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Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB Anno IV - Roma, 5 Agosto 2013 A cura di Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione Contact Center Collaborazione Monica D’Arcangelis, Alessandro Tudino

Rassegna 5 agosto 2013

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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO

DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB

Anno IV - Roma, 5 Agosto 2013

A cura di

Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione

Contact Center

Collaborazione

Monica D’Arcangelis,

Alessandro Tudino

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e we 5/08/2013

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Tiramani (Lega Nord): "Alla Kyenge serve

uno psichiatra"

Le parole del consigliere regionale della Lega Nord del Piemonte Paolo Tiramani

che su Facebook replica a quanti hanno polemizzato con alcune sue affermazioni

nei confronti del ministro

Torino, 3 agosto 2013 - Nuovo capitolo nella saga che

vede contrapposti il ministro per l'integrazione Cecile

Kyenge e la Lega Nord.

Questa volta è il consigliere regionale della Lega Nord del

Piemonte Paolo Tiramani che su Facebook replica a

quanti hanno polemizzato con alcune sue affermazioni nei confronti del ministro. "Fatemi

capire..." scrive Tiramani, "il ministro Kyenge offende migliaia di suore dicendo che

dovrebbero togliere il velo...Nessun giornale si indigna, si indignano verso di me, perche'

ho scritto en passant che chi dichiara una cosa del genere, avrebbe bisogno di un consulto

psichiatrico".

"Che l'abbia affermato la Kyenge o Heidi" aggiunge Tiramani, "l'avrei scritto lo stesso, se

lo dicevo a Heidi nessuno avrebbe riportato la mia notizia, se lo dici alla Kyenge, apriti

cielo! Questo e' razzismo al contrario!". In un post precedente il consigliere leghista aveva

"consigliato" al ministro di sottoporsi a "un consulto psichiatrico"

CERUTTI (SEL), COTA SI SCUSI PER INSULTI TIRAMANI

"Tiramani della Lega Nord insulta la Kyenge su Facebook. Questa non e' dialettica politica,

ma ignoranza". Cosi Monica Cerutti esponente di Sel commenta seccamente le parole del

consigliere leghista nei confronti del ministro Kyenge. "Ci chiediamo - aggiunge Cerutti -

se dichiarazioni del genere possano rientrare in quel processo di pacificazione che Maroni

aveva cercato di mettere in atto". Cerutti chiede, quindi, che "il suo capogruppo e lo stesso

Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota si scusino pubblicamente con la ministra

perche' il consigliere non e' entrato nel merito della discussione, piuttosto si e' lasciato

andare ad un ulteriore insulto lesivo della dignita' della persona"

(fonte http://www.stranieriinitalia.it)

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Kyenge, le associazioni contro la Lega:

“Esposto collettivo alla magistratura “

E’ quanto sta preparando l’Arci Toscana per denunciare le offese a sfondo razzista

che la Lega Nord ha rivolto negli ultimi giorni al ministro per l’Integrazione

FIRENZE - Un esposto collettivo delle associazioni toscane da presentare alla

magistratura contro gli esponenti della Lega Nord che si sono resi autori di attacchi al

ministro Cecile Kyenge. E’ quanto sta preparando l’Arci Toscana all’indomani dei vari

attacchi a sfondo razzista ricevuti dal ministro per l’Integrazione.

“Rimaniamo sempre più esterrefatti e profondamente preoccupati – spiegano dall’Arci

Toscana - per i continui attacchi razzisti e xenofobi scagliati da esponenti politici della

Lega. In alcuni casi, tali insulti sono giunti - lo ricordiamo - da figure che ricoprono, a vari

livelli, ruoli istituzionali. Purtroppo registriamo che ogni invito e ogni richiamo affinché

cessino tali attacchi, a partire dalla richiesta della stessa ministra Cécile Kyenge rivolta al

segretario della Lega, Roberto Maroni, sono caduti nel vuoto”.

Ecco perché “siamo decisi a denunciare quella che appare come una vera e propria linea

politica di un partito, i cui esponenti ricoprono importanti ruoli istituzionali, nella convinta

necessità di dover difendere il principio di non discriminazione garantito dalla Costituzione

e dalla normativa comunitaria per tentare di porre argine all'imbarbarimento culturale del

dibattito politico e della società”.

(fonte http://www.redattoresociale.it)

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Razzismo e Lega, Tosi chiede scusa alla

Kyenge

Verona - Il sindaco di Verona Flavio Tosi ha chiesto scusa al ministro all’Integrazione e

per le politiche giovanili Cecile Kyenge per le offese che le erano state rivolte da alcuni

esponenti leghisti e che avevano indotto lo stesso ministro a declinare l’invito alla festa del

Carroccio. La Kyenge aveva chiesto, come condizione, un deciso intervento del

segretarioRoberto Maroni in sua tutela, che però non c’è stato. Tosi, che è anche vice

segretario federale della Lega Nord, ha approfittato del suo intervento all’Africa Summer

School per rivolgersi al ministro Kyenge chiedendo scusa: «Le porgo le mie scuse - ha

detto - se qualcuno della mia parte politica l’ha offesa e se qualcuno non le ha fatte, fermo

restando che in democrazia si possono avere idee diverse, ma il rispetto come ministro e

soprattutto come persona e come donna è una cosa dovuta». Il ministro Kyenge, in un

secondo momento, rivolta a Tosi che era in platea con le massime autorità cittadine, ha

«ringraziato il sindaco per le sue parole». Tosi ha anche espresso al ministro «la solidarietà

della città di Verona e la mia personale per gli insulti che le sono stati rivolti».

(fonte http://www.ilsecoloxix.it)

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"Qui non ci sono scarpe per te

anche se hai i soldi per pagarle"

L'ultimo schiaffo a Francesca, torinese con la pelle scura. E' accaduto in un

negozio di calzature di un grande centro commerciale. Ma non è un episodio

isolato:è accaduto anche quando cercava casa

"Qui non c'è nulla per te, non importa se hai denaro per

comprare ciò che io ti posso vendere. Non importa che il

mio interesse sia vendere. Per il fatto che hai la pelle

scura io non voglio avere nulla a che fare con te". Lei è

Francesca, una donna di 33 anni, di origini indiane,

adottata all'età di quattro da una famiglia italiana. Vive a

Torino da 29 anni. Lavora in uno studio legale, ha

abitudini, amici, look italianissimi. Eppure il senso della

risposta che si è sentita dare in un negozio di un grande centro commerciale pochi giorni fa

quando è entrata per scegliere un paio di scarpe è proprio questo. Un gesto scontato prima

di partire per un viaggio: scegliere qualche indumento adatto alla gita. Per Francesca non è

lo stesso. Non è sufficiente che parli perfettamente la lingua, non basta che abbia un viso

grazioso e occhi scintillanti e puliti. Il colore della sua pelle, in qualche luogo, la rende

ancora "diversa". LEI non se ne stupisce e dice "è una cosa con cui faccio i conti da

sempre, tante volte ho esitato prima di entrare in un negozio e ho preferito aspettare di

tornarci con mia madre, è un fatto evidente che quando sono sola il trattamento che ricevo

è diverso". Il "sentimento razzista", quello che negli anni Sessanta a Torino teneva fuori

dalle case e dai luoghi di lavoro gli immigrati dal Sud, è vivo più che mai.

Potrebbe quella donna del negozio di scarpe aver risposto che non aveva nulla da venderle

per qualchealtra ragione se non per il fatto che il colore della sua pelle è diverso? "Ho

anche provato a immaginare una ragione alternativa - dice Francesca - ma certi toni e

certi sguardi sono inconfondibili, è anche umiliante doverlo ammettere, ma non c'è

equivoco possibile, sono sicura". Insieme con lei era nel negozio la sorella. "Passeggiavamo

per i centro commerciale e ho visto in vetrina quelle scarpe un po' tecniche che potevano

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servirmi per le escursioni più impegnative, ho visto che c'era anche il mio numero tra quelli

disponibili e così siamo entrate. Una signora di mezza età mi è venuta incontro e mi ha

chiesto cosa desideravo, io ho risposto che cercavo un paio di scarpe e lei mi ha chiesto

per chi fossero. 'Per me', ho detto. Allora lei ha risposto 'mi dispiace non abbiamo niente'.

Non mi ha chiesto modello o numero, mi ha liquidata così, e ha aspettato che uscissi".

Nella domanda: "per chi sono?" c'è il senso dell'intera faccenda.

Francesca non l'avrebbe mai raccontato se non fosse stato per un'amica che ha provato

enorme vergogna nel sentire il resoconto di una simile follia. Francesca che è uscita senza

dire una parola avrebbe messo l'episodio nel cassetto delle umiliazioni sopportate con

rassegnazione, una delle tante. "Sì, ho pensato che avrei ripiegato su un grande magazzino

di attrezzature sportive, almeno lì ti cerchi da sola ciò che ti serve, modello e numero di

scarpe, e alla cassa ci vai solo per pagare". Una soluzione accettabile, se non fosse per la

ragione che la impone. Se non fosse per il pensiero che è costretta a fare una ragazza

indiana che subisce la violenza di essere tenuta "ai margini" perché il suo aspetto esteriore

evoca origini lontane. Che ha denaro per comprare un oggetto che desidera ma per qualche

motivo le viene negato il diritto di spenderlo.

Le scuole torinesi sono felicemente multietniche da anni, i bambini e i ragazzi vivono con

estrema naturalezza il fatto di avere compagni africani o cinesi, o indiani. E' una delle

ricchezze della città. Come è possibile, allora, che una testimonianza come quella di

Francesca riporti l'immagine di una realtà così diversa? "In effetti se devo pensare a un

periodo della vita in cui ho avvertito meno la sensazione della discriminazione sono stati

proprio gli anni della scuola - racconta lei - i miei genitori adottivi mi hanno iscritta in

una privata pensando che l'ambiente fosse più protetto e che corressi meno il rischio di

incontrare umiliazioni. La città non era ancora meta di grande immigrazione dai Paesi

extracomunitari, perciò temevano che mi potessi trovare in situazioni difficili. Invece è

stato un periodo molto sereno. E devo ammettere che anche nella ricerca del lavoro mi

sono sentita a tutti gli effetti una cittadina italiana: ho un contratto a tempo indeterminato

in uno studio legale come segretaria e mi trovo benissimo".

Poi però si verificano fatti assurdi nelle circostanze più inaspettate. "La storia delle case

non date è ancora vera, per esempio. Io ho fatto una fatica incredibile a comprare

l'appartamento dove vivo. Abitavo con i miei genitori a San Salvario e mi piaceva l'idea di

restarci anche perché lo consideravo uno dei quartieri più multietnici di Torino. Invece era

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impossibile convincere i proprietari che ero una cliente affidabile. Una volta, presente

l'agente immobiliare, il padrone dopo avermi vista disse che lui non la vendeva la sua casa

agli extracomunitari. Io avevo persino una lettera di referenze dagli avvocati dello studio,

non ci fu nulla da fare". Alla fine anche per questo Francesca ha aggirato l'ostacolo. Con

pazienza, attraverso il passaparola ha trovato una casa e un proprietario senza pregiudizi.

Ma è come per le scarpe, in fondo. Esiste una ragione valida per cui la conquista di un

diritto indiscutibile debba passare attraverso mille porte chiuse in faccia? "No, non esiste -

dice Francesca e quella che risponde è una persona che si considera privilegiata rispetto alla

maggior parte degli stranieri che arrivano qui per guadagnarsi da vivere -. Non so

immaginare quali fatiche e umiliazioni siano quotidianamente costretti a subire".

(fonte http://torino.repubblica.it)

Razzismo, il Sassuolo farà ricorso contro

la multa

Il presidente Rossi dopo il trofeo Tim ed il caso Constant: «La

nota Digos è chiara, decisione ingiusta»

SASSUOLO (MODENA) - Il Sassuolo non ci sta e

reagisce dopo l'ammenda da 30.000 euro con diffida

inflitta al club dal Giudice Sportivo per i presunti cori

razzisti piovuti dagli spalti verso il difensore del Milan,

Kevin Constant, nel corso del Trofeo Tim sul campo

di Reggio Emilia. Cori però non ravvisati dalla Digos reggiana. "Abbiamo preannunciato il

ricorso - racconta al telefono all'ANSA il presidente del Sassuolo, Carlo Rossi -:abbiamo

chiesto gli atti e quando li riceveremo, probabilmente stenderemo ricorso. È nostra

intenzione farlo". Questo, spiega il presidente neroverde, perché "riteniamo l'ammenda

con diffida una cosa ingiusta. Il Giudice sportivo si è basato su quello che ha scritto

l'arbitro sul referto - aggiunge - però, visto che la Digos, e non solo quella di Reggio Emilia

ma anche quelle di Torino e Milano, è stata chiara e ha escluso nella nota cori razzisti", la

pena inflitta dal Giudice Sportivo "ci sembra ingiusta". "Noi - puntualizza ancora Rossi - ci

sentiamo a posto con la coscienza: la squadra si è sempre comportata correttamente, in

campo e fuori, anche i tifosi sono sempre stati corretti. Non c'è una tradizione di violenza

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e la società ha sempre condannato ogni forma di razzismo. Il nostro caposaldo è la

correttezza - ribadisce il presidente del Sassuolo -: per questo ci sentiamo colpiti due

volte". Quanto ai primi mesi da squadra di Serie A, racconta ancora Rossi, "per noi è tutta

una scoperta. Siamo curiosi. Io sono sempre ottimista di natura - osserva -: la squadra,

l'allenatore Di Francesco, stanno lavorando per fare bella figura. Alla fine saranno le

partite" a fornire un riscontro preciso, chiosa il presidente sassolese: "siamo curiosi".

(fonte http://www.tuttosport.com)

Nega l’euro del carrello donna aggredita

all’Alìper di Abano

Cliente rincorsa da un immigrato che impugnava il coccio di una

bottiglia di vetro. L’addetto alla sicurezza chiama i carabinieri. «Il bis

di quanto accaduto a marzo»

ABANO TERME. Momenti di paura venerdì pomeriggio sul parcheggio dell'Aliper di

Abano dove un giovane extracomunitario di colore ha rincorso, impugnando una bottiglia

di vetro rotta, una cliente che stava caricando la spesa nel baule della macchina e l'addetto

alla sicurezza del supermercato.

La donna, vista la malaparata, si è infilata in tutta fretta nell'abitacolo dell'automobile ed è

uscita dall'area di sosta, mentre il vigilante si è rifugiato all'interno del supermercato, da

dove, col telefono cellulare, ha chiesto l’intervento dei carabinieri.

Tutto è nato perché C. S., una giovane donna di Treponti di Teolo, la quale si era recata,

come tutti i venerdì, al centro commerciale a far provviste, si è rifiutata di dare l'euro del

carrello al nordafricano. Un ragazzo dalla pelle scura, alto e magro, che, stando al racconto

della cliente indossava bermuda, t-shirt e berrettino.

Sembra si tratti della stessa persona che il 23 marzo scorso ha aggredito un addetto alla

sicurezza del centro commerciale, provocandogli la distorsione della mano sinistra dopo

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averlo minacciato di tagliargli il collo (nella foto proprio quell’episodio). «Stavo mettendo

la spesa nel bagagliaio della macchina quando si è avvicinato questo personaggio a

chiedermi l'euro che blocca il carrello», spiega la donna, «gli ho risposto che non glielo

avrei dato e a quel punto mi ha gridato: “Sei una razzista”. Poco lontano, ad assistere alla

scena», continua la cliente, «c'era uno degli addetti alla sicurezza dell'Aliper che ha intimato

all'africano di andarsene altrimenti avrebbe chiamato i carabinieri. Non l'avesse mai fatto.

Dopo aver inveito nella sua lingua contro la guardia, il giovane è corso verso uno dei

cestini dei rifiuti che sono posizionati nell'area di sosta. Nello spazio di pochi secondi è

tornato con fare minaccioso brandendo il coccio di una bottiglia di vetro. A quel punto

abbiamo avuto paura e siamo scappati per evitare il peggio. La guardia mi ha riferito che

non è la prima volta che succede e che questo personaggio di colore è da un po' che

bazzica in zona. Non è possibile andare a fare la spesa con il rischio che al momento di

tornare alla macchina, con il carrello pieno, succedano questi episodi. Gli addetti alla

sicurezza ce la mettono tutta, ma anche loro rischiano grosso e di più non possono fare».

Su tutta l'area esterna del supermercato sono posizionati dei cartelli che vietano qualsiasi

forma di accattonaggio. La frase dove si proibisce di chiedere l'euro del carrello è stata

però cancellata.

(fonte http://mattinopadova.gelocal.it)

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Via Salviati, arriva l'ordinanza: "I rom

ritorneranno a Castel Romano"

'Trasferimento accompagnato' di quei 150 rom che dalla Pontina si sono spostati

nel campo di Salviati 1 e 2. Lo stabilisce un'ordinanza in arrivo dell'assessore alle

Politiche Sociali Rita Cutini

Castel Romano - Via Salviati, e ritorno. I rom fuggiti dal maxi campo ci torneranno a

breve. Lo stabilisce un'ordinanza in arrivo dall'assessore alle Politiche Sociali Rita Cutini.

'Trasferimento accompagnato' di quei 150 rom che dalla Pontina si sono spostati nel

campo di Salviati 1 e 2, formandone di fatto un terzo. Se ne è discusso oggi in

commissione capitolina Politiche Sociali. Presente alla riunione anche il minisindaco

Giammarco Palmieri. I disagi lamentati da alcuni residenti nelle scorse settimane

interessano infatti il territorio del V Municipio. L'esodo da Castel Romano si sarebbe

consumato, almeno stando a quanto raccontato dal portavoce dei rom in fuga, a causa di

una 'guerra' intestina tra etnie all'interno del campo. Serbi, quelli fuggiti, e bosniaci, quelli

rimasti. Conflitto culminato nell'incendio di almeno di 30 moduli abitativi. Una situazione,

a detta degli esodati, insostenibile tanto da aver ribadito più volte il punto: "Noi a Castel

Romano non possiamo tornare". E invece a quanto pare è proprio quello che accadrà.

"Visto il ristabilirsi di condizioni di convivenza pacifica all'interno del Campo di Castel

Romano grazie ad un attento lavoro del Dipartimento e dell'assessorato del Sostegno

sociale e della Solidarietà in collaborazione con le forze dell'ordine, auspichiamo il ritorno

in tempi rapidi nello stesso campo della comunità Rom oggi stanziata in via Salviati". Così

dichiarano, in una nota congiunta, il presidente della Commissione Servizi sociali, Erica

Battaglia, la presidente della Commissione Cultura, Michela Di Biase, il presidente del V

Municipio, Giammarco Palmieri e gli assessori ai Servizi sociali del V e IV Municipio,

Alessandro Rosi e Maria Muto. Detto questo la situazione rom pare delicata anche sul

versante dell'ex Casilino 900, dove l'area è stata ripopolata da gruppi di nomadi. Non è

chiaro da quanto tempo questi si siano nuovamente accampati nel Parco di Centocelle,

sgomberato nel 2010. Ma la notizia, più o meno strumentale, ha fatto scalpore. E anche di

questo si è discusso in commissione: per evitare insediamenti sarà attivato, nei prossimi

giorni, un presidio di sicurezza fisso che deve servire a dissuadere l'accampamento.

(fonte http://www.romatoday.it)

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Legge contro l’omofobia, ultima

chiamata

di Riccardo Noury

La seduta di oggi rappresenta l’ultima opportunità a disposizione la Camera dei

deputati per introdurre, prima della pausa estiva, una legge che contrasti i crimini

d’odio basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.

A questo proposito, Amnesty International Italia ha scritto a tutti i deputati invitandoli ad

adoperarsi affinché l’orientamento sessuale e l’identità di genere siano inclusi nell’elenco

dei motivi discriminatori associati ai reati specifici descritti nell’articolo 1 del decreto legge

122/1993, e che venga emendato l’art. 3 dello stesso decreto, relativo alle circostanze

aggravanti, aggiungendovi l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

La legge italiana considera reato l’istigazione a commettere atti discriminatori e la violenza

fisica per motivi di razza, etnia o religione della vittima. Il codice penale inoltre prevede

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che quando un reato sia commesso sulla base della razza, dell’etnia o della religione della

vittima, questo elemento debba essere considerato come una circostanza aggravante.

Tuttavia, queste norme non si applicano ai reati motivati dall’orientamento sessuale o

dall’identità di genere della vittima.

Reati di quest’ultimo tipo sono praticamente all’ordine del giorno: le organizzazioni per la

difesa dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti)

ne denunciano centinaia ogni anno.

La maggior parte di essi non viene adeguatamente indagata e finisce per rimanere impunita,

sebbene si tratti di gravi manifestazioni di discriminazione. L’assenza di leggi adeguate

ostacola la polizia e le autorità inquirenti nel far emergere i motivi di odio omofobico e

transfobico degli autori dei reati.

Le vittime si sentono scoraggiate a priori a denunciare questi fatti perché hanno la

sensazione che non riusciranno comunque a ottenere giustizia. Inoltre i dati rispetto a

questi fenomeni non sono raccolti in modo sistematico, al contrario di quelli relativi ad

altre forme di violenza, per esempio quelle basate sull’origine etnica o la religione della

vittima. L’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori (Oscad) ha detto ad

Amnesty International, che il 30 per cento delle segnalazioni (in seguito a denunce ufficiali

da parte delle vittime) relative a casi di violenza ricevute dal 2010 al marzo 2013 riguardano

crimini di odio di matrice omofoba e transfobica (40 casi su 140 in totale). In un solo anno,

il 2011, Gay Help Line ha raccolto 750 segnalazioni di violenza verbale e fisica di matrice

omofoba e transfobica.

La divergenza tra questi dati è sintomatica. L’Italia non è un caso a parte: secondo

un’indagine dell’Agenzia per diritti fondamentali dell’Unione europea, in Europa otto casi

su 10 di violenza o di minacce di matrice omofoba o transfobica non vengono denunciati.

Amnesty International Italia chiede pertanto al Parlamento italiano di adottare una legge

che affronti i crimini perpetrati per motivi di orientamento sessuale e identità di genere,

fornendo lo stesso livello di protezione attualmente esistente contro i crimini commessi

per motivi di razza, etnia o religione.

“Combattere l’omofobia e la transfobia e garantire i diritti delle persone Lgbti” fa parte

dell’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, presentata da Amnesty International

Italia alla vigilia delle elezioni parlamentari del 2013.

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Quel punto, insieme ad altri, è stato sottoscritto dai leader dei principali partiti politici tra

cui Silvio Berlusconi (Popolo della Libertà) e Pierluigi Bersani (Partito Democratico).

Quest’ultimo, nel sottoscrivere il punto sul contrasto all’omofobia e alla transfobia, ha

dichiarato pubblicamente come sia “urgente una risposta a fenomeni drammaticamente

crescenti di discriminazione, di incitamento alla violenza, di abuso e di aggressione di

natura omofobica e transfobica” e si è espresso a favore dell’introduzione di una

“circostanza aggravante, un aumento di pena quando i delitti contro la vita e l’incolumità

delle persone sono commessi in ragione dell’omosessualità o transessualità della persona

offesa”.

Mario Monti (Scelta Civica), pur non sottoscrivendo integralmente il punto in questione,

ha dichiarato espressamente il suo impegno a combattere l’omofobia e ogni altra forma di

discriminazione: “Sono molto favorevole alla lotta all’omofobia e a ogni discriminazione,

specie in un momento in cui nella società c’è tanto disprezzo, odio e intolleranza”.

L’Agenda di Amnesty International in 10 punti per i diritti umani in Italia è stata

sottoscritta da oltre 100 candidati, poi eletti in Parlamento, appartenenti a vari partiti

politici, tra cui il Partito radicale, il Movimento 5 Stelle e Sinistra, Ecologia e Libertà.

È davvero giunto il momento che il Parlamento onori questo impegno trasformandolo in

azione, riconoscendo i crimini d’odio basati su omofobia e transfobia e legiferando al

riguardo, utilizzando i termini più specifici di “orientamento sessuale” e “identità di

genere” come motivo della discriminazione.

Amnesty International Italia prenderà parte al presidio permanente indetto oggi, dalle 9 alle

20, dal Circolo Mario Mieli davanti a Montecitorio.

(fonte lepersoneeladignita.corriere.it)

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Tutti in discoteca contro l'omofobia

All'Ambra Night serate gay friendly

SAN TEODORO. La lotta all'omofobia si combatte anche in discoteca al ritmo di musica

dance. Per tutto il mese di agosto, all'Ambra Night di San Teodoro, verranno organizzate

alcune serate gay friendly, le "Sunday Queen" che vedranno come ospiti in consolle il Dj

Steve Mantovani e lapop star, icona gay, Boy George. Già l'anno scorso, le serate dedicate

allebuona musica e all'uguaglianza hanno ottenuto un forte successo di pubblico. Ecco che,

anche quest'estate, la discoteca ospiterà le serate che daranno una concreta opportunità di

socializzazione e confronto, in un ambiente in cui è raro affrontare temi come la parità dei

diritti e la libertà di genere per tutti gli individui. Il tutto unito a tanto divertimento e ad un

pizzico di "intelligente trasgressione". Tre gli eventi in programma per questo mese. La

prima serata si svolgerà l’11 agosto e avrà come ospite uno dei miti della musica Pop. A

girare i dischi nella consolle della discoteca, ci sarà Boy George. La pop star inglese,

impegnato in un tour che lo vedrà protagonista come Dj nei migliori Club d’Europa, farà

tappa all’Ambra Night per dare vita all’evento di punta del calendario Sunday Queen 2013.

(fonte http://www.sassarinotizie.com)

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Mostra del Cinema 2013, scatta la corsa al

Leone d’oro gay

Almeno sette film in concorso per il «Queer Lion», il premio per il

miglior film a tematica omosessuale all’interno del Festival veneziano

VENEZIA. Sono già sette i film in concorso per il «Queer Lion», il premio collaterale per

il miglior film a tematica omosessuale tra quelli presentati nelle diverse sezioni della Mostra

del Cinema di Venezia. Un’iniziativa che riprende quella del «Teddy bear», l’«orsetto» del

Festival di Berlino. Tra i film in concorso, presentati pochi giorni fa dal direttore Alberto

Barbera, c’è soprattutto l’italiano «Via Castellana Bandiera», la prima opera cinematografica

della regista teatrale Emma Dante: una storia tratta peraltro dal suo romanzo e in cui è

protagonista una coppia lesbica interpretata dalla stessa Emma Dante e da Alba

Rohrwacher.

Sempre tra i film inseriti nel concorso ufficiale di Venezia70 c’è anche il delicato «Tom à la

ferme», del giovanissimo regista canadese Xavier Dolan:ha soltanto 24 anni. Il film è tratto

da una pièce teatrale di Michel Marc Bouchard e racconta il dramma di un uomo che perde

il proprio compagno e scopre che i genitori di lui non erano a conoscenza

dell’orientamento sessuale del figlio e della loro relazione.

Per quanto riguarda invece le «Giornate degli Autori» in programma c’è «Gerontophilia«,

pellicola del regista di culto gay Bruce Labruce, che come sempre farà scandalo

raccontanto l’ amore impossibile tra un ragazzo di 18 anni e un ottuagenario ricoverato in

una casa di riposo. Attesissimo è invece «Kill Your Darlings» di John Krokidas soprattutto

per il suo protagonista Daniel Radcliffe, l’ex maghetto Harry Potter, che in questa pellicola

interpreta il poeta gay Allen Ginsberg.

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Farà molto parlare anche «Julia» un progetto cinematografico presentato come evento

speciale a Venezia: per circa dieci anni infatti la fotografa e regista J. Jackie Baier ha

condiviso le notti e i giorni con la transessuale Julia K., filmandone la vita e i pensieri. La

tematica del lesbismo è invece affrontata in «May in the Summer» di Cherien Dabis.

Infine alla Settimana della Critica verrà presentato anche il film «L’Armée du salut»,

esordio alla regia del marocchino Abdellah Taïa, il primo scrittore africano ad aver

dichiarato pubblicamente la propria omosessualità in un paese in cui è ancora un reato.

(fonte http://nuovavenezia.gelocal.it)

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Niente vodka, siamo gay. Il boicottaggio di

Cassero e circolo Mieli

Bere vodka a Bologna e a Roma è possibile farlo ma sicuramente non al Cassero del

capoluogo emiliano né, tantomeno, al circolo Mario Mieli alle Terme di Caracalla. I due

circoli di cultura gay infatti, stanno portando avanti una vera e propria azione di

boicottaggio nei confronti del superalcolico russo per eccellenza, in segno di protesta

contro le leggi «anti gay» portate avanti da Putin.

La legge, nella fattispecie, vieta la propaganda omosessuale davanti ai minori in Russia

attraverso sanzioni molto pesanti che partono dai 100-125 euro per le persone fisiche e

arrivano ai 19mila-23mila euro per le aziende e le società. Inoltre, se la propaganda avviene

sul web, per le aziende è prevista una sospensione di 90 giorni, e gli stranieri colpevoli

potrebbero essere detenuti per 15 giorni ed espulsi.

La normativa, che molti considerano omofoba è una palese violazione della libertà di

espressione, essa allude alla propaganda di “relazioni sessuali non tradizionali” senza

menzionare in alcun modo l’omosessualità, e questo, secondo i detrattori è un’ulteriore

aggravante, perché non definendo cosa significa propaganda di “relazioni sessuali non

tradizionali”, lascia mano libera alle autorità di applicarla in maniera arbitraria.

«L’unico modo che abbiamo per dimostrare solidarietà ai nostri compagni russi – spiegano

gli attivisti del Cassero in un messaggio diffuso su Facebook – è di invitare al boicottaggio

dei brand, dell’economia e del turismo verso la Russia. Invitiamo anche voi a intraprendere

questa piccola battaglia. Non bevete vodka russa, non comprate vodka russa. Chiedete ai

vostri bar preferiti e ai luoghi di villeggiatura che frequenterete di non darvela e non

fornirsene più. E invitate i vostri amici e familiari a evitare qualsiasi tipo di turismo o anche

semplice acquisto on-line con siti russi». Il Cassero già dal 29 luglio non serve vodka russa

e sta effettuando segnalazioni ai fornitori perché tra i prodotti da noi forniti non ci sia mai

nulla di proveniente da quel Paese.I boicottaggi, soprattutto quando non sono capillari,

diffusi a livello globale o supportati da una possente campagna mediatica, quasi sempre

lasciano il tempo che trovano ma l’iniziativa di Cassero e Mieli è un primo importante

passo verso una presa di coscienza collettiva sempre più necessaria.

L’iniziatica del Cassero e del circolo Mario Mieli viene portata avanti anche a Londra dai

gay club. Ieri molti gay club londinesi hanno annunciato l’intenzione di boicottare le vodka

russe di marchio russo per aderire alla campagna di protesta globale contro le leggi

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e we 5/08/2013

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omofobiche applicabili in Russia. Il gruppo per la difesa dei diritti dei gay G-A-Y, che

gestisce la più famosa nel suo genere discoteca Paradiso, è tra coloro che hanno ritirato dal

proprio bar i prodotti russi, dopo l’emanazione del giugno scorso di una legge molto

controversa in Russia, che criminalizza qualsiasi “propaganda” a favore dell’omosessualità

alla presenza di minori. Infine, in un appello lanciato su Facebook, firmato da più di 1.300

persone, si invitano i membri della comunità gay di protestare davanti all’ambasciata russa

a Londra il 10 agosto.

(fonte http://ilreferendum.it)

Scuola: Stanziati i Soldi per gli alunni disabili

Scuola: stanziati i fondi per sostenere gli

alunni disabili

Il Comune ha stanziato i fondi per il sostegno agli alunni con disabilità che

frequentano le scuole milanesi dell'infanzia, le primarie, le secondarie di primo

e secondo grado, si tratta di quasi 2 milioni di euro

Il Comune ha stanziato i fondi per il sostegno agli alunni con disabilità che

frequentano le scuole milanesi dell’infanzia, le primarie, le secondarie di primo e secondo

grado, sia statali sia paritarie, riconfermando anche per il 2013/2014 le 300 mila ore di

assistenza offerte nell'anno scolastico appena concluso. Un primo stanziamento di

1.925.700 euro è stato deliberato dalla Giunta per il periodo settembre-dicembre 2013, cui

si aggiungeranno ulteriori fondi per il periodo gennaio-giugno 2014, in modo da coprire

tutta la durata dell’anno scolastico.

“Grazie allo stanziamento deciso possiamo garantire il servizio di assistenza agli alunni

disabili fin dal primo giorno di scuola. Si tratta di un intervento importante che segue un

anno di sperimentazione positiva e che supporta la definizione di percorsi di inclusione di

questi ragazzi e di collaborazione tra Comune, scuole e Terzo settore”, ha detto Francesco

Cappelli, assessore all’Educazione e Istruzione.

Gli alunni con disabilità interessati dal servizio di assistenza educativa sono oltre 2.200

in 175 istituti scuolastici. Sale da 27 a 30 il numero di enti, cooperative e associazioni

accreditati cui sarà affidata la gestione del servizio.

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L’assistenza educativa viene garantita anche agli alunni con disabilità che, pur non

residenti nel Comune di Milano, frequentano istituti milanesi e presentano situazioni

familiari e sociali particolari: alunni in adozione o in affido presso famiglie residenti a

Milano, in collocamento presso una famiglia o comunità residente in città e designata dal

Tribunale competente. E ancora: servizio garantito ai bambini e ragazzi in affidamento

giudiziale a uno dei genitori residenti a Milano in seguito a separazione legale, e a coloro

che, pur in assenza di residenza in Italia, hanno la domiciliazione nel capoluogo lombardo

e certificato di frequenza di una scuola cittadina.

“L’obiettivo della nostra Amministrazione – conclude Cappelli – è quello di dialogare

con la città e di ascoltare le richieste che arrivano dalla scuola e dalle famiglie per poter

tutelare e garantire al meglio il diritto allo studio dei bambini con disabilità e una migliore

razionalizzazione delle risorse in accordo con le direzioni didattiche”.

(fonte http://www.milanotoday.it/)

Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

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