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1 RELAZIONE AIR Provvedimento: DECRETO LEGISLATIVO DI ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 2016/1164/UE DEL 12 LUGLIO 2016 DEL CONSIGLIO RECANTE NORME CONTRO LE PRATICHE DI ELUSIONE FISCALE CHE INCIDONO DIRETTAMENTE SUL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO INTERNO E DELLA DIRETTIVA 2017/952/UE DEL 29 MAGGIO 2017 DEL CONSIGLIO RECANTE MODIFICA DELLA DIRETTIVA 2016/1164/UE RELATIVAMENTE AI DISALLINEAMENTI DA IBRIDI. Amministrazione competente: Ministero dell’economia e delle finanze Referente dell’amministrazione competente: Dipartimento delle finanze - DLTFF SINTESI DELL’AIR E PRINCIPALI CONCLUSIONI Fornire, al massimo in 2 pagine, una sintesi semplice e comprensibile della valutazione effettuata (le motivazioni dell’intervento; gli obiettivi perseguiti; le consultazioni effettuate; l’opzione scelta e i relativi impatti). Il decreto legislativo mira a introdurre e modificare disposizioni fiscali concernenti l’imposizione sul reddito delle imprese, recependo le indicazioni della Direttiva (UE) 2016/1164 (cd. ATAD I), come modificata dalla Direttiva (UE) 2017/952 del Consiglio del 29 maggio 2017, recante “Modifica della direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i Paesi terzi” (cd. ATAD 2). Le esigenze sociali ed economiche sottese all'intervento legislativo e le problematiche che esso si prefigge di risolvere consistono nelle medesime che hanno indotto la Commissione europea a sottoporre al Consiglio e al Parlamento europeo la proposta di direttiva, ossia: stabilire norme contro l'erosione della base imponibile nel mercato interno; stabilire norme contro il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno; assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati; rafforzare il livello di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno; stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici; Per perseguire tali obiettivi la Direttiva ha previsto specifiche disposizioni concernenti: limiti alla deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires; imposizione per attività in uscita - Controlled foreign company (CFC); disciplina fiscale delle società controllate estere; norma generale antiabuso; disciplina fiscale per contrastare i disallineamenti da ibridi. Lo schema di decreto legislativo, a cui questa relazione fa riferimento, recepisce la Direttiva innovando la legislazione nazionale dei settori suindicati e, relativamente agli ibridi, introducendo una specifica disciplina precedentemente non prevista nell’ordinamento nazionale. In proposito, si rappresenta che, a differenza di altri Stati membri, nel nostro ordinamento interno sono già presenti norme specifiche sulle tematiche affrontate dalla stessa direttiva; di conseguenza alcuni istituti sono stati oggetto di semplici modifiche/integrazioni per rendere gli stessi compatibili con le disposizioni comunitarie. In particolare, si tratta delle norme su: limiti alla deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires;

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RELAZIONE AIR

Provvedimento:

DECRETO LEGISLATIVO DI ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 2016/1164/UE DEL 12 LUGLIO 2016 DEL CONSIGLIO RECANTE NORME CONTRO LE PRATICHE DI ELUSIONE FISCALE CHE INCIDONO DIRETTAMENTE SUL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO INTERNO E DELLA DIRETTIVA 2017/952/UE DEL 29 MAGGIO 2017 DEL CONSIGLIO RECANTE MODIFICA DELLA DIRETTIVA 2016/1164/UE RELATIVAMENTE AI DISALLINEAMENTI DA IBRIDI.

Amministrazione competente:

Ministero dell’economia e delle finanze

Referente dell’amministrazione competente:

Dipartimento delle finanze - DLTFF

SINTESI DELL’AIR E PRINCIPALI CONCLUSIONI

Fornire, al massimo in 2 pagine, una sintesi semplice e comprensibile della valutazione effettuata (le motivazioni dell’intervento; gli obiettivi perseguiti; le consultazioni effettuate; l’opzione scelta e i relativi impatti).

Il decreto legislativo mira a introdurre e modificare disposizioni fiscali concernenti l’imposizione sul reddito delle imprese, recependo le indicazioni della Direttiva (UE) 2016/1164 (cd. ATAD I), come modificata dalla Direttiva (UE) 2017/952 del Consiglio del 29 maggio 2017, recante “Modifica della direttiva (UE) 2016/1164 relativamente ai disallineamenti da ibridi con i Paesi terzi” (cd. ATAD 2).

Le esigenze sociali ed economiche sottese all'intervento legislativo e le problematiche che esso si prefigge di risolvere consistono nelle medesime che hanno indotto la Commissione europea a sottoporre al Consiglio e al Parlamento europeo la proposta di direttiva, ossia:

stabilire norme contro l'erosione della base imponibile nel mercato interno;

stabilire norme contro il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno;

assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati;

rafforzare il livello di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno;

stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici;

Per perseguire tali obiettivi la Direttiva ha previsto specifiche disposizioni concernenti:

limiti alla deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires;

imposizione per attività in uscita - Controlled foreign company (CFC);

disciplina fiscale delle società controllate estere;

norma generale antiabuso;

disciplina fiscale per contrastare i disallineamenti da ibridi.

Lo schema di decreto legislativo, a cui questa relazione fa riferimento, recepisce la Direttiva innovando la legislazione nazionale dei settori suindicati e, relativamente agli ibridi, introducendo una specifica disciplina precedentemente non prevista nell’ordinamento nazionale.

In proposito, si rappresenta che, a differenza di altri Stati membri, nel nostro ordinamento interno sono già presenti norme specifiche sulle tematiche affrontate dalla stessa direttiva; di conseguenza alcuni istituti sono stati oggetto di semplici modifiche/integrazioni per rendere gli stessi compatibili con le disposizioni comunitarie. In particolare, si tratta delle norme su:

limiti alla deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires;

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imposizione in uscita - Controlled foreign company (CFC);

società controllate estere;

disciplina generale antiabuso.

La necessità di emanare il decreto legislativo trova motivazione nella esigenza di adeguare la normativa interna, relativa ai settori, peraltro, già regolati, ai principi generali recati da tale atto comunitario. Le norme sul disallineamento da ibridi necessitano, invece, di una introduzione ex novo nell’ordinamento interno.

Non vi è, invece, la necessità di introdurre una disciplina della clausola generale antiabuso in quanto, sul punto, l’attuale formulazione dell’articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto del contribuente), recante la disciplina dell’abuso del diritto o elusione fiscale, è sostanzialmente conforme al testo dell’articolo 6 della direttiva ATAD I.

Per il recepimento della Direttiva non sono state effettuate consultazioni, tuttavia, le disposizioni da recepire sono state oggetto di un tavolo tecnico con le principali associazioni di categoria.

Sempre in linea generale, non sono adottate scelte opzionali, pur ammesse dalla Direttiva, che comportano oneri per l’Erario.

Come si evince dalla relazione tecnica al decreto legislativo, l’intero provvedimento, nonché gli interventi sulle singole discipline, hanno un impatto economico trascurabile pur avendo raggiunto sostanzialmente l’obiettivo perseguito di adeguare la normativa nazionale alle prescrizioni europee.

1. CONTESTO E PROBLEMI DA AFFRONTARE

In questa sezione si descrive il contesto in cui si inserisce l’intervento normativo. Si illustrano le esigenze e le criticità di tipo normativo, amministrativo, economico, sociale, ambientale e territoriale constatate nella situazione attuale, anche tenuto conto del mancato conseguimento degli effetti attesi da altri provvedimenti. Si riportano, inoltre, le evidenze di tipo quantitativo che hanno supportato l’analisi, anche con riferimento al numero dei potenziali destinatari, pubblici e privati, dell’intervento, indicando le fonti informative utilizzate.

Le priorità politiche concernenti la fiscalità internazionale hanno evidenziato la necessità per tutti gli Stati di porre in essere azioni comuni finalizzate ad impedire le pratiche di elusione fiscale, assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati e ristabilire la fiducia nell'equità dei sistemi fiscali, consentendo ai governi di esercitare effettivamente la loro sovranità fiscale.

Questi obiettivi politici sono stati tradotti in raccomandazioni di azioni concrete nel quadro dell'iniziativa contro l'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili (BEPS) da parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). In proposito, si evidenzia che secondo le stime condotte dall’OCSE nell’ambito del progetto BEPS, le perdite di gettito riferibili alle pratiche di erosione della base imponibile sono stimabili in un intervallo compreso tra gli 88 e i 211 miliardi di euro l’anno pari al 4% - 10% del gettito globale relativo all’imposizione societaria (OECD - “Measuring and Monitoring BEPS – Final Report” 2015).

La direttiva ATAD, raccogliendo le raccomandazioni elaborate dall’OCSE nel Progetto BEPS, ha provveduto a recepirle in ambito comunitario al fine di migliorare la resilienza del mercato interno nel suo complesso contro le pratiche transfrontaliere di elusione fiscale. Tale obiettivo non può essere, però, realizzato singolarmente dagli Stati membri in quanto i regimi nazionali di tassazione delle società sono eterogenei e l'azione indipendente di ognuno si limiterebbe a riprodurre l'attuale frammentazione del mercato interno nel campo della fiscalità diretta. Le misure correttive devono, quindi, essere adottate a livello comunitario

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in quanto gran parte dell'inefficienza nel mercato interno si traduce principalmente in problemi di natura transfrontaliera.

La direttiva si limita a quanto è necessario per conseguire tale obiettivo, fissando un livello minimo di protezione del mercato interno, cercando un equilibrio tra la necessità di raggiungere un certo grado di uniformità nell’attuazione dei risultati del BEPS in tutta l’Unione europea e le esigenze degli Stati membri di conciliare le specificità dei rispettivi sistemi fiscali con queste nuove norme. I testi proposti hanno, pertanto, stabilito norme basate su principi di massima e lasciato i dettagli dell’attuazione agli Stati membri, basandosi sul presupposto che essi si trovano nella posizione più idonea per definire gli elementi puntuali delle norme, secondo le modalità che meglio si adattano ai rispettivi regimi di imposta sulle società.

Con la legge 25 ottobre 2017, n. 163 “Legge di delegazione europea 2016-2017” (G.U. n. 259 del 6/11/17) il Governo è stato delegato ad adottare, con decreto legislativo, la Direttiva (UE) 2016/1164 del Consiglio del 12 luglio 2016, cd. ATAD I (di seguito “Direttiva”), recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno.

Il presente decreto legislativo, nel recepire le indicazioni fornite dalla suddetta Direttiva (UE) 2016/1164 (c.d. ATAD I), include anche le disposizioni della Direttiva ATAD II in materia di disallineamenti da ibridi, in linea con quanto sancito dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234, recante “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea” che, all’articolo 32, laddove detta i principi e criteri direttivi generali di delega per l’attuazione del diritto dell’Unione europea, stabilisce alla lettera f) del comma 1 che nella redazione dei decreti legislativi “si tiene conto delle eventuali modificazioni delle direttive dell’Unione europea comunque intervenute fino al momento dell’esercizio della delega”.

Le esigenze sociali ed economiche sottese all’intervento legislativo e le problematiche che esso si prefigge di risolvere, sono correlate al contrasto delle attività che determinano l’erosione della base imponibile (sempre più marcata a seguito della delocalizzazione, da parte delle imprese facenti parte di gruppi societari, delle attività intangibili o di servizi funzionali al fuori del paese di produzione della ricchezza) per evitare la riduzione del gettito fiscale nazionale che impedisce agli Stati membri di adottare politiche fiscali favorevoli alla crescita.

In particolare, con il recepimento della citata direttiva si perseguono le seguenti finalità economico-sociali:

- stabilire norme contro l'erosione della base imponibile nel mercato interno;

- stabilire norme contro il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno;

- assicurare che l'imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati; - rafforzare il livello di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno; - stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici.

Per perseguire tali obiettivi la Direttiva ha previsto disposizioni nei seguenti settori:

- limiti sulla deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires; - norme sulla imposizione in uscita; - una norma generale antiabuso; - norme sulle società controllate estere - Controlled foreign company (CFC); - norme per contrastare i disallineamenti da ibridi.

Come detto in precedenza, l’ordinamento interno già regola alcune delle discipline presenti nella Direttiva. In particolare, si tratta di quelle relative a :

- deducibilità degli interessi passivi dall’imponibile Ires, al fine di limitare la loro deduzione;

- norme sulla imposizione in uscita, al fine di regolare il pagamento, la rateizzazione o sospensione di imposte su plusvalenze latenti in sede di trasferimento all’estero;

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- norma generale antiabuso, al fine di evitare l’utilizzo strumentale di disposizioni per conseguire un indebito vantaggio fiscale;

- norme sulle società controllate estere - Controlled foreign company (CFC), al fine di contrastare il fenomeno della fittizia localizzazione dei redditi in Paesi a fiscalità privilegiata.

La necessità di emanare il decreto legislativo, in tali casi, trova motivazione nella esigenza di adeguare la normativa interna relativa alle discipline nei settori già regolati, sostanzialmente già in linea con le previsioni della Direttiva, ai principi generali recati da tale atto comunitario.

Invece, le norme per contrastare i disallineamenti da ibridi, come prima detto, necessitano di una introduzione ex novo nell’ordinamento interno, in quanto la materia non è stata oggetto in precedenza di interventi normativi nella legislazione nazionale. Le relative disposizioni nascono dall’esigenza di contrastate fenomeni di doppia deduzione del medesimo componente negativo ovvero deduzione senza inclusione, derivanti da disparità del trattamento fiscale della medesima operazione da parte di Paesi diversi. Infatti, nell’attuale contesto internazionale, gruppi internazionali possono sfruttare tali disallineamenti per conseguire vantaggi fiscali mediante schemi finalizzati all’ottenimento di un risparmio tributario attraverso forme di pianificazione fiscale aggressive che non sono aggredibili attuando il principio del divieto dell’abuso del diritto, atteso che esse rispettano il testo e la ratio delle varie disposizioni, ma sfruttano la disomogeneità delle legislazioni coinvolte.

Non vi è, invece, la necessità di introdurre una disciplina della clausola generale antiabuso in quanto, sul punto, l’attuale formulazione dell’articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212 (Statuto del contribuente), recante la disciplina dell’abuso del diritto o elusione fiscale, è sostanzialmente conforme al testo dell’articolo 6 della direttiva ATAD I.

I regimi interessati dal provvedimento riguardano fattispecie in cui i contribuenti agiscono contro la vera finalità della legge, traendo vantaggio dalle disparità esistenti tra i diversi sistemi fiscali nazionali per ridurre il loro onere di imposta. Ed infatti, i contribuenti possono beneficiare di aliquote di imposizione basse o di doppie deduzioni ovvero fare in modo che il loro reddito non venga tassato, rendendolo deducibile in una giurisdizione senza includerlo nella base imponibile dell’altra. Tali situazioni portano a falsare le decisioni delle imprese nel mercato interno e, se non risolte, comportano condizioni di concorrenza fiscale sleale.

Destinatari delle disposizioni in argomento sono le imprese individuali, le società di persone e le società di capitali che operano in contesti internazionali o all’interno di gruppi multinazionali.

L’intervento regolatorio risulta in linea con il diritto dell’Unione europea.

2. OBIETTIVI DELL’INTERVENTO E RELATIVI INDICATORI

2.1 Obiettivi generali e specifici

In questa sezione si riportano gli obiettivi che hanno guidato la formulazione dell’intervento normativo, gerarchicamente e temporalmente articolati e coerenti con i problemi di cui alla sezione 1.

Con l’emanazione del decreto legislativo s’intende adeguare l’ordinamento interno alle disposizioni comunitarie, in conformità agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea che, nello specifico, perseguono l’obiettivo generale di ridurre le pratiche di elusione fiscale che incidono direttamente sul funzionamento del mercato interno.

In particolare, la direttiva obbliga tutti gli Stati membri a introdurre misure minime per contrastare pratiche fiscali aggressive che comportano erosione di base imponibile e spostamento di profitti in Paesi a bassa tassazione. Ciò contribuisce a evitare distorsioni nel mercato interno che in passato andavano soprattutto a

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danno di Paesi europei (come l'Italia) che già presentavano nel proprio ordinamento interno presidi anti abuso.

L’obiettivo generale che si vuole conseguire recependo la Direttiva, oltre all’adeguamento alle disposizioni comunitarie, è il contenimento della elusione fiscale operata dalle imprese italiane attraverso operazioni di pianificazione fiscale internazionale. In tal modo i gruppi di società attivi a livello internazionale non beneficeranno di opportunità di pianificazione fiscale di cui le imprese (in particolare le PMI) che operano solo a livello nazionale non possono disporre.

La base imponibile sarà meglio protetta contro le pratiche di erosione e di trasferimento degli utili.

Sarà rafforzata la fiducia dell’opinione pubblica, dei cittadini e dei contribuenti in generale nell’equità e razionalità del sistema fiscale.

Gli obiettivi indicati nel provvedimento si sostanziano nei seguenti obiettivi specifici, declinati secondo le modalità particolari indicate nell’intervento regolatorio:

L’obiettivo generale è perseguito con una serie di disposizioni di contenuto diverso che hanno la finalità di contrastare le pratiche di elusione fiscale in ambiti specifici:

- limitazione della deducibilità degli interessi passivi – il Capo I recepisce nel nostro ordinamento l’articolo 4 della Direttiva con il quale vengono disposte limitazioni alla deducibilità degli interessi passivi. Viene modificata la disciplina vigente (articolo 96 del TUIR). In particolare:

al ROL contabile, quale parametro di riferimento per la deducibilità degli interessi passivi, viene sostituito il ROL fiscale;

il riporto ai successivi periodi d’imposta dell’eccedenza di ROL viene limitato a cinque periodi d’imposta (contrariamente a quanto disposto dalla legislazione vigente che ne prevede il riporto senza limiti di tempo);

anche gli interessi passivi capitalizzati su cespiti sono inclusi tra quelli soggetti al nuovo limite dell’articolo 96 del TUIR;

si dispone il riporto in avanti anche dell’eventuale eccedenza di interessi attivi non utilizzata per la deducibilità degli interessi passivi del periodo d’imposta;

sono esclusi dalla disciplina limitativa gli interessi passivi sostenuti per finanziamenti ricevuti per la realizzazione di progetti infrastrutturali pubblici individuati con rinvio alle disposizioni del codice degli appalti.

In merito a tali disposizioni si riporta di seguito una tabella nella quale è indicata la distribuzione

per attività economica relativa ai soggetti interessati dalla modifica della disciplina della

deducibilità degli interessi passivi; in particolare, sono evidenziati i dati relativi alle frequenze ed

agli importi della variazione IRES di competenza.

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certezza giuridica nella disciplina dell’imposizione in uscita e in entrata – il Capo II recepisce l’articolo 5 della Direttiva concernente “Imposizione in uscita”. A tal fine, è stato sostituito l’articolo 166 del TUIR (Trasferimento all’estero della residenza) , e, per coerenza di sistema, l’articolo 166-bis del TUIR recante disposizioni relative al riconoscimento fiscale dei valori in ingresso. La nuova disciplina si discosta dalla precedente, oltre che per un più esteso ambito oggettivo di applicazione, anche per altri aspetti diversamente disciplinati dalla Direttiva, quali:

l’introduzione del concetto di valore di mercato, in sostituzione del valore normale, ai fini della determinazione della plusvalenza in uscita;

la riduzione da 6 a 5 del numero delle rate in caso di rateizzazione delle imposte;

Freq. Amm. Freq. Amm.

Agricoltura, Caccia e Silvicoltura 2062 92 2105 593

Pesca, Piscicoltura e servizi annessi 84 -3 88 1

Estrazioni di minerali energetici 8 -29 9 -30

Estrazioni di minerali non energetici 206 -223 216 -156

Industrie alimentari, bevande e tabacco 1527 -1.549 1551 -1.104

Industrie tessili e abbigliamento 1674 -3620 1704 -2767

Industrie conciarie, cuoio,pelle e similari 398 -476 406 -357

Industria del legno e dei prodotti in legno 669 -1175 698 -1131

Fabbricazione pasta-carta;stampa e editoria 1043 -2227 1067 -526

Fabbr.coke,raffiner.petrol,combust.nucleari 37 1221 37 1637

Fabbric. prod.chimici,fibre sint.e artific. 528 1.600 535 2.389

Fabbric. artic.in gomma e materie plastiche 842 -1668 859 -866

Fabbric. prod. da minerali non metalliferi 986 -954 1003 -357

Produz. metalli e fabbricazione 3227 -1.941 3277 -801

Fabbric.e manutenz. macchine app. meccanici2307 487 2376 871

Fabbr. macchine ed app.elettriche e ottiche 1435 -1.659 1450 -665

Fabbricazione di mezzi di trasporto 530 4.909 544 10.827

Altre industrie manifatturiere 1364 -1896 1389 -1305

Prod. distr.energia elettr., gas e acqua 1581 48.576 1623 50.909

Costruzioni 15273 -5.748 15621 -1.963

Comm.,manut.,rip.auto-moto;vend.dett.carb.3432 1471 3484 3983

Comm.ingrosso escl.auto-moto;interm.comm.11702 -23.013 11891 -19.697

Comm.dettagl.escl.auto-moto;ripar.prod.casa7169 -9737 7308 -8268

Alberghi e pubblici esercizi 4337 -5945 4353 -5136

Trasporti,magazzinaggio e comunicazioni 2370 14.620 2393 15.184

Intermediaz. monetaria e finanziaria 460 357 463 -299

Assicurazioni e fondi pensione escl.ass.soc. 8 -60 8 -35

Attivita' ausiliarie intermediaz.finanziaria 234 25 245 114

Attivita' immobiliari,noleggio,informat,altr 22.643 -23.025 22.949 -18.074

Pubblica amm.e difesa;assic.sociale obblig. 36 -212 35 -142

Istruzione 466 -282 467 -199

Sanita' e altri servizi sociali 1237 -456 1270 -18

Altri serv. pubblici, sociali person. 2274 2.766 2282 3.529

Serv. domestici c/o famiglie e convivenze 2 -1 2 2

Attivita' non classificabile 60 -7 61 -16

TOTALE 92.211 -9.782 93.769 26.127

Effetto combinato Ip 1 + Ip 2 + Ip 4 + Ip 6

Variazione IRES di competenza (migliaia di euro)

2019 2020

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l’eliminazione della possibilità di fruire della sospensione del versamento delle imposte.

Al riguardo, si evidenzia che l’analisi dei quadri “TR – Trasferimento della residenza all’estero”

presenti nelle dichiarazioni dei redditi riferite agli anni di imposta 2015 e 2016 conferma la scarsa

numerosità dei soggetti interessati riportata dalla relazione tecnica.

Anno imposta 2015 Soggetti Imposta sospesa Imposta rateizzata Rata

Società ed enti 5 520.978 0 0

Importi espressi in euro

Anno imposta 2016 Soggetti Imposta sospesa Imposta rateizzata Rata

Società ed enti 7 40.332 44.535 7.423

Importi espressi in euro

Anche l’analisi dei versamenti tramite deleghe F24 mostra l’esiguità degli importi. Nella tabella che

segue sono indicati i dati relativi ai codici tributo riconducibili al regime impositivo in parola:

Analisi statistica Erariale delle deleghe

F24

2018 2017 2016 2015

Importo a debito (Euro)

Frequenze F24

Importo a debito (Euro)

Frequenze F24

Importo a debito (Euro)

Frequenze F24

Importo a debito (Euro)

Frequenze F24

2026 - Imposta rateizzata sulla plusvalenza da exit-tax di cui all'art.166 del tuir-IRES

7.423,0 1 33.725,

0 1 36.147,9 1

2027 - Imposta rateizzata sulla plusvalenza da exit-tax di cui all' articolo 166 del tuir-maggiorazione IRES -società di comodo

1.525,1 2

2028 - Imposta rateizzata sulla plusvalenza da exit-tax di cui all' articolo 166 del tuir-addizionale IRES - settore petrolifero e gas

5,0 1 1.185,5 2 347,8 1

2030 - Imposta rateizzata sulla plusvalenza da exit-tax di cui all'articolo

15,2 1 2.014,5 2 1.601,0 4

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166 del tuir-addizionale IRES - enti creditizi, finanziari e assicurativi

4049 - Imposta rateizzata sulla plusvalenza da exit-tax di cui all'articolo 166 del tuir-IRPEF

200,0 1 10.849,

5 11 6.199,3 18 555,8 3

Totale 7.628 3 44.590 13 47.072 25 2.505 8

Importi espressi in euro - dati aggiornati a giugno 2018

semplificazione delle disposizioni in materia di CFC e riduzione della delocalizzazione dei redditi in Paesi a fiscalità privilegiata – il Capo III del decreto legislativo recepisce gli articoli 7 e 8 della Direttiva con i quali vengono disposte norme sulla disciplina delle società controllate residenti (CFC) in Paesi a regime fiscale privilegiato. Viene sostituito l’articolo 167 del TUIR (Disposizioni in materia di imprese controllate estere), che già disciplinava la suddetta materia, con un nuovo testo uniformato alle indicazioni contenute nella suddetta Direttiva. La disciplina CFC prevede l’imputazione per trasparenza al soggetto residente nel territorio dello Stato italiano dei redditi conseguiti dal soggetto controllato non residente, anche in assenza di effettiva distribuzione di utili, qualora lo stesso sia assoggettato nel predetto Paese estero a tassazione privilegiata.

L’art. 167 del Tuir nella versione vigente prevede l’imputazione per trasparenza al soggetto residente nel territorio dello Stato italiano - persone fisiche, società di persone e soggetti Ires di cui all’art. 73, comma 1, lett. a), b) e c), del Tuir - dei redditi conseguiti dal soggetto estero controllato, anche in assenza di effettiva distribuzione di utili, in due casi:

1. un primo caso, limitato ai Paesi extra-UE e extra-SEE, prevede l’applicazione della CFC rule se la società controllata risiede in un Paese a regime fiscale privilegiato, individuato in base al livello di tassazione nominale che deve essere inferiore a più della metà di quella applicabile in Italia;

2. un secondo caso, esteso a tutti i Paesi, prevede l’applicazione della CFC rule se la società controllata risiede in un Paese a regime fiscale privilegiato, individuato in base al livello di tassazione effettiva che deve essere inferiore a più della metà di quella a cui sarebbe stata soggetta ove residente in Italia, e realizza più del 50% del proprio reddito attraverso i c.d. passive income.

La nuova formulazione dell’art. 167 del Tuir dello decreto prevede, invece, un’unica fattispecie. In particolare, ai fini dell’applicazione della disciplina è necessario che:

la tassazione effettiva nel Paese di localizzazione del soggetto non residente sia inferiore alla metà di quella a cui sarebbe stato assoggetto in Italia;

il soggetto non residente realizzi proventi per oltre un terzo derivanti da passive income.

Rispetto alla formulazione vigente viene, inoltre, introdotto un nuovo criterio per individuare i soggetti cui si applica la disciplina CFC, estendendo l’ambito soggettivo non solo all’ipotesi di controllo, diretto o indiretto, ex art. 2359 c.c., ma anche, coerentemente con la Direttiva, ai casi di partecipazione agli utili superiore al 50%.

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In proposito, l’analisi dei dati delle dichiarazioni IRES anno d’imposta 2016 ha fatto emergere che la precedente normativa coinvolgeva circa 210 società con un gettito complessivo, al netto delle imposte pagate all’estero, di circa 41 milioni di euro.

coordinamento della disciplina della tassazione dei dividendi e plusvalenze derivanti da partecipazioni in società non residenti - in considerazione dello stretto collegamento della disciplina sulle CFC con quella relativa ai dividendi e alle plusvalenze (tali proventi, come noto, se provenienti da partecipazioni in società residenti in Paesi a fiscalità privilegiata subiscono una tassazione più gravosa) e al mutato assetto, sopra descritto, delle regole CFC, la sezione II del Capo III contiene disposizioni di coordinamento del regime fiscale dei dividendi percepiti da persone fisiche e delle plusvalenze/minusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni in società residenti in Paesi a fiscalità privilegiata, atte a conservare il regime attualmente vigente, ad eccezione di alcune disposizioni innovative finalizzate a semplificare la disciplina o ad adeguarla, in parte, al nuovo assetto.

In particolare, rispetto alla legislazione vigente, è stato adottato un diverso criterio per individuare il regime fiscale applicabile ai dividendi provenienti da partecipazioni in società non residenti, distinguendo tra partecipazioni di controllo e partecipazioni minoritarie:

- per quelle di controllo (come definito ai sensi della nuova disciplina CFC), il test per conoscere quale disciplina applicare si basa sulla regola dettata in tema di CFC per cui l’individuazione del Paese a fiscalità privilegiata è basata sull’effective tax test (tassazione effettiva estera inferiore al 50% di quella italiana);

- per le altre, il test per conoscere se il Paese in cui risiede la partecipata è a fiscalità privilegiata è basato sul confronto tra le aliquote nominali (tassazione nominale estera inferiore al 50% di quella italiana), rettificate per tenere conto dell’eventuale impatto su tali aliquote nominali dei regimi speciali. Tale scelta è volta a semplificare la procedura di individuazione del regime fiscale applicabile e a dare maggior certezza sul punto al socio minoritario in considerazione della difficoltà che questi ha nel reperire informazioni in merito alla tassazione effettiva subita dalla partecipata.

Si è, infine, parificato il regime di esenzione (participation exemption) delle plusvalenze (prima spettante solo per le partecipazioni non qualificate in società quotate di Paesi a fiscalità privilegiata) al regime di esenzione dei dividendi (già spettante per le partecipazioni qualificate e non qualificate in società quotate di Paesi a fiscalità privilegiata);

limitazione delle doppie deduzioni e delle deduzioni senza inclusioni derivanti da disallineamenti da ibridi – il Capo IV del decreto implementa nel sistema tributario italiano le norme relative al contrasto dei disallineamenti da ibridi previste dalla Direttiva 2016/1164, come modificata dalla Direttiva 2017/952; le disposizioni hanno l’obiettivo di contrastare fenomeni di doppia deduzione dello stesso componente negativo, ovvero fenomeni di deduzione/non inclusione nell’ambito di gruppi internazionali di imprese.

certezza giuridica nella disciplina fiscale degli intermediari finanziari – il Capo V del decreto introduce nel TUIR la nozione di intermediari finanziari, di società di partecipazione finanziaria e di società di partecipazione non finanziaria, al fine di definire l’ambito soggettivo della disciplina degli interessi passivi dettata dalla Direttiva e, nel contempo, adeguare le attuali norme fiscali, in materia di perdite e accantonamento al fondo svalutazione crediti, di addizionale all’IRES e di IRAP, all’evoluzione normativa che si è avuta con il D.lgs. n. 136 del 2015 che ha soppresso il D.lgs. n. 87 del 1992 a cui continuano a fare riferimento le norme fiscali.

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2.2 Indicatori e valori di riferimento

Si riportano di seguito gli indicatori quantitativi, associati agli obiettivi sopra descritti.

Posto che l’obiettivo perseguito con la Direttiva è quello di assicurare che l’imposta sia versata nel luogo in cui gli utili e il valore sono generati, rafforzare il livello medio di protezione contro la pianificazione fiscale aggressiva nel mercato interno, stabilire un livello minimo comune di protezione per il mercato interno in settori specifici e, in linea generale, stabilire norme contro l’erosione della base imponibile nel mercato interno e il trasferimento degli utili al di fuori del mercato interno, non vi sono indicatori specifici che possano indicare il raggiungimento di tali obiettivi.

È, tuttavia, possibile che vi possa essere un recupero dell’imposta legato al contrasto delle pratiche di elusione fiscale e di erosione della base imponibile che le disposizioni modificate o introdotte intendono contrastare.

Il conseguimento dei seguenti obiettivi specifici:

- certezza giuridica nella disciplina dell’imposizione in uscita e in entrata; - semplificazione delle disposizioni in materia di CFC; - coordinamento, nell’ottica della uniformità e coerenza, della disciplina della tassazione dei

dividendi e plusvalenze derivanti da partecipazioni in società non residenti; - certezza giuridica nella disciplina fiscale degli intermediari finanziari;

è potenzialmente suscettibile, infatti, di determinare un maggiore livello di adeguamento dei contribuenti alle prescrizioni normative.

3. OPZIONI DI INTERVENTO E VALUTAZIONE PRELIMINARE

In questa sezione si descrivono le opzioni di intervento, inclusa l’opzione zero, considerate nel corso dell’analisi di impatto. In caso di recepimento di norme europee e di attuazione di deleghe legislative, l’opzione zero è considerata solo ai fini della valutazione delle opzioni alternative (cfr. Sez. 4).

Si illustra inoltre la valutazione preliminare delle opzioni descritte, con riguardo a: vincoli normativi; efficacia; proporzionalità; fattibilità (anche riferita alla disponibilità di risorse e ai tempi di attuazione). Si indicano, quindi, le opzioni che sono state considerate attuabili.

L’opzione di non intervento non è stata presa in considerazione, poiché l’intervento normativo attua una direttiva europea, in conformità ai criteri di delega stabiliti dal Parlamento italiano con la legge 25 ottobre 2017, n. 163 “Legge di delegazione europea 2016-2017” (G.U. n.259 del 6/11/17).

II recepimento della direttiva è obbligatorio ai sensi della delega contenuta nell’art. 1 della legge anzidetta. L’opzione zero non è, pertanto, configurabile.

L’opzione di non intervento, nel merito, è stata esclusa dal Legislatore europeo che ha ritenuto necessario intervenire con una direttiva: peraltro, qualora la direttiva non fosse recepita, la Repubblica Italiana violerebbe quanto previsto dai Trattati e si esporrebbe ad una procedura di infrazione dinanzi la Corte di Giustizia da parte della Commissione europea.

Ciò premesso, si illustrano di seguito le principali opzioni previste dalla Direttiva nel cui ambito sono state effettuate le scelte discrezionali.

a) Con riferimento al Capo I (deducibilità degli interessi passivi) si evidenziano le seguenti opzioni: a.1 Franchigia su interessi non soggetti alla limitazione di deducibilità

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La Direttiva prevede la possibilità di inserire una soglia di interessi passivi sempre deducibili, a cui non si applica la limitazione alla deducibilità (norma “porto sicuro”), “per ridurre gli oneri amministrativi e di adempimento delle norme senza attenuarne in maniera significativa gli effetti a livello fiscale”.

In particolare, in deroga alla regola di limitazione della deducibilità degli interessi passivi (30% dell’EBITDA), è possibile consentire la deduzione:

- di oneri finanziari eccedenti fino a 3.000.000 euro;

- di tutti gli oneri finanziari eccedenti qualora il contribuente sia un’entità indipendente (ossia, nell’accezione della Direttiva, che non sia parte di un gruppo consolidato a fini contabili e non abbia alcuna impresa associata o stabile organizzazione).

Sulla base della ratio della disposizione, nel corso dei lavori, in coerenza con il Report dell’azione 4 del BEPS sui limiti alla deducibilità degli interessi passivi, è stato evidenziato che le società non facenti parte di un gruppo (stand alone), posto che non rientrano tra i soggetti che possono porre in essere i fenomeni di erosione della base imponibile che la Direttiva intende colpire, dovrebbero essere escluse dall’applicazione della nuova disciplina sulla limitazione della deducibilità degli interessi passivi, ovvero, in via subordinata, poter usufruire della franchigia di interessi passivi comunque deducibili.

Per questi motivi e in considerazione del forte impatto sul gettito che deriverebbe dall’adozione della prima soluzione (esclusione totale), è stata ipotizzata, in un primo momento, l’introduzione di una franchigia di 500.000 euro - inferiore a quella massima prevista dalla Direttiva - che avrebbe dovuto escludere, dall’ambito di applicazione della limitazione alla deducibilità degli interessi passivi, i soggetti Ires qualificabili come “entità indipendenti” ai sensi della Direttiva. Ciò avrebbe consentito, altresì, a tali soggetti, di avere sostanzialmente il medesimo trattamento fiscale dei soggetti imprenditori Irpef per i quali l’art. 61 del Tuir prevede, in linea generale, l’integrale deducibilità degli interessi.

Tuttavia, tale ipotesi di franchigia è stata accantonata posto che la stima effettuata ha previsto una perdita di gettito annua di competenza pari a 261,4 milioni di euro nel 2019 e 173,8 milioni di euro nel 2020.

a.2 Interessi su prestiti volti a finanziare un progetto infrastrutturale pubblico

Secondo la Direttiva gli Stati membri possono escludere dalla disciplina della limitata deducibilità degli interessi passivi i prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine – ossia un progetto ritenuto di interesse pubblico generale da uno Stato membro - in cui “il gestore del progetto, gli oneri finanziari, gli attivi e i redditi siano tutti nell’Unione”.

Si tratta di un’esclusione di tipo oggettivo, nel senso che gli interessi passivi esclusi sono individuati in base al progetto finanziato (di tipo infrastrutturale pubblico).

L’esclusione prevista dalla Direttiva è stata recepita posto che l’articolo 96 vigente già contempla una simile eccezione alla regola del ROL anche se di tipo soggettivo, che riguarda le:

- società consortili costituite per l’esecuzione unitaria, totale o parziale, dei lavori, ai sensi dell’articolo 96 del regolamento di cui al D.P.R. n. 554/1999;

- società di progetto costituite ai sensi dell’articolo 156 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al D.lgs. n. 163/2006;

- società costituite per la realizzazione e l’esercizio di interporti di cui alla legge n. 240/1990.

a.3 Riporto del ROL “contabile” non utilizzato su vecchi prestiti

Sono state previste disposizioni volte a conservare l’ultrattività delle disposizioni interne che prevedono il riporto delle eccedenze di ROL “contabile” non utilizzate fino alla data di entrata in vigore del nuovo testo. Ciò costituisce l’adattamento alla situazione italiana della possibilità concessa dalla Direttiva di escludere dalla disciplina limitativa gli interessi relativi a prestiti “vecchi”.

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b) Con riferimento al Capo III, in relazione alle modalità di applicazione del CFC rule, la Direttiva prevede due tipi di approccio alla disciplina:

b.1 Approccio transactional (o per categorie di reddito)

Tale scelta prevede che siano imputati al contribuente residente esclusivamente i redditi non distribuiti della CFC rientranti nelle seguenti categorie:

i. interessi o qualsiasi altro reddito generato da attivi finanziari;

ii. canoni o qualsiasi altro reddito generato da proprietà intellettuale;

iii. dividendi e redditi derivanti dalla cessione di partecipazioni;

iv. redditi da leasing finanziario;

v. redditi da attività assicurativa, bancaria e altre attività finanziarie;

vi. redditi da società di fatturazione che percepiscono redditi da vendite e servizi derivanti da beni e servizi acquistati da e venduti a imprese associate, e aggiungono un valore economico scarso o nullo.

L’imputazione di detti redditi non avviene se la società controllata estera svolge un’attività economica sostanziale mediante l’utilizzo di personale, attrezzature, attivi e locali, come evidenziato da circostante e fatti pertinenti.

b.2 Approccio jurisdictional (imputazione di tutti i redditi della controllata che si trova in un paese a fiscalità privilegiata).

Tale scelta prevede che sono imputati al contribuente residente i redditi non distribuiti dell’entità o i redditi della stabile organizzazione derivanti da costruzioni non genuine che sono state poste in essere essenzialmente allo scopo di ottenere un vantaggio fiscale.

Una costruzione o una serie di costruzioni è considerata non genuina nella misura in cui l’entità o la stabile organizzazione:

non possiederebbe gli attivi, o;

non avrebbe assunto i rischi che generano la totalità o una parte dei suoi redditi,

se non fosse controllata da una società in cui le funzioni significative svolte dal suo personale, che sono pertinenti per tali attivi e rischi, sono rese e sono funzionali al fine di generare i redditi della società controllata.

Nel decreto legislativo è stata adottata una soluzione ibrida – possibile in quanto più restrittiva rispetto alle soluzioni proposte dalla Direttiva – che consiste nella tassazione per trasparenza dell’intero reddito della controllata, nel caso in cui i passive income superino un terzo dei redditi della CFC, anche in considerazione del fatto che essa risulta in linea con le vigenti disposizioni dell’art. 167 del Tuir, per le quali esistono già documenti di prassi dell’Agenzia delle entrate. Nella vigente formulazione dell’articolo 167, comma 8 bis, del Tuir, la soglia di passive income che determina l’applicazione della disciplina è del 50%.

b.3. Esclusione delle imprese finanziarie dalla disciplina CFC

La Direttiva prevede che qualora, secondo la legislazione di uno Stato membro, “la base imponibile di un contribuente sia calcolata” per categorie di reddito, lo Stato membro può scegliere di non trattare le imprese finanziarie come società controllate estere, se non oltre un terzo dei redditi deriva da operazioni

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con il contribuente o le sue imprese associate. Premesso che, come si è detto, nel decreto si è scelta una soluzione ibrida (tassazione per trasparenza dell’intero reddito della controllata nel caso in cui i passive income superino un terzo dei redditi della CFC), rispetto ai 2 approcci previsti dalla Direttiva (per categorie di reddito o imputazione di tutti i redditi), l’esclusione delle imprese finanziarie dalla disciplina, comunque presa in considerazione nel corso dei lavori, non è stata prevista in linea con quanto attualmente disposto dalla disciplina vigente e avuto riguardo anche agli effetti negativi sul gettito.

c) Con riferimento al Capo IV (Disallineamento da ibridi) sono state valutate le seguenti opzioni:

- si è scelto di estendere l’applicazione delle norme anche ai soggetti imprenditori IRPEF, onde evitare disparità di trattamento con i soggetti IRES. Tale estensione trova la sua ratio nella circostanza che le disposizioni antiabuso introdotte nell’ordinamento tributario italiano sono applicate a tutti i titolari di reddito d’impresa, nonostante, anche per esse, la direttiva ATAD ne preveda l’applicazione limitatamente ai soggetti IRES (ad esempio, è il caso della clausola antiabuso generale di cui all’articolo 10-bis dello Statuto del contribuente ovvero delle disposizioni sulle CFC);

- secondo la Direttiva uno Stato membro può escludere, fino al 31 dicembre 2022, dall’ambito di applicazione della disciplina del disallineamento da ibridi, nei casi in cui il disallineamento determini una deduzione senza inclusione, i disallineamenti da ibridi derivanti dal pagamento di interessi a un’impresa associata a titolo di uno strumento finanziario. L’opzione non è stata esercitata in quanto non è apparsa chiara la portata applicativa della disposizione della Direttiva. Sul punto si rinvia alla Sezione Percorso di valutazione.

4. COMPARAZIONE DELLE OPZIONI E MOTIVAZIONE DELL’OPZIONE PREFERITA

Le motivazioni delle scelte opzionali sono state sopra illustrate.

Per quanto sopra esposto non sono state prese in considerazione, in quanto non percorribili, opzioni alternative a quella dell’intervento normativo. In considerazione dell’obbligo di adeguamento della normativa interna alla Direttiva non è possibile il mantenimento dello status quo.

Posto che con riferimento alle materie già regolate la normativa vigente non si discosta sostanzialmente dalle nuove disposizioni di recepimento della Direttiva, la mancata introduzione della disciplina sul disallineamento da ibridi consentirebbe alle imprese facenti parte di gruppi internazionali di continuare a sfruttare le differenti normative dei singoli Paesi per usufruire di vantaggi fiscali indebiti (doppia deduzione di componenti negativi, nonché deduzioni di componenti negativi laddove i corrispondenti componenti positivi non sono tassati).

Le modifiche apportate alla disciplina della tassazione di dividendi e plusvalenze derivanti da partecipazioni estere, nonché alla disciplina degli intermediari finanziari sono volte a ripristinare la coerenza del sistema di imposizione.

Le modifiche introdotte dal decreto legislativo all’ordinamento vigente non produrranno costi organizzativi o amministrativi aggiuntivi posto che l’attuazione è effettuata con le strutture esistenti.

L’ introduzione delle nuove disposizioni è volta a ridurre la concorrenza sleale tra imprese derivante da indebiti vantaggi fiscali.

4.1 Impatti economici, sociali ed ambientali per categoria di destinatari

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L’intervento normativo riguarda principalmente le imprese, sia in forma individuale che societaria, e in particolar modo quelle che intrattengono rapporti con l’estero. L’intervento riguarda anche le imprese estere che svolgono attività in Italia mediante stabile organizzazione.

Il Capo III prevede disposizioni che hanno come destinatari persone fisiche che detengono partecipazioni in società non residenti.

Destinatari degli interventi previsti al Capo V sono i soggetti operanti nel settore finanziario.

Non sono previsti nuovi oneri informativi a carico delle imprese e delle persone fisiche.

4.2 Impatti specifici

Le modifiche delle disposizioni dell’ordinamento interno possono incoraggiare gli investimenti e il rispetto della legge e contribuire all’obiettivo di sviluppare ulteriormente il mercato unico nell’Unione sulla base dei principi e delle libertà su cui si fondano i trattati. L’eliminazione di elementi di incertezza nell’ordinamento tributario ha un indubbio effetto sui costi amministrativi delle imprese: la maggiore certezza riduce, infatti, i costi connessi alla gestione dei controlli effettuati dall’amministrazione finanziaria ed il relativo eventuale contenzioso. Quest’ultimo effetto è particolarmente evidente con riferimento alla individuazione della nozione di intermediario finanziario di cui al Capo V del decreto, che ha fornito l’occasione per precisare alcuni aspetti sui quali la legislazione vigente non è chiara o, comunque, ha dato luogo a interpretazioni contrastanti.

In merito al Capo I l’effetto atteso sulle imprese è quello di ridurre la deduzioni di oneri finanziari.

Con riferimento al Capo II l’effetto atteso sulle imprese è:

- per i contribuenti, una maggiore certezza circa gli effetti dei trasferimenti di residenza e/o di attivi all’estero o dall’estero verso l’Italia, in considerazione dell’introduzione del concetto di valore di mercato, in sostituzione del valore normale, ai fini della determinazione della plusvalenza in uscita e del recepimento dei valori degli attivi di imprese che trasferiscono la residenza in Italia;

- una maggiore certezza delle entrate tributarie, in considerazione della eliminazione dell’opzione per la sospensione dal pagamento delle imposte prevista dalla legislazione vigente.

Per quanto concerne il Capo III l’effetto atteso è quello di ridurre i fenomeni di delocalizzazione nei Paesi a fiscalità privilegiata di redditi che sostanzialmente sono da attribuire a soggetti residenti.

Con riguardo alle misure del Capo IV l’effetto è quello di prevenire l’utilizzo di schemi internazionali volti ad ottenere un risparmio fiscale derivante da conflitti nella qualificazione di strumenti finanziari, pagamenti, entità o dall’allocazione dei pagamenti.

Non si ravvisano specifici effetti in termini di concorrenza. Non si introducono nuovi oneri informativi. Sono rispettati i livelli minimi di regolazione europea.

5. MODALITÀ DI ATTUAZIONE E MONITORAGGIO

5.1 Attuazione

In riferimento all’opzione preferita si illustra la valutazione delle condizioni giuridiche, organizzative, finanziarie, economiche, sociali e amministrative che possono incidere in modo significativo sulla concreta attuazione dell’intervento e sulla sua efficacia. Sono indicati i soggetti responsabili dell’attuazione dell’intervento regolatorio, specificandone le rispettive funzioni.

Con riferimento all’introduzione delle suesposte disposizioni il soggetto responsabile dell’attuazione dell’intervento regolatorio è l’Amministrazione finanziaria, con particolare riferimento all’Agenzia delle entrate, attraverso l’attività di controllo e accertamento.

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Non sussistono particolari condizioni giuridiche, organizzative, finanziarie, economiche, sociali e amministrative che possono incidere in modo significativo sulla concreta attuazione dell’intervento e sulla sua efficacia.

Tuttavia, l’obiettivo di una corretta determinazione della base imponibile che contrasti con pratiche di elusione fiscale è strettamente correlato a come le medesime disposizioni saranno implementate negli altri Paesi europei, al momento non prevedibili, nonché al livello di adeguamento alle nuove disposizioni delle imprese interessate. Si evidenzia, inoltre, che, in linea generale, ad eccezione delle norme sul disallineamento da ibridi, le disposizioni riprendono sostanzialmente la disciplina vigente. Per questo motivo, esse non presentano impatti particolarmente innovativi sulle medesime imprese e non si hanno effetti divergenti rispetto al passato. Si è trattato, infatti, di stabilire, attraverso misure coordinate con gli altri Paesi UE o SEE, un livello minimo di protezione per il mercato interno contro le strategie di pianificazione fiscale più rilevanti che incidono direttamente sul funzionamento del mercato.

5.2 Monitoraggio

Si descrive il sistema di monitoraggio dell’intervento, specificando i soggetti responsabili, le modalità e la periodicità con cui saranno raccolti ed elaborati i dati e le informazioni relative agli indicatori di cui alla Sez. 1. Tali informazioni sono utilizzate anche ai fini della Vir.

Il controllo e il monitoraggio dell’intervento potrà essere effettuato dall’Amministrazione finanziaria attraverso le strutture già esistenti (Agenzia delle entrate, G.d.F.) utilizzando i dati reperiti sia in fase di controllo (verifica o accertamento) sia desunti dalle dichiarazioni dei redditi che le imprese sono tenute a presentare annualmente.

In particolare sarà possibile verificare l’adeguamento, da parte delle imprese, alle nuove disposizioni normative effettuando un monitoraggio annuale quantitativo delle voci della dichiarazione dei redditi corrispondenti alle materie oggetto di modifica normativa (interessi passivi, CFC, dividendi, exit tax).

Maggiore incertezza sulla valutazione dell’intervento si può avere, invece, per quanto riguarda le norme sugli ibridi: essendo una norma in fase di prima adozione, il monitoraggio potrà essere effettuato tenendo conto dei dati raccolti in sede di verifica o accertamento comportando, di conseguenza, una maggiore complessità di analisi dei risultati ottenuti.

CONSULTAZIONI SVOLTE NEL CORSO DELL’AIR

In questa sezione si dà conto delle consultazioni svolte nelle varie fasi dell’analisi, riportando in particolare:

1. Una descrizione delle consultazioni svolte e delle relative modalità di realizzazione;

2. L’elenco dei soggetti che hanno partecipato a ciascuna delle consultazioni;

3. I periodi in cui si sono svolte le consultazioni;

4. I principali risultati emersi dalle consultazioni.

Nelle consultazioni non rientrano i pareri di organi istituzionali.

Le tematiche trattate nella Direttiva ATAD sono state precedentemente discusse in sede UE sia con le parti interessate del settore imprenditoriale durante i lavori relativi alla proposta di direttiva per la CCCTB, sia in occasione della riunione della piattaforma per la buona governance fiscale tenutasi il 30 novembre 2015 alla quale hanno preso parte le delegazioni degli Stati membri, le imprese e i rappresentanti delle organizzazioni non governative.

In sede di recepimento della direttiva nell’ordinamento italiano è stato, invece, costituito un apposito tavolo tecnico con rappresentanti delle principali associazioni di categoria interessate (Assonime, Abi,

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Banca d’Italia, Confindustria) ed esperti nelle materie oggetto della Direttiva, al fine di arrivare ad un risultato condiviso che tenesse conto delle osservazioni e richieste dei partecipanti, compatibilmente con la normativa già vigente nell'ordinamento italiano e con la necessità di rispettare gli standard minimi imposti dalla direttiva.

Si è, quindi, ritenuto di non dover procedere ad una consultazione pubblica, tenuto anche conto dei tempi ristretti a disposizione, in quanto le eventuali problematiche, proposte e osservazioni provenienti dai maggiori stakeholder sono state già considerate e vagliate in sede di tavolo tecnico.

PERCORSO DI VALUTAZIONE

Si illustrano il gruppo di lavoro, indicando gli uffici e le professionalità coinvolte, anche di amministrazioni diverse da quella competente, nonché le eventuali consulenze esterne. Si descrivono le tappe del percorso di analisi, con indicazione delle eventuali difficoltà incontrate.

Il gruppo di lavoro che ha portato avanti i lavori è stato costituito da rappresentanti:

- del Dipartimento delle Finanze (Direzione Legislazione tributaria e federalismo fiscale - Ufficio reddito d’impresa);

- dell’Agenzia delle entrate (Esperti in materia di reddito d’impresa)

- delle Associazioni di categoria (Assonime, Abi, Banca d’Italia, Confindustria);

- esperti nelle materie oggetto della Direttiva.

In fase di recepimento sono, tuttavia, emerse, oltre alle problematiche legate alle scelte opzionali riportate nella sezione “Opzioni di intervento e valutazione preliminare”, alcune difficoltà interpretative sulle disposizioni della Direttiva che necessitano di un ulteriore approfondimento, per le quali sono state adottate le soluzioni qui di seguito riportate.

a) CFC - Art. 7, par. 1, lett. a) della Direttiva - Applicazione demoltiplicatore e verifica del controllo Ai fini dell’applicazione della disciplina di cui all’articolo 7 della Direttiva ATAD I “Norme sulle società controllate estere”, uno Stato membro tratta un’entità o una stabile organizzazione - i cui utili non sono soggetti ad imposta o sono esenti da imposta in tale Stato membro - come una società controllata estera se il contribuente, da solo o insieme alle sue imprese associate, alternativamente o cumulativamente:

detiene una partecipazione diretta o indiretta di oltre il 50% dei diritti di voto; possiede direttamente o indirettamente oltre il 50% del capitale; ha il diritto di ricevere oltre il 50% degli utili di tale società.

Posto che non è chiaro quale significato debba attribuirsi al riferimento, contenuto nella Direttiva ATAD, al requisito della partecipazione al capitale per l’individuazione del requisito del controllo, nonché quali sono le concrete modalità di applicazione del demoltiplicatore per la determinazione della sussistenza della partecipazione di controllo in caso di partecipazioni ai diritti al voto e di partecipazioni agli utili, nel decreto legislativo di recepimento, è stato previsto, in linea con il requisito del controllo di cui all’art. 167 del Tuir vigente, che un’entità o una stabile organizzazione sia trattata come una società controllata estera, ai fini dell’applicazione della disciplina CFC, quando un soggetto, alternativamente o cumulativamente:

dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria; esercita un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria; ha un’influenza dominante in virtù di particolari vincoli contrattuali; ha una partecipazione agli utili superiore al 50%.

b) INTERESSI PASSIVI - Art. 4 della Direttiva - Progetto infrastrutturale pubblico

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Ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 4, lettera b), della Direttiva, gli Stati membri possono escludere dall’ambito di applicazione della disciplina di limitata deducibilità degli interessi passivi, gli oneri finanziari sostenuti in relazione a prestiti utilizzati per finanziare un progetto infrastrutturale pubblico a lungo termine, in cui il gestore del progetto, gli oneri finanziari, gli attivi e i redditi siano tutti nell’Unione.

In relazione a tali requisiti non appare chiaro il significato dell’espressione con la quale si richiede che gli oneri finanziari siano nell’Unione. Infatti, ad esempio, se un finanziamento è ottenuto da parte del gestore UE mediante l’emissione di obbligazioni, queste ultime potranno essere oggetto di sottoscrizione (ovvero di successiva circolazione) anche da parte di soggetti extra UE, pur essendo correlati alla realizzazione di un progetto infrastrutturale europeo. Per quanto sopra esposto, il requisito non è stato riprodotto nel decreto.

c) IBRIDI - Art. 9 e seguenti della Direttiva Ai sensi dell’articolo 9, paragrafo 4, della Direttiva, uno Stato membro può escludere, fino al 31 dicembre 2022, dall’ambito di applicazione della disciplina del disallineamento da ibridi di cui alle lettere a) e b) del paragrafo 2 dello stesso articolo 9 (ossia nei casi in cui il disallineamento determini una deduzione senza inclusione) i disallineamenti da ibridi derivanti dal pagamento di interessi a un’impresa associata a titolo di uno strumento finanziario, qualora:

“i) lo strumento finanziario abbia caratteristiche di conversione, bail-in o svalutazione;

ii) lo strumento finanziario sia stato emesso al solo scopo di soddisfare i requisiti sulla capacità di assorbimento delle perdite applicabili al settore bancario e lo strumento finanziario sia riconosciuto come tale nei requisiti sulla capacità di assorbimento delle perdite del contribuente;

iii) lo strumento finanziario sia stato emesso

— in collegamento con strumenti finanziari aventi caratteristiche di conversione, bail-in o svalutazione a livello di un’impresa madre;

— al livello necessario per soddisfare i requisiti applicabili sulla capacità di assorbimento delle perdite;

— non nel quadro di un accordo strutturato; e

iv) la deduzione netta totale di cui beneficia il gruppo consolidato nel quadro dell’accordo non superi l’importo che si sarebbe ottenuto se il contribuente avesse emesso lo strumento finanziario direttamente sul mercato.”.

Dalla lettera del testo sembra evincersi che le suddette condizioni per la disapplicazione debbano applicarsi congiuntamente, mentre da un confronto con i soggetti interessati all’eventuale disapplicazione è emersa la difficoltà ad identificare casi concreti in cui tutte le condizioni possano coesistere. Pertanto, sono necessari ulteriori chiarimenti sui casi e sulle modalità di esclusione dall’ambito di applicazione della disciplina di cui alla disposizione in commento ai fini della valutazione da parte dello Stato italiano della eventuale applicazione della disposizione transitoria in questione. Per quanto sopra esposto l’opzione non è stata riprodotta nel decreto.