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12 febbraio

Rassegna 12 febbraio

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12 febbraio

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Le adunate

immaginarie

del “Giornale”

“I n piazza contro il golpe”annunciava ieri a tutta pagina IlGiornale di Sallusti. Una

chiamata alla mobilitazione informata, con tantodi ministri che venivano annunciati schieraticontro le toghe rosse. “Ci dorme su, poi, diprima mattina, Berlusconi dà il via libera al sit-indavanti al Palazzo di Giustizia di Milano”. Di più:

“Il Cavaliere dà retta ai falchi”, “andando oltrel’intenzione iniziale di una protesta di bassoprofilo e senza insegne di partito”. Insomma, vaicon l’artiglieria pesante: “Attesi anche la Russa,Gelmini, Romani, Mantovani e Santanchè”.Ma poi qualcosa deve essere andato storto: “Inbattaglia” ieri mattina si è presentata solo lasottosegretaria. Elmetto solitario.

D oveva essere la prova diforza del partito di Berlu-sconi contro i magistrati“ever sivi”. Invece è stato

un flop. Fragoroso. Ieri davantial Palazzo di Giustizia di Milanoc’erano non più di 100, 150 mi-litanti del Pdl. Eppure Il Giornaleaveva lanciato in grande stile lamanifestazione anti-giudici: “Inpiazza contro il golpe” era addi-rittura il titolo d’apertura delquotidiano di ieri, con tanto diannuncio della presenza dei mi-nistri Ignazio La Russa, Maria-

stella Gelmini, Paolo Romani eMichela Brambilla. Hanno tuttidisertato. La titolare dell’Istr u-zione aveva annunciato a Mau-rizio Belpietro, durante il pro-gramma Mattino 5, che nonavrebbe partecipato all’iniziati -va perché “come ministro riten-go non sia opportuno”. Si era pe-rò affrettata ad aggiungere, ascanso di equivoci con il suo lea-der, che “deve comunque fare ri-flettere che molti cittadini ab-biano deciso spontaneamentedi manifestare contro un accani-

mento giudiziario nei confrontidel premier che dura ormai da17 anni”.

MA L’ASSENZA dei ministrilombardi ha poco a che vederecon l’opportunità istituzionale etanto con la prova di forza internaal Pdl contro la mal digerita Da-niela Santanchè. La sottosegreta-ria vorrebbe avere la responsabi-lità di tutte le iniziative mediati-che del partito e fa il giro delle tvper difendere il Silvio perseguita-to. Si è anche candidata con Ber-lusconi per recitare la parte dellasua fidanzata ufficiale, dopo il vi-deomessaggio in cui aveva dettodi avere “una relazione stabile daoltre due anni”. E ieri, in mezzoallo sparuto gruppo di militanti,che sapientemente ripresi dalletelecamere amiche potevanosembrare molti di più, dichiara:“Quanti processi ha subito quiBerlusconi, finiti nel nulla? Que-sto presidio è per ricordare ai giu-dici che stanno mettendo a ri-schio l’immagine dell’Italia, per-ché Berlusconi è presidente ditutti gli italiani”. Poi affronta il ca-pitolo Nicole Minetti, la presuntam a i t re s s e di via Olgettina. Nessunimbarazzo per la sua imposizionenel listino bloccato del governa-tore Formigoni? E perché mai, ri-sponde Santanchè, “quando tuttidicono che in politica ci devonoessere più giovani, più donne eche la politica non deve essereuna casta?”. A darle man forte, ilsottosegretario alle Infrastruttu-re, Mario Mantovani. Non soloparla di accuse “inconsistenti”,

L’ATTESA La prossima settimana “caso Ruby” al bivio

La resa dei conti: il gip decide sul giudizio immediatodi Gianni Barbacettoe Antonella Mascali

L a prossima settimana sarà deter-minante per il caso Ruby. Il giu-

dice delle indagini preliminari deci-derà se concedere il giudizio imme-diato per Silvio Berlusconi. E la pro-cura manderà agli altri indagati (Ni-cole Minetti, Emilio Fede, Lele Mora)l'avviso di chiusura indagini, deposi-tando ai difensori gli atti a loro ca-rico. Queste, almeno, le previsioniche si fanno nel Palazzo di Giustiziamilanese. Il gip Cristina Di Censo do-vrebbe comunicare la sua decisionesul processo al presidente del Con-siglio, accusato di concussione e pro-stituzione minorile. E dovrebbe es-sere chiusa anche l’inchiesta sui (fi-nora) tre intermediari, accusati diaver procurato a Berlusconi le ra-gazze dei festini, tra cui la minoren-ne Karima El Mahroug, in arte Ru-b y.Sarà il momento per rimettere in filatutta la vicenda e per chiarire gliaspetti che sono stati confusi dallapropaganda politica e dal contrat-tacco mediatico berlusconiano.

ma arriva a sostenere che siamotutti concussori: “Io sono sotto-segretario e sindaco, credo diavere concusso le autorità e leistituzioni più volte, se queste so-no le modalità e l’individuazionedel reato. A chi di noi non è maicapitato di telefonare al prefetto,al questore a un’altra persona peril ricongiungimento familiare?”.Mantovani è il neocoordinatoreregionale del Pdl. Ha preso il po-sto del presidente della Provin-cia, Guido Podestà, accusato dinon aver difeso Minetti dagli at-

tacchi interni al partito e dallaraccolta di firme per le sue dimis-sioni. I militanti presenti in piazzaerano pochi e per lo più anziani,segno di un disagio che c’è anchedentro il partito. Sventolavano lebandiere del Pdl – tra le quali si èvisto anche Alberto Torreggiani –e agitavano cartelli con le frasipreferite da Berlusconi: “Questonon è il palazzo di giustizia, è il

“Hanno spiato Arcore dal gennaio2010, i magistrati si sono intromessinella vita privata del presidente delConsiglio e dei suoi ospiti, con un usomassiccio delle intercettazioni tele-fonic he”, ripete la difesa del fronteberlusconiano. In realtà, le personeintercettate sono solo 40, gli investi-gatori coinvolti soltanto una decina,nessuno ha spiato le residenze delpremier. E l’indagine è cominciatasolo nel luglio 2010. Per caso.Sono due i fascicoli da cui nasce. Agiugno arrivano a Pietro Forno, il pro-

curatore aggiunto che coordina ilgruppo di pm che si occupa di reatisessuali, le segnalazioni del Tribuna-le dei minori e degli assistenti socialisulle vicissitudini di una certa Ruby,diciassettenne marocchina in pe-renne fuga dalle comunità protette acui è assegnata. È la stessa ragazzache viene segnalata al pm AntonioSangermano, per le sue disavventu-re. Il 5 giugno deve arrivare una vo-lante della polizia per interrompereun violento litigio tra Ruby e MichelleCoincecao, una donna brasilianache la ospita in un appartamento divia Villoresi, a Milano. Le due si ac-cusano a vicenda di essere prostitu-te. Gli agenti portano Ruby in ospe-dale, dopo aver appurato che è unaminorenne che risulta “a f fi d a t a ” aNicole Minetti, consigliera regiona-le, ma introvabile. Le relazioni deipoliziotti finiscono alla procura, chericostruisce a ritroso una storia daicontorni a prima vista assai slabbra-ti. Dichiarazioni confuse, vanterie,accuse incrociate di furto, lividi e ris-se tra ragazze dal mestiere incerto.I magistrati non danno troppo pesoalla vicenda. Ne capitano tante, così,

Marcetta nera anti-pmil Pdl fa flop

A MILANO ERANO ANNUNCIATI LA RUSSA E GELMINISFILA SOLO LA SANTANCHÈ. FISCHI E “VERG OGNA”

palazzo della Stasi”. “Perfetta giu-stizia? No, perfetta ingiustizia”.“Silvio devi resistere, resistere,re s i s t e re ” (ricalcando la frase delprocuratore di Mani pulite, Fran-cesco Saverio Borrelli). Alcunipassanti inveiscono: “Andate a la-vo ra re ”, “Siete il partito della ver-go g n a ”. Ma loro credono in Silvioe gli perdonano tutto. “Anche luiha diritto di divertirsi”, dice una

signora a cui chiediamo del bun-ga bunga. Un’altra attacca i “ma -gistrati comunisti che voglionosovvertire la volontà popolare”. Ilgazebo del Pdl è addobbato dauno striscione: “Giustizia non esi-ste là dove non esiste libertà”. Èuna citazione di Luigi Einaudi.Chissà che cosa direbbe se potes-se parlare.

G. Barb. - A. Masc.

in città. Non credono alla ragazza.In questa storia, però, alcuni continon tornano. Per chiedere in affidoRuby si era fatto vivo nientemenoche Lele Mora. Va di persona in viaDogana, al nucleo pronto interventodei servizi sociali per i minori di Mi-lano. Chiede un colloquio, concesso,con il responsabile, Egidio Turetti.L’affido è rifiutato. Ma Mora non siarrende e ci riprova attraverso la fi-glia Diana, più presentabile: è spo-sata ed è madre. I servizi sociali han-no l’obbligo di fare relazioni sulle loroattività al Tribunale dei minori che,in presenza di vicende sessuali con ilcoinvolgimento di maggiorenni, si ri-volgono anche alla procura.E Nicole Minetti? Aveva avuto in af-fido la ragazza una settimana pri-ma, il 28 maggio, durante una stra-na notte in questura. I due magistra-ti, Forno e Sangermano, hanno inmano ciascuno soltanto un pezzodel puzzle. Lo raccontano, con moltidubbi e punti di domanda, al pro-curatore fresco di nomina, EdmondoBruti Liberati. Bruti si accorge che idue parlano della stessa ragazza. Ilpuzzle, ricostruito, fa affiorare una

storia imprevedibile. I due fascicolidiventano uno. E vi affluiscono nuo-ve carte. La relazione, datata 28 lu-glio, dei due agenti di polizia che amaggio hanno portato Ruby in que-stura. Vi si spiega che la ragazza eraentrata accusata di furto ed era usci-ta dopo alcune telefonate nienteme-no che del presidente del Consiglio, ilquale sosteneva fosse “la nipote diM u b a ra k ”.Ruby viene ascoltata dai magistrati.Il 2, il 6 e il 22 luglio e poi ancora il 3agosto 2010. Intanto partono le in-tercettazioni telefoniche. Limitate:soltanto 40 “ber sagli”. La storia co-mincia a prendere forma. I perso-naggi e gli interpreti assumono con-torni più chiari. Le vanterie della ra-gazza (dice di conoscere Berlusconi,di essere stata più volte ad Arcore, diavere ricevuto molti soldi) sono ve-rificate dai racconti di altre ragazzeintercettate .Ma a questo punto scatta attorno aRuby, che aveva l’obbligo di stare incomunità, una vera e propria rete diprotezione. La sua vera vita viene oc-cultata. Dimenticate le sue vanterieagli assistenti sociali, come la rela-

zione a pagamento, durata una set-timana, con un noto attore, idolo del-le fiction all’italiana. Spuntano gli av-vocati. Dapprima Luca Giuliante, te-soriere lombardo del Pdl e legale diLele Mora nelle questioni tributarie.Accudisce Ruby (con un mandato ri-cevuto da chi?). Poi, a novembre,Giuliante passa la mano all’avvoca -to Massimo Dinoia che però la set-timana scorsa ha rinunciato all’inca -rico (e tutt’ora non c’è un suo sosti-tuto). In mezzo ci sono Niccolò Ghe-dini e Piero Longo, legali di Berlusco-ni. Fanno partire la macchina delleindagini difensive: strumento delica-tissimo, che rischia di condizionare itestimoni interrogati dagli avvocati,prima che questi vengano sentitidalla pubblica accusa. Nello studiomilanese del collega Giorgio Perroni,in uno studio di Arcore e a PalazzoGrazioli, Ghedini e Longo interroga -no e verbalizzano decine di persone,ragazze delle feste e altri testimonidella vicenda Ruby. Karima intantoha addolcito i suoi racconti e “con -cede” un’intervista su Canale 5 adAlfonso Signorini, lo spin doctor diBerlusconi.

Dalle carteai testimoni:la storiadi un’indaginesotto l’attaccodella propagandadel capo

COLPI DI CODA

Solo un centinaiodi militantidavanti a Palazzodi giustiziaI passantigridano: “Andatea lavorare”

La minaccia del “Caimano” di Moretti“Reagire in ogni modo dopo la condanna”

“N on si possono continuare a sprecare i soldi dei citta-dini per un processo esclusivamente basato su delle

menzogne. Io ho dato una speranza a questo Paese. Questocittadino qui forse è più uguale degli altri. La casta dei magi-strati vuole avere il potere di decidere al posto degli elettori edirei che è arrivato il momento di fermarli. Con la mia con-danna la democrazia si è trasformata in un regime e gli uo-mini liberi come voi hanno diritto di reagire in ogni modo”.

LA CAMERA Ieri, nonostante fosse venerdì, la Camera dei deputatinon ha lavorato. L'aula è convocata per martedì prossimo, 15febbraio, alle ore 11.

IL SENATO Al Senato ieri hanno lavorato solo le Commissioni suldecreto milleproroghe. Non c'è stata seduta e non ci sarà fino alunedì alle ore 16.30.

di Caterina Perniconi

Sabato 12 febbraio 2011

FATTI GIUDICAREAl Quirinale Berlusconi alza la voce: mi perseguitanoNapolitano lo gela: basta, il giusto processo c’è già

La settimana matta

nel bunker

del governo braccato

L o scontro finale. Il premier SilvioBerlusconi ha regalato unasettimana di tensioni tra le

istituzioni al Paese. Durante la riunione dipresidenza del Pdl (9 febbraio), a PalazzoGrazioli ha riposto una moratoria dell’usodelle i n t e rc e t t a z i o n i . Poi l’idea diritoccare l’articolo 68 della Costituzione

per introdurre una s u p e r- i m mu n i t àparlamentare che sospenda non solo ilprocesso, ma anche le indagini, fino allascadenza del mandato (10 febbraio). Ilministro degli Esteri Franco Frattini haaddirittura evocato la possibilità di unricorso alla Corte dei diritti dell’uomo diStrasburgo per difendere il premier dalla

violazione della p r i v a c y, a cui – a suo dire –sarebbe stato sottoposto (11 febbraio). Inprecedenza c’era stata anche la conferenzastampa al termine del Consiglio dei ministriper illustrare il mega piano del governo perlo sviluppo economico, con la fugaanticipata dell’imbarazzato ministro GiulioTremonti (9 febbraio).

di Sara Nicoli

A un certo punto l’urlo:“Ma io mi devo difende-re! E devo difendere ilParlamento, c’è un vero

e proprio accanimento con-tro di me…”. Fuori controllo,anche se solo per un attimo,Silvio Berlusconi deve essersisentito perso quando il capodello Stato, con sguardo geli-do e fermezza istituzionale,gli ha risposto “si calmi”, co-stringendolo a proseguire uncolloquio che però, a quelpunto, era ormai compro-messo.

NON È ANDATA per nien-te bene ieri sera al Quirinale.Napolitano, dopo il lungopressing esercitato dal media-tore Gianni Letta che final-mente era riuscito a ottenere

l’incontro “chiar ificatore”,sperava forse di ascoltare dallabocca del premier parole di-verse dalla solita litania, daquel continuo cercare di spie-gare le proprie ragioni e di di-fendersi dalle accuse invocan-do la persecuzione giudizia-ria. Invece no, nonostante Let-ta l’avesse indottrinato perpiù di un’ora sull’attegg ia-mento da tenere per evitare dimandare di nuovo tutto peraria. Niente, il Caimano anco-ra una volta non ha resistito.Superati i convenevoli, è par-tito a cercare di convincere ilpresidente della Repubblicadel fatto che le accuse dellaProcura di Milano cadrannonel nulla “perché non c’è nulladi penalmente rilevante”, che“continuo a essere vittima diun’offensiva giudiziaria senzapari che ha il solo obiettivo difarmi fuori”. E che è “stata vio-lata la mia privacy in modomostr uoso”. A quel punto, ilCavaliere avrebbe detto di“credere che sia venuto il mo-

mento di difendermi anchesollevando il conflitto d’attr i-buzione davanti alla Corte conl’ausilio dell’Avvocatura delloS t a t o . . .”. Ecco, è stato più omeno a questo punto del col-loquio che Napolitano ha alza-to un muro invalicabile per ilpremier, ripetendo quantoaveva detto in mattinata rice-vendo il vicepresidente delCsm Vietti e, di fatto, mandan-do un segnale preciso di quelliche avrebbe voluto fossero itoni del colloquio successivo.“Il giusto processo – ha quindidetto Napolitano – è garantitodalla Carta, basta strappi sullag iustizia”. Un messaggio net-to, senza possibilità di inter-pretazioni sulle sfumature delgrigio. Il capo dello Stato hafatto capire chiaramente aBerlusconi che ogni sua ne-cessità di difesa è già garantitadalla Costituzione. E che nonc’è alcuna necessità di solleva-re nuovi e più pesanti conflittiistituzionali, perché “i riferi-menti di principio e i canalinormativi e procedurali”ci so-no davvero tutti per garantireil “giusto processo”. Insom-ma, meno “strappi mediatici,che non conducono a conclu-sioni di verità e giustizia” mapiù attenzione alle regole. Inpoche parole, Napolitano hainvitato il Caimano a farsi pro-cessare. Con una stoccata pe-sante: “Come dice il suo stessolegale Pecorella, il conflitto diattribuzione si solleva nel pro-cesso, non in Parlamento”. Èstato lì, a quel punto che la rab-bia di B. è esplosa perché hacapito che non avrebbe maitrovato sponda nel Colle perfare quello che vuole: l’enne-simo strappo sulla giustiziaper la sua difesa.

E TUTTAVIA il Cavaliere suun punto è stato chiaro: lamaggioranza ha i numeri equindi il “d ove re ” di fare le ri-forme, il che per lui significasoprattutto intercettazioni eprocesso breve. “Quello chesta accadendo – ha ribaditoBerlusconi – non è solo unproblema mio, ma fango chericade sull’intero Paese”. An-cora gelo. Perché Napolitanonon si fida e teme un nuovocrescendo di tensione istitu-zionale con i giudici che, tut-tavia, ha chiarito anche a Gian-ni Letta, di non essere dispo-sto a tollerare. Come ha chia-rito di aver digerito malissimol’estemporanea manifestazio-ne di protesta davanti al Tribu-nale di Milano dove dovevanoessere presenti anche i mini-stri milanesi e dove invece, al-la fine, a fare da incendiaria c’èrimasta solo la Santanchè.All’uscita dal Quirinale, Berlu-sconi era livido. Ma più di luiera scuro in volto Gianni Lettache per tutta la giornata di ieriaveva fatto una pesantissimaopera di convincimento, arri-vando a chiudersi in una stan-za da solo con il Cavaliere per

indottrinarlo sull’attegg ia-mento “cauto, mite”da teneredavanti al capo dello Stato. Ingioco, in fondo, “c’è anche ilfe d e ra l i s m o ” e il prosegui-mento della legislatura. Paroleal vento. “Governo e Parla-mento non possono esserecommissariati dal potere giu-diziar io!”, ha tuonato ancoraBerlusconi. “Io devo poter go-vernare senza condiziona-menti!”.Dopo un’ora di colloquio, ilpiù lungo forse da un anno aquesta parte, Berlusconi è tor-nato a Palazzo Grazioli. Conuno stop così pesante avutoieri dal Quirinale, adesso do-vrà rivedere completamentetutta la strategia d’attacco cheaveva messo giù durante l’ul-timo “consiglio di guerra” diqualche giorno fa. Adesso sache qualunque strappo sarà

respinto “in maniera plateale”dal Quirinale, ma seguire le re-gole significa anche farsi pro-cessare, subire quasi certa-mente una condanna a brevesul processo Mills. E chissà poicosa potrà accadere su Ruby esulle altre.

NEL PDL giurano che “Silviofarà di testa sua”, che “c e rch e -rà comunque una strada pernon andare a processo perchéi cittadini sono con lui e capi-ranno, continueranno a capi-re – sostiene un famiglio delpremier – che senza di lui siferma tutto, che le riformenon si faranno mai”. Non se-guirà le regole come gli ha det-to Napolitano, questo sembraessere una certezza tra i suoi.Ora, però, è all’angolo. E la di-fesa, qualsiasi difesa, diventasempre più difficile.

COLPI DI CODA

Senza treguaA sinistra, il sit-in del Pdl davanti al Palazzodi Giustizia di Milano. Sotto, il premier eNapolitano, nella foto piccola Gianni Letta

Inutili leraccomandazionidi Letta: B.minaccia nuoviconflitti coni magistrati,tensione al Colle

di Pino Corrias

I congiuntivi di Ferrarae l’intervista ventriloquaPER AGGIUNGERE un tocco surreale a questa Sodomabrianzola allestita nei sotterranei di Salò, da ieri si discuteintorno a una presunta intervista – quella rilasciata da SilvioBerlusconi a Giuliano Ferrara che parla di vizi, virtù, sovranitàpopolare, avanguardie rivoluzionarie – che suona fasullacome un prestito offerto da Emilio Fede, una testimonianzadi Tarak Ben Ammar, le doppie labbra della Santanchè.Non una sola parola di quelle duecento righe è uscita dallabocca del nostro premier che nel frattempo si va disfacendoin diretta tv. Intanto perché, mostrando tutti i denti dellabaldanza, la prosa è ricca di consecutio e di congiuntivi. Poiperché si parla di padri costituenti, azionismo, filtri tra poteriautonomi, distinzione tra ruolo privato e ruolo pubblico, usoantigiuridico del diritto, che sono tutti materiali ad altocontenuto d’inchiostro e perfettamente sconosciuti alnostro ricco signore prestato da Gazprom alla lap dance.Tuttavia la finta intervista contiene una notevole notizia:Giuliano Ferrara da 72 ore si occupa a tempo pieno di B. equesto apre inattese prospettive al Paese. Quando il nostroErostrato scende in campo, vuol dire che Hammamet siav v i c i n a .

Il Csm convoca Sansa

“Premier gaglioffo”e il giudice finìsotto inchiesta

di Giampiero Calapà

C ritica il governo duranteun’assemblea dell’Asso -

ciazione nazionale magistra-ti e viene sottoposto a unprocedimento disciplinaredavanti al Csm. È toccato adAdriano Sansa, presidentedel Tribunale dei Minori diGenova. Sansa è esponentedi spicco della magistratura:tra i primi a occuparsi di reatiambientali, è stato tra i “pre -tori d’assalto” che negli anni’70, indagando sullo scanda-lo dei petroli, sollevarono ilcoperchio sulla corruzionedella classe politica. Sansadovrà presentarsi davanti alCsm il prossimo 8 aprile. Ilmagistrato, si legge negli atti,è incolpato di “deliberata egratuita aggressione alla di-gnità e alla reputazione degliesponenti del governo” equindi di “lesione dell’imma -gine del magistrato”.

TUTTO comincia nel 2008,le polemiche sulla politicagiudiziaria del governo Berlu-sconi sono, come oggi, acce-sissime. L’Anm di Genovaconvoca un’assemblea, San-sa interviene e dichiara: oc-corre una “resistenza dellacultura e della coscienza al di-segno di assoggettare la leggea un gruppo di potere, a unprimo ministro piduista cir-condato da persone che ser-vono lui e non lo Stato”. An-cora: “Questo governo è in-degno di affrontare il temadella giustizia, con un guarda-

sigilli il cui unico merito è diessere un fedelissimo di Ber-lusconi... dobbiamo pensarea preparare l’altra riforma,quella che, andati via certi ga-glioffi, ripristinerà la giusti-zia”. Sansa nella sua memoriadifensiva non si è tirato indie-tro: “Il termine ‘gagliof fo’ hadiverse sfumature. Nel dizio-nario Utet significa ‘inetto’.Comunque sia ribadirei ilconcetto, anzi, lo aggravereidefinendoli traditori dellaCostituzione”. Il magistratogenovese aggiunge ancora:“La misura e la continenzadebbono essere valutate inrapporto al contesto, che quiè di sovvertimento dei ruoliistituzionali e della legalità edi deformazione dell’ordina -mento fondato sulla Costitu-zione”.Sansa, insomma, sottolinea ildiritto dei magistrati di espri-mere le proprie opinioni, an-che se critiche. Una battagliache in passato gli è già costatasei inchieste disciplinari (tut-te archiviate dal Csm), mache gli valse, tra l’altro, la so-lidarietà di Sandro Pertini.“Rivendico il diritto per i ma-gistrati, come cittadini, diesprimere le proprie opinio-ni. Se non si potesse parlareliberamente in un’assem -blea, sarebbe un pessimo se-gnale, quasi intimidatorio,nei confronti dei magistratipiù giovani. Credo che i ma-gistrati più anziani debbanorischiare per testimoniare ivalori che sono stati alla basedel loro lavoro di una vita”.

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