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I REQUISITI DELLA DEMOCRAZIA GRECA Come abbiamo appena osservato, secondo la visione greca un ordine democratico deve soddisfare almeno sei requisiti: l. Negli interessi dei cittadini deve esistere una armonia tale da permettere loro di condividere e agire in base a un forte senso del bene generale che non sia in netta contraddizione con i loro obiettivi o interessi personali. 2. A questo primo requisito ne segue un altro: i cittadini devono mostrare grande omogeneità riguardo a caratteristiche che altrimenti tenderebbero a generare conflitti politici e aspri disaccordi circa il bene pubblico. In questa prospettiva nessuno Stato potrebbe sperare di essere una buona polis se i suoi cittadini subissero una seria discriminazione quanto alle risorse economiche e al tempo libero disponibile, o perché praticanti religioni diverse, o perché di lingua o educazione diversa o, naturalmente, perché di razza, cultura o (come si dice oggi) di gruppi etnici differenti. 3. Il numero dei cittadini deve rimanere piuttosto ristretto, idealmente inferiore ai quaranta o cinquantamila dell'Atene di Pericle. Le dimensioni ridotte del demo erano necessarie per tre motivi: servivano a evitare l'eterogeneità e quindi la disarmonia derivante da un ampliamento dei confini entro i quali, come in Persia, potevano vivere popoli di lingua, religione, storia ed etnia diverse, con quasi nulla in comune; erano necessarie affinché i cittadini, grazie all'osservazione, l'esperienza e la discussione, arrivassero a conoscere la propria città e i propri concittadini in modo tale da capire il bene comune e distinguerlo dagli interessi privati o personali; infine, erano essenziali per consentire ai cittadini di riunirsi, e agire quali governanti sovrani della città. 4. In quarto luogo, i cittadini devono essere in grado di riunirsi per poter decidere direttamente sulle leggi e prendere decisioni politiche. Questo principio era così sentito che per i greci era difficile concepire l'idea di un governo rappresentativo, e ancora meno di accettarlo come alternativa legittima alla democrazia diretta. Certo, di tanto in tanto venivano create leghe o confederazioni di città-stato, ma non si svilupparono mai sistemi autenticamente federali con governi rappresentativi, in parte perché, a quanto pare, l'idea della rappresentanza non riuscì a sradicare la profonda convinzione della superiorità e legittimità del governo diretto basato su assemblee primarie. 5. La partecipazione dei cittadini non era tuttavia limitata agli incontri dell'Assemblea, ma prevedeva anche la partecipazione attiva all'amministrazione della città. In base alle valutazioni effettuate, ad Atene dovevano essere assegnate almeno mille cariche, alcune mediante elezioni, la maggior parte per estrazione a sorte; e quasi tutte erano cariche annuali che potevano essere occupate una sola volta. Persino nel

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I REQUISITI DELLA DEMOCRAZIA GRECA

Come abbiamo appena osservato, secondo la visione greca un ordine democratico deve soddisfare almeno sei requisiti: l. Negli interessi dei cittadini deve esistere una armonia tale da permettere loro di condividere e agire in base a un forte senso del bene generale che non sia in netta contraddizione con i loro obiettivi o interessi personali. 2. A questo primo requisito ne segue un altro: i cittadini devono mostrare grande omogeneità riguardo a caratteristiche che altrimenti tenderebbero a generare conflitti politici e aspri disaccordi circa il bene pubblico. In questa prospettiva nessuno Stato potrebbe sperare di essere una buona polis se i suoi cittadini subissero una seria discriminazione quanto alle risorse economiche e al tempo libero disponibile, o perché praticanti religioni diverse, o perché di lingua o educazione diversa o, naturalmente, perché di razza, cultura o (come si dice oggi) di gruppi etnici differenti. 3. Il numero dei cittadini deve rimanere piuttosto ristretto, idealmente inferiore ai quaranta o cinquantamila dell'Atene di Pericle. Le dimensioni ridotte del demo erano necessarie per tre motivi: servivano a evitare l'eterogeneità e quindi la disarmonia derivante da un ampliamento dei confini entro i quali, come in Persia, potevano vivere popoli di lingua, religione, storia ed etnia diverse, con quasi nulla in comune; erano necessarie affinché i cittadini, grazie all'osservazione, l'esperienza e la discussione, arrivassero a conoscere la propria città e i propri concittadini in modo tale da capire il bene comune e distinguerlo dagli interessi privati o personali; infine, erano essenziali per consentire ai cittadini di riunirsi, e agire quali governanti sovrani della città. 4. In quarto luogo, i cittadini devono essere in grado di riunirsi per poter decidere direttamente sulle leggi e prendere decisioni politiche. Questo principio era così sentito che per i greci era difficile concepire l'idea di un governo rappresentativo, e ancora meno di accettarlo come alternativa legittima alla democrazia diretta. Certo, di tanto in tanto venivano create leghe o confederazioni di città-stato, ma non si svilupparono mai sistemi autenticamente federali con governi rappresentativi, in parte perché, a quanto pare, l'idea della rappresentanza non riuscì a sradicare la profonda convinzione della superiorità e legittimità del governo diretto basato su assemblee primarie. 5. La partecipazione dei cittadini non era tuttavia limitata agli incontri dell'Assemblea, ma prevedeva anche la partecipazione attiva all'amministrazione della città. In base alle valutazioni effettuate, ad Atene dovevano essere assegnate almeno mille cariche, alcune mediante elezioni, la maggior parte per estrazione a sorte; e quasi tutte erano cariche annuali che potevano essere occupate una sola volta. Persino nel demo relativamente «grande» di Atene, ogni cittadino era quasi certo di occupare una carica qualsiasi per un anno, e molti sarebbero diventati membri dell'importantissimo Consiglio dei Cinquecento, che stabiliva l'ordine del giorno dell'Assemblea. 6. Almeno idealmente, la città-stato deve rimanere completamente autonoma. Leghe, confederazioni e alleanze possono a volte rendersi necessarie per la difesa o in guerra, ma non debbono prevalere sull'autonomia finale della città-stato e la sovranità dell'assemblea all'interno dello Stato. Quindi, in linea di principio ogni città deve essere autosufficiente, non solo da un punto di vista politico ma anche da quello economico e militare.(Robert A. Dahl, La democrazie e i suoi critici (1989), tr, it. Roma 1997, pp. 32-34)