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Relazione finale del progetto “Casa famiglia” per la deistituzionalizzazione e il reinserimento familiare di minori in difficolta’ del distretto di Tulcea Amici dei Bambini – Inima pentru Inima – Regione Emilia-Romagna Macin, distretto di Tulcea Romania, marzo 2003- febbraio 2004 Amici dei Bambini ha ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001 per gli interventi di cooperazione internazionale finalizzati all’attuazione di progetti di aiuto ai bambini e di sostegno a distanza Inquadramento dell’iniziativa

Relazione finale del progetto “Casa famiglia” per la ... · Relazione finale del progetto “Casa famiglia” per la deistituzionalizzazione e il reinserimento familiare di minori

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Relazione finale del progetto “Casa famiglia”

per la deistituzionalizzazione e il reinserimento

familiare di minori in difficolta’ del distretto di Tulcea

Amici dei Bambini – Inima pentru Inima – Regione Emilia-Romagna

Macin, distretto di Tulcea

Romania, marzo 2003- febbraio 2004

Amici dei Bambini ha ottenuto la certificazione di

qualità ISO 9001 per gli interventi di cooperazione

internazionale finalizzati all’attuazione di progetti di

aiuto ai bambini e di sostegno a distanza

Inquadramento dell’iniziativa

La difficile situazione dei minori rumeni e’ purtroppo nota a tutti. Decine di migliaia di

bambini vivono in situazioni di estrema difficolta’, per la maggior parte lasciati al loro

destino senza le attenzioni e l’affetto di una famiglia. La volonta’ da parte delle

istituzioni rumene di migliorare questa realta’ si scontra, da un lato con la scarsita’ di

risorse –economiche, tecniche ed organizzative-, dall’altro con una ‘cultura’

dell’abbandono e un passato che ha portato alla disgregazione del concetto stesso di

famiglia.

Un chiaro e comune obiettivo da parte di coloro che si battono per la protezione dei

diritti dei minori e’ quello di porre fine all’istituzionalizzazione come soluzione al

fenomeno dell’abbandono, con politiche basate sul modello familiare. Non piu’

strutture di accoglienza per centinaia, a volte migliaia, di bambini seguiti da poco

personale e scarsamente preparato; non piu’ indifferenza ai problemi di questi minori

che, quando riescono a diventare maggiorenni, si ritrovano per strada senza che

niente sia stato fatto per inserirli degnamente nella societa’ di cui anche loro fanno

parte.

L’aspetto fondamentale risiede nel diritto di questi bambini ad una famiglia,

possibilmente quella d’origine, e nel riconoscimento di questo diritto affinche’ venga

fatto tutto il possibile per garantirlo.

A questi bisogni ha voluto rispondere il progetto “Colorando la Speranza – rete di

case famiglia per la deistituzionalizzazione e il reinserimento di bambini

abbandonati”.

Il progetto ha previsto la costruzione, l’allestimento e l’attivazione di 3 strutture, a

Valcea, Braila e Tulcea, la selezione e formazione di 60 operatori sociali e specialisti

nel recupero psico-motorio, con il contributo finanziario del Ministero degli Affari Esteri

Italiano e, relativamente alla gestione della casa famiglia di Macin a Tulcea, il

contributo della Regione Emilia Romagna.

Dall’inizio del progetto, ad aprile 2001, ad oggi sono stati complessivamente

deistituzionalizzati oltre 80 bambini, con piu’ di 60 reinserimenti in famiglia, la

maggior parte dei quali in famiglia naturale.

Sebbene in Romania attualmente esistano molte altre strutture di tipo familiare,

questo rimane l’unico progetto il cui obiettivo primario e’ in reinserimento in famiglia;

gli altri interventi puntando sull’accoglienza fino alla maggiore eta’.

La presente relazione illustra i risultati relativi alla sola casa famiglia di Macin, nel

distretto di Tulcea, per il periodo marzo 2003 – febbraio 2004, sebbene vi siano

riferimenti al progetto nel suo complesso, per una maggiore comprensione

dell’iniziativa gia’ in corso di implementazione dagli inizi del 2001.

Descrizione sintetica del progetto.

Tipologia d’intervento

Per la promozione e tutela dei diritti dei minori, in ordine

a prevenire e contrastare fenomeni di abbandono o semi-abbandono e favorire processi di

deistituzionalizzazione e reinserimento familiare.

Controparte locale

Fondazione «Inima Pentru Inima»

Altri enti coinvolti

� Autorita’ Nazionale per la Protezione del Minore e l’Adozione (ANPCA), Segretariato Generale di Stato del

Governo Rumeno

� Direzione Distrettuale per la Protezione del Bambino

della regione di Tulcea

Le case-famiglia sono concepite come centri residenziali, integrati nella comunità

locale di provenienza dei minori, che si pongono come alternativa

all’istituzionalizzazione. Tali centri intendono garantire ai minori istituzionalizzati tutela

e accoglienza per periodi limitati (circa 6 mesi), funzionalmente all'individuazione e

preparazione di una soluzione permanente orientata al loro reinserimento nelle

famiglie d’origine o, qualora non fosse possibile, in famiglie affidatarie o adottive.

Progressivamente queste residenze si svilupperanno in veri e propri centri per la

promozione dei diritti dei minori, sensori sul territorio locale circa l’evolversi di

condizioni di disagio minorile e familiare, nella auspicabile prospettiva di prevenire

fenomeni di abbandono e istituzionalizzazione di lunga durata.

Obiettivi generali:

� Concorrere a promuovere il rispetto e la tutela dei diritti del bambino, con

particolare riguardo per il diritto alla famiglia;

� Contribuire a migliorare il sistema di protezione del bambino in Romania,

attraverso l’implementazione di servizi e strategie alternativi alla istituzionalizzazione

dei minori;

� Contribuire a contrastare il fenomeno della tratta e del mercato dei minori,

attraverso attività di prevenzione e in coordinamento con programmi di sostegno a

distanza per i minori e i nuclei familiari in maggiore difficoltà e a rischio di abbandono.

Obiettivi specifici:

� gestire un ambito comunitario di tipo familiare nel distretto di Tulcea per

l’accoglienza di minori in stato di abbandono, in ordine a promuovere la loro

deistituzionalizzazione e la progressiva reintegrazione familiare;

� promuovere processi di deistituzionalizzazione e progressiva

reintegrazione familiare, attraverso inchieste sociali e monitoraggi relativi alle

famiglie dei minori d’istituto del distretto di Tulcea, in modo da individuare i minori da

accogliere con fondate possibilita’ di reinserimento familiare;

� sviluppare le competenze professionali di operatori sociali ed educatori di

infanzia del distretto di Tulcea attraverso la composizione di un comitato di progetto

e l’organizzazione di un corso di formazione per educatori specializzati.

PROGETTO: "GESTIONE DI UNA CASA FAMIGLIA PER MINORI IN DIFFICOLTA'

IN ROMANIA"

L’attivazione della casa famiglia di Macin - Tulcea

La casa famiglia nel distretto di Tulcea, in particolare nel piccolo villaggio di Macin, e’

la seconda struttura di progetto creata temporalmente dopo quella di Valcea. La scelta

del luogo e’ dovuta alla vicinanza a uno dei piu’ grandi ospedali maternita’ del

distretto, con un elevatissimo numero di abbandoni e distante quasi 80 km da Tulcea,

con particolari difficolta’ nel seguire la situazione da parte dei servizi pubblici

specializzati.

Ci sono state pero’ maggiori difficolta’ organizzative. Trattandosi di un piccolo paese

(circa 11.000 abitanti), con un solo liceo presente, la selezione del personale si e’

dovuta adattare molto a quanto offerto nella zona.

Non esistono nel villaggio logopedisti, fisioterapisti ed educatori specializzati; per cui si

e’ provveduto a realizzare un corso di formazione per gli educatori e a definire rapporti

di collaborazione con specialisti della citta’ di Tulcea.

La formazione e’ stata curata dal CRIPS – Centro di Formazione alle Professioni Sociali

di Bucarest, in collaborazione con la fondazione Inima pentru Inima e la Direzione per

la Protezione del Minore di Tulcea. Tutto il personale della casa famiglia ha seguito la

formazione, ritenendo indispensabile una condivisione della metodologia anche per le

figure ausiliarie (cuoca, autista, ecc.) e per creare sin da subito un’atmosfera quanto

piu’ familiare.

La casa-famiglia, terminata la sua costruzione ad ottobre 2002, e’ stata attivata a

gennaio del 2003, dopo averne curato l’arredamento, l’allestimento delle camere e

soprattutto l’ottenimento delle relative autorizzazioni di funzionamento (Sanepid –

Polizia Sanitaria, Vigili del Fuoco, Protezione Ambientale).

Nella foto, un momento della formazione realizzatosi presso

la Direzione per la Protezione del Minore di Tulcea.

Settembre-Ottobre 2002

Nel frattempo sono iniziate le prime inchieste sociali per l’individuazione dei minori con

possibilita’ di reinserimento, e le conseguenti visite alle famiglie.

E, finalmente, nei primissimi giorni di gennaio 2003, sono arrivati i primi 8 minori

provenienti dai centri di accoglienza di Tulcea, ed e’ iniziata l’attivita’ vera e propria di

progetto.

Nella foto i bimbi e parte del

personale Inima pentru

Inima.

Risultati attesi nel

periodo di riferimento:

� Incontri e visite negli istituti coi responsabili degli stessi e con i minori;

� incontri periodici di coordinamento con il comitato scientifico di progetto e con le

autorità;

� rilevazione del disagio psicosociale minorile sul territorio con inchieste sociali

relative a minori in stato di abbandono e alle loro famiglie, per valutare le possibilita’

di accoglienza dei bambini, in vista di un loro successivo reinserimento familiare

definitivo;

� deistituzionalizzazione, accoglienza, accompagnamento e reinserimento familiare

per i minori del distretto di Tulcea;

� mantenimento o reinserimento familiare dei minori;

� accompagnamento familiare post-inserimento;

� una missione di monitoraggio.

I primi beneficiari

Così Cornel, George, Vasile, Daniel, Mihai, Violeta ed Alin sono stati i primi beneficiari

di questo progetto. Bambini tra i 2 e i 15 anni che vengono seguiti, accuditi,

incoraggiati e coccolati dall’equipe della casa: 7 educatori, lo psicologo, un dottore del

villaggio, una cuoca, un autista e un coordinatore. A loro si aggiungono gli assistenti

sociali che si sono occupati dei contatti con le famiglie.

I casi ci sono stati segnalati dalla Direzione per la Protezione del Minore di Tulcea che,

considerando il buon rapporto numerico educatori/bambini e la presenza di specialisti

per il loro recupero, ci ha presentato casi piuttosto difficili. I problemi generalmente

riscontrati sono riconducibili alla lunga istituzionalizzazione dei bambini, per cui: gravi

problemi di comportamento, ritardo severo nello sviluppo psico-fisico e soprattutto di

linguaggio, difficolta’ di relazione in particolare con gli adulti e per alcuni di loro anche

problemi derivanti da abusi.

Per questi bambini non era consigliato l’affido ad una famiglia affidataria perche’

avevano bisogno inizialmente di un ambiente, seppur protetto, che desse una prima

idea di famiglia mantenendo pero’ la comunita’ con un buon numero di bambini.

Le eta’ così varie dei bambini, la presenza dei coniugi Beju come educatori e le

dimensioni della casa, hanno contribuito alla creazione di condizioni e dinamiche molto

simili a quelle presenti all’interno di una famiglia.

Violeta, la bambina proveniente dall’istituto di Tulcea, un po’ piu’ grandina degli altri,

insieme agli educatori si e’ occupata dei piu’ piccoli come di veri fratelli

accompagnandoli a scuola, aiutandoli a vestirsi e insegnando loro numerose attività

(dall’utilizzo delle posate ai disegni fatti insieme…).

Il momento del pranzo alla casa famiglia di Macin, Tulcea – Marzo 2003

La struttura ha tuttavia sofferto qualche inconveniente a causa di alcuni difetti

nell’isolamento degli infissi che comportano difficoltà di riscaldamento degli ambienti

della casa. Solo a partire dal 2005 il Comune di Macin provvederà all’allacciamento

dell’impianto della casa alla rete del gas.

Di seguito riportiamo l’elenco completo dei minori deistituzionalizzati ed accolti presso

la casa famiglia:

I minori della Casa famiglia di Macin, distretto di Tulcea, reinseriti in famiglia

1. Cojocaru George (30/09/93) accolto nel periodo gennaio-luglio 2003 e reinserito in

famiglia naturale;

2. Itenco Cornel (29/10/1997) accolto nel periodo gennaio-marzo 2003 e reinserito in

famiglia allargata.

3. Nastea Alin Catalin (19/03/1992) accolto nel periodo gennaio 2003 – gennaio 2004

e reinserito in famiglia allargata;

4. Ceoran Vasile (30/12/1997) accolto nel periodo gennaio-ottobre 2003 e reinserito

in famiglia naturale;

5. Ceoran Daniel (8/05/1989) accolto nel periodo gennaio-ottobre 2003 e reinserito in

famiglia naturale;

6. Ceoran Mihai (02/07/1992) accolto nel periodo gennaio-ottobre 2003 e reinserito

in famiglia naturale.

I minori deistituzionalizzati e accolti presso le assistenti maternali

7. Titiriga Maria, accolta per quasi due anni e adottata nazionalmente nel distretto di

Tulcea;

8. Gheorghe Georgiana, di 4 anni, attualmente presso una famiglia affidataria del

distretto di Tulcea.

La situazione attuale presso la Casa famiglia di Macin, distretto di Tulcea

9. Vlad Ionut (21/07/01) accolto in gennaio 2003;

10.Panait Gheorghe Liviu (19/01/2000) accolto in gennaio 2003;

11.Gheorghe Ionut Madalin (04/05/2001) accolto in aprile 2003;

12.Gheorghe Tatiana (01/06/2002) accolta in ottobre 2003;

13.Cojocaru Violeta (02/06/1988) accolta in gennaio 2003;

14.Pandele Nicoleta (06/03/1995) accolta a ottobre 2003;

15.Pandele Petruta (24/05/1997) accolta a ottobre 2003.

L’organizzazione delle attivita’

Le attivita’ si riassumono principalmente in 3 fasi:

- l’individuazione dei minori in stato di abbandono per una loro accoglienza

temporanea presso la casa famiglia;

- il periodo di accoglienza dei bambini, per il recupero educativo, psico-motorio e di

riappropriazione del clima familiare, nonche’ di positiva relazione con gli adulti;

parallelamente si lavora con le famiglie per preparare il graduale reinserimento in

famiglia;

- il reinserimento vero e proprio in famiglia, con attivita’ costanti di monitoraggio,

assistenza e supporto ai familiari e alla comunita’ locale.

Le procedure sono le stesse per la gestione delle tre case. Viene inoltre realizzato un

coordinamento mensile tra i responsabili di Inima pentru Inima, i rappresentanti di

Amici dei Bambini e i tre direttori delle case famiglia; nato inizialmente soprattutto per

confronti e discussioni di ordine amministrativo, e’ man mano diventato

maggiormente relativo a problemi educativi e di recupero delle autonomie dei minori,

nonche’ di gestione del personale.

Il periodo di accoglienza e l’evoluzione dei minori presso la casa famiglia.

All’arrivo alla casa, la procedura stabilita prevede tra le prime cose da fare le analisi

mediche per ri-verificare lo stato di salute dei bambini. Nei primi giorni, l’equipe inizia

a definire anche il progetto personalizzato di recupero e di reinserimento per ogni

minore accolto. Per ogni bambino viene tenuto un dossier contenente: anamnesi dai

centri di accoglienza; certificato di nascita; inchiesta sociale di progetto; progetto

educativo individualizzato di recupero e reinserimento; scheda di valutazione del

bambino fatta dallo staff, per funzioni, e aggiornata periodicamente; raccomandazioni

operative degli specialisti per gli educatori; rapporti di visite dei genitori; foto e

lavoretti fatti dai bambini.

Settimanalmente tutto il personale redige un rapporto di attività che viene sintetizzato

dal direttore di ogni casa famiglia insieme ai suoi commenti e proposte. Di seguito

alcuni stralci di un rapporto d’attivita’ del direttore della casa famiglia.

[...] Nella settimana dal 5 al 12 dicembre 2003 sono continuate le attivita’ ordinarie,

con l’approvvigionamento alimentare, igienico e vario. In previsione delle festivita’ la

casa e’ stata addobbata, ridipingendo l’esterno insieme a tutta l’equipe. Il direttore e

gli assistenti sociali sono stati in visita dai minori reinseriti riscontrando la buona

integrazione dei minori nella loro famiglia naturale, dove evolvono in maniera

soddisfacente.

I bimbi della casa famiglia stanno bene. Si sono svolte attivita’ educative –giochi,

disegni, memorizzazioni, musica-, combinate con attivita’ di sviluppo delle autonomie,

di autoigiene e autosufficienza. In questo periodo i bambini sono attratti dall’ascolto di

cassette musicali con i canti tradizionali, dalla visione di video con cartoni animati e i

piu’ grandicelli fanno anche disegni al computer. Continua il programma degli

educatori di acquisizione di nuove parole, di svolgimento delle attivita’ proposte

all’asilo e a scuola, incoraggiando i piu’ grandi ad aiutare nelle faccende domestiche e

nell’attenzione dei piu’ piccini.

Il 6 dicembre c’e’ stata la visita a sorpresa di San Nicola, che ha portato dolci ‘in

cambio’ di poesie, balli e prove di abilita’ personali, che i minori non hanno esitato a

mostrare, tra l’incredulita’ di quella presenza e l’eccitazione generale. Ed erano ancor

piu’ impazienti per l’arrivo di Babbo Natale…! [il direttore della casa famiglia]. Le

famiglie piu’ lontane, impossibilitate a venire, sono state visitate nei giorni seguenti,

portando generi alimentari ed abiti.

Oltre ai rapporti settimanali lo staff di specialisti quali medico e psicologo,

mensilmente, o con frequenza secondo le necessita’, indicano delle raccomandazioni

per ogni bambino ad uso degli educatori. Questo per dare continuità e coerenza alle

attività svolte da loro direttamente con i bambini.

Potenziare la rete dei servizi sociali rivolti ai minori e alle famiglie

Un’altra misura di protezione sociale di minori abbandonati, alternativa

all’istituzionalizzazione, si realizza tramite l’affido in famiglia di assistenti maternali,

una specie di foster families, ma con altra motivazione e preparazione. Si tratta infatti

di una professione, remunerata: basta avere una casa abbastanza grande ed aver

seguito un corso di preparazione della durata di 60 ore e si diventa assistenti

maternali professionali.

La politica, sostenuta a gran forza dall’Unione Europea, di chiudere gli istituti, passa

dal trasferimento dei minori dagli istituti alla rete di assistenti maternali, senza pero’

definire il periodo di permanenza del minore e le procedure per definitivarne la

situazione familiare.

Nel complesso del progetto, il ricorso agli assistenti maternali ha consentito che alcuni

di loro siano stati adottati a livello nazionale, qualcuno e’ rientrato in famiglia, ma la

maggior parte rimane per periodi lunghi dalle assistenti maternali. Le assistenti

maternali di Inima pentru Inima sono state specificatamente preparate, curando la

loro motivazione e buon senso, in modo da offrire comunque un ambiente familiare

piu’ consono rispetto ad un istituto, e garantire alimentazione, igiene, cure personali

ed attenzioni adeguate per un recupero e sviluppo del minore.

Per coloro i cui genitori sono disinteressati viene richiesto l’abbandono per poterli fare

entrare nelle liste di adozione, preferibilmente di coppie rumene.

In generale, i minori accolti presso le assistenti maternali sono quelli che o avevano

bisogno di maggiori cure e attenzioni specifiche dove la singola persona di riferimento

garantiva migliori risultati, o di bambini in stato di adottabilita’, preparati pertanto

dalle assistenti maternali all’inserimento nella loro nuova famiglia adottiva.

Favorire l’accompagnamento psico-sociale, sanitario, scolastico, educativo e giuridico

dei minori e rispettive famiglie

Al momento del rientro definitivo in famiglia i bambini vengono accompagnati da un

educatore referente e dall’assistente sociale. Quest’ultimo visita la famiglia con

regolarita’ e con frequenza decrescente, da un paio di volte nella prima settimana fino

ad arrivare ad una/due volte al mese nel primo anno.

A seconda delle esigenze del minore e della sua famiglia si assicura anche la

possibilita’ di incontri con lo psicologo della casa famiglia. Si provvede inoltre

all’iscrizione del bambino nelle liste del medico curante del luogo di residenza

verificando direttamente le possibilita’ di seguirlo e le condizioni di questo.

In casi di urgenza siamo stati avvertiti dai rispettivi medici e si e’ provveduto o a

portare il bambino in questione all’ospedale pediatrico della citta’ o a visite

specialistiche in genere nella capitale se necessario. Con mezzi raccolti dalla

fondazione partner Inima pentru Inima si e’ potuto anche portare un piccolo sostegno

mensile alle famiglie per coprire in parte le spese scolastiche e facilitare la frequenza

scolastica.

L’assistente sociale di progetto, in genere in collaborazione con i servizi sociali pubblici

della Direzione per la Protezione del Minore di riferimento, mantiene il legame con la

famiglia fornendo informazioni giuridiche, accompagnando nelle pratiche per ottenere i

sussidi per il bambino e monitorare l’andamento dell’inserimento professionale

frequentemente fatto con il sostegno dell’associazione.

Per la casa famiglia di Macin si é terminato recentemente anche di allestire la corte

esterna e la recinzione.

Il personale addetto

Il personale italiano impiegato e’ come da progetto un coordinatore di progetto nella

persona di Roberto Zambrenti, cooperante per Amici dei Bambini, in Romania da

maggio 2001.

Il personale locale e’ costituito dall’equipe della casa famiglia e dal coordinamento

dello staff direttivo della fondazione partner Inima pentru Inima. Per la composizione

dell’equipe di Macin si e’ provveduto ad una selezione a cui ha poi fatto seguito la

formazione specializzata, realizzata alla fine del 2002.

La situazione attuale dei minori accolti

I risultati raggiunti fino ad ora possono considerarsi positivi.

Cornel Itenco e’ ora affidato alla nonna materna in un comune non lontano dalla casa

famiglia e continua ad essere visitato dalla nostra equipe.

George Cojocaru e’ stato reintegrato in famiglia naturale nel comune ‘Greci’ in cui c’e’

una presenza importante di italiani immigrati durante la guerra.

Anche i tre fratellini Vasile, Daniel e Mihai Ceoran sono stati reinseriti nella loro

famiglia naturale. Si tratta di una famiglia veramente molto povera che vive in

residence con affitti bassissimi per famiglie bisognose in una zona popolata da famiglie

quasi solo di etnia rom. I bambini continuano ad andare a scuola e pur nella

ristrettezza dei mezzi a disposizione e qualche difficolta’ nell’ apprendimento, sono

pero’ insieme nella loro famiglia.

Violeta Cojocaru, che arrivata alla casa aveva notevoli problemi di comportamento, ha

iniziato come si diceva a responsabilizzarsi verso gli altri bambini, ad impegnarsi a

scuola e con l’aiuto dell’ equipe a raggiungere un equilibrio psico-emotivo sufficiente

per il suo reinserimento in famiglia.

Alin Nastea ha richiesto uno speciale sforzo da parte

dello psicologo e un periodo di adattamento alla famiglia

piu’ lungo. La famiglia del padre e’ quella che gli e’ stata

piu’ vicina e nella quale e’ ora possibile il reinserimento.

Sono passati anche altri bambini alla casa: è il caso di

Panait George Liviu, prossimo anche lui al rientro,

sempre nella famiglia paterna risultata piu’ affidabile.

Pandele Nicoleta e la sorellina Petruta, entrambe con un

comportamento deviato, hanno anche loro seguito un

trattamento psicologico piu’ intenso: Petruta,

nonostante i suoi sei anni, frequenta ancora l’asilo ed

entrambe si stanno ora preparando anche loro al

reinserimento in famiglia.

Infine per Vlad Ionut (nella foto), unico caso per cui e’ risultata evidente

l’impossibilita’ di reinserimento in famiglia biologica e anche allargata, si e’ proceduto

a finalizzare le pratiche di abbandono e si cerca ora per lui una famiglia adottiva

nazionale o internazionale se a causa delle sue origini rom non sara’ possibile

mantenerlo nel suo Paese.

Pertanto, fino ad oggi, sono stati deistituzionalizzati 15 minori, di cui 6 reinseriti in

famiglia naturale o allargata e 1 adottato da una famiglia rumena; 7 rimangono ospiti

temporanei della casa famiglia e 1 minore presso una famiglia affidataria (assistente

maternale), necessitando di maggiori cure e una presenza dedicata da parte di una

persona di riferimento.

Collocamento dell’intervento in relazione alle politiche sociali e al

processo di riforma del sistema nazionale di Protezione dei Minori.

Con le autorita’ locali – Comune di Macin, Direzione per la Protezione del Bambino di

Tulcea, Commissione per la Protezione dei Diritti del Minore del Consiglio distrettuale -

la situazione prosegue con una buona collaborazione, anche se la situazione e’

sensibilmente cambiata dall’avvio del progetto. Le autorita’ locali sono infatti

maggiormente impegnate nella realizzazione delle nuove strutture, secondo le

indicazioni del Piano di Riforma del Sistema di Protezione del Minore, con una politica

che sostiene in particolare la chiusura degli istituti, affidando i minori presso gli

assistenti maternali, senza pero’ una precisa strategia che consenta al minore di

vivere in una vera famiglia, in modo definitivo.

Per tale motivo, inizia tuttavia ad essere piu’ difficile individuare minori da reinserire,

poiche’ questi vengono integrati direttamente dai centri di accoglienza alle famgilie

dalle Direzioni locali, mentre rimangono i casi piu’ complessi da risolvere.

Si assiste ad un innalzamento dell’eta’ dei minori accolti alle case famiglia, poiche’

sono proprio i piu’ piccoli ad essere affidati alle assistenti maternali.

Le case famiglia, in genere, sono utilizzate per quei minori che non hanno la

possibilita’ di essere reintegrati in famiglia (si veda in tal senso l’allegato

sull’organizzazione delle case famiglie in Romania). Mentre, i minori con possibilita’ di

reinserimento, o vengono reinseriti in famiglia o affidati temporaneamente alle

assistenti maternali.

Sebbene si tratti di un notevole passo avanti rispetto alla condizione di qualche anno

fa, vi sono ancora degli aspetti da considerare:

- il reinserimento diretto in famiglia deve necessariamente dotarsi di un servizio di

supporto e monitoraggio che accompagni questa fase delicata e valuti gli interventi

utili per evitare che la situazione di difficolta’ si ripresenti nuovamente;

- riguardo all’affido presso gli assistenti maternali, essi si sostituiscono

positivamente alle case famiglia fino a quando non vi siano casi di minori problematici,

per i quali e’ importante avvalersi del sostegno di specialisti per il recupero psico-

motorio, dallo psicologo, al fisioterapeuta.

Da un lato si deistituzionalizza moltissimo; dall’altro il reinserimento e’ ancora fragile e

poco strutturato metodologicamente.

Monitoraggio e valutazioni per il futuro.

A fine luglio e’ stato realizzato un monitoraggio da parte del responsabile d’area dei

paesi dell’Est, dott.Emanuele Cremona e alla responsabile del controllo di gestione,

dott.ssa Irene Catanzariti.

Nell’occasione erano inoltre presenti i volontari cooperanti di Amici dei Bambini

Ucraina e Moldavia, che hanno visitato una delle case famiglia e gli altri progetti

esistenti di Amici dei Bambini e di Inima pentru Inima.

Sono stati realizzati incontri istituzionali, con l’Ambasciatore Italiano a Bucarest, con la

rappresentante dell’Autorita’ Nazionale per la Protezione del Minore e l’Adozione,

sig.na Sonia Vali Botezatu e con i direttori delle Direzioni per la Protezione del Minore

di Braila e di Tulcea.

In seguito alla visita si e’ constatata la situazione dei minori in difficolta’ nel distretto

di Tulcea, presentata dalla direttrice aggiunta della Direzione per la Protezione del

Minore di Tulcea, la sig.ra Teodoru, e’ in sintesi:

480 bambini seguiti dai loro servizi, 20 bambini grandi in un centro di accoglienza,

diversi appartamenti comunita’ per giovani post-istituzionalizzati, 60 bambini

adottabili parte dei quali ancora accolti in istituto, 210 assistenti maternali con molti

bambini adottabili di eta’ tra i 2-3 anni, alcune case famiglia per l’accoglienza di lungo

termine raggruppate in piccoli gruppi a volte di tre case finanziate da Banca Mondiale

e Phare, alcuni centri diurni per bambini in difficolta’, 2 centri di accoglienza per

bambini disabili sostenuti da ong e un centro maternale per coppie madre-figlio a

rischio di abbandono.

La strategia distrettuale ha come priorita’ attualmente:

- trovare soluzioni per giovani post-istituzionalizzati in strutture quali appartamenti

sociali;

- arrivare a chiudere l’ultimo centro esistente in cui hanno accolto un po’ tutti i

bambini che rimangono dagli altri centri.

Il progetto della casa famiglia di Tulcea rimane attivo, essendo adesso nel suo pieno

svolgimento, e proseguira’ con le attivita’ strettamente connesse agli obiettivi generali

e specifici a tutela del minore in difficolta’ per tutto il 2004.

Verranno continuati i monitoraggi sulle famiglie, sia dei minori accolti che di quelli

reinseriti; gli incontri di coordinamento con le istituzioni, le visite negli istituti e tutte

le altre attivita’ svolte da Ai.Bi. Amici dei Bambini in Romania: per la prevenzione

all’abbandono, il sostegno a ragazze madri e famiglie a rischio, l’inserimento socio-

professionale di ragazze maggiorenni post-istituzionalizzate, gli interventi di

animazione educativa negli istituti e nei quartieri in difficolta’ di Bucarest e la

promozione del volontariato con il coinvolgimento dei giovani membri della societa’

civile rumena.

Si intensificheranno inoltre gli incontri istituzionali, potendo adesso proporre i primi

risultati concreti di questo intervento, alternativo all’istituzionalizzazione, centrato sul

sostegno alla famiglia, alla responsabilizzazione dei genitori, dei parenti, come pure

degli educatori, degli operatori sociali locali e delle comunita’ ove si trovano le

strutture case famiglia.

Particolare attenzione verra’ rivolta al processo di trasformazione in atto in Romania

riguardante gli istituti statali dove sono accolti i minori in stato di abbandono. La

progressiva chiusura di tali centri di accoglienza potrebbe modificare le tappe per il

reinserimento del minore in famiglia e quindi anche la strategia connessa a questo

progetto. Tuttavia, le case famiglia rimarranno dei centri comunitari per la protezione

del minore ed in particolare per il recupero psico-motorio del bambino e per il

sostegno psicologico e giuridico dei familiari.

Per la casa famiglia di Macin-Tulcea si potrebbe delineare anche l’ipotesi di una

trasformazione in centro diurno, se i risultati del monitoraggio in corso confermeranno

la sua necessita’. In caso positivo, la Direzione locale per la Protezione del Minore si

assumerebbe i costi amministrativi ed in parte del personale, mentre il resto verra’

coperto dalla fondazione partner Inima pentru Inima.

Rinforzare l’idea di famiglia

In conclusione, due sono le fasi individuate nel processo di riforma del sistema di

protezione dei minori in Romania: attualmente un forte dinamismo in atto in questi

ultimi 2 anni da parte del Governo Rumeno e dei Servizi Pubblici Specializzati per

chiudere progressivamente gli istituti, sebbene cio’ si limiti ancora alla fase

intermediaria; in futuro, invece, si prevede una diminuzione dell’attenzione da parte

dello Stato rumeno riguardo alla condizione del minore, che gia’ dal 2004 non verra’

piu’ considerata una priorita’ nazionale.

Nel prossimo futuro occorrera’ superare la pratica e cultura di uno stato

assistenzialista e il cittadino, la comunita’ locale, l’associazione di quartiere, e altre

realta’ della societá civile dovranno implicarsi maggiormente per la risoluzione dei

problemi. E’ quindi fondamentale avviare delle politiche a sostegno della famiglia, in

generale, e delle famiglie in difficolta’ in particolare.

Ecco quindi che la strategia per il futuro dei minori in difficolta’ della Romania si

colloca in questa fase, per incoraggiare e favorire il passaggio dalla fase intermedia al

pieno e definitivo reinserimento in famiglia.

Questo si potra’ realizzare con degli operatori sociali opportunamente preparati, che

affianchino le autorita’ pubbliche per lavorare a stretto contatto con le famiglie: da

quelle dei minori reinseriti, a quelle degli assistenti maternali, fino alle famiglie

adottive, intessendo relazioni con tutti i servizi sociali attivi sul territorio, per

sostenere e promuovere un modello forte di Famiglia. Una famiglia responsabile. Una

famiglia che accoglie.

Un’idea di famiglia diversa da quella disgregata, comunemente nota quando si parla di

Romania.

Amici dei Bambini

Sede di Bucarest: Strada Dr.Vasile Sion 6, settore 1 - Tel/fax 0040.21.315.75.27 e-mail: [email protected] - website: www.bambini.home.ro – www.aibi.it

ALLEGATI

Rapporto sulla tavola rotonda

“L’organizzazione delle case famiglia come alternative di protezione dei

minori in difficolta’”

In Romania esistono attualmente oltre 450 strutture di tipo familiare, di vario tipo,

con obiettivi, metodologie e preparazione del personale che variano di molto. Spesso

si tratta di istituti, riconvertiti in moduli familiari.

Le case famiglia del nostro progetto sono concepite come strutture residenziali in

grado di riprodurre il clima familiare ed accogliere fino a 8-10 minori e sono le uniche

3 case famiglia della Romania adibite al reinserimento in famiglia definitiva.

Amici dei Bambini Romania ha partecipato con il progetto della rete di case famiglia ad

una tavola rotonda su “L’organizzazione delle case famiglia come alternative

di protezione dei minori in difficolta’”.

La tavola rotonda é stata organizzata dalla Direzione per la Protezione del Minore di

Arad, dall’Associazione SOS Copiii e dalla Federazione delle ong per l’infanzia romene

(FONPC).

Questo incontro ha fatto seguito agli incontri realizzati il 6-7 Maggio a Santana, il 9

Maggio a Cluj e il 9-11 giugno ad Arad sempre in Romania. Ad ogni incontro sono

state invitate Direzioni per la Protezione del Minore e ONG che hanno case famiglia,

principalmente quelle membre della FONPC, la Federazione delle ONG per la

Protezione dei Minori.

Amici dei Bambini e’ stata invitata all’incontro dal 9 all’11 giugno 2003. Trattandosi di

un incontro tecnico, riguardante il funzionamento delle case (procedure, regolamenti,

amministrazione, …) si e’ ritenuto utile ed importante che partecipassero anche i

direttori delle 3 case. E cosi per l’incontro del 24-26 giugno, dove hanno partecipato

sia rappresentanti di Amici dei Bambini che di Inima pentru Inima.

L’incontro e’ stato organizzato ad Arad perche’ qui e’ nata la prima casa di tipo

familiare, nel 1990 e questo e’ uno dei distretti con maggior presenza di case di tipo

familiare. La conversione degli istituti in moduli familiari, avviata dal ’90, ha portato

alla chiusura di tutti gli istituti di questo distretto. I minori che vengono abbandonati

entrano percio’ in queste case famiglia e, dai 14-16 anni in su passano in centri per

giovani, sempre a modulo familiare.

Arad e’ una cittadina ad ovest della Romania, vicino al confine con la Serbia, 60km. a

nord di Timisoara. L’influenza tedesca e ungherese si fanno particolarmente sentire;

tutta questa regione del nord-ovest ha condizioni economiche, sociali, somatiche e

culturali ben piu’ prossime ai paesi dell’Europa occidentale. Rispetto al sud del paese

si avverte minor corruzione, maggior serieta’ nel lavoro, minori tensioni sociali e una

migliore armonia tra urbanizzazione e realta’ rurale.

Dalla tavola rotonda sono usciti alcuni dati statistici:

n. di case famiglia in Romania: 466 nel distretto di Arad: 57

capacita’ min-max 8-12 bambini, frequente 5-8 bambini, numerose 15-40 bambini, alcune

6-12 bambini

n. di minori accolti: 4,333 503

eta’: 1-18, 14-18, 15-22 anni 1-8, 14-20 anni

salute: normale, HIV, disabilita’

mentali

normale,ritardi mentali

n. di personale attivo

nelle case famiglia:

minimo-massimo: 3-31 3-6 persone

n. piu’ frequente: 4-5 persone/casa 4-5 per casa

Con personale permanente (famiglie/mamme):

22 distretti in 52 case

note:

- Dati secondo fonti trasmesse dalle DPM a marzo 2003

- nel 2000 l’ANPCA comunicava 121 strutture familiari per circa 1,000 minori

- la crescita di queste strutture determina importanti cambiamenti professionali, sia sulla preparazione degli operatori che a livello organizzativo, manageriale e amministrativo

- nel distretto di Arad ci sono 31 case gestite dalla Direzione e 26 da ONG.

In conclusione in Romania in questo momento si fa la distizione tra case di tipo

familiare e case famiglia. La differenza della denominazione viene data nel primo caso

se si tratta di una struttura che presenta ancora un certo grado di istituzionalizzazione

(istituti riconvertiti con moduli di tipo familiare, non piu’ le grandi camerate, ma spazi

cucina, camere da letto, bagni e soggiorni per gruppi di 4-8 bambini), e nel secondo

caso dove anche l’impostazione del personale vuole riprodurre il clima e i ritmi

quotidiani di una famiglia.

In questo senso le nostre strutture sono delle case famiglia.

Possiamo affermare che l’intervento di Amici dei Bambini e’ l’unico attualmente avente

come obiettivo principale il reinserimento in famiglia. Ovviamente i servizi sono

complementari, poiche’ noi per il momento non consideriamo chi non puo’ essere

reinserito; certo e’ che vari sono i casi dove la soglia e’ sottile e dove forse, con

preparazione e perseveranza, si potrebbe ottenere un reinserimento. In tal senso, la

nostra metodologia e’ stata apprezzata, la ‘perseveranza’ con cui cerchiamo di ricreare

il legame con familiari e parenti, e l’importanza di un periodo di preparazione sia dei

minori che dei genitori.

Sul numero del personale necessario, le nostre strutture sono sopra la media per quel

che riguarda gli educatori (7 anziche’ 5), comunque necessari secondo il nostro

programma. E’ infatti riscontrato che l’inizio e’ il periodo piu’ difficile per il personale,

quando arrivano nuovi bimbi, con un necessario tempo di adattamento. Per quelli che

staranno piu’ anni si instaura una relazione diversa, ci si conosce di piu’, ci si

appropria ognuno dei suoi spazi, cosa non possibile quando ogni 2-3 mesi arrivano

nuovi bimbi che resteranno solo per un semestre.

Serve qualificare e riqualificare gli operatori delle case famiglia. Manca un lavoro

corposo, uno studio analitico sulla figura professionale dell’educatore in case famiglia

e il suo riconoscimento come educatore specializzato.

Le altre case famiglia non avendo reinserimenti familari lavorano sempre con gli stessi

beneficiari mentre i servizi che noi offriamo sono per la preparazione del bambino e

della famiglia ad una riunione quando possibile.

Questo giustifica il numero di educatori da progetto.