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Mercoledì 12 aprile 2017
Rassegna associativa Rassegna Sangue e emoderivati 2 Rassegna sanitaria, medico-scientifica e Terzo settore 8 Prima pagina 13
Rassegna stampa
A cura dell’Ufficio Stampa
FIDAS Nazionale
ITALIA OGGI.IT
Emotrasfusioni infette, condannato il ministero della Salute.
Dovrà risarcire i danneggiati
Il ministero della Salute dovrà risarcire centinaia di persone che hanno subito
danni da emotrasfusione con sangue infetto. L'ha deciso la prima Corte d'appello
civile di Roma, i cui giudici hanno respinto un appello proposto dal ministero
contro una sentenza emessa dal tribunale monocratico di Roma nel 2006.I giudi-
ci hanno affidato a un separato giudizio la quantificazione dei danni biologici,
morali e patrimoniali riconosciuti (che dovrebbero ammontare ad un totale di al-
meno 30milioni). Tra le indicazioni in tema di diritto della sentenza, significativa
la risposta al motivo di ricorso che vedeva il Ministero sostenere che, derivando
il danno da una serie di trasfusioni, sarebbero state responsabili le singole Regio-
ni in quanto depositarie dei compiti amministrativi in materia di salute umana e
veterinaria. Per i giudici "il Ministero della Salute è tenuto ad esercitare un'attivi-
tà di controllo e di vigilanza in ordine alla pratica terapeutica della trasfusione del
sangue e dell'uso degli emoderivati sicché risponde dei danni conseguenti ad
epatite ed a infezione da HIV, contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigi-
lanza sulla sostanza ematica e sugli emoderivati". Soddisfazione per la sentenza è
stata espressa dall'avvocato Marcello Stanca, presidente nazionale dell'Amev Fi-
renze e patrocinatore di alcuni dei danneggiati: "Abbiamo aspettato dieci anni
dall'instaurazione del giudizio - ha detto - Sono tanti anni, ma alla fine i giudici
d'appello hanno confermato le nostre ragioni, ritenendo la responsabilità del Mi-
nistero nonostante il tentativo di scaricare la colpa sulle Regioni. Importante, poi,
il fatto che i giudici hanno ritenuto presunta la responsabilità da contagio fin
dall'anno 1979, stabilendo che il sangue ed emoderivati somministrati agli am-
malati non rispondevano ai requisiti di 'pulizia' e di igiene preventiva che avreb-
bero sicuramente impedito il contagio".
QUOTIDIANO SANITÀ.IT
Riordino della rete trasfusionale, Anaao Assomed: “Il documento Age-
nas è da annullare”
All’Anaao Assomed la proposta di riordino della rete trasfusionale redatta dal tavolo tecni-
co Agenas non piace. Per l’Associazione medica sarebbe stata “redatta da un gruppo di
esperti la cui titolarità sul tema non appare chiara”. Inviata una lettera al ministro della Sa-
lute e al Presidente della Conferenza delle Regioni per fare chiedere l’annullamento. del do-
cumento.
11 APR - Annullare la proposta di riordino della rete trasfusionale redatta dal tavolo tecni-
co Agenas. È questo l’oggetto della lettera inviata dall’Anaao Assomed al ministro Beatrice
Lorenzin e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini.
“Il documento – scrive Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed - scritto con
la partecipazione di alcuni esperti, ribalta e ridimensiona in modo sostanziale una rete di
servizi essenziali, quali quelli trasfusionali, in assenza di basi giuridiche, ovvero sulla base
di una distorta applicazione del Dm 70/2015, ed in assenza di un confronto che sia cor-
rettamente condotto a livello istituzionale. Il documento – ha continuato il segretario
Anaao Assomed - appare redatto senza una chiara delega legislativa, da un gruppo di
esperti la cui titolarità sul tema non appare chiara, saltando ogni legittimo percorso istitu-
zionale, di cui si prevede il trasferimento alla Conferenza Stato Regioni per l’approvazione
formale”.
L’Anaao Assomed ha definito il documento totalmente inaccettabile sia nella forma che
nei contenuti. Si oppongono sia al metodo adottato per definirlo, sia al un nuovo modello
trasfusionale proposto “che – ha aggiunto Troise - dovrebbe essere applicato sperimental-
mente in alcune Regioni per poi estenderlo a tutto il territorio nazionale”.
Se il testo propone la qualificazione della medicina trasfusionale, allora per l’Anaao Asso-
med ci sarebbero diversi punti contradditori. Punto numero uno: “ se la logica finale è di
avere tre blood bank in Italia, una per il settentrione, una per il centro ed una per il meri-
dione – si legge ancora nella lettera inviata al ministro Lorenzin - questo va nella linea di
altri paesi ma si scontra violentemente con un assetto organizzativo adatto al nostro siste-
ma assistenziale di medicina trasfusionale”.
Al punto numero 2 c’è il potenziamento dei Centri Regionali e del Centro Nazionale che
per l’Anaao Assomed “sposa una politica sanitaria di centralizzazione esasperata che si
scontra con gli orientamenti attuali della stessa conferenza delle Regioni”.
Ancora, puntualizzazione numero 3: “al documento – continua la lettera - pare sottesa
una ipotesi di vera e propria Agenzia Autonoma del sangue sul territorio nazionale e re-
gionale disegnando un ribaltamento istituzionale in cui resta confuso comprendere chi
finanzia ed in che modo una attività che si sviluppa tipicamente sul livello locale. Inac-
cettabile – conclude - appare la scelta dei nuovi parametri per individuare una struttura
complessa di Medicina Trasfusionale, con una riduzione verticale delle strutture attuali.
La scelta dei parametri appare incomprensibile ed avulsa da ogni compatibile criterio di
programmazione regionale”.
L’Anaao Assomed alla luce dell’ipotesi descritta, richiede al Ministro della Salute ed al
Presidente della Conferenza delle Regioni "di operare per l’immediato annullamento
dell’inaccettabile proposta del tavolo tecnico, essendone errati i presupposti che ne han-
no generato la composizione, oltre che i contenuti elaborati, e chiede un incontro urgen-
te per porre in essere un confronto serio e costruttivo sulla valorizzazione ed il rafforza-
mento del sistema trasfusionale italiano, peraltro oggi vero e proprio punto di forza del
Ssn".
HEALTHDESK
Un triage “informato” per i pazienti emofilici
È una malattia rara della quale soffrono circa 4.500 persone in Italia. E proprio per questo me-dici e infermieri non sempre sanno come trattare un paziente con emofilia che arriva al Pron-to soccorso per un qualsiasi problema urgente. E proprio per questo Fedemo, la Federazione delle associazioni emofilici, lancia un appello al-le Istituzioni affinché in tutte le Regioni, in modo uniforme, si identifichi un codice di triage che meglio agevoli l’accesso in Pronto soccorso per chi è affetto da emofilia e da altre malattie emorragiche congenite (Mec). L'appello giunge lunedì 10 aprile da Roma, dove Fedemo, in sinergia con l’Associazione italia-na centri emofilia (Aice), la Società di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) e quella di Medicina emergenza urgenza pediatrica (Simeup), ha promosso un incontro in vista della Giornata mondiale dell'emofilia. Il paziente emofilico deve immediatamente ricevere l’infusione e successivamente le indagini diagnostiche, perché l’emofilia è una malattia “tempo dipendente”: prima si infonde il fattore, prima viene scongiurato qualsiasi esito che possa avere conseguenze anche gravi sulla salute della persona. «Abbiamo ideato questa Giornata – spiega il presidente FedEmo, Cristina Cassone - perché sul territorio italiano non esiste un’organizzazione omogenea nella gestione del paziente emofili-co. Purtroppo le Regioni all’avanguardia sul tema dell’accettazione Pronto soccorso sono an-cora poche. Tra queste, come esempio positivo, figura l’Emilia Romagna, dove la collaborazio-ne tra professionisti dei Ps, ematologi dei Centri emofilia e organi regionali ha generato linee guida specifiche per gestire le emergenze: il paziente emofilico è facilmente riconoscibile e viene immediatamente soccorso. Registriamo invece notevoli difficoltà nella maggioranza del-le altre Regioni, nelle quali non è presente un’organizzazione altrettanto efficace». Ancora oggi la principale causa di morte negli emofilici è l’emorragia in urgenza (30% dei casi) e «per questo motivo – spiega Maria Pia Ruggieri, presidente nazionale Simeu - la nostra so-cietà scientifica è costantemente impegnata nella sensibilizzazione e formazione dei profes-sionisti dell’emergenza-urgenza, medici e infermieri, affinché il paziente emofilico soccorso in ambulanza e al Pronto soccorso possa ricevere le cure migliori nel minor tempo possibile». L’esperienza dell’Emilia Romagna «potrebbe essere esportata su tutto il territorio italiano – prosegue Cassone - creando un vero e proprio percorso formativo nazionale». Oltre all’infusione immediata, per migliorare la situazione «bisogna informare: si dovrebbero organizzare corsi di formazione – auspica Cassone - che riuniscano Aice, Simeu e Simeup in maniera capillare, motivando i Centri emofilia all’interno delle singole Regioni. Nel Lazio, in Puglia e in Veneto – conclude - stiamo portando avanti la sperimentazione del braccialetto Usb che, in caso di incidente, garantisce l’identificazione della persona emofilica da parte del personale sanitario e l’accesso ai suoi dati tramite computer, smartphone o tablet».