RAV050 - RAE067_200707.pdf

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  • Salvami Regina

    Numero 50 Luglio 2007

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    Gli Araldi Ricevono Il Cardinale Rod

  • E scolta, o figlio, gli insegnamenti del mae-stro e tendi lorecchio del tuo cuore; acco-gli volentieri i consigli di un padre affettuo-so e mettili efficacemente in pratica, affin-ch, con la fatica dellobbedienza, tu possa ritornare a Dio, dal quale ti eri allontanato per la pigri-zia della disobbedienza. A te dunque si rivolge ora la mia parola, chiunque tu sia, che rinunziando alle tue

    proprie voglie, cingi le forti e gloriose armi dellob-bedienza, per militare sotto Cristo Signore vero

    re. Innanzitutto chiedi con preghiera insisten-te che sia lui a portare a compimento ogni

    opera buona che ti accingi a fare; per-ch egli, che si degnato di annoverar-

    ci nel numero dei suoi figli, non deb-ba mai rattristarsi per la nostra in-

    degna condotta. Dobbiamo infat-ti obbedirgli sempre, avvalen-

    doci dei doni che ci ha fatto, in modo che egli non deb-

    ba un giorno, non sol-tanto come padre sde-gnato privarci dellere-dit dei figli, ma nep-pure, come padrone tremendo, irritato dal-le nostre colpe, conse-gnarci alla pena eter-na, quali servi malvagi che non hanno voluto seguirlo alla gloria.

    (Prologo della Regola di San Benedetto)

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    San Benedetto Basilica di San Paolo Fuori le Mura, Roma

    Nel fondo, chiostro dellAbazia Benedettina di Weingarten (Germania)

  • Anno IX, numero 50, Luglio 2007

    Direttore responsabile: Zuccato Alberto

    Redazione e Amministrazione: Via San Marco, 2A

    30034 Mira (VE) CCP 13805353

    Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

    353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 2, DR PD

    www.araldi.org www.salvamiregina.it

    Con la collaborazione dellAssociazione

    Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

    ArAldi del VAngeloConsiglio di redazione:

    Guy Gabriel de Ridder, Juliane Vasconcelos A. Campos, Luis Alberto Blanco Corts, Mariana Morazzani

    Arriz, Severiano Antonio de Oliveira

    In Italia: Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5

    00165 Roma Tel. sede operativa

    a Mira (VE): 041 560 08 91

    Montaggio: Equipe di arti grafiche

    degli Araldi del Vangelo

    Stampa e rilegatura: Istituto Veneto di Arti Grafiche

    Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati di responsabilit dei rispettivi autori.

    SalvamiRegina

    Periodico dellAssociazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

    della Nuova Evangelizzazione

    SommariO

    Dio mi vede

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .36

    La parola dei Pastori

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .39

    Storia per bambini... Lindio centenario

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

    I santi di ogni giorno

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

    La natura sublimata: i cavalli andalusi

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

    Araldi nel mondo

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

    Il Cardinale Franc Rod fa visita agli Araldi del Vangelo

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

    Santa Isabella del Portogallo La regina della bont e della pace

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22

    I movimenti laici e la Grande Missione Continentale

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

    Commento al Vangelo Chi il mio prossimo?

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

    La voce del Papa Il Buon Pastore e i suoi sacerdoti

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

    Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

    accaduto nella Chiesa e nel mondo

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .42

    La teocrazia nelcorso della Storia (Editoriale) . . . . . . . . . . . . . 5

  • 4 Salvami Regina Luglio 2007

    Scrivono i lettori

    Ricco contenuto dottRinaRioGrazie per linvio di questa Rivi-

    sta cos preziosa. Ci rallegriamo mol-to nel riceverla. Lultimo numero era molto bello. Non abbiamo parole per dirvi il grande bene che ci fate spiri-tualmente, col suo ricco contenuto in dottrina e tutto il resto.

    Suore Domenicane del-la Santissima Trinit

    Baza, Granada (Spagna)

    ceRcaRe colui che mette pace nei cuoRi

    Sono molto contento che abbiate raggiunto alcuni obiettivi. Speriamo che con il passar del tempo riusciamo a raggiungerne altri. Abbiamo tanto bisogno di pregare, specialmente per i giovani che sono sempe pi lonta-ni dal Signore e sembra non abbiano il bisogno di cercare Colui che met-te pace nei cuori. Ci troviamo in una brutta era, speriamo che tutto ci fini-sca presto e che ci sia pace e serenit tra gli uomini. La ringrazio per aver-mi fatto partecipare, anche se con un piccolo contributo, a questa Associa-zione, sono felice di farne parte.

    Nazaro BellopedeFrignano (CE)

    caRitHo appena ricevuto un altro nu-

    mero della vostra Rivista. Come cera da aspettarsi, i temi che tratta sono di grande insegnamento per tutti e ri-chiamano la nostra attenzione su si-tuazioni della vita di tutti i giorni, of-frendoci lo spunto per la riflessione. Il che un bene, perch molte volte la vita ci assorbe e non ci lascia guarda-re al nostro simile. Il tema che pi mi ha colpito stato quello della Cari-t, che pu essere praticata in diverse

    maniere, come viene dimostrato mol-to bene nelle pagine della Rivista.

    Fernando DuarteOporto (Portogallo)

    la madonna entRato nella pRopRia casa

    La famiglia Laluce di Barletta vuo-le ringraziarvi per aver permesso alla Madonna di entrare nella propria casa. Il libro della Madonna di Fatima (letto anche dai miei filhi di sette e otto anni) uno strumento meraviglioso ed il CD del Santo Rosario ha permesso a tutta la mia famiglia di recitare il Rosario in qualunque momento della giornata, a casa, in macchina, al lavoro, la Madon-na ora sempre con noi.

    Famiglia Laluce di BarlettaPer email

    complimenti peR la fecondit apostolica

    Desidero leggere la bellissima Ri-vista Araldi finch avr vita. mera-vigliosa, e come insegna veramente a vivere! Le illustrazioni sono di una bellezza indescrivibile ed il contenu-to grandioso! Complimenti per la fe-condit apostolica della Rivista!

    Suor Maria Jos Brando LimaSalvador, Brasile

    una goccia in questo maRe di indiffeRenza

    Ho visto a casa da una signora mia amica il cd del S. Rosario che avete divulgato nel mese di maggio. Dav-vero unaltra utile iniziativa....una goccia in questo mare di indifferen-za, ma una goccia che contribuir a portare sollievo a tanti.

    Questanno nella Chiesa dove suo-no (sono organista) abbiamo esposto la statua della Madonna di Fatima e questo mese di maggio labbiamo so-lennizzato rivolti a Lei.

    Le chiedevo se era possibile riceve-re alcune copie di quel cd per mio uso personale e da regalare ad alcuni

    mie amici particolarmente vicini alla Madonna.

    Aldo Govoni Pieve di Cento (Bo)

    enfasi nellamoRe di dioMagnifica sembra essere il termi-

    ne migliore per descrivere la versione inglese della Rivista Araldi del Vangelo, per quanto riguarda lobiettivo e la mes-sa a fuoco in ogni articolo. Ci che pi ha richiamato la mia attenzione len-fasi posta nellamore di Dio e nellin-tercessione di Maria. In considerazione di tutto questo, le mie congratulazioni vanno a tutti voi, per questa Rivista che realmente un lavoro di amore. Con-tinuate con questa opera buona.

    Angelita AbeMontreal (Canada)l

    finissimo apostolatoHo ricevuto con grande gioia la Ri-

    vista Araldi, che mi ha veramente deli-ziato. Contate pure sulle mie preghie-re, e sul mio permanente appoggio e fedelt. Ammiro il finissimo apostola-to effettuato dagli Araldi del Vangelo. So che hanno una speciale protezione divina. Che Dio vi benedica! Rinno-vando i miei ringraziamenti, vi auguro la benedizione celeste e una speciale protezione di Maria Santissima.

    Don Jaime ManrquezLos Lagos (Cile)

    mateRiale peR i coRsi di foRmazione

    Con questa Rivista, ogni giorno che passa mi alimento spiritualmente, e questa la cosa principale. Sono ca-techista nella mia comunit. Alle vol-te abbiamo un tema su cui confrontar-ci nei corsi di formazione e, per pura provvidenza divina, esiste largomen-to nella Rivista. Il numero di febbraio insuperabile, soprattutto dove tratta del celibato e della vita consacrata.

    Joanna ValderrinoCampina Grande, Brasile

  • Salvami Regina

    Numero 50

    Luglio 2007

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    Luglio 2007 Salvami Regina 5

    Editoriale

    ellAntichit, molti popoli attribuivano qualit divine ai loro governan-ti, forse in base ad una concezione imprecisa che riteneva il provenire dallAlto dellautorit (cfr. Gv 19, 11). I romani, per esempio, adoravano

    gli imperatori, il che non impediva loro di assassinarli, quando si stancavano delle loro crudelt In realt, la Storia ha conosciuto soltanto un popolo che stato go-vernato direttamente da Dio: Israele. Era una teocrazia nella sua forma pi pura. Nessun altro popolo ha avuto un simile privilegio, n esistito un sistema di gover-no pi perfetto di questo: il Decalogo rimane per secoli come esempio della sem-plicit, efficacia e bellezza della legislazione divina.

    Nonostante questa superiorit, il popolo ha preteso da Dio che gli desse un mo-narca, a somiglianza degli altri popoli. Dio ha acconsentito alla richiesta ed ha con-segnato lo scettro a Saul, che ha messo fine alla teocrazia in Israele.

    Con la fondazione della Chiesa, popolo eletto del Nuovo Testamento, il Figlio di Dio ha scelto Pietro e i suoi successori per governarla. Ha promesso di inviare lo Spirito Consolatore, gli ha dato il dono dellinfallibilit e il potere delle chiavi (cfr. Mt 16, 19). Cos, il successore di Pietro rimane come perpetuo e visibile principio e fondamento dellunit della Chiesa, con potere pieno, supremo e universale.

    Dal tempo in cui San Pietro reggeva la Chiesa nascente, seduto sulla sua sempli-ce cattedra, fino ai nostri giorni, la complessit del governo cresciuta quasi allin-finito. Ispirati dallo Spirito Santo, i Papi hanno saputo adattarsi alle nuove circo-stanze, creando nel corso dei secoli i vari organismi della Curia Romana che li aiu-tassero a guidare il popolo di Dio.

    Alcune delle attuali congregazioni romane devono la loro remota origine alla costruzione dellattuale Basilica di San Pietro, che recentemente ha commemora-to i suoi 500 anni desistenza. Con lo scopo preciso di portare avanti una cos mo-numentale impresa, i Papi istituirono la Fabbrica di San Pietro, commissione com-posta da cardinali che si riunivano regolarmente per risolvere i problemi attinenti alla costruzione. La tradizione di riunire i cardinali per deliberare sulle questioni a loro affidate dal Papa a tuttoggi ancora viva.

    Uno dei pi antichi dicasteri della Curia Romana la Segreteria di Stato, che risa-le agli ultimi anni del sec. XV, quando fu istituita la Segreteria Apostolica, destinata a coadiuvare da vicino il Sommo Pontefice. Con la scoperta del Nuovo Mondo, nac-que la necessit di dare impulso alle missioni, e cos venne creata la Congregazione de Propaganda Fide, oggi Congregazione per lEvangelizzazione dei Popoli. Dopo il Concilio di Trento, al fine di interpretare e applicare le riforme conciliari, fu crea-ta la Sacra Congregatio Cardinalium Concilii Tridentini interpretum, alla quale S.S. Paolo VI, nel 1967, ha dato la denominazione di Congregazione per il Clero.

    Si deve al papa Sisto V, nel 1587, liniziativa dellorganizzazione della Curia tale come la conosciamo oggi, divisa in Congregazioni Romane, grazie alla quale leffi-cacia dellazione pastorale dei papi stata molto beneficiata.

    In ogni caso, per quanto ingegnosi siano i metodi dorganizzazione del governo della Chiesa, mai dobbiamo dimenticare, come cinsegna mirabilmente il Concilio Vaticano II, che lo Spirito Santo che provvede, dirige e abbellisce la Chiesa, me-diante i diversi doni gerarchici e carismatici (LG n.4).

    La teocrazia neL corso deLLa storia

    Cerimonia dOrdenazione Presbiterale e Dia-conale alla Chiesa di Nostra Signo-ra del Rosario, nel Seminario degli Araldi del Vangel-ho (Brasile)

    (Foto: Diego Rodriguez)

  • Il Buon Pastore e i suoi sacerdoti

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    6 Salvami Regina Luglio 2007

    La voce deL PaPa

    Nella domenica del Buon Pastore, il Papa Benedetto XVI ha conferito lordinazione presbiterale a 22 diaconi della Diocesi di Roma, e li ha invitati a

    tradurre, nella vita e nel ministero pastorale, lamore e la passione di Ges per la salvezza delle anime.

    odierna IV Domenica di Pasqua, tradizional-mente detta del Buon Pastore, riveste per noi, che siamo raccolti

    in questa Basilica Vaticana, un parti-colare significato. E un giorno assolu-tamente singolare soprattutto per voi,

    cari Diaconi, ai quali, come Vescovo e Pastore di Roma, sono lieto di confe-rire lOrdinazione sacerdotale. Entre-rete cos a far parte del nostro presb-yterium. Insieme con il Cardinale Vi-cario, i Vescovi Ausiliari ed i sacerdo-ti della Diocesi, ringrazio il Signore per il dono del vostro sacerdozio, che

    arricchisce la nostra Comunit di 22 nuovi Pastori.

    Il Buon Pastore

    La densit teologica del breve bra-no evangelico, che stato poco fa proclamato, ci aiuta a meglio perce-pire il senso e il valore di questa so-

    Cristo il vero Buon Pastore che ha dato la vita per le sue pecore, per noi, immolandoSi sulla Croce

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  • Luglio 2007 Salvami Regina 7

    lenne Celebrazione. Ges parla di s come del Buon Pastore che d la vita eterna alle sue pecore (cfr Gv 10,28). Quella del pastore unimmagine ben radicata nellAntico Testamento e cara alla tradizione cristiana. Il ti-tolo di pastore dIsraele viene at-tribuito dai Profeti al futuro discen-dente di Davide, e pertanto possie-de unindubbia rilevanza messianica (cfr Ez 34,23). Ges il vero Pastore dIsraele, in quanto il Figlio delluo-mo che ha voluto condividere la con-dizione degli esseri umani per donare loro la vita nuova e condurli alla sal-vezza. Significativamente al termine pastore levangelista aggiunge lag-gettivo kals, bello, che egli utilizza unicamente in riferimento a Ges e alla sua missione. Anche nel racconto delle nozze di Cana laggettivo kals viene impiegato due volte per conno-tare il vino offerto da Ges ed fa-cile vedere in esso il simbolo del vi-no buono dei tempi messianici (cfr Gv 2,10).

    Io do loro (cio alle mie pecore) la vita eterna e non andranno mai per-dute (Gv 10,28). Cos afferma Ges, che poco prima aveva detto: Il buon pastore offre la vita per le pecore (cfr Gv 10,11). Giovanni utilizza il verbo tithnai (offrire), che ripete nei ver-setti seguenti (15.17.18); troviamo lo stesso verbo nel racconto dellUlti-ma Cena, quando Ges depose le sue vesti per poi riprenderle (cfr Gv 13, 4.12). E chiaro si vuole in questo modo affermare che il Redentore di-spone con assoluta libert della pro-pria vita, cos da poterla offrire e poi riprendere liberamente.

    Cristo il vero Buon Pastore che ha dato la vita per le sue pecore, per noi, immolandosi sulla Croce. Egli conosce le sue pecore e le sue peco-re lo conoscono, come il Padre cono-sce Lui ed Egli conosce il Padre (cfr Gv 10,14-15). Non si tratta di mera conoscenza intellettuale, ma di una relazione personale profonda; una conoscenza del cuore, propria di chi ama e di chi amato; di chi fedele e

    di chi sa di potersi a sua volta fidare; una conoscenza damore in virt del-la quale il Pastore invita i suoi a se-guirlo, e si manifesta pienamente nel dono che fa loro della vita eterna (cfr Gv 10,27-28).

    Per essere suoi degni ministri, dovrete alimentarvi incessantemente dellEucaristia

    Cari Ordinandi, la certezza che Cristo non ci abbandona e che nes-sun ostacolo potr impedire la realiz-

    zazione del suo universale disegno di salvezza sia per voi motivo di costante consolazione - anche nelle difficolt - e di incrollabile speranza. La bont del Signore sempre con voi ed for-te. Il Sacramento dellOrdine che sta-te per ricevere vi far partecipi della stessa missione di Cristo; sarete chia-mati a spargere il seme della sua Pa-rola, il seme che porta in s il Regno di Dio, a dispensare la divina miseri-cordia e a nutrire i fedeli alla mensa del suo Corpo e del suo Sangue.

    Il Sacramento dellOrdine che state per ricevere vi far partecipi della stessa missione di Cristo

  • NLa preghiera di Ges

    8 Salvami Regina Luglio 2007

    Davanti ad una moltitudine di fedeli riuniti in Piazza San Pietro, il Santo Padre spiega la necessit della preghiera nella vita di ogni

    cristiano, presentando come modello lo stesso Ges.

    ellodierna seconda domenica di Quaresi-ma, levangelista Lu-ca sottolinea che Ge-s sal sul monte a

    pregare (9,28) insieme agli apostoli

    Pietro, Giacomo e Giovanni e, men-tre pregava (9,29), si verific il lumi-noso mistero della sua trasfigurazione. Salire sulla montagna per i tre Aposto-li ha perci voluto dire essere coinvolti nella preghiera di Ges, che si ritirava

    spesso in orazione, specialmente allal-ba e dopo il tramonto, e talvolta per tutta la notte. Solo per quella volta, sulla montagna, Egli volle manifestare ai suoi amici la luce interiore che lo ri-colmava quando pregava: il suo volto -

    Per essere suoi degni ministri do-vrete alimentarvi incessantemente dellEucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Accostandovi allaltare, vostra quotidiana scuola di santit, di comunione con Ges, del modo di entrare nei suoi sentimenti, per rin-novare il sacrificio della Croce, sco-prirete sempre pi la ricchezza e la tenerezza dellamore del divino Ma-estro, che oggi vi chiama ad una pi intima amicizia con Lui. Se lo ascol-terete docilmente, se lo seguirete fe-delmente, imparerete a tradurre nel-la vita e nel ministero pastorale il suo amore e la sua passione per la salvez-za delle anime. Ciascuno di voi, ca-ri Ordinandi, diventer con laiuto di Ges un buon pastore, pronto a dare, se necessario, anche la vita per Lui.

    Malgrado le incomprensioni e i contrasti, lapostolo di Cristo non smarrisce la gioia

    Cos avvenne allinizio del cristiane-simo con i primi discepoli, mentre, co-me abbiamo ascoltato nella prima Let-tura, il Vangelo andava diffondendo-si tra consolazioni e difficolt. Vale la pena sottolineare le ultime parole del brano degli Atti degli Apostoli che ab-biamo ascoltato: I discepoli erano pie-ni di gioia e di Spirito Santo (13,52).

    Malgrado le incomprensioni e i con-trasti, di cui abbiamo sentito, lapo-stolo di Cristo non smarrisce la gioia, anzi il testimone di quella gioia che scaturisce dallessere con il Signore, dallamore per Lui e per i fratelli.

    Attorniamoli, questi nostri fratelli nel Signore, con la nostra spirituale solidariet

    Nellodierna Giornata Mondia-le di Preghiera per le Vocazioni, che questanno ha come tema La voca-zione al servizio della Chiesa comu-nione, preghiamo perch quanti so-no scelti a cos alta missione siano ac-compagnati dallorante comunione di tutti i fedeli.

    Preghiamo perch cresca in ogni parrocchia e comunit cristiana lat-tenzione per le vocazioni e per la for-mazione dei sacerdoti: essa inizia in famiglia, prosegue in seminario e coin-volge tutti coloro che hanno a cuore la salvezza delle anime. Cari fratelli e so-relle che partecipate a questa suggesti-va celebrazione, e in primo luogo voi, parenti, familiari e amici di questi 22 Diaconi che tra poco saranno ordinati presbiteri! Attorniamoli, questi nostri fratelli nel Signore, con la nostra spi-rituale solidariet. Preghiamo perch siano fedeli alla missione a cui oggi il

    Signore li chiama, e siano pronti a rin-novare ogni giorno a Dio il loro s, il loro eccomi, senza riserve. Chiedia-mo al Padrone della messe, in questa Giornata per le Vocazioni, che conti-nui a suscitare molti e santi presbiteri, totalmente dediti al servizio del popo-lo cristiano.

    In questo momento tanto solenne e importante della vostra esistenza, ancora a voi, cari Ordinandi, che mi rivolgo con affetto. A voi questoggi Ges ripete: Non vi chiamo pi ser-vi, ma amici. Accogliete e coltiva-te questa divina amicizia con amore eucaristico! Vi accompagni Maria, celeste Madre dei Sacerdoti; Lei, che sotto la Croce si unita al Sacrificio del suo Figlio e, dopo la risurrezione, nel Cenacolo ha accolto insieme con gli Apostoli e con gli altri discepoli il dono dello Spirito, aiuti voi e ciascu-no di noi, cari fratelli nel Sacerdozio, a lasciarci trasformare interiormente dalla grazia di Dio. Solo cos possi-bile essere immagini fedeli del Buon Pastore; solo cos si pu svolgere con gioia la missione di conoscere, guida-re e amare il gregge che Ges si ac-quistato a prezzo del suo sangue.

    (Omelia durante lordinazione sacedotale, 29/4/2007)

  • Luglio 2007 Salvami Regina 9

    leggiamo nel Vangelo - sillumin e le sue vesti lasciarono trasparire lo splen-dore della Persona divina del Verbo in-carnato (cfr Lc 9,29).

    C un altro dettaglio, proprio del racconto di san Luca, che merita di es-sere sottolineato: lindicazione cio delloggetto della conversazione di Ge-s con Mos ed Elia, apparsi accanto a Lui trasfigurato. Essi narra lEvan-gelista parlavano della sua diparti-ta (in greco xodos), che avrebbe por-tato a compimento a Gerusalemme (9,31). Dunque, Ges ascolta la Leg-ge e i Profeti che gli parlano della sua morte e risurrezione. Nel suo dialogo intimo con il Padre, Egli non esce dal-la storia, non sfugge alla missione per la quale venuto nel mondo, pur sa-pendo che per arrivare alla gloria do-vr passare attraverso la Croce.

    Anzi, Cristo entra pi profonda-mente in questa missione, aderen-do con tutto se stesso alla volont del Padre, ci mostra che la vera preghie-ra consiste proprio nellunire la no-stra volont a quella di Dio.

    La preghiera non un accessorio, ma questione di vita o di morte

    Per un cristiano, pertanto, prega-re non evadere dalla realt e dal-le responsabilit che essa compor-ta, ma assumerle fino in fondo, con-fidando nellamore fedele e inesauri-bile del Signore. Per questo, la veri-fica della trasfigurazione , parados-salmente, lagonia nel Getsemani (cfr Lc 22,39-46). Nellimminenza della passione, Ges ne sperimenter lan-goscia mortale e si affider alla vo-lont divina; in quel momento la sua

    preghiera sar pegno di salvezza per tutti noi. Cristo, infatti, supplicher il Padre celeste di liberarlo dalla mor-te e, come scrive lautore della lette-ra agli Ebrei, fu esaudito per la sua piet (5,7). Di tale esaudimento prova la risurrezione.

    Cari fratelli e sorelle, la preghiera non un accessorio, un optional, ma questione di vita o di morte. Solo chi prega, infatti, cio chi si affida a Dio con amore filiale, pu entrare nella vita eterna, che Dio stesso. Durante que-sto tempo di Quaresima, chiediamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Maestra di vita spirituale, di insegnar-ci a pregare come faceva il suo Figlio, perch la nostra esistenza sia trasfor-mata dalla luce della sua presenza.

    (Angelus, 4/3/2007)

    La preghiera non un accessorio, un optional, ma questione di vita o di morte.

    Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti pu essere trovata in www.salvamiregina.it/lavocedelpapa

  • Chi il mio prossimo?

    Don Joo Scognamiglio Cl DiasPresidente Generale

    10 Salvami Regina Luglio 2007

    commento aL vangeLo 15 domenica deL temPo ordinario

    La Legge ordinava di amare il prossimo come se stessi. I giudei, per, restrinsero il concetto di prossimo, in modo

    da annullare questimportante obbligo. Ges viene a dare il vero significato alla Legge.

    I Il prIncIpale oggetto del pensIero, IerI ed oggISi rotto il motore dellautomo-

    bile, finita lenergia elettrica, le ban-che sono entrate in sciopero, stato

    lanciato un nuovo tipo di software, fi-nalmente la scienza ha scoperto come prevenire il cancro e, se avessimo tempo e spazio, potremmo riempire pagine e pagine con gli argomenti che

    nel mondo attuale assorbono esage-ratamente lattenzione dellumanit. Dio ha smesso di essere la preoccupa-zione principale di quasi tutte le per-sone e al suo posto subentrato uno

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  • Luglio 2007 Salvami Regina 11

    25 Un dottore della legge si alz per metterlo alla prova: Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?. 26 Ges gli disse: Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leg-

    gi?. 27 Costui rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso. 28 E Ge-s: Hai risposto bene; f questo e vivrai. 29 Ma quegli, vo-lendo giustificarsi, disse a Ges: E chi il mio prossimo?.

    30 Ges riprendendo la parola, disse: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incapp nei briganti che lo spoglia-rono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mez-zo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella me-desima strada e quando lo vide pass oltre dallaltra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e pass oltre.

    33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli ac-canto lo vide e nebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasci le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra

    il suo giumento, lo port a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede allalber-gatore, dicendo: Abbi cura di lui e ci che spenderai in pi, te lo rifonder al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra

    sia stato il prossimo di colui che incappato nei briganti?. 37 Quegli rispose: Chi ha avuto compassione di lui. Ges gli

    disse: V e anche tu f lo stesso. (Lc 10, 25-37)

    a Vangelo A

    sfrenato egocentrismo. Lagitazione diventata la nota dominante della vita quotidiana sulla faccia di tutta la terra, le relazioni umane e la stessa struttura della vita sociale ormai non facilitano pi lelevazione del pensiero a Dio.

    Allepoca di Ges il genere umano si trovava in una situazione completa-mente diversa a questo riguardo; nono-stante la grande decadenza nella quale era immerso, pi grande era limpegno relativamente al conoscere idee. Nel popolo giudeo, per venire al concre-to, il desiderio di avere spiegazioni dot-trinali, soprattutto quando queste era-no strettamente legate alla religione,

    era intenso e contagioso. Un esempio tipico di questa condizione dello spiri-to lo possiamo vedere col dottore del-la legge che, nel Vangelo di oggi, si alza per fare una domanda a Nostro Signo-re. Per quanto il suo intento non fosse interamente esente da seconde inten-zioni, la questione esposta da lui lascia trasparire quale fosse il tenore degli ar-gomenti trattati nelle conversazioni co-muni di quel periodo storico.

    Contesto del dialogo tra Ges e il dottore della Legge

    Questo fatto narrato da Luca de-ve essersi svolto allincirca nel me-

    se di ottobre dellanno 29, pertanto nellultimo periodo della vita pubbli-ca di Ges, un po prima della festa dei Tabernacoli. Era da poco termi-nato laddestramento dei settantadue discepoli nei diversi villaggi della Pe-reia, regione calma e un po apparta-ta, nella quale non accadeva mai nulla di paragonabile alle ostilit caratteri-stiche della Giudea. Ges aveva scel-to con divina saggezza la regione dove essi avrebbero dovuto realizzare le lo-ro prime esperienze apostoliche. Per di pi, in quei luoghi, gli Apostoli e di-scepoli non avevano nessun legame di amicizia o di parentela con i loro bene-

    Ges e i farisei Museo delle Arti Montreal (Canada)

    Ges risponde alla domanda capziosa del dottore della

    Legge con unaltra domanda: Che cosa sta scritto nella Legge?

    Come leggi tu?

  • 12 Salvami Regina Luglio 2007

    ficiati, come in Galilea, e questo rendeva pi facile la loro azione. Probabil-mente, i fatti del Vange-lo di oggi si verificarono a Gerico e si inserisco-no nellatmosfera di gio-ia che regnava ovunque, dovuta alle eccellenti no-vit trasmesse da loro e commentate dal Divi-no Maestro, poich, an-che i demoni si sottomet-tono a noi nel tuo nome! (Lc 10, 17). Quei sempli-ci pescatori, che avevano abbandonato il commer-cio del pesce per lanciare le reti nel mare delle ani-me, furono eletti non per prevedere, e neppure so-lamente per conferma-re, ma per essere gli anfi-trioni di una nuova era.

    in questo quadro storico che si svolge il dialogo contenuto nel Vangelo di oggi.

    II Malevole IntenzIonI deI dottorI della legge e deI farIseI

    [25] Un dottore della legge si al-z per metterlo alla prova: Mae-stro, che devo fare per ereditare la vita eterna?.

    La domanda fatta dal dottore del-la Legge in sostanza la stessa riferi-ta sia da San Matteo (22, 35), che da San Marco (12, 28). Tuttavia, nel leg-gere i tre Vangeli, ci rendiamo conto che si tratta di scene differenti. Que-sta di San Luca (relativa a questa Li-turgia), come stato detto anterior-mente, deve essersi svolta a Gerico e, tenendo conto del costume ormai consacrato durante le esposizioni e predicazioni realizzate nelle sinago-ghe per cui tutti i partecipanti as-sistevano seduti e, quando vi era una domanda da fare, questa doveva es-sere pronunciata in piedi tutto in-

    dica che si fosse svolto allinterno di questo ambiente.

    Il desiderio mal dissimulato di questo dottore della Legge, di co-gliere Ges in errore, traspare nellessenza e nella forma della do-

    manda. Se fosse riusci-to nel suo intento, avreb-be soddisfatto il suo amor proprio. Probabilmente si trattava di un fariseo an-cora non investito delle in-tenzioni malevole di colo-ro che, pi tardi, avrebbe-ro cercato un pretesto per ucciderLo. San Cirillo categorico nellaffermare che alcuni ciarlatani per-correvano tutto il territorio giudaico lanciando accuse contro Cristo e dicendo che Egli qualificava come inu-tile la Legge di Mos e in-segnava dottrine nuove. Vo-

    lendo, dunque, quel dottore della Leg-ge indurre Ges a dire qualcosa con-tro la Legge di Mos, si presenta ten-tandoLo, chiamandoLo Maestro, non tollerando di ricevere insegnamen-ti. Siccome il Signore aveva labitu-dine di parlare della vita eterna a tut-ti quelli che venivano a Lui, il dottore della Legge si serviva delle sue stesse parole tentandolo con astuzia e non ascoltando nientaltro se non quello che Mos aveva insegnato. Per que-sto, Ges gli ha risposto: Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi tu?(1). Lobiettivo di questo dotto-re della Legge era quello di mette-re alla prova le conoscenze di Ges e stabilire con Lui una polemica dal-la quale, essendo lui dottore, sareb-be uscito trionfante. Questa suppo-sizione si deduce dalla seconda do-manda fatta dallo stesso personag-gio a Ges. Il fatto che questo abbia indirizzato la conversazione su un punto della questione molto discus-

    Lobiettivo di questo dottore della Legge era quello di

    mettere alla prova le conoscenze di Ges e stabilire con Lui una polemica dalla quale, essendo lui dottore, sarebbe uscito trionfante

    Il dottore della Legge, per orgoglio, voleva entrare in polemica con Ges

  • Luglio 2007 Salvami Regina 13

    so tra i rabbini, rende evidente que-sto suo intento.

    Perfino i farisei si preoccupavano della vita eterna E oggi?

    [26] Ges gli disse: Che cosa sta scritto nella Legge? Che co-sa vi leggi?. [27] Costui rispo-se: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossi-mo tuo come te stesso.

    In Marco troviamo una domanda identica fatta da un tale ricco, al qua-le Ges risponde con un elenco sinte-tico delle virt obbligatorie per tutti (cfr. 10, 17 ss.). Nel caso in questione, il dottore della Legge non ottiene da Lui se non unaltra domanda come ri-sposta. Il Divino Maestro gli propizia la pratica della virt dellumilt, ri-mandandolo al primo Comandamen-to della Legge di Dio, fatto sgrade-vole per un teologo di fa-ma: quello di dover ritor-nare al Catechismo. Que-sto procedimento di Ges non avrebbe potuto esse-re migliore, poich in que-sto modo facilitava al suo interlocutore un passo ul-teriore nella sua vita spiri-tuale, vedersi nella circo-stanza di ripetere la fra-se che ogni giudeo reci-tava due volte al giorno: Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lanima e con tutte le forze (Dt 6, 5). Siccome non avrebbe fatto bella fi-

    gura a dire cos poco, egli decide di aggiungere un complemento, per po-ter far cos notare davanti agli altri la sua erudizione: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Lv 15, 18). Con sapienza commenta questo versetto il famoso Maldonado: Con mirabile senno, Cristo rimanda alla Legge quel

    dottore che fingeva ignoranza e preten-deva di esplorare la sua dottrina. Era solito procedere in questo modo quan-do Gli facevano domande capziose, per attenuare leffetto sgradevole della sua risposta. Rimandava, dunque, alla Legge, ed era questa che condannava chi di lei si vanagloriava (2).

    Se ci soffermassimo a considera-re una per una le parole del Deute-ronomio (6, 5) non ci sarebbe spazio sufficiente. Basti sapere che il verbo impiegato nelle versioni latine, non amare ma diligere. Questo termine riguarda lamore provato, che risulta dalla somma della volont spirituale e del sentimento.

    Nonostante il deplorevole sta-to morale e spirituale del popolo in quelle circostanze storiche, le perso-ne si ponevano il problema della sal-vezza eterna: che devo fare per pos-sedere la vita eterna? In maniera mol-to differente rispetto ai nostri giorni, poich chi che oggi si preoccupa del

    suo destino dopo la mor-te? Oggigiorno, limpegno per conservare non solo la salute, ma la bellezza, il raggiungimento di una buona condizione finan-ziaria, ecc., assorbe tutte le attenzioni; il nostro fu-turo, dopo che avremo ol-trepassato le barriere del tempo materia di tota-le disinteresse. Cos, i pa-droni non si prendono cu-ra della formazione spiri-tuale dei loro dipenden-ti; i genitori, di quella dei loro figli; i professori, di quella dei loro alunni; ecc. Rompono con limportan-tissimo dovere che Dio ha imposto loro di essere ma-estri verso gli altri

    San Basilio, risponden-do alle aspirazioni dei fe-deli del suo tempo, ci ha lasciato una bellissima in-terpretazione riguardo allamore verso Dio: Se

    Le persone si ponevano

    il problema della salvezza

    eterna: che devo fare per possedere

    la vita eterna?

    La domanda del dottore della Legge

    riguardava una questione che tutti gi conoscevano,

    e questo lo mise cos in una

    situazione ridicola

  • 14 Salvami Regina Luglio 2007

    qualcuno ci chieder come si pu ac-quisire lamore divino, risponderemo che questamore non si apprende. Non apprendiamo da altri a rallegrarci della presenza della luce, n ad amare la vita, n ad amare i nostri genitori o i nostri amici; n, molto meno, possiamo ap-prendere le regole dellamore divino; ma c in noi un sentimento intimo, il qua-le ha in s le sue cause intrinseche e ci predispone ad amare Dio. E chi ob-bedisce a questo sentimento mette in pratica la dottrina dei precetti divini ed attinge la perfezione della grazia divina. Amiamo naturalmente il bene; amiamo anche i nostri vici-ni e parenti; oltre a ci, diamo spontaneamente ai benefat-tori tutto il nostro affetto. Se, dunque, il Signore buono, e tutti desiderano il bene, quel-lo che si perfeziona con la no-stra volont risiede naturalmente in noi. Lui, anche se non Lo cono-sciamo per la sua bont, per il sempli-ce fatto che da Lui procediamo, ab-biamo lobbligo di amarLo sopra tutte le cose, in quanto nostro prin-cipio. anche un benefattore mag-giore rispetto a tutti quelli che si ama-no naturalmente. Di conseguenza, il primo e principale comandamento quello di amare Dio (3).

    Chi pi prossimo di Ges?

    [28] E Ges: Hai risposto bene; fa questo e vivrai. [29] Ma quegli, volendo giustifi-carsi, disse a Ges: E chi il mio prossimo?.

    Il povero dottore della Legge si vedeva in una situazione dinferiori-t molto utile, del resto, per la sua vita spirituale e cerc di giustificar-si, poich non vi era niente di peggio del silenzio davanti al pubblico che lo circondava. Qualsiasi sciocchezza sa-rebbe andata bene. Lo stesso Pilato, in circostanze analoghe, prefer anche lui chiedere: Che cos la verit?

    Dunque, il dottore fa finta che quel-lo che sta chiedendo non una cosa co-

    risponderebbe facilmente. Invece, in quel contesto storico costituiva una questione inestricabile. Le origi-ni familiari, le classi sociali, il regio-nalismo, la nazionalit, la razza, era-no a quei tempi fattori di separazio-ne a compartimenti stagni. Non scor-diamoci di menzionare la terribile di-scriminazione della schiavit, consa-crata in tutte le legislazioni dellepo-ca. Ora, il popolo pi colpito da que-sto spirito di separatismo era il popo-

    lo giudeo. Basta sfogliare il Talmud per verificare gli estremi a cui arri-v contro i goim, ossia, contro tut-to ci che non era giudeo. Mol-to diffuso era il giudizio che so-lo quelli del popolo eletto era-no chiamati alla salvezza eter-na. Inoltre, basandosi sul Levi-tico: non serberai rancore con-tro i figli del tuo popolo (Lv 19,

    18), non concepivano che lami-cizia potesse superare i limiti della nazionalit.

    Per, da questo non ne con-segue che egli abbia fatto la do-manda con sincerit e desiderio di apprendere, perch, anche se ignorava, era convinto di sapere (5) e a tal punto che la Scrittura non lasciava margine di dubbio su come trattare il non-giudeo: Quando un forestiero dimorer presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. Il forestiero dimo-rante fra di voi lo tratterete come colui che nato fra di voi; amate-lo come voi stessi perch anche voi

    siete stati forestieri nel paese dEgitto (Lv 19, 33-34).

    Daltro canto, vediamo questo dottore in una situazione paradossa-le: In quello stesso istante si trovava un prossimo straordinariamente spe-ciale, ossia, lo stesso Dio! Per questo, nel fargli questa domanda, fa intende-re chiaramente () che non conosce-va il suo prossimo, perch non crede-va in Cristo, e chi non conosce Cristo disconosce la Legge; perch, ignorando la verit, come pu conoscere la Legge che annuncia la verit? (6).

    s banale e risaputa da tutti, ma un pun-to difficile e controverso tra i pi insigni dottori (). Daltro canto, SantAmbro-gio, Teofilatto, Eutimio e (secondo san Tommaso) San Cirillo sono dellopinio-ne che egli abbia proposto formalmente questa questione pensando che prossimi erano soltanto i giusti rispetto a lui, che si considerava giusto (4).

    In sintesi, nel suo desiderio di di-mostrare che la sua prima domanda aveva piena ragion dessere, enun-cia questaltra a cui, al giorno dog-gi, qualsiasi bambino di catechismo

    Beau Dieu Saint Chapelle Paris

    Ser

    gio

    Hol

    man

    n

    C in noi un sentimento intimo, il quale ha in s le sue cause intrinseche

    e ci predispone ad amare Dio. E chi obbedisce a questo sentimento attinge la

    perfezione della grazia divina

  • Luglio 2007 Salvami Regina 15

    Forse a questo lo aveva portato il suo orgoglio poco o niente affatto combattuto.

    Elogiato dal Salvatore, per aver ri-sposto bene, il dottore della Legge si ri-emp di superbia, non credendo che esistesse qualcuno che potesse essere il suo prossimo, come se non esistesse chi fosse in grado di equipararsi a lui in giustizia. Per questo dice: Ma egli, vo-lendo giustificarsi, disse a Ges: E chi il mio prossimo?Lo assediavano, per cos dire, alternativamente, i vizi: do-po la fallacia con cui aveva fatto la do-manda, tentando, cade nellarrogan-za. Col chiedere: Chi il mio prossi-mo?, gi si mostra privo di amore ver-so il prossimo e, di conseguenza, si ri-vela privo di amore divino, poich, non amando il fratello che vede, non pu amare Dio che non vede(7).

    Gli scribi e i farisei che alimen-tavano fra loro, giorno per giorno, la propria indignazione contro i gentili, come pure contro la stessa plebe giu-daica avrebbero udito dal Maestro una chiara e irrefutabile lezione, pie-na di calore, su come si deve trattare il prossimo

    III la parabola: chI , InsoMMa, Il MIo prossIMo?

    [30] Ges, riprendendo la paro-la, disse Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incapp nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.

    Quante scuole e corsi di didattica si moltiplicano in ogni dove! Comunque, impossibile superare quella utilizza-ta dal Divino Maestro, nella sua vi-ta pubblica. La creazione della figura del Buon Samaritano semplicemen-te geniale. La stessa descrizione delle circostanze geografiche nelle quali il caso occorre di un colorito cos rea-le che per poco non lo giudichiamo un vero e proprio fatto storico.

    Gerusalemme dista da Gerico, pressappoco, trenta chilometri e la differenza di altitudine tra luna e

    re, poich nel corso dei secoli si mol-tiplicarono in questo luogo gli assalti, e non soltanto di notte, ma in piena luce del giorno. Inoltre, esistono an-cora, non molto lontano da questal-bergo, le rovine di una fortezza, pro-va evidente di quanto dovesse essere pericoloso il luogo.

    Il Vangelo cerca sempre di esse-re sintetico, motivo per il quale mol-ti aspetti, magari secondari, delle sue narrazioni non passano alla Sto-ria. Per questo, non unesagerazio-ne immaginarci quanto i dettagli psi-cologici e geografici furono attenta-mente elaborati dal Signore.

    Per questa via scende, pare, un giudeo, poich, non essendo stata menzionata la sua razza, per esclu-sione si pu dedurre trattarsi soltanto di un connazionale del levita e del sa-cerdote sopraggiunti dopo lassalto. Invece, come vedremo, questimpre-cisione ha una profonda ragione des-

    sere. Dalle caverne, o da dietro alle rocce, spuntano alcuni assalitori che spogliano il pover uomo e, avendo lui certamente reagito, gli sferrano duri colpi, abbandonandolo quasi privo di vita in una pozza di sangue, impedi-to, pertanto di seguire il suo percor-so normale.

    Una volta delineata la drammati-ca situazione di questuomo e la fuga dei banditi, la scena si arricchisce di altri tre personaggi: un sacerdote, un levita e un samaritano.

    Il sacerdote e il levita violano la Legge, per il fatto che hanno il cuore indurito

    [31] Per caso, un sacerdote scen-deva per quella medesima strada e quando lo vide pass oltre dallal-tra parte. [32] Anche un levi-ta, giunto in quel luogo, lo vide e pass oltre.

    La nazionalit giudaica e la rispet-tiva religione erano i pi elevati pre-supposti donore di tutto il popolo eletto. Ora, quel ferito possedeva que-ste caratteristiche essenziali, e si vede chiaramente quale fu lintenzione del Divino Maestro nellidearlo come vit-tima, poich il sacerdote nellappros-simarsi gli dar solo unocchiata e passer oltre. Si deduce che egli ave-va terminato il suo servizio nel Tem-pio e ritornava a Gerico dove risiede-vano molti di quelli della sua catego-ria. Non poteva essere pi provviden-ziale questincontro fortuito. La Leg-ge determinava come obbligo impor-tante soccorrere qualsiasi ferito, so-prattutto in stato preagonico.

    Religione, nazionalit, abbandono, niente ha mosso quel duro cuore di un ministro di Dio chiamato alleroismo della carit. Non ci difficile imma-ginare i ragionamenti che probabil-mente ha elaborato a partire da quel momento lungo tutto il percorso, per tranquillizzare la sua tormentata co-scienza: un uomo qualsiasi! Uno sconosciuto, senza titoli. meglio che neanche mi fermi, per non abbassarmi

    In quello stesso istante si trovava un

    prossimo straordinariamente

    speciale, ossia, lo

    stesso Dio!

    laltra citt raggiunge quasi i mille metri. Nellintraprendere il cammi-no partendo da Gerusalemme, dopo aver percorso circa tre chilometri, si giunge a Betania, dopo di che termina la vegetazione e comincia per un lun-go tratto una regione molto roccio-sa. Ad una certa altezza, oggi si tro-va una locanda chiamata Buon Sa-maritano, il che sembra per far giu-stizia alla parabola. Tutto porta a cre-dere che, di fatto, debba essere sta-to questo il luogo descritto dal Signo-

  • 16 Salvami Regina Luglio 2007

    dalla mia condizione. Erano le ragio-ni dettate dallorgoglio mal combat-tuto, e non cos raro, in quegli uomini che avevano per vocazione la missio-ne di estirpare questo stesso vizio ne-gli altri e in se stessi. Inoltre, se lumil-t fosse stata la sua compagna, non gli sarebbe costato nulla, anche solo con semplici parole, cercare di conforta-re quel povero ebreo. Una piccola so-sta, senza fermarsi pi di tanto, fu tut-to il suo sforzo. Assueta vilescunt, si dice in latino; egli si era assuefatto alla routine ormai intiepidita delle sue funzioni liturgiche nel Tempio, come era anche intossicato dallipocrisia de-gli scribi e farisei.

    Non gli doveva essere estraneo un certo calcolo delle spese da effettuar-si, nel caso egli si proponesse di soc-correre quella vittima derubata, spo-gliata e insanguinata, neppure avreb-be potuto contare su una ricompen-sa e, meno ancora su un recupero del denaro utilizzato. Quel ministro non si sarebbe potuto aspettare nulla co-me retribuzione per la perdita di tem-po, lincomodo, il danno, ecc. Si ma-nifest con forza il suo carattere in-teressato di un vile pragmatismo da-vanti a quel dramma.

    Allestremo opposto della bont, troviamo nel corso della Storia cuori duri, crudeli e difficili da lasciarsi in-tenerire dai bisognosi. Nulla li muove a compassione. L per caso, scende-va un esempio vivo di quest insensi-bilit dura come la pietra.

    Quella scena, inframmezzata da gemiti che imploravano soccorso e misericordia, ispirava di pi ripulsa e nausea che pena, in quel cuore per-vaso damor proprio.

    Per, la Legge era esplicitamen-te contraria ai suoi sentimenti degoi-smo (cfr. Es 23, 5), e lui non avrebbe potuto abbandonare un suo fratello, soprattutto in quelle circostanze.

    Le stesse considerazioni sarebbe-ro servite a caratterizzare il compor-tamento identico del levita che, subito dopo, pass sempre per di l. Entram-bi probabilmente avevano lasciato il

    to con loste, affinch questi dispen-sasse tutte le cure che poteva al po-vero giudeo. Si capisce, dal contratto proposto e accettato, che egli era un mercante di fiducia e molto stimato dal padrone della locanda.

    [36] Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che incappato nei briganti?. [37] Quegli rispose: Chi ha avuto compassione di lui. Ges gli dis-se: Va e anche tu fa lo stesso.

    Di nuovo Ges risponde al dotto-re della Legge con unaltra domanda, sembrando a prima vista desideroso di deviare un po dalla sostanza del-la tematica proposta dal consulente. Questapparente deviazione, inten-zionalmente condotta a buon fine dal Divino Maestro, una chimera che attira lattenzione della maggior par-te dei commentatori, dando loro loc-casione per sollevare le pi svariate ipotesi. Mettiamo dunque in eviden-za la pi saggia e lucida di queste:

    A mio modo di intendere, Cristo vuole assolutamente dimostrare in mo-do generale che ogni uomo nostro pros-simo; ma lo fa in un modo che si adatta a quel dottore con cui stava conversan-do. Questi pensava che solo i giusti, o so-lo gli amici, o almeno solo i giudei, erano il suo prossimo. E le stesse parole della Legge gli hanno fornito loccasione di er-rare, perch in ebraico prossimo significa lo stesso che amico e compagno. Cristo ha voluto, dunque, liberarlo da quester-rore e obbligarlo a riconoscere e confes-sare che prossimo non era solo il giudeo verso il giudeo, ma anche il samaritano nei confronti del giudeo, in altre parole il nemico nei confronti del nemico. E se lo stesso nemico era prossimo per il nemi-co, ogni uomo deve considerarsi prossi-mo riguardo allaltro.

    Dimostr questo con la migliore e la pi efficace delle argomentazioni, os-sia , di fatto, facendo vedere che il ne-mico era stato prossimo verso il nemi-co, cio, il samaritano verso il giudeo, poich aveva fatto quello che carat-

    incompatibilit religiosa si trasfor-m, nel medesimo istante, in commi-serazione. Il Vangelo raccoglie i me-ravigliosi dettagli della divina para-bola elaborata da Ges per il dotto-re della Legge: il samaritano si mani-festa un eroe della carit a partire dal suo smontare dal giumento, per pre-stare in loco tutte le cure possibili a quei tempi, conducendo la vittima ad un alloggio, fino a contrarre un debi-

    Niente ha mosso quel duro

    cuore di un ministro di Dio chiamato alleroismo della carit. Del tutto

    differente fu la reazione del

    samaritano

    Tempio alla fine del loro orario di la-voro e scendevano a Gerico, citt che ospitava la met dei servitori religiosi.

    Misericordia del samaritano

    [33] Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e nebbe compassione. [34] Gli si fece vicino, gli fasci le feri-te, versandovi olio e vino; poi, ca-ricatolo sopra il suo giumento, lo port a una locanda e si prese cu-ra di lui. [35] Il giorno seguen-te, estrasse due denari e li diede allalbergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ci che spenderai in pi, te lo rifonder al mio ritorno.

    Completamente differente fu la reazione del samaritano. Senza te-ner conto dellodio razziale che vio-lentemente li separava, nonostante si trattasse di un suo nemico, la sua

  • Vetrata del Buon SamaritanoChiesa di San Patrizio New Orleans (USA)

    Fran

    ois

    Bou

    lay

    Luglio 2007 Salvami Regina 17

    teristico del pros-simo, cio aiutare. Per questo Cristo ha proposto la parabo-la con lesempio di un samaritano (8).

    Nella stessa dire-zione, fa la seguen-te considerazione un noto commenta-tore moderno:

    La domanda di Cristo stata fatta con intenzione spe-ciale. Il dottore del-la Legge Gli ha chie-sto chi era il pros-simo per lui. E Cri-sto [a sua volta], ha chiesto: Chi ha agito come prossimo? In questo modo, con un esempio pratico, ha fatto vedere che ogni uomo prossimo per tutti gli uomini. Ragion per cui deve essere prossimo a lui in tutte le sue ne-cessit. il parados-so orientale che ser-ve da massima peda-gogia. Tale stata la lezione del magistero di Cristo(9).

    Ha tutte le ra-gioni Maldonado nel fare questa sua analisi, poich non era tanto esplici-to per un giudeo il concetto di prossi-mo, per varie ragioni: per la sua sto-ria e per la sua legge, prima di tutto. Quando i giudei si mescolavano con altri popoli, finivano sempre per ca-dere nellidolatria. Daltra parte, basti considerare come la Terra Promessa si localizzava tra mare, deserti e mon-tagne, separando, geograficamente, il popolo giudeo dagli altri. Di qui les-sere molto ristretto per loro il vero si-gnificato di prossimo. E se tra loro si ritenevano fratelli, con gli altri, vi-vevano in unantipatia istintiva porta-ta, non rare volte, fino allodio.

    re, disobbedisce alla Legge divina e si di-mentica del suo Pre-ziosissimo Sangue versato sul Calvario. Questo amore de-ve essere universale e non possiamo ap-poggiarci su prete-sti, apparentemen-te legittimi, per non praticarlo, come il sacerdote e il levita della parabola. Es-si certamente erano incaricati di missio-ni buone e da que-ste ritornavano al-le loro case, per, procedettero in ma-lo modo con il biso-gnoso.

    Non pochi auto-ri applicano la para-bola allo stesso Ge-s Cristo, con mol-ta devozione. Non sar di cattivo gusto se la applichiamo a noi stessi, chieden-doci quali sono sta-ti, in generale, i no-stri comportamenti e reazioni di fronte ai bisognosi di qual-siasi specie.

    1 Apud San Tommaso d Aquino, Ca-tena Aurea.

    2 Don Juan de Maldonado SJ, Comen-trios a los Cuatro Evangelios, BAC, Madrid, 1951, pag. 545.

    3 Apud San Tommaso d Aquino, Ca-tena Aurea.

    4 Maldonado, op. cit., pag.546.5 Id., ibid.6 SantAmbrogio, op. cit. id.7 San Cirillo, op. cit. ibid.8 Don Juan de Maldonado, op. cit.,

    pag. 548.9 Don Manuel de Tuya OP, Biblia

    Comentada, BAC, 1964, pag. 839

    Al di l di queste circostanze, il popolo giudeo possedeva una missio-ne universale. A lui era stato affida-to il tesoro spirituale di cui si sarebbe dovuta alimentare tutta lumanit.

    Di qui questa bellissima parabo-la composta dal Divino Maestro, che si allontana un po dalla morfologia delle altre, nelle quali il simbolismo si estende su tutti i sostantivi e aggetti-vi. Essa costituisce un esempio effet-tivo e affettivo di amore a Dio, sen-za il quale non esiste Religione, e di amore al prossimo, senza il quale non c amore a Dio.

    Chi dice di amare Dio, ma non ama il suo prossimo, oltre a menti-

    La parabola del Buon Samaritano costituisce un esempio effettivo e affettivo di amore a Dio, senza il quale non esiste Religione, e di

    amore al prossimo, senza il quale non c amore a Dio

  • GI movimenti laici e la Grande Missione Continentale

    Jos Antonio Dominguez

    18 Salvami Regina Luglio 2007

    La Grande Missione Continentale convocata dalla CELAM esige che tutte le forze della Chiesa si mobilitino, che i fedeli e movimenti laici si uniscano ancor pi ai loro pastori e non risparmino sforzi per rispondere allappello di Cristo.

    iovanni un giovane estre-mamente allegro e giovia-le. Durante i fine settima-na, lo vediamo guidare un gruppo di ragazzi che, do-

    po cena, percorrono le strade della cit-t, cantando e facendo una gazzarra po-co consona alla tranquillit della notte e alla pacatezza del borgo. Alcuni vicini

    si sentono infastiditi, protestano anche con i suoi genitori. Ma la giovent ha bisogno di espandere la sua allegria, e lo fa alle volte in forma troppo rumoro-sa e anche un po stravagante. Il padre di Giovanni, un ricco commerciante di tessuti, comprende questaspetto della situazione ed compiacente riguardo le birichinate di suo figlio. Alla fin fine,

    sente, in fondo, un discreto orgoglio per il fatto che lui il leader della giovent del posto. E per questo, nonostante la sua avidit per il denaro, tollera le spe-se, un po eccessive, che il figlio fa con i suoi amici e la sua passione per i vestiti appariscenti e lussuosi. Oltre tutto, il ra-gazzo il suo braccio destro nellimpre-sa, e finisce per essere pi vantaggioso

    Incontro di Benedetto XVI con i movimenti

    ecclesiali, alla vigilia di Pentecoste del 2006

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  • Luglio 2007 Salvami Regina 19

    chiudere gli occhi su alcune spese che, nella somma generale degli affari, non risultano che uninfima parte

    Giovanni nato, quando suo pa-dre era in viaggio, per la Francia, per stabilire relazioni con i suoi partner commerciali. Interamente assorbiti dallattivit impresariale, padre e ma-dre non hanno dato una grande im-portanza alleducazione umana e cul-turale del figlio. E non appena let lo ha permesso, Giovanni ha abban-donato gli studi ed ha cominciato ad aiutare il padre nellimpresa.

    Improvviso mutamento del destino

    Il giovane Giovanni aveva tutto per essere felice. Una famiglia molto uni-ta, amici per tutte le ore, affari pro-speri e molto prestigio in citt. Tutto gli sorrideva, fino a che un giorno lala nera della tragedia gratt da lui. Si tro-v aggredito da una grave malattia che lo costrinse a letto per lungo tempo. Lontano dalle agitate esteriorit nelle quali aveva sempre vissuto, egli pass per un esteso periodo di isolamento di cui, nel frattempo, approfitt la Prov-videnza come occasione di profonde riflessioni. Quando si alz dal letto, per iniziare una prolungata convale-scenza, non era gi pi la stessa perso-na. Tutto quanto faceva prima la gio-ia della sua vita, lasci di avere per lui sapore.: nemmeno i negozi del padre, nemmeno gli amici, nemmeno la buo-na tavola che tanto apprezzava, nem-meno i vestiti di lusso, niente di tutto questo lo attirava. Si sarebbe detto che lavversit aveva mutato il suo modo di essere. Per, nella sua anima nasceva il desiderio intenso e gioioso di imita-re Nostro Signor Ges Cristo, soprat-tutto nella povert e nellamore verso i poveri. Decise allora di abbandonare tutto impresa, famiglia, amici e pia-ceri per seguire Cristo e dedicarsi ai poveri, essendo povero come loro.

    Conversione e incomprensioni

    Inizialmente, non trov chi lo ac-compagnasse e dovette sopporta-

    re molte incomprensioni, tanto della sua famiglia come dei suoi coetanei. Ma a poco a poco lesempio dellau-tenticit della sua vita di altruismo cominci a trascinare alcuni compa-gni. E, sebbene laici, cominciarono a dedicarsi allevangelizzazione della societ. Il loro modo di vestire, estre-mamente povero una semplice tu-nica, senza nessun ornamento n in-segna -, causava perplessit, e per questo erano respinti e presi in giro in molte citt. Ad un certo momen-to, Giovanni decise di andare a Ro-ma, accompagnato da questo piccolo gruppo iniziale di discepoli, ad espor-re al Papa le sue intenzioni e ottene-re lapprovazione pontificia. E grazie allinfluenza di un Cardinale amico, Giovanni riusc ad essere ricevuto in udienza dal Santo Padre, che fin per riconoscere la sua opera.

    Fondazione di unopera provvidenziale

    Nasceva cos un nuovo movimen-to ecclesiale che subito si sarebbe dif-fuso in tutta la Chiesa. Inizialmen-te formato soltanto da laici, subito si unirono numerosi chierici, venen-do a costituire in poco tempo uno dei pi numerosi e attivi movimenti del-la Chiesa, al quale non manc un am-bio ramo di terziari che, vivendo nel mondo, cercavano di seguire la spiri-tualit ed il carisma del Fondatore.

    Questa storia della nascita di un nuovo movimento ecclesiale inte-ramente veridica, nelle sue linee ge-nerali. Se essa si fosse verificata nel-la nostra epoca, in un qualsiasi pae-se dellOccidente, nessuno si sareb-be meravigliato, ma nella realt i fat-ti sopra esposti sono molto pi anti-chi: tutto questo capit circa 800 an-ni fa, in Italia.

    Giovanni non niente pi che il nome di Battesimo di quello che pass alla Storia come il Poverello di Assi-si, San Francesco. Franois il nome dato da suo padre al ritorno del viag-gio in Francia, forse come omaggio al-la sua sposa, che era di questo paese.

    Secolarizzazione della societ e perdita di fedeli

    Alla sua epoca, la Chiesa dopo un periodo di apogeo e crescente influen-za nella societ affrontava una grave sfida, poich lEuropa aveva avuto un rapido progresso materiale e cultura-le, accompagnato da un apprezzamen-to eccessivo per le ricchezze e lo sfar-zo, portando un conseguente raffred-damento della vita religiosa. Senza parlare delle dottrine eterodosse che si diffondevano per il Vecchio Conti-nente e turbavano la fede dei fedeli.

    Lo Spirito Santo suscit allora un nuovo movimento ecclesiale per innal-zare una barriera al desiderio sfrenato di lusso e di godimento della vita.

    Secolarizzazione della societ, di-remmo al giorno doggi. Dunque, per venire incontro alle necessit di ogni epoca, Dio non smette mai di susci-tare nuovi carismi come soluzione provvidenziale.

    I discepoli di Francesco dAssisi percorrevano le citt evangelizzan-do il popolo, usando lunico mezzo di comunicazione disponibile allepoca: la predicazione nella piazza pubblica. E riuscirono a ravvivare il fervore re-ligioso dei fedeli. A tal punto che ra-pidamente si costitu un movimen-to laico, il Terzo Ordine Francesca-no, formato da laici che nella socie-t temporale facevano brillare il cari-sma di San Francesco.

    Il monachesimo dellOriente: uno dei pi antichi movimenti laici

    I francescani non furono gli unici ori-ginati da un movimento laico. Non po-chi ordini religiosi nacquero, nel passa-to, in forma analoga a tanti movimenti ecclesiali del presente. Quasi si potreb-be dire che questi movimenti sono una novit gi antica, nella Chiesa, come tanto poeticamente scritto nellEccle-siaste: Ci che stato sar, e ci che si fatto si rifar; non c niente di nuovo sot-to il sole. C forse qualcosa di cui si pos-sa dire: guarda, questa una novit? Proprio questa gi stata nei secoli che ci hanno preceduto.(Ecl 1, 9-10).

  • 20 Salvami Regina Luglio 2007

    Il monachesimo dei primi secoli, in Oriente, per esempio, nacque anche per iniziativa dei laici. Il primo mona-co del deserto di cui si abbia notizia San Paolo eremita, in Egitto. Apparte-nente ad una famiglia benestante, du-rante la persecuzione di Decio fugg per il deserto con paura di essere de-nunciato come cristiano e di non aver forza per sopportare le terribili soffe-renze a cui sarebbe stato sottomesso dai giudici dellImpero Romano. E per sfuggire al martirio di sangue, si conse-gn a quello della solitudine nel deser-to. Molti seguirono il suo esempio, non solo per sfuggire alle crudeli persecu-zioni dei Deci, ma anche alle non me-no pericolose sedizioni del mondo pa-gano. E cos i deserti dellEgitto si so-no popolati di monaci solitari. San Pa-comio fu il primo a riunire un gruppo di monaci sotto una regola, affinch si aiutassero reciprocamente, evitando gli inconvenienti della vita solitaria. Ar-riv a raggruppare circa settemila di-scepoli, avendo monasteri con pi di mille monaci. Solo quando il movimen-to ecclesiale del monachesimo pass in Occidente avvenne che San Martino di

    Tours introdusse linnova-zione di includere chierici tra i monaci, affinch non mancassero loro i sacra-menti.

    La reazione dello Spirito Santo ai mali della societ moderna

    La nascita del mona-chesimo non smette di

    avere una certa somiglianza col sorge-re dei Movimenti Ecclesiali dei nostri giorni. Non si tratta ora di fuggire al-le persecuzioni dei romani, ma di far fronte alla secolarizzazione della socie-t moderna, i cui effetti non sono me-no nefasti di quelli delle persecuzioni cruente. Quanti cristiani, illusi dal fa-scino del consumismo, lasciano raffred-dare la Fede e sono tentati dallateismo pratico? Continuano a credere in Dio, ma vivono girandoGli le spalle.

    Per reagire a questa crescente se-colarizzazione, laici in numero sem-pre maggiore si associano con lobiet-tivo di vivere pi intensamente il mes-saggio del Vangelo e, allo stesso tem-po, di influenzare il mondo moderno col loro esempio di vita e il loro ope-rato apostolico.

    Il Concilio Vaticano II ha distinto questo soffio dello Spirito e ha aper-to ampiamente le porte della Chiesa a queste nuove realt, le quali han-no conosciuto uno sviluppo notevole. Nel 1998, in occasione del Congres-so Mondiale dei Movimenti Ecclesia-li, il Papa Giovanni Paolo II ha fat-to riferimento a circa 50 istituzioni l

    rappresentate. Oggi, esistono gi 122 movimenti di laici, con approvazione pontificia, registrati nel Repertorio di Associazioni Internazionali di Fedeli, del Pontificio Consiglio per i Laici.

    Giovanni Paolo II: una risposta provvidenziale

    Gli ultimi Papi hanno incoraggiato lo sviluppo dei movimenti ecclesiali, specialmente il servo di Dio Giovanni Paolo II, che ha messo in risalto la sua provvidenzialit: Nel nostro mondo, spesso dominato da una cultura secola-rizzata che fomenta e reclamizza model-li di vita senza Dio, la fede di tanti viene messa a dura prova e non di rado soffo-cata e spenta. Si avverte quindi, con ur-genza la necessit di un annuncio forte e di una solida ed approfondita forma-zione cristiana. Quale bisogno vi og-gi di personalit cristiane mature, con-sapevoli della propria identit battesi-male, della propria vocazione e missio-ne nella Chiesa e nel mondo! Quale bi-sogno di comunit vive! Ed ecco, allora, i movimenti e le nuove comunit eccle-siali: essi sono la risposta, suscitata dal-lo Spirito Santo, a questa drammatica sfida di fine millennio. Voi siete questa risposta provvidenziale (Discorso ai partecipanti del Congresso Mondiale dei Movimenti Ecclesiali, 30/05/1998).

    Benedetto XVI: Segnale luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa

    Seguendo lesempio del suo pre-decessore, anche il Papa Benedetto XVI, con eloquenti e stimolanti pa-role, ha chiamato i laici a lanciarsi nellapostolato, in un suo messaggio al II Congresso Mondiale dei Movi-menti Ecclesiali e Nuove Comunit:

    I Movimenti ecclesiali e le nuove Comunit sono oggi segno luminoso della bellezza di Cristo e della Chiesa, sua Sposa. Voi appartenete alla strut-tura viva della Chiesa. Essa vi ringra-zia per il vostro impegno missionario, per lazione formativa che sviluppate in modo crescente sulle famiglie cristia-ne, per la promozione delle vocazio-

    Nei movimenti ecclesiali possiamo vedere i segni della multiforme presenza e dellazione santificatrice dello Spirito Santo nella Chiesa e nella societ attuale, ha affermato il Papa

    Sessione inaugurale della V Conferenza Generale del CELAM Santuario di Aparecida (Brasile)

  • Luglio 2007 Salvami Regina 21

    ni al sacerdozio ministeriale e alla vi-ta consacrata che sviluppate al vostro interno. Vi ringrazia anche per la di-sponibilit che dimostrate ad accoglie-re le indicazioni operative non solo del Successore di Pietro, ma anche dei Ve-scovi delle diverse Chiese locali, che so-no, insieme al Papa, custodi della veri-t e della carit nellunit. Confido nel-la vostra pronta obbedienza.() Vi so-stenga la partecipazione alla preghiera della Chiesa, la cui liturgia la pi alta espressione della bellezza della gloria di Dio, e costituisce in qualche modo un affacciarsi del Cielo sulla terra.Vi affi-do allintercessione di Colei che invo-chiamo come la Tota pulchra, la Tutta bella, un ideale di bellezza che gli ar-tisti hanno cercato sempre di riprodur-re nelle loro opere, la Donna vestita di sole (Ap 12,1) in cui la bellezza uma-na si incontra con la bellezza di Dio.

    La risposta di Dio per i nostri giorni

    In ogni epoca storica la Chiesa ha saputo rispondere alle necessit spi-rituali dei suoi contemporanei. Con la penitenza, San Francesco e i fran-cescani hanno combattuto la vita di peccato che minava la societ del lo-ro tempo; con la predicazione, San Domenico e i suoi hanno vinto i mo-vimenti eretici; SantIgnazio e i gesui-ti hanno frenato lavanzata del prote-stantesimo. Oggi la sfida della Chiesa combattere lindifferenza religiosa.

    Tale preoccupazione stata patente nella V Conferenza del CELAM, per la quale sono stati convocati rappre-sentanti di cinque movimenti ecclesia-li: Mons. Filippo Santoro, Comunio-ne e Liberazione; Don Jos Mara Fo-lque, Neocatecumenale; Luis Jensen y Sra., Famiglia di Shenstat; Luis Fer-

    nando Figari, Sodalizio di Vita Cri-stiana; Moyss Azevedo, Shalom.

    Qui stato lanciato un coraggioso piano pastorale: La Grande Missio-ne Continentale, che convoca tutti i battezzati ad essere missionari, an-dando alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di quelli che cono-scono poco Ges Cristo.

    Non sar questa una risposta susci-tata dallo Spirito Santo per far fronte alle sfide del giorno doggi?

    La risposta, senza dubbio, affer-mativa. E per questo necessario che tutte le forze della Chiesa si mobilitino, che i fedeli e i movimenti laici si unisca-no ancor pi ai loro pastori e non ri-sparmino sforzi per rispondere allap-pello di Cristo. In questo modo, la so-ciet moderna latino-americana ripren-der con forza le vie della trascendenza e della speranza nel Regno di Dio.

    Per la V Conferenza del CELAM, realizzata in maggio nel Santuario di Aparecida, sono stati convocati rappresentanti di cinque movimenti ecclesial

    Santa Messa di inaugurazione della V Conferenza Generale del CELAM Santuario di Aparecida (Brasile)

  • CLa Regina della bont e della pace

    Carmela Werner Ferreira

    22 Salvami Regina Luglio 2007

    SanteLiSaBetta di PortogaLLo

    Madre e regina, buona e decisa, coraggiosa e pacificatrice, fu amata con passione dai suoi sudditi. Il suo segreto: lamore a Ges crocefisso sopra ogni cosa.

    hi abbia mai avuto la piacevole opportunit di visitare Coimbra, si sar certamente stupi-to per le sue numero-

    se meraviglie: dal prezioso sepolcro di Don Afonso Henriques, fondato-re del Regno del Portogallo, ai vari e bei parchi che adornano la citt. Ri-splende ancora la storica Universit che, attraverso le sue solide radici e raffinati frutti, listituzione che rap-presenta la maggior espressione della Lingua Portoghese.

    Tuttavia, chi viene da lontano non pu fare a meno di notare il sincero affetto degli abitanti verso la loro illu-stre protettrice, la Regina SantEliza-betta: langelo di bont e di pace che il Signore ha inviato in Portogallo.

    Curiosamente, SantElizabetta non portoghese di nascita. La mano del-la Provvidenza ha voluto coglierla nel suolo dAragona, dove venuta al mondo nel lontano 1271. Lha pre-ceduta in nobilt e santit la sua pro-zia, SantElizabetta dUngheria, da cui ha ereditato, oltre al nome, i pi eccel-si predicati. La piccola figlia di Pietro

    III dAragona e di Costanza di Sicilia stata, sullesempio di sua zia, gran-de seguace di San Francesco dAssisi e unanima tutta rivolta verso i pove-ri e i bisognosi.

    Ha pacificato animi e guerre dal-la culla fino allora della sua morte, e non c stato tra il primo nobile e lul-timo malato chi si sia sottratto alla sua cos benefica influenza. Tutti si allon-tanavano da lei disposti a riconciliarsi con Dio e a perdonare il prossimo.

    Una bambina che addolciva i cuori

    Al tempo della sua nascita, era in corso una disputa tra suo padre e suo nonno. Da tempo questi non si par-lavano, perch il nonno, Giacomo I, il Conquistatore, nonch re dArago-na, non approvava il matrimonio del figlio Pietro con Donna Costanza. Quando nacque la Santa bambina, le discordie domestiche si spensero e nella casa reale si stabil una grande armonia.

    Lintrepido nonno non nascondeva la sua predilezione per la nipotina in-sistendo perch fosse educata a palaz-

    zo in modo da poter godere della sua compagnia. Le ragioni pi profonde per la quale non voleva separarsi da lei erano il visibile influsso di benedi-zione e la soavit che emanava dalla sua persona. In un ambiente pieno di tensioni e gravose incombenze, quel prezioso tesoro addolciva i cuori. Do-po la morte di Giacomo I, linfante ri-mase ancora qualche anno con i suoi genitori. Molto presto sarebbe diven-tata regina del Portogallo.

    Nella corte del Portogallo

    Nel 1282 part per le terre lusitane, per contrarre matrimonio con Don Dinis, appena salito al trono. Non si era mai vista in quella corte una sovra-na di cos grande modestia e amabili-t. Il suo raccoglimento e la sua unio-ne con Dio ben presto conquistaro-no il popolo, che subito ricompens lamore di cui era oggetto. Ad aumen-tare la fiducia di tutti nella giovane so-vrana, contribu la pace che ella otten-ne, appena arrivata, tra Don Dinis e il fratello che gli contendeva la corona.

    La sua vita a corte fu una ricerca costante del soprannaturale. Senza

  • Luglio 2007 Salvami Regina 23

    mai tralasciare alcun obbligo impo-sto dalla condizione di regina, il suo cuore non rimase mai imprigionato in questa terra. Era presente in tut-te le festivit del regno e sinceramen-te si rallegrava insieme al suo popo-lo; si cingeva con la corona e portava i vestiti pi ricchi per ricevere, a fianco del re, le illustri autorit che veniva-no ad onorarla e a mettersi al suo ser-vizio. In tali circostanze, non mai di-ventata vanitosa e non ha mai deside-rato quelle glorie per se stessa. Si giu-dicava una peccatrice e avrebbe pre-ferito mille volte essere povera piut-tosto che possedere tutti i tesori reali.

    Precorritrice della devozione allImmacolata

    La preghiera e la vita di devozione hanno esercitato un ruolo primordiale nella sua esistenza e sono state la cau-sa di tutte le conquiste che ella ha otte-nuto per il bene del regno e delle ani-me. Ogni mattina assisteva alla San-

    ta Messa nel suo ora-torio con lo spirito as-sorto in sante consi-derazioni. Gi ad ot-to anni det recitava lUfficio Divino, ag-giungendo in seguito la recitazione quoti-diana dei salmi peni-tenziari ed altre devo-zioni in onore dei San-ti e della Madonna.

    La sua devozione a Maria Santissima stata tenera e fecon-da, trasmettendo al-la posterit unim-pronta indelebile per la spiritualit luso-brasiliana: il patroci-nio dellImmacolata Concezione. Infatti, fu SantElizabetta a sceglierLa come pa-trona del Portogallo e fece in modo che si celebrasse per la pri-ma volta la sua festa,

    l8 dicembre 1320, quando i fulmi-ni delle dispute teologiche in favore della Concezione Immacolata di Ma-ria diffondevano i loro primi bagliori.

    Sofferenza di sposa e regina

    Sostenuta cos dalle forze divine, si prepar per le grandi croci e i dis-sapori che laspettavano. Dopo la na-scita dei suoi due figli, Costanza e Al-fonso, la Regina Santa sopport eroi-camente la vita dissoluta che Don Di-nis cominci a condurre. Senza nep-pure mormorare o perdere la pazien-za, ella preg molto e fece penitenza per la conversione del sovrano.

    Assistette con una sofferenza anco-ra maggiore alle ostilit tra governanti cristiani suoi parenti, che per ambizio-ne si contendevano le terre e gli onori e, come conseguenza delle loro prete-se, causarono spargimenti di sangue.

    Coraggiosamente, SantElizabetta si erse in tutta la sua statura e impe-d lo scoppiare di un gran numero di

    combattimenti. Don Dinis e Don Al-fonso fratello del re erano sul pie-de di guerra per la corona del Porto-gallo. Lo stesso re suo sposo aveva con il monarca di Castiglia, Sancho IX, se-rie controversie riguardo alle frontie-re tra i regni. Anni pi tardi, Don Fer-nando IV di Castiglia suo genero e Don Giacomo II di Aragona suo fratello nutrivano reciprocamente una feroce inimicizia che si stava av-viando verso un terribile scontro. Suo fratello, Federico da Sicilia e Roberto da Napoli si facevano guerra violente-mente per ragioni politiche

    Quante lacrime questo quadro de-solante costato al suo retto cuore! Elevando costanti preghiere a Dio e implorando ognuno di questi sovrani di ascoltare la voce della giustizia, ella usc vittoriosa in tutte le contese nel-le quali intervenuta. La Regina San-ta prov che la pace non si deve tanto a trattati e a considerazioni di caratte-re economico quanto alle anime san-te che placano lira e lodio per mezzo della mansuetudine e della clemenza.

    Coraggio e intrepidezza di madre

    La pi struggente situazione fron-teggiata da SantElizabetta, che le co-stata maggiori sofferenze e angustie, fu quella di affrontare la ribellione di suo figlio contro il re. Desideroso di giun-gere subito al comando del regno e giu-dicando che la corona tardava molto a venire, linvidioso erede volle procla-marsi re e dichiar guerra a Don Dinis.

    Disprezzando tutti i buoni esempi che sua madre gli aveva sempre dato, organizz un esercito e affront colui che gli aveva dato la vita.

    Da un lato il re marciava in testa ai suoi uomini, disposto a tutto pur di mantenere la carica che gli spetta-va per diritto. Dallaltro, il figlio in-solente lo sfidava disprezzando il co-mandamento divino che lo obbligava ad onorare il padre e la madre. Nel momento in cui il silenzio nei due campi nemici indicava linizio della battaglia, apparve la figura intrepida della regina: con la sua veloce caval-

    Santa Isabella del Portogallo, di Francisco de Zurbarn Museo del Prado, Madrid

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  • 24 Salvami Regina Luglio 2007

    catura, squarci larena della discor-dia e si interpose tra le creature che pi amava in questo mondo, per im-plorare il perdono e la pace.

    Il suo sguardo, sempre pieno di dolcezza, si rivolse questa volta seve-ro e penetrante verso il figlio ambi-zioso: Come ti permetti di procede-re in questo modo? Ti pesa cos tan-to lobbedienza che devi a tuo padre e signore? Che cosa puoi aspettare tu dal popolo nel giorno in cui ti tocche-r governare il regno, se stai legitti-mando il tradimento con questo cat-tivo esempio? Insomma se non ti servono i miei consigli e il mio affet-to di madre, temi almeno lira di Dio, che giustamente castiga gli scandali!

    Sarebbe stato possibile resistere a questappello materno, fatto davan-ti a migliaia di sudditi? Pentito e tut-to confuso, il figlio singinocchi sen-za replicare, chiese perdono al re e gli giur fedelt. Ancora una volta la Regina Santa aveva allontanato le nere nubi dallorizzonte ed aveva fat-to brillare, per la gioia di tutti, larco-baleno della pace.

    La carit e lamore ai poveri

    Al pari del suo spirito pacifica-tore, fu nella pratica della carit e nellamore verso i poveri che il suo amore a Dio si proiettato intera-mente. Si dedic talmente ai deboli, si prese cura degli infermi, fond ospe-dali e protesse ogni categoria di inva-lidi, al punto che non possibile tro-vare spiegazione umana per la fecon-dit portentosa delle sue iniziative.

    Quando la dolce regina usciva dal palazzo, una moltitudine di sventura-ti la seguiva, chiedendo aiuto, e mai nessuno di loro si ritirava senza essere generosamente ascoltato. Le piaceva prendersi cura personalmente dei leb-brosi pi ripugnanti, curare le piaghe e lavare loro i vestiti; avviava ad una vita dignitosa gli orfani e le vedove e fino allora della morte non abbando-nava gli sventurati, per i quali provve-deva ad una sepoltura degna e faceva celebrare Messe in suffragio delle lo-

    ro anime. A corollario della sua fede incrollabile, non erano pochi i malati che grazie alla sua presenza ne veniva-no fuori completamente guariti.

    Muore come terziaria francescana

    Alla morte di Don Dinis, nel 1325, Santa Isabella aveva 54 anni det, e ne visse ancora undici. In questo perio-do abbracci lOrdine Terziario di San Francesco e abbandon le pompe della corte, al fine di vivere esclusivamente nella preghiera e nella carit. Quando la sua virt eroica e la dedizione totale di se stessa attinsero il massimo splen-dore, era pronta per regnare in Cielo.

    Il giorno 4 luglio del 1336, mentre faceva da intermediaria in un proces-so di pace ad Estremoz, venne Ma-ria Santissima a prenderla per la pa-tria definitiva, dove avrebbe goduto la gloria eterna. Mentre tutti piange-vano per la perdita incalcolabile, lei si rallegrava per essere nellimminen-za del possesso definitivo di Dio a cui aveva tanto ben servito. Le sue ulti-me parole furono: Maria, Madre del-la grazia, Madre di misericordia, pro-teggici dal nemico e accoglici nellora della morte. Era suo desiderio esse-re sepolta a Coimbra, nel convento di Santa Chiara, da lei fondato.

    La sua memoria rapidamente ol-trepass le frontiere del regno e la fama di quella sovrana che fu il pi bellornamento del glorioso Portogal-lo si diffuse in tutto lorbe cristiano.

    Una canonizzazione singolare

    Il modo singolare con cui Santa Isabella stata canonizzata serve be-ne a dimostrare che, se volont di Dio glorificare uno dei suoi figli illu-stri, nessun ostacolo umano in gra-do di impedirglieLo.

    Innumerevoli sono stati i miraco-li ottenuti presso il suo corpo, che ri-maneva sorprendentemente incor-rotto ed esalava un balsamo odoro-so. In Portogallo e in Spagna i devoti erano ansiosi di vederla sugli altari e di dedicare chiese in suo onore. I so-vrani che da lei discendevano insiste-vano presso le autorit ecclesiastiche per accelerare il processo.

    Allinizio del sec. XVII, la cano-nizzazione era lultima tappa di una serie dautorizzazioni concesse dal-la Santa Sede per la venerazione dei santi. In questo modo, era co-mune che soltanto in alcune diocesi o regioni si potesse celebrare un be-ato, mentre uscendo da quella giu-risdizione il culto non fosse pi uffi-ciale. Questo sistema, sommato ad una serie di numerose canonizza-zioni in quel periodo, fin per por-tare il Papa Urbano VIII ad istitui-re un sistema minuzioso e cauto per

    stata Santa Isabella a scegliere lImmacolata Concezione come

    patrona del Portogallo

    Statua dellImmacolata Concezione che si venera nel Santuario del Sameiro Braga (Portogallo)

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  • Luglio 2007 Salvami Regina 25

    lammissione di nuovi beati nel no-vero dei santi.

    Con questintuito riformatore, non appena sal al soglio pontificio, di-chiar subito che non avrebbe dovu-to canonizzare nessun santo! Proprio allora che tutto propiziava la glorifi-cazione definitiva della cara Regina ElizabettaChe cosa fecero i devo-ti riconoscenti? Raccomandarono al cielo il filiale intento, ed ottennero con la preghiera quello che con mezzi umani non erano riusciti ad ottenere.

    Dopo aver inviato numerose lettere a sostegno della richiesta, ed anche un rappresentante il quale insistette molto presso Urbano VIII, tutto quello che Filippo IV, il sovrano a quei tempi re-gnante, riusc ad ottenere fu che il Pa-pa, per educazione e cortesia, accettas-se una statua della veneranda regina.

    Nel frattempo, aleggiava un dise-gno superiore sopra lintricato caso. Il Papa essendo caduto in una gra-

    ve infermit, con febbri maligne e gi quasi senza speranza di sopravviven-za, si ricord della regina del Porto-gallo. Tanto si parlava del suo amore per i malati, del suo instancabile zelo per curare loro il corpo e lanima Anche il Papa si raccomand a lei, di-menticandosi della sua prudente ri-serva verso i giusti di Dio.

    Ecco che il giorno dopo si svegli bene, senza pi correre nessun peri-colo di vita! Rimase cos commosso nel vedere la bont della sua protet-trice che mut il suo parere. Avreb-be canonizzato, con una speciale ec-cezione, la regina del Portogallo, e lo avrebbe fatto con il cuore grande, mettendosi pure lui tra le fila dei suoi devoti. Cos si spiega la magnifica ce-rimonia che si svolse nella Basilica di San Pietro, il 25 maggio del 1625. N prima n dopo di allora, nei 21 anni del suo pontificato, Urbano VIII ca-nonizz un altro santo.

    Com eloquente lesempio che ci ha dato la buona regina SantEli-zabetta, che si aperta senza riserve al messaggio del Vangelo ed ha com-preso che il tempo breve e laspet-to di questo mondo passa! Affrontan-do le amare conseguenze del vizio e della vanagloria che la circondavano, lei mantenne lintegrit di chi non si consegnato al peccato ed ha corrispo-sto con gioia ai disegni divini.

    A Coimbra conservato un pre-zioso manoscritto contenente que-ste belle parole a suo riguardo: La Croce e le spine del mio Signore sono il mio scettro e la mia corona. Ec-co il segreto di tutti i meravigliosi frutti che lei ha colto nel corso del-la sua vita: lamore a Ges crocefis-so sopra ogni cosa. Seguiamo la scia luminosa lasciata da chi solo anela ai beni del cielo, e otterremo anche noi linestimabile dono della pace per i nostri giorni.

    Santa Isabella evita che il principe ribelle, suo figlio, inizi una battaglia contro il suo stesso padre, suo sposo.

    Santa Isabel calma suo figlio, Chiesa del Terzo Ordine Francescano Salvador (Brasile)

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  • Il Cardinale Franc Rod rende visita agli Araldi

    del Vangelo

    NDon Edwaldo Marques

    26 Salvami Regina Luglio 2007

    Quello che nato qui ha in tutto e per tutto lapparenza di un miracolo. Questo miracolo nasce da cuori pieni damore di Dio, e pieni di fede.

    elle Sacre Scritture, le occasioni di gran-di favori divini era-no non di rado pre-cedute da messag-

    geri straordinari. Tre angeli fecero vi-sita ad Abramo nel deserto, comuni-candogli che la sua sposa Sara avreb-be concepito un figlio. Secoli pi tar-di, il grande profeta Samuele and fi-no alla piccola Betlemme per ungere il futuro re Davide e alla fine, nellau-

    rora del Nuovo Testamento, lo stesso Arcangelo Gabriele scese sulla terra e annunci a Maria Santissima la ma-ternit del Messia.

    Non manca di avere unanalo-gia con i menzionati episodi bibli-ci la visita dellEminentissimo Car-dinale Franc Rod Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vi-ta Consacrata e Societ di Vita Apo-stolica agli Araldi del Vangelo, nel mese di maggio. Senza dubbio, infat-

    ti, lillustre visitatore stato, a somi-glianza di quei benedetti episodi, as-sociato alle abbondanti grazie elargi-te allistituzione in quei giorni.

    Cerimonia dordinazione nella chiesa del Seminario

    La prima di queste grazie sta-ta linaugurazione della Chiesa del-la Madonna del Rosario, nel Semina-rio degli Araldi, la quale, sebbene in-compiuta sotto vari aspetti, servita

  • Foto

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    Sebbene ancora non portata a termine, la chiesa della Madonna del Rosario ha offerto un ambiente bello e nel contempo grandioso. Nella foto principale: sono presentati i diaconi

    che saranno ordinati presbiteri.

    Don Joo Cl Dias saluta il Cardinale Franc Rod

    Il corteo dentrata,

    presieduto dal cardinal

    Franc Rod

    Parte dei numerosi sacerdoti presenti

    I vescovi che hanno onorato

    la cerimonia con la loro presenza

  • Un magnifico

    inizio

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    ue anni fa, il 15 giugno 2005, nella Basilica del-la Madonna del Carme-

    lo, San Paolo, Brasile, i 15 primi sacerdoti degli Araldi del Van-gelo sono stati ordinati per ma-no di Mons. Lucio Angelo Ren-na OC, allora vescovo di Avezza-no, Italia.

    Con filiale gratitudine deside-riamo omaggiare questo prelato, attualmente vescovo di San Se-vero, che con molto anticipo ha saputo discernere lazione dello Spirito Santo, avendo appoggia-to ed incentivato il ramo sacerdo-tale degli Araldi del vangelo, eri-gendo nella sua diocesi di allo-ra la Societ Clericale Virgo Flos Carmeli. Come il Buon Pasto-re, egli ancor oggi ci accompagna con le sue orazioni e consigli, ci concede una profonda amicizia, e ci d non di rado lonore della sua presenza.

    comunque, come degna cornice, per la solenne cerimonia presieduta dal Cardinale.

    Cos, il 20 maggio, vi sono stati or-dinati presbiteri gli araldi Alex Bar-bosa de Brito, Aumir Antonio Scom-parin, Hamilton Jos Naville, Isoldi-no Jos Quinto e Silva, Jorge Irving Jordan Vargas, Jos Alfredo Jordan Vargas, Jos Mrio da Silva e Jos Roberto Polimeni; e ,diconos, David Edward Ritchie, Katsumassa Sakura-ta, Luiz Alexandre de Souza, Mrio Srgio Sperche e Mauro Srgio da Silva Izabel.

    Le parole del Cardinale

    Se la presenza del Cardinale tra gli Araldi del Vangelo ha marcato pro-fondamente la storia di questistitu-zione, anche Sua Emi-nenza ha saputo vede-re in questi giorni di convivio la presenza di Dio, che egli ha sin-tetizzato nelle parole pronunciate quando, alla fine della cerimo-nia liturgica, gli sta-to consegnato in dono come ricordo un bel calice:

    Cari fratelli e so-relle:

    Haec est dies quam fecit Dominus, exulte-mus et laetemur in ea! Questo il giorno fatto dal Signore: ralle-griamoci ed esultiamo in esso.! (Sl 118, 24).

    Viviamo oggi un grande, bello, mera-viglioso giorno, con ques t o rd inaz ione diaconale e sacerdo-tale. I miei sentimenti e le mie emozioni non trovano parole ade-guate per esprimerli. Io vedo qui, in questo grande, imenso pa-ese qual il Brasile,

    una fede viva, una fede che muove le montagne, una fede profondamente radicata nel cuore di Don Joo e nel cuore degli Araldi del Vangelo. Que-sto