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IL DIBATTITO IN ITALIA MARTEDÌ 5 MARZO 2013 12 il caso Il successo dei «sì» nei Cantoni elvetici rilancia l’ipotesi di intervenire, anche nel nostro Paese, sulle disuguaglianze in materia di stipendi L’esempio di Banca Etica che già adesso applica in tema di retribuzioni un rapporto di 5 a 1 tra il direttore generale e i dipendenti con inquadramento più basso Stop ai supercompensi Ora la Svizzera fa scuola Coro di elogi dopo la vittoria al referendum sui manager DA MILANO ANDREA DI TURI l successo del referendum svizzero "Contro le retribuzioni abusive" avrà senz’altro fatto pensare a più d’uno che l’iniziativa potrebbe essere replicata in I- talia. Dove l’indignazione verso i super- compensi di top manager pubblici e pri- vati, in un periodo in cui la maggior parte delle famiglie fa fatica a far quadrare i con- ti, non è certo inferiore a quella degli sviz- zeri. «Non auspico che l’Italia faccia un refe- rendum», spiega però l’economista Giaco- mo Vaciago, dell’Università Cattolica di Mi- lano, «perché non siamo un Paese piccolo e a democrazia diretta come loro. Il suc- cesso del referendum svizzero dipende dal fatto che questa crisi ha aggravato gli e- stremi: i ricchi sono più ricchi, i poveri più poveri e ci sono più poveri. Per cui anche in un Paese con benessere diffuso come la Svizzera, c’è stata una reazione politica ge- nerale e il ceto medio ha votato più per preoccupazione che per danni subìti». Quale insegnamento potrebbe trarre allo- ra l’Italia dal caso elvetico? «Intanto – ri- sponde Vaciago – l’idea che i guadagni ec- cessivi danno scandalo, per cui per piace- re si evitino gli scandali, specie in un mo- mento così difficile. Ricordando comun- que che la crisi non è colpa di qualche ban- chiere ma di cattive regole, di una finanza troppo cresciuta, con prodotti incom- prensibili, ma i banchieri che fanno soldi nonostante la crisi danno scandalo, che è un male in sé. E poi occorre rimboccarsi le maniche e far tornare a crescere il Paese: se la torta da dividere non diventa più gran- de, un aumento di reddito per qualcuno è ovviamente a spese di qualcun altro». Sulla valenza del voto svizzero contro i su- per-stipendi dei manager ha un parere so- stanzialmente positivo anche l’economista e storico Giulio Sapelli. «Mi sembra l’inizio di u- na ragionevolezza – di- ce Sapelli – e di un’usci- ta dall’autoreferenzia- lità. Anche se io sono contrario a un’iniziati- va di legge che voglia fis- sare dei tetti ai com- pensi, perché in quel caso l’autonomia del- l’impresa privata scom- parirebbe: dobbiamo puntare sull’autoregolazione. Purtroppo l’autoregolazione dei consigli di ammini- strazione mi sembra fallita: proviamo a far- la con le assemblee degli azionisti». Ci sono organizzazioni, del resto, che del- la determinazione equilibrata dei com- pensi da attribuire ai vertici hanno fatto un forte elemento reputazionale. In Banca E- tica, ad esempio, il rapporto tra il com- penso del direttore generale e quello del dipendente con inquadramento più basso è al massimo di 5 a 1. In generale nelle i- stituzioni di finanza etica in Europa il rap- porto non è superiore a 10 a 1. «La retorica intorno alle stock option e agli incentivi – dichiara Ugo Biggeri, presiden- te di Banca Etica – ha fatto il suo tempo, non I solo fra la gente ma anche a livello acca- demico: ci sono ormai ampie argomenta- zioni accademiche che smontano l’idea dei benefici per l’azienda legati all’incentiva- zione spinta del management. Vedo una saldatura fra ciò di cui si discute a livello ac- cademico e quello che è il sentire popola- re». Ma sarebbe esportabile in Italia un di- battito come quello scaturito in Svizzera sull’onda del referen- dum? «Non so se si pos- sa fare qualcosa a livel- lo legislativo – risponde Biggeri – ma sicura- mente ci deve far pen- sare che non sono temi intoccabili. A volte ci è capitato con Etica sgr (la società di gestione del risparmio di Banca Eti- ca, ndr) di porre que- stioni sulle remunera- zioni dei manager, che però dalle aziende ita- liane di solito sono state ritenute conside- razioni da rispedire al mittente perché non accettabili. Forse non è così». C’è comunque chi difende strenuamente l’alto livello dei compensi attribuiti ai top manager, dicendo che con un tetto ai com- pensi i migliori talenti andrebbero altrove, dove il tetto non c’è. «Ma ormai i livelli di retribuzione sono assolutamente folli – af- ferma Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica (sistema Banca Etica) e portavoce della Campagna ZeroZeroCinque per l’introdu- zione della Tobin Tax – e non hanno alcu- na relazione con quello che è il valore rea- le creato per l’azienda». © RIPRODUZIONE RISERVATA DA ZURIGO MARCO MOROSINI robabilmente il 3 marzo 2013 resterà una giornata memorabile, non solo nella storia della Svizzera, ma anche nella storia della politica e delle ideologie di questi decenni, come già affermano alcuni osservatori. Il 100% dei cantoni svizzeri e il 68% dei votanti hanno detto sì all’iniziativa popolare di modifica della costituzione "Con- tro le retribuzioni abusive", lanciata da un singolo cittadino, il piccolo imprenditore di Sciaffusa Thomas Minder. L’attuazione della volontà del popolo sovra- no – come si dice in Svizzera – spetta ora al governo, che entro un anno dovrà modifica- re l’articolo 95 della Costituzione, inseren- dovi le vittoriose prescrizioni referendarie, che danno un nuovo e grande potere agli a- zionisti e riducono i poteri e forse le retribu- zioni degli amministratori. La Costituzione dovrà affermare fra l’altro che tutti gli azionisti possono votare anche con voto elettronico a distanza, mentre l’assemblea annuale de- gli azionisti voterà per decidere i compensi dei membri del consiglio d’amministra- zione, del presidente e dell’amministra- tore delegato e per eleggere e confermare ogni anno gli stessi. Le casse pensioni do- vranno deliberare nell’interesse dei loro assicurati e rendere pubblico il loro voto; la rappresentanza del diritto di voto da parte degli organi e per i titoli in deposito P è vietata. Quanto ai membri dei vari organi, essi non riceveranno liquidazioni, altre in- dennità, retribuzioni anticipate, premi per acquisizioni e vendite di ditte e contratti sup- plementari di consulenza o di lavoro da par- te di società del gruppo. Infine, l’infrazione delle disposizioni precedenti è punita con la pena detentiva fino a tre anni e con la pena pecuniaria fino a sei retribuzioni annuali. Il caso Daniel Vasella Da anni la Minder-Initiative, dal nome del suo promotore, era molto popolare nel Pae- se. Eppure l’intero governo e una grande maggioranza del parlamento e dei partiti, hanno condotto una tenace campagna per il no. La Confindustria elvetica ha sperpera- to 8 milioni di franchi – un record storico – riempiendo la Svizzera di inutili manifesti. Minder e i suoi sostenitori sono invece riu- sciti a convincere 7 votanti su 10 con i mo- desti 200mila franchi del loro budget. Come ha scritto un editorialista, "8 milioni non possono niente contro 72 milioni". Que- st’ultimo è il «compenso» (!) che fino a due settimane fa Daniel Vasella, il presidente u- scente di Novartis, avrebbe dovuto ricevere in sei anni, in cambio dell’impegno a non lavorare per la concorrenza – peraltro dopo che il suo ultimo stipendio annuo era stato di 40 milioni. Scoperto da un hacker e di- vulgato come prima notizia in stampa e te- legiornali, lo stipendio di "72 milioni per non far niente" di Vasella ha dominato i media per due settimane, infiammando ulteriormen- te il sentimento di indignazione che da die- ci anni la grande maggioranza degli svizze- ri nutre verso retribuzioni annue dei mana- ger che vanno dai 10 ai 150 milioni franchi. Il 22 febbraio Vasella si è piegato allo sdegno popolare e ha annunciato davanti all’as- semblea degli azionisti che rinunciava ai 72 milioni e che aveva sbagliato ad accettarli. Troppo tardi. Il nodo equità La Svizzera è ai primissimi posti nelle clas- sifiche di prosperità e felicità dei suoi abi- tanti e gode da decenni di tassi di disoccu- pazione sotto il 2-4%. Eppure è proprio la Svizzera l’epicentro mondiale delle iniziati- ve per ridurre i divari di reddito e di patri- monio che crescono da 30 anni nei Paesi in- dustriali. In autunno, infatti, seguirà un se- condo referendum costituzionale, quello sul- la iniziativa popolare "1:12 per salari equi". In inverno seguirà un terzo referendum co- stituzionale per introdurre una tassa di suc- cessione del 20% sulle eredità superiori a 2 milioni di franchi. L’ostilità degli svizzeri al- l’aumento delle diseguaglianze economiche dimostra la fragilità della teoria del trickle down, secondo la quale tutti i ceti meno ab- bienti profittano almeno un poco, se i più abbienti accrescono (anche moltissimo) i lo- ro redditi – anche se oltre ogni misura e me- rito. In teoria potrebbe anche essere vero che gli svizzeri meno abbienti stiano oggettiva- mente un poco meglio proprio grazie al fat- to che i più abbienti raddoppino redditi e patrimoni ogni dieci anni. Ma i tre quarti de- gli svizzeri non ne sono convinti, o comun- que ritengono inaccettabile questa dinami- ca sociale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Salari equi e tassa di successione al 20% Sono pronte altre due iniziative popolari la storia IL PROVVEDIMENTO PER HSBC CALANO GLI UTILI, NON I MAXI-BONUS OGGI L’UE DISCUTE DEL GIRO DI VITE SULLE BUSTE PAGA Tartassata dalle multe, la banca britannica Hsbc ha diminuito gli utili ma ha comunque deciso di aumentare e riconoscere all’amministratore delegato Stuart Gulliver un cospicuo bonus, che sommato allo stipendio, farà intascare 11 milioni di dollari al top manager nel terzo anno alla guida del colosso del credito inglese. È solo l’ultimo caso destinato a far discutere all’ombra della City. Nel frattempo, oggi si aspettano decisioni importanti in materia da Bruxelles. L’idea della Commissione Ue è stata lanciata qualche mese fa, quando a dicembre è stato presentato un piano d’azione per rivedere il diritto societario a livello comunitario.Tra i punti chiave, veniva citata proprio la maggior «trasparenza delle politiche retributive e delle singole remunerazioni degli amministratori e il diritto di voto degli azionisti sulla politica retributiva». Ora il referendum svizzero ha impresso un’accelerazione anche in campo continentale. Ieri Bruxelles ha fatto sapere che il voto elvetico è «importante» e «chiaro» ed è quindi «molto positivo che si costruisca al di là dell’Ue uno slancio per meglio regolamentare le politiche di retribuzione». Palla colta al balzo dal premier francese Marc Ayrault, secondo cui «gli svizzeri indicano il cammino da seguire e personalmente penso che bisogna trarne ispirazione». La Francia ha già limitato a luglio gli stipendi dei dirigenti pubblici, che non possono superare i 450mila euro annui. Anche il portavoce del cancelliere tedesco Angela Merkel, Steffen Seibert, ha ritenuto «interessante» il risultato del referendum di Berna, che «merita di essere analizzato con attenzione». Economisti in sintonia con la proposta di mettere un tetto alle retribuzioni troppo alte, ma il modello della consultazione aperta non convince I vincitori hanno speso 200mila franchi contro gli 8 milioni spesi dagli sconfitti le reazioni Vaciago «Il successo del referendum svizzero dipende dal fatto che questa crisi ha aggravato gli estremi: i ricchi sono più ricchi, i poveri più poveri» Sapelli «Mi sembra l’inizio di una ragionevolezza Sono contrario a un’iniziativa di legge. Dobbiamo puntare su meccanismi di autoregolazione» Biggeri «La retorica sui superbonus ha fatto il suo tempo Vedo una saldatura fra ciò di cui si discute a livello accademico e quello che è il sentire popolare» Le misure europee per mettere un tetto ai bonus dei manager L'accordo della Ue La quota variabile della remunerazione dei manager non deve essere superiore a quella fissa, e può essere innalzata al massimo al doppio solo con il via libera della maggioranza qualificata degli azionisti. Sino al 25% della quota variabile può essere non pagato immediatamente ma con strumenti finanziari a lungo periodo Come funziona Il taglio agli stipendi a sei zeri sarà effettuato ai manager di tutte le banche europee, incluse le filiali extra-Ue, e delle filiali delle banche non europee ma situate sul suolo Ue Chi riguarda L'Ecofin oggi dovrà decidere, a maggioranza qualificata, se dare il via libera all'accordo. Gran Bretagna, Svezia e Repubblica Ceca hanno già mostrato segni di scontento. In caso l'accordo passi sarà in vigore da gennaio 2014 Da quando

Referendum contro i salari abusivi, Svizzera, Avvenire, 5.3.2013, M. Morosini

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Page 1: Referendum contro i salari abusivi, Svizzera, Avvenire, 5.3.2013, M. Morosini

IL DIBATTITOIN ITALIA

MARTEDÌ5 MARZO 201312

il casoIl successo dei «sì»nei Cantoni elveticirilancia l’ipotesidi intervenire,anche nel nostro Paese,sulle disuguaglianzein materia di stipendiL’esempio di Banca Eticache già adesso applicain tema di retribuzioniun rapporto di 5 a 1tra il direttore generalee i dipendenti coninquadramento piùbasso

Stop ai supercompensiOra la Svizzera fa scuolaCoro di elogi dopo la vittoria al referendum sui manager

DA MILANO ANDREA DI TURI

l successo del referendum svizzero"Contro le retribuzioni abusive" avràsenz’altro fatto pensare a più d’uno che

l’iniziativa potrebbe essere replicata in I-talia. Dove l’indignazione verso i super-compensi di top manager pubblici e pri-vati, in un periodo in cui la maggior partedelle famiglie fa fatica a far quadrare i con-ti, non è certo inferiore a quella degli sviz-zeri.«Non auspico che l’Italia faccia un refe-rendum», spiega però l’economista Giaco-mo Vaciago, dell’Università Cattolica di Mi-lano, «perché non siamo un Paese piccoloe a democrazia diretta come loro. Il suc-cesso del referendum svizzero dipende dalfatto che questa crisi ha aggravato gli e-stremi: i ricchi sono più ricchi, i poveri piùpoveri e ci sono più poveri. Per cui anchein un Paese con benessere diffuso come laSvizzera, c’è stata una reazione politica ge-nerale e il ceto medio ha votato più perpreoccupazione che per danni subìti».Quale insegnamento potrebbe trarre allo-ra l’Italia dal caso elvetico? «Intanto – ri-sponde Vaciago – l’idea che i guadagni ec-cessivi danno scandalo, per cui per piace-re si evitino gli scandali, specie in un mo-mento così difficile. Ricordando comun-que che la crisi non è colpa di qualche ban-chiere ma di cattive regole, di una finanzatroppo cresciuta, con prodotti incom-prensibili, ma i banchieri che fanno soldinonostante la crisi danno scandalo, che èun male in sé. E poi occorre rimboccarsi lemaniche e far tornare a crescere il Paese:se la torta da dividere non diventa più gran-de, un aumento di reddito per qualcuno èovviamente a spese di qualcun altro».Sulla valenza del voto svizzero contro i su-per-stipendi dei manager ha un parere so-stanzialmente positivoanche l’economista estorico Giulio Sapelli.«Mi sembra l’inizio di u-na ragionevolezza – di-ce Sapelli – e di un’usci-ta dall’autoreferenzia-lità. Anche se io sonocontrario a un’iniziati-va di legge che voglia fis-sare dei tetti ai com-pensi, perché in quelcaso l’autonomia del-l’impresa privata scom-parirebbe: dobbiamopuntare sull’autoregolazione. Purtroppol’autoregolazione dei consigli di ammini-strazione mi sembra fallita: proviamo a far-la con le assemblee degli azionisti».Ci sono organizzazioni, del resto, che del-la determinazione equilibrata dei com-pensi da attribuire ai vertici hanno fatto unforte elemento reputazionale. In Banca E-tica, ad esempio, il rapporto tra il com-penso del direttore generale e quello deldipendente con inquadramento più bassoè al massimo di 5 a 1. In generale nelle i-stituzioni di finanza etica in Europa il rap-porto non è superiore a 10 a 1.«La retorica intorno alle stock option e agliincentivi – dichiara Ugo Biggeri, presiden-te di Banca Etica – ha fatto il suo tempo, non

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solo fra la gente ma anche a livello acca-demico: ci sono ormai ampie argomenta-zioni accademiche che smontano l’idea deibenefici per l’azienda legati all’incentiva-zione spinta del management. Vedo unasaldatura fra ciò di cui si discute a livello ac-cademico e quello che è il sentire popola-re». Ma sarebbe esportabile in Italia un di-battito come quello scaturito in Svizzera

sull’onda del referen-dum? «Non so se si pos-sa fare qualcosa a livel-lo legislativo – rispondeBiggeri – ma sicura-mente ci deve far pen-sare che non sono temiintoccabili. A volte ci ècapitato con Etica sgr (lasocietà di gestione delrisparmio di Banca Eti-ca, ndr) di porre que-stioni sulle remunera-zioni dei manager, cheperò dalle aziende ita-

liane di solito sono state ritenute conside-razioni da rispedire al mittente perché nonaccettabili. Forse non è così».C’è comunque chi difende strenuamentel’alto livello dei compensi attribuiti ai topmanager, dicendo che con un tetto ai com-pensi i migliori talenti andrebbero altrove,dove il tetto non c’è. «Ma ormai i livelli diretribuzione sono assolutamente folli – af-ferma Andrea Baranes, presidente dellaFondazione culturale Responsabilità Etica(sistema Banca Etica) e portavoce dellaCampagna ZeroZeroCinque per l’introdu-zione della Tobin Tax – e non hanno alcu-na relazione con quello che è il valore rea-le creato per l’azienda».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DA ZURIGO MARCO MOROSINI

robabilmente il 3 marzo 2013 resteràuna giornata memorabile, non solonella storia della Svizzera, ma anche

nella storia della politica e delle ideologie diquesti decenni, come già affermano alcuniosservatori. Il 100% dei cantoni svizzeri e il68% dei votanti hanno detto sì all’iniziativapopolare di modifica della costituzione "Con-tro le retribuzioni abusive", lanciata da unsingolo cittadino, il piccolo imprenditore diSciaffusa Thomas Minder.L’attuazione della volontà del popolo sovra-no – come si dice in Svizzera – spetta ora algoverno, che entro un anno dovrà modifica-re l’articolo 95 della Costituzione, inseren-dovi le vittoriose prescrizioni referendarie,che danno un nuovo e grande potere agli a-zionisti e riducono i poteri e forse le retribu-zioni degli amministratori. La Costituzionedovrà affermare fra l’altro che tutti gli azionistipossono votare anche con voto elettronico adistanza, mentre l’assemblea annuale de-gli azionisti voterà per decidere i compensidei membri del consiglio d’amministra-zione, del presidente e dell’amministra-tore delegato e per eleggere e confermareogni anno gli stessi. Le casse pensioni do-vranno deliberare nell’interesse dei loroassicurati e rendere pubblico il loro voto;la rappresentanza del diritto di voto daparte degli organi e per i titoli in deposito

P

è vietata. Quanto ai membri dei vari organi,essi non riceveranno liquidazioni, altre in-dennità, retribuzioni anticipate, premi peracquisizioni e vendite di ditte e contratti sup-plementari di consulenza o di lavoro da par-te di società del gruppo. Infine, l’infrazionedelle disposizioni precedenti è punita con lapena detentiva fino a tre anni e con la penapecuniaria fino a sei retribuzioni annuali.

Il caso Daniel VasellaDa anni la Minder-Initiative, dal nome delsuo promotore, era molto popolare nel Pae-

se. Eppure l’intero governo e una grandemaggioranza del parlamento e dei partiti,hanno condotto una tenace campagna peril no. La Confindustria elvetica ha sperpera-to 8 milioni di franchi – un record storico –riempiendo la Svizzera di inutili manifesti.Minder e i suoi sostenitori sono invece riu-sciti a convincere 7 votanti su 10 con i mo-desti 200mila franchi del loro budget.Come ha scritto un editorialista, "8 milioninon possono niente contro 72 milioni". Que-st’ultimo è il «compenso» (!) che fino a duesettimane fa Daniel Vasella, il presidente u-scente di Novartis, avrebbe dovuto riceverein sei anni, in cambio dell’impegno a nonlavorare per la concorrenza – peraltro dopoche il suo ultimo stipendio annuo era statodi 40 milioni. Scoperto da un hacker e di-vulgato come prima notizia in stampa e te-legiornali, lo stipendio di "72 milioni per nonfar niente" di Vasella ha dominato i media perdue settimane, infiammando ulteriormen-te il sentimento di indignazione che da die-ci anni la grande maggioranza degli svizze-ri nutre verso retribuzioni annue dei mana-ger che vanno dai 10 ai 150 milioni franchi.Il 22 febbraio Vasella si è piegato allo sdegnopopolare e ha annunciato davanti all’as-semblea degli azionisti che rinunciava ai 72milioni e che aveva sbagliato ad accettarli.Troppo tardi.

Il nodo equitàLa Svizzera è ai primissimi posti nelle clas-sifiche di prosperità e felicità dei suoi abi-tanti e gode da decenni di tassi di disoccu-pazione sotto il 2-4%. Eppure è proprio laSvizzera l’epicentro mondiale delle iniziati-ve per ridurre i divari di reddito e di patri-monio che crescono da 30 anni nei Paesi in-dustriali. In autunno, infatti, seguirà un se-condo referendum costituzionale, quello sul-la iniziativa popolare "1:12 per salari equi".In inverno seguirà un terzo referendum co-stituzionale per introdurre una tassa di suc-cessione del 20% sulle eredità superiori a 2milioni di franchi. L’ostilità degli svizzeri al-l’aumento delle diseguaglianze economichedimostra la fragilità della teoria del trickledown, secondo la quale tutti i ceti meno ab-bienti profittano almeno un poco, se i piùabbienti accrescono (anche moltissimo) i lo-ro redditi – anche se oltre ogni misura e me-rito. In teoria potrebbe anche essere vero chegli svizzeri meno abbienti stiano oggettiva-mente un poco meglio proprio grazie al fat-to che i più abbienti raddoppino redditi epatrimoni ogni dieci anni. Ma i tre quarti de-gli svizzeri non ne sono convinti, o comun-que ritengono inaccettabile questa dinami-ca sociale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Salari equi e tassa di successione al 20%Sono pronte altre due iniziative popolari

la storia

IL PROVVEDIMENTO

PER HSBC CALANO GLI UTILI, NON I MAXI-BONUSOGGI L’UE DISCUTE DEL GIRO DI VITE SULLE BUSTE PAGATartassata dalle multe, la banca britannica Hsbc ha diminuito gli utili ma hacomunque deciso di aumentare e riconoscere all’amministratore delegato StuartGulliver un cospicuo bonus, che sommato allo stipendio, farà intascare 11 milioni didollari al top manager nel terzo anno alla guida del colosso del credito inglese. Èsolo l’ultimo caso destinato a far discutere all’ombra della City. Nel frattempo, oggisi aspettano decisioni importanti in materia da Bruxelles. L’idea della CommissioneUe è stata lanciata qualche mese fa, quando a dicembre è stato presentato unpiano d’azione per rivedere il diritto societario a livello comunitario. Tra i puntichiave, veniva citata proprio la maggior «trasparenza delle politiche retributive edelle singole remunerazioni degli amministratori e il diritto di voto degli azionistisulla politica retributiva». Ora il referendum svizzero ha impresso un’accelerazioneanche in campo continentale. Ieri Bruxelles ha fatto sapere che il voto elvetico è«importante» e «chiaro» ed è quindi «molto positivo che si costruisca al di làdell’Ue uno slancio per meglio regolamentare le politiche di retribuzione». Pallacolta al balzo dal premier francese Marc Ayrault, secondo cui «gli svizzeri indicanoil cammino da seguire e personalmente penso che bisogna trarne ispirazione». LaFrancia ha già limitato a luglio gli stipendi dei dirigenti pubblici, che non possonosuperare i 450mila euro annui. Anche il portavoce del cancelliere tedesco AngelaMerkel, Steffen Seibert, ha ritenuto «interessante» il risultato del referendum diBerna, che «merita di essere analizzato con attenzione».

Economisti in sintoniacon la propostadi mettere un tettoalle retribuzionitroppo alte, mail modello dellaconsultazione apertanon convince

I vincitori hanno speso200mila franchi contro gli 8milioni spesi dagli sconfitti

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Vaciago«Il successo delreferendumsvizzero dipendedal fatto chequesta crisi haaggravato gliestremi: i ricchisono più ricchi, ipoveri più poveri»

Sapelli«Mi sembral’inizio di unaragionevolezzaSono contrario aun’iniziativa dilegge. Dobbiamopuntare sumeccanismi diautoregolazione»

Biggeri«La retorica suisuperbonus hafatto il suo tempoVedo unasaldatura fra ciò dicui si discute alivello accademicoe quello che è ilsentire popolare»

Le misure europee per mettere un tetto ai bonusdei manager

L'accordo della Ue

La quota variabile della remunerazionedei manager non deve essere superiorea quella fissa, e può essere innalzataal massimo al doppio solo con il via libera della maggioranza qualificata degli azionisti.

Sino al 25% della quota variabile può essere non pagato immediatamente ma con strumenti finanziari a lungo periodo

Come funziona

Il taglio agli stipendi a sei zeri sarà effettuato ai manager di tutte le banche europee, incluse le filiali extra-Ue, e delle filiali delle banche non europee ma situate sul suolo Ue

Chi riguarda

L'Ecofin oggi dovrà decidere, a maggioranza qualificata, se dare il via libera all'accordo. Gran Bretagna, Svezia e Repubblica Ceca hanno già mostrato segni di scontento.In caso l'accordo passi sarà in vigoreda gennaio 2014

Da quando

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