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Sommario S ALICE S ALENTINO ………………………………………………………………………………………… PAG .1 C AMPI S ALENTINA ………………………………………………………………………………………… PAG .4 L ECCE ………………………………………………………………………………………………………… PAG .8 C OPERTINO ………………………………………………………………………………………………… PAG .10 L EQUILE …………………………………………………………………………………………………… PAG .11 LEVERANO……………………………………………………………………………………………………………PAG.13 PORTO CESAREO……………………………………………………………………………………………………PAG.15 Religione 2012 Tradizione religiosa dei paesi II A MODA [email protected] Docente Religione Cattolica Prof.ssa Anna Maria Tondo

Religione - ipdepace.com dei... · Giannetta Clarissa Baglivo Marta Rucco Roberta Rucco Mariangela . Pag. 8 Lecce Sant’Oronzo La leggenda vuole che un giorno San Paolo, l’apostolo

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Sommario

SALICE SALENTINO…………………………………………………………………………………………PAG.1

CAMPI SALENTINA…………………………………………………………………………………………PAG.4

LECCE…………………………………………………………………………………………………………PAG.8

COPERTINO…………………………………………………………………………………………………PAG.10

LEQUILE……………………………………………………………………………………………………PAG.11

LEVERANO……………………………………………………………………………………………………………PAG.13

PORTO CESAREO……………………………………………………………………………………………………PAG.15

Religione

2012

Tradizione religiosa dei paesi

II A MODA [email protected] Docente Religione Cattolica Prof.ssa Anna Maria Tondo

Pag. 1

Salice Salentino

Madonna del Latte 03 Luglio

n questo giorno si svolge il pellegrinaggio alla "Cona",

antica chiesetta campestre, oggi restaurata e ingrandita,

che racchiude un antico affresco raffigurante la Madonna

nell'atto di allattare Gesù Bambino. Il pellegrinaggio nel passato

veniva fatto, nei periodi di siccità, processionalmente con la

statua di San Francesco d'Assisi, per intercedere la grazia della

pioggia per i raccolti; alcuni pellegrini vi si recavano scalzi,

aggravati da pesi o flagellanti.

La festa della Madonna del Latte è stata istituzionalizzata il 3

luglio del 1995 dal vicario della Diocesi di Brindisi, Mons. Don

Angelo Catarozzolo. Ogni anno, nelle ore pomeridiane del 3

luglio, il pellegrinaggio si conclude con la celebrazione della

messa sull'altare situato nel grande spiazzo che circonda la

chiesetta.

I

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Tra storia e cronaca letteraria

na piccola chiesetta rurale di circa 15 metri quadri,

sorge, costeggiando la Strada Provinciale Salice-

Avetrana, a circa tre chilometri dal centro abitato.

La piccola chiesetta, costruita nel XVI secolo per

volontà del N.H. Mauro LEONE di Guagnano, nel corso dei secoli,

insieme alla Madonna e al terreno circostante, veniva

identificata come contrada “CONA”.

Luogo di culto e di devozione, nei momenti di perdurante siccità

i Salicesi da secoli si recano in processione penitenziaria al

piccolo santuario per implorare l’intercessione della “Madonna

del Latte” per far cadere la pioggia sui campi. Ad essa si

rivolgono tuttora le puerpere per ottenere abbondante latte per

nutrire i propri figli. E sempre alla “Madonna del Latte” si

rivolgono recandosi spesso al piccolo Santuario, per un momento

di preghiera e meditazione, moltissimi giovani del paese.

Fu nel Luglio del 2002 che la “Madonna del Latte” e Salice

furono alla ribalta della cronaca nazionale, quando proprio in

quella piccola chiesetta, fu trovata la lettera manoscritta di

Giacomo LEOPARDI inviata all’amico Antonio RANIERI l’11

Dicembre 1832 e trafugata a Napoli nell’Agosto 1975

dall’abitazione del Duca CARAFA D’ANDRIA.

La chiesetta, all’origine di proprietà privata, negli anni recenti è

stata donata dal Sig. Ambrogio CARETTO alla Parrocchia “Santa

Maria Assunta”, la quale con alcuni devoti guidati dal Sig.

Mimino BAX, ne curano il decoro.

La “Madonna del Latte” viene festeggiata il 3 Luglio di ogni

anno, con una solenne funzione religiosa alla quale partecipa

tutto il paese.

[Scalinci Mattia]

U

Pag. 3

Madonna della Visitazione La fiera-mercato, "Madonna della Visitazione", fu istituita

intorno al 1660 dal Principe Don Gabriele Agostino Enriquez,

feudatario di Salice e Guagnano. La costruzione della chiesa

dedicata alla Madonna e del Convento eretto alla fine del

Cinquecento in favore di San Francesco, si devono allo

scioglimento di un ex-voto da parte del marchese Giovanni

Antonio Albricci, guarito miracolosamente per loro intercessione.

Da qualche anno alla fiera si affianca una serie di

manifestazioni, che vanno dalla mostra dei prodotti

dell'artigianato locale, alle sagre con degustazione di prodotti

tipici, ad una serie di spettacoli teatrali, musicali e pirotecnici, e

ad eventi culturali, allestiti anche nei giorni precedenti e

successivi alla fiera stessa. Alla Madonna della Visitazione è

dedicato il prezioso Convento dei Frati Francescani. Oggi la fiera

è allestita in tutto il paese di Salice Salentino, in particolare

lungo Via Pasquale Leone e Via Umberto I. Da qualche anno

numerosi eventi culturali e manifestazioni arricchiscono il

programma nei giorni precedenti e successivi la fiera. Grande

rilevanza hanno i festeggiamenti in onore della Madonna della

Visitazione.

Di notevole interesse è il convento, all'interno del quale figurano

una pregevole tela che rappresenta la visita di Maria ad

Elisabetta, la cui attribuzione è oggetto di studi, ed un

ammirevole coro barocco in legno.

Mogavero Chiara

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Campi Salentina Madonna della Mercede Madonna della Mercede (oppure Santa Maria della Mercede) è

uno dei titoli che vengono attribuiti a Maria, la madre di Gesù. I

cattolici sovente la invocano con quel titolo.

Significato

Mercede deriva dallo spagnolo Merced (plurale Mercedes). Il

nome spagnolo deriva dal latino “merces” che significa: prezzo,

ricompensa inteso come ricompensa gratuita, grazia. Si può

quindi dire che Madonna della Mercede significa: Signora della

grazia gratuita, ovvero Signora della misericordia.

Storia

Si racconta che il 1º agosto del 1218, festa di San Pietro in

Vincoli, il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ebbe una

visione della Santissima Vergine, la quale si fece conoscere come

la Mercede (Misericordia) e lo esortò a fondare un Ordine

religioso avente come fine principale quello di riscattare i

cristiani finiti in schiavitù. In quel tempo la Penisola iberica era

dominata dai Musulmani ed i pirati saraceni infestavano le

coste del Mediterraneo, rapivano molte persone e le

trasportavano come schiavi nel Nordafrica.

Pietro Nolasco spinse per la creazione dell'Ordine dei Mercedari,

che fu fondato nella Cattedrale di Barcellona con l'appoggio del

re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di San Raimondo di

Peñafort.

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Fondato nel 1218, si hanno testimonianze del suo nome da

medaglie del secolo XIII. Nelle prime costituzioni dell'Ordine, nel

1272, l'Ordine riceve già il titolo di Ordine della Vergine della

Mercede per la Redenzione dei cristiani ridotti in schiavitù di

Santa Eulalia di Barcellona.

da Domenico Ghirlandaio.

Culto

La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in

Catalogna, poi in tutta la Spagna (Sardegna compresa), ed

infine in Francia ed inItalia. Con la scoperta dell'America il

culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di

tutta l'America che riunisce una maggior quantità di devoti.

Il nome Mercede fa riferimento diretto a questo titolo mariano.

La memoria della Madonna della Mercede o delle Mercedi è

collocata dalla Chiesa cattolica il 24 settembre.

Madonna della Mercede

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Fiera

A Campi Salentina si festeggia in autunno la festa della Beata

Vergine Maria della Mercede alla festa religiosa si associa la

fiera.

LA FIERA MERCATO MADONNA DELLA MERCEDE di Campi

Salentina, in programma ogni anno la terza domenica di

ottobre, con annesso mercato del bestiame.

Espressione del prestigio e dell'importanza economica che Campi

ha sempre avuto nel corso del tempo, la Fiera si tiene tutti gli

anni ad ottobre e vanta una lunghissima tradizione che risale

con ogni probabilità al XVII secolo.

Ancora oggi la fiera mantiene immutate alcune sue

caratteristiche e continua ad attrarre operatori commerciali

provenienti da tutta la Puglia. Lo spazio espositivo è

grandissimo, si espande dal piazzale della chiesa della

Madonna della Mercede, e si dirama per buona parte della città.

In passato la fiera era essenzialmente la fiera del bestiame:

asini, muli e cavalli utilizzati per il traino e per i lavori

agricoli, e i cuccioli da allevare come pecore, capre, conigli,

maialini, pulcini e colombi. Quando il progresso sostituì le bestie

da soma con i più moderni motori agricoli, anche la fiera

cambiò fisionomia divenendo vetrina di motori agricoli ed

apparecchiature meccaniche. Da qualche anno è ritornata la

moda di acquistare in fiera animali come piccoli pony e cavalli,

per cui è facile trovare anche gli stand di accessori quali selle,

finimenti, cavezze e gli attrezzi per la pulizia dell'animale.

Ma la fiera era anche la fiera dei cereali, in cui le famiglie

facevano la provvista per l'inverno di ceci, fave, piselli, fagioli,

alimenti basilari della dieta mediterranea. Accanto ai legumi

venivano venduti i fichi secchi che, cotti al forno e conservati nei

caratteristici "capasoni", rappresentavano un nutrimento

fondamentale nell'alimentazione, e poi noci e castagne, che

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ogni padre di famiglia aveva l'obbligo di acquistare per

"devozione".

La principale arteria della città, viale Nino di Palma, la

circonvallazione, sarà presa d'assalto da venditori espositori,

compratori e curiosi, per una superficie di circa 10.000 metri

lineari.

Tolomeo Emanuela

Giannetta Clarissa

Baglivo Marta

Rucco Roberta

Rucco Mariangela

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Lecce

Sant’Oronzo La leggenda vuole che un giorno San Paolo, l’apostolo delle

genti, consegnasse una sua lettera a Tizio Giusto di Corinto,

affinché la recapitasse a Roma.

Mentre era in viaggio, Giusto naufragò presso la spiaggia di S.

Cataldo, e qui incontrò Publio, giovane leccese di una nobile

famiglia pagana, mentre era a caccia insieme a suo nipote

Fortunato.

Ospite da Publio, fu Giusto a raccontargli per la prima volta di

Gesù. Publio ne fu talmente affascinato da abbracciare la fede

cristiana con grande ardore.

Domandò di essere battezzato, e volle cambiare il suo nome in

Oronzo, che rimanda all’etimologia di “risorto”.

La sua vita era cambiata per sempre.

Giusto proseguì per Roma. Al ritorno a lecce, Oronzo lo pregò di

condurlo a Corinto, da Paolo. A quel giovane leccese, Paolo

raccontò dell’amore di Gesù, di come anch’egli fosse “risorto”, di

ciò che aveva visto sulla via di Damasco. Gli impose le mani,

consacrando primo vescovo della Iapigia, la puglia di oggi.

Sant’Oronzo tornò dunque nella sua terra, per predicare Cristo, e

in molti si convertirono.

Ma erano gli anni delle persecuzioni di Nerone. Essere cristiani

all’epoca era una condanna a morte.

Lasciarono Lecce, rifugiandosi prima a Ostuni, poi a Turi. Qui a

Turi, nella “grotta” che poi ha assunto il suo nome, Oronzo

predicava il Vangelo, battezzava, celebrava l’Eucarestia assieme

ai nostri antenati.

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Perseguitato, lasciò Turi per recarsi a Potenza, a Taranto, infine

ritornò a Lecce, dove consacrò a Maria Madre di Dio la prima

Chiesa.

Fu imprigionato e, dopo undici giorni di carcere, fu decapitato,

rendendo testimonianza a Dio col sacrificio della vita.

I secoli trascorsero, ma non cancellarono la memoria che del

Santo aveva la comunità turese.

L’ingresso della grotta, però, sepolto dalla campagna e dal

tempo.

Durante la pestilenza degli anni 1656-1658, sant’Oronzo

apparve a una ragazza, le assicurò che l’epidemia sarebbe presto

terminata, e le svelò l’ingresso della grotta.

Lì furono rinvenuti i segni della sua presenza nell’età apostolica:

due ampolle, un panno, simbolo che lì sotto, nell’umidità della

roccia, 1500 anni prima qualcuno aveva celebrato l’Eucarestia.

Lecce festeggia Sant'Oronzo il 26 agosto, in ricordo del suo

martirio, con una solenne processione per le vie della Città. La

festa risale al XVI secolo, ma fu sospesa nel 1640 per poi essere

ripristinata nel 1658, anno in cui la devozione vuole

Sant'Oronzo liberatore dei leccesi dalla peste. In tale occasione,

venne donata dai Brindisini la parte superiore di una delle due

colonne poste al termine della via Appia nel porto di Brindisi per

onorare il Santo cui avevano fatto voto affinché li salvasse

dall'epidemia. La colonna doveva servire da basamento per la

statua in bronzo di Sant'Oronzo, che tuttora domina centrale di

Lecce.

Bisconti Chiara

Bernardini Elena

Caputo Federica

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Copertino La Chiesa della Grottella La Chiesa e il convento della Grottella è a due chilometri dal

centro abitato.

San Giuseppe restò legato per tutta la vita al Santuario di Santa

Maria della Grottella. La Chiesa con la residenza estiva del

vescovo fu edificata da Mons. Cesare Bovio vescovo di Nardò

(1577-1583).

Nel corso del 600, l’ampliamento della Chiesa e la realizzazione

del convento permettevano la permanenza dei Frati Minori

Conventuali. Grazie all’intervento di San Giuseppe il Convento

della Grottella diventò indipendente ed evitò di essere chiuso per

l’emanazione della Bolla di Innocenzo X che decretava la

chiusura di piccoli conventi. Attualmente la Chiesa presenta la

facciata “a capanna” con il portale di modeste dimensioni, uno

stemma e il rosone. La struttura interna, voltata a botte

unghiata, è definita da un impianto longitudinale a unica

navata con altari: quattro a sinistra e tre a destra. A destra

dell’altare maggiore il cappellone di San Giuseppe da Copertino

decorato “ a stucchi” e realizzato nel 1753 in seguito alla

beatificazione del Santo. Al centro dell’altare la statua

raffigurante San Giuseppe da Copertino in cartapesta che fu

commissionata dai Frati Minori Conventuali in occasione della

prima processione 1753 in onore del Santo.

Amaranti Chiara

Leo Simona

Leo Alessia

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Lequile La colonna dell’ Osanna Intorno al 1600 nella piazza del paese si erigeva la Colonna

dell'Osanna. Essa era denominata lusannà perché un tempo, la

domenica delle palme , il clero e i fedeli benedicevano i rami di

ulivo e le palme in quel luogo, cantando l'Osanna al FiLa

colonna dell'Osanna fu spostata in seguito all'ampliamento

della piazza e alla costruzione della scuola elementare sul

terreno denominato appunto sannà, nella periferia del paese; ciò

avveniva intorno al 1935. Tra il 1965 e il 1970, per questioni

edilizie e problemi di viabilità, la colonna fu abbattuta.

Passarono così quasi trent'anni e della Colonna dell'Osanna

rimaneva solo un vago ricordo. Di quest'antica costruzione si

erano perse le tracce fino a quando, in concomitanza dei lavori

di restauro eseguiti nella chiesa di San Basilio Magno (1990

circa), nei muri del campanile fu ritrovato un capitello, sul

quale furono fatte varie ricerche che portarono di nuovo alla

Colonna dell'Osanna. Infatti, detto capitello era uno dei pezzi

che andarono persi quando la colonna fu demolita. A seguito di

questa scoperta ce ne furono altre, che portarono alla luce altri

due pezzi dello storico monumento. Con questi pezzi, custoditi da

alcuni cittadini, si è ricostruita la colonna nel punto in cui

sorgeva originariamente. Glio0. di David.

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Chiesa di San Vito La festa in onore di San Vito per la Chiesa universale si celebra il

15 giugno; ma Lequile da molti secoli celebra i solenni

festeggiamenti in onore del Santo Patrono la quarta domenica

di giugno e in questo periodo tutti i lequilesi e moltissimi devoti

dei paesi della provincia si recano nella chiesa di San Vito per

pregare ai piedi della statua e chiedere grazie per l'intercessione

del Santo Adolescente. Sempre affollate sin dal primo mattino

sono le diverse Messe, come anche la processione del sabato sera

che richiama una grossa partecipazione di devoti che, ordinati e

raccolti, vanno dietro alla statua del Santo che viene portata a

spalla dal gruppo "Amici di San Vito".

La festa grande è caratterizzata dalla fiera - mercato che si

svolgeva nei pressi della chiesa di San Vito. Inizialmente il 15

giugno contemporaneamente alla festa liturgica si organizzava

un'importante fiera di animali.

In seguito, per la concomitanza di altre fiere in paesi non molto

distanti come a Castri e Carmiano in cui si venera San Vito, la

fiera di Lequile fu spostata alla IV domenica di giugno. Fu

infatti Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie (1830-

1859), che volle dare ordine alle numerose fiere del suo Regno,

specie nel Salento. Il vescovo Pappacoda, stabilì che la festa

religiosa e la fiera si svolgessero contemporaneamente.

Durante i tre giorni di festa, il percorso cittadino di Lequile

viene illuminato dalle caratteristiche luminarie e il paese viene

così addobbato a festa. Il programma serale include per tutto il

periodo della festa, concerti bandistici e gare di fuochi

d'artificio.

Vantaggiato

Silvia&Erika

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Leverano La vita di San Rocco – Protettore della Città Rocco nasce a Montpellier, in Provenza (sud della Francia) in

un anno imprecisato tra il 1348 e il 1350. Al momento della

nascita Rocco reca sul petto, lato cuore, una voglia a forma di

croce che ne permetterà il riconoscimento del corpo dopo la

morte. La famiglia, i Delacroix, è tra le più abbienti della città.

A Montepellier, presso la locale ed antica Università Rocco

avrebbe studiato medicina interrompendo gli studi alla morte

dei genitori, Giovanni e Libera. Dopo il funesto evento, il

giovane, distribuisce i propri averi ai poveri e parte in

pellegrinaggio verso Roma. Al momento di iniziare il

pellegrinaggio ha già assunto l’abito del Terzo Ordine

Francescano. Rocco, secondo la tradizione, avrebbe conosciuto il

terribile flagello della peste già nella città natale. Giunge in

Italia nel momento di massima virulenza di un’epidemia di

peste nera ed interrompe il viaggio verso Roma ad

Acquapendente (Viterbo) ove nel lazzaretto di S. Gregorio assiste

appestati ed ammalati.

Qui si manifestano le virtù taumaturgiche del Santo: il segno

della croce praticato da Rocco sulla fronte dei malati procura la

guarigione e si diffonde così la fama dei miracoli del giovane

pellegrino francese. Giunge a Roma tra il 1367 ed il 1368. Vi si

ferma per tre anni assistendo gli ammalati. Con il segno della

croce indelebile sulla fronte, guarisce un cardinale che lo

conduce alla presenza di Papa Urbano V. Dopo aver lasciato

Roma, Rocco è a Rimini, Forlì, Caorso e Cesena ove si prodiga a

favore degli appestati. A Piacenza contrae la peste e si ritira in

Pag. 14

una grotta, ancora esistente e trasformata in santuario, lungo il

fiume Trebbia nei pressi di Sarmato. Un cane provvede al

sostentamento del Santo con una pagnotta che preleva alla

tavola del padrone. Muore tra il 15 ed il 16 Agosto

probabilmente del 1379. Il corpo di S. Rocco resterà a Voghera

fino al 1483 quando sarà trasferito a Venezia ove è eretta una

chiesa dedicata al Santo con un altare che ne conserva i

principali resti. La chiesa è officiata dalla celebre

"Arciconfraternita della Scuola Grande di S. Rocco" che ancora

oggi costituisce il fulcro della diffusione del culto di S. Rocco in

tutto il mondo. A Leverano, viene festeggiato solennemente il 16

Agosto la festa di San Rocco.

[Persano Melissa]

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Porto Cesareo Festa Santa Cesarea Vergine

Intorno 1100 viveva, nei dintorni di Scorrano in un

villaggio chiamato Francavilla, una fanciulla di nome

Cesarea, figlia di un ricco mercante, che aveva fatto un

voto di castità alla Madonna del Carmelo. Un giorno

sbarcò su quelle coste una masnada di saraceni, che

messa a ferro e fuoco la città si spinsero fino alla casa

dove abitava Cesarea. Il capo della masnada, colpito

dalla rara bellezza della fanciulla, fu preso dal

desiderio di farla sua. Cesarea rifiutò decisamente le

offerte e fuggì nella notte. L’uomo vistosi respinto si mise

ad inseguirla lungo la costa. La fanciulla fuggendo i

nascose in una grotta sperando di aver trovato un

rifugio sicuro. Il saraceno, aiutato dai suoi compagni,

ben presto la raggiunse e mentre si accingeva ad

afferrarla con violenza, una nube guidata da un

angelo, avvolse la fanciulla nascondendola, l’uomo

cadde tra gli scogli e fu divorato dalle fiamme di zolfo.

Questa è la fiaba che si tramanda la gente, ma la storia

ci rimanda una verità più drammatica, raccontandoci

che il Saraceno nella realtà era il suo stesso padre.

Infatti il padre rimasto vedovo con l’unica figlia Cesarea

pian piano se ne invaghisce, ed il giorno in cui rivela

alla fanciulla la sua insana passione, ne provoca la sua

fuga. Il padre sdegnato la insegue lungo tutta la costa

di Porto Cesareo fio a Castro, dove quando sta per

raggiungerla un angelo chiamato dalla fanciulla, le va

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in aiuto e la avvolge in una nube nascondendola nella

grotta. Il padre precipita dalla scogliera e si ritrova

all’inferno. Il tragico fatto di Cesarea si divulgò presto

in tutta la Japigia e la gente cominciò a visitare quella

grotta come un luogo santo ed il culto aumentò si

sperimentò che le acque che ne scaturivano guarivano

ogni malanno.

Porto Cesareo annovera una tra le più simboliche feste

patronali locali: la festa di Santa Cesarea.

Ogni anno dal 21 al 24 agosto, nello spettacolare

scenario di Porto Cesareo, si tiene una festa in onore di

Santa Cesarea.

L’evento è caratterizzato da numerosi appuntamenti

religiosi e civili che fanno si che la festa sia seguita con

interesse dai locali così come dai turisti che si recano di

proposito per assistere alle funzioni.

L’aspetto più suggestivo dell’intera festa è senz’altro la

processione sul mare.

Ogni anno, infatti, viene organizzata una sontuosa

funzione religiosa che consta di una spettacolare

processione sul mare delle statue della Beata Vergine

Maria del Perpetuo Soccorso, patrona della città di Porto

Cesareo, e della statua di Santa Cesarea Vergine.

Le statue vengono trasportate su imbarcazioni differenti.

Durante la traversata si svolge il palio di Santa Cesarea

al termine del quale viene premiato il miglior vogatore

di “voga alla veneta”.

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[Peluso Anthea]