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RR EE PP UU BB BB LL II CC AA eeCCOOSSTTIITTUUZZIIOONNEE

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R e p u b b l i c a eR e p u b b l i c a eC o s t i t u z i o n eC o s t i t u z i o n eMostra stor ico-documentar ia

2008

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mostra e catalogo a cura diCristina Mosillo e Franco Nudi

bibliografia e ricerche iconograficheAntonio D’Antino Settevendemmie

progetto della mostraMassimo Domenicucci e Franco Papale

segreteriaRita Di Genova, Marisa Santoni,

Orlando Simeone, Nicoletta Eufemia Vernillo

materiale audiovisivoIstituto LUCE,

Discoteca di Stato-Museo dell’audiovisivo

Repubblica e Costituzionemostra storico-documentaria

Archivio Centrale dello Stato, 2008

MINISTEROPER I BENI ELE ATTIVITÀCULTURALI

Archivio Centrale dello Stato

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Presentazioni

Celebrazione del 60° anniversario della CostituzioneFranco Bile ..............................................................

1948-2008. 60 anni della Costituzione italiana edalla Dichiarazione UniversaleMaria Rita Saulle ..................................................

Repubblica e CostituzioneAldo G. Ricci .........................................................

Catalogo

LA FINE DEL FASCISMOCronologia ............................................................Lo sbarco in Sicilia ................................................Il bombardamento di Roma ..................................La caduta di Mussolini ..........................................Governo e Paese ..................................................“La guerra continua” .............................................Lo smantellamento del regime fascista ...................L’armistizio e l’8 settembre ...................................Il re e il Governo a Brindisi ...................................Roma città aperta .................................................La nascita del CLN ...............................................

DUE ITALIE IN GUERRACronologia ...............................................................La guerra: Cefalonia, Le 4 giornate di Napoli .........Le due Italie: Brindisi, Il Regio esercito / Salò, Leforze armate repubblicane ......................................La guerra: Gli alleati nel salernitano, 13 ottobre: ladichiarazione di guerra alla Germania, Il Regio eser-cito al fronte, La persecuzione degli ebrei .................Le due Italie: Il Regno del sud, I’adesione allaCarta atlantica, Il ripristino dei diritti umani / Il con-gresso del Partito fascista repubblicano, LaRepubblica sociale italiana, La priorità: tornare acombattere ..............................................................La guerra: Ottobre - dicembre 1943, Lo sbarco diAnzio, Il bombardamento alleato dell’abazia diMontecassino ..........................................................Le due Italie: Il congresso di Bari, Salerno ca-pitale,L’annuncio della Luogotenenza e la “bomba Ercoli”,Il secondo Governo Badoglio / Il processo di Vero-na, I beni ebraici, La socializzazione, Il sindacatonella RSI, Gli scioperi del marzo 1944 .................... La guerra: Le truppe marocchine, Via Rasella e leFosse ardeatine, Le truppe della RSI al fronte, IlCorpo italiano di liberazione al fronte ......................Le due Italie: Le relazioni internazionali, La puni-zione dei delitti e degli illeciti del fascismo / La pri-mavera 1944 ...........................................................La guerra: La liberazione di Roma ..........................Le due Italie: Umberto luogotenente del Re-gno, IlGoverno Bonomi, La “Costituzione provvisoria”, IlCLNAI / Mussolini e Hitler, La lotta ai partigiani .........La guerra: Gli eccidi nazisti di civili..........................Le due Italie: La difficile defascistizzazione / L’e-mergenza alimentare ..............................................La guerra: La liberazione dell’Italia centrale, LaLinea gotica, Marzo-ottobre 1944 ...........................Le due Italie: Il secondo Governo Bonomi, Il Movi-mento separatista siciliano, Il voto alle donne, LaConsulta nazionale, / Salò: Difendersi, “Il secolo dellavoro” .....................................................................La guerra: La conferenza di Yalta, L’Italia liberata,La fine della guerra .................................................

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Le due Italie: Il riconoscimento del Governo ai par-tigiani / L’ultimo atto ... e ancora lutti .......................

IL VENTO DEL NORDCronologia ...............................................................Il Governo Parri .......................................................L’elaborazione delle leggi elettorali .........................La ricostruzione .......................................................L’assistenza e la reintegrazione dei reduci .............Vita quotidiana ........................................................L’ordine pubblico .....................................................Le dimissioni del Governo Parri ..............................Il Governo De Gasperi ............................................Le foibe in Istria .......................................................La legge per le elezioni amministrative ...................Il prestito della ricostruzione ...................................Libera stampa .........................................................Le leggi per il referendum e l’Assemblea costituente I congressi dei partiti ...............................................Libere elezioni dopo 25 anni ...................................Il soccorso delle Nazioni Unite ................................La conferenza di Parigi ...........................................L’abdicazione di Vittorio Emanuele III .....................Il “re di maggio” .......................................................Cinema, teatro e varietà ..........................................

TRA MONARCHIA E REPUBBLICALe manifestazioni popolari ......................................Preparare il voto ......................................................La propaganda ........................................................Il 2 giugno ...............................................................Le reazioni al voto ...................................................I primi ricorsi ............................................................I risultati provvisori...................................................Il nodo istituzionale .................................................Il ricorso Selvaggi ....................................................La Cassazione decide: Repubblica! ........................I risultati elettorali per la Costituente ......................La fine della Monarchia ...........................................

L’ALBA DEL NUOVO STATOCronologia ...............................................................Il primo decreto repubblicano ..................................L’emblema della Repubblica ...................................L’Assemblea costituente .........................................Il capo della Stato ....................................................Il piano Marshall ......................................................L’accordo De Gasperi-Gruber .................................L’amnistia ................................................................Il rimpatrio dei prigionieri di guerra ..........................Il Trattato di pace ....................................................L’esodo dei giuliani e dei dalmati ............................Il lavoro dei costituenti ............................................

LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANAPrincipi fondamentali ...............................................Diritti e doveri dei cittadini .......................................Ordinamento della Repubblica ................................

I TESTI ......................................................................

LE FONTI DELL’ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO EABBREVIAZIONI ...........................................................

BIBLIOGRAFIA .............................................................

INDICE DEI NOMI .........................................................

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IV

Celebrazione del 60° anniversario della Costituzione

Quest'anno ricorre il sessantesimo anniversario del-l'entrata in vigore della Costituzione della Repubbli-ca, avvenuta il 1° gennaio 1948, dopo un intenso eappassionato lavoro svolto dall'Assemblea Costi-tuente tra la metà del 1946 e la fine del 1947.All'evento l'Archivio Centrale dello Stato opportuna-mente dedica una mostra intitolata "Repubblica eCostituzione", che consente - con l'ausilio di un'im-portante documentazione - di ripercorrere il cammi-no attraverso il quale l'Italia è giunta dalla tragediadella guerra alla proclamazione della Repubblicaed all'approvazione della Costituzione.È bene ricordare alle generazioni che non hannovissuto quello straordinario momento storico il par-ticolare clima nel quale i Costituenti pervenneroalle loro scelte, anche alle più impegnative. Sonoscelte scaturite da un contesto politico animato - aldi là delle pur esistenti e talora aspre divisioni ideo-logiche - dalla condivisa convinzione di dover lavo-rare per un interesse comune, cioè per dare unordinamento nuovo ad una società ansiosa - dopola dura e tragica esperienza sfociata nella guerra -di diventare finalmente più libera e più giusta. Èuna lezione di metodo, sperimentato felicementeieri, che credo meriti ancora oggi di essere ricorda-to per il domani. Di un tale ordinamento la Costituzione è la più altae autentica espressione, patto fondativo di unanuova comunità e tavola dei principi nei quali essasi riconosce. Questi principi sono efficacemente sintetizzati giànei primi articoli della Carta. L'art. 1 definisce il carattere democratico dellaRepubblica fondata sul lavoro, cioè sull'esattoopposto del privilegio; e riconosce l'appartenenzadella sovranità al popolo, che la esercita nelleforme e nei limiti fissati dalla Costituzione.L'art. 2 proclama che la Repubblica da un lato rico-

nosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,come singolo e nelle formazioni sociali ove vive, edall'altro richiede l'adempimento dei doveri indero-gabili di solidarietà politica, economica e sociale. Sicoglie con immediatezza lo stretto nesso cosìposto fra diritti inviolabili e doveri inderogabili, dacui discende che chi non adempie i doveri propri èdavvero poco credibile quando pretende l'adempi-mento dei doveri altrui.L'art. 3 proclama poi la pari dignità sociale e l'ugua-glianza dei diritti davanti alla legge, senza distinzio-ne di alcun tipo. E prosegue dichiarando compitodella Repubblica la rimozione di ogni ostacolo checomunque si frapponga ad un'eguaglianza vera-mente effettiva. Questo testo fa comprendere, già aprima lettura, che l'uguaglianza dei diritti e la paridignità sociale non sono date una volta per sem-pre, ma possono di fatto essere impedite da osta-coli di varia natura che tutti noi (che insieme costi-tuiamo la Repubblica) ci impegniamo a rimuovere. Dal suo canto l'art. 11 prevede che l'Italia non soloripudia la guerra come strumento di offesa allalibertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzionedelle controversie internazionali; ma consente allelimitazioni di sovranità necessarie ad un ordina-mento che assicuri pace e giustizia fra le Nazioni.È un articolo davvero lungimirante: quando è statoscritto infatti pochi avrebbero immaginato che noveanni dopo, nel marzo del 1957, sarebbe stato sotto-scritto a Roma il Trattato che diede vita al Mercatocomune europeo, poi divenuto Unione europea.Grazie a questo evento l'Europa - dopo i conflittisanguinosi protrattisi per secoli e sfociati nelle dueguerre mondiali che hanno funestato la prima metàdel Novecento - ha vissuto il più lungo periodo dipace della sua storia; e i giovani di oggi hanno lapossibilità di viaggiare liberamente e pacificamenteper l'Europa, per ragioni di studio o di svago, einstaurare proficui rapporti con coetanei di altrenazionalità e culture. Infine fra le novità più importanti e significative delnuovo assetto repubblicano si inquadra l'istituzionedella Corte costituzionale, che tenne la sua primaudienza cinquantadue anni fa, nell'aprile del 1956.Fin dall'inizio della sua attività la Corte - che trae lapropria legittimazione direttamente dalla Costitu-zione - ha costantemente mirato a svolgere confedeltà il delicato e nevralgico ruolo che la Costitu-zione le ha assegnato, di custode e garante deidiritti di libertà dei cittadini e dell'ordinamento dellaRepubblica delineato dalla Carta, nel pieno rispettodelle prerogative degli altri organi costituzionali.La storia della giurisprudenza della Corte dimostracome essa sia strettamente intrecciata con quella

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della società italiana, di cui a volte ha accompagna-to o favorito la crescita ed altre volte ha recepito ifermenti di novità. Oggi - a sessanta anni dall'entrata in vigore dellaCostituzione, e ad oltre cinquanta dall'inizio dellasua attività - la Corte deve affrontare, fra le tante, lasfida del progressivo allargamento dello scenario incui è chiamata ad operare, alla luce anche dellariforma costituzionale del 2001, che ha reso esplici-to l'obbligo di Stato e Regioni di rispettare, nell'eser-cizio delle loro potestà legislative, i vincoli derivantidall'ordinamento comunitario e dagli obblighi inter-nazionali. È quindi evidente come il processo di pro-gressiva apertura della giustizia costituzionale a piùvasti orizzonti sovranazionali spinga inevitabilmentela Corte italiana al confronto e al dialogo con le Cortidell'integrazione europea: e di recente essa ha fattoin questa direzione passi molto significativi. In questi sessanta anni si è posto, anzitutto, il pro-blema dell'attuazione della Costituzione, cioè dellaconformazione della legislazione ordinaria e degliapparati istituzionali ai principi costituzionali. Lelentezze e i limiti di tali processi sono noti, ma nonè il caso di indugiare sul tema. Infatti oggi - grazie all'opera del legislatore e, spes-so ancor prima, della Corte costituzionale (che, sindalla sua prima sentenza, ha affermato l'efficaciagiuridica e non solo "programmatica" delle normecostituzionali, pur se contenenti enunciazioni diprincipio) e delle magistrature (che hanno progres-sivamente sviluppato una piena sensibilità costitu-zionale) - si può discutere sulla compiutezza edefficacia di alcuni aspetti del processo di attuazionedella Costituzione, ma è indubbio che essa siaormai penetrata a fondo nell'ordinamento, e necostituisce il riferimento primo e unitario.Ciò spiega perché - da diversi anni, e con particola-re enfasi dagli inizi dello scorso decennio - al cen-tro del dibattito non è tanto l'attuazione della Costi-tuzione, quanto la questione delle "riforme istituzio-nali", cioè della sua revisione, in particolare dellaparte II sull'ordinamento della Repubblica, perquanto riguarda la forma di governo e il sistemadelle autonomie.Peraltro non bisogna perdere di vista lo stretto colle-gamento esistente fra le due parti della Costituzione- nel senso che la seconda è funzionale rispetto allaprima - per cui "taluni squilibri, provocati, ad esem-pio, nelle competenze degli organi di garanzia o nel-l'ordinamento costituzionale della Magistratura,possono compromettere la tutela delle situazionisoggettive considerate nella prima parte" *.Del resto, il conseguimento di alcuni miglioramenti,anche sul terreno istituzionale, può ben essere

ottenuto mediante oculate riforme della legislazio-ne ordinaria.Oggi chi ha vissuto la straordinaria stagione nellaquale sessanta anni fa la Costituzione è nata è ine-sorabilmente incamminato sul viale del tramonto. Ègiunto perciò il momento di un simbolico passaggiodi testimone alle nuove generazioni, proiettateinvece decisamente verso il futuro. L'ultima delle "disposizioni transitorie e finali" dellaCostituzione prevedeva che il testo della Cartadovesse rimanere depositato per tutto il 1948 nellasala comunale di ciascun Comune della Repubbli-ca perché ogni cittadino potesse "prenderne cogni-zione". Oggi i mezzi di comunicazione sono cam-biati, ed è un cambiamento tanto radicale che ses-santa anni fa sarebbe stato del tutto inimmaginabi-le. Ma l'esigenza di consentire ad "ogni cittadino" di"prendere cognizione" della Costituzione è rimastala stessa. Senza tale conoscenza, infatti, si corre il rischio -molto pericoloso - di non cogliere il senso profondoche anima la Costituzione, di trascurare il rapportoche la lega fortemente agli eventi storici che lahanno preceduta e determinata, e di considerarlaquasi un repertorio di buone intenzioni, prive dieffettive ricadute sulla realtà della vita.Ma quelle parole sono state scritte perché in certimomenti oscuri della storia i diritti di libertà da esseproclamati sono stati duramente negati e calpesta-ti; e - perché le si potesse scrivere - migliaia, centi-naia di migliaia, milioni di uomini e di donne in Italiain Europa nel mondo si sono impegnati all'estremo,spesso fino a morirne. Non lo si può dimenticare.

Franco BilePresidente della Corte costituzionale

----------------------------------------------------------*Così, il 29 febbraio 2008, Leopoldo Elia, nel discorso tenuto nellasede della Corte costituzionale in occasione della celebrazionedel 60° anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione.

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1948-200860 anni della Costituzione italianae dal la Dichiarazione Universale

Una particolare coincidenza cronologica, rappre-sentata dal riferimento allo stesso anno, 1948, legala Costituzione italiana alla Dichiarazione Universa-le dei diritti umani delle Nazioni Unite.Entrambe, infatti, hanno acquistato forza giuridicain quell'anno: la prima, essendo entrata in vigore ilprimo gennaio del 1948 dopo l'approvazione daparte dell'Assemblea costituente avvenuta il 22dicembre 1947; la seconda, per essere stata adot-tata dall'Assemblea Generale dell'ONU il 10 dicem-bre 1948 a Parigi, al Palais de Chaillot, con Risolu-zione n. 2 e 7 A III. Dei 58 Stati, che allora eranomembri delle Nazioni Unite, due risultarono assential momento del voto; mentre espressero voto favo-revole 48 Stati e si astennero la Bielorussia, laCecoslovacchia, la Polonia, l'Arabia Saudita, l'U-craina, il Sud Africa, l'URSS e la Jugoslavia.Non può negarsi che tanto la Costituzione italiana,quanto la Dichiarazione Universale abbiano profon-damente inciso, sia pure a livelli ed in ambiti diversi(la prima a carattere nazionale la seconda in ambitointernazionale), sulla civiltà giuridica sia dell'Italiasia del mondo, pur dovendosi riconoscere fonda-menti e connotazioni diverse dell'una rispetto all'al-tra. In effetti la Costituzione italiana ha rappresenta-to, fin dalla sua entrata in vigore, un insieme dinorme vincolanti ai massimi livelli, tali da non poteressere modificate se non attraverso un particolareprocedimento, appunto, di tipo costituzionale. Laseconda, invece, al momento della sua adozione èrisultata fornita di carattere programmatico e ha rap-presento, sia pure senza eccessiva evidenza, unasorta di "transazione" tra la tradizione europea(laica, filosofica e illuminista) di René Cassin e quel-la americana di cui era espressione la presidentedell'apposita Commissione, Eleanor Roosevelt.

Certo, le norme della Costituzione contemplano eregolano l'intero "impianto" dello Stato italiano,determinando e specificando le modalità di forma-zione, funzionamento e cessazione delle cosiddet-te istituzioni e prevedendone e precisandone lespecifiche competenze.Ciò non si riscontra nella Dichiarazione Universaleche ha un fine ben diverso e che si ricollegaespressamente alla Carta delle Nazioni Unite. Siparla, a proposito di quella come di un insieme dinorme a carattere programmatico … Tuttavia, neglianni questo carattere è andato modificandosi e laDichiarazione si è trasformata - pur restandoneinvariata l'enunciazione - in un atto contenentenorme obbligatorie e inderogabili: una sorta diMagna Charta dell'umanità, destinata a migliorarela condizione di tutti gli esseri umani nel mondo,attribuendo ad essi una serie di diritti, sia pure tem-perati da alcuni obblighi.Certo, ciò che maggiormente avvicina i due atti è l'e-nunciazione dei diritti spettanti agli individui sia comesingoli in quanto appartenenti ad una minoranzaetnica: enunciazione alla quale deve seguire, in con-creto, la possibilità di esercizio da parte degli stessi.Poste queste brevi considerazioni, è opportunonotare che, in relazione all'enunciazione dei dirittiindividuali, l'uno e l'altro atto presentano una note-vole corrispondenza, oltre a risultare adeguata-mente completi. In effetti la Costituzione italiana,dopo un insieme di norme (articoli 1-12) contenentii principi fondamentali della Repubblica, dedica -com'è noto - la prima parte ai "diritti e doveri dei cit-tadini", ai rapporti etico-sociali, ai rapporti economi-ci e a quelli politici disegnando, con notevoleampiezza, il quadro giuridico nel quale ciascunapersona e ciascun complesso di individui può risul-tare titolare di diritti e doveri giuridici.Quanto alla Dichiarazione Universale, anch'essacontiene un complesso di norme in materia, direttea prevedere una serie di diritti individuali in campocivile e politico, economico, sociale e culturale:diritti ai quali si contrappongono gli obblighi previstidall'art. 29 della stessa. Se è vero che taluni diritti,per esempio quelli connessi alle nuove tecnologie,alla bioingegneria, ecc. non sono compresi nellaDichiarazione Universale in quanto non ancora"emersi" all'epoca della sua stesura, è anche veroche il richiamo all'uguaglianza in "dignità e diritti",ivi contenuto, ha consentito di regolare e valutaresettori fino a quel tempo inesplorati come quelli oracitati che, in seguito, hanno ricevuto un'autonomaregolamentazione sia a livello universale sia a livel-lo di regionalismo internazionale. La DichiarazioneUniversale non ha posto alcuna distinzione tra dirit-

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ti civili e politici, economici, sociali e culturali, allaquale si è appassionata una parte della dottrina,sospinta anche dall'esistenza di altre norme inter-nazionali, contenute nei Patti delle Nazioni Unitedel 1966 in materia di diritti umani, gerarchizzandoi diritti in quelli di prima generazione (civili e politi-ci), di seconda generazione (economici, sociali eculturali), di terza generazione (vale a dire dirittiindividuali e collettivi, quali il diritto all'ambientesano, i diritti delle minoranze, il diritto allo sviluppo)e di quarta generazione (il diritto alla pace). LaConferenza di Vienna del 1993 sui diritti umani haprecisato l'interdipendenza tra i diritti umani e laloro inscindibilità. Nel corso del precedente anno, poi, l'Italia, presi-dente di turno del Consiglio di Sicurezza ha pre-sentato una Risoluzione (A/Res/62/149, approvatail 18 dicembre 2007 con 104 voti favorevoli; 54 con-trari e 24 astenuti) che, sia pure solo in linea di prin-cipio, prevede una moratoria sull'applicazione dellapena di morte.La stessa Italia, sempre nel corso dello medesimoanno, con legge costituzionale del 2/X/2007 n. 1,ha inoltre modificato l'ultimo comma dell'art. 27dichiarando che "non è ammessa la pena dimorte". Ognuno può leggere in questi due eventi enel dibattito mondiale che né è seguito il senso el'importanza dei due atti qui considerati e la strettacorrelazione tra la Costituzione italiana e la Dichia-razione Universale dei diritti umani, in ciascunadelle quali il diritto alla vita risulta essere quello cheprecondiziona l'esercizio di ogni altro diritto.

Maria Rita SaulleGiudice della Corte costituzionale

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Repubblica e Costituzione

La lunga transizione che l'Italia conobbe a partiredalla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, attra-verso la guerra, la liberazione e la ripresa democra-tica con i governi del CLN aveva due obbiettivi fon-damentali: la soluzione della questione istituziona-le, ovvero se il Paese sarebbe rimasto monarchicoo diventato una repubblica, e l'approvazione daparte di un'assemblea liberamente eletta dallanuova costituzione. Questi obbiettivi furono al centro del dibattito tra ipartiti del CLN, che guidarono il governo fin dallaprimavera del 1944, ma solo all'inizio del 1946 sideterminarono le condizioni che consentirono diprecisare il cammino successivo.La questione istituzionale approdò al Consiglio deiministri il 27 febbraio e il dibattito in Consiglio pro-seguì anche nei due giorni successivi, al terminedei quali vennero approvati due fondamentalidecreti (d.l.l. 16 marzo 1946, nn. 98 e 99) che limi-tavano i poteri dell'Assemblea Costituente alla ste-sura della nuova Carta fondamentale e ne abbina-vano l'elezione al referendum istituzionale, convo-cando entrambe le consultazioni per il 2 giugno. Unsuccessivo decreto (23 aprile 1946, n. 219) fissavale norme per lo svolgimento del referendum e affi-dava alla Corte di cassazione il controllo e la pro-clamazione dei risultati.Nelle settimane successive, prima dello svolgimen-to delle consultazioni elettorali, si determinaronoanche altri avvenimenti di notevole rilievo sul pianoistituzionale. In primo luogo, il 9 maggio, VittorioEmanuele III abdicò a favore del figlio, che assun-se il nome di Umberto II.Alla fine di maggio il Capo della Commissionealleata, Stone, consegnò a De Gasperi il testo direvisione dell'armistizio, che restituiva all'Italia lasovranità sul territorio nazionale e attenuava le piùdure condizioni di controllo previste dagli accordiprecedenti. Finalmente, il 2 giugno si potevano

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svolgere le elezioni che vedevano la vittoria, siapure di stretta misura, della Repubblica sullaMonarchia, e il successo dei tre partiti di massa(DC, PCI e PSI) che si assicurarono da soli circa itre quarti dei voti."La vittoria non poteva ragionevolmente sfuggirealla repubblica", scriveva dieci anni dopo il referen-dum un protagonista come Leo Valiani. Sconfitta, 8settembre, guerra civile "avevano reso inevitabileun qualche visibile e tangibile distacco dal passato"."Che il distacco si materializzasse principalmentesulla questione istituzionale", era infondo un omag-gio che gli eventi rendevano all'interpretazione delfascismo come 'malattia morale' data in primo luogoda Croce. E volesse o meno Croce essere d'accor-do su questa conclusione, se c'era una malattiamorale da sanare, "oltre all'organo dell'infezionevera e propria, l'istinto vitale del popolo avrebbe eli-minato anche il più visibile veicolo di diffusione delcontagio", ovvero quella monarchia che, secondo latesi dell'antifascismo, aveva aperto la strada al regi-me, sostenendolo poi per vent'anni.Nel 1946 la propaganda elettorale repubblicana,rovesciando la parola d'ordine di Crispi, sostenneche la Repubblica avrebbe unito gli italiani, mentrela Monarchia li avrebbe divisi. E un poeta comeUngaretti, intervistato il 9 giugno dall'Avanti!,motivò il suo voto repubblicano dichiarando che"con la Monarchia si sarebbero acuiti i dissensi tragli italiani". Nella realtà, almeno sul piano deinumeri, la spaccatura dell'elettorato sulla questioneistituzionale fu netta e la vera divisione che unaeventuale vittoria della Monarchia avrebbe potutodeterminare riguardava, pur con tutte le eccezioni ele varianti, prevalentemente quelle zone del Paesee quei settori della popolazione che avevano vissu-to più direttamente le durezze della guerra, crean-do una lacerazione che si sarebbe potuta ripercuo-tere sul proseguimento della transizione e sull'atti-vità costituente.Le dimensioni sorprendenti dell'adesione allaMonarchia che il 2 giugno portò alla superficie ave-vano certamente anch'esse le loro premesse in unrifiuto, speculare e rovesciato rispetto al votorepubblicano, di ciò che la Repubblica per moltirappresentava (salto nel buio, rivoluzione sociale,eccetera), ma esprimevano anche il radicamentoprofondo di un'istituzione che, pur con le colpeaccumulate dal 1922 in poi, e soprattutto negli ulti-mi anni, da metà degli italiani veniva ancora identi-ficata con quello che restava della Nazione.Se l'unità italiana era stata in primo luogo una intui-zione e una battaglia del repubblicanesimo risorgi-mentale, l'unificazione, politica prima e amministra-

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tiva poi, dopo la sconfitta del 1849, era stata monar-chica, e in ottant'anni di vita la monarchia avevasaputo avvicinarsi alle élite della nuova Italia, contri-buendo a creare una tradizione nazionale, svolgen-do un ruolo di rilievo in quel passaggio epocale nellamobilitazione di massa del Paese che fu la grandeguerra, mettendo radici nell'animo e nell'iconografiapopolari, che erano e sono comunque componentiessenziali di quell'idem sentire, in mancanza delquale non v'è rapporto tra Paese e istituzioni.Pur raggiungendo quasi la metà dei suffragi, il votomonarchico non costituì tuttavia, come inizialmentesi sarebbe potuto credere, la premessa né per unlegittimismo dinastico (che d'altra parte non trovòmai sostegno da parte dell'ex-sovrano), né per lanascita di una formazione politica di massa. Ladivaricazione tra voto referendario e voto politicoregistratasi il 2 giugno costituì quindi un episodioisolato, la testimonianza di un legame alla tradizio-ne, o del rifiuto di una prospettiva, destinata a esse-re presto sostituita da altre e più forti appartenenze.Il ristretto margine della vittoria repubblicana nelreferendum e gli arrugginiti meccanismi elettoraliresero estremamente confusi e drammatici i giornisuccessivi al referendum, che precedettero l'assun-zione da parte di De Gasperi dei poteri di Capo prov-visorio dello Stato, la partenza di Umberto II dall'Italia(12 giugno) e la proclamazione definitiva dei risultatida parte della Corte di cassazione (18 giugno).Si poté così arrivare all'approvazione del decretolegislativo presidenziale (19 giugno 1946, n. 1), chestabiliva la nuova intestazione delle leggi, le carat-teristiche della bandiera nazionale e decideva diaffidare all'Assemblea Costituente la scelta delnuovo emblema dello Stato.Alla fine di giugno iniziavano anche i lavori dellaCostituente, la quale, il 28, elesse Enrico De Nicolaa Capo provvisorio dello Stato e circa quindici giornidopo votò la fiducia al secondo governo De Gaspe-ri, sostenuto dai tre maggiori partiti (DC, PCI, PSI).Subito dopo l'Assemblea procedette alla nominadelle sue commissioni. In primo luogo la Commis-sione per la Costituzione (o dei 75, nominata il 19luglio e presieduta da Meuccio Ruini), articolata intre sottocommissioni, e poi la Commissione per itrattati internazionali (in quanto questa materiadoveva essere obbligatoriamente approvata dallaCostituente). Solo il 24 settembre, dopo una modi-fica del Regolamento della Camera, vennero nomi-nate quattro nuove commissioni per l'esame deidisegni di legge ordinari preparati dal Governo, allequali questo avrebbe potuto sottoporli se l'avesseritenuto necessario, attenuando in questo modo l'e-sclusione assoluta dell'Assemblea dall'attività legi-

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mente simbolico, perché unico e massimo segno didiscontinuità, della maggioranza dei partiti antifa-scisti. Il secondo obbiettivo era la Costituzione, chedel primo, agli occhi dell'antifascismo inteso comereligione civile, rappresentò in qualche modo l'ani-ma. Come disse Calamandrei prima dell'approva-zione finale, dando voce a questa posizione: essaè "qualcosa che va al di là delle nostre persone,un'idea che ci ricollega al passato e all'avvenire,un'idea religiosa, perché tutto è religione quello chedimostra la transitorietà dell'uomo ma la perpetuitàdei suoi ideali".

Aldo G. RicciSovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato

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slativa, prevista in un primo tempo.L'attività vera e propria della nuova Assemblea ini-ziò soltanto verso la metà di settembre, in particola-re con la preparazione del Progetto di Costituzione,messo a punto dalla Commissione dei 75 e presen-tato all'Assemblea il 31 gennaio del 1947, durantela crisi del secondo governo De Gasperi (chesarebbe stato sostituito il 2 febbraio da un nuovoministero presieduto sempre dal leader democri-stiano e sostenuto dai tre partiti di massa), con unarelazione letta dal presidente Ruini il 7 febbraio.Il progetto elaborato dalla Commissione, dopo unpreambolo di disposizioni generali, formato di 7articoli, era composto da due parti: la prima, "Dirittie doveri dei cittadini", formata da 43 articoli (8-51),la seconda, quella cioè su cui si stanno concen-trando i progetti di revisione messi a punto dallaBicamerale nel 1997, "Ordinamento della Repub-blica", formata da 80 articoli (52-131), più 9 articolidi "Disposizioni finali e transitorie".La discussione sul progetto cominciò il 4 marzo del1947 e si concluse, dopo mesi di dibattiti appassio-nati, che portarono a profonde modifiche del testoiniziale, con la votazione finale del 22 dicembre, conla quale l'Assemblea Costituente, dopo aver ascolta-to le considerazioni finali del presidente dei 75, Ruini,approvò a scrutinio segreto, con 453 voti a favore e62 contrari, il testo definitivo della Costituzione.Il nuovo testo era formato da 139 articoli, più 18articoli di disposizioni finali e transitorie. I primi 12articoli sono dedicati ai "Principi fondamentali"; laparte prima, sempre dedicata ai "Diritti e doveri deicittadini" comprende gli articoli dal 13 al 54, mentrela seconda, "Ordinamento della Repubblica", gliarticoli dal 55 al 139. Cinque giorni dopo l'approva-zione da parte della Costituente, il 27 dicembre, laCarta fondamentale veniva firmata dal Capo prov-visorio dello Stato, Enrico De Nicola, ed entrava invigore a partire dal 1° gennaio del 1948. Quattromesi dopo, infine, il 18 aprile, si svolgevano leprime elezioni per il Parlamento della nuovaRepubblica, che costituivano l'ultimo tassello percompletare il meccanismo che avrebbe dovutoregolare finalmente la rinata democrazia italiana.Nonostante i loro tanti difetti, dai quali peraltro nes-sun ordinamento politico è indenne, come da seco-li ci hanno insegnato i maggiori filosofi della politi-ca, sono queste le regole e i meccanismi chehanno garantito al nostro Paese, dopo un venten-nio di dittatura e i guasti provocati dal conflitto mon-diale e dalla guerra civile, cinquant'anni di vita libe-ra e democratica che ne hanno cambiato profonda-mente la fisionomia.La Repubblica era stato il primo obbiettivo, forte-

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LEGENDA

1 - Presentazioni

2 - La fine del fascismo3 - Due Italie un guerra4 - Il vento del Nord5 - Tra Monarchia e Repubblica6 - L’alba del nuovo Stato7 - La Costituzione della Repubblica italiana8 - L’emblema della Repubblica italiana

9 - Materiale audiovisivo(Istituto LUCE e Discoteca di Stato-Museo dell’audiovisivo)

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