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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti RASSEGNA STAMPA Lunedì 18 luglio 2016 www.asl2abruzzo.it facebook.com/asl2abruzzo (clicca su MI PIACE per ricevere gli aggiornamenti) twitter.com/asl2abruzzo

Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano ... · Aggiornamento del nomenclatore dell’assistenza protesica (fermo al 1999) ... che hanno portato al taglio di 2mila direttori

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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2

Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA Lunedì 18 luglio 2016

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CASOLI Domenica, 17 luglio 2016

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CASTEL DI SANGRO Lunedì, 18 luglio 2016

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GIULIANOVA Domenica, 17 luglio 2016

Giovedì, 14 luglio 2016

Dal governo  

I nuovi Lea riscrivono l’appropriatezza e guardano al Mef. Medici liberi di prescrivere

di Barbara Gobbi

pdf I Lea in sintesi

pdf La proposta di modifica Fnom ai nuovi articoli 16, 21 e 23 del Dpcm Lea

pdf Il Manifesto negli studi medici

Appropriatezza, punto e a capo. I nuovi Lea - che sarebbero finalmente pronti per la bollinatura, a ore, del Mef per poi passare ai pareri delle commissioni parlamentari, alle Regioni e al Consiglio dei ministri - riportano indietro il calendario a un anno fa e ripristinano, in buona sostanza, la piena libertà prescrittiva dei medici. Il Dpcm presentato oggi in sintesi al ministero della Salute dalla titolare Beatrice Lorenzin e dal Dg Renato Botti insieme alla presidente Fnomceo Roberta Chersevani, con gli articoli 16 e 21 scrive la parola “fine” su una pagina quantomeno tempestosa delle relazioni tra camici bianchi e istituzioni. Sancita la netta separazione tra i concetti di erogabilità e di appropriatezza prescrittiva, «il nuovo testo - ha spiegato la presidente Fnom - richiama sia l’autonomia che la responsabilità nel medico nel perseguire l’appropriatezza. Parole ben presenti nel nostro Codice deontologico, ma che tutta la vicenda del Dm appropriatezza ci ha consentito, se non altro, di valorizzare». Ora si tratta di comunicare, e bene, nei singoli studi: un Manifesto ricorderà a tutti gli assistit che il medico potrà continuare a prescrivere tutto quanto riterrà necessario alla tutela della salute, secondo le evidenze scientifiche e le regole previste dall’organizzazione del Servizio sanitario nazionale. «La richiesta ai prescrittori di inserire il sospetto diagnostico nella richiesta di un esame - continua Chersevani - attiene sempre in un’ottica di comunicazione al miglioramento del dialogo tra professionisti, utilissimo per favorire sostenibilità e tutela del cittadino». E le “note” che tanto hanno fatto arrabbiare i medici? Resteranno limitate, garantiscono dal ministero, a pochissime situazioni, come i test genomica. Per il resto sono state individuate, come si legge nella Relazioni illustrativa dei nuovi Lea, «indicazioni di appropriatezza prescrittiva, per le quali non sussiste l’obbligo da parte del medico di apporre la nota all’atto della prescrizione».

Chiuso definitivamente anche il capitolo sanzioni, che del resto era stato posto in stand-by già nell’autunno scorso. «Il comportamento prescrittivo potrà essere verificato nel tempo - precisa Chersevani» - e «le modalità di valutazion saranno definite con Accordo Stato-Regioni», aggiunge Botti. Mentre saranno contratti e convenzioni a fissare le eventuali ricadute pratiche disciplinari sui medici.

Fin qui, l’appropriatezza. Ma il Dpcm a che punto è? «A ore attendiamo la firma del Mef che ci ha già comunicato un via libera informale - afferma la ministra della Salute». Che presenta il Dpcm come «il nucleo più vivo del Patto per la salute. Vivo - aggiunge Lorenzin - anche perché questo testo inaugura una svolta nel metodo: i Livelli essenziali di assistenza, che abrogano gli attuali fermi al 2001, d’ora in poi saranno continuamente aggiornati, grazie al lavoro della Commissione nazionale Lea che ci consentirà di aggiornare continuamente le prestazioni e i servizi che sono garantiti ai cittadini nell’ambito del Servizio sanitario nazionale».

Le novità più importanti. Aggiornamento del nomenclatore dell’assistenza protesica (fermo al 1999) e di quello della specialistica ambulatoriale (fermo al lontano 1996). Nel primo caso, dal ministero citano gli esempi di nuovi ausili informatici e di comunicazione, di apparecchi acustici a tecnologia digitale, presidi per disabilità motorie come barelle per la doccia, carrozzine con sistema di verticalizzazione e arti artificiali a tecnologia avanzata. Il nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale prevede, tra le novità, tutte le prestazioni di procreazione medicalmente assistita - che escono dall’ospedale - la revisione delle prestazioni di genetica, l’introduzione della consulenza genetica e prestazioni di altissimo contenuto tecnologico come l’adroterapia o di tecnologia recente (come enteroscopia con microcamera ingeribile).

Rinnovato l’elenco delle malattie rare: entrano oltre 110 nuove patologie, tra cui la sarcoidosi, la sclerosi sistemica progressiva e la miastenia grave. Le prestazioni relative alle malattie rare sono totalmente esenti. Esce invece dal gruppo delle malattie rare per entrare in quello delle patologie croniche (in buona compagnia con sindrome di Down e connettiviti), la celiachia: sarà sufficiente la certificazione di uno specialista per ottenere il nuovo attestato di esenzione, riguardante titte le prestazioni utili al monitoraggio della patologia e alla prevenzione delle complicanze e degli aventuali aggravamenti.

Sei le nuove patologie croniche esenti: sindrome da talidomide, osteomielite cronica, patologie renali croniche, rene policistico autosomico dominante, endometriosi negli stadi clinici “moderato” e “grave”, Bpco da “moderata” a “molto grave”. Debutta l’introduzione dello screening neonatale per la sorditcongenita e la cataratta congenita e viene esteso a tutti i nuovi nati lo screening neonatale esteso per le malattie metaboliche ereditarie. «Quanto all’autismo - tiene a sottolineare Lorenzin - il nuovo Dpcm recepisce in toto la legge 134/2015».

Il Piano vaccini nei Lea. «Il Piano vaccinale - avvisa ancora la ministra - è finalmente incluso nei Lea. Una svolta: fino a oggi i Piani nazionali vaccini erano finanziati come Obiettivi di Piano. E l’offerta - continua - è particolarmente ricca: saranno erogati in ambito Lea l’anti-Hpv esteso pure ai maschi, l’anti pneumococco, l’anti meningococco». I fondi sranno sufficienti? Al ministero sono convinti di sì. «Non siamo partiti da un budget per decidere in base a quell’importo cosa inserire - tiene a chiarire la ministra. Abbiamo fatto un lavoro ampio e approfondito di valutazione e “svecchiamento” di molte prestazioni o delle modalità con cui prima erano erogate e così abbiamo pianificato il disinvestimento su prestazioni inappropriate o obsolete. Se invece di 800 milioni avessimo stimato un impatto di 1,3 miliardi, li avremmo chiesti». A tirare le somme è Botti: «Nel complesso la griglia dei costi assegna 600 milioni al distretto - di cui 380 milioni alla specialistica e 153 milioni alle protesi - e 220 milioni alla prevenzione, cioè ai vaccini. In più vanno considerati 20 milioni derivanti dai trasferimento da ospedale a territorio».

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Mercoledì, 13 luglio 2016

Dal governo  

Ecco l’Atto di indirizzo per la Dirigenza. Spazio a carriere professionali e parità di genere. Orario di lavoro in cerca di soluzioni

di Ro. M.

pdf L’Atto d’indirizzo per il personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria

Ridisegnare le carriere - gestionali e soprattutto professionali - della dirigenza sanitaria nel suo complesso intervenendo sull’uso dei fondi contrattuali e garantendo la parità di genere, potenziare il ruolo di indirizzo e garanzia del contratto nazionale assegnando una giusta rilevanza alla contrattazione aziendale, prevedere un modello di coperture assicurative minime omogeneo sul territorio nazionale, adeguare la disciplina dell’orario di lavoro in base alle direttive Ue sui riposi prevedendo le opportune deroghe, semplificare il sistema dei fondi contrattuali con l’obiettivo di creare un fondo unico, stabilire i presupposti per una effettiva compartecipazione del personale nella lotta agli sprechi nel sistema sanitario. Dopo due trienni di blocco della contrattazione sono queste alcune delle proposte contenute nell’atto di indirizzo per il triennio contrattuale 2016-18 per il Personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria approvate oggi dal Comitato di settore Regioni e sanità.

I rinnovi contrattuali della dirigenza, è l’assunto di base del documento, devono diventare «funzionali» ai processi di riorganizzazione in atto del Ssn, in primis il nuovo modello per intensità di cura degli ospedali e la riparametrazione del rapporto ospedale-territorio.

E sullo sfondo, ma non troppo, i cambiamenti che questi nuovi modelli hanno già prodotto, come la riduzione degli incarichi di «alta gestione», che hanno portato al taglio di 2mila direttori di struttura complessa su 9mila e all’aumento delle condizioni di disagio.

Priorità alla certezza attuativa Tra le priorità sottolineato dalla parte pubblica la necessità di rispondere a una delle criticità più rilevanti che soprattutto i sindacati hanno osservato in questi anni: ossìa la totale mancanza di «certezza attuativa». Criticità che andranno superate riducendo «lo spazio interpretativo del livello aziendale alle disposizioni riservate alla contrattazione nazionale, rafforzando le garanzie reciproche di applicazione dei contratti individuali che devono affermarsi in una loro completa estensione sul territorio nazionale e devono contenere con una stringente precisione l'insieme delle regole che governano, in applicazione del CCNL, il rapporto tra singolo professionista e datore di lavoro, al fine di evitare i contenziosi e dare le dovute e reciproche certezze».

Risorse: dalle economie i premi per i progetti innovativi Riguardo la disponibilità di risorse, l’atto di indirizzo prevede limitati spazi di manovra. «Le Regioni - si legge nel testo - potranno destinare, esclusivamente al personale direttamente e proficuamente coinvolto nei processi di ristrutturazione, miglioramento organizzativo e razionalizzazione, parte delle economie aggiuntive conseguite con risparmi sui costi per le risorse umane ed individuare specifici ed ulteriori criteri premiali per il personale coinvolto in progetti innovativi, principalmente mirati alla riduzione delle liste di attesa, alla piena e qualificata erogazione dei Lea e alle condizioni di lavoro». Ma tali risorse dovranno premiare i risultati senza diventare in alcun modo «voci irreversibili» della retribuzione.

Carriere: bilanciare le competenze gestionali e professionali e più attenzione alla parità di genere Sulle carriere va individuata una soluzione contrattuale «che risponda al crescente (nella realtà e nel percepito) sbilanciamento tra competenza gestionale e quella professionale» e fissate norme più stringenti per l’attuazione della parità di genere nell'attribuzione degli incarichi dirigenziali. I trattamenti economici tra i due percorsi dovranno essere equiparabili: «gli incarichi professionali e di alta professionalità, con la dovuta graduazione contrattuale, abbiano omogenea dignità giuridica e la stessa parametrazione economica di quelli gestionali, compresi quelli di struttura complessa, anche in considerazione della prevista ed estesa riduzione degli incarichi di Unità Semplice e di Unità Complessa».

Orari di lavoro Ue tra riposi e deroghe Previsto un graduale passaggio a un'organizzazione del lavoro effettivamente basata su obiettivi e risultati verificati in modo stringente. Considerando, nel contempo, in modo organico tutte le variabili che incidono sul monte orario (standard, apertura servizi, organici, programmazione dell'attività, negoziazione degli obiettivi prestazionali). Fari puntati in particolare sui servizi di guardia medica e di pronta disponibilitàe sulle ricadute della turnazione notturna.

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Mercoledì, 13 luglio 2016

Dal governo  

Via libera all’atto d’indirizzo per le professioni sanitarie. Riparte la stagione dei contratti in stallo da 6 anni

di L.Va.

pdf L’Atto d’indirizzo per il personale del comparto

Il comparto delle professioni sanitarie si trova finalmente all’alba di un cambiamento significativo, dopo anni di attesa. Il Comitato di settore ha infatti varato oggi l’atto d’indirizzo per il comparto che sarà inviato ora all'Aran, l'Agenzia negoziale per le pubbliche amministrazioni. Prenderà così il via la nuova stagione dei contratti, impantanata da sei lunghi anni. L'accordo definisce la nuova cornice entro la quale avranno luogo i rinnovi contrattuali del triennio 2016-2018, con l'individuazione delle relative risorse ai sensi dell'art. 47 Dlgs n.165/2001 e successive modificazioni. Si tratta di un rinnovo che giunge appunto dopo ben due trienni di blocco della contrattazione (disposto da Dl 78/2010 e ss.)e s’innesta in un sistema di lavoro pubblico considerevolmente modificato nella sua consistenza quali e quantitativa, nelle sue linee retributive e nella dinamica dell'ordinamento professionale, per effetto principalmente di interventi connessi a manovre di finanza pubblica. Molte novità per il comparto delle professioni sanitarie Nel nuovo contratto ci sarà il “professionista specialista”, laureato e con un master di primo livello nelle professioni sanitarie. Ed è prevista la figura del “professionista esperto”, che ha acquisito competenze avanzate grazie a percorsi formativi complementari regionali e le attività professionali svolte anche in base a protocolli concordati tra le rappresentanze delle professioni, di quelle mediche e dell'area sanitaria in generale. Gli aspetti economici del nuovo professionista specialista e di quello esperto saranno definiti al momento della revisione di tutte le funzioni di coordinamento e delle posizioni organizzative. «La sanità è pronta ad avviare per prima i rinnovi contrattuali» sottolinea il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo «Con questi atti di indirizzo - spiega - la parte pubblica lancia la sfida per far sì che i rinnovi contrattuali diventino funzionali e strumentali ai processi di riorganizzazione in atto nel Ssn ad iniziare dall'attuazione delle scelte strategiche dal nuovo assetto per intensità di cure degli ospedali ma soprattutto alla valorizzazione dei servizi e presidi sanitari e sociosanitari territoriali, favorendo la partecipazione, la condivisione, la compartecipazione e il protagonismo soggettivo e propositivo dei professionisti della salute e dell'insieme degli operatori». Per De Filippo: «Medici, infermieri e le altre professioni e professionalità del Ssn in questi anni di fermo contrattuale hanno dato molto garantendo, comunque, il miglior funzionamento possibile dei servizi sanitari, è ora che, ad iniziare dall'avvio del rinnovo contrattuale, Stato e Regioni siano in grado di dare risposte di apprezzamento concreto della loro funzione e ruolo».

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Domenica, 17 luglio 2016

ANSA/ Caldo 'spinge' zanzare tigre, Italia invasa,si salva Aosta Infestate soprattutto 63 province, consigli per evitare punture (ANSA) - ROMA, 17 LUG - Sono meno pericolose delle 'sorelle' Aedes Aegypti, tra le responsabili della diffusione del virus Zika, ma anche le Aedes Albopictus, le cosiddette zanzare tigre, sono da evitare, oltre che per il fastidio delle punture anche per il rischio, comunque presente anche se molto limitato, che trasmettano qualche malattia. Per i prossimi giorni, afferma il bollettino meteo di Vape Foundation e Anticimex, azienda specializzata, ci si aspetta una vera invasione, con 63 province che avranno l'indice di infestazione più alto. Nel Lazio l'allarme più alto si concentrerà a Roma e su quelle di Frosinone, Latina e Viterbo, nelle Marche su Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino, in Abruzzo su Chieti, Pescara e Teramo. Invasione massima in Emilia Romagna, Puglia e Sicilia, interamente prese d'assalto, mentre in Basilicata sarà il territorio di Matera a registrare l'indice 4. Calabria e Campania quasi al completo, dato che ad essere attaccate saranno quasi tutte le province. Anche la Sardegna nel mirino del livello 4 con Cagliari, Medio Campidano, Olbia - Tempio e Oristano, e a seguire le province di Ogliastra e Sassari, al livello medio-alto. In Lombardia gli insetti faranno la loro comparsa manifestandosi principalmente sui territori di Brescia, Lodi, Mantova, Milano, e Pavia. In Piemonte maggiormente bersaglio delle zanzare Alessandria, Asti e Novara, seguite da Vercelli. In Veneto a soffrire saranno soprattutto Rovigo, Treviso e Venezia, in Toscana Grosseto, Lucca, Pisa, Pistoia e Prato (livello 4). Sembrano salvarsi solo la Val d'Aosta (basso rischio) e il Trentino Alto Adige dove il rischio è medio basso. "Il miglior rimedio resta la prevenzione, ovvero l'eliminazione di quei fattori che permettono lo sviluppo dell'insetto, vettore di malattie infettive nocive per la salute dell'uomo - sottolinea Valeria Paradiso, responsabile Ufficio Tecnico Anticimex Italia -. Per tenere lontano le zanzare sono sufficienti piccoli accorgimenti, come svuotare i sottovasi delle piante ed evitare i ristagni di acqua, o adottare sistemi di disinfestazione automatica che nebulizzano piretro o repellenti (aglio, rosmarino). La soluzione però per liberare seriamente le nostre città dall'invasione delle zanzare è quella di pianificare interventi mirati e continuativi nel corso dell'anno, avvalendosi di esperti e del coinvolgimento attivo dei cittadini, che giocano un ruolo fondamentale per le aree private". Le zanzare tigre in occidente, Italia compresa, sono state alla base di piccoli focolai di malattie tropicali come Chikungunya e Dengue, e secondo alcuni studi possono essere un vettore anche per Zika, anche se molto meno efficiente rispetto alla Aegypti. Il problema delle punture da zanzare sembra interessare anche i cavalli, al punto che una giovane azienda della green economy annuncia di aver messo a punto disabituanti naturali per le zanzare e zanzare tigre studiato ad hoc per le scuderie.(ANSA). Y91-MON 17-LUG-16 17:22

di Roberto Bernabei*

SUPERARE IL ÇONCETTODI «CRONICITA»

1 milione di pazienti cosiddetti «cronici»,assistiti in Italia in residenze sanitarie assi-stenziali (RSA),con assistenza domiciliare,o in centri per le cure palliative e strutture

perla post-acuzie/riabilitazione, è solo unaparte delle persone che avrebbero bisogno dicure di lunga durata.

i non autosufficienti, infatti, sono 2,, mi-lioni, circa 4 milioni il totale dei disabili. Quelmilione di pazienti preso in carico dal Servi-zio sanitario nazionale costa 32 miliardi dieuro, gli altri 3 milioni se la cavano con il «faidate», tra badanti - chi può - e figli - soprat-tutto figlie femmine - chi non può.

Ma anche il milione di assistiti dal ServizioSanitario Nazionale risente del «fai da te», inparte a ragione - perché ci sono meno RSA inCampania rispetto al Trentino - in parte peruna mancata organizzazione generale e stan-dardizzata della «Long-Terra Care».

Avviene allora che quel milione di cittadiniin carico al Servizio sanitario si trovi a dialo-gare con una miriade di interlocutori diffe-renti, spesso senza trovare il bandolo dellamatassa e atterrare in cure «garantite».

Per organizzare un efficiente sistemadi assistenza di lunga durata, la prima cosada fare, intanto, è cancellare il concettodi cronicità, con la sua carica di rassegnazio-ne e con il suo rinvio alla struttura tradiziona-le della sanità, cioè l'ospedale.

Riferiamoci piuttosto alla «Long-TermCare», per sottolineare che l'obiettivo è indi-viduare servizi concreti, da offrire a domicilioe a più cittadini possibile.

Il Ministero della Salute sta lavorando a unPiano Nazionale per le Cronicità, che vedràpresto la luce.

Questo documento, a mio avviso, introdu-ce due principi basilari per qualunque tipod'innovazione: un focus sull'avanzamentotecnologico e l'impegno per la misurazionemetodica dei risultati. In sostanza, per curarea lungo anziani sempre più numerosi (e sem-pre più anziani), è indispensabile puntaresulle nuove tecnologie - che oggi consentonomonitoraggio e prestazioni sanitarie a casadel paziente - e poi sulla valutazione dei ri-sultati. Sinora, in Italia, la Long-'erro Carenon è stata valutata sistematicamente: im-mettendo tecnologia e misurandone i vantag-gi, ma solo così si potranno individuare ereplicare le esperienze più virtuose, e ciò ge-nererà assistenza di qualità per i nostri anzia-ni ed efficienza per il Servizio sanitario.

*Ordinario di Medicina Interna e GeriatriaUniv. Cattolica, Roma

Presidente Italia Longeva

Sanità nazionale Pagina 1

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Cure costose e liste d'attesa I u ngheII problema riguarda tutta l'Europa

ori siamo soli, ma certo questo nonconsola: il 6,7% della popolazione dellaUe-28 lamenta di non aver ricevuto

È la quota cure mediche (visite o trattamenti)di popolazione soddisfacenti e in circa la metà dei casi ciòeuropea che sarebbe dovuto a problemi di organizzazionelamenta di non dei servizi sanitari. La prima motivazione sonoaver ricevuto i costi elevati, che hanno rappresentato ïl pri-cure mediche I mo impedimento per il 2,4% della popolazio-soddisfacenti ne, seguito dalle liste d'attesa, con l'1,1%. A scat-

tare la fotografia è Eurostat in un report(su dati del 2014) in cui analizzale difficoltàdi accesso alle cure peri pazienti. In Italiaè il 7,8di cittadini a recriminare, dato pocosopra le media Ue. Ma per il 6,2% degli italianiil problema principale sono i costi alti, mentre,per esempio, solo lo o,8% lamenta un proble-ma di liste d'attesa. Nello specifico dei variStati la percentuale di popolazione insoddi-sfatta varia dal 2% di Malta al 13% dell'Estonia.

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Rettangolo

Tra prevenzione e repressioneLa difficoftà degli interventi

ome arginare il giocod'azzardo dilagante,soprattutto tra i piùgiovani?

Il dibattito, tra addetti ai la-vori e non, è aperto. Lo Stato sibarcamena tra repressione eprevenzione.

Il decreto Balduzzi del 2012ha riconosciuto il gioco d'az-zardo come «patologia», inse-rendola nei Livelli essenziali diassistenza, e ha introdotto unaserie di divieti (dal divieto dipubblicità a quello di accessoalle sale gioco per i minori, fi-no all'esclusione di nuovi loca-li di gioco in prossimità di luo-ghi "sensibili" come scuole,università, nosocomi, luoghidi culto). La non-nativa preve-de anche 1o mila controlli al-l'anno sugli esercizi, specificiper i minorenni: nel 2015 sonostate accertate solo 37 viola-zioni. con 67 sanzioni e 72esercizi sospesi.

Da parte loro, negli ultimi 4anni più di 400 Comuni hannoemanato regolamenti per con-tenere impatto del gioco e 15Regioni hanno legiferato in talsenso. «Non credo però cheun maggiore aumento deicontrolli possa bastare - sot-tolinea Maurizio lori , presi-dente del Coordinamento Na-zionale Gruppi per Giocatorid'Azzardo -. Bisogna lavorarenelle scuole e sul territorio,sensibilizzare gli adulti e gliesercenti. Sarebbe auspicabileun cambiamento culturale».La prevenzione, prima di tuttoa scuola. I dati raccolti dallostudio ESPAD Italia diconoche, nel 2015, il 51% dei diri-genti scolastici (soprattutto alNord) dichiara l'esistenza diun Piano sulla prevenzione delconsumo di sostanze psicoat-tive e della pratica di altri com-portamenti a rischio, quali ilgioco d'azzardo ed il doping, a

livello provinciale, regionale ocomunale. Il 23 degli istitutiscolastici ha previsto di dedi-care giornate o attività specifi-che alla prevenzione del giocod'azzardo (passando dal 4% del2008 all'8% del 2011, al 16% del2014). Il bilancio è positivo e,fino al 2014, ha avuto una rica-duta diretta sui consumi

«Negli anni - spiega Sabri-na Molinaro, coordinatrice diESPAD Italia - abbiamo vistoche laddove gli interventi diprevenzione vengono fatticoncretamente, diminuiscenon solo la prevalenza deglistudenti che gioca ma soprat-tutto quella degli studenti chegioca in modo problematico».

In attesa di capire i motividell'aumento di giocatori nel2015, il professor o MaurizioFea, responsabile dell'Areagioco d'azzardo patologico diFeDerSerD (Federazione deiServizi per le dipendenze) ri-chiama i genitori a un più at-tento esercizio del loro doveredi sorveglianza - non ossessi-va - sui figli. Sul fronte scola-stico, invece, insiste sulla ne-cessità di insegnare il ragiona-mento probabilistico. Almenoa partire dall'ultimo anno del-le medie.

«Le campagne informativevanno bene perché informanosui rischi generici -ribadisce- . La capacità di valutare cri-ticamente le opzioni e di mi-surarsi con la realtà rispetto al-le ipotesi probabilistiche diuna vincita al gioco, però, misembra molto più efficace».

R.Co.

Ñ banchí dí scuolaII 23 % degli istitutianalizzati dallo studioEspad prevede attivitàdedicate alle ludopatie

Ñ rPiù di 400 ComurRegioni hanno dnorme per contel'impatto dei gioc

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ual è l'attrattiva maggiore che spinge unadolescente ad entrare nei casinò online?«La possibilità di vincere e, quindi, di vivereun'affermazione è certamente un incentivo

- spiga Carlo Buzzi, sociologo dell'Università diTrento e coordinatore scientifico dell'indagine -ma, ancor di più, l'introdursi in un luogo, sia purvirtuale, riservato agli adulti. In uno scenario socialein cui l'adultizzazione dei comportamenti è semprepiù considerata un valore, all'interno del gruppo dei

pari, ecco che il proporsi come frequentatore diquesti luoghi, in cui é possibile interagire con adultisu un terreno "adulto", rappresenta un titolo dicredito. A questo si aggiunge che il mondo del giocod'azzardo - basta considerare anche solo lafilmografia a riguardo - ha spesso rimandatoa figure, magari dannate, ma certamentecoraggiose e in larga misura vincenti».

M.T.RIPRODUZIONE RISERVATA

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Aumenta il numero di studenti che si fanno tentare dal gustodella scommessa. Si profila tuttavia una diversa forma di patologiascatenata non più dalla (sia pur remota) eventualità di ottenere denaroma dalla semplice possibilità di trascorrere più tempo giocando

Prigionieri deM'senza l'esca della vincita

al gambling al gaming, il passo è breve: neiprossimi cinque anni, il nuovo paradigma delladipendenza da gioco per i ragazzi in età scolarenon sarà più - o soltanto - l'alea, l'azzardoper vincere soldi, quanto il gioco in sé.

Ne è convinta Sabrina Molinaro,responsabiledella Sezione di Epidemiologia e Ricerca servizisanitari dell'Istituto di fisiologia clinica-CNR Pi-sa, che dal 2008, attraverso gli studi IPSAD eESPAD, monitora l'andamento delle dipenden-ze in Italia. «L'attenzione dei ragazzi si sta spo-stando sempre di più sulle app di gioco da uti-lizzare sui telefonini. Non si vincono soldi, mala possibilità di giocare per più tempo».

Si tratta del cosiddetto gioco con ticket re-demption , dove la vincita consiste appunto inticket (biglietti) che possono successivamenteessere convertiti in premi. Il fenomeno è giàstato segnalato in passato. In base alle previsio-ni degli esperti, tuttavia, adesso rischia diesplodere. La tipologia degli strumenti di gioco

-utilizzate varia dalle app di telefonini e tablet,_alle macchinette del tutto simili alle slot machi-ne che orinai popolano anche aree apposite neicentri commerciali. I produttori di questi di-spositivi le definiscono di «puro intratteni-mento» e sottolineano che si servono dei ticketcome per una normale raccolta punti. Insom-ma nient'altro che un modo per fidelizzare iclienti.

«Ma perché un minorenne dovrebbe giocarealle slot?» si chiede Matteo lori, presidente delCoordinamento Nazionale Gruppi per Giocato-ri d'Azzardo (Conagga) e dell'associazione Cen-tro Sociale Papa Giovanni XXIII di Reggio Emi-lia. «Eppure se facciamo una ricerca su un appstore, inserendo le parole "slot machine" trove-remo circa 2.200 app gratuite da scaricare. Sepoi digitiamo "slot machine e bambini", è pos-

sibile scaricare app pensate per bambini dai 4agli 8 anni. Sono legali , non si vince denaro. Daun punto di vista culturale , però , questo dicequalcosa, perché da grande quel bambino si av-vicinerà alle slot nei bar con una familiaritàmaggiore di quella di chi non ha mai giocato.Quindi non stupisce che i ragazzini giochino enoi lo constatiamo in moltissime scuole».

Lo studio ESPAD Italia , realizzato nel 2015i haevidenziato che il 19 % degli studenti di 15-19 an-ni ha giocato d'azzardo almeno una volta nellavita e il 42% lo ha fatto nell 'anno antecedente larilevazione . Fino al 2013 , le percentuali eranorimaste invariate per il gioco nella vita (con pre-valenze del 51-52%) e fino al 2011 per quelle rife-rite all'anno precedente a quello di rilevazione(47%). Nel 2014, addirittura, la prevalenza delgioco nella vita era scesa al 47% e quella riferitaall'anno al 39%. L'anno scorso, dunque , si è regi-strato un aumento . Sessantamila ragazzi in piùhanno detto di aver giocato , il 42% della popola-zione studentesca , cioè i milione di giovani.

«La percentuale rilevata preoccupa - sotto-linea Sabrina Molinaro, che ha presentato i datia fine giugno nell 'ultima riunione dell'Osserva-torio Nazionale contro il gioco d'azzardo - ,anche perché fa segnare un inversione di ten-denza per la prima volta dopo cinque anni».

Per avere la certezza di questo cambiamentodi rotta sarà necessario aspettare i dati consoli-dati del 2016 e del 2017- Il campanello d'allarmecomunque resta e non va sottovalutato. «Comeassociazione Centro Sociale Papa Giovanni XXI-II abbiamo fatto un progetto con il ministerodell'Istruzione - aggiunge Matteo lori - an-dando a parlare nelle scuole , dalle medie alleprime classi delle superiori . Abbiamo incontra-to tanti giovani e ho visto esattamente qual è illoro grado di vicinanza ai giochi d'azzardo. Inteoria non dovrebbero neanche conoscerli per-ché sono vietati a al minorenni . In pratica, lastragrande maggioranza ha già giocato d'azzar-do almeno qualche volta e l'ha già fatto soprat-tutto con i giochi che non destano particolareallarme sociale da parte degli adulti come adesempio il Gratta e vinci , il Lotto e il Super Ena-lotto, anzi a volte anche con l'accompagnamen-to "culturale" dei genitori».

«Dopo decenni di "martellamento " pubblici-tario , la crescita del gioco e la diffusione di pro-poste di gioco d'azzardo in ogni luogo - ag-

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giunge lori - , credo però ci vorrà del tempoprima che i genitori si rendano conto di quantopossa essere importante anche il loro esem-pio». Sembra tuttavia di percepire qualche ti-mido segnale di una maggiore consapevolezzadei pericoli che il gioco d'azzardo comportanello sviluppo dei ragazzi, sia da parte dei geni-tori che degli esercenti. Resta da superare an-che l'ambiguità di fondo dello Stato, che conti-nua a operare in evidente "conflitto di interes-si": dal gioco d'azzardo legalizzato, l'erario haincassato 9 miliardi nel 2015, su un totale di 88miliardi spesi dalle famiglie italiane, e non è ingrado di rinunciare all'introito. D'altro canto,all'interno della Legge di stabilità sono stati de-stinati dal fondo sanitario 5o milioni di europer intervenire sulla patologia del gioco.

Ruggiero Corcella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Siot Ñ Ñ ÑOggi esistono 2.200 applicazionigratuite di slot machine e anchequelle pensate appositamenteper i bambini dai 4 agli 8 anni

L'iniziativa

Quanti sonoi giovanidipendenti dalgioco in Italia ?Lo studioESPAD parladi 1 milione.Ministero dellaSalute e IstitutoSuperioredi Sanitàcercheranno dicapirlo meglioattraversoun'indagineepidemiologicasu tutta lapopolazione.Spiega RobertaPacifici,responsabile

osservatorio

sul Gioco

d'azzardo

«Vogliamo

proprio testare

l'entità del

fenomeno. I

dati saranno

disponibili nella

primavera

2018».

P L. . cellulariI ragazzi sono semprepiù attratti dalle appsui telefonini e neiprossimi cinque annidovremo confrontarcicon un diversoparadigma di malattia

Sanità nazionale Pagina 6

Consapevoli dei rischma decisi a provare

no degli "effetti colla-terali" della semprepiù massiccia perma-nenza in rete degli

adolescenti è un pericolosopercorso di avvicinamento algioco d'azzardo online, ormailegale (per gli adulti). E feno-meno, la cui ampiezza ha giàraggiunto livelli preoccupantitra i giovani adulti, inizia a se-durre anche i giovanissimi.

E proprio per monitorare ilfenomeno, la Società Italianadi Medicina dell'Adolescenza,l'Associazione LaboratorioAdolescenza e l'AssociazioneVela e Salute Onlus di Leccehanno realizzato, nel corsodell'anno scolastico appenaconcluso, una indagine nazio-nale su un campione di 2 milastudenti di terza media (età 12-14 anni, si veda il grafico).

Dall'indagine emerge chel'u% del campione dichiara diaver già avuto un'esperienza digioco d'azzardo online (da so-lo o con amici) e la percentua-le sale al 13% se ci si riferiscesolo ai maschi e ha un piccodel 13, 5% al Sud.

A questo si aggiunge che il21% pensa comunque di avere,prima o poi, un'esperienza diquesto tipo e un ulteriore 199.non si esprime né per il sì, néper il no.

Non esistono dunque filtri e

controlli per assicurarsi che ifrequentatori di questi siti sia-no effettivamente maggioren-ni? Generalmente al momentodi qualunque transazione eco-nomica (in dare o in avere) so-no richieste credenziali che unminorenne, a meno che nonabbia libero accesso ai docu-menti e ad una carta di creditodei genitori, non può fornire(ma ci può sempre essere unmaggiorenne, nel gruppo, afare da apripista). Viceversa,per entrare e avere un'espe-rienza di gioco (con fichesd'ingresso regalate dal gesto-re) basta una "autocertificazio-ne" effettuata spuntando la ca-sella "sono maggiorenne".

«Anche se l'esperienza nondovesse avere implicazionieconomiche resta comunquedannosa per un adolescente- mette in guardia Fulvio Sca-parro, psicoterapeuta dell'in-fanzia e dell'adolescenza -,perché gli consente di vivereun ambiente e un tipo di emo-zione che non a caso la leggeprevede di impedirgli. E il bo-nus di accesso non è altro chela pastura che si da ai pesci perattirarli, prima di fissare l'escaall'amo. Fuori dalla metafora,in questo modo si creano tuttele condizioni per creare ungiocatore d'azzardo in erbache, verosimilmente, appena

ne avrà l'occasione (o l'età) sa-rà già pronto ad abboccare».

Tornando all'indagine, il95% degli adolescenti intervi-stati sa cosa sia un gioco d'az-zardo (anche se meno del 1®%lo collega al termine ludopa-tia), oltre il gog,. è consapevoleche il gioco d'azzardo può cre-are dipendenza ed il 7a% ritie-ne che a questo tipo di dipen-denza possano poi associarse-ne altre.

«La consapevolezza dimo-strata dai ragazzi è certamenteun dato positivo - dice Pier-nicola Garofalo, presidentedella Società Italiana di Medi-cina dell'Adolescenza -, cosìcome è positivo che il 66% diloro abbia risposto che è pos-sibile effettuare azioni di pre-venzione nei confronti dellaludopatia, attraverso adeguatecampagne informative. E pro-prio questo dovrebbe spinger-ci a passare dalle parole ai fat-ti, in modo più consistente ecapillare di quanto non si siafatto fino ad ora. Dobbiamoagire sulla scuola - e il primopasso della nostra Società intale direzione è stata propriol'indagine che abbiamo svolto- ma anche sulle famiglie,perché i genitori devono esse-re il primo esempio e il primopunto di riferimento dei figli».

Maurizio Tucci© RI PRO DUZiONE RISERVATA

Videogames

1

È la quotadi ragazziintervistatinell'indagineche affermadi conoscerequalcheadolescenteche giocaabitualmentea videogameso a giochicon premiin denaro

Sanità nazionale Pagina 7

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Gli studenti e il gioco d'azzardoIN ITALIA (,dori' 3

Quanto tempo giocano (ry 4

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CHE PERCEZIONE HANNO DEL PROBLEMAi,i_uu.n,-i onere en`aY ^d' c)ir- ^medin)

Sai che cos'è un gioco d'azzardo?Una lene

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Si può fare prevenzione?

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La dipendenza da gioco si uniscealla dipendenza da droghe o alcol?

25,9% 66,6%Non pi Oi,eco n 3,1%------ -7 r- 70,9%fare alcuna caripagne Mai Qualcheprevenzione di educazione volta/

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Ti è mai capitato, da solo o insieme Pensi di giocarci?ad amici , di giocare, in Internet,a giochi «a soldi »? 37,8% 21,2%

10,5% 88,6%Una No riaio più volte

Credo di no i Forse si

19,4%Non lo c.

Sanità nazionale Pagina 8

al traguardoManca solo l'ultimo si del Senato e poi su tuttii nuovi nati in Italia potrà essere eseguito il testche scopre subito eventuali malattie metaboliche

alattie genetiche metaboliche, dainomi spesso impronunciabili: se neconoscono circa seicento.

Per almeno una quarantina è oggipossibile fare diagnosi fin dalla nascita grazieallo screening neonatale allargato, un test chesi esegue entro le prime 72 ore di vita del bam-bino.

Poter individuare precocemente una malat-tia metabolica congenita permette di iniziaresubito la cura adatta, che a volte può essere an-che soltanto una dieta speciale, in modo da evi-tare - o limitare - conseguenze che possonoprovocare in alcuni casi disturbi neurologicipermanenti o disabilità gravi, o anche salvare lavita del bambino.

Ora la proposta di legge "Disposizioni in ma-teria di accertamenti diagnostici neonatali ob-bligatori per la prevenzione e la cura delle ma-lattie metaboliche ereditarie" prevede l'attiva-zione obbligatoria dello screening neonatale«esteso» in tutte le Regioni e a tutti i 50o milabambini che ogni anno nascono in Italia. Ilprovvedimento, dopo aver ricevuto il via liberadal Senato a novembre scorso, è stato approva-to all'unanimità a metà giugno dalla Cameradei deputati. Essendo state introdotte alcunemodifiche è previsto un ulteriore passaggio aPalazzo Madama (dove giovedì scorso è iniziatol'esame in Commissione Sanità in sede referen-te) per l'approvazione definitiva.

A oggi gli screening neonatali sono obbliga-tori per legge dal 1992 solo per tre malattie: lafenilch.etonuria, l'ipotiroidismo congenito e lafibrosi cistica. In assenza di una normativa na-zionale, in questi anni ogni Regione si è regola-ta autonomamente: in alcune lo screening este-so viene già effettuato, in altre no.

In base ai dati della Simmesn (Società italia-na per lo studio delle malattie metaboliche ere-ditarie e lo screening neonatale), oggi ha acces-so allo screening «allargato» solo il 43% dei ne-onati italiani (si veda l'infografica)

«A seconda di dove nasce, chi ha una malat-tia metabolica ereditaria può avere una vitaquasi del tutto normale o una vi ta di disabilità edi sofferenza - sottolinea Manuela Vaccarotto,vicepresidente di Aismme, Associazione italia-na sostegno malattie metaboliche ereditarie - .E una disparità di trattamento inaccettabile,per questo da anni ci battiamo per una leggenazionale che garantisca a tutti i neonati lostesso diritto alla prevenzione».

La nuova normativa punta a "garantire la pre-venzione delle malattie metaboliche ereditarie,attraverso l'inserimento nei Lea, i Livelli essen-ziali di assistenza (ovvero le prestazioni da ga-rantire a tutti su tutto il territorio nazionale,ndr) degli screening neonatali obbligatori, daeffettuare su tutti i nati a seguito di parti effet-

ti-iati in strutture ospedaliere o a domicilio, perconsentire diagnosi precoci e un tempestivotrattamento delle patologie".

Il testo di legge, inoltre, prevede all'articolo 3un Centro di coordinamento sugli screeningneonatali, istituito presso l'Istituto superiore disanità, che ha il compito di "favorire la massimauniformità nell'applicazione sul territorio na-zionale della diagnosi precoce neonatale".

«Le malattie metaboliche diagnosticabili at-traverso lo screening esteso - spiega il presi-dente della Simmesn, Carlo Dionisi Vici, re-sponsabile dell'Unità di Patologia metabolicaall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma- comprendono patologie che possono com-portare situazioni di scompenso acuto, a rapidaevoluzione, e altre che hanno un andamentocronico e progrediscono lentamente».

Ma in pratica, come può lo screening neona-tale cambiare la vita di un neonato?

«Per esempio, - risponde Dionisi Vici - frai difetti di ossidazione degli acidi grassi, il defi-cit di Mcad - malattia metabolica che colpiscein Italia circa 20 bimbi l'anno - provocava ritar-do mentale ed epilessia nel 5o-6o9,. dei casi, pri-ma che ci fosse uno screening in grado di indi-viduarlo. Per chi ne soffre, un evento banale,come una febbre o una gastroenterite o un pro-lungato digiuno, può provocare gravi crisi ipo-glicemiche con immediati danni a carico del si-stema nervoso. Grazie allo screening neonataleè possibile evitare questi episodi acuti e gestiremeglio la malattia, prevenendo il rischio di ri-tardo mentale».

Lo stesso discorso vale per la tirosinemia, al-tra malattia metabolica congenita che può es-sere curata. «Se la diagnosi arriva in ritardo -spiega lo specialista - il bambino corre il ri-schio di sviluppare un tumore epatico, rischioche viene praticamente azzerato con lo scree-ning neonatale, che permette di iniziare la tera-pia fin dal primi giorni di vita».

E la lista continua: «Altre malattie metaboli-che ereditarie, come la leucinosi e le organico-acidurie - aggiunge il presidente della Sim-mesn -, possono dar luogo a intossicazioniacute mettendo in pericolo la vita del bambino:predirle, grazie allo screening, permette di in-tervenire prima che si manifestino i sintomi,evitando così che insorgano dei danni cerebra-li permanenti».

«Ci auguriamo che la legge e i protocolli at-tuativi (si veda il box, ndr) siano operativi quan-to prima perché ogni momento è prezioso -conclude Manuela Vaccarotto - . Sarà fonda-mentale puntare anche su una corretta infor-mazione perché i futuri genitori siano consape-voli dell'importanza di questo test (si veda ilbox in alto, ndr) che va fatto al bambino appenanato: si tratta di uno strumento di prevenzioneche può salvare la vita ai loro figli o risparmiareloro disabilità anche gravi».

Maria Giovanna Faiella© RIPRODUZIONE RISeRVa'A

DíffeìOggi l'esame vienecondotto solo su trepatologie, tranneche in alcune Regioni

Uniformità

II nuovo Centroperiicoordinamentosugli screeningneonatali,presso l'IstitutoSuperiore diSanità, avrà ilcompito dimonitorarel'uniformitàdi applicazionedegliscreening sulterritorionazionale,definire ledimensioni delbacinod'utenza diciascun centrodi riferimentoregionale,fornireinformazionisulla terapia esulle miglioricuredisponibiliperla specificamalattiametabolica.

M.G. F.RIPRODUZIONE

Sanità nazionale Pagina 9

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Una gocciadi sangueper 40 malattie

I test, indolore e non invasivo, va eseguito inospedale entro le 48-72 ore dalla nascita deibambino. La goccia di sangue, prelevata daltallone dei neonato, viene raccolta su un

cartoncino assorbente, inviato per l'analisi alCentro di riferimento regionale. I risultati sonodisponibili in pochi giorni. «Se prima occorreva unagoccia di sangue per ogni test, con lo screeningallargato è possibile con la stessa goccia testarepiù di 40 malattie metaboliche - spiega Carlo

UD,ID,I- . _

500milaLe nascitein Italia

CViene giàeseguitolo screening .allargato

Lo screeningallargatoè limitatosoload alcunearee

Esistono convenzioniinterregionali

Non viene eseguitolo screening allargato

For I italiana per io studio delle malattie metaboliche ereditariee Io iI neortle. Rapporto te riro 2015 (dati 2014)

Dionisi Vici, presidente della Simmesn - . Riuscirea predire lo sviluppo di patologie il più delle voltecurabili, quando il neonato è asintomatico e non haancora subito danni, permette di iniziare subitoil trattamento più adeguato per quella specificamalattia».Se il bambino risulta positivo al test,e quindi c'è il sospetto di una malattia, vengonoeseguiti ulteriori accertamenti diagnostici.

M.G. F.RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sanità nazionale Pagina 10

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al conta <'o-II nc. cessit t dilí<ìttan"ientí ínlens Iliaitamen3e co:rípl °ssí».

M.G. F.

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Che cos'è l'

Per un difetto geneticoil midollo osseoproduce globuli rossipiccoli e fragili

ggi è meno diffusa che in passato gra-zie alle campagne di prevenzione, mai portatori sani che rischiano di tra-smetterla ai figli nel nostro Paese so-

no ancora tanti, almeno due milioni e mezzo.Parliamo dell'anemia mediterranea, in Italiamolto comune in alcune aree, come Sicilia,Sardegna e Delta del Po.

A che cosa è dovuta?«L'anemia mediterranea rientra nel più va-

sto capitolo delle talassemie, un gruppo etero-geneo di malattie ereditarle del sangue acco-munate da alterazioni nella produzione del-l'emoglobina, la proteina contenuta nei globulirossi che ha l'importante compito di trasporta-re l'ossigeno. in particolare l'anemia mediter-ranea è una beta-talassemia perché a esserechiamata in causa è la catena beta dell'emoglo-bina. Chi si ammala eredita entrambe le copiedel gene responsabile di questo difetto del-l'emoglobina, una dal padre e una dalla madre,che invece sono portatori sani (avendo unacopia che funziona). il gene incriminato sitrova sul cromosoma lI e può essere interessa-to da mutazioni diverse, che spiegano l'etero-geneità con cui si possono manifestare le beta-talassemie» spiega il professor Aurelio Mag-gio, direttore della Divisione di Ematologiakanco e Piera Cutino dell'Ospedale Cervellodi Palermo. «Esistono infatti una forma piùgrave, quella che tutti conoscono come anemiamediterranea (ma che viene chiamata anchetalassemia major oppure morbo di Cooley),e una forma attenuata, che viene definita ta-lassemia intermedia»

Quali sono le conseguenze?«A causa della malattia, il midollo osseo

dei talassemici non produce emoglobinao ne produce troppo poca.1 globuli rossirisultano piccoli e fragili e vengono distrutticon più facilità. La talassemia major si manife-sta entro i primi due anni di vita, con una graveanemia. Altri sintomi che devono indurrea sospettarla, soprattutto nelle aree in cuiè più diffusa, sono l'ittero (la colorazionegiallastra della pelle), l'accrescimento rallenta-to, il pianto inspiegabile del neonato e l'ingros-samento della milza. La talassemia intermediasi manifesta invece in forma meno gravedopo i due anni».

Come si contrasta?«L'unico modo per sopperire al deficit di

globuli rossi è fare delle trasfusioni in modocontinuativo. E risvolto della medaglia di que-sto trattamento è l'accumulo di ferro nei variorgani che può creare danni enormi, soprat-tutto al cuore e al fegato. Per questo motivooccorre instaurare una terapia con farmaci chechelano questo elemento, cioè capaci di in-trappolarlo ed eliminare quello in eccesso.Oggi sono stati fatti grandi progressi su questofronte: prima i ferrochelanti potevano esseresomministrati solo per infusione continua, dadiversi anni sono invece disponibili prodottida assumere per bocca. Anche le trasfusionisono diventate più sicure rispetto al passato:il sangue è sottoposto a rigorosi controllie il rischio di contrarre infezioni come l'epatiteC o l'Hiv è diminuito notevolmente rispettoagli anni go. L'introduzione della risonanzamagnetica, infine, ci ha permesso di monitora-re meglio i pazienti, permettendo di valutarein maniera più accurata i depositi di ferroin fegato e cuore. E risultato è che l'aspettativadi vita dei pazienti con la forma major è moltomigliorata e, se la terapia è seguita bene,risulta paragonabile a quella di chi ha unaforma intermedia».

Antonella Sparvoll(1) RIPRODUZIONE RiStRVnrn

AurelioMaggiodirettoreDivisionedi EmatologiaT. e P. Cutino",OspedaleCervelloPalermo

Sanità nazionale Pagina 12

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Sanità nazionale Pagina 13