36
FRANCESCO DANIELI, Il rito greco a Galatone. San Francesco d’Assisi in un codice bizantino del sec. XV, Quaderni degli Archivi diocesani di Nardò e Gallipoli 5, Mario Congedo, Galatina (LE) 2005, 135 p., ill., 17.00, ISBN 88-80866-34-6. Francesco Danieli, autore di un pregevole lavoro di trascrizione della liturgia in onore di san Francesco d’Assisi (akoloutìa), contenuta nel Codice Galatonese IV, del sec. XV, espone nel suo studio una riflessione teologica, meno storico-culturale, del testo, conservato nella chiesa Colle- giata di Maria SS.ma Assunta in Galatone, passando per due vie obbliga- torie: una panoramica generale sulla pratica del rito bizantino a Galatone e la storia dei manoscritti greci locali, offrendo una catalogazione e descrizione degli esemplari superstiti. L’opera si compone di 135 pagine: nell’introduzione – preceduta da una nota di ringraziamento del vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Dome- nico Caliandro, all’Autore e a quanti ne hanno incoraggiato la pubblica- zione, la Provincia di Lecce e il Comune di Galatone, e dalla prefazione di don Salvatore Palese, preside della Facoltà Teologica Pugliese – si pre- senta brevemente la storia delle comunità greche nel Salento, a partire dall’anno 726, spinte all’emigrazione dalla legislatura riformista ed ico- noclasta dell’imperatore Leone III, l’Isaurico, non scevra da interessi eco- nomici, oltre che religiosi, volendo risanare l’agricoltura del suo paese combattendo il latifondo e colpendo i maggiori latifondisti – i monaci iconoduli – che si rifugiarono sulle coste salentine, portando con sé cul- tura, valori, liturgie bizantine, trovando un terreno fertile in un’area geo- grafica assai vicina per cultura e posizione. Il processo di grecizzazione, articolatosi nel corso di lunghi secoli da Otranto a Taranto, ha caratterizzato il Salento mediante il pluralismo rituale fino al XVI secolo, quando l’assise tridentina decretò l’omologa- zione liturgica, inferendo un colpo anche al rito bizantino in Terra d’O- tranto. Nel 1413, anno dell’elevazione a sede vescovile della chiesa cattedrale di Nardò, persistevano le due tradizioni rituali e la stretta mescolanza del clero greco e latino: ciò è attestatato nel 1585, quando il nuovo presule neretino, don Fabio Fornari, si rivolse alla Congregazione per la Riforma dei greci al fine di ottenere orientamenti sul comportamento da assume- re dinanzi alla presenza orientale nella propria diocesi. Il 1747 segna la fine del clero orientale, ultimo dei quali il chierico uxo- rato non ordinato in sacris, Oronzo Gabelli, sorte condivisa anche dal- l’antica cattedrale greca e dal patrimonio librario bizantino che arricchi- ITALIA FRANCESCANA 81 (2006) 393-428 RECENSIONI LIBRI 9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 393

RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

  • Upload
    hadieu

  • View
    221

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

FRANCESCO DANIELI, Il rito greco a Galatone. San Francesco d’Assisiin un codice bizantino del sec. XV, Quaderni degli Archivi diocesani diNardò e Gallipoli 5, Mario Congedo, Galatina (LE) 2005, 135 p., ill.,€ 17.00, ISBN 88-80866-34-6.

Francesco Danieli, autore di un pregevole lavoro di trascrizione dellaliturgia in onore di san Francesco d’Assisi (akoloutìa), contenuta nelCodice Galatonese IV, del sec. XV, espone nel suo studio una riflessioneteologica, meno storico-culturale, del testo, conservato nella chiesa Colle-giata di Maria SS.ma Assunta in Galatone, passando per due vie obbliga-torie: una panoramica generale sulla pratica del rito bizantino a Galatonee la storia dei manoscritti greci locali, offrendo una catalogazione edescrizione degli esemplari superstiti.

L’opera si compone di 135 pagine: nell’introduzione – preceduta dauna nota di ringraziamento del vescovo di Nardò-Gallipoli, mons. Dome-nico Caliandro, all’Autore e a quanti ne hanno incoraggiato la pubblica-zione, la Provincia di Lecce e il Comune di Galatone, e dalla prefazionedi don Salvatore Palese, preside della Facoltà Teologica Pugliese – si pre-senta brevemente la storia delle comunità greche nel Salento, a partiredall’anno 726, spinte all’emigrazione dalla legislatura riformista ed ico-noclasta dell’imperatore Leone III, l’Isaurico, non scevra da interessi eco-nomici, oltre che religiosi, volendo risanare l’agricoltura del suo paesecombattendo il latifondo e colpendo i maggiori latifondisti – i monaciiconoduli – che si rifugiarono sulle coste salentine, portando con sé cul-tura, valori, liturgie bizantine, trovando un terreno fertile in un’area geo-grafica assai vicina per cultura e posizione.

Il processo di grecizzazione, articolatosi nel corso di lunghi secoli daOtranto a Taranto, ha caratterizzato il Salento mediante il pluralismorituale fino al XVI secolo, quando l’assise tridentina decretò l’omologa-zione liturgica, inferendo un colpo anche al rito bizantino in Terra d’O-tranto.

Nel 1413, anno dell’elevazione a sede vescovile della chiesa cattedraledi Nardò, persistevano le due tradizioni rituali e la stretta mescolanza delclero greco e latino: ciò è attestatato nel 1585, quando il nuovo presuleneretino, don Fabio Fornari, si rivolse alla Congregazione per la Riformadei greci al fine di ottenere orientamenti sul comportamento da assume-re dinanzi alla presenza orientale nella propria diocesi.

Il 1747 segna la fine del clero orientale, ultimo dei quali il chierico uxo-rato non ordinato in sacris, Oronzo Gabelli, sorte condivisa anche dal-l’antica cattedrale greca e dal patrimonio librario bizantino che arricchi-

I T A L I A F R A N C E S C A N A 8 1 ( 2 0 0 6 ) 3 9 3 - 4 2 8

R E C E N S I O N I • L I B R I

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 393

Page 2: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I394

va numerose chiese di Galatone; i 13 manoscritti superstiti furono custo-diti in abitazioni private di ecclesiastici greci, ultimo atto per conservareil patrimonio disperso.

Dopo una breve descrizione di alcuni codici bizantini, risalenti al XII-XVII secolo, per le celebrazioni liturgiche nella Collegiata di Maria SS.maAssunta, l’autore tocca in modo approfondito – nel II capitolo – il cuoredella trattazione: l’interpretazione dell’akoloutìa di san Francesco d’As-sisi, esaminato dal punto di vista paleografico, innografico e teologico, alfine di una sua più attenta collocazione storico-culturale.

Esso fu oggetto di studio nel 1988, da parte di p. Gregorio D’Ostuni,seguito da un’altra iniziativa di don Sebastiano Fattizzo; tuttavia si èrivelata la necessità di un lavoro di revisione per offrire una traslittera-zione, traduzione e interpretazione più corretta.

Sotto la guida di p. Marco Petta, l’Autore si è impegnato ad offrire uncontributo critico per la conoscenza e la valorizzazione di tale scritto.

L’Akoloutìa di san Francesco è un proprium per la festa del 4 ottobre.Racchiude la celebrazione del vespro (3 ottobre) e il mattutino; mancanole altre ore canoniche per la perdita dei fogli che le contenevano.

Dallo studio paleografico si evincono le caratteristiche del manoscrit-to: si tratta di 12 fogli di materiale cartaceo (mm. 213 x 152), composto datre fascicoli; lo stile dei caratteri è l’Italo-Griechische stil.

A p. 42s si offre uno specchio delle principali forme abbreviate ricor-renti nel manoscritto. Tra i neologismi, si annovera il nome grecizzato delSanto. L’opera non presenta particolari segni grafici o miniaturistici: se nededuce che il copista non era un esperto nell’arte amanuense. Sono pre-senti irregolarità, nel numero delle righe e nella loro lunghezza, ed erro-ri di itacismo e iotacismo, segno che chi scriveva agiva sotto dettatura. Lecause possono essere rintracciate nella pronuncia bizantina: confusionetra l’? e l’?, pronunzia delle dentali «?» e «?» e delle labiali «?» e «?», ilgruppo consonantico «nt» e «nd». Infine non sono esenti errori di distra-zione dell’amanuense.

Tuttavia il testo rispetta le regole grammaticali e sintattiche del grecoclassico, per cui si può dedurre che tali errori siano dovuti alla copiaturaaffrettata, avvenuta sotto dettatura, di un manoscritto precedente, data-bile tra la fine del 300 e i primi del 400, composto da un monaco localedello scriptorium galatonese di san Nicola di Pergoleto.

Questo primo manoscritto sarebbe stato rimpiazzato da una copiaposticcia, utile a conservare l’antico testo dell’akoloutia.

La sua struttura innografica presenta inni alla Madre di Dio dall’altocontenuto teologico (theotòkia). Dall’esame dei toni musicali se neriscontrano ben 5 degli 8 toni bizantini; quelli che meglio rimandano allevirtù di san Francesco sono il II (tono mistico) e il IV (tono angelico). Tra

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 394

Page 3: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 395

le annotazioni marginali si reca l’espressione, in carattere greco semitras-litterato in latino e in volgare: (A??i)siat(u)s may(or) s(a)nctus.

L’attuale stato di conservazione del Codice è discreto, grazie al restau-ro del 1969; il manoscritto però è mutilo di alcuni fogli contenenti i tro-pari e l’ufficiatura conclusiva.

L’opera presenta, alle pagg. 52-95, il testo originale dell’ufficiatura equello della sua traduzione in italiano; esso è la trascrizione fedele delmanoscritto, non la sua edizione critica. Le pagg. 98-120 contengono lariproduzione fotografica del Codice Galatonese IV.

Il capitolo III è occupato dal commento teologico del Codice e da unapparato fotografico dell’iconografia di san Francesco rinvenuta nellechiese bizantine di Galatone, tra le schiere di intercessori orientali,espressione della devozione per un santo occidentale inserito nel santo-rale universale della Chiesa bizantina, in una terra – il Salento – che ricor-da la permanenza dell’Assisiate dopo il viaggio di ritorno dall’Oriente,nel XIV secolo.

Definito il «santo cattolico autenticamente ortodosso» dall’iconografoe iconologo del 900, Fotis Kontoglou; «incarnazione dell’anima orientale»dal cappuccino, mons. Spiteris, san Francesco ha coniugato Oriente eOccidente cristiani nella sua visione religiosa attraverso il concetto diobbedienza, di fraternità – tipica della visione pacomiana –, di martiriosecondo la corrente spirituale dei «folli per Cristo» (psaloi), la cui lettera-tura abbonda nelle Fonti Francescane.

Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un astro che, sorto inOccidente, illumina anche le terre d’Oriente, come è riportato sugli stipi-ti della porta d’ingresso dell’antica abitazione del Santo, in Assisi: nacqueal mondo un sole. È indiscussa quindi l’ecumenicità del Santo di Assisi.

Un’incongruenza per la teologia ortodossa è rappresentata dalla spiri-tualità francescana delle stigmate, segno di partecipazione alla Passionedi Cristo, lette in chiave occidentale, ma risolta entro l’ottica della Trasfi-gurazione, in chiave orientale.

Mediante un flash-back biblico, Francesco è accostato a tutti i gigantidella storia di salvezza: da Abramo a Mosè ha mutuato rispettivamentela fede e l’annuncio della liberazione; da Isaia la voce, da Giobbe la pie-tà, da Davide la mansuetudine, da Daniele la capacità di ammansire lebelve, con chiaro riferimento all’episodio del lupo di Gubbio. Da Aronne,Samuele ed Elia la ministerialità, l’obbedienza e il rapimento estatico, dalBattista la verginità. Al vertice di tutto, da Cristo ha ereditato la totaleconformazione o cristificazione, fino alla trasfigurazione della sua fisici-tà in quella dell’Amato.

In una parola, Francesco – celebrano i theotokia del Codice – è colui

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 395

Page 4: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I396

che ha incarnato lo spirito delle Beatitudini partecipando alla santità diDio e divenendo martire in un nuovo modello di martirio inteso comesequela Christi, battezzato da Vauchez come «santità mediterranea» checoniuga nel vissuto i consigli evangelici.

L’akoloutia si conclude con un magnifico riferimento astronomico disapore tutto francescano: il santo assisiate è «l’astro mattutino, aurorasorgente di luce, custode dell’Orsa maggiore, colui che guida il grandeCarro, recando il Cristo Sole a rischiarare il cuore degli uomini» (p. 104s).

La totale conformazione a Cristo da parte di Francesco diviene garan-zia di autenticità e invito all’unità per le diverse confessioni cristiane.

In tal senso, il testo dell’akoloutìa si fa proposta per un futuro ecume-nico e promuove l’imitatio di colui che ha vissuto la santità come carità eamore nel senso più puro, nell’unione crescente con Dio e con il prossi-mo. L’immagine del Crocifisso Risorto nel suo fragile corpo richiama laChiesa, sposa di Cristo ad essere una, santa, cattolica e apostolica.

Nella sua pregevolezza innografica piena di spunti teologici e spiri-tuali, articolati secondo i canoni liturgici bizantini, l’akoloutìa rivela unospiccato culto francescano in Puglia, in particolare nel Salento bizantino.

Alfredo Di Napoli

GABRIELE INGEGNERI, I Cappuccini in Emilia Romagna. Uomini edeventi, Provincia dei Frati Minori Cappuccini, Bologna-Parma 2005, 733p., s.i.p.

Il titolo è somigliante a quello del volume pubblicato nel 2002 dalleEdizioni Dehoniane di Bologna, curato da Giovanni Pozzi e Paolo Prodi( I Cappuccini in Emilia Romagna. Storia di una presenza): in esso era affida-ta a vari specialisti la trattazione dei molteplici aspetti dell’universo cap-puccino, dalla struttura dei conventi alla questua, dalla formazione deinovizi all’arte, alla predicazione, fino alle missioni e al ministero nelleparrocchie. In esso, però, gli eventi storici erano condensati in due solicapitoli, cornice essenziale nella quale erano inserite le specificità dellavita dell’Ordine.

Il volume di Gabriele Ingegneri, invece, sviluppa in modo organico ladimensione storica, inserendola in un ampio orizzonte di riferimento econducendo il lettore all’interno delle vicende che hanno contrassegnatola vita piuttosto movimentata, e talora drammatica, dei Cappuccini. Bastipensare, infatti, alle difficili circostanze dei primi decenni della loro sto-ria, quando Bernardino Ochino, famoso predicatore e Ministro Generaledell’Ordine, dovette fuggire dall’Italia perché accusato di eresia; oppureai contrasti che, nel 1679, condussero alla divisione dei Cappuccini del-l’Emilia Romagna in due distinte province.

L’Autore, inoltre, evidenzia che anche la fisionomia della spiritualità

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 396

Page 5: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 397

cappuccina, pur sempre legata agli ideali di fondazione, si è in partemodificata nel tempo, adeguandosi alle esigenze dell’evangelizzazione.È interessante ricordare, infatti, che Andrea da Bascio, fondatore dell’Or-dine, aveva scelto la denominazione di Frati della vita eremitica, con evi-dente richiamo alla solitudine e alla meditazione, stabilendo che i con-venti sorgessero fuori dalle città e che i frati non si dedicassero alle con-fessioni, per non compromettere il proprio raccoglimento.

Invece, è accaduto che i fedeli, grazie alla complicità di papi e cardi-nali, abbiano progressivamente strappato i Cappuccini al loro ideale divita eremitica, inducendoli non solo a raccogliere le confessioni, maanche ad operare nelle parrocchie.

Gabriele Ingegneri, utilizzando materiale spesso inedito, ci conduceattraverso le complesse vicende storiche, illustrando i personaggi piùsignificativi nella vita dell’Ordine e documentando, nell’ultimo capitolo,il cammino verso la riunificazione delle due province, conclusosi felice-mente nel marzo 2005, quando il volume era stato già pubblicato.

Lo spazio dedicato alla storia degli eventi si estende per 537 pagine,che si lasciano leggere come un romanzo avvincente e senza badare altempo che scorre, grazie alla chiarezza dell’Autore e all’interesse suscita-to dalla varietà del contenuto.

Tale parte storica è seguita da due ampie appendici: la prima consistein una raccolta di documenti legati ad eventi o situazioni significative perla vita dell’Ordine; la seconda è una breve storia delle Cappuccine inEmilia Romagna, che dimostra quanto prezioso, e purtroppo poco cono-sciuto, sia stato il contributo delle donne nel recupero della originaria spi-ritualità francescana. Ne è autrice una donna, Laura Ferrarini, il cui stilechiaro, gradevole e, al tempo stesso, essenziale, conferisce un particolarefascino all’argomento trattato.

Torniamo alla prima appendice: si tratta di una silloge di oltre qua-ranta documenti originali, alcuni dei quali in latino, recuperati sia pressoarchivi dei Cappuccini, sia presso archivi comunali o di Stato.

I temi sono assai eterogenei: delibere comunali che accordano contri-buti per la costruzione o la riparazione di chiese e conventi; cronache del-la posa della prima pietra per la costruzione di chiese; circolari di Mini-stri Generali per dirimere questioni territoriali; resoconto di un incidentemortale occorso durante la demolizione di un convento; elemosine accor-date per l’acquisto di coperte e medicine. Sono, questi, alcuni degli argo-menti oggetto dei documenti inseriti nel volume, esempi di procedure elinguaggi che testimoniano strettissime relazioni fra il territorio dellaregione ed i conventi dei Cappuccini.

Infine, la seconda appendice scritta da Laura Ferrarini: l’Autrice svol-ge un’accurata analisi delle circostanze che condussero, nel 1538, alla

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 397

Page 6: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I398

nascita delle Cappuccine, per poi soffermarsi sulla storia dei singoli con-venti, sorti progressivamente in Emilia Romagna. L’esposizione è ricca didettagli che evocano circostanze ormai lontane dalla nostra esperienzacome, ad esempio, la suggestiva cerimonia della vestizione, con la parte-cipazione dell’intera popolazione. Inoltre, viene sottolineata l’osservanzadella povertà totale, in ubbidienza alle esigenti regole di fondazione. Ilsegreto del successo dell’Ordine va ricercato, secondo l’Autrice, nellaradicalità della donazione di sé, in una povertà che libera il cuore e lo col-ma della presenza di Cristo.

Il volume, già pregevole per il suo contenuto, è impreziosito da ben128 tavole fuori testo, raffiguranti conventi antichi e moderni, interni dichiese, gruppi monastici e quanto altro poteva risultare utile al lettore,per integrare visivamente quanto descritto nel testo.

Complessivamente, si tratta di un lavoro che si raccomanda, in parti-colare, per la razionale distribuzione della materia, per la chiarezza e lapiacevolezza dell’esposizione, per la puntualità della documentazione e,infine, per una veste tipografica gradevole ed elegante. Insomma, sonopresenti tutti gli ingredienti, necessari perché una pubblicazione suscitiinteresse e riscuota successo presso i lettori.

Oronzo Casto

LUCA PARISOLI, La contraddizione vera. Giovanni Duns Scoto tra lenecessità della metafisica e il discorso della filosofia pratica, Bibliothe-ca Seraphico-Capuccina 72, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2005,222 p., s.i.p., ISBN 88-88001-27-1.

Della pubblicazione del Parisoli non intendo stenderne una «recen-sione», perché, oltre che difficile oggettivamente in sé, lo è anche a livel-lo ermeneutico, essendo una trattazione di natura «logica», aspetto in cuinon ho mai voluto familiarizzare. Tuttavia, la lettura più volte del volu-me e il ritorno puntuale su spunti speculativi ben determinati dell’anali-si, vuoi per esemplificazione vuoi anche per riferimento diretto del dis-corso, hanno «solleticato» i ricordi del pensiero, orientandomi verso una«presentazione» della problematica esposta dal Parisoli, che mostra comeil pensiero di Duns Scoto possa inserirsi nell’alveo di una tradizioneparaconsistente.

Senza entrare nelle delicate analisi logiche del concetto di paraconsi-stenza, qui, sulla scorta dell’A., è sufficiente ritenere l’indicazione gene-rale. Esprime quella posizione di pensiero che, pur riconoscendo la vali-dità regionale al principio di contraddizione, ne nega l’assoluta univer-salità. Il problema nasce nei momenti in cui si vuol dare ragione dellapropria fede, ossia si vuol «dotare di argomentazioni razionali la creden-za in un Dio personale trascendente» (p. 36), che costituisce il nodo

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 398

Page 7: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 399

autentico dell’interpretazione del pensiero di Duns Scoto. Avendo avutoil coraggio di criticare Aristotele nelle questioni inerenti alla dimensionedella fede, il Dottor Sottile si inserisce automaticamente nella prospettivaparaconsistente, come si evince anche dalla sua interpretazione menorazionale che di fede dei così detti praeambula fidei. Posizione che mette anudo tutta la «paraconsistenza metafisica e pure morale» (p. 36) del pen-siero scotiano.

Il volume del Parisoli non intende offrire una ricostruzione sistemati-ca ed esaustiva del pensiero dell’Autore scozzese in chiave paraconsi-stente, ma solo un «approccio» per richiamare l’attenzione su un puntofocale dell’interpretazione del pensiero di Duns Scoto. Pertanto, anche lapresentazione vuole comunicare meno il risultato delle analisi che leintuizioni percepite, specialmente nell’interconnessione tra approccioparaconsistente e prospettiva cristocentrica, così da mettere il dito sullapiaga del pensiero di Duns Scoto e della sua interpretazione.

Nel mondo della cultura contemporanea, dominato da due speciali«dittature», la scientificizzazione o tecnocrazia del sapere e il neotomi-smo ecclesiale, dovute all’interpretazione pur diversa di un «pensierodebole», brilla come solitaria «stella» il volume del Parisoli, che affrontacon coraggio unico nella storiografia scotista, il delicato problema dellachiave ermeneutica della filosofia di Duns Scoto in termini di paraconsi-stenza, non come suo sviluppo organico e sistematico ma «focalizzato sualcuni punti tematici» (p. 20), per evidenziarne oltre al fondamento anchela caratteristica peculiare della posizione storico-critica del Pensatorescozzese.

La proverbiale subtilitas, con cui è passato alla storia, rende quantome-no difficile e complesso interpretare il pensiero di Duns Scoto, a causa del-la sua scelta esistenziale fatta in prospettiva cristocentrica. Fino a quandonon si comprenderà il valore e il significato del Primato ontologico di Cri-sto, ogni interpretazione regionale pur valida scientificamente risulteràsempre incompleta e non esaustiva del Pensatore, medievale per cronolo-gia ma contemporaneo per pensiero. Cristo Mediatore gli appare il «mas-simo dono» imprevedibile e indeducibile dell’Amore liberissimo di Dio.

È la «logica» dell’Amore, della Bontà, della Carità che offre e donaliberamente il «cominciamento» assoluto del pensiero del Maestro fran-cescano, una volta accettato esistenzialmente con fede. Dal Primato diCristo scaturisce l’essere soprannaturale e l’essere naturale. Il Primato diCristo costituisce il punto di partenza logico e ontologico di ogni analisidell’essere, benché la temporalità esige la preminenza d’origine cronolo-gica, come insegna Aristotele: ciò che è prima nel tempo è ultimo nellaperfezione, inverando così anche le profonde intuizioni del suo Maestro,Platone.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 399

Page 8: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I400

Questo riferimento al mondo cristiano o fede e al mondo greco oragione è sotteso a tutto l’impianto dello sviluppo del pensiero di DunsScoto, alla sua metodologia della ricerca della «verità» meno da spiegareche da costruire col progresso storico. E in concreto, l’analisi del Parisoli,cui va tutto il mio ringraziamento, perché, nella pur non breve esperien-za cinquatennale di studi scotistici, sembra per la prima volta venga conautorevolezza individuato il punto cruciale dell’interpretazione filosofi-ca del Dottor Sottile, il cui tempo, forse, non ancora è «pieno». La carica«profetica» del Primato di Cristo, come seme caduto in terra, germoglie-rà in tutta la sua bellezza e verità. È il Capolavoro di Dio! Non può resta-re a lungo nel silenzio e nell’oscurità! È «luce», «amore», «libertà».

Le intenzioni dell’Autore vengono espresse specialmente nell’Intro-duzione e nel primo capitolo; mentre gli e tre capitoli che lo compongo-no sono d’analisi specifiche sul concetto della «relazione come cosa», del-la corrosione della «fede classica» e della possibilità di una «scelta para-consistente». Non solo per l’argomento tecnico e puntuale ma anche perlo stile non sempre lineare e accessibile, benché chiaro e comprensivo conla dovuta attenzione. La comprensione del volume richiede una adegua-ta preparazione sia generale che specifica. La lettura, benché piacevole escorrevole, non sempre è facile, anzi in alcuni punti risulta abbastanzadifficile, meno per ragioni stilistiche che di complessità concettuali. Losvolgimento del discorso, infatti, risente del procedimento di andare con-tro corrente e, quindi, non solo in salita ma anche contro mano!

Per questo, preferisco del volume presentare soltanto alcune intuizio-ni metafisiche sembrate colte, invitando il lettore a cogliere altri impulsie stimoli per una riflessione personale sempre arricchente e propositivodel pensiero di Duns Scoto. Andare alle radici dei problemi, come fa ilParisoli, è sempre appagante e illuminante, perché rivela sempre il miste-ro della luce dell’amore, che, soltanto accettandola in sé com’è, puòrischiarare l’abisso dell’essere alla ragione investigante.

Tra i tanti spunti storiografici interessanti scelgo quello meglio sembracaratterizzare tutto l’impianto ermeneutico fondamentale sotteso allostesso spirito del volume di Parisoli, cioè il «fraintendimento» del Gilsonche riteneva Duns Scoto responsabile di aver dato «troppo spazio allateologia rispetto alla filosofia» (p. 29). L’accusa poggia, se ben compresa,sull’equivoco semantico dei termini «filosofi» e «teologi», avvallata dal-l’interpretazione di A. De Vos.

Essendo un problema interpretativo, che ha orientato la storiografiascotiana del secolo scorso. Come dilettante apprendista della filosoficamedievale e di Duns Scoto in particolare, non riesco a cogliere il cuore del«fraintendimento», cui viene fatto particolare oggetto il Gilson. Storica-mente, sembra, comunque, sia stato il primo a interpretare la terminolo-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 400

Page 9: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 401

gia «sotto accusa» senza creare alcun allarmismo né semantico né dottri-nale. Per «filosofi», lo Studioso francese intende, nell’analisi del Prologoall’Ordinatio, sicuramente il Filosofo per eccellenza, cioè Aristotele, e ditutti coloro che utilizzano la ragione pura o astratta senza alcun riferi-mento né storico né dottrinale alla rivelazione; per «teologi» tutti coloroche in un modo o in altro fanno riferimento a una «rivelazione» comun-que intesa, ma diversa e superiore alla ragione umana. Allora per «filo-sofo» s’intende colui che fa leva solo sulla razionalità umana, senza alcunsupporto rivelativo esterno superiore, nello spiegare i problemi dell’esi-stenza; per «teologo» invece chi per risolverli fa ricorso a un’autoritàrazionale superiore alla ragione, cioè alla fede.

Non necessariamente il termine theologos, usato da Duns Scoto, deveessere inteso in senso moderno come sinonimo di «teologi cristiani» o ditendenza cristiana, come sembra forse voglia insinuare il Parisoli scri-vendo «i suoi [di Duns Scoto] ‘teologi’ non sono i nostri ‘teologi’, bensì ifilosofi cristiani» (p. 29). Come dilettante scotista, mi permetto precisareche, nel contesto del Prologo di Duns Scoto, il termine «philosophos»equivale a «pagano», cioè a un autore che non conosce di fatto o non fauso di una rivelazione diversa e superiore alla ragione umana; il termine«theologos» invece a «credente», cioè a un autore che conosce e fa riferi-mento nelle sue argomentazioni a una rivelazione superiore e diversadalla ragione umana. Come credente può indicare, a seconda i casi, sia ilfilosofo che il teologo, perché entrambi mettono a fondamento in mododiverso la fede.

È proprio dalla «controversia» tra «filosofi» e «teologi» che Duns Sco-to fa emergere, in una delicatissima e complicata analisi storico-teoretica,il suo pensiero circa i due saperi, filosofico o naturale e teologico osoprannaturale, in perfetta autonomia e indipendenza, superando ogniprevisione dell’epoca e proiettandosi nel contemporaneo, come, per altreanalisi e in diversi ambiti, documenta ampiamente il volume del Parsoli,che, utilizzando la sua specializzazione «logica», riesce a mettere in luceaspetti tecnici molto interessanti e significativi del pensiero del DottorSottile.

Tutta la problematica sollevata dal Parisoli e sottesa dal Prologoall’Ordinatio, si può raccogliere a fattore comune nel rapporto fede-ragione che con la rivelazione ha fatto il suo ingresso sulla scena cultura-le della storia del pensiero, dedicandovi un paragrafo apposito (pp. 36-46) e mettendo in luce «il prezzo ontologico» (p. 43) che bisogna pagareper interpretare la metafisica di Duns Scoto. Prezzo quantificabilenell’«ammettere che ci sono almeno alcune contraddizioni vere» nel pen-siero scotista, autorizzando a introdurre la terminologia logica di «supercontraddizione» per distinguerla dalla «piccola-contraddizione» (p. 48).

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 401

Page 10: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I402

La distinzione, però, non è altro che traduzione dei due tipi di negazione,semplice a assoluta: nell’una si danno piccole-contraddizioni vere, nel-l’altra non si danno super-contraddizioni vere. Che il mondo scotista siaricco di piccole-contraddizioni vere, è sufficiente considerare la posizionecritica di Duns Scoto verso Aristotele, come si evince dal modo comeinterpreta il rapporto fede-ragione con l’applicazione dei praeambulafidei.

Per orientare il lettore nell’interpretazione del punctum crucis delleanalisi speculative condotte dal Parisoli nel suo pregevole volume, mipermetto questo paragone riverenziale. Come la lettura «copernicana»del sistema solare diverge da quella «tolemaica», così la posizione diDuns Scoto da quella comune. Tecnicamente una posizione è «vera» nonper autorità estrinseca, ma per quella intrinseca dimostrativa.

Chi conosce l’evoluzione dei sistemi può concludere! Quando inveceprevale l’autorità, si ha la dittatura culturale! Il volume del Parisoli lodimostra.

È doveroso offrire ai «pochi» volenterosi ma «coraggiosi» lettori, lafinalità dichiarata dall’A., che non intende proporre un’analisi esaustivae sistematica della lettura «in chiave paraconsistente» del pensiero diDuns Scoto, ma soltanto «una proposta di lettura paraconsistente»,«perorando la causa di una diversa concezione della razionalità», non più«rigidamente riduzionista o classicista» (p. 20-21), cioè di necessariadipendenza aristotelico-tomista. È un problema serio e storico insieme, esoprattutto rispettoso della «verità» e della sua continua formulazionestorica. Solo quella di fede può essere imposta. L’imposizione è ad ampiospettro...

Interessanti sotto l’aspetto teoretico sembrano le analisi condotte sulleproblematiche riguardanti la non identità tra «reale» ed «esistente», dis-cussa nel paragrafo dell’«interpretazione unitaria di fede e ragione» (p.36), e la differenza tra l’«ontologia scotista e l’ontologia aristotelica», nelparagrafo omonimo (p. 79ss), che filosoficamente costituisce il puntoqualificante di Duns Scoto, cioè del filosofo cristiano, rivelando anche ilmodo di come «leggere» lo stesso dato rivelato se in modo funzionale oontologico. Diversità che coglie realmente e concretamente il fondamen-to della rivelazione e contraddistingue le posizioni come logiche conse-guenze. Il punto nodale e focale allora è meno filosofico che teologico: oCristo funzionale o Cristo universale.

A nessuno sfugge l’importanza, segnalata giustamente dall’A., dellericadute non solo speculative, ma soprattutto spirituali e pastorali: all’uo-mo viene «nascosta» la possibilità di rapportarsi col mondo, con gli uomi-ni e con Dio in una prospettiva «diversa» da quella comune, imposta piùper autorità che per intrinseca bontà.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 402

Page 11: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 403

La relazione fondamentale dell’uomo a Dio (pp. 92ss) viene condizio-nata dal tipo di «lettura» fatta del Cristo, se funzionale o universale, chedà origine a due diverse ontologie e, quindi, a due diverse teologie. Nel-l’una, la relazione è di ragione e la teologia antropocentrica; nell’altra, èreale la relazione e cristocentrica la teologia. Differenze che derivano siadalle definizioni rivelate del nome «proprio» di Dio: se l’Essere o la Cari-tà; sia dalla metafisica aristotelica: se usata in senso assoluto o in sensorelativo. All’Essere, s’ispira la ragione astratta; alla Carità la ragione sto-rica, originando due percorsi completamente diversi: uno è per l’inter-pretazione logico-naturale del passaggio dalla «ragione» alla «fede»; el’altro per la scelta libera della volontà.

Sotto sotto sembra affiorare l’equivoco dei termini «filosofo» e «teolo-go», come già acutamente osservava Roberto Grossatesta «i teologi sisforzano di rendere Aristotele cattolico e non si accorgono che fanno sestessi eretici», cioè pagani.

Poiché si è immersi nel senso comune dell’essere di «sapore» aristote-lico-tomista, la lettura del volume esige una marcata conoscenza non solodel pensiero medievale e contemporaneo, ma anche di quello antico, pernon cadere supinamente nella gravità di Aristotele senza ricordarsi delsuo Maestro, Platone, e soprattutto del vero Maestro: Cristo. Come se peressere cristiano conta più Aristotele che Cristo!

Il taglio tecnico del volume, nel proporre lo schema «paraconsistente»del pensiero di Duns Scoto, è una grande novità non solo logica ma spe-cialmente speculativa, come documenta l’ampio spettro degli argomentiesemplificativi toccati nella trattazione, sopportata anche da una buonanota bibliografica e impreziosito da un indice di nomi e di temi.

Personalmente, non posso non congratularmi vivamente con il Pariso-li per le molteplici suggestioni teoretiche evidenziate nell’analisi, che delpensiero di Duns Scoto conferma originalità e attualità, ripresa in più par-ti dal documento programmatico di Benedetto XVI, in cui chiaramenteviene affermato il «primato» della Carità sull’Essere, come insegna DunsScoto.

Una conferma tranquilla di questa deduzione la si documenta dalleanalisi che il Parasoli conduce nel dimostrare «la potente metafisica delrealismo modale» di Duns Scoto, che «è il primo a stabilire un paragoneesplicito tra l’onnipotenza assoluta di Dio e l’onnipotenza assoluta dellegislatore» (p. 75). Paragone che proviene evidentemente dalla differen-za tra «onnipotenza teologica» e «onnipotenza filosofica» introdotta dalDottore francescano per affermare, forse, se l’A. me la passa, una dellefondamentali idee della sua «paraconsistenza»: l’assoluta libertà e lasuprema volontà di Dio, riconosciuta dal Pensatore scozzese, da cui sca-turisce la «fonte» dell’essere, del diritto, della legge...

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 403

Page 12: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I404

Le conclusioni di vedere e contemplare l’ordine delle cose comeespressione indeducibile e imprevedibile dell’Amore-Essere di Dio siripercuotono nell’intero sistema di lettura dello stesso ordine delle cosecon un atteggiamento più contemplativo che razionale, più lodativo cheesigitivo, più di stupore che manipolativo, cioè con più simpatia edempatia, come tutta la spiritualità francescana invita a considerare.

Paradosso: del francescanesimo si accetta l’appariscenza della spiri-tualità e si «oscura» la visione cristocentrica che ne è il fondamento e laperfezione!

Il Parisoli, presentando il pensiero di Duns Scoto in una prospettivapoco nota, qual è quella della paraconsistenza, che poggia sul valore nonassolutamente assoluto di nessun principio umano, nemmeno quello dicontraddizione, in quanto l’assolutamente necessario è solo Dio (p. 92), loconsidera sì medievale cronologicamente, ma profondamente contempo-raneo per il suo valore. La scelta cristica fa la differenza qualitativa con la«cultura dominante» imposta meno per convinzione che per autorità.

È un volume dirompente. Lo si consiglia a chi è abituato o si vuole alle-nare a dare ragione della propria fede, e a chi vuol trovare un saldo fon-damento e coronamento alla sua vita. Al francescano, forse, non è da con-sigliare ma da obbligarne la lettura, che facile non è né agevole, ma avvol-gente e arricchente. Per i Responsabili della Formazione potrebbe costi-tuire un punto cardinale di riferimento, specialmente in considerazionedei due centenari, il VII della morte di Duns Scoto e l’VIII del proposito diFrancesco d’Assisi, così da riportare nell’alveo dell’ideale francescano ladimensione dello studio, e da coniugarne con più serenità il «verbo» permeglio vivere la propria fede, e unificare saldamente la spiritualità con lateologia, secondo la pedagogia di Cristo, unico e vero Maestro.

Giovanni Lauriola

ORTENSIO DA SPINETOLI, Gesù di Nazaret. «Un grande profeta sorto inmezzo a noi» (Lc 7,12), Paginealtre 42, la meridiana, Molfetta 2005, 254p., € 15.50, ISBN 88-89197-69-2.

L’autore, cappuccino marchigiano e biblista di lungo corso, varie vol-te nel corso dei suoi studi si è impegnato a indagare sulla figura di Gesù.Segno non solo dei suoi interessi scientifici, ma di una passione di vita.Ne sono testimonianza le sue pubblicazioni sui vangeli dell’infanzia diGesù (Introduzione ai vangeli dell’infanzia, Brescia 1967, Assisi 21976; Il van-gelo del Natale. Annuncio delle comunità cristiane delle origini, Roma 1996) esull’itinerario spirituale di Cristo (Itinerario spirituale di Cristo, 3 voll.,Assisi 1971-1974), ma anche i commenti ai vangeli di Matteo (Matteo. Ilvangelo della Chiesa, Assisi 1971, 61998) e di Luca (Luca. Il vangelo dei pove-ri, Assisi 1982, 41999).

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 404

Page 13: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 405

Il libro che presentiamo non è propriamente di un testo di studio, madi divulgazione. Mancano completamente le note a piè di pagina, e diver-se volte se ne sente la mancanza. Ma la cosa è in sintonia con il procede-re dell’autore.

In ventiquattro agili capitoletti viene delineata la figura di Gesù diNazaret, profondamente inserita nella realtà comune ai suoi contempo-ranei. Ne emerge un Gesù «visto dal basso», solidale con la famiglia uma-na cui appartiene in tutto e per tutto. Ed è questa l’intenzione dichiaratadall’autore: «La predicazione cristiana è stata di fatto abitualmente pane-giristica, elogiativa; ha cercato di mettere in rilievo soprattutto la supe-riorità, si può aggiungere la trascendenza del Cristo, per questo ha calca-to la sua distanza dai comuni mortali in modo da far accrescere l’ammi-razione, la devozione, la venerazione nei suoi riguardi» (p. 7). Convintoinvece che occorre prendere sul serio la condizione umana di Gesù, p.Ortensio ritiene perciò che «tutto ciò che è proprio, nel bene e nel male,di ogni essere umano, nei suoi pregi come nei suoi difetti, deve ritrovar-si anche in Gesù se si tiene ad affermare che è un vero uomo. Occorrechiedersi in modo libero e critico fino a che punto egli si è ritrovato allastregua dei suoi simili, in altre parole, con quanta fatica e con quali rischiha dovuto adoperarsi per tener fede ai suoi ideali, ai suoi propositi dibene che salivano dal suo intimo. È partito dal nulla, come tutti, o daposizioni di vantaggio, privilegiate? Ha raggiunto la propria meta, l’ulti-ma «perfezione», sempre grazie a una forza superiore, che però non ènegata a nessuno, o ha dovuto far leva principalmente sulla sua buonavolontà e su una certa dose di coraggio che purtroppo non tutti sannomettere in atto?» (p. 9).

Come si può ben intuire dalle precedenti citazioni, il modo di presen-tare la figura di Gesù da parte di p. Ortensio non è propriamente usuale.Chi non conosce le precedenti pubblicazioni dell’illustre biblista, e non èperciò avvezzo al dibattito circa lo studio del Nuovo Testamento perconoscere Gesù di Nazaret, troverà non poco sorprendenti diverse affer-mazioni contenute nel libro. Occorre allora ritornare costantemente allapreoccupazione dell’autore di parlare di Gesù «uomo», dal momento cheritiene che se ne sia parlato sempre troppo come «Dio», a iniziare da tan-ti testi del Nuovo Testamento stesso.

Ad alcuni la scelta di p. Ortensio potrà apparire discutibile, magariperché non lascia trasparire immediatamente alcune verità dogmatichedella cristologia. Ma bisogna pure chiedersi se una presentazione di Gesù«dall’alto», cristologicamente corretta, non lasci in ombra altre veritàbiblicamente molto rilevanti, ma troppo spesso trascurate dalla tradizio-ne ecclesiale. Se del dogma cristologico si è ritenuto con fermezza la veri-tà del Gesù-Dio, a causa della consapevolezza che una sua messa in que-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 405

Page 14: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I406

stione avrebbe minato la genuinità della rivelazione, non è forse altret-tanto vero circa la verità del Gesù-uomo? Se la novità della rivelazionebiblica consiste nella imprevedibile decisione di Dio di essere il Dio-con-noi, allora è questa la novità che provoca lo stupore dell’uomo. Ed è que-sta la novità che va indagata.

Dobbiamo essere grati a p. Ortensio per essersi avventurato per que-sta difficile e non scontata strada, che non poche incomprensioni e ostili-tà gli ha procurato nel corso della sua esistenza. È bene perciò seguirlo nel«percorso da invertire» come indica nell’ultimo paragrafo del libro:«L’immagine di Gesù che viene abitualmente riproposta ai fedeli non èforse proprio quella che essi più attendono... Il Cristo della fede ha presoil posto del Gesù della storia, l’annuncio si è sovrapposto all’evento. Manon sarebbe inopportuno, meno ancora disdicevole ricominciare a parla-re di Gesù ripartendo dal basso, dalla sua condizione terrestre più chedalla sua condizione celeste. Si può continuare a richiamare l’attenzionesul Signore risorto, poiché esprime la grande attesa, la beata speranza chetoccherà un giorno, più o meno vicino, tutti senza dimenticare le solleci-tudini, le oscurità, le sofferenze che l’hanno preceduta» (p. 253).

Giuseppe De Carlo

GIUSEPPE SCARVAGLIERI, L’attualità della parrocchia. Strutture, fun-zioni, prospettive, Mursia, Milano 2006, 425 p., € 16.50, ISBN 88-425-3586-9.

Il volume rappresenta una trattazione accurata ed approfondita dellaproblematica della parrocchia dal punto di vista sociologico, per rag-giungere una presa di coscienza della sua situazione attuale e delle pro-spettive che si possono cogliere nell’attuale temperie culturale. Ci trovia-mo, infatti, in un momento di crisi di molte istituzioni culturali e religio-se, tra cui è coinvolta anche la parrocchia. Tale situazione tuttavia nontoglie che essa risulti ancora «il luogo privilegiato dell’annuncio dellaParola di Dio, dove la sua voce può essere riconosciuta e accolta». Neconsegue che, pur non escludendo le attuali difficoltà, la parrocchia stasperimentando una crescente capacità di adattamento alle nuove situa-zioni.

In tale processo di crescita la parrocchia è aiutata dalla nuova rifles-sione sulla dimensione comunionale della chiesa e sull’importanza dellasua prospettiva di storicizzarsi e quindi di accompagnare lo stesso cam-biamento socio-culturale. In tale ottica la prospettiva sociologica rappre-senta un fattore molto importante non tanto, ovviamente, a livello di con-tenuti che derivano sempre dal vangelo e dal magistero della chiesa,quanto piuttosto a livello più propriamente pratico ed operativo, in cui lasociologia può dare una spinta significativa.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 406

Page 15: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 407

La parrocchia, infatti, rappresenta un’area altamente caratterizzatadalla dinamica sociologica che la rende, da una parte, capace di seguirelo sviluppo storico della chiesa e, dall’altra, di adattarsi alle istanze cheprovengono dalla società. Sta di fatto che ancora oggi, dopo tanti anni didibattito non si ritrova un suo valido ed efficace sostituto. Si può quindipresagire che in realtà la sua configurazione attuale, pur dovendo tra-sformarsi e migliorarsi, non prelude ad un’eventuale scomparsa.

Tale prospettiva è avvalorata, ma anche in un certo senso prodotta,dalla stessa analisi sociologica, che non serve solo alla dimensione anali-tica, ma prospetta anche modalità e risorse con cui essa può risponderealle nuove istanze. L’opera, pertanto, è articolata in tre grandi parti: leistanze dell’impostazione dell’approccio, la componente esplicativa dellasua presenza ed azione, le condizioni problematiche attuali e le prospet-tive di soluzione.

La prima parte rileva la componente sociologica della parrocchia,cogliendone la capacità di radicarsi nella vita del popolo, ma anche dirispondere alle esigenze di ogni comunità locale con le sue caratteristichespecifiche. La parrocchia, infatti, si presenta come la realtà socio-pastora-le che può offrire: la totalità delle prestazioni, l’immediatezza delle pre-stazioni, la territorialità dell’espletazione, e l’irriducibilità aggregativa.Tali aspetti peraltro rappresentano le dimensioni fondamentali della suaidentità sociologica, ma sono anche i presupposti non solo per giustifica-re l’approccio sociologico, ma anche per indicarne le istanze analitiche eper prospettarne le potenzialità operative che, dal punto di vista sociale,la fanno persistere nel tempo.

Tale impostazione è ulteriormente approfondita dall’autore attraversoun approccio «multidimensionale» della parrocchia in cui sono eviden-ziate le componenti importanti: la strutturazione interna e la relazionali-tà ambientale. Nella strutturazione interna sono fatte risaltare: la dimen-sione descrittivo-morfologica, l’aspetto organizzativo-struttuale, il fon-damento normativo-valoriale e la prospettiva pratico-operativa. Nelladimensione relazionale sono esposti i rapporti con le altre unità aggrega-tive religiose circostanti e, cioè, con la diocesi e il vicariato, mentre in rife-rimento al contesto ambientale sono richiamati la prospettiva sociocultu-rale e l’ottica socio-religiosa, sia attuale sia passata.

Nel contesto di una trattazione organica e sistematica, non poteva, cer-to, mancare un qualche accenno allo sviluppo storico dell’approcciosociologico alla parrocchia, seguendo peraltro la falsariga dell’evoluzio-ne della sociologia della religione. Tale componente è giustificata dal fat-to che la dimensione storica è sempre parte integrante della scienza diuna data disciplina, ma anche dall’esigenza di collocare nel tempo i variapporti contenutistici e metodologici offerti lungo il percorso di questi

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 407

Page 16: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I408

ultimi tempi dai vari autori. In tale impostazione significativa ed origi-nale sono interessanti le quattro tappe individuate: la presenza implicita,le esperienze iniziali, l’incremento degli studi empirici successivi, la svi-luppo più ampio e composito della situazione attuale.

Un capitolo importante dal punto di vista della sociologia è anche latipologia che sintetizza quanto abbiamo detto circa le due forme di rela-zionalità. Essa, infatti, distingue una parrocchia entro il contesto ecclesia-le e ne evidenzia la relazionalità ambientale. Dopo aver accennato alleconfigurazioni tipologiche parziali, basate sulla dimensione sociografica(parrocchie grandi, medie e piccole) o sull’insediamento della popolazio-ne (parrocchie urbane, semiurbane e rurali), insiste giustamente sullatipologia integrata (parrocchia comunità globale, quartiere, o aggregatofunzionale) che è la più importante dal punto di vista sociologico e cheoffre più ampie possibilità interpretative.

La seconda parte, centrata sulle funzioni della parrocchia, è quellaecclesiologicamente più importante e più tipicamente sociologica. L’im-postazione prevede una traslitterazione delle funzioni classiche basatesui «tria munera». La prima funzione di socializzazione è quella che tra-scrive i contenuti del «munus sanctificandi». Di esso si evidenzia il signi-ficato e la portata, i meccanismi e le risorse, gli agenti del processo e lefasi. Si passa quindi alla seconda funzione, quella di comunicazione cheriesprime il «munus evangelizandi», di cui si evidenziano: il processonella sua globalità, le variabili personali, circostanziali, strumentali del-l’annuncio. Infine è trattata la funzione di organizzazione che traduce intermini più moderni il «munus gubernandi», con le sottolineature circa laforma della leadership, competenze direttive, mansioni esistenziali.

Dopo queste tre argomenti fondamentali è trattato il tema riguardan-te l’individuo e la parrocchia che risulta peraltro molto pratico e ricco dievocazioni interpretative e pratiche. Vi si descrive l’atteggiamento diappartenenza nelle sue componenti sociologiche e sociologiche, sonoesposti quindi la genesi e la formazione che prevalentemente si attuadurante il processo di socializzazione, si parla quindi della dinamica lun-go l’arco della vita dei fedeli e dei relativi fattori che in una direzionepositiva o negativa, vi hanno influenza. Si perviene così alla tipologia,accennando alla proposta di Le Bras e di Fichter, che nonostante i loropregi sono però parziali per arrivare ad una tipologia sintetica, storica emultidimensionale.

A tale argomento è strettamente collegato quello dei modelli globali diazione pastorale. Dopo aver prospettato il concetto di modello e il suouso nelle varie scienze, se ne descrive il concetto nelle sue componentiantropologico-culturali, nei suoi requisiti teologico-ecclesiali, e nelle sueimplicazioni pratico-operative, che plasmano sia le aspettative dei fedeli

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 408

Page 17: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 409

sia le esplicitazioni del modello da parte dei responsabili. Sono quindidelineati i principali modelli: sacrale-strumentale, ritualistico-devoziona-le, operativo-sociale, profetico-missionario. Si avanzano quindi alcuneosservazioni critiche, rilevandone la portata tipico-ideale, nel sensoweberiano, ma anche l’incidenza, contrassegnata da necessità culturale eprogettualità pastorale.

Nell’ultima parte del saggio si fa riferimento alle difficoltà attuali cheoggi la parrocchia incontra. Se ne espone il clima culturale, come passag-gio alla post-modernità e avanzata della globalizzazione, ma anche le ten-denze che si colgono sul piano della vita religiosa, come: propensione alladiminuzione, attitudine alla persistenza e inclinazione alla ripresa, di cuisi sottolineano i fattori recenti ed attuali che vi hanno influenza. Si passaquindi alla percezione della crisi attuale evidenziandone le varie interpre-tazioni e descrivendone le diverse manifestazioni sul piano multidimen-sionale e quindi a livello morfologico, organizzativo, normativo, ed ope-rativo che caratterizzano la situazione critica dell’istituzione parrocchiale,che, benché siano aspetti reali, non appaiono però non definitivi.

Rimane confermata, infatti, l’attualità e la consistenza della parroc-chia, anche se occorre provvedere in vari modi e con varie risorse alla suatrasformazione e al suo miglioramento. Per questo vanno colte le eviden-ti istanze e prospettive di ripresa attuale e del rinnovamento che si profi-la all’orizzonte, mettendo specialmente l’accento sulle diverse risorse sucui essa può contare. Diventa importante quindi mettere in risalto l’esi-genza di pluralismo pastorale, come anche la creazione di un nuovamodello di parrocchia, ed infine l’esigenza di incremento delle abilitàdegli operatori. Importanti sono anche le spinte verso la reimpostazionepastorale, che si potrà attuare attraverso l’identificazione dei bisogni fon-damentali, prendendo spunto dalle istanze attuali mutuate dalla geogra-fia sociale e attuando le implicazioni che derivano dalla visione multidi-mensionale della vita parrocchiale.

Nel complesso ci si trova di fronte ad un saggio molto interessante chemette in evidenza la funzionalità della proposta globale cui conduce.Emerge l’originalità della proposta deducibile dalla validità dei contenu-ti teologici, dall’efficacia anche del metodo sociologico, e dalla percezio-ne di trovarsi di fronte ad una trattazione ampia e completa. La prospet-tiva strutturale del rinnovamento peraltro si deduce dalla funzionalità etensione verso le istanze della nuova evangelizzazione. Essa, infatti, com-porta la presa di coscienza delle esigenze dei nuovi contesti sociocultura-li, con la consistenza perenne ma anche la novità emergente dei contenu-ti evangelici ed ecclesiali, ma anche con il costante adeguamento del suometodo con cui dovrà accompagnare la vita cristiana dei fedeli oggi.

Maria Tamburrano

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 409

Page 18: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I410

LEONARDO DI TARANTO, Promozione della salute e cura dei malati.Commento alla Nota pastorale CEI «Predicate il Vangelo e curate imalati. La comunità cristiana e la pastorale della salute», Centopagine,Ed. Centro Volontari della Sofferenza, Roma 2006, 124 p., € 10.00, ISBN88-8407-060-0.

Coloro che lavorano nel campo della salute aspettavano da tempo unnuovo documento che ampliasse e arricchisse la prima Nota della Con-sulta della CEI sulla pastorale della salute pubblicata nel 1989. Questo èstato un documento fondamentale e al quale ancora oggi si attinge, cheha tracciato le basi e l’identità di questa pastorale. Già c’erano stati infat-ti i primi cambiamenti sociali e la prima riforma nella assistenza sanitariae la Chiesa cercava di rispondere in modo cristiano agli interrogativi cheprovenivano dal mondo della sanità, affermando la sua precisa colloca-zione in un ambito di salute – salvezza dell’uomo.

Dopo diciassette anni però la trasformazione vertiginosa delle strut-ture e delle leggi sanitarie, insieme alla sperimentazione del loro funzio-namento in ragione di un’attesa e non sempre raggiunta verifica dellaqualità, hanno fatto emergere nuovi problemi in corso d’opera, come peresempio la cura olistica del malato che la medicina dell’evidenza spessotrascura, la parcellizzazione del processo diagnostico e terapeutico, illontano miraggio di una medicina preventiva che ha le radici negli indi-rizzi di sviluppo organico ed etico della società, il trasferimento di buo-na parte delle cure al territorio, i brucianti quesiti bioetici connessi ine-vitabilmente alle nuove scoperte e alle nuove tecnologie e tanto altroancora.

Dunque il nuovo documento Predicate il Vangelo e curate i malati – lacomunità cristiana e la pastorale della salute che porta la data del giorno diPentecoste 2006, quasi ad invocare la discesa dello Spirito, viene adampliare l’orizzonte: sulle fondamenta del 1989 si costruisce un primopiano con una planimetria che appunto tiene conto dei cambiamenti inatto. L’autorevolezza questa volta è maggiore perché la Nota pastoraleporta la firma dell’assemblea dei Vescovi, perché è frutto della riflessionedella Commissione episcopale CEI per il servizio della carità e salute.

Quanti sforzi sono stati fatti dai pionieri di questo campo per suscita-re attenzione al mondo della salute, per svecchiare antiquati criteri diaccompagnamento della sofferenza spesso vista solo come espiativa ocolpevole o probativa della fede! Quanta fatica per mettere veramente alcentro la persona sofferente e soprattutto per allargare il rapporto di curapastorale dal singolo cappellano o sacerdote alla comunità cristiana!

Ma il cammino è stato tracciato ed è entusiasmante sapere che lo stia-mo vivendo consapevolmente, forse contribuendovi un pochino. Consentimenti di riconoscenza e di appartenenza, p. Leonardo Di Taranto si

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 410

Page 19: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 411

è immerso nello studio della nuova Nota così che il suo commento risul-ta estremamente acuto e capace di estrarre i contenuti vitali per tutti glioperatori. La sua esperienza di pastoralista e di cappellano coordinatorenella Cappellania mista del Policlinico di Bari, gli hanno permesso dicogliere tutti gli spunti innovativi che poi ha saputo presentare in formaschematica esplicativa molto chiara.

Il testo consta di una introduzione in cui si entra in una galleria di ico-ne di Gesù modello di una Chiesa che insegna, testimonia e celebra: nuo-vo Mosè nel discorso della montagna, Gesù, seminatore della Parola perle strade della Palestina nel prologo del IV Vangelo, Gesù medico e reden-tore, Gesù samaritano, Gesù buon pastore, Gesù servo sofferente, Gesùcompagno dei discepoli di Emmaus. Segue il primo capitolo in cui sonotracciate le coordinate della nuova Nota pastorale: motivazioni e finalità,obiettivi, destinatari. Nel secondo capitolo la struttura e il contenuto del-la Nota sono suddivisi come facenti parte di un grande trittico da ammi-rare minuziosamente: il mondo della salute oggi, i lineamenti dellacomunità cristiana nelle istituzioni sanitarie, e infine la pastorale dellasalute in una comunità cristiana. Nel terzo capitolo l’autore riprende gliaspetti più innovativi della nuova Nota dal punto di vista di una possi-bile prassi pastorale applicabile nel mondo della salute attuale. Nella con-clusione poi lo sguardo va all’orizzonte futuro.

Dunque si tratta di un lavoro prezioso di accurato ordine esegetico,con riferimenti ampi ai diversi documenti magisteriali che la Chiesa hapubblicato in questi anni. Infatti proprio intrecciandoli a Predicate il Van-gelo e curate i malati, è stato possibile all’autore dare una interpretazio-ne feconda, illuminando piste di sviluppo futuro che ormai parrocchie,cappellanie, consigli pastorali e ospedalieri dovrebbero assolutamenteintraprendere, a meno di rinunciare al nuovo e sempre più cristologicosenso della evangelizzazione.

La scelta editoriale del CVS poi, di aggiungere il testo della Nota inmodo da facilitare lo studio guidato da p. Di Taranto, mi sembra oltre-modo azzeccata e utile per i lettori che avranno quindi due testi in uno adisposizione per seguire il cammino storico e pastorale e la posizione del-la Chiesa nel mondo della salute.

Mi sembra importante sottolineare l’immagine che l’autore ha dellapastorale della salute come cantiere di Chiesa comunionale in cui si lavo-ra per il Regno di Dio e si costruisce una comunità in cui ciascuno si sen-te responsabile nel coinvolgimento del progetto comune, che non è altroche quello del proseguimento della storia della salvezza e del costruire icieli nuovi e la terra nuova (p. 70).

Io vedo in tutto questo il vento dello Spirito postconciliare che effetti-vamente può cambiare il mondo, rovesciando le comode, stantie abitudi-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 411

Page 20: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I412

ni riduzioniste a favore di una pastorale che coinvolge tutto il popolo diDio con eguale responsabilità ed entusiasmo.

Forse dobbiamo dire grazie appunto a quei giovani sacerdoti che silasciarono permeare dall’ardore innovativo di Giovanni XXIII e del Con-cilio Vaticano II e che credendoci fermamente nonostante le difficoltà,sono rimasti giovani dentro quanto giovane è per sempre la meraviglio-sa novità del Vangelo e la tramandano alle giovani generazioni, se vor-ranno ascoltare e non indietreggiare come gamberi davanti alla scomodi-tà dell’impegno.

La Nota pastorale, dice ancora l’autore, è inviata ai cristiani con postaprioritaria e raccomandata, a testimoniarne l’urgenza. Ogni cristiano eogni operatore pastorale sanitario- dice - hanno il compito delicato eresponsabile di «firmare la ricevuta di ritorno» del documento ecclesiale,di studiarla e di attuarla insieme alla propria comunità.

Un invito dunque importante, complesso ma non impossibile, perchéci sono già alcune basi come le sia pur poche cappellanie e parrocchie effi-cienti, l’incremento del numero dei diaconi e dei ministri straordinari del-la comunione, che dovrebbero essere veramente impiegati nella caritàsolidale verso malati, anziani, poveri di ogni genere. Le vocazioni stessegermoglieranno in un terreno così dissodato e daranno il volto nuovo aduna Chiesa missionaria in un mondo che cambia.

Ornella Scaramuzzi

VINCENZO CRISCUOLO, Gli Scritti del Beato Angelo d’Acri, Bibliothe-ca Seraphico–Capuccina 71, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma 2004,423 p., s.i.p., ISBN 88-88001-23-9.

Il titolo completo del volume in esame ci offre la rassegna panoramicadel contenuto di questo interessantissimo saggio, condotto con rigorosametodologia scientifica dall’ormai noto studioso cappuccino VincenzoCriscuolo: Le lettere, due prediche, un corso di missioni e l’orologio dellaPassione (Gesù piissimo) con un’appendice di studi e documenti inediti.

Nella lunga e articolata Introduzione al saggio (pp. 5-30) l’Autore,dopo una brevissima nota contenutistica, delinea in sintesi il profilo bio-grafico del beato Angelo d’Acri (1669-1739), mettendone in risalto adextra lo zelo apostolico del predicatore apostolico, attraverso i quaresi-mali e le missioni popolari e ad intra i gravosi impegni nel servizio del-l’autorità verso i frati, sia come guardiano che come ministro provinciale,senza trascurare l’aspetto della direzione spirituale, esercitata con fruttoda Beato acrese (pp. 6-12).

La genesi e la formazione dell’attuale corpus epistolare, vengonoripercorse nelle pp. 12-15, mentre I corrispondenti del beato Angelo d’A-cri, sono accuratamente recensiti, relativamente ad ogni lettera, per

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 412

Page 21: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 413

numero, data, nomi dei destinatari, origine della lettera e destinazione,alle pp. 15-18.

La personalità e la spiritualità del beato Angelo d’Acri, così comeemergono dallo studio delle sue lettere, vengono tratteggiate con esem-plare esercizio di sintesi dal Criscuolo che evidenzia, in alcuni punti chia-ve, I cardini di una vita spirituale intensa.

Si riscontrano infatti nella personalità e nella spiritualità del beato diAcri: uno spirito di solidarietà, la comprensione e la condivisione deiproblemi dei suoi corrispondenti, la riconoscenza e la gratitudine per l’o-spitalità ricevuta, il culto dell’amicizia concretizzato anche da piccolidoni, la fragilità della sua salute, minata nel continuo andirivieni per gliimpervi sentieri calabresi, nella sua ansia apostolica, e finalmente la curaassidua della direzione spirituale (pp. 20-29).

Le 63 lettere di Angelo d’Acri vengono quindi pubblicate, in edizionecritica, dal padre Criscuolo, con l’indicazione del luogo e della data discrittura, del destinatario e da un breve flash contenutistico, con il corre-do dettagliato delle fonti documentarie di reperimento delle medesime(pp. 30-115).

È questa la parte più corposa di questo interessante lavoro che ci per-mette davvero di entrare nell’anima del beato Angelo attraverso la fre-quentazione dei sentieri della sua quotidianità, offrendoci spaccati dav-vero interessanti, non privi di curiosità, sulla vita civile e religiosa dellaCalabria tra fine Seicento e Settecento, attraverso la lente cappuccinesca.

In una prima Appendice vengono riportate quattro lettere di MariaTeresa Sanseverino che diventerà poi Maria Angela del Crocifisso nelmonastero delle «Cappuccinelle» di Acri, fondato dal padre e sostenutospiritualmente dal beato Angelo (pp. 116-120).

La seconda Appendice è costituita da una lettera di Gabriele da Orso-marso, ministro provinciale dei cappuccini di Cosenza, scritta il 12dicembre 1739 al cappuccino ligure Giuseppe Antonio da Genova, corri-spondente del beato Angelo.

La lettera contiene dettagli preziosi sugli ultimi giorni del veneratoconfratello, sui funerali, sulla fama di santità e sull’intenzione di avviaresubito la macchina della beatificazione (pp. 121-122).

La seconda parte del volume riproduce, sempre in edizione critica,due prediche del beato Angelo d’Acri riguardanti la Seconda Domenicadi Quaresima (pp. 149-163) e un Panegirico di San Mattia Apostolo (pp.164-175) e un corso di missioni popolari intitolato Esplica del Decalogoper le sacre Missioni (pp. 191-221), esemplificazioni dello stile oratoriodel Settecento sia nell’aspetto letterario che nei contenuti specifici dellapredicazione cappuccina.

Non poteva mancare in questa edizione degli Scritti del beato Angelo

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 413

Page 22: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I414

d’Acri il suo celeberrimo Orologio della Passione di Nostro Signore Gesù Cri-sto, meglio conosciuto come Gesù Piissimo (pp. 229-240), espressione diuna devozione molto sentita e vissuta tra i frati cappuccini.

Frutto dell’appassionata ricerca che Criscuolo conduce da anni negliArchivi vaticani sono I documenti inediti relativi al beato d’Angelo cheegli pubblica in questo volume (pp. 241-257).

Assai utile risulta infine la scelta dell’Autore di inserire in questo lavo-ro alcuni suoi studi già pubblicati nella prestigiosa rivista dell’IstitutoStorico dei Cappuccini Collectanea Franciscana.

Si tratta di approfondimenti storiografici che illuminano ancora di piùla personalità e la santità del beato calabrese: «Acri:il beato Angelo e ilmonastero delle cappuccine» (pp. 259-294) e «Cinque lettere autografedel beato Angelo d’Acri ancora inedite» (pp. 295-305).

Attenzione particolare è stata dedicata dall’Autore alla vexata quaestiodegli Scritti del beato Angelo e del relativo processo di beatificazione:«“Eadem scripta ac si umquam exarata fuissent”. Il processo di beatificazio-ne di Angelo d’Acri e il problema dell’esame dei suoi scritti» (pp. 307-361).

Il volume si conclude con un accuratissimo vaglio delle fonti archivi-stiche reperibili relativamente a «Il convento dei cappuccini e il monaste-ro delle cappuccine in Acri» (pp. 363-398).

La ricchissima Bibliografia (pp. 403-410) è preceduta da un accuratoElenco dei manoscritti (pp. 399-401) e seguita da un dettagliato Indiceanalitico (pp. 411-420).

Un lavoro di grande spessore scientifico e culturale quello di Vincen-zo Criscuolo, assai utile per conoscere la vicenda umana e spirituale delbeato Angelo d’Acri, predicatore instancabile e generoso ed autentico fra-te del popolo.

Giovanni Spagnolo

CALLISTO CALDELARI, Editoria e illuminismo fra Lugano e Milano, Ilsapere del libro, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2005, prefazionedi Mario Infelise, postfazione di Giovanni Pozzi, 288 p., € 22.00, ISBN88-86842-92-9.

Non è possibile scrivere la storia del libro e della stampa italiana trametà Settecento e Ottocento senza dedicare un capitolo al ruolo nonsecondario che hanno avuto il Ticino e i suoi editori.

Il cappuccino Callisto Calderari, già noto per le sue magistrali e fon-damentali investigazioni sulla Bibliografia ticinese, ci offre ancora unasua opera mirata ad indagare i rapporti esistenti tra l’editoria luganese equella lombarda del 18. secolo, in piena epoca illuministica.

Il volume raccoglie tre saggi dell’autore, tutti e tre sotto il segno del-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 414

Page 23: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 415

l’illuminismo. In particolare: il primo si occupa della polemica antigesui-tica sfociata in seguito nel giansenismo; il secondo dà conto della fortunaculturale e bibliografica di Parini e Voltaire a Lugano; il terzo presenta leidee illuministe diffusesi in territorio luganese attraverso gli almanacchidell’epoca.

Ai tre studi dell’autore si accompagnano opportunamente uno studiointroduttivo sul ruolo editoriale di Lugano nel contesto italiano, dovutoalla penna di Mario Infelice, e una postfazione di p. Giovanni Pozzi,scomparso da appena qualche anno, famoso per i suoi studi di filologiaclassica e di critica letteraria.

Tutti gli studi di Calderari ruotano intorno all’attività editoriale degliAgnelli, che si pone come fondamentale nell’editoria ticinese del secolo18.-19., attraverso l’opera di più generazioni di tipografi, che hanno comecapostipite l’abate e teologo Giambattista.

In tempi in cui imperversa in Europa - e in Italia in particolare - la cen-sura libraria, i fratelli Agnelli, già operanti a Milano sin dal Seicento, sispostano a Lugano per sfuggire alle maglie dell’inquisizione, incapace dicogliere ed alimentare i nuovi aneliti di libertà che culmineranno inseguito nella Rivoluzione francese.

La scelta del luogo non è casuale, trovandosi alla confluenza dei Gri-gioni svizzeri con il Regno di Sardegna, la Repubblica di Venezia e lo Sta-to di Milano: da quella postazione si possono osservare e seguire i nuovifermenti sociali e religiosi che si svolgono negli Stati vicini, senza perquesto essere sottoposti a pressioni o vessazioni statali, anzi con la buo-na prospettiva di servire un mercato ben più ampio di quello italiano e,soprattutto, di disporre di maggiore libertà di azione.

Gli Agnelli, prima di insediarsi a Lugano, avevano a Milano una pic-cola tipografia che dava lavoro a una trentina di persone: essa era parti-colarmente efficace nella produzione di materiale libertario e, diremmooggi, frivolo (come gazzettini politici, pamphlet, almanacchi, lunari, ecc.),che spesso, però, suscitava problemi nei rapporti tra i vari Stati. Questiguardavano con sospetto soprattutto la pubblicazione delle gazzette, nontanto per la diffusione di idee politiche sobillatrici, quanto per quella sor-ta di consorteria che si presumeva potesse esserci tra compilatori e auto-rità che ne permettevano la pubblicazione.

Le pubblicazioni stampate a Lugano erano nate con l’intenzione dirivolgersi a un pubblico italiano, attraverso la costituzione di una fitta retedi distributori sparsi per tutta la penisola, che permettevano agli Agnellidi diffondere notizie sui temi più scottanti dell’epoca. Le conseguenze diquesto atteggiamento furono, non casualmente, la rivincita che la contro-rivoluzione del 1799 si prese saccheggiando la tipografia degli Agnelli euccidendo il compilatore della gazzetta luganese, l’abate Vanelli.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 415

Page 24: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I416

Le ricerche effettuate e la documentazione prodotta da p. Calderarilungo decenni di lavoro prende l’abbrivio dall’esame delle opere pubbli-cate e segnalate dalla Gazzetta luganese (spesso solo annunziate come diprossima uscita).

L’esame che Calderari fa di queste pubblicazioni e la loro analisi, cirivelano un panorama piuttosto movimentato intorno ad alcuni problemicruciali del tempo, quali la disputa antigesuitica, l’insorgere e l’affermar-si del giansenismo e del conciliarismo. Costituiscono, pertanto, un impor-tante tassello non solo per la bibliografia ticinese, ma anche per la biblio-grafia retrospettiva italiana e per la cultura da essa veicolata, se si pensaa quante notazioni e informazioni complementari egli aggiunge alla sem-plice rassegna bibliografica, sforzandosi di considerare ogni elemento otestimonianza capace di completare, arricchire e spiegare le informazionidate anche su edizioni probabilmente andate perdute e da noi conosciu-te solo attraverso la rassegna bibliografica apparsa sulla Gazzetta degliAgnelli.

La conoscenza di questa produzione «minore» può anche costituireuna fonte per approfondire le forti tensioni presenti all’interno dellaChiesa in un’epoca di grandi rivolgimenti sociali, in vista di una riformadi cui si sente un improrogabile bisogno e che effettivamente avverrà sot-to il segno della ragione, perché illuminata da valori di libertà e ugua-glianza.

Da un esame delle schede bibliografiche delle edizioni degli Agnelliriportate da Calderari – sempre puntuale nella riproduzione fedele deifrontespizi con i loro caratteri e gli a capo, nella individuazione di anoni-mi e pseudonimi -, si evidenzia il fatto che essi furono editori prevalen-temente ecclesiastici, particolarmente nel settore ecclesiologico, all’epocaintriso di dilanianti polemiche, di cui essi furono non solo i fedeli tra-scrittori ma anche i sostenitori, per le loro tendenze antiromane, antige-suitiche e filogianseniste. E’ ormai comprovato che in questi atteggia-menti molto contribuì la figura e le pressioni del cappuccino svizzero fraAgostino Maria d’Origlio, la cui cultura e i cui influssi sono documenta-bili attraverso le firme da lui apposte a un numero davvero imponente diopere (circa 400) da lui lasciate alla Biblioteca dei Cappuccini di Lugano.Questo spiega anche la cospicua presenza della pubblicistica antigesuiti-ca e giansenista prodotta dagli Agnelli presso l’attuale Biblioteca cappuc-cina «Salita dei Frati» di Lugano, opere di gran pregio bibliografico e diestrema rarità.

Da un esame complessivo delle schede bibliografiche prodotte da p.Callisto emerge, dunque, il ruolo del Ticino, di Lugano e degli Agnelli inparticolare, nella promozione della libertà di pensiero in ambito europeoe mette in evidenza – come afferma il p. Pozzi – «una costante nella sto-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 416

Page 25: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 417

ria culturale del Ticino: l’elevarsi di grado di coincidenza con questioni ilcui epicentro era fuori dai nostri confini [svizzeri], quando il nostro pae-se [la Svizzera] lasciava un margine di libertà a quella delle parti in con-tesa che era sottoposta a censura».

Ferdinando L. Maggiore

FIORENZO FIORE - GIUSEPPE LIPARI, Le edizioni del XVII secolo dellaProvincia dei Cappuccini di Messina: la Biblioteca provinciale, 3 voll.,Città e territorio 9, Sicania, Messina 2003, 1616 p., € 115.00, ISBN 88-7268-099-9.

La poderosa opera in 3 volumi redatta da Fiore e Lipari, costituiscesoltanto la prima parte di un progetto di recensione bibliografica moltopiù grande, inerente le opere del XVII secolo possedute dalle Bibliotecheconventuali cappuccine della Provincia religiosa di Messina.

Già la mole di questa prima parte, comprensiva di ben 3 corposi volu-mi, può fare immaginare quale immenso patrimonio possiede questaProvincia cappuccina che può contare sui patrimoni bibliografici dei con-venti di Bronte, Castelbuono, Catania, Gangi. Nicosia, Troina, Gibilman-na e Petralia Sottana.

In questi primi 3 volumi vengono presentate le opere del XVII secolopossedute dalla sola Biblioteca provinciale di Messina, pari a ben 3176schede di opere i cui frontespizi sono stati trascritti facsimilarmente, indi-cando la provenienza, le note di possesso e aggiungendovi altre annota-zioni, che rendono veramente esemplare la loro edizione.

I volumi sono introdotti da uno studio di Giuseppe Lipari su I libri deiCappuccini in Sicilia nei secoli XVI e XVII, in cui si esamina il mercato deilibri siciliano tra Cinque e Seicento, rilevando le rotte da essi seguite, sinoad approdare financo nelle più piccole località siciliane. Possiamo cosìcomprendere la circolazione libraria del tempo, i filoni di interesse biblio-grafico e culturale che sono rilevabili nelle raccolte librarie dei Cappucci-ni, la loro specificità, la loro localizzazione.

La più antica notizia sulle biblioteche cappuccine della Provincia diMessina e sulla loro consistenza lo rileviamo dal ms. Vat. Lat. 11323 checontiene l’inventario dei libri posseduti trasmessi a Roma in esecuzionedell’Inchiesta innocenziana promossa dalla Congregazione dell’Indicealla fine del XVI secolo riguardo alla situazione degli Ordini religiosi inItalia.

Come fa rilevare Lipari nel suo studio introduttivo, sinora è stata datapoca attenzione ai fattori di radicamento della riforma cappuccina in Sici-lia e al suo imprinting nella coscienza popolare siciliana, della quale sonodivenuti un fattore di crescita non solo spirituale e religiosa.

Solo ultimamente gli studi condotti in tale direzione hanno tentato «di

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 417

Page 26: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I418

ricostruire gli articolati percorsi nei quali si è dipanato, nella dinamicaspazio-temporale di almeno due secoli, la storia del rapporto fra il mon-do del libro, nelle sue molteplici valenze di produzione, della circolazio-ne e della fruizione, e i cappuccini siciliani».

La ricchezza del patrimonio librario dei Cappuccini di Messina - anchese solo parzialmente giunto sino a noi – ci fa presupporre di essere difronte a un fenomeno unico sia nell’Ordine che nei confronti della stessalegislazione cappuccina, se si pensa al dettato delle Costituzioni cappuc-cine che raccomandavano una certa essenzialità nell’incremento librario,orientato soprattutto alle esigenze della formazione spirituale dei singolie al ministero della predicazione. Solo nel 1596 l’evolversi della legisla-zione prescriveva che «si facciano librarie in alcuni luoghi principali»,ovverossia nei luoghi di formazione e di studio, che accrebbe enorme-mente il patrimonio posseduto, giunto alle biblioteche attraverso i canalipiù vari: doni di personaggi facoltosi, omaggi degli autori, elemosine,prestazioni pastorali, scambi con altre istituzioni.

Forse il fenomeno della crescita esponenziale del patrimonio dellebiblioteche è stato anche esaltato dalla prassi cappuccina di concedere aisingoli frati solo l’uso dei libri, come si evince dalle attestazioni infra-scritte nei frontespizi: «ad uso del p. fra … applicato alla libraria di …» -più raramente, «procurato dal padre…», che per la realtà siciliana diven-ta «lasciato dal padre…».

Non sempre i frati si attenevano a quanto prescritto dalle Costituzionicirca l’uso e l’alienazione dei libri, se teniamo conto delle suppliche a piùriprese rivolte dai Superiori alla Sede Apostolica «perché fosse commina-ta la scomunica e la privazione di ogni ufficio» per ogni indebita sottra-zione o alienazione di libri dalle biblioteche conventuali.

La diversa modalità di acquisizione, quando non dovuta ad acquistidiretti da parte dei frati, se da un lato ha portato una certa disomogenei-tà delle collezioni ivi presenti, ha certamente arricchito il panorama degliinteressi culturali dei frati: così, accanto ad opere di teologia e morale,storia ecclesiastica e scienze bibliche, Padri della Chiesa e liturgia, spiri-tualità cristiana e oratoria sacra – discipline più attinenti agli ambiti pro-pri della formazione e dell’apostolato dei frati – ritroviamo molte operedi diritto civile, di medicina, di astronomia, di archeologia, ecc.

Utili tessere per delineare il formarsi delle raccolte librarie dei cap-puccini siciliani e il loro consolidamento sono due documenti riportatidal Lipari e che attestano un fenomeno poco documentabile altrove.

Si tratta del testamento del Visconte di Francavilla che non solo donaper legato il suo patrimonio librario, ma destina anche la somma di 400once di denari per l’acquisto di nuove opere. Inoltre, il testatario ordinache di tutti i libri che egli dona alla biblioteca dei Cappuccini «se ne hab-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 418

Page 27: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 419

bia et debbia fare un indice, seu catalogo … et debbano stare e tenersi nel-la suddetta libreria a comodità di ognuno … per lo frutto delli studi del-l’istesso convento e d’ogni altra persona studiosa e devota di questa miaterra, et per decoro et ornamento del luogo». Suscita interesse in questedisposizioni la prescrizione della compilazione non solo di una lista deivolumi donati, ma addirittura di un catalogo, finalizzato a una miglioreconsultazione sia da parte dei frati che dei laici. La biblioteca conventua-le diventa così non solo luogo di studio per i religiosi, ma anche luogo diaggregazione per tutta la comunità cittadina che ne trarrà «decoro etornamento».

Il secondo documento è costituito da una delibera dei giurati della cit-tà di Acireale che stanzia «onze cinquanta alla persona che vorrà il padreguardiano … et in ditta città di Venettia … comprare tanti libri … con-forme al memoriale che li serìa mandato dal padre provinciale o di dettonostro padre guardiano». Si tratta della prima attestazione storica di unintervento di autorità pubbliche a favore e sostegno di una biblioteca con-ventuale, che ci offre anche una spia circa i circuiti del mercato librarioitaliano. Si può solo intravvedere sia da questo documento, come anchedalle annotazioni apposte sui libri dei cappuccini, l’insieme di relazioni escambi editoriali, la rete commerciale esistente tra Sicilia e industria tipo-grafica veneta capace di soddisfare il mercato librario siciliano, le influen-ze culturali dell’editoria continentale sull’ambiente intellettuale isolano,le correnti di pensiero maggiormente attestate, i rapporti economiciinstaurati tra Sicilia ed Europa.

Un panorama esaustivo di queste problematiche non è certo estraibiledall’esame dell’attuale patrimonio delle biblioteche cappuccine siciliane,sia per la carenza di necessari sussidi catalografici e di un adeguato sup-porto documentario archivistico, sia per la dispersione e i depaupera-menti subiti da molte biblioteche al momento della soppressione degliOrdini religiosi seguita all’unità d’Italia, sia per le commistioni tra anticopatrimonio conventuale e nuove accessioni nelle biblioteche pubbliche incui è confluito tale patrimonio.

Lo stesso quadro informativo presentato da Lipari nel suo studio - conla quantificazione delle percentuali, nelle biblioteche cappuccine sicule,tra edizioni italiane e straniere, dei luoghi di stampa - risulta frammenta-rio e poco attendibile ai fini di una rilevanza culturale caratterizzante lebiblioteche della Provincia di Messina e più in generale delle bibliotechecappuccine siciliane. Possiamo solo affermare che dall’attuale patrimoniodi queste biblioteche possiamo rilevare che gli interessi bibliografici deicappuccini vanno nel verso dei «libri devoti», dei sussidi per la predica-zione, con prevalenza di autori francescani e cappuccini.

Questo dato, confermato dall’analisi di altri patrimoni bibliografici

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 419

Page 28: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I420

presenti in biblioteche cappuccine sparse sul territorio italiano, confermaquanto già rilevato dal Lipari qualche anno fa, cioè che «i cappuccinirivelano una sostanziale omogeneità di letture e di utilizzazione di stru-menti, un’identica impostazione culturale, una ben definita consapevo-lezza dei limiti e dei fini della loro attività, della loro funzione in un par-ticolare contesto della società civile e religiosa, una omogeneità in cui, infondo, le variabili locali hanno esercitato una modesta incidenza».

Ma questo dato, più che contraddire il profondo radicamento ambien-tale dei cappuccini, ci fa comprendere come a un massimo di flessibilitàe adattamento alle esigenze locali corrispondesse un massimo di unifor-mità e adeguamento all’orizzonte culturale in cui essi operavano.

Questi rilievi e considerazioni sono supportati dall’esame delle sche-de bibliografiche presentate, i cui criteri editoriali (scelta e forma dell’in-testazione, descrizione e trascrizione facsimilare del frontespizio, colla-zione, registrum, note circa l’edizione e l’esemplare, note di possesso,provenienza e impronta, documentazione bibliografica dei principalirepertori consultabili, compresi lodevolmente gli OPAC in rete, e per ulti-mo l’indicazione delle collocazioni) se da un lato sono redatti secondo ipiù aggiornati indirizzi biblioteconomici - (unica menda la mancanza diuna descrizione standardizzata secondo ISBD (A) - dall’altro facilitano laconsultazione e il reperimento delle opere da parte di eventuali ricerca-tori, che sicuramente troveranno in questo repertorio un utile e, forse, inmolti casi, indispensabile strumento di lavoro.

Da cappuccini c’è solo da augurarsi che anche altre biblioteche del-l’Ordine sappiano produrre uno strumento bibliografico di uno spessoreculturale simile.

Ferdinando L. Maggiore

LUCIANO LOTTI, L’Epistolario di Padre Pio. Una lettura mistagogica,Prefazione del Cardinale Dionigi Tettamanzi, Libreria Editrice Vatica-na – Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 2006, pp.488, € 18.00.

L’interesse suscitato dalla figura del santo cappuccino padre Pio daPietrelcina (1887 – 1968), definito da Paolo VI come «rappresentantestampato delle stimmate di nostro Signore» e dunque capace di attirare asé «una clientela mondiale», ha avuto una ripercussione anche nell’edi-toria per il gran numero di scritti su di Lui, oltre che ad attirare l’atten-zione dell’universo massmediatico per la straordinarietà della sua vita.

Il volume che abbiamo il piacere e la sfida di presentare è frutto di unmeticoloso studio scientifico, come tiene a precisare lo stesso Autore, natocome tesi dottorale nel prestigioso istituto di spiritualità della pontificiauniversità Teresianum di Roma, dei carmelitani scalzi.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 420

Page 29: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 421

Del resto, già nel 1995, il padre Luciano Lotti si era occupato, nella suatesi di licenza in Cristologia, conseguita presso la pontificia universitàLateranense, dell’Epistolario del santo confratello, cui egli da bambino haavuto l’inestimabile privilegio di «servire la Messa», come ricorda il car-dinale Tettamanzi nella Prefazione (p. 9), rilevandovi il paradigma di Cri-sto come «divino artista».

Si direbbe poi che da sempre la vita e la spiritualità di padre Pio sonostate al centro dell’amoroso e paziente indagare di padre Luciano che dal2002 è anche direttore della rivista specializzata Studi su Padre Pio, fonda-ta nell’anno giubilare 2000 dall’infaticabile e benemerito padre GerardoDi Flumeri e da padre Giovanni Cirelli, fino a giungere a questo lavoroche si pone come punto di arrivo e di partenza, in ogni caso imprescindi-bile, per ulteriori studi sull’Epistolario dello stimmatizzato del Gargano.

Paradossalmente è nella Conclusione del libro che possiamo trovaremotivazione, chiave di lettura e percorso di questo straordinario, e permolti versi certosino, lavoro di scavo e di analisi all’interno di quelle chesolo apparentemente potrebbero sembrare le modeste lettere di un pove-ro frate cappuccino.

Scrive infatti padre Lotti: «L’interesse suscitato dall’Epistolario di PadrePio presso i suoi tanti devoti e tra i ricercatori di diverse discipline richie-deva uno studio che lo qualificasse come testo di teologia spirituale, e perquesto motivo ne definisse l’oggetto e ne individuasse un metodo di let-tura» (p. 457).

A partire da questo orizzonte d’attesa, l’Autore si è proposto «di farrisaltare l’esperienza di Padre Pio come quel luogo teologico, che nellasua globalità costituisce l’oggetto dell’Epistolario, e quindi, ne giustificauno studio scientifico» (p. 458).

La mistagogia infine «in quanto scienza del mistero di Dio consegna-to e celebrato» diviene, per padre Lotti, il metodo di lettura privilegiatodell’Epistolario, rispettandone la fedeltà filologica, la genesi e lo sviluppodel genere specifico e mettendo in guardia da ogni estrapolazione inde-bita dal contesto ad usum Delphini, nello specifico di un devozionismofuorviante.

L’Autore ritiene infatti che «La contemplazione del mistero vissuto el’attenzione a consegnarlo nella sua interezza, invece, fanno sì che ognilettera di Padre Pio attinga la sua forza proprio da quell’esperienza pri-vilegiata del divino che ha caratterizzato la sua vita spirituale» (p. 459).

Seguendo la pista «mistagogica», inesplorata e privilegiata, possiamodire che padre Lotti è riuscito nell’intento di restituirci nella sua globali-tà il discorso mistico di padre Pio, attraverso il suo itinerario teologico di«salvato per eccellenza» (p. 460), vissuto tra spiritualità e preghiera inquella coscienza orante che, attraverso l’intelligenza delle Scritture, la lot-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 421

Page 30: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I422

ta perentoria e senza quartiere contro il male, e soprattutto con l’Eucare-stia con-celebrata nella passione viva con Cristo, lo fa vivere costante-mente alla presenza di Dio (pp. 460–463), nella prospettiva escatologicadi cui le stimmate sono segno per eccellenza (p. 464).

Naturalmente l’Autore arriva a queste conclusioni partendo da lonta-no, come chiarisce egli stesso nell’ampia Introduzione in cui dichiara divoler inserire la vicenda umana di padre Pio da Pietrelcina nel vivo diquel XX secolo che è già storia di snodi epocali e tragedie senza fine (pp.15–28).

Padre Lotti volendo, nella prima parte del suo lavoro, accostare Lamistagogia come percorso ermeneutico, colloca l’Epistolario - e lo fa nel primocapitolo -nel suo preciso momento storico, che è quello in cui visse le sueprime esperienze spirituali Francesco Forgione, in una Chiesa alla ricercadi una sua nuova dimensione, anche se ancora saldamente legata ad unavita sacramentale che sfociava molto spesso in una spiritualità vittimale,e in un Ordine, quello dei cappuccini, in cui fra Pio trovò le modalità diun’esperienza crocifissa ereditata da Francesco d’Assisi (pp. 39 – 78).

Nel secondo capitolo l’Autore descrive L’Epistolario di Padre Pio comeun ritratto fedele della sua anima privilegiata, in un continuo sforzo erme-neutico da parte dei suoi direttori spirituali che arriverà all’aperturamistagogica del 1914 (pp. 79–119). In questa data è ormai assodato il fat-to che la missione sacerdotale di padre Pio, «frutto di un rapporto inten-so di relazione con Dio, trova la sua concreta realizzazione nella caritas,in un amore totale e spassionato per lui» (pp. 121-122) e che il mistero cheil cappuccino vive «viene trasmesso, ma insieme condiviso e celebratocon coloro che Padre Pio dirige» (p. 123).

L’Autore dedica il capitolo terzo della prima parte ad una vera inda-gine mistagogica sull’Epistolario che diventa istanza ermeneutica (pp.127–149). È questo un capitolo ad alta densità spirituale in cui padre Pio,nello sforzo di leggere e decifrare il suo itinerario mistico, arriva a direpiù volte: «Sono un mistero a me stesso» (p. 131ss), ma è anche il capito-lo in cui compare «il dolore come crittogramma dell’esistenza»(p. 138),che si materializzerà per il cappuccino di Pietrelcina nella malattia (p.141) e nel servizio militare (p. 146), tra angoscia e solitudine.

Nella seconda parte di questo corposo studio, costituito da quattro capi-toli (pp. 157–343), padre Lotti affronta il tema non facile della nascita di unlinguaggio mistagogico avventurandosi, con l’equipaggiamento del teologoe del biblista, nella trattazione di argomenti affatto scontati come Il linguag-gio Biblico che nell’Epistolario sfocerà nella nascita di un «io autobiografico» eil mistero vissuto da padre Pio acquisterà «una sua grammatica» (p. 208).

E proprio all’analisi di questa grammatica, attraverso l’uso di formeretoriche e simboli, l’Autore riserva il capitolo quinto (pp. 213-272), pri-

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 422

Page 31: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 423

vilegiando le categorie della notte e delle tenebre, così familiari ai misti-ci, Giovanni della Croce in primis (p. 260ss.).

Di estremo interesse, per la conoscenza e la comprensione della santi-tà di padre Pio da Pietrelcina, ci sembra essere il sesto capitolo dell’ope-ra in cui padre Lotti, con rara perizia, discrezione e obiettività, passa inrassegna l’aspetto da sempre più sensazionale e discusso, relativamenteal cappuccino del Gargano, e cioè il linguaggio dei fenomeni mistici e dellevessazioni diaboliche (pp. 275–315).

Sono questi ultimi due aspetti che trovano nell’Epistolario il punto diarrivo nel resoconto della sua crocifissione, fatto da padre Pio a padreBenedetto il 22 ottobre 1918: «Era la mattina del 20 dello scorso mese incoro, dopo la celebrazione della santa messa…La vista del personaggio siritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e gronda-vano sangue…Io sento nell’interno un continuo rumoreggiare, simile aduna cascata, che gitta sempre sangue» (pp. 316–317).

Giustamente, come fa notare padre Lotti, con la stimmatizzazione vie-ne rivelata in padre Pio la «socializzazione» di quel «mistero che si com-pie sull’altare» e che per cinquant’anni il frate cappuccino condivideràcon il mondo (pp. 318–320).

Nell’Epistolario di padre Pio inoltre ci è dato di cogliere il suo percor-so teologico attraverso la mistagogia: emerge il direttore spirituale chesaprà tradurre la sua esperienza dolorosa in un linguaggio pedagogicoricco di umanità. In quest’ottica, nel capitolo settimo, padre Lotti rag-gruppa la corrispondenza di padre Pio, secondo quello che potremmochiamare criterio antologico e tematico: lettere della consolazione, delnaufrago, della nube, del cireneo (pp. 321–343).

La terza e ultima parte del notevole studio di padre Lotti tratta dellaPedagogia come mistagogia della storia, analizzando anzitutto, nel capitoloottavo, il metodo pedagogico di padre Pio inteso come un percorso in tre:Dio, il povero frate «crocifisso» e i suoi corrispondenti, in prevalenzafiglie spirituali (pp. 349 – 381).

Seguendo la cronologia delle lettere di padre Pio, dal 1914 al 1922,l’Autore riesce a individuare il fine ultimo di questo ministero della cor-rispondenza: rendere presente e dinamico il mistero, attraverso l’incontrocon la Croce che lo fa camminare nella fede insieme ai fratelli e per i fra-telli, perché abbiano la vita (pp. 385 – 421).

Finalmente nell’ultimo capitolo, il decimo, il lungo percorso nell’ Episto-lario di padre Pio arriva al suo traguardo, in una sorta di scolastica reductioad unum in cui l’uomo è visto come mediazione mistagogica contenuto ultimodella pedagogia e Gesù come prototipo di rivelazione dell’uomo (pp. 421–448).

Lo scrive lo stesso padre Pio a Maria Gargani, il 4 settembre 1916: «Ilprototipo, l’esemplare su cui bisogna rispecchiarci e modellare la vita

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 423

Page 32: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I424

nostra si è Gesù Cristo. Ma Gesù ha scelto per suo vessillo la croce e per-ciò egli vuole che tutti i suoi seguaci devono battere la via del Calvario,portando la croce per spirarvi distesi su di lei. Solo per questa strada siperviene a salvezza» (p. 447).

Naturalmente, pur attraverso la continua e interminabile viacrucis,padre Pio non dimentica di ricordare ai suoi corrispondenti quellavia gloriae che padre Agostino gli aveva già ricordato nel 1914, in unperiodo di buio e sconforto: «Coraggio, ripeto, figliol mio, sta’ sicuro cheDio è con te: di che temerai? Non ha detto il Signore che si glorificherà inte?» (pp. 450–451).

Ci sembra di poter collocare in questi passaggi essenziali la sintesi diquesto lavoro prezioso, come del resto ha indicato il cardinale DionigiTettamanzi nella Prefazione, mettendo in luce l’abilità dell’Autore: «Inquesto ambito, proprio della figura spirituale di Padre Pio - ove espe-rienza del mistero, mistica e mistagogia si fondono profondamente traloro - si è avventurato con la sua ricerca padre Lotti, animato dalla stessasperanza insita nella contemplazione del mistero. Padre Pio proprio per-ché si è sporto sull’orizzonte del mistero, è diventato santo, e, come taleesemplare per noi, richiamo e sprone: in lui – come riflette padre Lotti –la gente ha potuto e può vedere il Signore, “toccare” la Sua presenza, cele-brare le “opere meravigliose” di quel Dio che non si stanca di operare peramore dell’uomo, suscitando per lui sempre nuovi modelli di incarna-zione del Vangelo: i santi, appunto» (pp. 10-11).

Il volume, infine, è impreziosito da una accurata, dettagliata e aggior-nata Bibliografia che abbraccia, oltre le Fonti, le opere sull’Epistolario diPadre Pio da Pietrelcina in modo specifico e le opere di carattere genera-le sulla vita e la spiritualità di Padre Pio e, naturalmente, quelle di carat-tere generale consultate (pp. 465-484).

Vorremmo complimentarci inoltre per la veste editoriale semplice edessenziale del volume e la revisione accurata e meticolosa del testo chepresenta rarissimi e sporadici refusi e una qualche, forse inevitabile, ripe-tizione di concetti e brani dell’Epistolario.

Non ci resta dunque che esprimere la nostra gratitudine al padreLuciano Lotti per l’amore e la competenza con cui ha portato avanti la suaindagine che diventa, da ora in poi, una guida preziosa per chi voglia leg-gere l’Epistolario, mettersi alla scuola di padre Pio da Pietrelcina e condi-videre con il santo cappuccino l’esperienza viva e vivificante del Mistero.

Giovanni Spagnolo

ELENA BOSETTI – GIOVANNI SALONIA, Una mensa nel deserto. Parolapane eucaristia, Biblioteca minima 3, Argo, Ragusa 2005, 121 p., € 7.00,ISBN 88-88659-17-X.

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 424

Page 33: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 425

Uno dei motivi per cui oggi alcuni credenti faticano a cogliere il sensodel culto comunitario domenicale, cioè della messa, è forse da individua-re nell’apparente divario tra la celebrazione e la vita, nel senso chepotrebbe risultare non immediatamente visibile il legame tra ciò che inchiesa si celebra, con gesti e con parole, e la vita di tutti i giorni. Il libro diGiovanni Salonia ed Elena Bosetti è una proposta di rilettura dell’Eucari-stia nell’ottica di un pane e di una parola intesi in modo vivamente uma-no come esigenze della vita quotidiana appunto, due bisogni fondamen-tali nei cui confronti Dio ha da fare una proposta nella persona e nel mes-saggio di Gesù. L’abbinamento della sensibilità umanistica (Salonia) conquella biblica (Bosetti) sembra capace di ricentrare l’Eucaristia nella dina-mica del bisogno e della risposta, il bisogno di un cibo capace di saziarein profondità la persona nella sua totalità, e la risposta a una tale urgen-za che da Dio solo può venire.

Il libro è composto da tre parti, di cui la prima e la terza sono affidatealla penna di Salonia mentre la parte centrale, la più ampia, è scritta dal-la prof. Bosetti. Quanto al messaggio, le tre sezioni sono articolate comesegue: la prima è una esposizione del profondo significato insito nel biso-gno umano del cibo; la parte centrale presenta poi, con un’esegesi grade-vole e chiara, ciò che Gesù ha inteso dire e dare in risposta a questo nostrobisogno e la sezione conclusiva cerca di leggere la realizzazione sacra-mentale e rituale di ciò che Gesù ha affidato alla sua chiesa, l’Eucaristiaappunto, nell’ambito della celebrazione domenicale secondo la comples-sità del simbolismo rituale.

Nulla di rivoluzionario in questo libro, ben inteso, ma appare diopportuna attualità la scelta di proporre una lettura dell’Eucaristia non intermini di precetto (obbligo) bensì in termini di necessità, in risposta allalegittima esigenza del credente post-conciliare che desidera capire il sen-so di ciò che celebra e non soltanto osservare una tradizione sia pure benradicata nella nostra cultura ancora approssimativamente cristiana. Leconsiderazioni psicologiche di Salonia e i chiarimenti biblici della Boset-ti non si fermano certo in superficie anzi, ciascuno nel suo campo, i dueautori non fanno sconti alla profondità a cui si propongono di invitare illettore volenteroso, con l’abilità però di non rendere il discorso pesante eusando un’esposizione chiara e attraente, frutto della notevole esperien-za dei due autori, ben noti e apprezzati nei rispettivi settori di studio e diattività.

Le circa 120 pagine del libro non hanno la pretesa di esaurire il dis-corso sull’Eucaristia, è ovvio, ma solo di approfondirne un aspetto che,come scrive Salonia, parte dalla stimolante domanda presente nel salmo78 e che suona quasi come una sfida: «Può il Signore prepararci una men-sa nel deserto?», cioè fuor di metafora: può Dio presentare a noi del cibo

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 425

Page 34: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I426

in grado di saziarci nel cammino della vita così da incontrare il nostrovero e profondo bisogno? La risposta che gli autori danno e motivano èun «sì» privo di dubbi, sulla base delle parole di Gesù che propone sestesso, le sue parole e il sacrificio della propria vita come vero cibo e verabevanda per la fame dell’uomo di tutti i tempi. Tuttavia come sempreaccade, proprio a motivo della brevità del libro e anche della particolareprospettiva scelta, si rischia di lasciare fuori o quanto meno troppo inmargine degli aspetti importanti se non fondamentali. Dalla lettura dellibro non si coglie, ad esempio, la continuità fra l’Eucaristia (la domeni-ca) e la pasqua ebraica, dal momento che sembrerebbe quasi che tutto siainiziato con Gesù, mentre invece la cena del Signore non può essere pie-namente intesa e vissuta senza leggerla in associazione ad un evento chela precede, la motiva e la spiega, cioè l’antico esodo e l’istituzione delriposo sabbatico. Prima che essere una celebrazione cristiana, la pasqua èstata al cuore della fede e della speranza di Israele, e a questa ricchezzaGesù ha voluto collegare, sia pure come una maturità che fa passare dalsimbolo alla realtà, il suo gesto sacrificale e il comando del nuovo ritofondato sul dono che egli fa agli uomini di se stesso e della sua vita. Sen-za questo aggancio alla storia del popolo eletto e alle sue conseguenze intermini di comprensione e di celebrazione, la lettura fatta da Salonia edalla Bosetti rischiano di permanere incentrate sul binomio «bisogno-risposta» che, se non bene inteso, sembra non completamente in sintoniacon la sensibilità biblica che si esprime in piuttosto termini di «liberazio-ne-celebrazione-riattualizzazione». L’Eucaristia infatti non è solo cibo perla fame degli uomini ma anche celebrazione pasquale di una libertà ritro-vata nel dono e nel sacrificio di Gesù che è la realizzazione escatologicadell’antico evento che segnò la nascita del popolo di Dio.

Alfredo Marchello

PROSPERO RIVI, Breve introduzione alle Fonti francescane, I minori 59,Porziuncola, S. Maria degli Angeli (PG) 2004, 89 p., € 5.00, ISBN 88-270-0520-X.

Le Fonti Francescane rappresentano indubbiamente una pietra milia-re per tutte le famiglie religiose che si riconoscono nel messaggio e nellaspiritualità del Poverello di Assisi. Ma il loro valore va ben oltre l’inte-resse che possono rivestire per tutti i coloro che sono nati dal carismafrancescano: la raccolta degli scritti di e su Francesco d’Assisi fatta di ope-re letterarie, poetiche e storiche di notevole importanza, arricchiscono lastoria e la spiritualità della Chiesa di tutti i tempi, per la quale Francescorappresenta tutt’ora un modello impareggiabile di vita evangelica e disequela Christi.

Di fronte a questa opera monumentale che riporta scritti di diverso

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 426

Page 35: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I 427

tenore ed importanza che servono ad inquadrare correttamente la figuradel santo d’Assisi, si può correre il rischio di provare un senso di smarri-mento e di confusione: come affrontare in maniera proficua ed intelli-gente la lettura di quei testi senza lasciarsi scoraggiare dalla mole dellepagine, dal contenuto spesso apparentemente ripetitivo e difficile per unlinguaggio ed una sensibilità, quale quella medievale, così differente dal-la nostra?

Per ovviare a questa possibile difficoltà, l’Editrice Porziuncola ha pub-blicato un libretto agile ed efficace di p. Prospero Rivi, dal titolo Breveintroduzione alle Fonti Francescane. Il libretto, che in realtà riprende uncontributo riveduto e corretto dell’autore sull’Italia Francescana nel 2003(Le biografie di Francesco nel contesto delle Fonti. Note introduttive) 9-46 sipresenta suddiviso in brevi capitoli attraverso i quali il lettore può acco-starsi alla lettura delle Fonti Francescane in maniera critica e proficua.

Dando un’occhiata all’indice dell’opera ci si rende conto che, in realtà,il titolo del libro non deve trarre in inganno. Esso infatti non è un sem-plice vademecum con una pedissequa quanto sterile presentazione diogni parte delle Fonti, in quanto ci si trova di fronte ad una riflessionesignificativa ed approfondita di alcune tematiche indispensabili per com-prendere correttamente il messaggio degli scritti che compongono le Fon-ti Francescane. Leggendo il testo si riscontra la competenza dell’autorenel presentare, seppure in maniera succinta, i termini fondamentali dellacosiddetta questione francescana, che per tanti anni ha tenuto banco tragli studiosi del messaggio e degli scritti legati all’esperienza della primaepoca francescana.

Ogni testo medievale presenta una serie di problematiche teologiche,storiche ed ermeneutiche, e a questa regola non sfuggono nemmeno itesti che compongono le Fonti: l’autore vi accenna con competenza senzaperdersi in annose questioni: più volte Rivi sottolinea il parallelismo cheintercorre tra gli scritti della primitiva epopea francescana ed i testi delNuovo Testamento. Ma è davvero possibile risalire tout court alla perso-nalità storica di Francesco? Del resto, è possibile ricostruire i tratti del vol-to del Maestro di Nazareth senza perdersi nei meandri di uno storicismomaterialista fine a se stesso che finisce per impoverire il significato realedegli scritti neotestamentari?

L’autore ci aiuta a ricentrare la questione dandoci la possibilità diinquadrarla correttamente: egli ci indica il modo giusto per accostarci agliscritti francescani evitando di porre ai testi domande alle quali essi nonpossono e non vogliono rispondere riguardo Francesco d’Assisi.

L’autore presenta alcune riflessioni riguardo al rapporto tra carismafrancescano ed identità personale di tutti coloro che fanno riferimento alserafico Padre: attraverso un linguaggio semplice ed accessibile a tutti,

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 427

Page 36: RECENSIONI LIBRI - Frati Cappuccini Italiani · Francesco, il santo padre nostro (così è apostrofato nella rubrica intro-duttiva all’ufficiatura del Codice) è paragonato a un

R E C E N S I O N I428

Rivi aiuta ad entrare nella questione che è di non poco valore e che spie-ga l’importanza di conoscere, attraverso i testi, quel solco di vita evange-lica tracciato dal Poverello a cui si fa riferimento per comprendere oggiquale sia il proprio ruolo all’interno del tessuto ecclesiale con quellafedeltà creativa che caratterizzò l’esperienza di Francesco sin dal suo pri-mo sorgere. Dunque, il libro di Rivi si presenta come un ottimo sussidioutile sia per la riflessione personale che per la formazione dei giovaniappartenenti alle famiglie francescane antiche e nuove.

Il capitolo dedicato alla proposta di datazione cronologica delle variebiografie del santo merita particolare attenzione perché l’autore, per per-mettere una migliore comprensione dell’itinerario che ha portato allacomposizione delle biografie, offre una presentazione della storia internadell’ordine dopo la morte di Francesco, per capire il contesto nel qualesono nate le opere citate; viene affrontata con competenza il rapporto tragli scritti di Francesco e gli scritti su Francesco, e soprattutto il rapportoche intercorre tra di esse, ed il loro ruolo.

Il libro, in sintesi, rappresenta un ottima introduzione per chi si acco-sta alle Fonti Francescane, e dati i numerosi riferimenti e rimandi in nota,permette ulteriori approfondimenti. Il linguaggio presenta tutti i pregi edanche i limiti di un’opera volutamente divulgativa, ma che non toglie ilvalore di un libretto sicuramente stimolante che merita l’attenzione delpubblico interessato alla figura ed agli scritti di san Francesco d’Assisi.

Roberto Fusco

9. Recensioni-Libri 4-04-2007 10:23 Pagina 428