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Assessorato Pari Opportunità
RELAZIONE FINALE del PROGETTO
“FEMMINE E MASCHI: FACCIAMO GIROTONDO INSIEME!”
L’Associazione SOS Donna è un Centro antiviolenza nato a Faenza l’8 Marzo 1994 in memoria di
due donne, Paola Montanari e Maurizia Panzavolta, vittime della violenza dei compagni.
Il Centro, che fornisce un servizio gratuito garantendo l’anonimato delle utenti a prescindere dalla
nazionalità, etnia, lingua, cultura, religione e situazione economica, si rivolge a donne che vivono o
hanno vissuto situazioni di sopraffazione, di violenza psicologica, fisica, sessuale e/o economica
nelle loro relazioni interpersonali, nelle relazioni di coppia, in famiglia, in ambito lavorativo o in
altri contesti sociali. Dal 2000 è in atto una convenzione con il Comune di Faenza per l’attivazione
del Servizio Fe.n.ice, Centro di ascolto e di orientamento a nuovi progetti di vita per donne vittime
di violenza, in stato di disagio e maltrattate; tale convenzione ha reso e rende possibile la
realizzazione di numerosi progetti di prevenzione e sensibilizzazione ma soprattutto di sostegno e
supporto per le donne vittime di maltrattamenti.
Da oltre una decina di anni l’associazione propone alle scuole del territorio (primarie, medie
inferiori, medie superiori) progetti sul tema delle differenze e della violenza di genere con lo scopo
di sensibilizzare, prevenire e promuovere una maggiore conoscenza e consapevolezza di tali
fenomeni. A fronte della positiva sperimentazione realizzata nel corso dell’ anno scolastico
2013/2014 in una sezione di scuola per l’infanzia è stata proposta a tutti gli Istituti di Faenza
l’attivazione del percorso riguardante le differenze di genere e più in generale il rispetto “dell’altro
diverso da me” a partire dalla quotidianità che i bambini sperimentano nei loro principali contesti di
vita (scuola e famiglia), all’interno dei quali si formano le rappresentazioni individuali e vengono
vissute le relazioni interpersonali.
Il progetto “Femmine e maschi: facciamo girotondo tutti insieme”, in considerazione del target a
cui è rivolto, ovvero all’ultimo anno di scuola dell’infanzia, si discosta dalla formula classica
pensata e realizzata negli ordini di scuola superiori che prevedono un unico incontro con i gruppi
classe; si è ritenuto importante creare una relazione con i bimbi coinvolti realizzando, a seguito di
una prima fase conoscitiva e formativa svolta con le insegnanti di sezione, tre incontri che dessero
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loro una maggiore continuità oltre alla possibilità di riprendere le tematiche affrontate nelle
giornate precedenti.
Nel corso dell’anno scolastico 2015-16, quindi, è stato possibile intraprendere, durante i
mesi invernali (con chiusura con l’ultimo incontro formativo nel mese di aprile), il percorso
indicato con le quattro delle sezioni della scuola per l’infanzia “Charlot – Rodari” di Faenza.
Nel corso della prima fase del progetto dedicata alle insegnanti e alla formazione sul tema della
violenza di genere e della violenza assistita è stato possibile dare vita non tanto a lezioni frontali
quanto più ad un aperto confronto tra le equipe di lavoro e la conduttrice in merito alle tematiche
presentate sia da un punto di vista teorico sia da un punto di vista pratico: le insegnanti, infatti,
hanno riportato diversi esempi tratti dalle loro esperienze quotidiane e hanno, parimenti, chiesto
chiarimenti o spiegazioni sulle dinamiche maltrattanti e sulle azioni da intraprendere. Per quanto
concerne nello specifico il tema delle differenze di genere e la presenza di stereotipi relativi al
femminile e maschile va sottolineato come, diversamente dalle esperienze svolte negli anni
precedenti, tali elementi non paiono particolarmente presenti nei gruppi classe con cui è stato
attivato il percorso.
Durante gli incontri con i bambini è emersa molta curiosità, la Psicologa (precedentemente
introdotta dalle insegnanti che hanno preso parte a tutte le giornate coinvolgendo gli alunni e
stimolandoli positivamente) è stata accolta con entusiasmo. La partecipazione attiva delle maestre è
risultato un elemento chiave per la buona riuscita del progetto in particolare per stimolare i piccoli e
coinvolgerli nonché per riportare maggiormente alla loro esperienza quotidiana gli stimoli offerti.
E’ importante notare come sia utile che l’intervento svolto non rimanga l’unica proposta riguardante
la visione del femminile e del maschile da parte dei bambini e la presenza di eventuali stereotipi ma
che venga ripreso ed approfondito dalle docenti attraverso attività ad hoc in continuità con quanto
proposto nel corso degli incontri con la conduttrice del progetto. I bambini attraverso le storie
raccontate hanno avuto modo di parlare di sé e del rapporto con l’altro in maniera più o meno
diretta, confrontandosi con i compagni e iniziando a mettere in discussione quegli stereotipi che già
dalla più tenera età permeano il mondo relazionale di ognuno.
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Durante le tre giornate di lavoro con le classi sono emerse le idee e immagini del femminile e del
maschile portate dei piccoli ed è stato possibile rileggerle insieme fornendo una visione che tenesse
conto delle diversità, viste come risorsa nel rapporto con l’altro, del rispetto e della collaborazione
reciproca, sottolineando il valore delle caratteristiche individuali e della libera espressione di
ciascuno. La discussione con i bambini ha tratto spunto dai racconti proposti e dalla quotidiana
esperienza a scuola ed in famiglia: risultano presenti alcune immagini legate alla più classica
divisione dei ruoli che vede, ad esempio, la donna accostata prevalentemente al mondo della cucina
e della casa e l’uomo al lavoro o dinnanzi al divano-televisore ma sondando nel dettaglio
l’esperienza dei piccoli e delle loro famiglie appare chiaro come sempre di più in famiglia donne e
uomini riescano ad essere piuttosto interscambiabili agli occhi dei figli. Le tematiche indicate sono
state affrontate attraverso la lettura di storie tratte dal testo “Rosaconfetto e le altre storie” (di Adela
Turin Motta Junior, 2009) dove famiglie e gruppi di elefantine ed elefantini, topolini e topoline,
scimmiette o scimmiotti si confrontano con le diversità scoprendo le peculiarità di ciascuno, la
ricchezza derivante dall’incontro con l’altro nonché la possibilità di sperimentarsi in ruolo diversi
da quelli canonici; nella seconda parte dell’incontro, a seguito della lettura delle storie
(“Rosaconfetto”, “Una sfortunata catastrofe” e “La vera storia dei bonobo con gli occhiali”), sono
state proposte piccole attivazioni ludico-motorie attraverso le quali i bambini hanno avuto modo di
esprimere la loro visione dei due generi condividendo i propri interessi e le opinioni personali in
modo da riflettere con il gruppo anche sull’opportunità di assegnarle alle femmine piuttosto che ai
maschi o di considerare, invece, che forse entrambi possono, in modo diverso, portarle avanti in una
maniera un po’ speciale in virtù della peculiarità di ogni individuo.
Nelle diverse sezioni si è potuto assistere ad una generale buona attenzione nel corso della lettura
delle storie e molti bambini si sono mostrati in grado di esprimere, nonostante la tenera età, una
capacità di riflessione e di confronto sui temi proposti tale da evidenziare criticità e risorse nel
comportamento dei personaggi delle storie così come di ipotizzare diversi scenari finali o soluzioni
alternative basate sul rispetto reciproco e la lealtà all’interno della relazione.
Per concludere si ritiene che le finalità e gli obiettivi che il progetto si proponeva di
raggiungere siano stati attesi: il lavoro sul genere e sul rispetto per l’altro possono rappresentare già
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dalle prime fasi di scuola aspetti chiave dei percorsi educativi tali da favorire lo sviluppo armonico
dell’identità individuale alla luce delle proprie singolarità e nell’ attenzione per quelle altrui.
Faenza, 7 giugno 2015
Dott.ssa VAlentina Montuschi
Associazione Sos Donna Faenza
SCHEDA PROGETTO
“FEMMINE E MASCHI: FACCIAMO GIROTONDO INSIEME!”
Premessa
“Il divenire donna o uomo, non è un processo lineare. La vicenda tra i sessi, dato che è vicenda di
culture e di vite, è educativa” sostiene Barbara Mapelli, docente di Pedagogia delle Differenze
all’Università Bicocca di Milano. La scuola, in qualità di agenzia educativa primaria, assume un
ruolo fondamentale rispetto alla possibilità di promuovere una cultura di genere che metta in
evidenza le specificità e le risorse del femminile e del maschile, che favorisca un incontro
costruttivo tra i generi e non uno scontro o un influenzamento reciproco che comporterebbe, in ogni
caso, proprio la perdita di quelle peculiarità caratteristiche dell’essere donna e uomo.
Una ricerca americana (studio pubblicato su Child Development da un gruppo di ricerca della
Pennsylvania State University –Usa- coordinato dallo psicologo Lynn Liben) conferma che gli
stereotipi sessuali non sono innati ma vengono appresi rapidamente a partire dall’età prescolare.
Quando si parla di giochi le bambine scelgono le bambole e i maschi le macchinine: tali preferenze
volte al genere non si osservano nelle prime fasi di vita, dato che i bambini più piccoli tendono ad
utilizzare oggetti e giocattoli in maniera abbastanza indifferenziata, ma iniziano ad emergere nelle
fasi della “socializzazione primaria” poiché sono i comportamenti e gli insegnamenti degli adulti,
genitori in primo luogo e scuola successivamente, che indirizzano i bambini verso ruoli legati al
genere.
I ricercatori hanno analizzato il ruolo della scuola materna nella nascita degli stereotipi sessuali,
dimostrando che l’atteggiamento degli insegnanti può influire sulle scelte e sui comportamenti dei
bambini nei confronti dell’altro sesso e per confermare questa ipotesi hanno lavorato per due
settimane con 57 bambini dai 3 ai 5 anni di età, iscritti a due differenti scuole per l’infanzia le quali
differivano per le scelte educative. Nel primo caso vi era grande attenzione a non fare distinzioni
legate al sesso, nel secondo è stato chiesto alle insegnanti di rivolgersi agli alunni utilizzando un
linguaggio che evidenziasse le differenze di genere favorendo azioni basate sulla differenziazione
(ad esempio mettersi in fila dividendosi per maschi e femmine, riporre i propri effetti in luoghi
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separati) senza però, in alcun caso, esprimere chiari giudizi di merito in modo da non far nascere
inconsapevolmente pregiudizi sessuali.
Al termine della ricerca è risultato evidente come nel primo asilo i bambini non abbiano mutato il
proprio atteggiamento nei confronti dell’altro sesso, ignorando gli stereotipi di genere; nel secondo
asilo, invece, i piccoli hanno sviluppato orientamenti specifici sia concernenti le attività preferite
(per esempio, solo le femmine giocano con le bambole), sia a livello comportamentale, (ad esempio
nella scelta dei compagni di gioco che ricadeva solo su alunni del proprio sesso). In conclusione è
stato dimostrato come in un lasso di tempo relativamente breve, il comportamento manipolatorio
degli adulti abbia creato nei bambini stereotipi e orientamenti sensibili al genere.
Alla luce di tali evidenze l’Associazione Sos Donna, che da anni collabora con le scuole del
territorio e del comprensorio faentino, per promuovere una cultura di genere corretta e contrastare il
fenomeno della violenza alle donne, ha pensato ad un progetto sperimentale, gratuito i cui incontri
verranno condotti da una Psicologa (con specializzazione in Psicologia Scolastica) Psicoterapeuta
ad orientamento sistemico relazionale , rivolto alle prime fasce di età scolare con la finalità di
iniziare dai più piccoli quel lavoro di educazione al rispetto reciproco e alla valorizzazione
dell’essere femmina o maschio fondamentale per una crescita individuale libera da stereotipi di
genere. Il percorso, che verrà illustrato di seguito, si pone come progetto pilota da realizzare
inizialmente in una classe dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia al fine di saggiarne l’ efficacia
in previsione di un possibile coinvolgimento futuro di ulteriori sezioni ed istituti. L’auspicio
dell’Associazione Sos Donna è che anche possa diventare una “prassi” consolidata, un
appuntamento annuale regolare per le scuole dell’infanzia come da anni avviene nelle scuole medie
inferiori e superiori del territorio.
Target di riferimento
Insegnanti ed alunni della classi terze (ultimo anno) della scuola dell’infanzia
Tempi di lavoro e modalità di realizzazione dell’intervento
Fase 1:
n. 1 incontro di presentazione del progetto ad insegnanti e genitori (durata 1 ora) novembre 2015
Fase 2:
n. 2 incontri di formazione rivolti agli insegnanti (della durata di 2 ore ciascuno), rispettivamente
sul tema della violenza domestica e differenze di genere e sul tema della violenza assistita,
novembre 2015 e aprile 2016
Fase 3:
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n. 3 incontri con la classe (della durata di 2 ore ciascuno), alla presenza degli insegnanti, per
lavorare attraverso attività di gruppo (lettura condivisa di storie, discussione e confronto,
realizzazione di opere grafico-pittoriche inerenti gli argomenti trattati) sul tema delle differenze di
genere e del rispetto reciproco dicembre 2015/marzo 2016
Strumenti:
L’attività con gli insegnanti prevede due incontri frontali sul tema della violenza, differenze di
genere e violenza assistita con l’ausilio di brevi filmati o parti di film inerenti gli argomenti esposti;
le attivazioni con il gruppo classe vedranno l’utilizzo di storie inerenti i successivi temi di raffronto,
della tecnica del circle time per favorire la discussione e il confronto tra gli alunni, di tecniche
grafico pittoriche
Finalità:
• Promuovere una cultura di genere basata sul reciproco rispetto
• Valorizzare il ruolo della scuola come agenzia educativa principale e come luogo in cui la
cultura può essere ri-orientata
• Favorire la crescita di un’identità di genere più rispettosa di sé e dell’altro
• Potenziare la reciprocità e la relazione con i pari
Obiettivi
• Favorire la discussione costruttiva con gli alunni della fascia di età prescolare sul genere e
sulle differenze
• Promuovere maggiori conoscenze negli insegnanti relativamente al fenomeno della violenza
di genere e violenza assistita
• Favorire la creazione di una rete di comunicazione tra scuola dell’infanzia e Associazione
Sos Donna
• Facilitare tra i bambini la comunicazione e la capacità di ascolto di vissuti ed emozioni
• Sviluppare una maggiore fiducia reciproca superando i pregiudizi per rispettare le differenze
individuali
SOS DONNA FAENZA Associazione ONLUS - Centro contro la violenza alle donne
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