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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano Vasto Chieti RASSEGNA STAMPA Venerdì 6 maggio 2016

Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2 Lanciano ... · per esprimere i loro pensieri sul tema della giornata. La data non è stata scelta a caso: ... infezioni che colpiscono

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Regione Abruzzo Azienda Sanitaria Locale n. 2

Lanciano Vasto Chieti

RASSEGNA STAMPA Venerdì 6 maggio 2016

 

 

Regione Abruzzo

Azienda Sanitaria Locale 2 Lanciano Vasto Chieti

Via Martiri Lancianesi 17/19 - 66100 CHIETI

Giovedì 5 maggio 2016

Mani pulite, ma non troppo... Ecco cosa ha detto la Bocca della verità

Basta un poco di… fluoresceina per capire se le nostre mani sono davvero pulite. E’ stata una sorpresa scoprire quanti microbi si annidano in mani lavate, anche da poco, per le centinaia di persone che hanno infilato la mano nei totem a forma di “Bocca della verità” allestiti questa mattina negli ospedali di Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto dal Gruppo operativo del Comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere (Cio) della Asl. Una volta poste le mani sotto la lampada a raggi ultravioletti, sono venute fuori le “magagne”. Soprattutto sul dorso erano evidenti le zone più scure, meno igienizzate, a causa di un lavaggio frettoloso. Potrebbe sembrare un problema relativo, in realtà «il lavaggio delle mani - spiega Arturo Di Girolamo, referente infettivologo del gruppo operativo Cio - si è dimostrato una delle pratiche più efficaci per la riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, infezioni che colpiscono fino al 7%, e a volte anche oltre, i malati ricoverati nelle strutture pubbliche e private».

I medici e le infermiere del Cio hanno indossato le magliette colorate con le loro mani (letteralmente) dai bambini della Clinica pediatrica di Chieti e hanno accolto grandi e piccoli, spiegando i metodi più corretti per il lavaggio con l’acqua o con gli appositi gel e soluzioni alcoliche. Anche gli ospiti della Pediatria di Lanciano hanno realizzato un bellissimo cartellone. I bimbi in visita nei quattro ospedali hanno avuto a disposizione matite, colori e carta per esprimere i loro pensieri sul tema della giornata. La data non è stata scelta a caso: in tutto il mondo oggi si celebra la Giornata mondiale per l’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il Gruppo operativo del Cio, coordinato da Ines Bianco, ha promosso l’iniziativa insieme al Gruppo delle infermiere specialiste del rischio infettivo della Asl, coordinate da Mariantonietta Pompeo e Filomena Silverj. L’Azienda sanitaria locale Lanciano Vasto Chieti è inserita nel programma "Cleaner care is safer care" dell’Oms per la promozione di cure pulite e sicure.

Giovedì, 5 maggio 2016

Asl Chieti, ‘Mani pulite, ma non troppo’: ecco cosa ha detto la Bocca della verità

Posted By: francesco rapino on: maggio 05, 2016 In: Cronaca Chieti

Chieti. Basta un poco di… fluoresceina per capire se le nostre mani sono davvero pulite. E’ stata una sorpresa scoprire quanti microbi si annidano in mani lavate, anche da poco, per le centinaia di persone che hanno infilato la mano nei totem a forma di “Bocca della verità” allestiti questa mattina negli ospedali di Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto dal Gruppo operativo del Comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere (Cio) della Asl.

Una volta poste le mani sotto la lampada a raggi ultravioletti, sono venute fuori le “magagne”. Soprattutto sul dorso erano evidenti le zone più scure, meno igienizzate, a causa di un lavaggio frettoloso. Potrebbe sembrare un problema relativo, in realtà “il lavaggio delle mani – spiega Arturo Di Girolamo, referente infettivologo del gruppo operativo Cio – si è dimostrato una delle pratiche più efficaci per la riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, infezioni che colpiscono fino al 7%, e a volte anche oltre, i malati ricoverati nelle strutture pubbliche e private”.

I medici e le infermiere del Cio hanno indossato le magliette colorate con le loro mani (letteralmente) dai bambini della Clinica pediatrica di Chieti e hanno accolto grandi e piccoli, spiegando i metodi più corretti per il lavaggio con l’acqua o con gli appositi gel e soluzioni alcoliche. Anche gli ospiti della Pediatria di Lanciano hanno realizzato un bellissimo cartellone. I bimbi in visita nei quattro ospedali hanno avuto a disposizione matite, colori e carta per esprimere i loro pensieri sul tema della giornata.

La data non è stata scelta a caso: in tutto il mondo oggi si celebra la Giornata mondiale per l’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il Gruppo operativo del Cio, coordinato da Ines Bianco, ha promosso l’iniziativa insieme al Gruppo delle infermiere specialiste del rischio infettivo della Asl, coordinate da Mariantonietta Pompeo e Filomena Silverj. L’Azienda sanitaria locale Lanciano Vasto Chieti è inserita nel programma “Cleaner care is safer care” dell’Oms per la promozione di cure pulite e sicure.

Giovedì, 5 maggio 2016

Oggi è la Giornata mondiale per l’igiene delle mani VASTO

Igiene delle mani, in ospedale la "Bocca della verità"

Basta un poco di… fluoresceina per capire se le nostre mani sono davvero pulite. E’ stata una sorpresa scoprire quanti microbi si annidano in mani lavate, anche da poco, per le centinaia di persone che hanno infilato la mano nei totem a forma di “Bocca della verità” allestiti questa mattina negli ospedali di Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto dal Gruppo operativo del Comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere (Cio) della Asl. Una volta poste le mani sotto la lampada a raggi ultravioletti, sono venute fuori le “magagne”. Soprattutto sul dorso erano evidenti le zone più scure, meno igienizzate, a causa di un lavaggio frettoloso. Potrebbe sembrare un problema relativo, in realtà "il lavaggio delle mani - spiega Arturo Di Girolamo, referente infettivologo del gruppo operativo Cio - si è dimostrato una delle pratiche più efficaci per la riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, infezioni che colpiscono fino al 7%, e a volte anche oltre, i malati ricoverati nelle strutture pubbliche e private".

I medici e le infermiere del Cio hanno indossato le magliette colorate con le loro mani (letteralmente) dai bambini della

Clinica pediatrica di Chieti e hanno accolto grandi e piccoli, spiegando i metodi più corretti per il lavaggio con l’acqua o con gli appositi gel e soluzioni alcoliche. Anche gli ospiti della Pediatria di Lanciano hanno realizzato un bellissimo cartellone. I bimbi in visita nei quattro ospedali hanno avuto a disposizione matite, colori e carta per esprimere i loro pensieri sul tema della giornata.

La data non è stata scelta a caso: in tutto il mondo oggi si celebra la Giornata mondiale per l’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il Gruppo operativo del Cio, coordinato da Ines Bianco, ha promosso l’iniziativa insieme al Gruppo delle infermiere specialiste del rischio infettivo della Asl, coordinate da Mariantonietta Pompeo e Filomena Silverj. L’Azienda sanitaria locale Lanciano Vasto Chieti è inserita nel programma "Cleaner care is safer care" dell’Oms per la promozione di cure pulite e sicure.

Asl 2

Igiene mani: in ospedale Avezzano piano anti-infezioni

mag 05, 2016 Antonella Micolitti Sanità

Parte dall’ospedale di Avezzano, in occasione della giornata mondiale dell’igiene delle mani, il piano anti-infezioni.

La corretta igiene delle mani in ospedale, da parte degli operatori sanitari, riduce del 40% le infezioni ospedaliere che in Italia provocano dai 5.000 ai 7.000 decessi l’anno e circa 500 milioni di euro l’anno di costi sanitari dovuti a prolungamenti di degenze e a prestazioni aggiuntive nell’assistenza. Da questo dato e’ partito l’ospedale di Avezzano per lanciare un’operazione, con pochi casi analoghi in regione, in occasione della giornata mondiale dell’igiene delle mani, che si celebra oggi. Un’iniziativa, avviata un mese fa, presentata ieri nella sala riunioni dell’ospedale marsicano alla presenza, tra gli altri, del manager della Asl, Rinaldo Tordera, del direttore sanitario aziendale Teresa Colizza e del direttore di presidio Lora Cipollone che ha ideato e organizzato il piano anti-infezioni, rivolto principalmente agli operatori sanitari dell’ospedale (medici, specializzandi, infermieri ecc.) ma che riguardera’ anche i familiari che ogni giorno frequentano l’ospedale per incontrare i propri cari ricoverati. In ciascuna stanza di degenza dei reparti, gia’ nelle settimane scorse, sono stati collocati erogatori disinfettanti, con l’ illustrazione della corretta procedura da adottare per il lavaggio delle mani. Si tratta di oltre 200 punti-igiene, distribuiti tra 22 reparti, che ogni operatore

sanitario dell’ospedale potra’ utilizzare ogni qualvolta avra’ contatti tattili con i ricoverati. Un lavaggio della mani sistematico, insomma, che entrera’ nelle abitudini di medici e del personale sanitario con i diversi profili e che sara’ soggetto periodicamente a monitoraggio, da compiere a fine turno o durante le attivita’ di assistenza, tramite tamponi sulla superficie delle mani; il successivo esame microbiologico delle colture che si svilupperanno servira’ a l’individuare i germi patogeni potenzialmente trasmissibili ad altri degenti. “Tali verifiche”, precisa la Cipollone, direttrice sanitaria dell’ospedale di Avezzano “non hanno alcun intento ‘punitivo’ e verranno compiute esclusivamente per migliorare l’attivita’ di assistenza, contribuire a sviluppare consapevolezza dell’importanza dell’igiene e, soprattutto, a ulteriore garanzia della sicurezza dei ricoverati”. Tra l’altro il personale sanitario portera’ sulla divisa di lavoro delle spillette recanti la scritta ‘La sicurezza comincia qui’, un ulteriore veicolo per promuovere la diffusione della pratica. L’intera operazione, avviata all’insegna dell’igiene, sara’ soggetta e verifiche durante tutto l’anno con frequenti incontri, supportati da immagini, per rendere immediato e visibile il rischio dovuto all’eventuale inosservanza delle regole igieniche. L’introduzione del lavaggio delle mani, come detto, interessera’ anche i congiunti che visitano ogni giorno i degenti all’interno del presidio: costoro, lungo i corridoi – fa sapere la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila – avranno a disposizione erogatori di disinfettante da utilizzare al termine delle visite in ospedale. Per contribuire a promuovere una ‘cultura’ dell’igiene delle mani sono state stampate 10.000 brochure, da distribuire, nel corso dell’anno, nelle sale d’aspetto e in altri spazi comuni del presidio e realizzati poster divulgativi, affissi in numerosi punti dell’ospedale. L’anno prossimo, sempre il 5 maggio, verra’ organizzata una giornata-evento sull’attivita’ svolta e sui risultati conseguiti.

Mani pulite, ma non troppo: Ecco cosa ha detto la Bocca della Verità, centinaia di persone nelle postazioni allestite dalla Asl a Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto.

Basta un poco di… fluoresceina per capire se le nostre mani sono davvero pulite. E’ stata una sorpresa scoprire quanti microbi si annidano in mani lavate, anche da poco, per le centinaia di persone che hanno infilato la mano nei totem a forma di “Bocca della verità” allestiti questa mattina negli ospedali di Chieti, Lanciano, Ortona e Vasto dal Gruppo operativo del Comitato per la lotta alle infezioni ospedaliere (Cio) della Asl. Una volta poste le mani sotto la lampada a raggi ultravioletti, sono venute fuori le “magagne”. Soprattutto sul dorso erano evidenti le zone più scure, meno igienizzate, a causa di un lavaggio frettoloso. Potrebbe sembrare un problema relativo, in realtà “il lavaggio delle mani – spiega Arturo Di Girolamo, referente infettivologo del gruppo operativo Cio – si è dimostrato una delle pratiche più efficaci per la riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, infezioni che colpiscono fino al 7%, e a volte anche oltre, i malati ricoverati nelle strutture pubbliche e private”.

I medici e le infermiere del Cio hanno indossato le magliette colorate con le loro mani (letteralmente) dai bambini della Clinica pediatrica di Chieti e hanno accolto grandi e piccoli, spiegando i metodi più corretti per il lavaggio con l’acqua o con gli appositi gel e soluzioni alcoliche. Anche gli ospiti della Pediatria di Lanciano hanno realizzato un bellissimo cartellone. I bimbi in visita nei quattro ospedali hanno avuto a disposizione matite, colori e carta per esprimere i loro pensieri sul tema della giornata. La data non è stata scelta a caso: in tutto il mondo oggi si celebra la Giornata mondiale per l’igiene delle mani, promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Il Gruppo operativo del Cio, coordinato da Ines Bianco, ha promosso l’iniziativa insieme al Gruppo delle infermiere specialiste del rischio infettivo della Asl, coordinate da Mariantonietta Pompeo e Filomena Silverj. L’Azienda sanitaria locale Lanciano Vasto Chieti è inserita nel programma “Cleaner care is safer care” dell’Oms per la promozione di cure pulite e sicure.

ATESSA Venerdì, 6 maggio 2016

Venerdì, 6 maggio 2016

SANITA'

Ospedale Atessa, «mio padre trattato come merce». Il disperato racconto di una figlia

La segnalazione arrivata anche sul tavolo dell’assessore Paolucci

LANCIANO. Un padre malato, costretto a letto da un anno, muore dopo una crisi respiratoria e tre trasferimenti nel giro di una decina di giorni: casa- pronto soccorso di Lanciano, ospedale di Atessa e di nuovo ospedale di Lanciano. I parenti erano a conoscenza del quadro clinico gravissimo dell’uomo ma non si rassegnano al trattamento ricevuto da parte di alcuni sanitari. Un comportamento ancor più difficile da digerire perché vissuto in uno dei momenti più drammatici della propria esistenza. Ci sono medici bravi, sensibili, coscienziosi, non ci sono dubbi. Sono tantissimi, per fortuna. Ma ci sono anche professionisti che, stando alle sensazioni dei pazienti e dei loro familiari, mettono da parte la sensibilità, la delicatezza

e l’umanità rendendo ancora più difficile un percorso tutto in salita. Storie di questo tipo non sono rare. L’ennesima è arrivata solo qualche settimana fa a Cittadinanza Attiva diretta da Aldo Cerulli ed è stata girata per conoscenza anche all’assessore alla Sanità, Luciano Paolucci, che però pare che non si sia appassionato all’argomento. Ma la vicenda merita di essere raccontata, perché anche questa è la sanità che viviamo e spesso subiamo. Agli inizi di marzo, a seguito di una insufficienza respiratoria il papà di Maria (nome di fantasia), allettato da un anno e assistito anche grazie all’assistenza domiciliare integrata, viene portato al pronto soccorso di Lanciano. Una radiografia toracica evidenzia una polmonite in atto. Il medico sostiene che l’anziano debba essere riportato a casa anche perché sta già seguendo una cura antibiotica. Maria insiste per farlo restare in ospedale: è fine settimana e gli infermieri dell’assistenza domiciliare non ci sono. Accontentata: il paziente resta anche perché con il cambio turno il medico che arriva non è d’accordo con il collega che ha appena ‘staccato’. Le condizioni sono critiche. L’uomo deve restare lì. La notte è difficile, il medico del giorno dopo insiste nuovamente per portare il paziente a casa perché la fase è irreversibile. E la figlia non capisce: «ma se non sono i malati gravi a ‘meritarsi’ un ricovero ed una assistenza chi altro?» I GIORNI ALL’OSPEDALE DI ATESSA L’uomo viene così spostato all’ospedale di Atessa, senza grosse speranze. E’ chiaro e non lo si nasconde a nessuno: è tutto inutile. I parenti sono preparati al peggio ma vorrebbero un ‘accompagnamento’ dignitoso. E infatti si registra un ulteriore aggravamento. Al paziente viene fatta una tac al cranio che però i parenti non comprendono: il problema era un altro e la degenerazione cognitiva era già acclarata. Si va avanti: subentra la febbre e difficoltà respiratorie. Come se non bastasse Maria racconta di aver chiesto al medico di controllare nuovamente il padre ma si sarebbe sentita rispondere che aveva altro da fare che ritornare sul problema e che il «peggioramento era normale». «Forse mio padre non meritava attenzione?», domanda sconfortata la figlia. «Comunque sono stata liquidata». Il padre è sempre più sofferente, senza filtri il medico entra in camera e parla di un quadro gravissimo, «incurante della sua sensibilità e del suo stato». «Ho visto mio padre più volte piangere», racconta disperata la figlia che nella sua lettera arrivata nelle mani dell’assessore Paolucci inserisce anche il nome e cognome del medico ‘rude’. Peggiora ancora, «il vecchiarello» sta morendo, si sente dire e il papà perde anche la dignità del suo nome e del suo cognome. E poi l’atto finale: «il medico ha iniziato ad inveire in stanza contro l’ospedale di Lanciano che aveva inviato un malato così grave. Forse era inutile curarlo? Se l’è presa con me», ribadendo la gravità e dicendo alla famiglia di portarlo a casa. SI TORNA A LANCIANO A questo punto c’è un trasferimento di urgenza all’ospedale di Lanciano che secondo i medici di Atessa «doveva riprendersi il paziente come merce resa», riferisce la figlia. Lì la crisi più grave: viene garantita l’assistenza durante la fase finale e mezz’ora dopo l’uomo muore «in un’atmosfera serena, assistito umanamente e clinicamente dal personale medico e infermieristico». «Ringrazio i medici di Lanciano», dice la donna che chiede però che all’ospedale di Atessa qualcuno imponga modi comunicativi «più idonei, sensibilità maggiore verso i pazienti, anziani e deboli».

Alessandra Lotti

Giovedì, 5 maggio 2016

SANITA'

In ospedale per due volte e dimessa: anziana muore dopo 15 giorni I parenti: «sospetti di dimissioni affrettate» denunciano il caso al

Tribunale per i diritti del malato

Aldo Cerulli, Tdm

LANCIANO. Un lutto, una persona anziana morta dopo due ricoveri, il dolore e l’amarezza ma anche qualche dubbio sulle cure mediche e l’assistenza. E’ una lettera essenziale, pacata nei toni ma che fa trasparire tutto il dolore per una perdita che lascia dietro di sé anche l’atroce dubbio che qualcosa di più si poteva fare e non sgombera il campo dall’ipotesi -se non di qualche errore- almeno di grossolana approssimazione. Questa è l’ipotesi che aleggia nella lettera dei familiari di una donna di 92 anni deceduta qualche settimana fa dopo essere ricorsa alle cure mediche dei sanitari dell’ospedale di Lanciano nel mese di marzo. «A parte i dubbi sulle dimissioni improprie e sulle conseguenti valutazioni sui provvedimenti sanitari siamo rimasti sconcertati dall'arroganza sia del personale medico che di quello infermieristico», scrivono i parenti al Tribunale per i diritti del Malato. La storia è quella di una famiglia che, dopo lungo riflettere, si è trasferita proprio in Abruzzo per quella «idea legata ad una qualità della vita più a misura d'uomo». «Al nostro seguito», si legge nella lettera «c'era mia suocera (90 anni) per la quale si è reso necessario l'intervento del 118 a causa di alcuni attacchi epilettici (diagnosi di ischemia transitoria resa dai medici dopo 12 ore di stazionamento in un corridoio del Pronto Soccorso). Dopo qualche mese ho chiamato nuovamente il 118 a causa di un ulteriore attacco ischemico. Mia suocera è stata dimessa dopo una settimana con una diagnosi che parlava di "marcata congestione polmonare»; mi risulta che questa diagnosi preveda l'ospedalizzazione e non certo le dimissioni. Il fatto che la persona abbia 92 anni non autorizza a sottovalutare la cura che si deve prestare in un ospedale. Mia suocera è deceduta dopo circa 15 giorni». Fatti che raccontati così non rasserenano e andrebbero approfonditi se non altro con una risposta chiara della Asl di Chieti. «Mi scusi per lo sfogo», conclude la lettera del familiare, «ma sarebbe utile che le persone che vengono a contatto con questo tipo di situazione ne parlassero apertamente al fine di fare in modo che non debbano più accadere; soprattutto mi auguro che possa decadere la impropria "sudditanza psicologica" generata dalla ingiusta “autoreferenzialità” , fortunatamente caratteristica ancora di pochi medici». «E’ necessario che tutti finalmente alzino la testa contro la sudditanza prodotta dalla autoreferenzialità di alcuni sanitari», ribadisce Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva che ha ricevuto la missiva.

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ECONOMIA Venerdì, 6 maggio 2016

+' _ _ °. La sezione delle Autonomie

Assunzioni bloccatese il Comune non tagliale spese di personaleGianni TrovatiMILANO

wwa L'addio al Patto di stabilità el'armonizzazione contabile noncambiano i limiti alla spesa delpersonale di Regioni ed enti loca-li, che deve continuare aridurre lapropria incidenza sulle uscitecorrenti rispetto alla media del2011-2013. Questo principio, fissa-to dalla delibera 16/2016 diffusaieri dalla sezione Autonomie del-la Corte dei conti, rischia di met-tere in crisi parecchie ammini-strazioni, che in caso di mancatorispetto incappano del bloccodelle assunzioni a qualsiasi titolo(compresiirinnovi dei contratti atempo determinato).

A certificare l'importanza del-la questione è lapioggia di quesitiarrivati alla sezione Autonomiedalle diverse corti dei conti regio-nali. Tutte, in pratica, ruotano in-torno ai problemi generati dal-l'armonizzazione contabile, cheimponendo di accantonare nelfondo crediti di dubbia esigibilitàuna somma proporzionale allemancate riscossioni riduce laspesa corrente "impegnabile"dall'amministrazione locale. Se ilvincolo alla spesa di personale èmisuratonelrapporto conleusci-te correnti, quando queste ultimesi riducono il cerchio si stringe equindi impone di alleggerire inmodo ancora più drastico il pesodegli stipendi. Siccome questo ef-fetto dipende dall a riforma dellacontabilità e non dalla dinamicaeffettiva delle uscite per il perso-nale, molti enti hanno premutoper correggere il limite, oppureper considerarlo implicitamentesuperato, e i magistrati contabiliimpegnati nelle regioni hanno ri-portato la questione alla sezionedelleAutonomie.

La risposta arrivata da Romachiude su tuttalalinea.11 parame-tro che chiede la riduzione pro-

gressiva del peso degli stipendisul complesso delle uscite cor-renti, scritto nell aFinanziaria peril 2007 (commi 557 e seguenti del-la legge 296/2006), è perfetta-mente in vigore. Come sempreaccade quando si trova a esami-nare limiti di spesa, la C orte puntaquindi a unalettura "rigida",tantopiù dopo che la Corte costituzio-nale (nella sentenza 218/2015) haribadito l'importanza strategicadel freno alla spesa di personale.La conseguenza di queste pre-messe è nei cinque principi di di-ritto fissati dalla nuova delibe-ra: la riduzione del rapporto fraspese di personale e spese cor-

« f fit,Nonostante la riformadella contabilitàresta l'obbligo di ridurreil peso degli stipendisulle uscite correnti

renti è obbligatoria, il riferimentoè fisso al 2011-13, la riforma conta-bile non permette di "sterilizza-re" alcuna voce perché servireb-beunanorma,laspesadipersona-le va contabilizzata come preve-de l'armonizzazione (principiocontabile allegato 4/2 al Dlgs118/2011) e il fondo crediti non èun impegno di spesa e quindi nonva calcolato al denominatore.Dopo labotta arrivata mercoledìsull'obbligo di dimezzamentodelle spese peri contratti atermi-ne calcolato anche sui dirigenti atempo (sivedall Sole 24Ore diie-ri), su cui già ieri i sindaci hannosollecitato «chiarimenti» in Con-ferenza Unificata, è da scommet-tere che anche questadeliberaac-cenderàil confronto congli enti.

[email protected]) RIPRODUZIONE RISERVATA

Utente
Rettangolo

Sanità. Le proposte al tavolo con il Governo per riportare la spesa sotto controllo•

Farmaci, regioni in campoper tagliare i prezziIpotesi di sconto del 10-20% per il rosso a carico delle impreseRoberto TurnoROMA

Prezzideifarmaci, soprattuttoquelli più costosi, legati ai volumidi vendita e al numero di pazienti"trattati", ma anche ai risultati del-la cura. Riduzione e comunquefissazione di un'asticella suiticketocculti pagati dai cittadini per ledifferenze di listino rispetto ai ge-nerici. Nuovi criteri per definire lareale innovatività delle medicinee più concorrenza. Due tetti dispesa, sensibilmente diversi dagliattuali. Sostituibilità immediatadei medicinali biosimilari con ifarmaci originali in scadenza dibrevetto. Le regioni si preparanoal tavolo col Governo conunapro-posta sulla farmaceutica che met-terebbe letteralmente sottosoprale attuali regole. Obiettivo dichia-rato: riportare la spesa sotto con-trollo, a partire da quella ospeda-liera su cui le industrie sono chia-mate a pagare un rosso 2013-2015da 1,65 miliardi, e liberare risorseper «i nuovi bisogni in campo far-maceutico».

t un documento di sole cinque

cartelline (si veda Sanità24), mapotenzialmente esplosivo per ilmercato italiano del pharma, quel-lo licenziato ieri dai governatoridopo un lungo confronto tecnicointerno. Approderà al tavolo colGoverno, nel quale è destinato atrovare pochi sp ons or ministeriali,anche se sarà interessante cono-scere il parere dell'Economia che

IL DOCUMENTONel dossier di cinque pagineipotizzate pratiche innovativecome il legame tra il prezzoe l'esito della terapia oal numero di pazienti trattati

tiene i cor doni della b ors a e che p e-rò dovràfare i conti conle intenzio-ni poli tiche di palazzo Chigiche su-gli investimenti in Italia di BigPharma, ma non solo, contaparec-chio. Intanto la proposta delle re-gioni è pronta, e non mancherà disuscitare parecchie fibrillazioni.Conleimmancabili mediazioni del

caso. Trale altre, l'ipotesi di conce-

dere alle imprese uno sconto del

10-20% come transazione sui vec-

chiripianimiliardaridicuileregio-

ni hanno bisogno come l'ossigeno

per i loro bilanci. Senza scordare

che qualsiasi modifica di sistema

avràbisogno delparacadute diana

legge, con tutti i dubbi sui tempi p er

incassarla.

Tagliare i prezzi dei farmaci,questa la manovra regionale. Conlaproceduraprezzo/volume,ilisti-ni verrebbero ridotti o scontati inmodo progressivo in rapporto al-l'aumento dei pazienti trattati, alcrescere delle indicazioni, delle te-rapie combinate e dellaloro durata.Con il prezzo legato all'esito dellaterapia(paybyresult) verrebbe da-to un altro scossone ai prezzi. Men-tre per arginare i costi peri pazientiper il pagamento delladifferenzadiprezzotragenericie originator, chein sei anni è costatoben5miliardi, sipropone dimettere unlimite aque-sto differenziale, altrimenti il far-maco dimarcasarebbe escluso dal-larimborsabIlità: si calcola che per15o farmaci esiste un differenziale

di prezzo superiore alloo%eper3ospecialità oltre il 200%.

Di più. Nella proposta c'è larivi-sitazione dei «registri Aifa» per ifarmaci ad alto costo e di forte im-patto sanitario. E sullavalutazionedell'innovatività dei prodotti, vie-ne proposto il modello tedes co perstabilire criteri sicuri e verificati.C'è poi la richiesta di creare piùconcorrenza, attivando tra l'altronella determinazione dei prezziprocedure selettive a evidenzapubblica e la possibilità per le re-gioni su tutte le categorie di pro-dotti di svolgere gare in «equiva-lenza terapeutica»: a premiare do-vrebbe essere il criterio del minorcosto a «parità di dosaggio, formafarmaceutica e unità posologicheper confezione». Infine, un altrocapitolo scottante: la sostituibilitàautomatica deifarmacibiosimilaricon gli «originator»: anche in que-sto caso l'effetto atteso dalle regio-ni sarebbe quello di ottenere ri-sparmi immediati dal momentodella scadenza dei brevetti di queifarmaci.

C RIPRODDZIONE RISERVATA

. Non si trova più il medicinale salvavita per cardiopatici: nota dell'Agenzia per il farmaco

Emergenza Sintrom, interviene 17\ifaNino Amadore

Si chiama Sintrom, è un far-maco salvavita per pazienti car-diopatici e non solo visto che ser-ve a evitare la formazione ditrombi nel sangue e nei polmoni,comunemente definito anticoau-gulante, è sparito dai depositi ita-liani. Nonsitrovadapiùdiunme-se. E non lo hanno, secondo i rac-conti fatti dai malati, nemmenomolte strutture sanitarie e ospe-daliere pubbliche che in più diun'occasione hanno lanciato l'al-

larme. Perché è un farmaco ne-cessario per decine di migliaia dimalati: solo a Lodi, ha raccontatoil quotidiano locale, sono 1.8oo lepersone che hanno bisognodel Sintrom. Ma scorrendo lecronache locali situazioni di al-larme si registrano in ogni parted'Italia per non parlare delle se-gnalazioni di famiglie dei pazientiprovenienti da ogni parte.

Il Sintrom è un prodotto che laNovartis ha ceduto nel 2o14 allaMerus Labs International con se-

dea Toronto: il Sintrom, si leggenel comunicato con cui l'aziendaha annunciato l'acquisizione, èdisponibile in Europa da oltre 50anni e nel 2013 il valore delle ven-dite è stato di28 milioni di dollari.L'azienda canadese gestiscel'operazionein Europagrazieallacontrollata Merus Labs Luxco IIS.àr.1., una società aresponsabili-tàlimitatacheasuavoltadistribu-isce in Italia il farmaco grazie al-l'azienda Alloga Italia con sede aPadova, ma di più non è dato sape-

re visto che al centralino non ri-sponde nessuno e lamail di quelloche sul sito della controllante vie-ne indicato come responsabileper l'Italia non funziona.

Che il farmaco fosse sparitodalla circolazione era, ovviamen-te a conoscenza l'Aifa (l'Agenziaitaliana per il farmaco) che infattiha segnalato il fatto inserendo ilSintrom (sia le confezioni da unmilligrammo che quelle da 4 mil-ligrammi) nell'elenco dell'agen-zia e costantemente aggiornato:

la segnalazione porta la data del29 marzo con l'avvertenza che ilfarmaco sarebbe venuto a man-care dai primi di aprile (il 6 aprileperle confezioni dato compresseda un milligrammo e il 1o aprileperle confezioni dato compresseda 4 milligrammi) invitandol'azienda a fare richiesta di auto-rizzazione per l'importazione.Autorizzazione che è poi arriva-ta: è stato dato il via libera all'im-portazione di 5omila confezionida 20 compresse da 4 milligram-mi in lingua polacca prodotte daNovartis farma di Torre Annun-ziataeprecedentemente era statodato il via all'importanzione di34.961 confezioni da 10o com-presse da un milligrammo. Ieril'Aifa ha annunciato che «il ripri-stino della regolare fornitura diSintrom4mg, secondo quanto di-chiarato dalla ditta titolare, do-vrebbe avvenire dallo maggio,mentre quello del dosaggio da img, è atteso per oggi».

Nel comunicato non si fa cen-no alle farmacie ma dall'Agenziaribadiscono che nel caso in cui«dalla catena distributiva ci fos-sero ritardi ci sipuò rivolgere alleAziende sanitarie, in modo dapoter avere tempestivamente ilfarmaco».

C) RIPRODDZION E RISERVATA

Il successo dei corsiper poter andarea occuparsi di bimbinegli ospedali:«Siamo sommersidallerichieste»

di Valentina Santarpia

Quando hanno inauguratola prima sede ufficiale, qual-che mese fa, nessuno di loropensava di avere così tantosuccesso: i «donatori di cocco-le» per bambini abbandonatinell'ospedale di Brescia sem-bravano una piccola realtà unpo' visionaria destinata allecronache locali. E invece oggisi ritrovano con talmente tanterichieste che sono stati co-stretti a chiudere le prenota-zioni per i corsi sino a fine2016, e le tv e i giornali nazio-nali li cercano per parlarne. «Èincredibile - raccontano dal-la onlus I bambini Dharma -.L'iniziativa è piaciuta così tan-to che abbiamo 200 personeche stanno facendo il corsoper diventare donatori di coc-cole e non potremo aprirne unaltro prima delle fine dell'an-no. E abbiamo almeno i.ooo ri-chieste da tutta Italia per fareiniziative simili negli ospedalidi altre regioni. Non sappiamocome organizzarci».

I danni senza coccoleMa cosa sono i donatori di

coccole? Sono persone, uomi-ni e donne, che si prendonocura e danno attenzioni, affet-to, carezze, sorrisi, abbracci egiochi al bambini costretti inun letto di ospedale. Inizial-mente erano stati pensati perassistere i bambini abbando-nati alla nascita e quelli mal-trattati in famiglia, dati in cu-

stodia ai servizi sociali. Poil'associazione ha allargatol'iniziativa a tutta l'area pedia-trica, per i i bambini destinatia trascorrere ore soli in ospe-dale. L'idea nasce dalla ricercascientifica dello psicoanalistaaustriaco René Spitz, che di-mostra che i bambini in condi-zioni di deprivazione affettivavanno incontro a danni irre-versibili dal punto di vista mo-torio, affettivo, del linguaggioe dello sviluppo intellettuale.

I bambini invisibiliProprio per ovviare a questi

traumi, l'agenzia Usa Spence-Chapin ha iniziato a reclutarenegli ultimi anni volontari percoccolare neonati abbandona-ti dalle 2 alle sei settimane. InItalia a sposare il progetto èstata l'associazione I bambiniDharma, a Brescia: «I bambiniabbandonati in ospedale sonobambini invisibili, perché benpochi conoscono la loro esi-stenza - sottolinea GiovannaCastelli, la presidente -. Senon appari, se non hai un'im-magine né voce, infatti, per ilmondo non esisti. Ma tutti ab-biamo diritto ad avere dellepossibilità. Ecco perché decisi

Boom In tutta ItaliaL'iniziativa è nata aBrescia, ora voglionoreplicarla in millecittà di tutta Italia

5 anni fa di fondare la nostraassociazione, che poi è fioritacon l'entusiasmo di tantissimivolontari. Donare tempo ecuore ci regala felicità, nonsottrae ma aggiunge. Ma nien-te pubblicità: noi coccoliamo ibambini con discrezione, so-no minori e vanno protetti».

Il corso per i volontariI donatori, prima di iniziare,

frequentano un corso gratuitodi , incontri durante cui ven-gono spiegati il senso del«coccolaggio», forniti ele-menti di puericultura e nozio-ni base di psicologia e pedago-gia e date regole per la privacye per il coordinamento coi ser-vizi sociali. Dopo un colloquio,sono pronti per donare cocco-le e preparare i corredini dei

bambini che saranno adottati.La ricompensa? Non è certoeconomica. «E sopravvissuto esta benissimo grazie (anche especialmente) a lei, che l'hacoccolato , l'ha seguito con lamarsupio terapia , gli ha fattoascoltare Mozart, l 'ha massag-giato, e chissà quanto altro -scrive all'anonimo dispensato-re di coccole una mamma cheha adottato un bimbo prema-turo a cui i genitori biologicihanno rinunciato -. Non hopotuto conoscerla ma è sem-pre nel nostro cuore. Anche ilmio bambino aveva la sua "va-ligetta" con vestitini, coperti-ne, peluche, cartoline. Se ora èfelice e sta bene è perché si èsentito amato dalla nascita».

vsa nta rp ia@Dres. it© R I PRO DUZIOfN RSERVA'A

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Maternit e cancro,, la campagna dell'AircDomenica 8maggio in vendita le azalee a sostegno della ricerca

ono dei semplici fiori le armi concui l'Associazione italiana per la

1F ricerca sul cancro da oltre trent'an-ni scende in campo per combattere la suaguerra senza fine contro i tumori fem-minili. Domenica 8 maggio, in occasionedella Festa della mamma, I-Azalea dellaricerca" tornerà in 3.600 piazze di tuttaItalia con 20 mila volontari che distribui-ranno un regalo speciale per finanziare illavoro dei ricercatori Airc: 6oo mila pian-tine, a fronte di una donazione minima di15 euro. Obiettivo di questa ennesima bat-taglia è la tutela della fertilità nelle giovanidonne dopo le cure; ogni anno nel nostroPaese oltre 63 mila donne vengono infatticolpite da un tumore agli organi riprodut-tivi o da un cancro al seno che, pur essen-

do la patologia più frequente (con circa 48mila nuove diagnosi), è anche quella perla quale la ricerca ha ottenuto i migliori ri-sultati, portando negli ultimi due decennidal 78% all'87% la sopravvivenza a cinqueanni dalla diagnosi. Solo nel 2016, Airc ha

investito 12,4 milioni di euro in oltre centoprogetti e in 27 borse di studio per le curedi tumore a seno, ovaio, endometrio e cer-vice uterina. E così, insieme alle piantinedi azalea, l'8 maggio verrà distribuita an-che una speciale guida dedicata a materni-tà e cancro che riporta tutte le informazio-ni sugli studi più recenti, i commenti degliesperti, le indicazioni sull'importanza diaderire agli screening raccomandati e diadottare stili di vita corretti. In copertinail volto di Maddalena Corvaglia, mamma eambasciatrice Airc, una delle tanti voci nelgrande coro che anche quest'anno si uni-sce per testimoniare a tutta voce: «Controil cancro, io ci sono» (info su airc.it o nu-mero speciale 840 001001).

Andrea Milanesi

nuove accuse:rianimazione simulata per cop riregli errori. E al medico che denuncióil guasto della macchina dissero:L4 e ti frega, domani non ci sei"

1 depi*stag.i su uiovanna

'Tre ore di messinscena

ciopo la morte *in cli*nica55

FABIO TONACCI

R . Si sono messi d'accordoper raccontare un'unica veritàufficiale, che verità non è. L'han-no recitata davanti ai carabinie-ri del Nas, «come una poesia im-parata a memoria». Chirurghi,anestesisti, assistenti. Tutti.

Quelli che si trovavano nella sa-la operatoria di Villa Mafaldamentre la piccola Giovanna mo-riva privata dell'ossigeno dauna macchina difettosa, e quelliche dovevano esserci e inveceerano al bar.

«Dichiarazioni false e reticen-ti», le definisce il pubblico mini-stero di Roma Mario Ardigò,che ha comparato i lacunosi ver-bali di interrogatorio con quan-to invece veniva fuori involonta-riamente dalle intercettazioni«con amici, familiari e amanti»dei protagonisti di uno dei piùgravi episodi di malasanità de-gli ultimi anni. Culminato, se-condo il pm che ancora è in atte-sa della decisione del giudicesul rinvio a giudizio per i dueanestesisti, con una rianimazio-ne di tre ore e mezzo su un corpi-cino già privo di vita. Una mes-sinscena per cancellare le trac-ce dell'errore. «Le sono stati in-fusi liquidi - si legge nell'attodi accusa - per provocare l'e-spulsione per via urinaria di far-maci ritenuti, erroneamente,

responsabili del decesso».

CH IAMATA I N SALALa storia è quella di Giovan-

na Fatello, dieci anni, entratanella clinica romana Villa Mafal-

L'anestesista durante lacrisi era al bar e telefonòin sala operatoria. Mai colleghi non lo ricordano

da la mattina del 29 marzo2014 per un banalissimo inter-vento di plastica al timpano emorta sotto i ferri. «Alle 10.10,quaranta minuti dopo l'iniziodell'operazione, si è verificatauna bradicardia poi evoluta inarresto cardiocircolatorio. La pa-ziente è morta alle 13.40», scri-ve quel giorno nella cartella l'a-nestesista Pierfrancesco Dauri,il principale indagato. Non è an-data così. I periti della procuraritengono che il decesso sia av-venuto in realtà tra le 9.40 e le9.50, e per questo è indagataper falso ideologico e abuso d'uf-ficio anche la direttrice sanita-ria Rossella Moscatelli. Soprat-tutto, Dauri non c'era nel mo-mento della crisi.

Dopo aver fatto l'anestesia eintubato la bambina, esce perandare al bar interno della clini-ca. «Sono rientrato subito», si èdifeso. É smentito però da unatelefonata che fa col suo cellula-re al fisso della camera operato-ria alle 9.49 e durata 42 secondi.Di quella chiamata nessuno si ri-corda. I membri dell'equipe ope-ratoria (due chirurghi, due ane-stesisti, tre infermieri) non ne

fanno cenno agli inquirenti.Nessuno ha risposto a quel tele-fono, però qualcuno ha parlatocon Dauri per 42 secondi. SoloGiovanna Lotti, infermiera stru-mentista, si dice certa che «Dau-ri non ci fosse». La sua assenzadalla sala ha portato all'iscrizio-ne nel registro degli indagati an-

che ai due chirurghi otorini, Giu-seppe Magliulo e Dario Marco-tulli, perché sono i responsabilidell'operato dell'equipe.

L' ESTESIS FANTASMAAll'intervento partecipa un

secondo anestesista, FedericoSantilli, cui i carabinieri del Nasdedicano un'ampia partedell'informativa finale. Lo de-scrivono così: «Persona da tem-po pesantemente dipendenteda sostanze stupefacenti, dedi-ta in maniera persistente allabugia». Santilli è l'anestesistafantasma, perché non comparesulla cartella clinica. Non solo.Davanti agli inquirenti, i mem-bri dell'équipe balbettano: nonsi ricordano come si chiama, so-stengono di averlo visto per laprima volta quella mattina.«Non posso essere sicura dellasua presenza in sala», dichiara,per esempio, la Lotti. «È anchepossibile che sia uscito...». San-tilli, stando agli investigatori,non ha dimestichezza con il di-spositivo Draeger da cui dipen-deva la vita della bambina. Nonè un dettaglio, questo.

LEVA CH E N ESSUNO TIRATOGiovanna, infatti, è morta

perché nessuno ha tirato una le-va. L'ipossia, cioè la mancanzadi ossigeno che se l'è portata viain meno di cinque minuti, po-trebbe essere stata causata dauna manovra errata con l'appa-rato di ventilazione Draeger:non è stata azionata la leva dideviazione meccanica dell'ossi-geno, per cui dopo essersi addor-mentata, Giovanna ha comin-ciato a respirare anidride carbo-nica. Se si interviene in tempo,non si muore. Ma il saturimetrodell'apparecchio era malfunzio-nante. Lo riferisce un'altra ane-stesista, Maria Sanfilippo, chia-mata d'urgenza quando ormainon c'era niente da fare. «Loavevo utilizzato il giorno prima-ha raccontato, durante l'inci-dente probatorio - e avevo se-gnalato che non funzionava auna delle addette al blocco ope-ratorio. Mi ha risposto "che tefrega, tanto tu domani lavori inun'altra sala"».

(dNIPNOOLL>JONE NISFR ATA

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