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Recensione di Roberto Fiorini a "Pascoli, Poesia e biografia", AA.VV., a cura di Elisabetta Graziosi

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Recensione di Roberto Fiorini a "Pascoli, Poesia e biografia", AA.VV., a cura di Elisabetta Graziosi (Notizie - giornale laico modenese, novembre, 2012)

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Page 1: Recensione di Roberto Fiorini a "Pascoli, Poesia e biografia", AA.VV., a cura di Elisabetta Graziosi

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SpazioLibridi n@tizle

Elisabetta Graziosi (a cura di)Pascoli. Poesia e biografiaMucchi Editore, 2011

L’opera collettiva, curata da Elisabetta Graziosi, dal titolo Pascoli.Poesia e biografia, viene ad arricchire il contributo di studi e di in-dagini intorno alla figura di unodei nostri più grandi poeti tra Ottocento e Novecento in occasionedel centenario della morte. Comela stessa curatrice mette in lucenella breve presentazione (In li-mine) il lavoro svolto nasce per“ragioni di studio, di amicizia, diconvinzioni che vanno oltre i costumi celebrativi e settoriali” (p.8). Infatti, si riconosce nei varicontributi l’impegno di ognunonella ricerca, appassionata e accurata, intorno ad aspetti noti nel-la vita del poeta, ma suscettibilisempre di interventi a correzione,ad approfondimento e a riscoperta rispetto ad indagini precedenti, talvolta consolidatesi fino a costituire una vulgata dal profiloinoppugnabile. Nel corso dell’an-no celebrativo non mancherannonuovi apporti critici sul Pascoli, esarà questa l’occasione per forni-re elementi di maggiore efficaciasugli influssi della poesia pascoliana nei confronti del Novecentoitaliano ed europeo.Va detto che le testimonianze, dicui si compone l’opera, legate allabiografia (Gian Luigi Zucchini),alla raffigurazione del poeta (Renata M. Molinari), a un tentativodi regia delle Canzoni di re Enzio( Silvana Strocchi) e a un’esperienza illustrativa delle opere(Sergio Tisselli), evidenziano lepossibilità sonore, figurative e dimovimento insite nei testi pascoliani. Sono cioè la dimostrazionedi una tipologia di scrittura evo-catrice di una pluralità di sensi,che riescono a coinvolgere più afondo e a costruire un legame diidentificazione antropologica tral’autore e il lettore. E quanto afferma il linguista Todorov, citatonell’Introduzione da Pantaleo Palmieri: “Se lo scopo della letteratura è rappresentare l’esperienzaumana, l’umanità include anchel’autore e il suo lettore” (p. 13).Sugli aspetti più prettamente col-legati alle vicende biografiche in

rapporto alla formazione intellettuale e poetica, alle relazioni pri-vate e pubbliche e alla condizionedi insegnante si riscontra un comune intento di aggiornamentonei cinque lunghi saggi che se-guono, esito fruttuoso di altrettanti appassionati studiosi delpoeta romagnolo.Gli stessi interventi si collocanosecondo un possibile sviluppocronologico a partire dalla gioventù bolognese del Pascoli nelsaggio di Elisabetta Graziosi. L’in-tento è quello di sfatare alcuniluoghi comuni, incentrati soprattutto su una rappresentazione appiattita sulla solitudine e sull’eccessiva condizione di povertà sofferta dallo studente durante glianni universitari. La studiosa nonmisconosce affatto una situazione di difficoltà, ma non tale dacondizionare il Pascoli fino ai li-velli di un tentativo di suicidio. Sicerca invece di mettere in maggiore luce dapprima la disponibilità del giovane studente alloscherzo e alla battuta e a una felice convivenza con i coetanei, poiun progressivo inserimento nellavita politica rappresentata dall’in-ternazionalismo socialista, che dàal periodo bolognese una impronta ben caratterizzata. E su questoimpegno che si costruisce un tra-vagliato rapporto con gli studi, dicui sono esempio i mesi trascorsiin carcere e le testimonianze ricavate dalle lettere. Su quest’ultimoversante, ricorda la Graziosi, molto è ancora da ricercare e da scoprire, tenuto presente l’apportoche via via possono fornire gli archivi privati dei corrispondentidel Pascoli. Tutto ciò è ancora terreno vergine da indagare al di làdella forte influenza determinatadalla biografia sul poeta stesa dal-la sorella Maria con successivicompletamenti esterni dovuti adAugusto Vicinelli.Sui rapporti con il Carducci è impostato il saggio di Alice Cencetti(Sentimenti e risentimenti allascuola di Carducci), nel quale sicerca di sfatare un altro luogo comune incentrato sulla continuitàtra il maestro e il discepolo, esaltato e propagandato dalle cronache cittadine allorché il Pascolinel 1906 subentrò al Carducci ma-lato sulla cattedra di Letteraturaitaliana. Su questi aspetti insistel’autrice attraverso un’attenta lettura degli interventi del Pascolinel celebrare il maestro e soprattutto nell’analisi critica di unaestetica poetica sempre più di-stante dagli intenti classicistici.Diventa perciò significativo l’eloquente silenzio critico che il Carducci mantenne sempre nei con-fronti del poeta romagnolo (“unsilenzio critico, naturalmente, chepoi però non poteva che inibireanche la sfera della comunicazione personale. E quel silenzio eloquente e denso di sottintesi, cheaveva ripetute volte innescato difficoltosi rapporti umani, in realtànon era altro che la conseguenzadi profonde divergenze culturali eartistiche”, p. 150).A un certo punto intervengononella vita del Pascoli le sorelle Ida

e Maria. Sull’allusività alle sorellenella poesia pascoliana si concentra il saggio di Massimo Castoldi(Pascoli e le sorelle) nel tentativodi ridurne l’entità rispetto a quanto richiamato nella biografia del-la sorella Maria. Per avvalorare latesi lo studioso prende in esamediversi testi poetici, sempre colle-gati dalla critica al contesto fami-liare. Che esista in Pascoli un richiamo alla convivenza con le so-relle nella trasfigurazione poeticanon si può mettere in dubbio, masenza ritenerlo l’unico elementoanalizzabile, anche perché moltedelle poesie occasionali furonotrasmesse in raccolte sparse o ad-dirittura rifiutate dall’autore.Sulla ricerca di Carla Chiummo(Pascoli e i morti) può essere richiamato, come impostazionecomplessiva del testo, quanto vie-ne asserito dalla saggista a mo dipremessa: “fuori dalla ristrettacerchia degli specialisti nulla sembra veramente scalfire l’icona nazional-popolare del poeta orfanoche piange in versi i tragici luttifamiliari . . . Il che, pur essendo 0v-viamente in parte vero, è solo lapunta di un iceberg che ha fonda-menta talmente ampie da conte-nere un universo sotterraneo chevale ancora la pena esplorare me-glio” (p. 203-04). L’intero saggio èsvolto con acribìa nell’individua-re i profondi rapporti che s’in-staurano tra Pascoli e la tradizione italiana, in particolare Petrarcae Leopardi,