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INTEGRAZIONE ED ESPANSIONE DEL SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA DEL COMUNE DI CASTELLAMMARE DI STABIA TITOLO ELABORATO: PRESCRIZIONI TECNICHE DI INSTALLAZIONE

REL-04 Prescrizioni Tecniche di Installazione · 2012-07-10 · tipologia di scavo che richiedono e si dividono in fondazioni dirette (o superficiali) e fondazioni indirette (o profonde)

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INTEGRAZIONE ED ESPANSIONE DEL SISTEMA DI

VIDEOSORVEGLIANZA DEL COMUNE DI

CASTELLAMMARE DI STABIA

TITOLO ELABORATO: PRESCRIZIONI TECNICHE DI INSTALLAZIONE

INDICE

1. PREMESSA 4

2. ALIMENTAZIONE E PROTEZIONE ELETTRICA DEI DISPOSITIVI IN CAMPO 4

3. PALI 6

4. PLINTI DI FONDAZIONE 9

5. PARTICOLARE DEL PLINTO DI FONDAZIONE E POZZETTO 18

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1. PREMESSA

Il presente modulo ha lo scopo di descrivere gli accorgimenti e le prescrizioni tecniche

che saranno adottati in fase di installazione degli apparati e dei dispositivi di campo (di

cui ai moduli precedenti) al fine di garantire la posa in opera secondo lo stato dell’arte,

nel rispetto delle normative vigenti in materia.

Particolare cura è stata dedicata alla realizzazione delle strutture di sostegno degli

apparati, alle loro fondazioni ed alla realizzazione dei dispositivi di alimentazione e

protezione elettrica degli apparati.

Le opere descritte saranno attuate solo ed esclusivamente da personale tecnico

specializzato ed appositamente formato e saranno adottate tutte le norme, le prescrizioni

e le precauzioni circa la messa in sicurezza dei cantieri.

2. ALIMENTAZIONE E PROTEZIONE ELETTRICA DEI

DISPOSITIVI IN CAMPO

Per i dispositivi in campo di ciascun sito è prevista l’allocazione di quadro elettrico di

alimentazione costituito da centralino contenitore in resina o metallo per 24 moduli

DIN, grado di protezione IP55, del tipo resistente agli atti vandalici con chiusura a

chiave, completo di:

• N.1 interruttore generale magnetotermico 1+N, potere di interruzione: 10kA,

caratteristica di intervento C, 1P+N; ln=50 a;

• N.1 lampada segnalazione presenza rete + portafusibile e fusibile di protezione;

• N.1 interruttore magnetotermico differenziale 1+N, potere di interruzione: 10

kA, Caratteristica di intervento C, 1P+N; ln=32 A, Idiff 0,03° tipo AC;

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• N.1 scaricatore di sovratensione 2P Imax 40kA;

• N.3 interruttore magnetotermico differenziale 1+N, potere di interruzione: 10

kA, Caratteristica di intervento C, 1P+N; ln=16 A, Idiff 0.03° tipo A, in opera a

parete o su apposite staffe di supporto (incluse), compresi il cablaggio, i

collegamenti elettrici, le guida DIN, il rilascio di certificazioni di legge ed ogni

altro onere accessorio in conformità alla normativa vigente.

Da tale quadro locale, attraversando i cavidotti della pubblica illuminazione, si risalirà

al quadro elettrico di alimentazione generale.

In caso di impossibilità nei passaggi nei cavidotti verrà prevista fornitura di energia

elettrica mediante apposita richiesta all’ente erogante da ritenersi a carico dell’ente

appaltante.

Inoltre per ogni singola apparecchiatura in campo il conduttore di terra verrà derivato

dal punto di consegna dell’energia elettrica, se disponibile, altrimenti verrà effettuato

nei pressi di ogni telecamera/palo di sostegno una presa di terra realizzata in apposito

pozzetto dedicato, completo di chiusino, dispersore a croce e conduttore di terra giallo

verde tipo N07VK avente sezione minima 16 mmq.

Per la sala operativa invece sarà installato quadro di alimentazione delle apparecchiature

installate (pc, monitor, switch). Il quadro elettrico conterrà interruttore magnetotermico

differenziale dimensionato opportunamente per il carico a valle e scaricatore di

sovratensione.

In merito all’impianto di terra per tutti gli apparati delle sale operative verranno create

una maglia di terra che sarà collegata all’impianto di terra esistente negli edifici.

A seconda della fornitura (TNS o TT) l’impianto di terra sarà coordinato con il sistema

di distribuzione in accordo alla normativa vigente in materia.

Il valore dell’impianto di dispersione sarà conforme a quanto richiesto dalla Norma CEI

11-1 e sarà dimensionato in modo tale da evitare il verificarsi di tensioni di passo e

contatto superiori a quanto indicato nella tabella della Norma a cui si riferisce. Per le

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sale operative verrà realizzato un collettore di terra, e tutti i conduttori principali non

avranno sezione inferiore a metà di quella del conduttore di protezione di sezione più

elevata dell’impianto, con un minimi di 6 mmq, come prescritto nella Norma CEI 64-

8/5.

Inoltre tutti gli apparati delle sale, saranno alimentati da UPS in modo da salvaguardare

le apparecchiature da sbalzi di tensione e garantire il funzionamento degli apparati

anche in assenza momentanea di tensione.

3. PALI

Per i settantasette (77) punti di ripresa sul territorio ed i ventinove (29) punti di ripresa a

protezione delle strutture pubbliche saranno installati pali conici di acciaio zincato per il

sostegno delle telecamere e degli apparati di campo; essi avranno altezza pari a 9 metri

fuori terra, interramento di 80 cm, diametro base di 15,8 cm, diametro testa di 60mm. e

spessore di 4mm.

Le dimensioni dei pali di sostegno sono state scelte in quanto adeguate alle

caratteristiche delle zone da controllare e consone ad evitare danneggiamenti alle

apparecchiature che su di essi andranno installate.

Esse sono frutto di un processo di ingegnerizzazione e determinazione della portata in

funzione della superficie massima esposta al vento.

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Sono stati presi in considerazione parametri quali: tipologia della zona di installazione,

categoria del terreno e categoria di esposizione.

Nello specifico, la modellazione è stata effettuata in zona di installazione del tipo 3

(fino a 500 metri sul livello del mare) per una categoria del terreno di tipo IV (aree

urbane in cui almeno il 15% della superficie è coperto da edifici con altezza media non

inferiore ai 15 m) ed un valore di riferimento della velocità del vento pari a Vref0 27

m/s.

1. I pali saranno verificati secondo la normativa EN 40/5 ed accompagnati dalla

dichiarazione di conformità (dichiarazione di conformità ce) redatta dal

fabbricante ed includente, fra l’altro, la disposizione a cui il prodotto è conforme

in quanto a: resistenza a

2. Carichi orizzontali, tipo di verifica del progetto calcolo (c) o prove (t), velocità

del vento di riferimento, categoria del terreno, area esposta al vento e peso della

sommità, classe di resistenza, prestazioni in seguito all’urto con un veicolo,

condizioni particolari applicabili all’utilizzo del prodotto (ad esempio

disposizione per l’utilizzo in determinate condizioni, etc.), numero del certificato

di conformità ce, nome e qualifica della persona incaricata di firmare la

dichiarazione per conto del fabbricante o suo rappresentante autorizzato.

I pali saranno realizzati a mezzo del complesso e ben articolato ciclo di fabbricazione

seguito dal processo di verniciatura a polveri di seguito descritti.

Il rotolo di lamiera viene spianato mediante un impianto combinato “raddrizzatrice-

spianatrice”, con rifilatura ai bordi per eliminare le parti ossidate e/o deformate,

tagliando in lunghezza mediante “slitter” ed in diagonale mediante “sistema a rulli”.

Il trapezio è poi sottoposto a formatura a tronco di cono utilizzando pressepiegatrici

asservite da manipolatori automatici a controllo numerico.

I lembi del tronco di cono sono uniti longitudinalmente mediante procedimenti di

saldatura automatici e manuali; le saldature vengono effettuate nel rispetto di specifiche

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tecniche di lavorazione (WPS) conformi alle norme uni en iso 15609-2 ed adottano

procedimenti qualificati (WPAR) conformi alle norme uni en iso 15614-1.

Tutti gli addetti alla saldatura sono qualificati con patentino secondo le norme uni en

1418 e 287-1 e supportati e controllati da una supervisione con qualifiche internazionali

(International Welding Engineer); a tal proposito, la saldatura è sottoposta a controllo

visivo (VT) eseguito da personale qualificato nel rispetto della norma UNI EN 473.

Le tolleranze di lavorazione sono conformi alla norma UNI EN 40-2.

Conclusa la fase di saldatura, il palo sarà sottoposto a specifiche lavorazioni alla base

(es. asole) ed in punta (es. calibratura).

La protezione superficiale, interna ed esterna, sarà assicurata mediante un processo di

zincatura a caldo, effettuato per immersione in bagno di zinco fuso, previo decapaggio

teso ad eliminare ogni scoria ed impurità.

Il processo di zincatura viene effettuato in conformità alla norma UNI EN ISO 1461 o, a

richiesta, in conformità alla norma CEI 7-6 fascicolo n. 239.

I pali sono realizzati utilizzando lamiera in acciaio S235JR (Fe360B) con caratteristiche

meccaniche conformi alla norma UNI EN 10025.

Per ragioni di estetica tese a favorire l’inserimento del palo all’interno del contesto

urbano o per l’esigenza di rafforzare la protezione contro l’azione degli agenti

atmosferici, il palo sarà sottoposto ad un ciclo di verniciatura che prenderà il via da un

processo di pretrattamento noto come fosfodecapaggio.

I pali, in questa fase preliminare, subiscono un trattamento di sgrassaggio a base di

soluzioni acquose contenenti acido ortofosforico erogate tramite rampe di ugelli

nebulizzatori alla temperatura di 50 0C.

Sono, successivamente, sottoposti ad un doppio lavaggio per eliminare residui del

precedente trattamento, prima con acqua di rete e poi con acqua demineralizzata; le

soluzioni vengono spruzzate sui manufatti mediante rampe ad ugelli all’interno di un

apposito tunnel.

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I manufatti vengono, poi, passati in un forno d’asciugatura ad aria calda alla

temperatura di 140 0C, affinché prima di passare alla fase di deposizione polveri i pezzi

risultino perfettamente asciutti.

Si procede all’applicazione della polvere (del colore richiesto) sui manufatti mediante

elettrodeposizione; il tutto avviene in una cabina automatizzata dotata di reciprocatori

automatici e postazioni per eventuali ritocchi manuali.

Le polveri applicate sono del tipo poliesteri con possibilità di finiture lisce e raggrinzite;

vengono impiegate polveri specifiche per architettura ed esenti da metalli pesanti

“TGIC free”.

Alla fase di deposizione polveri segue la cottura in forno ad aria calda alla temperatura

variabile da 170-200 0C, in questa fase il materiale sosta nel forno per il tempo

necessario alla polimerizzazione della polvere.

All’atto del distacco dei materiali dalle strutture di trasporto si effettua un controllo

visivo per verificare che i pali non presentino difetti superficiali come zone scoperte

(prive di vernice), bolle o crateri che pregiudichino il corretto impiego degli stessi;

controllo dello spessore del rivestimento mediante metodo magnetico.

I pali saranno infissi in plinti di fondazione opportunamente realizzati.

4. PLINTI DI FONDAZIONE

Le strutture di fondazione hanno il compito di trasferire le sollecitazioni della parte in

elevazione al terreno sottostante; esse si differenziano principalmente in funzione della

tipologia di scavo che richiedono e si dividono in fondazioni dirette (o superficiali) e

fondazioni indirette (o profonde).

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Le fondazioni dirette possono essere utilizzate quando terreni di buone caratteristiche

meccaniche possono essere raggiunti a profondità modeste, con scavi di piccola e media

entità.

In base alla forma ed alle dimensioni della base di appoggio, le fondazioni dirette

possono ulteriormente suddividersi in: fondazioni isolate o plinti e fondazioni continue

(travi rovesce e platee).

Le fondazioni a plinto possono adoperarsi per sollecitazioni modeste e terreni di buone

caratteristiche geotecniche.

I plinti costituiscono un allargamento alla base del pilastro necessario per passare da una

tensione agente nel ritto di valore generalmente intorno ai 6÷7 Mpa al valore

ammissibile dal terreno pari a circa 0,1÷0,2 Mpa.

Per ottenere tale riduzione della tensione la superficie di base del plinto deve essere

circa 35÷70 volte quella del pilastro.

Come già accennato, i plinti di fondazione sono le strutture più semplici fra le

fondazioni superficiali.

Tipicamente, essi sono costituiti da un blocco in calcestruzzo armato a forma di

parallelepipedo le cui dimensioni dipendono dai carichi provenienti dalla sovrastruttura,

dalle sollecitazioni agenti, dal funzionamento statico che si vuole ottenere (plinto rigido

o flessibile) e dalla capacità portante del terreno.

Il cemento armato sfrutta l'unione di un materiale da costruzione tradizionale e

relativamente poco costoso come il calcestruzzo, dotato di una notevole resistenza alla

compressione ma con il difetto di una scarsa resistenza alla trazione, con l'acciaio,

dotato di un'ottima resistenza a trazione.

Quest'ultimo è utilizzato in barre (che possono essere lisce o ad aderenza migliorata con

opportuni risalti) e viene annegato nel calcestruzzo nelle zone ove è necessario far

fronte agli sforzi di trazione.

Le ottime caratteristiche del cemento armato, ottenuto dall’utilizzo combinato di due

materiali così eterogenei è spiegata tenendo presenti due punti fondamentali:

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• Tra l'acciaio ed il calcestruzzo si manifesta un'aderenza che trasmette le tensioni

dal calcestruzzo all'acciaio in esso annegato. Quest'ultimo, convenientemente

disposto nella massa, collabora assorbendo essenzialmente gli sforzi di trazione,

mentre il calcestruzzo assorbe quelli di compressione.

• I coefficienti di dilatazione termica dei due materiali sono sostanzialmente

uguali.

Usualmente, i plinti ordinari hanno uno spessore che varia tra 40 cm e 80 cm, e

dimensioni in pianta da 1,00 m fino a 6,00 m per lato; lo spessore è legato

fondamentalmente alle sollecitazioni di taglio o punzonamento, mentre le dimensioni e

la forma della base sono correlate alla capacità portante del terreno ed ai carichi

provenienti dalla sovrastruttura.

In generale, la forma più adatta per la base di un plinto è quella quadrata perché, a parità

di area, la sua interazione col terreno è tale da far sviluppare a quest'ultimo la maggiore

capacità portante.

Situazioni contingenti possono, tuttavia, richiedere plinti di forma differente (ad

esempio, per pilastri sul confine della proprietà).

Il plinto viene realizzato sopra un getto di pulizia, che lo proteggerà dalle aggressioni

chimiche del suolo; si tratta di uno strato di calcestruzzo, generalmente privo di

armatura metallica, tranne casi particolari, a basso contenuto di cemento, chiamato

magrone, posizionato alla quota di scavo, stabilita dal progettista.

Il plinto viene realizzato all'interno di una cassaforma in legno o talvolta metallica,

disponendo una doppia orditura di barre di acciaio da carpenteria, che avranno la

responsabilità di sopportare le azioni di flessione in corrispondenza dell'intradosso del

basamento.

Tali barre, di diametro solitamente compreso fra 8 mm e 16 mm, vengono distribuite sul

lembo inferiore del plinto, in posizione appropriata, con il rispetto del copriferro, pari a

3 cm o anche 5 cm.

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Il centro del plinto viene lasciato libero in modo da ottenere un tronco di cilindro il cui

diametro sia all’incirca il doppio di quello del palo che in esso va infisso;

successivamente, il palo viene posato al centro del cilindro e fissato mediante

sabbiatura.

In questo modo, si garantisce la giusta elasticità del fissaggio nel plinto del palo tale da

garantire che lo stesso, sottoposto alle più svariate sollecitazioni, non si deformi e ceda

proprio nel punto in cui si innesta nel plinto.

Di seguito, a titolo puramente dimostrativo, sono riportate alcune immagini relative alla

realizzazione di un plinto di fondazione eseguito sul territorio comunale.

Il primo passo consiste nella realizzazione dello scavo.

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Successivamente, si dispone la doppia orditura di barre d’acciaio nella cassaforma.

Nel caso specifico, le buone qualità del terreno hanno permesso di risparmiare la

realizzazione della cassaforma.

Realizzata l’armatura, si provvede alla colata di calcestruzzo, avendo cura di preformare

il tronco di cilindro destinato ad accogliere il palo.

Le foto riportate di seguito si riferiscono ad una particolare realizzazione, la piastra

completa di zanche è per il fissaggio del palo a mezzo di bulloni.

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Le zanche sono le quattro barre filettate agli angoli della piastra; esse sono immerse nel

cemento e terminano con una forma ad uncino perché si cementino bene nel blocco e

non sia possibile nel tempo sfilarle dallo stesso.

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Nelle foto successive si può notare l’attenzione con la quale è stata curata la

realizzazione del plinto di fondazione in esame.

Difatti, è possibile scorgere il pozzetto di ispezione e passaggio cavi ed i tubi corrugati

in PVC rossi destinati ad ospitare i cavi di alimentazione elettrica (nel caso di

realizzazione del plinto di fondazione per il sostegno del palo su cui fissare tutti i

dispositivi in campo, i tubi saranno dimensionati in modo da garantire il passaggio dei

cavi per l’alimentazione ed il segnale di ciascuno di essi).

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Saranno realizzati, secondo le modalità in precedenza descritte, plinti di fondazione di

base 1x1,10 metri ed altezza 1 metro nei quali verranno ricavati gli alloggi per i pali e

quelli per i pozzetti di ispezione.

Di seguito è riportato il progetto a cui la realizzazione dei suddetti plinti di fondazione

si atterrà.