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IL MOTORE A DUE TEMPI PRINCIPIO E FUNZIONAMENTO Il motore a due tempi differisce da quello a quattro tempi nel completare tutte le fasi del ciclo in due coppie, ovvero “compressione – aspirazione” ed “espansione – scarico”. Il motore a due tempi ha una struttura mec- canica molto semplice e per questa sua carat- teristica è possibile una realizzazione molto ridotta nelle dimensioni. Ad ogni ciclo, il pistone deve trovarsi nella posizione iniziale di partenza e quindi per la 1a fase deve essere passato dal Punto Morto Superiore (PMS) al Punto Morto Inferiore (PMI) mentre, per la 2 a fase, dal PMI al PMS. Durante questi due tempi si deve compiere un ciclo intero ossia devono verificarsi quat- tro fasi. Il cilindro del motore a due tempi si presenta senza valvole comandate; vi sono invece sulla superficie laterale e nella parte inferiore del cilindro, due aperture, denominate luci, opposte le une alle altre; sono in comunica- zione con le tubazioni di scarico (luci di scari- co) e con la zona dove si trova la miscela (luci di lavaggio) precompressa all'inizio. Tali luci sono a due livelli diversi e precisamente più in alto verso la testa le luci di scarico, leg- germente più in basso quelle di lavaggio avendo la maggior parte della loro altezza in comune. L'aspirazione può avvenire in tre modi: attra- verso la valvola lamellare, la valvola a disco rotante o il piston port. Corsa discendente espansione, compres- sione della miscela nel carter, scarico, lavaggio. Il pistone dopo aver percorso un piccolo tratto discendente copre, con il suo lembo inferiore, la luce di aspirazione ed essendo il carter del motore chiuso, inizia la compres- sione della miscela, mentre i gas combusti nel cilindro si espandono. La chiusura della luce di aspirazione, ovvero- sia della comunicazione tra carter e carbura- tore, avviene quindi con un ritardo del tutto paragonabile a quello con cui si chiudono le 31 RC Prodotti Motori a 2 tempi a combustione interna Produzione e fornitura di cilindri non conformi Claudio e Fabio Rimediotti Introduzione di A. Furrer Ancora una volta i nostri giovani soci danno la loro partecipazione al Notiziario. L’articolo che Claudio e Fabio Rimediotti presentano è di notevole interesse, trattando un caso di pro- dotto difettoso, in un sinistro di Responsabilità Civile Prodotti. L’espletamento dell’incarico ricevuto dalla Compagnia di Assicurazioni è stato eseguito con piena conoscenza della polizza e con verifiche dettagliate atte a portare al dovuto giusto risarcimento assi- curativo. Un grazie quindi a Claudio e Fabio e che queste pubblicazioni siano di sprone ad altri giovani e meno giovani colleghi per esporre casi di una certa importanza.

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IL MOTORE A DUE TEMPIPRINCIPIO E FUNZIONAMENTO

Il motore a due tempi differisce da quello aquattro tempi nel completare tutte le fasi delciclo in due coppie, ovvero “compressione –aspirazione” ed “espansione – scarico”.Il motore a due tempi ha una struttura mec-canica molto semplice e per questa sua carat-teristica è possibile una realizzazione moltoridotta nelle dimensioni.Ad ogni ciclo, il pistone deve trovarsi nellaposizione iniziale di partenza e quindi per la1a fase deve essere passato dal Punto MortoSuperiore (PMS) al Punto Morto Inferiore(PMI) mentre, per la 2a fase, dal PMI al PMS.Durante questi due tempi si deve compiereun ciclo intero ossia devono verificarsi quat-tro fasi.Il cilindro del motore a due tempi si presentasenza valvole comandate; vi sono invece sullasuperficie laterale e nella parte inferiore delcilindro, due aperture, denominate luci,opposte le une alle altre; sono in comunica-zione con le tubazioni di scarico (luci di scari-

co) e con la zona dove si trova la miscela(luci di lavaggio) precompressa all'inizio. Taliluci sono a due livelli diversi e precisamentepiù in alto verso la testa le luci di scarico, leg-germente più in basso quelle di lavaggioavendo la maggior parte della loro altezza incomune.

L'aspirazione può avvenire in tre modi: attra-verso la valvola lamellare, la valvola a discorotante o il piston port.

Corsa discendente espansione, compres-sione della miscela nel carter, scarico, lavaggio.Il pistone dopo aver percorso un piccolotratto discendente copre, con il suo lemboinferiore, la luce di aspirazione ed essendo ilcarter del motore chiuso, inizia la compres-sione della miscela, mentre i gas combusti nelcilindro si espandono.

La chiusura della luce di aspirazione, ovvero-sia della comunicazione tra carter e carbura-tore, avviene quindi con un ritardo del tuttoparagonabile a quello con cui si chiudono le

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RC ProdottiMotori a 2 tempi a combustione internaProduzione e fornitura di cilindri non conformi

Claudio e Fabio RimediottiIntroduzione di A. Furrer

Ancora una volta i nostri giovani soci danno la loro partecipazione al Notiziario.L’articolo che Claudio e Fabio Rimediotti presentano è di notevole interesse, trattando un caso di pro-dotto difettoso, in un sinistro di Responsabilità Civile Prodotti.

L’espletamento dell’incarico ricevuto dalla Compagnia di Assicurazioni è stato eseguito con pienaconoscenza della polizza e con verifiche dettagliate atte a portare al dovuto giusto risarcimento assi-curativo.

Un grazie quindi a Claudio e Fabio e che queste pubblicazioni siano di sprone ad altri giovani e menogiovani colleghi per esporre casi di una certa importanza.

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valvole di aspirazione in un motore a quattrotempi. Tale ritardo è definito dalla lunghezzadella luce di aspirazione che assume valorilimitati per evitare il ritorno nei condotti diaspirazione della miscela precedentementeaspirata.Verso la fine della corsa discendente, il pisto-ne, mentre continua a comprimere nel carterla miscela, scopre dapprima le luci si scarico,per cui i gas combusti, che si trovano ad unapressione superiore a quella dell'ambienteesterno, fluiscono naturalmente attraverso taliluci con elevata velocità, portando la pressio-ne interna ad una valore circa pari a quellodell'ambiente esterno. Con un lieve ritardorispetto all'inizio dello scoprimento delle lucidi scarico, il pistone, continuando il suo motodiscendente, scopre le luci di lavaggio per cuila miscela precompressa nel carter fluisce,attraverso queste, nel cilindro, completa loscarico dei prodotti combusti spingendoliverso le luci di scarico (lavaggio) e riempie ilcilindro. Il pistone frattanto è passato dalpunto PMS al PMI e l'albero motore ha com-pito mezzo giro (1º tempo).

Corsa ascendente (compressione, aspira-zione miscela nel carter).Il pistone, dopo aver compiuto un piccolotratto di corsa, copre con il suo bordo supe-riore le luci di lavaggio e di scarico ed inizia lafase di compressione della miscela.Contemporaneamente, per effetto del suomoto ascensionale e del conseguenteaumento di volume nel carter, determina inquesto una depressione, cosicché, nell'istantein cui il lembo inferiore del pistone scopre laluce di aspirazione, esiste fra l'ambiente ester-no e il carter una differenza di pressione taleda provocare un richiamo di aria attraverso ilcarburatore, dando così luogo alla formazio-ne della miscela che affluisce sino a che il

pistone giunge al PMS e continua anche oltreper effetto dell'inerzia della corrente provo-cata inizialmente.Qualche istante prima che il pistone giunga alPMS, scocca tra gli elettrodi della candela unascintilla che provoca la repentina combustio-ne della miscela (scoppio) chiudendo il ciclo. Il pistone è così passato dal PMI al PMS e l'al-bero motore ha compiuto mezzo giro (2°tempo).

Rappresentazione di un motore a due tempi

Il diagramma delle pressioni è riportato nellafigura che segue; supponiamo la corsa discen-dente del pistone, immaginando di iniziarenell'istante in cui il pistone si trova al PMS e igas si trovano alla massima pressione (circa36-40 kg/cm2) in seguito allo scoppio.

Nel diagramma sottostante invece sono evi-denziate le pressioni durante il ciclo di unmotore a due tempi; la prima parte (piùscura) rappresenta il lavoro passivo mentrel’altra (più chiara) il lavoro utile. Si evidenziache il lavoro di aspirazione fa parte del lavorospeso per la compressione della miscela nella

camera del manovellismo.

La numerazione riportata sul sottostante dia-gramma corrisponde a quella del diagrammadel ciclo a due tempi: in sostanza il punto 3corrisponde all’accensione in entrambi i dia-grammi e così tutti gli altri.

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Ciclo di un motore a due tempi

Diagramma delle pressioni di un motore a due tempi

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L’ASPIRAZIONE

La valvola lamellare, in gergo chiamata anche"pacco lamellare", regola l'immissione di gasfreschi nella camera di manovella e/o combu-stione di un motore a due tempi.Nel momento il cui il pistone conclude la suafase di risalita e la candela fa incendiare i gas,il pistone comincia a scendere, la depressionein camera di manovella cessa, quindi la valvo-la si chiude e mentre il pistone continua ascendere si alza la pressione nella camera dimanovella, tale pressione farà in modo che,quando il pistone aprirà le luci, i gas freschispingano via i gas combusti. Se la valvola nonci fosse i gas uscirebbero dal collettore diaspirazione e non si creerebbe quella pressio-ne che permette il lavaggio della camera dicombustione. Ecco che devono aprirsi e chiu-dersi ad ogni ciclo così che se un normalemotore a due tempi raggiunge gli 8000 giri alminuto le lamelle compiono circa 130 oscilla-zioni al secondo.La valvola lamellare è sostanzialmente unsupporto generalmente plastico; il materialedi costruzione delle lamelle è importante non

solo perché la lamelle sono sottoposte aduno stress non indifferente ma per avere dif-ferenze di rigidità. Il loro spessore e quindi laloro rigidità determina differenze di compor-tamento non indifferenti.

DESCRIZIONE DEL PRODOTTODIFETTOSO – DESCRIZIONE DEIDIFETTI RISCONTRATI

Vengono commissionati 20.000 cilindri permotori a due tempi; la destinazione è permotoslitte consegnate nel territorio austriacoe nord europeo ma anche esportate nelmercato USA e Canada. Vengono prodotti200 pezzi al giorno.

Ogni cilindro è realizzato su progetto delcliente e viene realizzato al costo di € 35,21ciascuno: la fornitura totale è pertanto di € 704.200,00.

Trattasi di cilindri con trattamento superficialein Nicasil, ovvero sono realizzati medianteuna composizione di Nichel (Ni), Silice (Si) e

Estratto del progetto – in giallo la quota oggetto del sinistro

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Carbonio (C).I difetti riscontrati furono due, ovvero:

• porosità sull’aspirazione;• dimensione tra flangia di aspirazione e tra-

versino aspirazione (quota 326); ciò implicainterferenza tra il cilindro e le lamelle dell’a-spirazione.

Per quanto concerne il primo difetto non sihanno “difetti funzionali”, ma è evidente che

nel tempo si verificheranno certamente feno-meni di rottura a fatica.

Il secondo difetto è decisamente più impor-tante poiché l’interferenza tra le lamelle del-l’aspirazione ed il cilindro determina la rottu-ra della valvola stessa o nel peggiore dei casiquesta rimane incastrata e pertanto sempre“aperta” anche quando il pilota chiude lamanopola del gas!!! In sostanza la motoslittadiventa ingestibile mettendo in serio pericolo

Sezione aspirazione con in evidenza l’interferenza del pacco lamellare

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la vita del guidatore.È evidente che la rottura della valvola com-porta che la miscela combustibile non è piùregolata ma diviene “continua” determinandola perdita di controllo della motoslitta sullaquale è montato il motore col cilindro difet-toso. Il difetto è rilevabile solamente a moto-re assemblato, a meno di un controllopezzo/pezzo in fase preliminare.

I cilindri difettosi furono complessiva-mente 8.500 dei 20.000 commissionati.

Gli 8.500 cilindri difettosi erano già statiassemblati e posizionati su motoslitte che sitrovavano in Europa e precisamente inAustria e Finlandia; altri cilindri erano destinatiin USA e Canada.I cilindri possono essere ripristinati mediante

Rottura dei condotti di aspirazione

Particolari delle rotture dei condotti di aspirazione

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asportazione meccanica delle parti in eccesso(lavorazione meccanica di fresatura); inoltre,poiché il difetto fu riscontrato in corso d’ope-ra, fu eliminato del tutto per i successivi cilin-

dri, apportando modifica della cassa d’animadi aspirazione nella fusione.Per alcuni cilindri in condizioni non troppocompromessi, e già assemblati, il problema

Materiale in eccesso dopo la fusione, dovuti a cassa d’anima mal dimensionata

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dell’interferenza fu risolto applicando unadistanziale tra il cilindro e la valvola di aspira-zione (in celeste); correggendo così la quota

dimensionale.Furono eseguite specifiche prove di laborato-rio e misurazioni con appositi calibri; i risultati

Particolare del materiale in eccesso

Applicazione di uno spessore per ripristinare la quota di progetto (in celeste)

confermarono i difetti già descritti e per alcu-ni cilindri risultò antieconomico qualsiasiintervento di ripristino.

I risultati delle prove di laboratorio, per uncilindro particolarmente compromesso furo-no i seguenti:

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APPLICAZIONE POLIZZA RC PRODOTTI, LEGGI E NORME.

Innanzitutto si devono definire i due seguenticoncetti:

• Produttore: colui che realizza il prodottofinito o qualunque soggetto che apponga ilproprio nome o marchio sul prodotto.

• Prodotto: ogni bene mobile, anche se

inserito in altro bene (sia questo mobile oimmobile).

Ma cosa s’intende per prodotto difettoso?Il concetto fondamentale è che ogni prodot-to industriale in commercio deve poter esse-re utilizzato in condizioni di sicurezza. Nesegue che “un prodotto è difettoso non offrela sicurezza per cui è stato realizzato e desti-nato” e pertanto presenta vizi tali che lo ren-

Risultati delle prove di laboratorio – significativa la figura in alto a destra

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dono inidoneo all’uso consentito. Questoconcetto è ovviamente rivolto a tutelare eproteggere il consumatore nella sua integritàfisica e nei suoi beni.

Per il produttore questo concetto è decisa-mente pesante: difatti non dovrà solamenterispondere dei danni dovuti “tradizionalmen-te” per difetti in fase di progettazione o fab-

bricazione, ma dovrà anche rispondere deidanni conseguenti a difetti nell’utilizzo delprodotto da parte dell’utente finale.

La responsabilità del produttore per dannicausati da prodotto difettoso è giuridicamen-te diversa se si tratta di danni a cose o dannialle persone; nel seguente schema sono scis-se, ovvero:

Al fine di limitare al minimo la possibilità diimmettere in commercio un prodotto difet-toso, fu disposto uno strumento di controllofondamentale: le Norme ISO ed i SistemiQualità. L’adozione e l’applicazione di dettimetodi non necessariamente comportano“l’eliminazione di ogni difetto” ma comporta-no che il produttore attui tutti i controlli ed imetodi possibili per cercare di ridurli e, qua-lora ve ne fossero, siano individuati prima cheil prodotto venga immesso sul mercato.

Solitamente queste norme dispongono:

• identificazione di Norme di Sicurezza appli-cabili per ogni singolo prodotto;

• analisi delle istruzioni e delle avvertenze perl’utilizzatore, realizzazione di manuali d’usoper limitare interpretazioni non corrette nel-l’uso del prodotto da parte del consumatore;

• prove specifiche per verificarne la “sicurezza”;• predisposizione di metodi e piani di rintrac-

ciabilità per facilitare il richiamo del prodotto;• predisposizione di piani di emergenza per

intervenire rapidamente.

Esiste un legame tra la responsabilità civile delproduttore per danni cagionati da prodottidifettosi (responsabilità disciplinata dal D.P.R.n° 224 del 1988) e le Norme per la certifica-zione di Qualità aziendale (ad esempio UNIEN ISO 9001:2000) che certificano i processie pertanto dovrebbero indirettamente garan-tire la “qualità” del prodotto erogato dall’a-zienda.

Il D.P.R. 224 del 1988 disciplina appunto laresponsabilità del produttore per danni daprodotti difettosi: già l’articolo 1 del D.P.R.sancisce il concetto che “il produttore èresponsabile del danno causato da undifetto del suo prodotto”.Come già definito, il “produttore” è colui che

realizza il prodotto con apposite attività; ilproduttore deve avere forma giuridica diimpresa, che sia società o ditta individuale,poiché il prodotto realizzato deve essere ilrisultato di una attività professionale continuae non occasionale. Viene considerato produt-tore anche chi appone il proprio nome omarchio sul prodotto.

Il D.P.R. con l’art. 8 definisce che la provadel danno, del difetto del prodotto e delnesso causale tra difetto e danno, spetta aldanneggiato. Al produttore spetta inveceprovare che è esclusa la sua responsabilità.Nel caso di pluralità di responsabili l’art. 9stabilisce che tutti sono obbligati in solido alrisarcimento. In questo caso, il danneggiatopuò scegliere il debitore da cui farsi risarcireper intero (ai sensi degli articoli 1292 e1296 del Codice Civile) il quale poi farà azio-ne di regresso (prevista dall’art. 1299 delCodice Civile) contro gli altri nella misura sta-bilita.

All’art. 13 viene stabilito che il diritto al risarci-mento è prescritto in tre anni dal giorno incui il danneggiato ha avuto conoscenza deldanno, del difetto e dell’identità del responsa-bile; anche il Codice Civile, con l’articolo2934 e seguenti, tratta la prescrizione cherappresenta difatti il termine in cui il danneggia-to può iniziare presso l’Autorità Giudiziaria lacausa di risarcimento, dal momento in cui si èverificato l’evento lesivo. Trascorso detto arcotemporale si estingue il diritto al risarcimento.

Infine, con l’art. 14 il D.P.R. 224 del 1988 defi-nisce la decadenza dello stesso diritto che siestingue alla scadenza di dieci anni dal gior-no in cui il produttore ha messo in circolazio-ne il prodotto difettoso.Come per la prescrizione, il Codice Civiletratta la decadenza (articolo 2964 e seguen-

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ti) che rappresenta appunto il termine duranteil quale ogni specifico prodotto, al momentodella sua messa in circolazione, è soggetto allenorme del D.P.R. 224 del 1988 sulla responsa-bilità civile per danno da prodotti difettosi.

Un valido supporto al fine di limitare il verifi-carsi di immettere sul mercato prodotti difet-tosi è l’adozione di una norma tecnica comela UNI EN ISO 9001:2000.La Direttiva Comunitaria n° 374 del 1985 edil D.P.R. n° 224 del 1988 di recepimento sta-biliscono che il produttore non è responsabi-le del danno causato da un suo prodottodifettoso se prova che il difetto non esistevaal momento in cui fu “messo in circolazione”(concetto “è probabile che il difetto non esi-stesse quando……”).

La norma UNI EN ISO 9001:2000 attual-mente in vigore può essere un valido stru-mento di supporto; tale norma disciplina irequisiti minimi di una struttura (che siaazienda di produzione o società di servizi)per “certificare” i processi da un Ente Terzocon l’obiettivo di minimizzare la probabilità diprodurre prodotti difettosi. È importante ilconcetto di “rendere minimo” e non di“annullare” la possibilità di produrre prodottidifettosi: in sostanza essere in possesso di unacertificazione non significa che i prodottisaranno tutti conformi ma “dovrebbe” garan-tire che la struttura ha studiato ed attuatotutti i possibili metodi di verifica e controlloprima che il prodotto venga “messo sul mer-cato” con difformità.

Nessun prodotto è a “rischio zero” e per-tanto ogni realtà produttiva deve individuareil rischio potenziale e fornire all’utente finaleogni strumento per evitare possibili rischi.Nasce il concetto di “rischio minimo accet-tabile” per garantire un elevato livello di

tutela della salute e della sicurezza delle per-sone.

L’adozione di un Sistema Qualità dovrebberispondere all’articolo 8 del D.P.R. n° 224 del1988 e cioè che “è sufficiente dimostrare che,tenuto conto delle circostanze, è probabile che ildifetto non esistesse ancora nel momento in cuiil prodotto è stato messo in circolazione”; se ilSistema è ben congeniato ed i controlli sonomirati e vengono eseguiti regolarmente, la“probabilità” che il prodotto venga “messo incircolazione” dovrebbe essere decisamenteridotta.

Con l’adozione del Sistema Qualità si ha inol-tre un strumento fondamentale per la “rin-tracciabilità” di tutti i prodotti; si pensi ad uncaso di pluralità di responsabili, in tal caso larintracciabilità diviene un elemento fonda-mentale e la norma UNI EN ISO 9001:2001impone questo requisito.

L’adozione di una certificazione secondo lanorma UNI EN ISO 9001:2001 può essereanche aspetto negativo per quelle aziendeche lo adottano e non lo applicano, ritenen-dolo solamente motivo di “immagine”.

Supponiamo che un’azienda dotata diSistema Qualità certificato venga condannataad un risarcimento per danni causati da unsuo prodotto difettoso e venga dimostratoche detto Sistema non sia stato applicato inconformità alle procedure; in tale circostanzasussiste una “negligenza” e/o “colpa grave” delproduttore che era ben consapevole di tuttele azione che doveva intraprendere per limi-tare la produzione di prodotti difettosi.Estremizzando, se il prodotto difettoso pro-voca danni a persone (nel peggiore delle ipo-tesi anche con la morte), sussistono i requisitiper richiamare l’articolo 589 (omicidio colpo-

so) e l’articolo 590 (lesioni personali colpo-se) del Codice Penale.I principali disposti della Norma UNI EN ISO9001:2002 in supporto al D.P.R. n° 224 del1988, sono i seguenti:

• l’identificazione di norme di sicurezza appli-cabili al singolo prodotti;

• l’esecuzione di prove di valutazione del pro-getto, rivolte proprio alla sicurezza;

• attenta analisi delle istruzioni e delle avver-tenze all’utilizzatore, realizzazione di manua-li d’uso con riportati anche come “non va”utilizzato il prodotto;

• predisposizione di appropriati mezzi di rin-tracciabilità per facilitare le azioni di recalldel prodotto;

• istituzione di piani di emergenza per interve-nire su prodotti che si rilevino difettosi e diconseguenza insicuri;

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Pertanto, un produttore potrà meglio dimo-strare la “non difettosità” del suo prodotto sepotrà esibire in sede di giudizio registrazionidi collaudo, rapporti di verifiche, azione pre-ventive attuate ad impedire il verificarsi di undifetto.

ACCERTAMENTIE LIQUIDAZIONE

Per il sinistro in esame furono eseguiti specifi-ci accertamenti dai quali furono riscontrate le“non conformità” rispetto al progetto ed alcontratto di fornitura; durante le operazioniiniziali di fornitura, in fase di campionatura, ildifetto non fu riscontrato.Il difetto è stato rilevato durante le prove al

banco, con motore assemblati. Gli interventifurono due distinti: presso il cliente inCanada e Finlandia furono eseguiti interventicostruttivi ed il difetto fu risolto applicandouno spessore sull’aspirazione correggendocosì la quota dimensionale. Presso il produt-tore furono ripristinati i cilindri ancora nonassemblati con asportazione meccanica delleparti in eccesso. Per entrambe le procedurefurono predisposti calibri di controllo e lavo-razione meccanica di fresatura.

Il difetto fu eliminato definitivamente modifi-cando la cassa d’anima nella zona dell’aspira-zione.Una porzione dei cilindri fu ritirata dal merca-to, l’altra invece fu recuperata con operazionidi rettifica come esposto.

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Richiesta del Cliente

Cilindri non recuperati € 40.794,55

Costi per operazioni di smontaggio, rimontaggio dei motori e relative modifiche € 61.022,27 486.102,82

Costi per interventi eseguiti in Canada costituiti

da smontaggio motori, modifiche, collaudi e rimontaggio € 384.286,00

Richieste del produttore

Cilindri ricostruiti e spese di ritiro € 61.321,00

Personale in trasferta estera e relativi costi € 22.595,0083.816,00

Totale 569.918,82

La richiesta fu da due fronti, ovvero la seguente:

ANALISI DELLA POLIZZA

Trattasi di una polizza All Risks composta da più sezioni, ovvero:

Sezione I DanniSezione II Danni da interruzione di attivitàSezione III Guasti macchineSezione IV R.C.T. – R.C.O.Sezione V R.C. Prodotti

La Sezione V – R.C. Prodotti, interessatanel sinistro, è assicurata con massimale pariad € 2.582.290,00 sottolimitato ad€ 154.930,00 per sinistro ed anno assicu-

rativo su danni patrimoniali; la Sezione èulteriormente suddivisa come riportatonella sottostante tabella:

Sezione Descrizione Limite di indennizzo Franchigia

1 Responsabilità Civile Prodotti € 26.000,002 Spese di ritiro prodotti

Spese di rimpiazzo€ 104.000,00 € 2.600,00

3 Danni patrimoniali € 154.930,00 € 10.330,00

La polizza copre i danni in tutto il mondo, adesclusione dell’U.S.A. e del Canada!!!

Inoltre, la polizza era in coassicurazione diret-ta: la delegataria aveva una quota del 50%,

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seguita da una Compagnia A col 40% ed unaCompagnia B col 10%.

La sezione maggiormente interessata risultòla 3 – Danni patrimoniali – in quanto garanti-va specificatamente i danni a prodotti finiti esemilavorati che saranno poi stati utilizzaticome componenti fisicamente inscindibilirispetto al prodotto finale (in questo casoslitte); la sezione garantisce le spese sostenu-te al fine di rendere il prodotto “finale” utiliz-zabile e sicuro come da specifiche di proget-to.

LIQUIDAZIONE DEL SINISTRO

La Sezione 1 non risultò operante poichénon esisteva che si fossero verificati dannimateriali e diretti a cose e/o persone.

La Sezione 2 fu impegnata poiché fu accerta-to e provato che il prodotto poteva cagiona-re danni a terzi.

La Sezione 3 risultò quella maggiormenteimpegnata: garantisce i danni immateriali puri,non conseguenti al danno materiale e diret-to. In questa Sezione in sostanza risultavanogarantiti tutti i costi necessari e sostenuti alfine di eliminare i difetti riscontrati su queiprodotti inutilizzabili.

Furono necessari specifici accertamenti conun attenta analisi dei costi tenendo conto delnumero dei motori già montati sulle moto-slitte e degli interventi da eseguire al di fuoridelle linee di produzione standard, giàimpiantate.L’analisi di costo per ogni singolo motorerisultò la seguente:

Descrizione intervento Costo

Smontaggio e parziale scomposizione motore € 11,40Lavorazione di fresatura, rettifica e controllo di ogni cilindro € 7,60Rimontaggio e collaudo di ogni cilindro € 17,10

€ 36,10

Il costo di produzione di ogni cilindro era di€ 35,21 e pertanto risultò antieconomicoeseguire il ripristino e furono consideraticome danno la fornitura di nuovi cilindri; in

verità poi i cilindri già prodotti furono smon-tati e ripristinati (la stima fu eseguita conside-rando il costo minore di produzione).Il danno fu pertanto stimato considerando:

n° 8.500 cilindri nuovi a 35,21 €/cadauno € 299.285,00

a seguito di quanto espoto, fu esposta l’ipo-tesi di far eseguire il ripristino da un “terzista”,considerato l’elevato numero di pezzi esoprattutto il massimale assicurato non suffi-

ciente a coprire l’intera spesa; fu individuatoun terzista disposto ad eseguire l’interventocon un risparmio di circa il 40%.

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A questo punto fu eseguita un’analisi di costoper le spese di ritiro, solo per l’Europa e nonper il Canada. Il risultato fu che tale onereincideva per il 2,1% del costo per eseguire i

ripristini (pari ad € 36,21); inoltre dovevaessere considerato che il prodotto dovevaessere sia ritirato che riportato al cliente.In sostanza il danno fu il seguente:

La stima pertanto divenne:

Danno accertato € 299.285,00

Risparmi del 40% (terzisti) € 119.714,00

Totale € 179.571,00

Massimo risarcimento € 154.930,00

n° 8.500 cilindri a 35,21 €/cadauno € 299.285,00

incidenza 2,1% per spese di ritiro € 6.284,96

due viaggi (ritiro e riconsegna al cliente) € 12.569,92

Il risarcimento risultò quindi:

L’applicazione del Contratto si conclude con il riparto in regime di coassicurazione diretta, ovvero:

Descrizione Danno Franchigia Risarcimenti

Spese di ritiro € 12.569,92 € 2.600,00 € 9.969,92Danno patrimoniale € 154.930,00 € 10.330,00 € 144.600,00

TOTALE € 154.569,92

Compagnia Quota Importi

Delegataria 50% 77.284,96Compagnia A 40% 61.827,97Compagnia B 10% 15.456,99

Tornano 100% 154.569,92

Tutto sommato il risarcimento si ridimen-sionò notevolmente durante le operazioni diperizia, supportati molto anche dai limiti diindennizzo e dalle esclusioni contrattuali.

Per sinistri di questa tipologia sono necessariverifiche approfondite con specifiche indaginisulle cause del sinistro, fattiva collaborazionetra cliente/produttore/perito, tempestivo

“stop” sul mercato e ritiro per evitare dannialle persone, conoscenze nel settore. Perquanto già esposto, un sinistro da R.C.Prodotti può avere conseguenze devastantiper un’azienda che potrebbero anche porta-re al fallimento ed alla definitiva cessazionedell’attività.

Claudio e Fabio Rimediotti(introduzione di Arturo Furrer)