massimo invaso;- Aree archeologiche;- Ambiti di coltivazione di acque minerali e termali;- SIC, ZPS, SIR;- Parchi ed aree naturali protette;- Boschi di latifoglie di alto fusto, nei castagneti da frutto e nei boschi

    planiziali;- Aree con acquiferi a vulnerabilit molto elevata;- Aree oggetto di interventi nanziati con fondi comunitari, statali e regionali.

    Comune

    Marche

    Sedi degli alvei e zone golenali dei corsi dacqua, spiagge, fondali lacustri;Aree archeologiche;- In falda e nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, pozzi e captazionia scopo acquedottistico;- Aree oristiche;- Boschi di alto fusto;- Aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, parchi, riservenaturali, oasi di protezione della fauna;

    - Foreste demaniali.

    Comune

    Lazio

    -SIC, ZPS ed aree naturali protette.-Aree a vincolo idrogeologico.-Aree classicate a rischio per frane e inondazioni.-Boschi aventi nalit di conservazione della biodiversit.

    Comune

    Abruzzo Non menzionate ma da individuarsi nel piano cave. Comune

    Molise

    - Aree protette a carattere nazionale o regionale- Zone di protezione esterna;- Aree sottoposte a vincolo paesistico di valore eccezionale o elevato;- Siti di interesse comunitario;- Riserve MAB;

    - Aree archeologiche.

    Regione

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    Legambiente, Rapporto Cave 2011

    Regioni Aree escluse per lapertura di caveOrgani interessatinel rilasciodellautorizzazione

    Campania

    - Zone nelle quali l apertura o coltivazione delle cave sia vietata da altre leggio strumenti urbanistici comunali in vigore;- Comuni privi di piano regolatore e quando i nuclei abitati si trovano a

    500 metri dalle cave.

    Regione

    Puglia

    -Aree protette a carattere nazionale e regionale e nelle relative zone diprotezione esterna.-SIC e ZPS.-Corsi dacqua e demanio uviali e lacuale.-Aree prescritte dal Piano Paesaggistico Regionale e dal Piano di AssettoIdrogeologico.

    Regione

    Basilicata Localit soggette a vincoli paesaggistici, archeologici e dei beni culturali.Regione e Comuniinteressati

    Calabria Non menzionate ma da individuarsi nel piano cave.Comune (Province per ildemanio uviale)

    Sicilia Non menzionate ma da individuarsi nei Piani Attuativi del Piano Cave. Osservatorio dei Piani

    Sardegna

    Aree nelle quali lattivit estrattiva possa compromettere rilevanti interessipubblici connessi al regime idrogeologico, allassetto statico del territorio,nonch ad eccezionali interessi naturalistici, di carattere paleontologico,paletnologico e speleologico.

    Regione

    3.2 SANZIONI E PIANIDI RECUPEROLassenza dei piani cava e di unacorretta e moderna legislazione hacome principale conseguenza quelladi determinare un ampio potere di-screzionale in chi deve autorizzare lenuove cave e nello stesso controllo del

    territorio, creando un contesto in cui sia sentire tutto il peso delle Lobby deicavatori e delle ecomafe. In generalelesigenza di una cornice di regolenazionali che fssi limiti e criteri perlattivit estrattiva si percepisce in tuttala sua urgenza anche dallanalisi delleLeggi Regionali che pongono pochis-simi limiti allattivit estrattiva e anche

    da piani che spesso otograano sem-plicemente le richieste dei cavatori.

    Per quanto riguarda il recupero dellearee una volta cessata lattivit dicava in tutte le Regioni (Calabriaesclusa perch ancora in attesa delRegolamento di Attuazione dellaLegge approvata nel 2009) previstoa carico del proponente. Il progetto dicoltivazione deve essere comprensivodi quello di recupero una volta dimes-sa lattivit.

    E emblematico il caso di molteRegioni dove non previsto nessunpiano di recupero per le aree di cavedismesse, purtroppo ancora molte inItalia, dal Piemonte alla Valle dAosta,dalla Provincia di Bolzano al FriuliVenezia Giulia, per continuare conLiguria, Campania e Puglia.

    Ancor pi imbarazzanti sono lesanzioni previste dalle Leggi Regio-

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    nali nei casi di coltivazione illegale,abusivismo ed inosservanza delleprescrizioni previste dalle leggi. Perlapertura non autorizzata di una cavainatti si passa dal range previsto in

    Piemonte (una multa compresa tra 500e 25.000 euro) a quello dellAbruzzo(da 102 a 10.329 euro) per arrivarea sanzioni pi elevate come quelledella Valle dAosta (che ha raddoppia-to recentemente queste cire portandole multe ad essere comprese tra i3.000 ed i 18.000 euro) fno adarrivare agli importi richiesti in casodi coltivazione illegale in Umbria (tra30.000 e 300.000 euro) e Lazio (tra35.000 e 350.000 euro).Per le altre illegalit riscontrabili lasituazione non varia e le ammendecomminate rimangono estremamentebasse rispetto ai guadagni possibilie al danno ambientale che ne sca-

    turisce. Per are un esempio imba-razzante pensare che, come avvienein Provincia di Trento, per il mancatorispetto delle norme autorizzativevengano applicate multe tra i 400 ed

    i 2.400 euro, a maggior ragione neicasi di maggiore gravit dove la san-zione sale tra i 1.000 ed i 6.000euro!Inquietante la situazione dellaSicilia, dove addirittura per spingere ilsettore sono previsti crediti agevolatiin avore degli operatori del settoredei materiali lapidei di pregio. I mutuiagevolati hanno durata massima diquindici anni con un tasso di interessedel 5% comprensivo di ogni onere espesa, i fnanziamenti sono concessiin una misura compresa tra il 40% e il50% della quota di investimento glo-bale. In una Regione che non prevedecanoni di concessione!

    ESAME DELLE LEGGI REGIONALI:

    SANZIONI, PIANI DI RECUPERO E OBBLIGO DEL RIPRISTINO AMBIENTALE

    Regioni SanzioniPiani di recuperoambientale cavedismesse

    Obblighi ripristinoambientale caveIn esercizio

    PiemonteColtivazione illegale di cava: da 500 a 25.000 Inosservanza delle prescrizioni emanate: da 500 a 15.000

    No Si

    Valle dAostaColtivazione illegale: da 3.000 a 18.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 2.000 a 12.000

    No Si

    LombardiaColtivazione illegale: > 10.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 2.500 a 10.000

    Si Si

    Provincia Autonomadi Trento

    Ricerca e coltivazione di cave illegale e discariche per i materiali di scarto:tra 1.000 e 6.000 Mancato rispetto delle norme di autorizzazione: tra 400 e 2.400 e tra 1.000 e 6.000 per una maggiore gravit dellinfrazioneInstallazione di impianti non autorizzati: tra 300 e 1.800

    Si Si

    Provincia Autonomadi Bolzano

    Coltivazione illegale: da 3.200 a 25.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 1.000 a 6.000

    No Si

    VenetoColtivazione illegale: > di 3.000 Inosservanza delle prescrizioni: > di 500

    Si Si

    Friuli Venezia Giulia

    Coltivazione illegale: da 3.000 a 18.000

    Inosservanza delle prescrizioni: da 1.000 a 6.000 No Si

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    Regioni SanzioniPiani di recuperoambientale cavedismesse

    Obblighi ripristinoambientale caveIn esercizio

    Emilia-Romagna

    Coltivazione illegale: sanzione nella misura minima del doppio emassima del decuplo del valore commerciale del materiale abusivamentescavato e comunque > di 2.500

    Inosservanza delle prescrizioni: da 1.500 a 10.000

    Si Si

    Liguria

    Coltivazione illegale: da 3.098 a 9.296 Inosservanza delle prescrizioni: da 1.549 a 9.296 Cessazione anticipata dellattivit: da 1.032 a 3.098 Errata comunicazione dei dati: da 516 a 3.098

    No Si

    ToscanaColtivazione illegale: da 5.000 a 50.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 2.500 a 10.000

    Si Si

    UmbriaColtivazione illegale: da 30.000 a 300.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 5.000 a 50.000

    Si Si

    Marche

    Coltivazione illegale: sanzione amministrativa tra il doppio ed il quintuplo

    del valore commerciale del materiale abusivamente estratto ma comun-que non inferiore a 25.000 e no ad un massimo di 250.000 Si Si

    LazioRicerca illegale: tra 10.000 e 100.000 Coltivazione illegale: tra 35.000 e 350.000 Mancato permesso di vigilanza: tra 3.000 e 30.000

    Si Si

    Abruzzo Coltivazione illegale: da 102 a 10.329 Si Si

    MoliseColtivazione illegale: > di 10.329 Inosservanza delle prescrizioni: da 2.582 a 10.329

    Si Si

    CampaniaColtivazione illegale: da 3.000 a 10.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 500 a 2.500

    No Si

    Puglia Coltivazione illegale: da 1.500 a 10.000 No Si

    BasilicataColtivazione illegale: da 1.000 a 20.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 100

    No Si

    CalabriaIn attesa del Regolamento di Attuazione della L.R. 40/2009.

    (Al momento in fase di bozza)

    Sicilia Coltivazione illegale: > di 5.000 Si Si

    SardegnaColtivazione illegale: da 2.500 a 10.000 Inosservanza delle prescrizioni: da 1.500 a 7.500

    Si Si

    Fonte: Legambiente, Rapporto Cave 2011

    3.3 I CANONIDI CONCESSIONE

    In Italia le tarie richieste alle societdi estrazione variano da Regione aRegione e nella maggior parte dei

    casi vengono dierenziate in baseal tipo di materiale estratto. Comeillustrato dalla tabella risulta evidente

    che laspetto pi negativo riguardala condizione di 4 Regioni del Sud(Basilicata, Calabria, Sicilia e Sar-degna) che permettono il prelievo diqualsiasi tipo di roccia senza incas-sare un solo Euro, ma una condizionesimile quella di Lazio, Valle dAostae Umbria, Regioni dove cavare costasolamente pochi centesimi di euro almetro cubo.

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    CANONI DI CONCESSIONE NELLE REGIONI PER TIPOLOGIA DI MATERIALE ESTRATTO

    Tariffe di concessione

    Regioni Sabbia e ghiaia Torba Calcare Pietre ornamentali Argilla

    Piemonte 0,47 /m3 0,52 /m3 0,52 /m3 0,78 /m3 0,52 /m3

    Valle dAosta 0,30 /m3

    GratuitaLombardia 0,44 /m3 1,50 /m3 0,44 /m3 3,50 /m3 0,50 /m3

    Pr. TrentoIl canone si decide in funzione della dimensione della cava.

    Il pordo ha un canone sso di 7,19 /m3

    Pr. Bolzano0,50 /m3

    (pietrisco 0,30 /m3)

    0,60 /m3 0,50 /m3 0,50 /m3 0,50 /m3

    Veneto 0,62 /m3 0,62 /m3 0,36 /m3 0,36 /m3 0,52 /m3

    Friuli Venezia Giulia 0,55 /m3 n.d. 0,67 /m3 0,67 /m3 0,20 /m3

    Per il prelievo in alveo uviale 3,33 /m3

    Emilia-Romagna 0,57 /m3 1,03 /m3 0,57 /m3 n.d. 0,50 /m3

    Ghiaia e sabbia del Po4,00 /m3

    Sabbia di ume 3,50/m3

    2,8 /m3

    in alveo uviale0,52 /m3

    in alveo uviale0,47 /m3

    in alveo uviale

    Terre limose ed argil-lose in alveo uviale

    0,80 /m3

    LiguriaPer materiali da taglio e da rivestimento: 0,825 /m3

    Per materiali per usi chimico-industriale edile stradale e per manufatti (tra cui sabbia e ghiaia): 0,71 /m3

    Per il prelievo in alveo uviale 3,18 /m3

    Toscana 0,46 /m3 0,28 /m3 0,46 /m3stabilito

    dal Comune

    0,21 /m3

    Umbria 0,375 /m3 0,30 /m3 0,525 /m3 0,45 /m3 0,375 /m3

    Marche 0,71 /m3 n.d.da 0,60 a 1,40

    /m3da 0,60 a 1,00

    /m30,42 /m3

    Lazio 0,30 /m3 0,50 /m3 2,00 /m3 0,30 /m3

    AbruzzoSabbia 1,42 /m3

    Ghiaia 1,13 /m3n.d.

    da 0,61 a 0,92/m3

    9,7 /m3 0,63 /m3

    Per il prelievo in alveo uviale 2,199 /m3 (3,428 /m3 in caso di abuso)

    Molise 1 /m3 0,50 /m3 0,30 /m3 2 /m3 0,50 /m3

    Campania 1 /m3 0,85 /m3 1 /m3 1,60 /m3 0,85 /m3

    Puglia Il canone di concessione calcolato in base alla supercie occupata dallattivit estrattiva.*

    Basilicata Gratuita

    Calabria Gratuita

    Sicilia Gratuita

    Sardegna Gratuita

    Fonte: Legambiente, Rapporto Cave 2011*Le tariffe stabilite dalla Regione Puglia sono: 350 /ha per i calcari per inerti, 1.200 /ha per i calcari da taglio, 300 /ha per le calcareniti per iner ti, 700 /ha per le calcareniti da taglio, 300 /ha per argilla, sabbia e gessi. Sono in corso didenizione le nuove tariffe in base alle quantit cavate.

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    QUANTIT ESTRATTA DI INERTI PER REGIONE E RELATIVI CANONI

    RegioneQuantit estratta(nel 2010 in m3)

    Canone richiesto(/m3)

    Valle dAosta 21.400 0,30

    Piemonte 11.185.000 0,47

    Lombardia 16.000.000 0,44

    Veneto 7.036.437 0,62

    Pr. Bolzano 681.000 0,50

    Pr. Trento 1.140.000 Da decidere in funzione delladimensione della cava

    Friuli Venezia Giulia 1.241.055 0,55

    Emilia-Romagna 8.072.816 0,57

    Liguria 0 0,71

    Toscana 3.370.000 0,46

    Umbria 547.099 0,375

    Marche 836.116 0,71

    Lazio 15.850.000 0,30

    Abruzzo 3.000.000 Sabbia 1,42Ghiaia 1,13

    Molise 1.835.000 1

    Campania 1.170.000 1

    Puglia 7.319.685 In base alla supercie

    Basilicata 946.531 Gratuita

    Calabria 1.410.000 Gratuita

    Sicilia 1.958.434 Gratuita

    Sardegna 5.613.000 Gratuita

    ITALIA 89.233.573

    Fonte: Legambiente, Rapporto Cave 2011.

    singoli Comuni dove lattivit estrattivaricade, mentre in Piemonte il ricavato suddiviso tra Regione e Comune,e solo nelle Marche, in Umbria ed inLombardia sono anche le Province a

    riscuotere parte delle entrate.Una Regione che mostra serie criticit il Lazio. Nonostante si sia atto unosorzo notevole per rendere vigente ilPRAE, i livelli dei canoni risultano an-cora minimi (solo 30 centesimi a metrocubo per sabbia e ghiaia) e pareancora lontana una politica di ge-stione del territorio attenta agli aspetti

    paesaggistici e naturalistici, che rendapossibile il recupero di cave abban-donate da decenni e limiti laperturadi nuove, rispetto agli interessi di chiopera nel settore.

    Nonostante possano verifcarsi die-renze sensibili dei prezzi degli inertinelle varie realt del Paese, quello cheemerge la netta dierenza tra ciche viene richiesto dagli enti pubblicied il volume daari generato dalleattivit estrattive.

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    IL CONFRONTO

    2008

    2010

    COMUNE DI MAIERATO (VV)

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    4 COSA SUCCEDENEL RESTODEUROPAPer ridurre lestrazione di materialidi cava bisogna puntare a renderecompetitivo il recupero di riuti inerti.In Italia ogni anno vengono posti indiscarica circa 55 milioni di tonnellatenel 2009 che, correttamente lavorati

    possono diventare una eccellente alter-nativa agli inerti e agli aggregati per ilcemento. E questa la strada intrapre-sa nei principali Paesi europei. Doveuna politica di progressiva riduzione

    del conerimento degli scarti edili indiscarica accompagnata da un attentaincentivazione del riciclo per tutti gliusi compatibili sta consentendo di ri-durre il prelievo di materiali nelle cavee di aumentare ogni anno la quantitdi materiale riciclato e riutilizzatonellindustria delle costruzioni.

    PRODUZIONE DI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE NEI PAESI MEMBRI E RELATIVEPERCENTUALI DI RICICLAGGIO E CONFERIMENTO IN DISCARICA

    Paese

    Produzione diC&D (migliaiadi tonnellate)1999

    Produzione diC&D (migliaiadi tonnellate)2009

    % materialericiclato oriutilizzato1999

    % materialericiclato oriutilizzato2009

    % materialeconferito indiscarica oinceneritore1999

    % materialeconferito indiscarica oinceneritore2009

    Paesi Bassi 11 31,4 90 95,1 10 4,9

    Danimarca 3 n.d. 81 94,9 19 5,1

    Belgio 7 15 87 90 13 10

    Germania 59 70 17 86,3 83 13,7

    Gran Bretagna 30 n.d. 45 65 55 35

    Francia 24 n.d. 15 62,3 85 37,7

    Spagna 13 14,5 95 86,4

    Italia 20 55 9 10 91 90

    Fonte: Symonds Group e FIR.

    Dalla tabella si pu acilmente osser-vare come lItalia sia molto indietronel recupero di rifuti da Costruzionie Demolizioni, e soprattutto che nelcorso del decennio 1999-2009abbia addirittura perso terreno neltema centrale della riduzione di rifutiC&D e della conseguente impennata

    di produzione di materiale riciclato.In altri Paesi dEuropa sono ormai una

    realt aermata le tecniche di riutiliz-zo e riciclaggio degli stessi materialie ci permette di arrivare a quoteelevatissime come nei casi di PaesiBassi, Danimarca e Belgio che secon-do i dati pi aggiornati riciclano trail 90 ed il 97% degli inerti. Per areun conronto con Paesi simili allItalia

    per grandezza e popolazione bastaprendere in considerazione ci che

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    5 LADISTRUZIONEDEL PAESAGGIOPer comprendere meglio il degradoprovocato dalla cattiva gestione delleattivit estrattive e dal numero purtrop-po sempre costante di siti in attivitsono emblematici alcuni casi che coin-volgono tutto il territorio italiano, dalla

    Toscana al Piemonte, dalla Campaniaal Lazio.

    GLI INERTI ESTRATTI NEL TICINESE,TRA VARESE E NOVARAIn Piemonte sono presenti 472 caveattive e 311 tra siti dismessi edabbandonati. Si tratta quindi di unaRegione con una notevole quantit diattivit estrattive, diuse sia nelle zone

    di collina sia in quelle di pianura.Nellarea golenale del Ticino, tra leprovince di Novara e Varese, sonostati scavati negli ultimi anni milioni dimetri cubi di terreno ed i conseguenti

    crateri creati sono stati utilizzati per ilconerimento di riuti speciali. Si trattadi una procedura purtroppo lecita ecomune ad altre aree del Paese, eche vedr un sicuro proseguimento seil Piano delle attivit estrattive dellaProvincia di Novara (Paep) consentir,come previsto, nei prossimi dieci annidi cavare 18 milioni di metri cubi dimateriale in tre aree ben defnite: ilbacino dellAgogna, quello dellEstSesia e quello dellOvest Ticino. Leprincipali localit interessate dalleattivit estrattive sono quelle di Romen-tino, Trecate e Cerano, tutti Comunidel novarese, da cui si preleva il 70%del materiale dellintera Provincia.Spostandoci di pochi chilometri, sullato lombardo in Provincia di Varese,

    Cava di sabbia silicea a Priverno (LT)

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    Cava di pianura in Valledora (BI)

    LE CAVE/DISCARICHEIN PROVINCIA DI BRESCIALa Lombardia, come visto, tra le Re-gioni con il maggior prelievo annualedi materiale come sabbia e ghiaia. Laquantit di cave in unzione presenti tra le pi alte dItalia, 558 siti, men-tre quelle abbandonate e dismesseraggiungono livelli record con 2.888cave.

    Uno dei territori in cui le attivit estrat-tive stanno segnando il paesaggioe la vivibilit dei cittadini quellodella Provincia di Brescia, area delPaese dove decine di cave sono statetrasormate in discariche, nonostanteossero previsti numerosi progetti per ilripristino ambientale principalmente aduso agricolo. Tra i Comuni maggior-mente interessati ce ne sono alcuni in

    si registra una situazione analoga,con numerose cave di inerti attive eprogetti di ampliamenti.In particolare nellaValle della Bevera,nelle vicinanze di Cantello, nato un

    comitato di protesta che raggruppadecine di associazioni in seguito alladecisione di Provincia e Regione diripristino ambientale della cava situatasulla collina Tre Scali, inattiva da ben25 anni. In realt il piano prevedeuna sistemazione ambientale chepermette lescavazione di 1,5 milionidi metri cubi di ghiaia per realizzaredei gradoni di 8 metri daltezza lunoper 4 di larghezza che partono dai

    418 metri sul livello del mare fno a320 metri. Questopera contestataanche per il concreto pericolo di dan-neggiamento delle alde acquiere cheriorniscono oltre il 60% del abbiso-

    gno idrico del capoluogo Varese.Ma risalendo il percorso del Ticino edosservando le sponde del Lago Mag-giore si incontrano altre gravi situazio-ni di degrado paesaggistico derivatodalle attivit estrattive, sia in Lombar-dia sia in Piemonte. Si tratta di cave dimarmo ed altre pietre ornamentali nonpi in attivit e lasciate ad uno stato dicompleto abbandono.

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    particolare nei quali le attivit estratti-ve mostrano una massiccia presenzache ha inevitabilmente degenerato laqualit dei territori e del paesaggio: il caso di Rovato, Ospitaletto e Monti-

    chiari, ma anche di Rezzato e Monti-rone per larea tra Brescia ed il Lagodi Garda.Proprio a Montirone lAmministrazio-ne Comunale ha recentemente attorichiesta di togliere i vincoli di tutelaad una zona agricola limitroa inse-rendo la stessa nel Piano Cave dellaProvincia. Si tratta di unarea di 800mila metri quadrati in un contesto chevede gi il 15% delle aree agricoledel territorio comunale adibito ad areeestrattive.A Chiari invece, anche a causa dellecave di prestito necessarie per larealizzazione dellAlta Velocit perVenezia e della nuova Autostrada Bre.Be.Mi., limpatto sul territorio delleescavazioni sempre pi insoste-nibile, con cave di pianura che sisviluppano sempre pi in proondit esingoli siti estrattivi da oltre 1,5 milionidi metri cubi estratti.

    Ben nota la vicenda che interessaMontichiari, dove gi nel 1986 stato autorizzato il primo centro dismaltimento comprensoriale di rifutispeciali pericolosi, con una capacit

    di 2.216.057 metri cubi, ricavatonellarea di una cava dismessa. Ogginello stesso territorio sono presenti altremega-discariche tutte ricavate in areeprecedentemente sruttate per lestra-zione di materiali inerti.Una situazione simile quella riscon-trabile ad Ospitaletto; qui, unitamenteai Comuni di Castegnato, Passiranoe Paderno, il problema principale rappresentato dalla possibile aperturadi una discarica, lennesima allinternodi unex area di estrazione. Il sito inquestione dovrebbe ospitare oltre 4milioni di metri cubi di rifuti, a testimo-niare ancora una volta come quellodella ranciacorta sia una delle areedel Paese pi penalizzate sia dalleattivit estrattive sia dagli usi succes-sivi di questi lembi di territorio che inquesto modo non assisteranno mai adun adeguato ripristino ambientale.

    Cava di inerti in pianura a Montichiari (BS)

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    IL MARMO DELLE ALPI APUANELindustria marmiera italiana puvantare qualit e specifcit difcilmen-te riscontrabili in altri Paesi europei.Nelle Alpi Apuane per presente

    la pi alta concentrazione di cavedi pietre ornamentali del mondo.Basta pensare che tra i soli Comunidi Massa e Carrara si trovano 30 sitidi estrazione. Proprio per leccezio-nalit dei materiali e per la partico-lare storicit dellattivit estrattiva inquesti luoghi gi nel Regio Decretodel 1927 si disciplinavano le cave dimarmo di Carrara in maniera diversarispetto agli altri siti estrattivi italiani.Fino al 1995 le cave hanno costituitoquindi un caso a parte nella normati-va mineraria nazionale in quanto lamateria era ancora regolamentatadalle Leggi Estensi del 1751 in basealle quali i canoni di concessionevenivano calcolati non sulla ricchezzamineraria del sottosuolo ma sul redditoagrario della concessione, risultando,

    quindi, irrisori rispetto al valore realedellarea. Oggi, in seguito alla LeggeRegionale Toscana del 28/2/1995,le cave di marmo rientrano nellordi-namento regionale ed i canoni pagati

    dovrebbero risultare in proporzione(circa il 10%) al valore di mercato.La gestione dei processi estrattivi e leconseguenze ambientali diventanosempre pi insostenibili vista la di-mensione industriale che ha assuntolattivit. Le Alpi Apuane rappresenta-no un caso emblematico, visto che ilpi grande comprensorio estrattivo diornamentali del mondo deve conviverecon il principale Parco Naturale dellaRegione Toscana.Le circa 200 cave poste nellarea ailimiti del Parco sottopongono il territo-rio a un prelievo giornaliero enormedi materiale e determinano nellintornoeetti impressionanti, principalmenteper linquinamento delle alde acquie-re ed il trafco di mezzi pesanti.Tra le criticit pi importanti risulta

    Cava di marmo nelle Alpi Apuane

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    quella dei sempre pi requenti anghidi cava che seguono alle piogge. Lecave inatti smaltiscono abusivamentele terre, anzich portare in discarica,ed a queste si aggiungono le polveri

    ed i residui depositati ai lati dellestrade transitate dai camion.Sorprende, in negativo, quello che si realizzato proprio per evitare questodannoso enomeno: una canalina incemento fnalizzata a convogliare leacque nella vasca di sedimentazione,che in caso di orte pioggia vieneaggirata sortendo leetto oppostoe recapitando le acque sulla stradacomunale. Sarebbe quindi necessarioalmeno rimuovere i anghi presenti esedimentati lungo i bordi delle strade,ma soprattutto intervenire nel sistemadi convoglio delle acque piovane inmodo da impedire questo enomenoimpattante per la popolazione carra-rese.

    LA DISTRUZIONE DELLE COLLINEA CAMPIGLIA MARITTIMA (LI)Nel resto della Toscana la situazionerimane comunque di orte presenzadi attivit estrattive a causa delle 403

    cave in unzione e delle oltre 1.000abbandonate.Continua ad essere uno dei casipi clamorosi, per la devastazionepaesaggistica ed ambientale che nederiva, quello delle cave sulle collinedi Campiglia Marittima e di San Vin-cenzo, in Provincia di Livorno, con 5cave presenti. Larea interessata ricadeallinterno di un SIC (Monte Calvidi Campiglia) e di unarea naturaleprotetta istituita proprio dal Comune diCampiglia Marittima per la particolareimportanza naturalistica del territorio.Ad aggravare il contesto la presen-za, messa a rischio, del Parco Archeo-minerario di San Silvestro e dellaRocca medievale, entrambi siti culturalidi notevole importanza ormai circon-dati dalle cave. La prima denuncia per

    Cave di Campiglia Marittima (LI)

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    Cave di inerti in Provincia di Perugia

    questa condizione decisamente criticaera arrivata gi nel 2007 da partedellarcheologo Riccardo Francovich:La cava di Monte Calvi di CampigliaMarittima va chiusa, lattivit estrattiva

    non pi compatibile con la ruizionedel Parco archeominerario di SanSilvestro.Si tratta di una battaglia apertatra ambientalisti e autori del Parcocontro i piani di cava di Monte CalvidellAmministrazione, che prevedonoche lattivit estrattiva del calcare perle acciaierie di Piombino proseguafno al 2018. La cava in questione contigua al perimetro del Parco, dueattivit giudicate incompatibili ancheper le mine atte brillare che aerma-va ancora Francovich - hanno provo-cato lesioni nellantica Rocca di SanSilvestro e, con la caduta dei sassi,messo a repentaglio il passaggio deivisitatori lungo di itinerari del parcoarcheologico e minerario.Laspetto pi assurdo che la cava ini-zialmente sruttata solo per le necessitallinterno del ciclo siderurgico delleabbriche di Piombino, cresciuta

    fno a oltre 1 milione di tonnellate dimateriale allanno dopo la decisionenel 1998 di liberalizzare la venditadel calcare da parte del Comune.Presidente della Societ che opera

    nella cava oggi lex Sindaco diCampiglia. La concessione prevedeche lattivit estrattiva non si ermiprima del 2018, ma con i ritmi attuali acile immaginare che la collina allespalle di Campiglia per quella datanon esista pi.

    LA RIAPERTURA DELLA CAVADI GUALDO TADINO (PG)Anche in una Regione poco estesacome lUmbria la presenza di nume-rose cave, in questo caso 103 attivee 77 tra dismesse ed abbandonate,genera criticit notevoli nel territorio sucui ricadono.Come in molte aree dItalia il proble-ma cave ha interessato e coinvoltoun numero crescente di cittadini chesi sono uniti ormando veri e propricomitati. E il caso del Comitato NoCave di Gualdo Tadino (PG), dovesono al momento attive 7 cave, nato

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    contro lavariante al Piano Regolatoredel Comune che prevede la riaperturadi alcune cave di montagna dismesse(in localit Vaccara), e che ha vistolapporto di Legambiente Umbria. In

    questo caso quello previsto non puessere considerato un intervento diripristino o risanamento ambientale,bens una vera e propria riaperturadei siti di cava, tra laltro rappresen-tando una pratica non ammessa dallanormativa regionale. La vertenza delcomitato, culminata nel ebbraio del2010 con la presentazione del ricorsoal TAR e della richiesta di sospensi-va, ha messo in evidenza come, sequesto progetto andr in porto, po-tranno essere estratti da un unico sito2.700.000 metri cubi di materiale nei10 anni di attivit programmati.In un territorio montano come quelloin questione, gi ampiamente srutta-to da attivit estrattive e che si trovain prossimit di sorgenti e punti dicaptazione di acqua ad uso civile diinteresse regionale, come il pozzoVaccara ed il torrente del Rio Vacca-ra, e nelle vicinanza del sito arche-ologico di Colli dei Mori, il riavviodelle attivit estrattive senzaltro daconsiderare come enomeno dannosoper la collettivit. Tra gli altri aspetti lariapertura di queste aree non porte-

    rebbe benefci economici al territoriovista lesiguit dei canoni di conces-sione della Regione Umbria, tra gli0,37 e gli 0,52 euro a metro cubo aseconda del materiale estratto, mentredal punto di vista ambientale i dannisarebbero notevoli, soprattutto se siconsidera che il ripristino delle aree,obbligatorio da parte del proponente,

    troppo spesso non viene rispettato.

    LE CONCESSIONI MINERARIEA PRIVERNO (LT)E di poche settimane a la notiziadellintroduzione dei canoni di conces-sione per le attivit minerarie nel Co-

    mune di Priverno. In questo Comunedel basso Lazio, in Provincia di Latinae con ben 8 cave attive presenti, ilSindaco ha fnalmente risolto una dellesituazioni pi complicate nel panora-ma delle attivit estrattive di questaRegione. Sin dal 2004, inatti, erasorto il problema del pagamento deglioneri di concessione per le attivitminerarie di sabbia silicea diuse aPriverno e che in quanto concessioniminerarie non venivano incluse nellatariazione prevista dalla RegioneLazio. Il problema era particolarmentesentito dal Comune proprio perchin cambio dei danni ambientali subitinon vedeva un ritorno economico,seppur esiguo come quello previsto nelLazio. Inoltre, nella predisposizionedelle Norme Tecniche di Attuazioneallegate al Piano Stralcio per le attivitestrattive nel Comune di Priverno del2003, era stato inserito un appositoarticolo che imponeva il contributo pertutte le attivit in essere sul territorio.Molte altre questioni legate alle caverimangono per in sospeso. Si trattasoprattutto di vincoli non rispettati che

    riguardano le condizioni idrogeologi-che e paesaggistiche di questo terri-torio. E il caso ad esempio delle ExCave Lupoli, in Localit il Colle, ilcui perimetro risulta inglobare parti diaree in cui presente un vincolo idro-geologico e nonostante questo statarichiesta lautorizzazione per lamplia-mento della stessa, che risulterebbe

    quindi eccedere allinterno del vincoloper ulteriori 29.000 metri quadrati.

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    IL CONFRONTO

    2002

    2011

    CAVE GRICILLI, COMUNE DI PRIVERNO (LT)

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    A SUD DI ROMA SCOMPAIONO LE COLLINEE impressionante limmagine per chioggi percorre le strade ed il GrandeRaccordo Anulare, sta scomparendoun territorio di colline