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COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA MORTE DI ALDO MORO RESOCONTO STENOGRAFICO 23. SEDUTA DI LUNEDÌ 9 MARZO 2015 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2 Audizione del nunzio apostolico in Gran Bretagna, Monsignor Antonio Mennini: Fioroni Giuseppe, presidente ...... 2, 3, 4, 5, 6, 7 8, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 16 18, 19, 20, 25, 29, 31, 32, 33, 34 Bolognesi Paolo (PD) .................................. 18, 19 Buemi Enrico (Aut-PSI-MAIE) ............ 7, 17, 18 30, 32, 34 Caliendo Giacomo (FI-PdL XVII) .... 24, 25, 28, 33 Carra Marco (PD) ....................................... 23 Cervellini Massimo (Misto) ........................ 25 Compagna Luigi (A.P. NCD-UDC) ............. 26 PAG. Corsini Paolo (PD) ................. 16, 22, 23, 30, 31 Fornaro Federico (PD) ................. 16, 17, 33, 34 Gasparri Maurizio (FI-PdL XVII) ..... 22, 25, 31 Gotor Miguel (PD) ................... 5, 19, 20, 21, 22 27, 28, 29, 30, 31, 34 Grassi Gero (PD) ............. 13, 14, 15, 16, 25, 31 Lucidi Stefano (M5S) .................................. 26, 32 Mennini Antonio, nunzio apostolico in Gran Bretagna ... 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33 ALLEGATO: Risposte di monsignor Antonio Mennini alle richieste di precisazioni e approfondimenti formulate per iscritto dal presidente della Commissione ................... 35 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati – Senato Repubblica XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI COMM. ALDO MORO SEDUTA DEL 9 MARZO 2015

RESOCONTOSTENOGRAFICO - Gero Grassi · durante il sequestro, è stato latore di alcune missive di Aldo Moro e destinatario di altre, ancorché a lui non pervenute. Al riguardo la

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COMMISSIONE PARLAMENTAREDI INCHIESTA SUL RAPIMENTO E SULLA

MORTE DI ALDO MORO

RESOCONTO STENOGRAFICO

23.

SEDUTA DI LUNEDÌ 9 MARZO 2015PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

I N D I C E

PAG.

Sulla pubblicità dei lavori:

Fioroni Giuseppe, presidente ...................... 2

Audizione del nunzio apostolico in GranBretagna, Monsignor Antonio Mennini:

Fioroni Giuseppe, presidente ...... 2, 3, 4, 5, 6, 78, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 16

18, 19, 20, 25, 29, 31, 32, 33, 34

Bolognesi Paolo (PD) .................................. 18, 19

Buemi Enrico (Aut-PSI-MAIE) ............ 7, 17, 1830, 32, 34

Caliendo Giacomo (FI-PdL XVII) .... 24, 25, 28, 33

Carra Marco (PD) ....................................... 23

Cervellini Massimo (Misto) ........................ 25

Compagna Luigi (A.P. NCD-UDC) ............. 26

PAG.

Corsini Paolo (PD) ................. 16, 22, 23, 30, 31

Fornaro Federico (PD) ................. 16, 17, 33, 34

Gasparri Maurizio (FI-PdL XVII) ..... 22, 25, 31

Gotor Miguel (PD) ................... 5, 19, 20, 21, 2227, 28, 29, 30, 31, 34

Grassi Gero (PD) ............. 13, 14, 15, 16, 25, 31

Lucidi Stefano (M5S) .................................. 26, 32

Mennini Antonio, nunzio apostolico inGran Bretagna ... 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 12, 13

14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 2324, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33

ALLEGATO: Risposte di monsignor AntonioMennini alle richieste di precisazioni eapprofondimenti formulate per iscritto dalpresidente della Commissione ................... 35

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTEGIUSEPPE FIORONI

La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non visono obiezioni, la pubblicità dei lavori saràassicurata anche mediante l’attivazionedell’impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del nunzio apostolico in GranBretagna, monsignor Antonio Mennini.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recal’audizione del nunzio apostolico in GranBretagna, monsignor Antonio Mennini, alquale rivolgo un sentito ringraziamentoper la cortese e immediata disponibilitàcon cui, malgrado i molteplici e delicatiimpegni connessi all’esercizio del suo altoincarico, ha accolto l’invito a intervenireoggi in Commissione.

Credo sia giusto sottolineare che questaseduta non avrebbe avuto luogo senza lospirito di collaborazione e la sensibilità dimonsignor Mennini, che ha ritenuto nonavvalersi delle prerogative che legittima-mente competono al suo stato. Di ciò glidiamo volentieri atto e gli siamo grati.

L’importanza che l’odierna audizioneriveste ai fini dei nostri lavori è evidente.È, infatti, noto che monsignor Mennini,durante il sequestro, è stato latore dialcune missive di Aldo Moro e destinatariodi altre, ancorché a lui non pervenute. Alriguardo la Commissione è interessata adacquisire ogni utile informazione sulle mo-dalità con le quali si instaurarono e fu-rono mantenuti i contatti tra lui e gliuomini delle Brigate Rosse.

Tra i profili che l’inchiesta parlamen-tare intende chiarire vi sono, inoltre, an-che quelli concernenti la questione deicosiddetti canali di ritorno, ossia i canaliattraverso i quali i rapitori avrebberoconsentito ad Aldo Moro di ricevere mes-saggi, oggetti personali e conforto religioso.

Anche relativamente a queste circo-stanze gli elementi che potranno esserciforniti da monsignor Mennini sono diindubbio rilievo. Alcuni fatti sono stati,come è noto, già ricostruiti da monsignorMennini con le dichiarazioni da lui resealla magistratura e alla Commissione par-lamentare d’inchiesta istituita nell’VIII le-gislatura.

Residuano, tuttavia, alcuni interrogativiche negli anni hanno alimentato la diffusae radicata convinzione che monsignorMennini abbia potuto svolgere un ruolomaggiore di quello finora noto. Tale con-vinzione è stata, peraltro, alimentata dallenote dichiarazioni di alcune personalitàche a diverso titolo ebbero modo di se-guire in prima persona i drammaticigiorni del sequestro, da Corrado Guerzonia Francesco Cossiga.

Il primo, ascoltato dalla Commissioneparlamentare d’inchiesta sulle stragi, di-chiarò: « La mia personale opinione è chedon Mennini abbia parlato con l’onorevoleMoro ». Il secondo, in un’intervista televi-siva trasmessa il 22 febbraio 2008, af-fermò: « Don Antonello Mennini raggiunseAldo Moro nel covo delle Brigate Rosse enoi invece non lo scoprimmo. Avevamomesso sotto controllo telefonico e sottopedinamento tutta la famiglia e tutti icollaboratori. Ci scappò Don Mennini ».

Siamo, pertanto, convinti che sia inte-resse anche di monsignor Mennini faredefinitiva chiarezza e che quest’audizionepossa costituire un prezioso contributo di

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verità alla ricostruzione complessiva diuna vicenda, quale il rapimento e l’ucci-sione di Aldo Moro, che ha segnato dram-maticamente la storia e la vita democra-tica della Repubblica italiana.

In questa prospettiva e in vista del-l’odierna audizione, ho ritenuto di declas-sificare la trascrizione di alcune intercet-tazioni dell’utenza telefonica della parroc-chia di Santa Lucia al Clodio, che noncontengono dati sensibili. Tali trascrizionisono riprodotte nel documento 41/2, dilibera consultazione.

Do ora la parola a monsignor Mennini,facendogli presente che, se nel corso dellasua audizione lo riterrà necessario, i lavoridella Commissione potranno proseguire inseduta segreta. Gli lascio la parola e poiinizierò io a porre una serie di domande.Vi ringrazio.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Signor presidente, laringrazio per la sua introduzione e perl’accoglienza. Le rivolgo un cordiale saluto,insieme a tutti i membri di questa altaCommissione. Prima di rispondere ai que-siti suoi e di altri, se lei mi permette,vorrei fare alcune mie personali osserva-zioni.

Vorrei sottolineare come non rispondaassolutamente al vero, anche stando aquanto nei giorni scorsi pubblicato da varigiornali e da altri media, che io non siamai stato sentito in merito a questa im-mane tragedia che vede loro e me quiconvocati, come lei ha già detto.

Io sono stato sentito sia in sede par-lamentare, dalla Commissione d’inchiestasulla strage di via Fani, allora presiedutacredo dal senatore Schietroma, sia in sedegiudiziaria, o comunque mi presentai, manon venni ascoltato, come nel settembre1982 nella sala del Foro Italico, comples-sivamente sette volte. Questo già ai tempidi Paolo VI, ora beato, e poi di GiovanniPaolo II, ora santo.

Parimenti, non risponde affatto al veroche, in occasione della convocazione aessere ascoltato dalla Commissione stragipresieduta dal senatore Pellegrino nel lu-glio 1995 io abbia invocato immunità con-

nesse al mio stato diplomatico o, se vo-gliamo, il privilegium fori, come testimoniacopia della missiva da me inviata allora alsenatore Pellegrino, per il tramite deldottor Maresca, che fungeva da segretario.Peraltro, la convocazione fu assolutamenteirrituale, perché mi venne fatta per tele-fono nel mio ufficio in Vaticano. Due anniprima io ero stato presente per diverse oreal processo ter o quater – non lo so –sempre presieduto in Corte d’assise dalgiudice Santiapichi e credo che avessisviscerato tutto il possibile e l’immagina-bile che potevo conoscere.

Vorrei sottolineare ancora, come èstato scritto, che io ho lasciato Roma periniziare il mio servizio all’estero soltantonel maggio del 1981 e non, come ha scritto– scusi, non voglio essere scortese connessuno – qualche millantatore, a pochigiorni dalla scoperta del corpo crivellatodel povero professor Moro.

Grazie.

PRESIDENTE. Inizierei io con una se-rie di domande e poi lascerei la parola atutti voi.

Le circostanze della sua conoscenzacon l’onorevole Aldo Moro sono state dalei illustrate già in varie occasioni, contestimonianze rese nei processi e presso laCommissione d’inchiesta dell’VIII legisla-tura. Per inquadrare le domande e lerisposte successive, tali circostanze pos-sono essere sintetizzate come di seguito, sela mia ricostruzione è corretta.

La conoscenza con l’onorevole Mororisale al 1968, quando lei aveva ventunanni ed era appena entrato nel CollegioCapranica per iniziare la formazione alsacerdozio. Ebbe contatti con lui anchenella facoltà di scienze politiche dell’Uni-versità di Roma, dove lei era iscritto el’onorevole Moro insegnava.

L’onorevole Moro non frequentava lachiesa di Santa Lucia alla CirconvallazioneClodia, dove lei dal 1975 risiedeva e svol-geva la sua attività come vice parroco. Leiincontrò per l’ultima volta l’onorevoleMoro nel dicembre 1977 e non ebbe maioccasione di conoscere i familiari di AldoMoro prima dell’aprile del 1978. Non co-

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nobbe neppure i collaboratori dell’onore-vole Moro, eccetto per alcuni contattitelefonici con il suo segretario, dottorRana.

Faccio questa premessa perché noi vor-remmo sapere se ci sono altri elementi chepossono aiutarci a comprendere la pro-fondità della sua conoscenza con l’onore-vole Moro e il motivo per cui l’onorevoleMoro la individua come persona di fiduciaa cui potersi rivolgere nel periodo dellaprigionia.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. La ringrazio della do-manda. Mi permetto solo di aggiungereche nel corso del tempo io avevo cono-sciuto molto bene il maresciallo Leonardi.Anzi, quando io dovevo comunicare qual-cosa al professore, mi rivolgevo sempre alui e anche, in particolare, al dottorFreato.

Questa relazione – chiamiamola così –nacque, come lei ha detto, verso la fine del1968. Io ero giovane, studiavo scienzepolitiche e mi interessavo alla vita politicadel Paese. Ero rimasto molto colpito dalfatto che l’onorevole Moro, soprattutto neisuoi ultimi mesi di Presidenza del Consi-glio, fosse stato una delle poche persona-lità che avessero attirato l’attenzione sullegravi problematiche della condizione gio-vanile. Conta anche la giovane età. Misembrò molto ingiusto il fatto che nel1968, nonostante la DC a quel tempo nonsolo non avesse perso le elezioni, ma leavesse vinte, credo anche avanzando, Morofosse stato escluso dal Governo e messo –diciamolo pure – in quarantena. Allora iogli scrissi un biglietto, non conoscendolo,ed esprimendo non tanto la mia solida-rietà, quanto i miei sentimenti di ringra-ziamento come cittadino, come giovanestudente che era appena entrato al Colle-gio Capranica, per il bene che credevo luiavesse fatto.

Moro mi rispose con un biglietto, chevorrei leggere, il 23 dicembre 1968: « Gen-tile amico, la ringrazio molto delle suecordiali parole di stima e di solidarietà.Esse mi confortano molto. È così difficileessere compresi nelle nostre vere inten-

zioni. È così difficile che si creda nel beneche noi vogliamo fare. Grazie, dunque, dicuore e tanti fervidi auguri per il SantoNatale e il nuovo anno. Se le è possibile,la vedrei volentieri. Me lo faccia sapere, sevuole. Con i più cordiali saluti ». Io risposiche volentieri l’avrei visto. Poi, dopo unpaio di mesi, mi arrivò una telefonatadalla segreteria, in particolare dalla signo-rina Liliana Fantasia, che mi disse chel’onorevole mi aspettava il tal giorno in viaSavoia 88, nel suo ufficio.

Così è nata. In seguito Moro mi dicevache mi voleva vedere almeno due voltel’anno e, quando non poteva, mi telefonavada Torrita Tiberina. È venuto alla miaordinazione diaconale e a quella sacerdo-tale. Spesso mi mandava dei suoi alunni,che ricordo ancora e con i quali sonoancora in relazione, per la direzione spi-rituale.

Si parlava dei giovani. Un tema spessevolte con lui affrontato fu l’apparire sullascena ecclesiale e poi anche politica delmovimento di Comunione e liberazione(CL). L’onorevole Moro fu uno dei primi aprestare attenzione a quel fenomeno. In-fatti, era l’unico che andasse ai primiconvegni e congressi di CL, che forse aquel tempo si chiamava ancora GioventùStudentesca, a Milano, e mi diceva: « Que-sta è una cosa molto importante per laChiesa, ma anche per il Paese. È unagrande speranza per i giovani, purchécontinuino a studiare e non facciano l’er-rore fatto magari dalla seconda genera-zione della FUCI, che ha smesso di stu-diare e di approfondire le tematiche so-ciali, politiche e religiose ».

PRESIDENTE. Il suo primo coinvolgi-mento nel caso Moro, secondo quanto dalei dichiarato per la prima volta il 2 giugno1978 al giudice istruttore Francesco Amatoe poi sempre confermato, risale al pome-riggio del 20 aprile 1978, giorno successivoal suo ritorno da Lourdes, dove avevaaccompagnato un gruppo di giovani inpellegrinaggio.

Quel giorno ricevette una telefonata dauna voce maschile, con l’indicazione diandare a prendere un plico all’angolo tra

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viale del Vignola e piazza Melozzo da Forlìe di consegnarlo alla signora EleonoraMoro. Conferma che prima di quella datanon aveva avuto alcuna telefonata o in-contro né con i familiari dell’onorevoleMoro né con i suoi rapitori e può fornircidettagli dell’acquisizione di quella primalettera ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Assolutamente, prima diallora non avevo avuto alcun contatto. Misi disse di andare in quel luogo. Il repe-rimento non fu tra i più facili, perché iomi trovai a dover staccare da una pareteesterna di un bar un pannello pubblicita-rio, non mi ricordo se fosse della CocaCola o di qualche altra cosa, e, ovvia-mente, a meno che gli avventori nonfossero stati degli amici dei brigatisti, nonpotevano non vedermi. Poi, alla fine,quando già stavo perdendo la speranza,vidi in fondo quella busta arancione e,quindi, la presi.

Non ero neppure tanto convinto, per-ché l’interlocutore non si era qualificatocome Brigate Rosse. Poteva essere unoscherzo di cattivo gusto. Giustamente, iragazzi sapevano che c’era questa cono-scenza con l’onorevole Moro, che era ve-nuto almeno due volte a fare delle con-ferenze ai giovani in parrocchia.

Una volta ripresa l’automobile, mi fer-mai un momento, aprii la busta e rico-nobbi la scrittura dell’onorevole Moro.Andai allora su a via Trionfale, dovericonobbi – c’era un mare di gente, dipoliziotti, di curiosi – un suo famiglio,perché l’avevo visto altre volte. Ci fuun’intesa con gli occhi e lui mi condussesu dalla signora.

Lì c’erano il dottor Freato, Manzari ealtra gente e io consegnai la busta, checonteneva tre lettere: una indirizzata allasignora, in cui si specificava che, perquanto riguardava la lettera destinata eindirizzata al Santo Padre, il canale mi-gliore potevo essere io, viceparroco aSanta Lucia, « che tu chiami e fai venire acasa », Poi c’era una lettera, mi sembra,all’onorevole Zaccagnini, e basta.

La signora decise di non far fotocopiarela lettera indirizzata al Santo Padre.

PRESIDENTE. Vista la dinamica dismontaggio di un pannello all’esterno diun locale frequentato, era difficile, sequalcuno l’avesse seguita, non individuarlacome...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Certamente. Se nonvado errato, lì c’era una piazzetta, checredo ci sia ancora, che era piena di gente.Una volta terminato il processo, riconobbitra gli astanti il Morucci, un personaggiocon dei grandi baffoni. Una volta pubbli-cate le foto, dopo il sequestro, capii chequello era Morucci.

PRESIDENTE. Si voleva accertare chetrovasse la lettera.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì.

MIGUEL GOTOR. Nel bar o fuori ?

PRESIDENTE. Fuori.Il plico che lei prese il 20 aprile – ha

già risposto, ma le ripropongo la domanda– e che recò personalmente alla signoraEleonora Moro conteneva, tra l’altro, unalettera dell’onorevole Moro al Papa. Lasignora Moro le affidò il compito di farlapervenire all’illustre destinatario. In casoaffermativo, come portò a compimentotale incarico ? Si recò direttamente inVaticano ? A chi consegnò materialmentela lettera dell’onorevole Moro diretta alPapa ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Con la signora Moroconcordammo che fosse meglio portarla alcardinal Poletti, allora vicario di Roma.Ormai si era fatto tardi, erano le otto etrenta.

Io telefonai, una volta tornato in par-rocchia, al cardinale e gli dissi: « Emi-nenza, la devo vedere ». Il cardinale, comeè normale che sia, mi chiese: « Non puoivenire domani ? ». Io risposi: « No, Emi-

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nenza, è una cosa urgente ». Andai. Polettirimase stupito. Davanti a me subito tele-fonò al sostituto della Segreteria di Stato,monsignor Caprio e gli disse: « Ho qui unalettera che ha portato don Mennini ».Caprio rispose: « Dica a don Mennini chevenga ». Io dissi: « No, Eminenza, è meglioche vada lei ». A un certo punto, questaera anche la volontà della signora Moro. Ioho fatto da tramite.

PRESIDENTE. Oltre alla lettera al Papae a quelle alla famiglia, lei recapitò letteredell’onorevole Moro anche ad altri desti-natari ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, mai.

PRESIDENTE. Recapitò lettere o mes-saggi scritti dalla signora Eleonora Moro aqualche destinatario, per esempio al SantoPadre o ad altre personalità ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, perché la signorapiù di una volta mi disse che il SantoPadre in prima persona la chiamava nonvoglio dire tutti i giorni, ma molto spesso,per confortarla, per sapere come anda-vano le cose, per rassicurarla delle suepreghiere e della sua vicinanza spirituale.

PRESIDENTE. Quindi, la signora Moroaveva contatti diretti con Paolo VI.

Dal Vaticano ebbe incarico di portarecomunicazioni verbali o scritte alla signoraMoro o ad altri destinatari, o comunque difare da canale di collegamento tra lafamiglia Moro e la Santa Sede ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, mai.

PRESIDENTE. Ha mai avuto contatticon persone appartenenti alle BrigateRosse o comunque coinvolte in attivitàterroristiche anche solo con ruoli secon-dari o di fiancheggiamento ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

PRESIDENTE. Chi era a conoscenzadella circostanza che lei fosse uno deipostini attraverso i quali le Brigate Rossefacevano recapitare ai destinatari le letteredell’onorevole Moro all’epoca dei fatti ? Inparticolare, chi ne era a conoscenza nel-l’ambito ecclesiastico ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. A parte le persone sopraindicate, ossia la famiglia, il cardinal Po-letti, monsignor Caprio, il mio parroco,monsignor Plotti, questi qui.

PRESIDENTE. In tre circostanze, suindicazioni ricevute telefonicamente, leiandò a prendere plichi contenenti scrittidell’onorevole Moro indirizzati a vari de-stinatari da recapitare alla signora Moro.

Del 20 aprile abbiamo già parlato. Il 24aprile andò a via Volturno, angolo piazzadei Cinquecento, dove però non trovònulla, e il 5 maggio accanto alla parroc-chia, cioè all’angolo tra via Santa Lucia ela circonvallazione Clodia.

Oltre a questi episodi, ebbe occasionedi svolgere altri compiti in relazione alsequestro Moro ? Ci può dettagliare comeandò la sua visita a via Volturno ? Si puòsoffermare sulla consegna della lettera del5 maggio ? Poiché non sono state piùrinvenute le bobine delle intercettazioniche riguardano quella lettera del 5 maggio,vorremmo sapere in quella telefonata checosa le disse il professor Nicolai.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Il 24 aprile mi disse chebisognava andare a via Volturno. Avevachiamato il 21 mattina e aveva risposto ilparroco (Monsignor Alessandro Plotti).Questi, capendo di che si trattava, mipassò la cornetta ed il professor Nicolai michiese se qualcuno avesse saputo che ioero andato a prendere quella busta apiazza Melozzo da Forlì. Io risposi di no,a parte la famiglia (Moro) e il cardinalPoletti.

Poi il giudice mi chiese, a giugno del1978, come spiegassi quella telefonata. Iorisposi che, quando ero tornato a prenderela macchina, mi ero accorto che l’avevo

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parcheggiata di fronte a un commissariatodi polizia, certamente non volendo. Ilgiudice Amato aprì un libro e constatò chela cosa era vera.

Il 24 aprile mi si disse di andare a viaVolturno: « Sotto un baracchino della lotte-ria troverà una busta rossa da consegnarealla signora ». Io, però, mi ero accorto che iltelefono era sotto controllo e non volli direal brigatista come sarei andato, per spiaz-zare un po’ loro e anche – non è per catti-veria – la Polizia, perché speravo di arri-vare prima delle forze dell’ordine.

Infatti, così com’ero, andai di corsa giùin garage, presi la Vespa e, correndo,arrivai a via Volturno e mi fermai. Lì c’eraun via vai di gente che si può immaginare.Mi inginocchiai, guardai sotto il barac-chino e non trovai nulla. Avvertii comun-que casa Moro, parlai con Giovanni, o conla signora, e più tardi mi recai a casaMoro e poi andammo su. Non trovai nulla.Purtroppo, o non c’era nulla, oppure eraarrivata prima la Polizia.

Il 5 maggio, quando erano ormai pas-sati quasi dieci giorni dall’ultima telefo-nata, era sera e il sagrestano mi disse chemi volevano al telefono. Rispondo e sento:« Don Mennini ? » « Sì, ma lei chi è ? », dissiio, non riconoscendo. « Sono il professorNicolai ». « Ho capito ». « Lei deve usciresubito dal portoncino della parrocchia.Corra all’angolo tra via Santa Lucia e lacirconvallazione Clodia. Lì c’è un cestinodell’immondizia. Troverà una busta conuna lettera indirizzata alla signora Moro.Poi dica alla signora che, purtroppo, nonabbiamo potuto rintracciare la persona dalei indicata e che, quindi, abbiamo fattoricorso nuovamente a lei ».

Io corsi giù e trovai la lettera. Poi, dalmomento che questi qui lasciavano il te-lefono occupato e, quindi, non sapevocome... Con la signora Moro ci eravamomessi d’accordo: la signora diceva che erabene che il mio nome rimanesse riservato,per poter mantenere questo canale. Cieravamo messi d’accordo, allora, che,quando io fossi stato nuovamente contat-tato dalle Brigate Rosse, avrei dovutocontattare un giovanotto del movimento« Febbraio ’74 », che veniva lì in parroc-

chia, un certo Massimo Masini. Provai achiamarlo. Poiché, però, il telefono eraoccupato e c’era una linea che utilizzavasoltanto il parroco, questi mi fece telefo-nare da lì. Chiamai Massimo Masini, manon lo trovai. Richiamai allora la famigliaMoro, Giovanni Moro, e con una scusa –dissi che dovevo andare su per una que-stione di catechesi – portai la lettera, chepoi risulta essere stata la lettera d’addio,l’ultima lettera spedita dall’onorevole, dalprofessor Moro, alla famiglia.

PRESIDENTE. Credo che questo sia unpassaggio, perlomeno per me, non avendocon noi né la trascrizione, né la bobina diquesta telefonata, perlomeno negli atti cheabbiamo individuato noi... L’elemento dinovità rispetto a quello che conosciamo èche il professor Nicolai comunica di direalla signora Moro – credo di dirlo comefatto compiuto – che il canale di ritornoche era stato individuato non era statotrovato, o non c’era più.

Credo che questo sia un passaggio chedobbiamo memorizzare, perché quellasera viene consegnata la lettera in cuil’onorevole Moro comunica che lo spira-glio si era chiuso e che era arrivatol’ordine della sua esecuzione. Nella tele-fonata il professore dice di comunicarealla signora che la persona individuata e,quindi, il canale di collegamento era uncanale che loro non avevano più trovato,o anzi che non avevano reperito, il che èpiù preciso. Credo che questo sia unelemento di novità non indifferente.

Adesso verificherò anche se nelle cartedel processo del dottor Nicolò Amato, acui monsignor Mennini lo riferì allora,questo passaggio trovi riscontro; questo èun passaggio non irrilevante: la comuni-cazione da parte delle BR che quella fontedi contatto non si è trovata.

Credo che questa sia una cosa che noidovremmo tenere a memoria, perché misembra di una qualche rilevanza. Puòessere una fonte attivata dalla signoraMoro o una fonte attivata da altri, mac’era un canale di ritorno che non è statopiù individuato.

ENRICO BUEMI. Lo studente...

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PRESIDENTE. Massimo Masini.Io andrei avanti. Ebbe modo di fare da

tramite per far avere all’onorevole Moromessaggi, lettere od oggetti da parte dellasignora Moro o di altri ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, purtroppo no. Nonho avuto questa possibilità.

PRESIDENTE. In una lettera che lei hadichiarato di non aver mai ricevuto l’ono-revole Moro le scrive: « Sei non solo il piùcaro, ma il più utile e capace nella diffi-cilissima situazione ». Può aiutarci a com-prendere, secondo lei, perché l’onorevoleMoro, prigioniero, riteneva che lei fosse lapersona più utile e capace in quei giornidel sequestro ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io penso che si riferissecertamente alla dimensione spirituale delnostro rapporto. Forse queste persone gliriferivano come io mi comportavo. Iocercavo di non mostrare né timore, névergogna, perché, come ho detto prima, giàla prima volta, nello scostare tutto questoenorme pannello pubblicitario, a menoche gli avventori del bar non fosseroconniventi delle Brigate Rosse, essenzial-mente non avrei potuto non attirare l’at-tenzione.

La seconda volta, anche a via Volturno,vestito con la veste, mettermi in ginocchiodavanti a centinaia di persone che anda-vano su e giù...

Inoltre, consegnavo direttamente lecose alla signora. Una volta la signora midisse che non tutti quelli che erano statichiamati a fare questo compito si eranocomportati come me, cioè non venivanodirettamente da lei o dalla famiglia – saràstato anche in buona fede, io non vogliogiudicare nessuno, peraltro, non conoscochi siano – ma si recavano prima dalleforze dell’ordine. Certamente per la si-gnora questo era un motivo non solo disgomento, ma di assoluta inquietudine e disdegno.

PRESIDENTE. Anche questo ci riportaal canale di prima, cioè che c’erano altri.

Nella stessa lettera Moro le scrive:« Vorrei raccogliessi notizie sulla salute dicasa e ti tenessi pronto a rispondere,quando mi sarà possibile di domandartelo.Mi potrebbero scrivere qualche rigo, tra-mite te ? ». In un’altra lettera, indirizzata alei, ma che non risulta mai recapitata,Moro scrive: « Ho pensato di chiamarti, didarti il pacchetto – apparentemente con-tenente lettera alla famiglia – perché lotenga per te ».

I testi citati sembrano presupporre daparte dell’onorevole Moro la persuasionedi poter avere un incontro con lei, di poterricevere tramite lei uno scritto di familiarie di poterle affidare un pacchetto. Cosa sipuò dire al riguardo ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Premetto che io questalettera e la seconda non le ho mai rice-vute. In altre lettere che sono state pub-blicate dai media dopo il ritrovamento invia Monte Nevoso in due fasi, Moro scrivechiaramente: « Com’è triste, come è ingiu-sto che vengano interrotti i rapporti trafamiliari e tra persone che si voglionobene ».

Certamente, ricordo che la signora,quando fu risaputa la telefonata che lefecero le Brigate Rosse in cui dicevano cheil punto era una presa di posizione politicadella DC e lei rispose che lo sapeva, al chel’interlocutore disse « Mi lasci finire » ocomunque fu sgarbato, affermò: « Noi nonpossiamo fare niente, perché veramentesiamo prigionieri ».

Moro vedeva certamente – immagino –che saltavano tutti i collegamenti cheaveva in mente, forse anche per qualcheresponsabilità di chi era stato chiamato aportare le lettere, ragion per cui mi diceva:« Io mi fido di te, ho preparato tutto ».

Purtroppo – io lo ridico qui e lo ridiròancora dopo – mi ricordo che nel gennaiodel 1979, pur essendo già nell’istituto del-l’Accademia, continuavo ad andare a ce-lebrare la santa Messa in parrocchia e chelì una domenica mattina mi si presentò insacrestia il dottor Antonio Padellaro, cheera anch’egli come me ex alunno delMassimo. A quel tempo scriveva per Il

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Corriere della Sera e poi si è spostato sualtri lidi, per carità, con ogni diritto. Michiese a bruciapelo: « Come va ? È veroche tu hai confessato Moro ? ». Io glirisposi: « Magari avessi potuto confortarlo,magari fosse. Io, purtroppo, non ho avutoquesta possibilità ».

Ora non mi voglio far bello, ma miricordo che durante la prigionia avevomandato diverse lettere alla signora – purnon conoscendola – di solidarietà, allequali le risposte venivano sempre dallasegreteria. Io volevo bene a Moro. In unadi quelle lettere, nell’entusiasmo giovanile,scrissi anche più o meno che ero tantoamareggiato, che mi dispiaceva tanto eche, se fosse stato possibile, avrei volutotanto sostituirmi a lui e dare la mia vitaper lui. Quando quella lettera fu letta incasa Moro da Giovanni e da Agnese, erapresente un mio compagno sacerdote,amico di Giovanni Moro. Sorrisero e dis-sero che ero esagerato. Egli, però, rispose:« State attenti, state fermi, non scherzate,perché questo è un amico di vostro padre,che è andato alla sua ordinazione diaco-nale e a quella sacerdotale e l’ha portatodiverse volte al Collegio Capranica perdare delle conferenze a noi studenti ».

Questo era un po’ lo spirito che mianimava.

PRESIDENTE. Personalità del mondopolitico o istituzionale, o persone comun-que appartenenti ad apparati dello Statotentarono, all’epoca dei fatti, di entrare incontatto con lei, di ottenere informazionio di spingerla ad avere ulteriori contatti ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, mai. Assolutamentemai. Non è mai avvenuto.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato anchein sede giudiziaria al giudice istruttoreFrancesco Amato il 12 gennaio 1979 e poisuccessivamente, in altre circostanze, dinon aver mai ascoltato la confessionedell’onorevole Moro, neanche prima delsequestro. Tuttavia, la persuasione che leiabbia avuto un ruolo maggiore di quellofinora noto è rimasta ampiamente radi-

cata, diventando un’opinione diffusa econdivisa anche dalle personalità che eb-bero un ruolo rilevante nel caso Moro. Peresempio, Corrado Guerzoni, ascoltatodalla Commissione parlamentare d’inchie-sta sulle stragi il 6 giugno del 1995, disse:« La mia personale opinione è che donMennini abbia parlato con l’onorevoleMoro »; e Francesco Cossiga, in un’inter-vista televisiva del 22 febbraio, affermò:« Don Antonello Mennini raggiunse AldoMoro nel covo delle Brigate Rosse e noiinvece non lo scoprimmo. Avevamo messosotto controllo telefonico e sotto pedina-mento tutta la famiglia e tutti i collabo-ratori. Ci scappò don Mennini ».

Perché, a suo giudizio, persone vicinead Aldo Moro o che ricoprirono ruoliistituzionali importanti nei cinquantacin-que giorni del sequestro Moro hanno ma-turato, seppur a distanza di tempo, unasimile convinzione ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Francamente, non glieloso dire. Ripeto che forse hanno elucubratosu questo rapporto di amicizia e di fiduciache esisteva.

Faccio presente che quest’estate unarivista, Oggi, ha pubblicato un articolo aopera di uno di voi qui presenti. Si parlavadi trenta macigni sul caso Moro, ossia ditrenta domande. Due riguardavano ancheme. La prima era: « È vero che donMennini non si è fatto mai sentire dallaCommissione parlamentare, salvo unavolta, schermandosi dietro il suo stato diministro del culto ? » La seconda era: « Èvero, come scrisse – o disse – CorradoGuerzoni, che don Mennini portava lacomunione a Moro ? »

Le faccio presente che, poiché sullaconfessione non si può dire assolutamentenulla, quando, nel gennaio del 1979, fuisentito in materia dal dottor Sica, che midisse: « Vado dal Papa e la faccio dispen-sare », io risposi che neppure il Papa lopoteva fare, perché non si tratta di unalegge canonica positiva, ma di una leggedivina. Della confessione non solo, ovvia-mente, non si può dire nulla sui contenuti,ma non si può neppure dire alcunché sulle

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circostanze temporali e logistiche. Quindi,hanno derubricato e, invece di parlare diconfessione, parlano di comunione.

Io immagino che il dottor Guerzoni,che io, ripeto, non ho mai visto né cono-sciuto, non si muovesse Marte suo o spontesua. Non so chi gli suggerisse questo.

Quanto all’onorevole Cossiga, mi di-spiace dirlo, ma io non lo capisco, perchéil mio telefono fu messo sotto controllo il22 aprile ed è sempre rimasto sotto con-trollo ben dopo la fine tragica della vi-cenda. In secondo luogo, durante la suaPresidenza della Repubblica, per motivilegati al mio ufficio, io l’ho incontratodiverse volte, se non altro almeno unavolta all’anno, quando accompagnavo imiei superiori, in particolare il cardinalSodano, al ricevimento per l’anniversariodei Patti lateranensi. Il cardinale mi pre-sentò: « Presidente, questo è monsignorAntonio Mennini, incaricato dell’Italiandesk ». Lui rispose: « Ah, no, don Anto-nello ». Peraltro, una volta fece una bat-tuta scherzosa: « Io ho conosciuto un suofratello, che è venuto a far l’esame da mea Sassari. Dice che io gli ho dato 30, maallora deve essere stato raccomandato,perché io di 30 ne ho dati pochissimi ».

Anche dopo la cessazione dal suo in-carico da Presidente della Repubblicaspesso e volentieri veniva a colazione dalSanto Padre Giovanni Paolo II e dal car-dinal Sodano, il quale chiamava sempreanche me per le questioni italiane. Unavolta magari era accompagnato dall’alloraambasciatore Bottai, un’altra volta dalportavoce della Santa Sede dell’epoca, lospagnolo...

PRESIDENTE. Navarro-Valls.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Un’altra volta venne, mipare, accompagnato da quello che è poidiventato il direttore dell’ANSA, Anselmi.Cossiga non ha mai sollevato questa cosa.Capisco che poteva non sollevarla con me,ma, se era così grave, se era così convintodi una cosa del genere, che cosa potevaesimerlo dal parlarne al cardinal Sodanoo al Santo Padre ? Abbiate pazienza.

PRESIDENTE. Durante i cinquantacin-que giorni ha mai avuto modo di incon-trare l’allora Ministro degli interni Cos-siga ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, ed è questo che èmolto strano. Il povero Moro è stato rapitoil 16 marzo. Certamente eravamo un po’tutti agitati in casa. Allora andammo atrovare un sacerdote pallottino, padre An-tonio Weber, a via dei Pettinari – il quale,peraltro, viene citato anche in qualchelibro di storici, come quello del professorRiccardi – che durante la guerra salvòmolti ebrei grazie proprio ai soldi che glidava il Santo Padre.

Padre Weber ci indirizzò da un altrosacerdote, ora defunto, molto anziano, unsalvatoriano, a via Pfeiffer, dicendo cheaveva delle capacità sensitive. Costui, ve-dendo la mappa di Roma, indicò comezona che poteva essere interessata allavicenda Moro l’Aurelio, via Bassanini oBastianini, non mi ricordo.

A chi comunicare questa notizia ? Or-mai era sabato e l’ufficio dell’onorevoleMoro era chiuso. Io avevo il numero dicasa, ma non conoscevo la signora e nonpotevo fare una telefonata del genere.Telefonai la domenica al professor Tritto,che mi disse di vederci l’indomani, che erail giorno di san Giuseppe, a quell’epocafestivo, a piazza della Pigna. Andammo lìla domenica e io gli raccontai l’episodio. Ilprofessor Tritto disse che era una cosaimportantissima e che saremmo dovutiandare assolutamente da Cossiga. Entrò,assai spedito, nella sede della DC, dove,ovviamente, non c’era nessuno, perché eraun giorno festivo. Telefonò e poi mi disse:« Ci aspetta Cossiga ».

Andammo al Viminale. Fu la primavolta che conobbi l’onorevole Cossiga.Tritto mi presentò come un alunno delprofessor Moro, viceparroco a Santa Lu-cia. Cossiga ci tenne « a bagnomaria » –scusate l’espressione – per tre o quattroore, facendoci sedere in un’altra stanza.Ogni tanto veniva e chiedeva a Tritto sefosse possibile recuperare un indumentodel professore. Giustamente, Tritto gli ri-

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spondeva che, da quanto si vedeva anchedalle foto, almeno il cappello e la sciarpaerano rimasti nella macchina. Poi tornavae chiedeva qualche scritto e Tritto gli davadegli scritti dell’onorevole Moro riferitiagli studenti. Poi ci raccontò che avevanochiamato un sensitivo che era stato usatoqualche anno prima per l’omicidio diquella povera ragazza di Genova, MilenaSutter. Ci furono altri episodi certamentenon molto esaltanti. Veniva il suo capo digabinetto, quando stavamo da lui e diceva:« Sa, signor ministro, c’è l’onorevole x – èinutile fare i nomi, tanto sono tutti mortie defunti – che vuole i biglietti per andareall’opera giovedì santo ». La Pasqua infattiquell’anno fu molto « bassa ». Così tanto siinteressavano di Moro ! Cossiga mi disse:« Vede, padre, di che cosa mi devo occu-pare io ? Che me ne importa dei bi-glietti ? »

Alla fine, tornai a casa e dissi, parlandocon mia madre e con i miei familiari:« Certo che, se le cose funzionano così, seMoro si salva, lo salva la Madonna, losalva la Provvidenza ».

PRESIDENTE. Il 24 aprile una personarisponde al telefono della parrocchia diSanta Lucia e all’interlocutore, che chiededi lei, dice che « Don Antonello è a CastelGandolfo ». Ricorda per quale motivo siera recato a Castel Gandolfo quel giorno echi aveva incontrato ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Diversamente da comeè stato scritto in qualche libro, credodall’allora senatore Flamigni, il quale neLa tela del ragno diceva che io andavo aCastel Gandolfo e alle Ville Pontificie e sichiedeva chi avessi incontrato, il 24 aprile,che era lunedì – il giorno dopo era il 25,festa della Liberazione e, quindi, c’era ilponte: a quei tempi si facevano i ponti, orane fanno di meno e fanno bene, perchébisogna anche studiare – con i ragazziandammo a fare una gita a Castel Gan-dolfo, perché in quel tempo la parrocchiagestiva una casa che noi utilizzavamo peri campeggi estivi.

Tant’è vero che qualche volta io neparlavo con Moro, che mi diceva: « Perché

non li porti in montagna ? Non sonomeglio le Dolomiti ? » Io rispondevo:« Questi sono un po’ pigri. Sono genera-zioni giovani ». Ero andato lì.

PRESIDENTE. Ebbe modo, durante ilsequestro dell’onorevole Moro, di cono-scere il professor Giuliano Vassalli ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No. L’ho conosciutodopo.

PRESIDENTE. Dopo la morte dell’ono-revole Moro ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, qualche anno dopo.

PRESIDENTE. Vari componenti dellasua famiglia sono stati al servizio dellaSanta Sede. Suo padre Luigi per moltianni fu un alto dirigente dello IOR e suofratello Paolo ha ricoperto fino al 2013 unruolo analogo presso l’APSA.

Lei ha mai avuto occasione di cono-scere le due famiglie i cui componentiugualmente ricoprivano incarichi in Vati-cano, ossia la famiglia Labella, alcuniesponenti della quale erano al serviziodella Santa Sede in vari incarichi di livellonon elevato, e la famiglia Casimirri ? Lu-ciano Casimirri era capo dell’ufficiostampa della Santa Sede, se le mie notiziesono fondate.

In particolare, ebbe mai modo di co-noscere Alessio Casimirri, più giovane dilei di quattro anni, figlio di Luciano Ca-simirri e nipote di Tommaso Labella ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Prima di tutto c’è unapremessa: non serve a molto, ma miofratello è entrato a servizio dell’APSAsoltanto nel 1999. Io non ho mai cono-sciuto queste famiglie. Non le ho maisentite. Noi eravamo tanti, siamo unafamiglia molto numerosa. Mio padre, inol-tre, ci teneva a separare il lavoro dallafamiglia.

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PRESIDENTE. Era al corrente, al-l’epoca dei fatti, dei tentativi da parte diesponenti della Chiesa e del Santo Padredi ottenere la liberazione di Aldo Moro, one venne a conoscenza più tardi ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Ne venni a conoscenzapiù tardi, dopo due o tre anni. MonsignorMacchi, che era stato segretario del SantoPadre Paolo VI, mi raccontò che il Papaaveva chiesto alle amministrazioni vati-cane di mettere a disposizione dieci mi-liardi di lire perché non so quale fonte,quale gran cappellano capo di Milano,aveva fatto balenare l’idea che le BrigateRosse potessero accontentarsi soltanto diun riscatto.

PRESIDENTE. Durante il sequestroMoro i suoi superiori le preannunciaronola decisione di farle lasciare l’incaricopastorale in parrocchia per frequentarel’istituzione che prepara i diplomatici dellaSanta Sede, la Pontificia Accademia Ec-clesiastica, e poi avviarsi al servizio diplo-matico vero e proprio in vari Paesi, che leiiniziò nel 1981.

Chi prese la decisione di destinarla alservizio diplomatico, anziché di farla pro-seguire nell’attività pastorale ? Lei ebbeparte attiva in tale decisione ? Ritiene chepossa esservi un collegamento tra il ruoloche lei si trovò a svolgere nel caso Moroe tale decisione dei superiori ecclesiastici,oppure si trattò di una scelta dovuta alledoti e alle capacità individuali ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Fu soltanto una coin-cidenza, perché questi passaggi si prepa-rano. Due anni prima ero stato convocatoda alcuni superiori della Segreteria diStato che volevano accertarsi di una di-sponibilità in genere. Io dissi di sì, certosempre premettendo: « Se il cardinale vi-cario lo vuole ». Perché il cardinale vicarioogni tanto mi parlava, mi diceva: « Iovoglio che tu... ». « Per carità », rispondevo,« ci mancherebbe altro ».

Tuttavia, durante il sequestro Moro,quella sera in cui andai da monsignor

Caprio, allora sostituto della Segreteria diStato, la sera del 24 aprile, proprio perperorare un atteggiamento più apertodella Santa Sede, egli, scherzando, disse:« È vero che lei non vuole andare inAccademia ? ». Io risposi: « No, non è que-sto. Io voglio fare quello che dice ilcardinal Poletti ». « Il cardinale lo sa. Vadaa mio nome, prenda un appuntamento,così concludiamo questa pratica, giàaperta da qualche anno ».

PRESIDENTE. Nel corso della conver-sazione telefonica intercettata il 9 maggio1978 alle ore 14.15 lei si rivolge all’inter-locutore affermando: « Ti devo raccontaredei segreti ». Al giudice istruttore France-sco Amato lei spiegò che l’interlocutoreera padre Heinrich Pfeiffer e che i segretiriguardavano principalmente la propostache le era stata rivolta di entrare allaPontificia Accademia Ecclesiastica, aggiun-gendo, tuttavia: « Non escludo che nelconcetto di segreto io abbia fatto rientrareanche i contatti che ebbi con i brigatisti inrelazione sia alle comunicazioni telefoni-che ricevute, sia agli scritti che su segna-lazione del sedicente professor Nicolaiavevo prelevato e consegnato alla famigliaMoro ».

Ritiene di poter aggiungere altro oquesta è la...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Credo che questa sia laverità, nel senso che padre Pfeiffer, cheera un noto professore della Gregoriana,era il mio padre spirituale. In quei giorniio non l’avevo potuto contattare e, quindi,volevo metterlo al corrente di questa sceltanella mia vita che si profilava e che eraquasi decisa e volevo raccontargli anche diquesti contatti.

A proposito, c’è anche un’altra telefo-nata, in cui io parlo con monsignor Gual-drini, l’allora rettore del Capranica, e glidico: « Sì, perché a me è venuto un dubbio,perché quel nome la segreteria lo cono-sceva ». Nella lettera alla moglie l’onore-vole Moro scrive: « A don Antonello Men-nini, viceparroco di Santa Lucia, che tuchiami e fai venire a casa ». La segreteria

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di Moro conosceva il mio nome e il miorecapito. Magari uno entra anche in unaqualche mentalità poliziesca, da giallo, e sidomanda se quel poveretto non avessevoluto dare qualche indicazione, se stavavicino alla parrocchia.

PRESIDENTE. Abbiamo detto più volteche il telefono della parrocchia era inter-cettato. Lei si rese conto di essere inter-cettato ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, il 22 aprile.

PRESIDENTE. Da un’intercettazione –quella che abbiamo desecretato – risulta:« Interferenza: “Ha detto tutto quello chesi è potuto” ». In questo caso lei ha av-vertito una voce esterna al vostro dialogoo ha inteso la sua voce ripetuta ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io ho inteso, come sidice in termine tecnico, il ritorno delregistratore, che ripeteva la frase appenapronunciata.

PRESIDENTE. Ha capito, quindi, cheera stato intercettato.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì. Con il parrocodicemmo che ci avevano messo sotto con-trollo. Mi sembra strano che l’onorevoleCossiga dica poi: « Lo abbiamo perso ».Dove l’abbiamo perso ? Io sono statomesso sotto controllo già il 22 aprile.

PRESIDENTE. Da subito.Lei ha parlato di una lettera del 20

aprile all’onorevole Zaccagnini. Sa da chifu consegnata ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Mi ricordo che la si-gnora la consegnò a Freato, dicendogli difarne prima fotocopia.

PRESIDENTE. Mentre non lo fece perquella del Santo Padre.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

PRESIDENTE. Dei sensitivi non ricordai nomi ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Era un padre...

PRESIDENTE. No, oltre a quello, diquello della Sutter non si ricorda il nome ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

PRESIDENTE. In quella fase in cui nonsi trovava decise spontaneamente con ilparroco di individuare se ci fosse qualcunoche poteva aiutare...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì. Con i miei fratelliandammo da padre Weber, perché lo co-noscevamo bene...

PRESIDENTE. E individuò questo pa-dre...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. ... questo padre salva-toriano, ma che a quel tempo aveva giàun’età avanzata. Avrà iniziato la secondaparte della sua esistenza. Cioè sarà ormaipassato a miglior vita !

PRESIDENTE. Bene. Io ho finito con imiei quesiti.

Do la parola ai colleghi che intendanointervenire per porre quesiti o formulareosservazioni.

Se ha bisogno di riposarsi due minuti,lo dica senza problemi.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

GERO GRASSI. Nel 1986, quando vieneprodotto il film di Giuseppe Ferrara sulcaso Moro, ci sono alcuni passaggi televi-sivi pubblicitari di quel film. A uno diquesti passaggi incautamente assiste Luca

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Bonini – all’epoca, oggi Luca Moro – cioèil nipote di Moro. All’epoca si chiamavaBonini e oggi si chiama Moro.

Il ragazzo, che ha meno di dieci anni,assiste per la prima volta alla scena di viaFani e perde completamente la parola. Èricoverato al Policlinico Gemelli di Roma.I medici dicono che si tratta di uno shock,perché ha assistito al rapimento del nonnoe, quindi, non c’è un problema sanitario.È tenuto in cura attraverso qualche psi-cologo, ma il ragazzo non riprende laparola. La madre, che era primogenita diMoro, Maria Fida, presa dalla dispera-zione, compie un gesto tragico. Maria FidaMoro faceva volontariato in un carcerenon lontano da qui, verso Frosinone, nelquale c’erano alcuni brigatisti, e avevasottoscritto un patto con i brigatisti percui, nel corso di questo volontariato, nes-suno doveva parlare della vicenda di AldoMoro. La madre, disperata, porta LucaBonini in carcere dai brigatisti, dove pe-raltro ci sono Morucci e Faranda, e gli faraccontare dai brigatisti come il nonno èstato trattato nei cinquantacinque giorni.Il ragazzo si tranquillizza e dopo unadecina di giorni riprende a parlare.

La primogenita di Moro ha, quindi,violato il patto che aveva sottoscritto en-trando in carcere a fare il volontariato. Aquel punto, dopo un mese, i brigatistiMorucci e Faranda le rendono l’opportu-nità e dicono: « Anche noi abbiamo ne-cessità di raccontarti un episodio ». E leraccontano l’episodio della confessione,nella prigione delle Brigate Rosse, del-l’onorevole Moro. Per onestà e correttezza,io riferisco anche che non dicono il nomedella persona che ha confessato il nonno.Morucci e Faranda sono gli stessi che nelmemoriale poi negano questa possibilità.

La domanda è: lei ha mai saputo diquesto evento ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io non l’ho mai saputo.Qualche volta se n’è parlato con la signoraMoro e, giustamente, anche la signoraMoro diceva: « Se questo fatto è avvenuto,sarà avvenuto a opera di qualche prete cheera amico loro », di quei mascalzoni. Scusi

tanto. È quello che dissi anche al dottorSica.

Sica disse: « No, loro hanno detto escritto che gli garantivano tutti i diritticivili ». Quali diritti civili ? Moro è andatosponte sua a far parte dello « Stato deibrigatisti » ? E poi, parliamoci chiaro,ognuno può pensarla come vuole, ma diche si doveva confessare quel poveroMoro, dopo tutto il martirio che stavasubendo ?

Io comunque non ho mai saputoniente.

GERO GRASSI. A questa osservazioneio faccio notare che probabilmente – sonod’accordo con lei e l’ha detto anche Cos-siga – non aveva nulla di cui confessarsi.Tuttavia, una persona come Moro, che ioho conosciuto come lei, le posso assicurareche in quella condizione, se avesse rice-vuto la visita di un sacerdote, sarebbestata una persona felicissima, soprattuttose questo sacerdote gli era pure amico.

Vado avanti. Il 1o ottobre 1978 a Mi-lano c’è l’irruzione dei Carabinieri nelcovo di via Monte Nevoso. L’operazione ècondotta dal capitano Arlati, il quale, circadue anni dopo, va via dai Carabinieri permotivazioni diverse. Nei mesi successiviall’operazione di via Monte Nevoso, un talecarabiniere, soprannominato « Ciondolo »,la cui identità non è mai stata resa nota,ma è pubblica, cioè è rintracciabile, segueuna pista del terrorismo rosso a Milano eriesce a sapere con molto anticipo cheverrà ucciso il giornalista Walter Tobagi.Tobagi verrà ucciso – da Barbone – peruna serie di motivazioni, ossia perché staseguendo il caso P2 e Banco Ambrosiano,ma anche, stando a quello che quel dili-gente carabiniere dell’antiterrorismo rac-conta a un giornalista vivente (anche ilcarabiniere è ancora vivente, per fortuna),perché gli hanno proposto di andare aintervistare Aldo Moro nella prigione delpopolo.

Non si scandalizzi, per carità.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Chi gliel’ha proposto ?Non ho capito.

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GERO GRASSI. Le Brigate Rosse.In questa dimensione tutta milanese

viene fuori il suo nome...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Il mio ?

GERO GRASSI. Sì. Per essere stato...Così dicono loro. Io non ne rispondo, iofaccio la domanda...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Loro chi sono ?

GERO GRASSI. Loro sono un giorna-lista, quel carabiniere...

PRESIDENTE. Il carabiniere è il capi-tano Arlati.

GERO GRASSI. No, il carabiniere è« Ciondolo », il cui nome è stato diffusosoltanto in un’occasione, ma è facilmenterintracciabile.

PRESIDENTE. E il giornalista ?

GERO GRASSI. Il giornalista è Ma-gosso.

Tobagi riferisce di essere stato contat-tato dalle Brigate Rosse per andare nellaprigione di Moro e fargli un’intervista eriferisce che questa operazione l’avrebbefatta anche don Antonello Mennini.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Congiuntamente a lui ?

GERO GRASSI. No.Io faccio una domanda molto semplice:

a lei risulta tutto questo ? Lei mi dice dino e il caso è chiuso.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non ho mai conosciutoné questo Arlati, né Tobagi, poveretto. Midispiace che l’abbiano assassinato in quelmodo orribile e nefando, ma non l’ho maisentito.

GERO GRASSI. Va bene.

Un’altra osservazione. Lei ha dettopoco fa che ha riconosciuto il brigatistaMorucci per via dei baffi e che l’avrebbevisto, se ho capito bene, mentre lei smon-tava quel pannello vicino al bar.

Nel 1978 io avevo vent’anni. Se le facciovedere la mia foto, sono peggiore di Mo-rucci nel 1978, con i baffi e via elencando.All’epoca i baffi, anche abbastanza ano-mali, li portavano tutti. Io sono in gradoanche di farle vedere la mia foto. Proba-bilmente assomigliavo anche a Morucci,ma non ero là.

La domanda è questa: come fa lei,mentre smonta quel pannello, a ricordarsi,dopo tempo, attraverso i baffi, che Mo-rucci la osservava in quella posizione ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Me lo ricordo. Che cosale posso dire ? La piazzetta distava assaipoco dal bar. C’era solo lo spazio dellacorsia stradale. C’era diversa gente. Io vidiuna persona che mi osservava con deigrandi baffoni e poi, dopo la fine delsequestro Moro, quando furono pubblicatele foto di Morucci...

Morucci portava i baffi. Che fosserostati finti o che fossero stati più corti o piùlunghi sono affari suoi.

GERO GRASSI. Risulterebbe agli attiche dall’utenza telefonica della chiesa dovelei faceva il viceparroco lei avrebbe tentatoper quattro volte di chiamare telefonica-mente un generale. Lei se ne ricorda ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Dopo l’incontro conquel padre salvatoriano pensai di comu-nicare la cosa ad un certo maresciallo deicarabinieri, Larini, pensionato, abitantenel territorio alla parrocchia, ormai de-funto. Gli chiesi se non si potesse farsapere a qualcuno... Lui allora telefonò aun certo Cornacchia, che non so se fossegenerale.

GERO GRASSI. Era colonnello.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io il generale non l’ho

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mai chiamato. Forse erano i genitori deiragazzi. In quel quartiere c’è via Corridoniin cui tutti i palazzi sono abitati da altifunzionari delle Forze armate, sia ancorain servizio sia in pensione.

GERO GRASSI. Lei sostiene, quindi,che questa persona chiamò il colonnelloCornacchia.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì.

GERO GRASSI. Perfetto. Questa è unanotizia molto positiva, perché è una per-sona nota, in questo senso. Il colonnelloCornacchia si incrocia più volte con il casoMoro. Tra l’altro, era una persona iscrittaalla P2. Cornacchia, per la storia, èquello...

Andiamo avanti. Lasciamo stare Cor-nacchia. Passo all’altra domanda.

Lei ha modo – l’ha citato in un pas-saggio – di dirci qualcosa in più di quelloche io sono riuscito a sapere su « Febbraio’74 » ? Lei ha citato quel movimento e hacitato Poletti. Ha detto che c’era in casaMoro un sacerdote, di cui non ha fatto ilnome, ma non ha importanza, o comun-que una persona...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Lo posso anche fare...

GERO GRASSI. Certo, per carità, ma iovorrei, se lei è in grado, che ci ricostruisseun po’ il ruolo di « Febbraio ’74 ».

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. È un movimento chenacque in derivazione del convegno suimali di Roma organizzato nel 1974 dalcardinale Poletti, un movimento dei gio-vani, molto attivo nelle scuole. Ne facevaparte il figlio di Moro.

Alcuni di loro si erano affacciati aSanta Lucia e collaboravamo insieme invarie iniziative di catechesi e anche sociali.Avevamo aperto un doposcuola per i po-veri, perché nella parrocchia c’era un’en-clave con case popolari molto malandate,che oggi costano l’iradiddio. Prendemmo

in affitto un appartamentino e aprimmoun doposcuola per ragazzi poveri delquartiere. Anch’essi venivano.

Lì conobbi questo Massimo Masini e,insieme alla signora, decidemmo che fossebene fare riferimento a lui e che io non miesponessi più, perché almeno poteva darsiche questo canale rimanesse riservato.Poveracci (riferito ai Moro), questi eranosegregati. La signora al brigatista lo dice,a un certo punto: « Noi siamo sequestrati,siamo prigionieri, non possiamo fareniente ».

PAOLO CORSINI. Intervengo sull’or-dine dei lavori, presidente.

Io volevo chiedere quale durata è pre-vista per quest’audizione. Se la durata èprevista per molte ore, nulla quaestio. Se,però, come presumo, avrà un limite ra-gionevole, sarebbe opportuno che le do-mande fossero distribuite per ciascuncommissario.

Io ho grandissima amicizia, rispetto estima per il collega Grassi, ma non credoche possa monopolizzare da solo tuttal’audizione. Si può decidere che ciascunodi noi abbia diritto, per questa durata, auna o due domande, altrimenti ciò signi-fica che altri commissari non possonointervenire.

Decida lei, presidente. Qualsiasi suadecisione a me va bene.

PRESIDENTE. Noi abbiamo un limitetemporale dovuto, oltre che alla pazienzadi monsignor Mennini, anche al fatto chealle 15 è convocata la Camera. Pertanto, sei commissari con intelligenza sanno por-gere domande veloci – è mezzogiorno – iocredo che facciamo in tempo a dareascolto quasi a tutti. Focalizziamoci sudue domande fondamentali, evitando do-mande ripetitive tra di noi, avendo già ioall’inizio posto circa ventinove domande.

FEDERICO FORNARO. Io volevo farleuna domanda. Vorrei sapere se lei ricordadi aver incontrato monsignor Capovilla,segretario particolare di Papa GiovanniXXIII e nel 1978 vescovo di Loreto, pochigiorni dopo l’uccisione di Aldo Moro.

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ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Conosco bene il cardi-nale Capovilla. Mi sembra che l’incontrail’anno dopo. Mi sembra che l’andai atrovare proprio lì.

FEDERICO FORNARO. Monsignor Ca-povilla, in un’intervista del 10 giugno 2010a un giornalista RAI, Alessandro Forlani,racconta di averla incontrata pochi giornidopo l’uccisione di Aldo Moro. Il testo èvirgolettato, in quanto riferisco le paroledi monsignor Capovilla: « Ero venuto aRoma alla fine di maggio 1978 perchéavrei voluto visitare la tomba di Moro aTorrita Tiberina. Incontrai Mennini in Va-ticano e parlammo un po’. Mennini è unuomo specchiato, come specchiata è tuttala sua famiglia. Mi disse che non potevaparlarmi nei dettagli perché era vincolatoal segreto. Tuttavia, mi fece capire chia-ramente – sono parole sue – che avevapotuto visitare e confortare Moro durantela sua prigionia ».

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io, veramente, con SuaEminenza Capovilla non ho mai parlatodella vicenda Moro. È lui che qualchevolta per telefono me ne parla, dicendo:« Ho riletto sui giornali e, quindi, capiscoil suo ruolo, capisco quello che lei prova »;ma io, a pochi giorni dal sequestro Moro,non l’ho mai visto. L’ho visto dopo, piùtardi. Stavo già in Accademia quando loandai a trovare...

A me dispiace, per carità, ho unagrandissima stima per Sua Eminenza Ca-povilla, gli voglio tanto bene, ma, franca-mente parlando, non ho mai parlato conlui di questa vicenda.

FEDERICO FORNARO. Sostanzial-mente, quindi, monsignor Capovilla si èinventato di sana pianta questo colloquio.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Questo non lo so, po-verino. Capovilla all’epoca era più giovane,ma adesso è alla vigilia dei cento anni.

FEDERICO FORNARO. Credo, comun-que, che nel 2010 fosse in grado, avendofatto questa intervista...

Pongo un’ultima domanda sempre suquesto tema. Ricordo che la vedova delmaresciallo Leonardi nel 2004 rivela inun’intervista di aver ricevuto una letterada un brigatista nella quale si assicura cheun sacerdote sarebbe stato portato nellaprigione di Moro per impartirgli la con-fessione e la comunione. Lei continua,quindi, a confermare di non sapere e dinon aver avuto notizia di questo episodio.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io le dico che, pur-troppo, non ho avuto questa possibilità eche nella coscienza dei miei doveri sacer-dotali sarei stato molto contento di poterlofare.

Abbiate pazienza, ma, se fosse avvenutauna cosa del genere, io sarei stato cosìimbelle come hanno tentato di farmi ap-parire anche in quel film citato primadall’onorevole Grassi, ossia sarei andato làe non avrei tentato di fare qualche cosa ?

Non voglio passare come candidato asostituto di San Massimiliano Kolbe, macertamente avrei detto a quei signori: « Mache fate ? Prendete me », anche se io noncontavo niente. Avrei tentato di intavolareun discorso e avrei tentato anche di ri-cordarmi il tragitto che mi avessero fattofare.

Torniamo a prima. Confortarlo con laconfessione ? Di che cosa si doveva con-fessare quel poveruomo ? Avrei cercato difare qualche altra cosa per arrivare aqualcosa di più operativo.

FEDERICO FORNARO. Grazie.

ENRICO BUEMI. Monsignore, nelle sueconsiderazioni circa il segreto della con-fessione non rinunciabile, lei mi ha dato lasensazione che, anche se fosse accaduto ilfatto, lei non l’avrebbe ammesso, avendoindicato come anche le circostanze esternefossero un elemento da ricondurre allariservatezza dell’atto confessionale. È inquesti termini ? Ho capito bene il suoragionamento ? Anche se fosse accaduto,lei non l’avrebbe ammesso ? Questa è laprima questione.

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La seconda è la seguente. Nel descri-vere il suo incontro con il Ministro Cossigalei mi ha richiamato alla mente le circo-stanze che mi sono state comunicate in uncolloquio informale con un segretario dipartito ancora vivente, che eventualmentepotremmo audire, presidente, circa ilclima di quell’incontro tra i segretari dipartito e il Ministro Cossiga. Se ho capitobene, si tratta di una sostanziale incon-cludenza dei ragionamenti, come se cifosse un dato acquisito per cui era inutileperdere tempo. È questa la sua sensazionedel momento ?

La terza questione, ritornando alle que-stioni dei rapporti con Tobagi e altri, è selei abbia in qualche misura intersecatol’azione umanitaria che lei ha svolto dalpunto di vista dell’organizzazione religiosacon quella politica svolta dal Partito So-cialista e dall’onorevole Craxi sulla vicendaMoro.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Per quanto riguarda laconfessione, certamente lei ha ragione. Io,però, non avrei difficoltà ad ammettereche sarei andato nel covo delle BrigateRosse.

Qual era il secondo punto ?

ENRICO BUEMI. La questione delclima dell’incontro...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Questo era il clima deiprimi giorni, perché qui ci si riferisce al 19marzo. Spero che poi il clima sia statomigliore, che sia migliorato.

Il terzo quesito ?

ENRICO BUEMI. Il terzo riguarda irapporti con l’azione del Partito Socialistae dell’onorevole Craxi.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No. Poi si risolsero inniente. No.

PRESIDENTE. Do la parola al senatoreBolognesi e poi al senatore Gotor.

PAOLO BOLOGNESI. Grazie del « se-natore ».

PRESIDENTE. Ho promosso tutti asenatori. È un modo di lasciare alla storial’esistenza del Senato. Non ve ne abbiate amale.

PAOLO BOLOGNESI. Dalla testimo-nianza a verbale di Massimo Masini rica-viamo che lei l’ha contattato pochi giornidopo il 16 marzo per chiedergli se fossedisposto a fare da tramite per consegnaredelle lettere alla signora Eleonora Moro daparte di Aldo Moro. Lui si rende dispo-nibile, ma poi conferma di non esserestato più coinvolto e immagina che leiavesse individuato un altro canale.

Le Brigate Rosse utilizzarono i nomi-nativi indicati da Moro come intermediariper la sua corrispondenza. Il primo fuRana e poi ci fu Tritto, che però fuscoperto e fermato l’8 aprile. A questopunto, è lei a essere indicato come tramite.Lo conferma anche Morucci nel suo me-moriale. Cosa può dire in proposito ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Per quanto riguardaMassimo Masini, io riconfermo che locontattai, ma non certamente subito dopoil rapimento Moro, perché non immagi-navo di essere coinvolto.

Mi ricordo che questa domanda mi furivolta già nella prima audizione nel 1980.Un commissario mi disse: « Massimo Ma-sini, però, dice... ». Forse Masini non ri-corda, perché il nome fu concordato conla signora Moro. Io non conoscevo lasignora Moro. Come mi potevo permetteredi inventarmi questo Massimo Masini e didirgli di tenersi pronto se mi avesserocontattato le Brigate Rosse ? Bisognavaavere la sfera di cristallo.

Io l’ho rincontrato qualche anno fa,l’ho fermato e gli ho chiesto se avessedetto che io lo avessi allertato già daiprimi giorni del sequestro Moro. Mi disseche non si ricordava.

Quindi, io riconfermo che l’ho contat-tato solo allora, perché giustamente non

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potevo ardire di prendere iniziative mieche non fossero, ovviamente, concordatecon la famiglia.

Qual era l’altra domanda ?

PAOLO BOLOGNESI. C’era questa do-manda, e basta.

Poi ce n’è un’altra che le faccio, moltoveloce. Vorrei sapere se lei ha avuto maicontatti con Pieczenik o con un suo rap-presentante.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No. Ne ho letto solo suilibri. Veramente no.

MIGUEL GOTOR. Buongiorno, Eccel-lenza. La ringrazio di questa audizione.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Eccellenza « mi sta incagnesco ». Lasciamo stare.

MIGUEL GOTOR. Io ho tre domande.

PRESIDENTE. Facciamole una allavolta.

MIGUEL GOTOR. Sono brevi e secche.La prima è quando suo fratello Ales-

sandro, non il Paolo di cui abbiamo par-lato, è entrato nel Banco Ambrosiano, sepuò essere così preciso come lo è stato perquanto riguardava il fratello Paolo, se se loricorda.

Inoltre, anche io sono stato colpito dalparticolare dei baffoni come fattore diriconoscimento. Negli anni Settanta i baf-foni li portavano tutti. Vado a memoria,ma di persone che hanno gravitato intornoalla vicenda Moro in quei giorni portavanograndi baffoni non solo Morucci, ma an-che Toni Chichiarelli e Prospero Gallinari.

Volevo chiederle più specificatamente:lei vede quest’uomo con quei grandi baffinella piazza...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Nella piazzetta.

MIGUEL GOTOR. Si ricorda qualepiazzetta ? Questa è la prima domanda.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. A piazza Melozzo daForlì, che è fatta, mi sembra, a formaesagonale, in mezzo c’è un giardinetto. Lìc’era un po’ di gente.

MIGUEL GOTOR. Questo successivo ri-conoscimento quando è avvenuto, si ri-corda ? Dopo qualche giorno, dopo qual-che mese, dopo qualche anno ? Lei vede, aquanto ha detto, una foto segnaletica e,notando che in questa foto segnaletica c’èun viso con dei grandi baffi, dice: « Questaè la persona che io ho visto quando uscivodal bar in uno dei momenti... »

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non uscivo dal bar. Iostavo già fuori dal bar, vicino a una pareteesterna e veramente mi guardavo ancheattorno, perché se mi vedeva qualcuno,come minimo mi pigliava per matto.

MIGUEL GOTOR. Era un momentosignificativo della sua vita. Quando è av-venuto questo riconoscimento ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Quando sono state pub-blicate le foto dell’arresto del Morucci,credo nel marzo del 1979.

MIGUEL GOTOR. Nel maggio del 1979.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì.

MIGUEL GOTOR. Ha comunicato que-sto all’autorità giudiziaria, ossia che lei nelmaggio del 1979 ha l’impressione, da unafoto segnaletica, di vedere che quest’uomocon i baffi corrisponde a Morucci, oppureno ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Nessuno me l’ha maichiesto. D’altra parte, Morucci scrive cheerano loro i postini che mandavano lelettere a me.

MIGUEL GOTOR. Va bene.

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Aggiungo una terza domanda. Sulleintercettazioni che riguardano il generalelei ha risposto citando non un generale,ma un colonnello. Tuttavia, analizzandoquelle intercettazioni, quelle che sono ri-maste, vediamo che quel generale la con-tatta, definendosi come tale per quattrovolte, in quei giorni e che lei tenta diricontattarlo.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Come si chiama, scusi ?Abbia pazienza.

MIGUEL GOTOR. Non lo so, appunto.Le leggo un passaggio: « Sì, aspetta. Pas-sami un momento Antonello ». « Perché ? »« Dai, sbrigati, che ha telefonato il gene-rale. » « Ah. Sta annaffiando adesso ». « Di-gli di telefonare subito al generale, haicapito ? ».

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io sto annaffiando ? Eche cosa avrei dovuto annaffiare ?

MIGUEL GOTOR. Dobbiamo rappor-tarci con animo sereno rispetto a dei datidi fatto. Questa è una trascrizione di unatelefonata in cui una terza persona vienecontattata da un generale che, come vededal ritmo, la cerca con una certa urgenza.Questa persona ha risposto: « Non c’è,perché sta annaffiando ». Lo dice l’inter-cettazione.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, ho capito, maguardi...

MIGUEL GOTOR. Finisco. « Sta annaf-fiando adesso ». « Digli di telefonare subitoal generale, hai capito ? » « Da qua ? » « Sì.Io gli ho detto che è venuto un momentoqua, capito ? Fagli telefonare subito.Ciao ». « Ho capito. Lo avverto ». « Lo sai ilnumero, sì ? » « Sì, sì, ciao. Venite presto ».

Vorrei sapere semplicemente, se lei siricorda – sono passati trentasette anni, mene rendo conto – chi fosse il generale checon una certa insistenza la cercava. Leposso dire che la risposta relativa al co-

lonnello Cornacchia e anche la citazionedel maresciallo Larini, che le chiederei sepuò, se si ricorda, di approfondire unminimo, mi lascia...

PRESIDENTE. L’intercettazione comeinizia ?

MIGUEL GOTOR. Inizia così:« Pronto ? » « Stefano. » « Ohi, ciao ! Staiper partire, eh ? » « Sì, aspetta. Passami unmomento Antonello ».

PRESIDENTE. Quindi, questo che ri-sponde è Stefano ? Io non capisco seStefano è quello che sta dall’altra parte deltelefono.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Don Stefano era l’altroviceparroco.

PRESIDENTE. No, è per capire. Vogliocapire io. Stefano è quello che sta inparrocchia o che sta da un’altra parte ?

MIGUEL GOTOR. In parrocchia. Ri-sponde al telefono e uno gli chiede...

PRESIDENTE. Quindi, questo Stefanoconosce chi chiama dall’altra parte ?

MIGUEL GOTOR. ...di parlare con donAntonello. Stefano risponde: « Sta annaf-fiando ».

PRESIDENTE. Se uno esordisce di-cendo « Ciao Stefano », si tratta di due chesi conoscono molto bene.

MIGUEL GOTOR. L’altro gli dice: « Dai,sbrigati, che ha telefonato il generale. Haicapito ? » E la conversazione prosegue così:« Da qua ? » « Sì. Io gli ho detto che èvenuto un momento qua, capito ? » « Faglichiamare subito ».

Voglio semplicemente sottolineare...Poiché questa è una di quattro telefonateche riguardano...

PRESIDENTE. Risponde sempre Ste-fano ?

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MIGUEL GOTOR. Non lo so. Cer-chiamo di non perderci nel particolare edi andare alla sostanza. Ci è stato dettoche il generale è il colonnello Cornacchia,che è un’altra questione. Vorrei un appro-fondimento.

Come ultima questione, che è una con-siderazione, mi permetto di spezzare unalancia a favore del Presidente Cossiga. Èvero che ha sempre sostenuto pubblica-mente che la sua persona in quei cinquan-tacinque giorni era sfuggita alle intercet-tazioni e anche a lui. L’ha sempre lamen-tato.

Io personalmente, essendo evidente,pubblica e notoria l’esistenza di intercet-tazioni che la riguardano all’utenza tele-fonica di Santa Lucia e dal momento cheil Presidente Cossiga era allora Ministrodegli interni e, quindi, l’autorità politicapreposta alle intercettazioni, ho semprepensato che lui volesse dire che gli erasfuggita e che era sfuggita alle Forzedell’ordine un’altra utenza, o altre utenzeche lei potrebbe aver utilizzato quando hascoperto di essere intercettato in quelladella parrocchia.

Tutto qui. Era soltanto una considera-zione per cercare di ridurre a ragionevo-lezza cose che altrimenti sembrano fuori...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io la ringrazio per le suerichieste di precisazione, ma confermo chenon ho mai utilizzato altre utenze, se nonla sera del 5 maggio, avendo il brigatista,o chi per lui, lasciato il telefono occupato,ragion per cui non si poteva telefonare, ela materia sembrava urgente, dal tenoredella lettera.

Usammo, quindi, quella linea, che uti-lizzava soltanto monsignor Plotti, il par-roco. Quanto al generale, francamente nonmi ricordo, però le faccio presente – nonperché voglia scansare domande – cheanche monsignor Plotti conosceva tantagente del mondo militare, perché era statotanti anni assistente dell’Università catto-lica del Sacro Cuore.

Tra questi alunni, per esempio, c’era uncerto dottor Bergamaschi, che aveva ilpapà generale. Poi Stefano è don Stefano,

che aveva un fratello – anche loro sono unmare di ragazzi – che si chiama proprioAntonello.

Questa cosa dell’annaffiare... Non c’èda annaffiare niente, a Santa Lucia. Nonè per non volerle rispondere, ma non cisono fiori, non c’è niente. Mi capisce ?Bisognerebbe capire se questo Antonello èil fratello di don Stefano. Non lo so, cosavuole che le dica ? Non me lo ricordo.Come potrebbe essere anche qualche ge-nerale papà dei ragazzi della parrocchia.Come ho spiegato, lì vivevano gli ammi-ragli, i generali dell’esercito, i colonnelli...

MIGUEL GOTOR. Può anche trattarsi– io l’ho pensato, leggendo queste inter-cettazioni – di un generale di un ordinereligioso ? A volte, in queste intercettazionisi parla ad esempio di preposito, cioè cisono dei termini tecnici di ambiente ec-clesiastico. Potrebbe essere questo ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Potrebbe anche essere.Ricordo, quando stavo lì dal giudice, cheuna volta il giudice mi faceva sentirequeste intercettazioni e c’era sempre – percarità, con tutto il rispetto – don Stefanoche parlava sempre di Spirito Santo e cosìvia. « Mamma mia, questo qui quantochiacchiera ! Oltretutto tiene il telefonooccupato per ore e ore », osservò il giudice.

Quanto a mio fratello Alessandro, èentrato al Banco Ambrosiano non piùtardi del 1968, credo.

MIGUEL GOTOR. Quando è diventatovicedirettore ? Nel 1981 o precedente-mente ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Credo precedentemente.

MIGUEL GOTOR. Nel 1978, ad esem-pio, suo fratello Alessandro era vicediret-tore del Banco Ambrosiano ? Cioè duranteil sequestro Moro era vicedirettore delBanco Ambrosiano ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non glielo so dire.

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MIGUEL GOTOR. Non se lo ricorda.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non so dirlo perché nonho seguito...

MIGUEL GOTOR. Questo lo possiamoverificare. Grazie.

MAURIZIO GASPARRI. Farò rispar-miare tempo ai nostri lavori. Oggi l’audi-zione di monsignor Mennini era moltoattesa rispetto alla vicenda dell’eventualeconfessione raccolta nel covo delle BrigateRosse o meno. Mi pare che abbiamo giàchiarito che questo episodio non sussiste.Quindi, il resto, per carità, va bene tutto,però non ho da aggiungere scarnificazionidel tema che non so a che cosa possanoservire. Dunque voglio capitalizzare ai finidei nostri lavori che questa audizione èimportante.

Voglio ringraziare monsignor Menniniper avere, dopo trentasette anni, accettatoquesta possibilità che comunque dà unsenso anche ai lavori della nostra Com-missione. Se ci fosse stato un fatto nuovoclamoroso certamente si sarebbe potutosviluppare un lavoro sulla base dall’affer-mazione di Cossiga che lei poteva esserefuggito o meno.

Più che porre domande, voglio ribadireche noi dobbiamo capitalizzare questodato di fatto, anche per evitare che undomani – monsignore, lo dico per noipolitici, come autocritica – si venga a direche siccome la confessione è segreta forseè rimasto segreto se è avvenuta o meno. Ilfatto non c’è stato e lo dico perché è uncapitolo importante.

Anche l’aspettativa, l’attesa di comuni-cazione dei mass media intorno alla suapresenza qui oggi era legata a questo fatto.Ho finito il mio tempo, non chiedo nem-meno una risposta, a meno che lei vogliaribadirla, ma mi pare che sia stato chiaro.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. La ringrazio, senatore.Le ripeto che veramente non mi è stataofferta questa possibilità. Sarei andato,non dico tanto volentieri – qui non biso-

gna fare gli eroi, cioè vendere la pelledell’orso prima di averlo ucciso – ma sareiandato. Io volevo tanto bene all’onorevoleMoro, infatti scrissi quella lettera. Se miavessero chiesto una cosa del genere per-ché mi sarei dovuto rifiutare ?

Poi avrei tentato di non essere cosìimbelle come mi fanno apparire in quelfilm del Ferrara, tutto pauroso, il che noncorrisponde a verità.

PAOLO CORSINI. Le domande di ca-rattere fattuale che intendevo rivolgeresono già state rivolte, quindi sorvolo. A mea questo punto interessa invece un temapiù di contorno, anche se di grande mo-mento.

A sua conoscenza, può riferirci coseche non sono state scritte o tematizzate daquanti si sono occupati di questo pro-blema circa concrete iniziative che PaoloVI avrebbe assunto in vista di una libe-razione del Presidente Moro ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Come ho detto, venni asapere più tardi da monsignor Macchi,allora segretario del Santo Padre, che poimorì poco dopo, che il Papa aveva predi-sposto quella somma, considerevole oggima certamente ancor più tanti anni fa. Midisse che un cappellano delle carceri avevafatto intravedere la possibilità che i bri-gatisti potessero accontentarsi del paga-mento di un riscatto per rilasciare l’ono-revole Moro.

Comunque c’era tanto dolore. Ricordoanche quando andai da monsignor Caprio,il 24 aprile, la sera, c’era tanta angustia,tanta preoccupazione per la sorte dell’ono-revole Moro. Non è vero che il Vaticano,come è stato scritto da qualcuno, abbiafatto il ragionamento « meglio che muoiaun uomo solo... », cioè la frase di Caifa. Epoi si sapeva che il Papa voleva molto beneall’onorevole Moro. Non a caso, la signoraMoro mi diceva che il Santo Padre lachiamava molto spesso personalmente.

Altre cose non le dicevano. Poi io eroancora giovane, quindi se c’erano dei puntidi incontro, dei tentativi, non saprei dirledi più.

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PAOLO CORSINI. Mi scusi, per quelche riguarda il riferimento al cappellanodelle carceri sta parlando di don Fabbriche era il braccio destro di don CesareCurioni ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Credo che quella per-sona fosse don Cesare Curioni. Questo donFabbri non so se è la stessa persona. Io loconobbi tanti anni fa, quando era studentein Accademia e poi lasciò. Poi l’ho rivistonel 1997-98 – non so se è la stessapersona – perché andò a svolgere lemansioni di assistente ecclesiastico del-l’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.Non so se è la stessa persona.

PAOLO CORSINI. Un’ultima domanda.Nei giorni del rapimento lei ha avutoincontri o contatti, si è mai sentito conl’onorevole Andreotti ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, perché a quell’epocanon conoscevo l’onorevole Andreotti.

MARCO CARRA. Don Mennini, la rin-grazio non solo per la disponibilità, maanche per quell’istantanea che ci ha re-galato relativamente alla situazione, alclima – per utilizzare un eufemismo – cheregnava al Viminale, quando lei, qualchegiorno dopo il rapimento del PresidenteMoro, partecipò a un incontro. Ha de-scritto una situazione quantomeno caotica,che conferma dal mio punto di vista inquali mani era il Viminale.

Peraltro, vorrei recuperare le cose dettedal senatore Gasparri, ampiamente condi-visibili: noi ci aspettavamo alcune cose equi invece ne sono state confermate altre,a dimostrazione che molto probabilmentele cose dette da Cossiga, per carità, fannoparte del profilo di una personalità piut-tosto complessa. Ho qualche dubbio in piùrelativamente alle cose dette da una per-sonalità di tutt’altro profilo, qual eraGuerzoni.

Quindi, noi abbiamo appreso questo.Molte delle domande che mi ero preparatosono già state sviluppate, ma le chiedoalcune cose.

È stato citato l’esperto americano Pie-czenik, un nome per me sempre più in-comprensibile. Egli ha sostenuto che iservizi segreti del Vaticano erano partico-larmente efficienti, a dispetto ovviamentedi quelli italiani. Volevo chiederle se puòdirci – se è noto a lei – quale attività hasvolto il servizio segreto del Vaticano du-rante questa vicenda, se lo sa.

Come già le ha chiesto il collega Cor-sini, si è tentato di sapere quali iniziativeil Pontefice avesse assunto all’epoca. Lei leha ricordate, facendo riferimento all’epi-sodio di Castel Gandolfo. Siccome dalleletture, da quello che si è appreso, nelfamoso messaggio del Papa c’è quel« senza condizioni », tutto questo lasciapresupporre che ci siano stati degli osta-coli tra il tentativo del Santo Padre dipraticare una determinata iniziativa e,viceversa, qualcun altro che l’avrebbe inqualche modo consigliato in maniera dif-ferente. Ovviamente uso il condizionaleperché non sono in grado di affermare concertezza, ma è anche questo oggetto di unadomanda che desidero porle.

Inoltre, chiedo se può essere dal suopunto di vista collegata l’ultima afferma-zione del Presidente Moro, mi pare nel-l’ultima lettera inviata alla famiglia, quelladel 5 maggio, laddove si fa riferimento allacircostanza che il Santo Padre ha fatto unpo’ pochino. « Forse – dice testualmente –ne avrà scrupolo ».

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Per quanto riguarda iservizi segreti del Vaticano, a parte chenon ci sono servizi segreti del Vaticano,veramente non so.

Per quanto riguarda la frase riferita, misembra che questo, anche se non detto, èabbastanza evidente. Se lei legge i diari delsenatore Andreotti oppure il libretto pub-blicato negli anni successivi da monsignorMacchi, lì si dice chiaramente che il SantoPadre, appena ricevuta la lettera dell’ono-revole Moro, inviò monsignor Casaroli dal-l’onorevole Andreotti, a casa sua, a corsoVittorio, per fargliela vedere. Certamentevalutarono quello che si poteva fare, tant’èvero che monsignor Macchi sostiene che

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un giorno o due giorni dopo la lettera delSanto Padre alle Brigate Rosse, l’onorevoleAndreotti scrisse una lettera al Papa enun-ciando tutte le condizioni a cui lo Statonon poteva minimamente derogare in que-sta vicenda. Quindi, che il Papa volessefare di più...

Certamente anche in quella lettera, cheè indirizzata a me ma che io non ho mairicevuto, in due lettere il povero Moro miscrive di supplicare il cardinal Poletti didire al Papa di fare di più e nell’altralettera chiede: « Il Papa non poteva essereun po’ più penetrante ? Speriamo che losia stato anche senza averlo detto pubbli-camente ».

D’altra parte, i rapporti fra Italia eSanta Sede sono molto delicati. Non si puòimmaginare come concretamente il Papaavrebbe potuto agire. Il Papa certamenteavrebbe potuto forzare la mano. Ma c’eratutto il mondo politico. In questo senso, iodevo dare atto all’onorevole Cossiga, ilquale, in una sua conversazione non socon quale giornalista, dice che alcuni fa-miliari di Moro se la prendono sempre conlui, con Andreotti e con il Papa, manessuno parla mai del Partito Comunista.Bisogna riconoscere – questo lo scriveCossiga – che tra i più fermi sostenitoridella linea della fermezza vi era il PartitoComunista. Giustamente Cossiga scrive,nell’intervista con Farina – non so se èvero o non è vero – che Berlinguer spessoe volentieri gli mandava l’onorevole Pec-chioli per dire: « State fermi perché pernoi Moro è già morto e se vi muovete unpochetto salta tutto ».

Immagino che il Santo Padre volesseche il povero Moro fosse liberato, ma ilclima era così ostile. Molti di voi sonogiovani, quindi non c’eravate. Queste adu-nate oceaniche dei sindacati che urlavano« non si deve trattare », ma non le ricor-date ? Oppure certe trasmissioni radio diGustavo Selva, che qualcuno definiva Gu-stavo « Belva », per quanto richiamava lalinea dura, oppure La Malfa che invocavala pena di morte, Pertini che usciva fuorie diceva: « Moro scrive queste lettere per-ché è evidente che non ha fatto la Resi-stenza » ?

In tutto questo, che poteva fare ilpovero Papa ? Quindi, ha cercato un’altrastrada, quella del riscatto. Il clima era taleche non si potevano prevedere recessionidalla linea della fermezza. E poi chepotere aveva il Papa per imporre una lineadiversa ? A parte che ormai la Sua saluteera molto precaria.

GIACOMO CALIENDO. MonsignorMennini, lei ha già risposto a due o tredomande che intendevo rivolgerle. Mi re-sta solo una cosa. A parte l’ultima affer-mazione, poiché Cossiga non riteneva chefosse solo il Partito Comunista, ma anchela Democrazia Cristiana, tranne l’onore-vole Fanfani, per un determinato mo-mento...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Che però è arrivato unpo’ tardino.

GIACOMO CALIENDO. In quel periodoio frequentavo il Consiglio superiore dellamagistratura, e c’erano varie riunioni a cuipartecipava anche Cossiga.

La domanda è: lei ha avuto, per caso,in quel periodo, in quei cinquantacinquegiorni, in particolare prima del 22 aprile,quando iniziano le intercettazioni, contatticon ex presidenti della FUCI o dell’AzioneCattolica, che volevano discutere, parlare,sapere ?

Lei, per caso, ha parlato con qualcunodi questi, che poi erano il professor Ba-chelet, Andreotti, oppure con il senatorePecchioli ? Ha avuto qualche colloquio ?

Allora, o Cossiga ricostruisce un’ipotesifantasiosa o Cossiga ricostruisce, comemonsignor Capovilla, una qualche espres-sione da lei usata che è male interpretatadai personaggi a cui ho fatto riferimento.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. La ringrazio. A queltempo non conoscevo l’onorevole Pec-chioli; non l’ho mai conosciuto, l’ho vistosolo quella volta nella Commissione.

Conoscevo molto bene il professor Ba-chelet, il professor Scoppola, però nonparlai con nessuno perché certamente ero

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tenuto a una riservatezza concordata conla signora Moro. La cosa era molto deli-cata. Se mi fossi messo « in piazza » lariservatezza sarebbe andata in frantumi.Mi intende ?

Quanto a Cossiga, mi permetto di direche se era sua convinzione quello che hadichiarato e se non aveva dubbi, perchénon farne parola con i miei superiori econ lo stesso Santo Padre ? Questa ovvia-mente è una cosa molto grave. Se io fossiandato e non avessi detto niente, pratica-mente avrei barattato la vita di Moro conla sua confessione o con la sua comu-nione ? Ma siamo diventati matti ? Perchénon ne ha parlato con il Santo Padre ?Andava a colazione dal Papa spesso evolentieri. È una cosa grave, una cosaimportante.

MASSIMO CERVELLINI. Intervengobrevemente perché molte delle domandesono già state poste. A me rimane dicapire da lei, ringraziando per la dispo-nibilità, un punto: lei ha detto a caldo cheil Viminale era nel caos e che il Vaticanoprovava una trattativa che ovviamente ve-niva invece vieppiù esclusa, almeno for-malmente, dallo Stato.

Vorrei capire se lei, quindi, era unriferimento – se il Vaticano era il partitodella trattativa – per poter arrivare alrisultato di salvare la vita dello statistaMoro. Il riferimento alle gerarchie delVaticano e agli intenti del Santo Padre chesi erano resi espliciti e manifesti, non èuna supposizione. Chiedo se, oltre l’ele-mento della conoscenza di una disponibi-lità economica per raggiungere lo scopo, visono stati atti, iniziative e personaggi chehanno concorso a far fare dei passi inavanti alla trattativa.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Come dicevo prima,quando mi recai da monsignor Caprio, eglimi disse che il Santo Padre certamentecercava tutti i modi, ma le strade eranopiuttosto limitate. Poi riferì anche al car-dinal Poletti, ma ricordo bene quello chediceva in quei giorni padre David MariaTuroldo, frate servita: bisognava trattare

perché – diceva – certamente il diavolo èbrutto e cattivo, ma per poterlo affrontaree difendersene è meglio conoscerlo.

Io certamente ero di quella linea. Nelmio piccolo l’ho detto, ma d’altra partenon è che mi potessi imporre. Che potevofare ? Ero un giovane sacerdote. Moro,poveretto, aveva quella visione dello Stato,uno Stato assolutamente etico in cui il fineprincipale, primordiale, è il servizio allapersona.

D’altra parte, lei mi intende: se lo Statonon è capace di difendere la mia vita, mifa sequestrare, poi come può pretendereche io non faccia niente, che non provi auscir fuori da quella situazione ? Per ca-rità, siamo tutti patrioti, però, come Moroscrive in una lettera, la linea della fer-mezza, in questa Italia mezza sganghe-rata... Poi è andata a farsi benedire colsequestro Cirillo ed era già stata mandatasulla luna col sequestro Sossi.

Io avrei trattato. A parte il trattare omeno, avrebbero potuto convocare la Ca-mera, fare finta di discutere, prenderetempo, perché immagino che quel pove-raccio sperasse che prima o poi la poliziaarrivasse a scoprirlo.

Come mai è stato detto no a tutto ?

GIACOMO CALIENDO. C’era già la li-nea della magistratura che bloccava tutti ibeni delle persone sequestrate, delle fami-glie, per non consentire nemmeno l’aper-tura di un dialogo.

GERO GRASSI. Questo è parzialmentefalso, perché per Sossi si è trattato. Haragione don Antonello.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Per Cirillo...

MAURIZIO GASPARRI. Sì, ma questo èun altro dibattito storico che conosciamo.

PRESIDENTE. Se ci atteniamo alle do-mande, adesso c’è il senatore Lucidi, poi ilsenatore Compagna, poi il senatore Gotor,e poi io vorrei fare due domande su dueelementi che, a mia conoscenza, sonocompletamente nuovi e, credo presi dal

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dubbio amletico se ha confessato o non haconfessato, rischiamo di farci sfuggire unanovità, qualcosa che alle mie orecchie è laprima volta che sento su tutta la vicendaMoro.

STEFANO LUCIDI. Grazie, monsignore,per la sua disponibilità. Io farò qualcheconsiderazione e poi alcune domande.

Immagino che lei, nel corso di questilunghi anni, si sia fatto spesso la domanda:« Perché proprio io ? ». Le chiedo, quindi,se può darci qualche ulteriore elemento arisposta rispetto a questa considerazione.

Sulla sua affermazione circa la neces-sità, per l’onorevole Moro, di accedere alsacramento della confessione, mi permettodi esprimere un parere da uomo dellastrada: per quel minimo che conosco lapersonalità dell’onorevole Moro, credo chequello sia stato un momento fondamentaleper la vita di un cristiano, immagino,quindi sia stata una delle richieste. Già ilfatto di non poter rivedere il nipotino,cosa assolutamente impossibile... Questaritengo che sia una delle massime aspira-zioni. Tra l’altro, credo che sia anche unapratica comune tra le più alte cariche delclero, quindi immagino che nemmeno SuaSantità si sottragga a un sacramento delgenere.

Riguardo al suo ruolo durante queigiorni, mi ha colpito particolarmente, nellasua deposizione, il ruolo svolto da lei alcentro di tre soggetti principali: lo Statoitaliano, lo Stato del Vaticano e quelgruppo sovversivo. A me suona strano ilfatto che, ad un tratto, i suoi canali dicomunicazione vengano intercettati. Ilfatto che lei venga lasciato solo a rimuo-vere un pannello pubblicitario, con Mo-rucci che la osserva, a me suona moltostrano, nel senso che mi fa sorgere laseguente domanda: in questo percorso c’èstata una sua messa a disposizione delleautorità, quindi magistrati, polizia ecce-tera, per dire: « Io sono il canale infor-mativo principale scelto dalle BrigateRosse, seguitemi, intercettatemi, usatemiper poter risolvere questo caso » ? In basea questa sua posizione, come giudica il suoruolo in questa vicenda ? Ritiene di aver

prestato un servizio allo Stato italianooppure a qualche altro principio o lineagenerale guida ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Mi permetto di rilevare,come ho già osservato prima, che il 20aprile il mio telefono non era ancora sottocontrollo, quindi io non fui lasciato soloda nessuno.

Durante il processo ter o quater (nonricordo) un avvocato mi chiese: « Come, leiriceve una telefonata delle Brigate Rosse,e non avverte la polizia ? ». Il mio interesseera il sequestrato, quindi di far qualcosain suo favore. Se avessi avvertito la polizia,avrebbe bloccato quelle due volte che hocercato di portare delle lettere. Certo, diràlei, il mio dovere era avvertire la polizia,ma quel giorno al Viminale mi era bastato.

A un certo momento, la signora Moromi disse che non tutti si erano comportaticome me, perché altri incaricati di portarei messaggi, invece di portarli alla famigliaprima passavano dalle forze dell’ordine. Ioho avuto la convinzione, l’ispirazione diservire soprattutto una persona a cui vo-levo molto bene e tentare, nel mio piccolo,di fare quello che potevo per sottrarlo aquella morte atroce, immeritata.

LUIGI COMPAGNA. Quando lei ha ri-costruito, prima dei tragici cinquantacin-que giorni, come è entrato in sintoniaintellettuale, civile, amicale, se così pos-siamo dire, col Presidente Moro, lei haevocato gli anni di Scienze politiche – lei,giovane studente, e Moro autorevolissimoprofessore di diritto e procedura penale –e ha detto che il primo tramite, primadello stesso Presidente Moro e di alcunidei suoi familiari, era stato il marescialloLeonardi. Il maresciallo Leonardi è unodei caduti della tragica giornata del 16marzo.

Lei ha avuto modo, dopo il 16 marzo,di avere rapporti con i familiari del ma-resciallo Leonardi, di rievocare quell’ami-cizia, quella sintonia che c’era stata travoi ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, qualche anno dopo

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– o due anni dopo, non ricordo – lasignora Liliana subì un’operazione e furicoverata a Villa Mercede. Venni a sa-perlo e quindi andai a trovarla. Era incompagnia del figliolo, Alessandro. Lamamma disse: « Ecco, vedi, Alessandro,questo è don Antonello, che era moltoamico di papà ». Tra l’altro, il maresciallomi aveva mandato una sua fotografia,scattata a Kiev, con tanto di dedica cheancora conservo.

Lei a un certo punto, però non inpresenza del figlio, mi disse che era moltoabbattuta perché quasi tutti l’avevano di-menticata. Poveretta. Era una brava per-sona, Leonardi, altro non saprei dire.

MIGUEL GOTOR. Mi ha colpito l’allu-sione al fatto che, a suo giudizio, Fanfani,che allora era la seconda carica delloStato, si fosse mosso un po’ tardi per latrattativa. Non è esattamente così, per chiha studiato il caso Moro.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì, ho letto che lei l’hastudiato anni e anni. Mi fa piacere, l’ap-prezzo per questo.

MIGUEL GOTOR. La ringrazio.Tra l’altro, il cosiddetto « fronte della

trattativa » dobbiamo sottolineare che ve-deva anche la prima carica dello Stato, ilPresidente Leone, a favore di una solu-zione umanitaria. Quindi, noi avevamo laprima carica dello Stato e la secondacarica dello Stato a favore di una solu-zione umanitaria del sequestro Moro.

Io le chiedo se lei ha mai sentitoparlare, nel 1978, del generale dei Cara-binieri Ferrara, che era l’aiutante dicampo del Presidente Giovanni Leone du-rante i cinquantacinque giorni. Questa èuna prima domanda, quindi vorrei un sì oun no.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

MIGUEL GOTOR. No. Perfetto.Seconda questione. Io mi sono interes-

sato all’impegno professionale di suo fra-

tello, ma anche di suo padre, perché ledico con franchezza – e desidero che restiagli atti – che io non ho mai pensato, cioènon mi è sembrato mai effettivamenteplausibile che Moro avesse deciso di farlacontattare solo e soltanto con un’atten-zione alla dimensione spirituale, come an-che lei oggi ha ribadito. Questa cosa nonmi ha persuaso perché oggi, cioè trenta-sette anni dopo, è accertato che il Vaticanoraccolse circa dieci miliardi di lire a CastelGandolfo, dove lei andava con i ragazzi ingita il 24 e 25 aprile per fruire di quelponte. Lo ricordo, il 24 e il 25 aprile sonopassati pochi giorni, un paio, dal messag-gio di Paolo VI agli uomini delle BrigateRosse e sono passate poche ore dal suodrammatico coinvolgimento nella vicendaMoro, a quanto sappiamo e a quanto lei ciha anche oggi ribadito, che avviene il 20aprile. Lei, comunque, il 24 e il 25 aprilesi reca a Castel Gandolfo in gita con iragazzi.

Il punto che desidero che resti è che,siccome questo denaro è stato raccolto,abbiamo dei testimoni oculari, un monsi-gnore, Fabio Fabbri...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Ma è vero quello cheracconta ? Perché faccio questa domanda ?Perché Paolo VI non camminava quasi più.Se lei ha davanti a sé la scena del funeraledi Moro, per fare il brevissimo tragitto trail trono papale e l’altare lo dovetteroportare in sedia gestatoria.

Ho letto, sì, su qualche numero dell’al-tra settimana dell’Avvenire, che questomonsignore sarebbe stato convocato dalPapa Paolo VI a Castel Gandolfo.

MIGUEL GOTOR. È un monsignore cheha un qualche rilievo.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non discuto, però misembra tanto strano che Paolo VI l’abbiaconvocato a Castel Gandolfo dove egli (ilPapa) non si recava mai durante l’anno,ma solo in estate.

MIGUEL GOTOR. Io non ho dettoquesto e non stiamo dicendo questo. Nes-

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suno si immagina il Papa a Castel Gan-dolfo che alza la coperta e conta i soldi,figuriamoci. Però, monsignor Fabio Fabbriera, nel 1978, il braccio destro di monsi-gnor Cesare Curioni che svolse – questoanche è acclarato – un ruolo delicatissimoin quei cinquantacinque giorni proprio perquanto riguarda la trattativa e la raccoltadi denaro.

Vengo al punto. Io ho sempre pensato– poi posso sbagliarmi, ma desidero cheresti agli atti – che il fatto che lei fossefiglio del vice capo dello IOR (presidenteera monsignor Marcinkus) e fratello di unalto dirigente del Banco Ambrosiano (pre-sidente era Roberto Calvi), in quei giornipossa aver influito nella decisione delprigioniero Moro di rivolgersi a lei.

Terza e ultima questione. Lei scopre diessere intercettato. Lo scopre subito...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Il 22 aprile.

MIGUEL GOTOR. In maniera chiara: latelefonata dell’intercettazione lo rivela inmaniera evidente. È impegnato in un ruolodelicatissimo, suo malgrado, che maiavrebbe immaginato di dover vivere, maha attivato o no dei procedimenti e delleazioni per evitare che successivi contattipotessero sfuggire alle intercettazioni ? An-che qui, vorrei un sì o un no.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No.

MIGUEL GOTOR. Non l’ha fatto.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Come facevo ?

MIGUEL GOTOR. No, si figuri. Bastacambiare telefono.

GIACOMO CALIENDO. Era questo chesi faceva.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io le ho detto chel’unica volta che ho usato una linea di-versa è stato il 5 maggio sera, perché...

MIGUEL GOTOR. Ma di linee ce nesono a centinaia. Lei però non l’ha fatto,non l’ha pensato. In quei momenti cosìdrammatici, sicuro di essere intercettato,non si è detto: « Beh, forse posso provarea trovare un altro canale ». Va benissimo,ne prendo atto.

Un’ultima cosa. Lei ha incontrato piùvolte Cossiga, ci ha detto, dopo che eradivenuto Presidente della Repubblica.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Durante la presidenza eanche dopo.

MIGUEL GOTOR. Durante la presi-denza, immagino, in situazioni estrema-mente ufficiali.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì.

MIGUEL GOTOR. Immagino: abbiamoil cardinale che incontra il presidente. Leiha detto che l’ha incontrato anche dopo,più volte, in situazioni...

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Meno ufficiali.

MIGUEL GOTOR. ... meno formali. Ilmodo con cui Cossiga si relazionava eraun modo estremamente aperto, amiche-vole.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Sì.

MIGUEL GOTOR. E lei ci ha detto, qui,oggi: « Cossiga con me non ha mai fattoalcun riferimento alle sue dichiarazioni ealle cose che stava dicendo ». Ma a lei nonè mai venuto in mente di dire: « Presi-dente, perché va in giro a dire delle coseche sono assolutamente e completamentefalse ? ». È una domanda: l’ha fatto o no ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Scusi, abbia pazienza,ma a quando risale questa dichiarazionedell’onorevole Cossiga ?

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PRESIDENTE. Al 2008.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io non c’ero più inItalia. Ero nunzio nella Federazione Russae non l’ho più visto. Non ho neppuresaputo che avesse fatto questa dichiara-zione.

MIGUEL GOTOR. La vox populi, che inquesto caso non è vox Dei, le assicuro, checi sia stato un sacerdote – poi basterebbeanche dire che non lo esclude, cioè forsec’è stato ma non è lei – è molto antica, èoriginaria. Non è stato soltanto il Presi-dente Cossiga, è stato anche il collabora-tore Corrado Guerzoni negli anni ’90, èaddirittura trasmigrata in una realtà fil-mica, in una fiction, a inizio degli anni ’80.Insomma, è una vox populi diffusissima.Per questo vorremmo capire se lei non hamai avuto occasione, anche dopo il 2008 –il Presidente Cossiga morì nel 2010 – diincontrarlo e di chiedergli perché andassedicendo in giro cose così assurde. Se midice di no, va bene.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Come le ho detto prima,io non c’ero, quindi lo venni a saperedopo.

Che Moro, nel fare il mio nome, comeera scritto nella lettera indirizzata allasignora Noretta, pensasse anche, avendosaputo la mia condizione familiare, a qual-che cosa che io potessi attivare, non loposso escludere. In effetti, io mi recai damonsignor Caprio, mi recai dal rettore delCapranica, che sapevo che erano in favoredelle trattative. Altro veramente non sa-prei dire.

Certamente non ho mai detto a Cossigaquesto, perché non l’ho più visto. Non hoavuto modo. Poveretto, quando è morto ?

MIGUEL GOTOR. Nel 2010.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non l’ho più sentito.

Guardi, io sono convinto di non averconvinto nessuno. Questa leggenda, nonsolo metropolitana ma oramai direi tran-

scontinentale – perché io sono stato inAfrica, in Uganda, sono stato in Russia –persiste. Io ripeto che purtroppo non homai potuto incontrare l’onorevole Moro econsolarlo e che, parlando alcune voltecon la signora Moro, la signora Morodisse: « Se questo è avvenuto sarà statotramite qualcuno che era amico dei bri-gatisti ».

Le rispondo toto corde, come risposi lìper lì a Padellaro, già compagno di scuolaal liceo: « Magari avessi potuto farlo ! ».Credo che sia nell’animo di ogni sacerdote.Ora, ammesso e non concesso che difronte a realtà ipotetiche di terzo tipo unopossa immaginare come si sarebbe com-portato, perché sappiamo bene che lastoria non si fa con i « se » e con i « ma »,però le dico che questo era il mio statod’animo, tant’è vero che avevo scritto an-che quella lettera, che lì per lì fu inter-pretata come esagerata. Ma io volevo benea Moro, lo stimavo, ne conoscevo tutta lafinezza spirituale e culturale. Insomma,veramente quello che Paolo VI disse di lui– uomo buono, mite, saggio, innocente eamico – credo che sia assolutamente vero.

A parte le scelte politiche, che potevanoessere condivisibili o non condivisibili, noncredo che si potesse rimproverare a quelpoveraccio. Non ha potuto inaugurare laterza fase, come si chiamava, ma certeforze politiche poi sono arrivate al Go-verno, e questa era la sua prospettiva.

Mi dispiace, ma io purtroppo lo so chec’è questa leggenda.

MIGUEL GOTOR. Io la ringrazio molto,perché le sue risposte sono molto utili,invece. La ringrazio.

PRESIDENTE. Se facciamo rapida-mente le ulteriori domande, poi vorrei unchiarimento su una parte iniziale che perme è di interesse.

ENRICO BUEMI. Quantomeno dalpunto di vista teorico, lei ha detto all’inizioche sulla confessione la semplice ammis-sione dell’essere avvenuta è un elementoche già invade la sfera del segreto. Quindi,dal punto di vista teorico non metto in

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discussione, in questo momento, però mipare che l’assunto teorico sia sullo sfondodel suo comportamento e della situazione.

Nella sua attività di canale tra la fa-miglia Moro e Aldo Moro, ha avuto lasensazione che la sua attività fosse inqualche misura impedita ? Controllataprobabilmente sì, l’ha detto lei, ma impe-dita ? Questa è la prima domanda.

A fronte di questa attività di impedi-mento o di condizionamento, lei ha avutola sensazione di una presenza di un canaleparallelo controllato, cioè gestito, dalleistituzioni ?

Infine, tornando sulla vicenda dell’im-postazione umanitaria e trattativista delPartito Socialista e di Craxi, nei colloquicon la famiglia Moro lei ha avuto, da partedella famiglia Moro, comunicazione diquesta compresenza parallela all’attivitàvaticana a favore della liberazione di AldoMoro ? Dico allora; oggi lo sappiamo chec’è stata quell’attività.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Non se ne parlò diret-tamente, però si vedeva in televisione chel’onorevole Craxi andava a trovare la fa-miglia Moro e certamente sarà andato adire di essere in favore della linea dellatrattativa.

ENRICO BUEMI. Ma nei colloqui conlei ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, no.

Io, però, vorrei tornare a quello che...

ENRICO BUEMI. Scusi, come canalelaico dell’attività a favore della trattativa.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. No, non lo sapevo.Quello che si leggeva sui giornali, che c’eraLanfranco Pace, questo e quest’altro...

Vorrei tornare però alla questione sol-levata dall’onorevole Gotor, sul fatto cheFanfani fosse arrivato tardi. Non è unrimprovero a Fanfani, però dato che Fan-fani anche si era recato altre volte a casadella signora Moro, posso immaginare che

la signora Moro il 5 gli abbia detto: « Èarrivata questa lettera ultimativa in cui siparla di ordine di esecuzione ». Poveretto,tant’è vero che la signora mi disse – e poinon c’era bisogno della signora – che gliesami autoptici rivelarono che negli ultimitre giorni e mezzo quel povero Moro nonassunse più cibo, perché era talmenteturbato.

Se la signora ha partecipato all’onore-vole Fanfani, forse si sarebbe dovuto muo-vere prima.

MIGUEL GOTOR. Ma io infatti non hoparlato assolutamente di rimprovero. Hodetto di aver colto un’allusione e le volevodire, proprio in virtù degli studi che hocompiuto, che la sensibilità della secondacarica dello Stato Fanfani e della primacarica dello Stato Leone a favore di unatrattativa umanitaria non è avvenuta,come viene raccontato, nelle ultime ore onegli ultimi giorni, ma si struttura daquando viene saputo che una trattativa èpossibile e si sta svolgendo, ovviamente informa segretissima, e ha come epicentroCastel Gandolfo.

PAOLO CORSINI. Mi scusi, ancora sultema della confessione. C’è un aspetto sulquale lei non mi convince. Lei è unautorevole esponente della Chiesa, è per-sona assolutamente competente di teologiae ha fatto un’affermazione che mi sembracontraddittoria.

Lei dice: che il merito della confessione,ciò che è stato confessato, non possaessere esposto è un dato pacifico e poiaggiunge che non è soltanto il frutto diuna regola del diritto canonico, ma ha unaderivazione divina il fatto che il luogo e lostesso accadimento della confessione nondebba essere reso pubblico. Questo non èvero, storicamente non è assolutamentevero. La confessione è pubblica grossomodo fino all’anno Mille; diventa aurico-lare grosso modo dall’XI secolo in poi.Quindi, mi ha lasciato come l’impressioneche lei volesse dirci: « Badate bene, viconfermo la versione che ho sempre datoe cioè che la confessione non è maiavvenuta, perché in realtà di questo tema

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Page 31: RESOCONTOSTENOGRAFICO - Gero Grassi · durante il sequestro, è stato latore di alcune missive di Aldo Moro e destinatario di altre, ancorché a lui non pervenute. Al riguardo la

non voglio parlare ». Quindi, lascia ancoraaperto un interrogativo dal mio punto divista.

MAURIZIO GASPARRI. Senatore, èuna Commissione su Aldo Moro, non suTommaso Moro.

PAOLO CORSINI. Senatore Gasparri,io mi diletto molto di questi studi.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. La ringrazio molto, maper questo io « bypasso » il problema con-fessione o meno per affermare e ribadireche non ho mai incontrato l’onorevoleMoro durante la sua prigionia.

GERO GRASSI. Dagli atti, dai diversiatti, anche gli ultimi della magistratura,pare accertato – e lo dice Guerzoni, lodice Violante, lo dicono in tanti – che uncanale di ritorno ci fosse. Ora, preso attoche lei dice « non sono io », però il 5maggio nella telefonata si evince che c’èqualcuno che sta trattando, c’è qualcunoche è canale di ritorno. Questo dimostrache l’idea del canale di ritorno, negli attisuffragata da informazioni, è veritiera.

Il 5 maggio il canale di ritorno vieneaccertato, cioè c’è una persona che statrattando. Volevo chiederle qual è la suaidea a questo proposito.

Dopodiché, vorrei fare una precisazionea futura memoria. Quello che il senatoreGotor dice su Fanfani e Leone è vero, cioèche entrambi si erano mossi, Leone addi-rittura più di Fanfani con il caso PaolaBesuschio. È tutto vero. È anche vero,però, che non era nella disponibilità dinessuno dei due definire la trattativa. Se èvero che ambedue facevano parte del ca-nale trattativista, è anche vero che néLeone né Fanfani avevano la possibilitàconcreta di incidere. È verissimo, invece,quello che lei ha raccontato sul climadell’epoca.

A futura memoria devo dire che lascelta dell’epoca di non trattare, poi smen-tita da alcuni personaggi – basti ricordarequello che ha detto Pietro Ingrao, Presi-dente della Camera dell’epoca, in occa-

sione del trentennale della morte di Moro– dopo passa in secondo ordine. Però, noinon possiamo pensare che ci sia stato untavolo nel quale la gente ha deciso la nontrattativa, perché alla domanda di Sciasciail Presidente Andreotti dice: « Non ab-biamo mai deciso di non trattare, inquanto lo Stato non tratta e basta ». MaAndreotti in quel momento dice una so-nora bugia, smentito qualche mese dopodal caso Cirillo e dal caso Dozier.

Le ripeto la domanda: il 5 maggio,secondo lei, il canale di ritorno – visto chelei dice di non esserlo – chi è ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Io non lo so, però le hodetto il contenuto della telefonata. Quelsignore vi fa riferimento e mi comunica:« Dica alla signora che ci dispiace molto,ma non abbiamo potuto rintracciare lapersona da Lei (cioè dalla signora) indi-cata e ci siamo rivolti di nuovo a Lei (cioèa me) ».

PRESIDENTE. Che è l’unica novità del-l’audizione.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. A proposito di Fanfani,senatore Gotor, mi sembra che, a partetutta la trattativa andata avanti, se Fanfania un certo punto avesse detto « trattiamo »,questi si sarebbero fermati.

PRESIDENTE. Lo doveva dire il 9 mat-tina.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Lo so, ma dillo prima !Se era al corrente della drammaticità degliultimi eventi...

PRESIDENTE. Ormai non stiamo piùfacendo le domande, don Mennini. Lediciamo che opinione abbiamo della sto-ria...

MIGUEL GOTOR. Lei è inesperto dipolitica. La politica è molto difficile, molto

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complessa e richiede tanta prudenza ! Lodico in tono ironico, sia chiaro. È unabattuta.

STEFANO LUCIDI. Pongo due do-mande a conclusione. La prima prendespunto da quanto già chiesto dal senatoreGotor, al quale lei ha risposto: « Sì, sapevodi essere intercettato, però sostanzial-mente non ho fatto nulla per impedire oper aggirare questa situazione ». Secondome, questo va un po’ in contrasto conquanto affermato da lei prima in rispostaa una mia domanda, laddove lei ritiene diaver svolto in quel periodo un serviziosoprattutto alla figura dell’onorevoleMoro. Per me questo fatto contrasta, per-ché se veramente lei non aveva fiducia neimezzi investigativi dello Stato, probabil-mente, a maggior tutela del sequestrato,sviare da determinati canali sembrerebbeuna delle azioni possibili. Quindi, le chiedoun chiarimento su questo punto.

L’altro aspetto riguarda una riflessioneche ho fatto mentre ascoltavo le sue pa-role. Mi ha colpito particolarmente il fattoche lei, in due punti della sua audizione,ha citato la parola « vergogna ». Nell’attodi smontare il pannello all’esterno del barlei ha parlato di vergogna e nell’atto dichinarsi per cercare la lettera successivaha parlato di vergogna. A mio modo divedere, sono due gesti assolutamente nor-mali. Comunque sia, la vergogna per noi èqualcosa di...

PRESIDENTE. Lucidi, se adesso io e tescendiamo di sotto e smontiamo il pan-nello del bar non proveremo vergogna, maperlomeno ci picchiano.

STEFANO LUCIDI. Le cose di cui ver-gognarsi probabilmente sono altre. Questedue puntualizzazioni mi hanno fatto ve-nire in mente una sorta di gioco delle partiinverse. Supponiamo per assurdo che in-vece la storia sia andata in un mododiverso. Che cosa cambierebbe rispettoalla sua figura e alla sua storia il fatto diessere lei il prete che è entrato nel carceredi Aldo Moro ? Che cosa potrebbe cam-biare, nel suo percorso, nella sua storia

morale, religiosa, di cittadino ? Questo hadelle implicazioni ? Questa domanda misorge semplicemente dalle due considera-zioni che ha fatto lei: per una persona cosìattenta a una pubblica morale, come po-trebbe cambiare la sua esistenza in ungioco delle parti inverse ? Se lei fosseveramente la persona che è entrata nelcarcere di Aldo Moro, cosa cambierebbenella sua moralità, nella sua etica, nellasua vita religiosa ?

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Per quanto riguarda iltentativo di « bypassare », certamentequando io informai Massimo Masini del-l’intesa intercorsa con la signora Moro,non lo feci per telefono. Lo feci chiamareda un altro amico, al quale dissi di andarea casa di Massimo e di farlo venire da me,e parlammo.

Per quanto riguarda la vergogna...

ENRICO BUEMI. L’imbarazzo.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Imbarazzo. Se lei simette a spostare un pannello pubblicitario,poi a via Volturno... Lei conosce via Vol-turno ? C’è un mare di gente. Si metta unpo’ lei, vestito da prete, in mezzo a tuttaquesta gente, inginocchiato per terra.

Se fossi stato io, ripeto quello che hodetto: magari fossi stato io a poterloconfortare, ma purtroppo non mi è statadata questa possibilità. Non cambierebbeniente, non ho nessun timore. Mi dispiacequello che diceva Cossiga, perché è vera-mente una cosa molto importante. Perchédovrei negarla, anche ai fini di una rico-struzione storica ? A parte la confessione omeno, i segreti o i limiti, perché oggi,anche a distanza di tanto tempo, dovreinegare di aver visto l’onorevole Moro ?Certamente lo nego perché non è avve-nuto.

Come dicevo prima, se mi fosse capi-tata questa sorte certamente mi sareimosso, forse – lei ha citato il film – inmodo meno imbelle di quanto mi hannofatto apparire nel film. Non è vero perniente.

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FEDERICO FORNARO. In riferimentoalla domanda che ho fatto a monsignorMennini, vorrei chiarire che l’intervista dimonsignor Loris Capovilla a cui ho fattoriferimento, rilasciata al giornalista RAIAlessandro Forlani, è datata 10 giugno2010. Monsignor Capovilla è nato il 14ottobre 1915, quindi aveva novantaquattroanni. Vorrei che rimanesse agli atti chemonsignor Capovilla è stato creato cardi-nale da Papa Bergoglio il 22 febbraio 2014.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Più che meritatamente.

FEDERICO FORNARO. Quindi, eviden-temente, nel 2010 era persona in grado dirispondere.

PRESIDENTE. A me non viene inmente di disquisire sulle nomine del SantoPadre che con motu proprio ha fissato chedal settantacinquesimo anno di età sidecade.

ANTONIO MENNINI, nunzio apostolicoin Gran Bretagna. Infatti monsignor Ca-povilla lo sento spesso. È molto lucido.

GIACOMO CALIENDO. È una do-manda che sorge da un’affermazione dimonsignor Mennini. Egli ha detto chequando si è recato la seconda volta, con lamotocicletta, è andato così come era ve-stito. La prima volta è andato in abitotalare ?

MONSIGNOR ANTONIO MENNINI,nunzio apostolico in Gran Bretagna. No.

GIACOMO CALIENDO. Ecco. Lochiedo, siccome c’era questa differenza.

PRESIDENTE. Nel ringraziare monsi-gnor Mennini della lunga audizione, per-sonalmente, al di là dell’interesse di tuttal’audizione che poi rileggeremo nel reso-conto, segnalo – e vorrei che tutti icommissari ci riflettessero sopra – treaspetti che mi sembrano significativi.

Nello speech iniziale ho fatto riferi-mento al canale di ritorno, perché anch’io

avevo una grande suggestione e aspettativadi chiarire tutte le cose che ci siamo detti,di chiarire quello che hanno detto Cossiga,Guerzoni, monsignor Capovilla, la famigliaMoro, gli ambienti attorno alle vicende diTobagi. Detto questo, però, resta da capirese il canale di ritorno c’era o no, perchénon è una cosa di poco conto.

Per la vicenda del generale, per nostramemoria storica, nelle trascrizioni delletelefonate a nostra disposizione non ècitato quattro volte ma una sola.

È la prima volta che, contrariamente aquanto hanno dichiarato nei verbali o inquant’altro, ho inteso pronunciare damonsignor Mennini oggi che nella telefo-nata del 5 maggio il professor Nicolaiconclude la telefonata dicendo sostanzial-mente; « Dica alla signora Moro che lapersona che ci aveva indicato non l’ab-biamo rintracciata e per questo torniamoa lei ». La lettera che quel giorno arriva èla lettera che annuncia che si è chiuso lospiraglio e Moro comunica alla famigliache sarà ucciso. È il 5 maggio e sarà uccisoil 9.

Credo che alcuni approfondimenti va-dano dal rintracciare la bobina a capire –questo è come si ricorda monsignor Men-nini – che cosa significa quel messaggio,che echeggia perfettamente quello chescrive Moro prima: c’era uno spiraglio e lospiraglio si è chiuso. Si fa riferimentochiaramente a un canale di ritorno. Pos-siamo dargli tutti i nomi del mondo,possiamo ritenere che quel canale di ri-torno l’aveva cercato la famiglia, il chetrova riscontro anche in alcune letterenelle quali Moro scriveva di qualcunocontattato, però è anche un chiaro segnaleche dice: « C’era un canale che non c’è più.Ritorniamo a quello che avevamo datoall’inizio per dare la comunicazione fi-nale ».

Io non la interpreto, la leggo in questomodo, salvo accertamenti. Peraltro, questoecheggia ancora una volta altre dichiara-zioni – che don Mennini stamani ci hariferito – della signora Moro che, com-mentando il fatto che egli prendeva lelettere e faceva il postino per la famiglia,ha fatto chiaramente riferimento ad altri

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soggetti che facevano i canali di ritorno,che non hanno espletato questo lavoro neiriguardi della famiglia.

FEDERICO FORNARO Si riferiva aquelli che avevano ricevuto le lettere, nona quelli che...

PRESIDENTE. No, don Mennini è statopreciso. Non sono sordo e credo di avercapito bene: la signora le ha detto che lei,cioè don Mennini, quando ha ricevuto lalettera l’ha portata alla famiglia; altri nonhanno fatto sempre così. Quindi, non altriche erano i destinatari, ma quelli chefacevano il postino hanno consegnato al-trove. Io l’ho interpretata così.

MIGUEL GOTOR. Ha detto alla polizia.

PRESIDENTE. Vi prego di andare arileggere l’ordinanza di Ciampoli. In quel-l’audizione, se vi ricordate, quando siparlava di vicenda di canale di ritorno, poiarriva l’interpretazione che alla fine Moromuore perché c’erano tanti canali, poi neresta uno e poi quel canale si ferma.Adesso la ricordo grosso modo, ma dob-biamo rileggerla.

Credo che il fatto che un brigatista,baffi o non baffi, che è sempre quello chetelefona a monsignor Mennini e che dicealla fine della lettera conclusiva, o perlo-meno ritenuta tale, che quella persona nonsi è più rintracciata, sia un elemento – sele bobine sono scomparse e non credo chela parrocchia avesse un interesse partico-lare a far scomparire le bobine – daverificare perché il canale di ritorno era

un canale che c’era e improvvisamente, al5 maggio, o non viene reperito o non c’è.

ENRICO BUEMI. Scusi, presidente,Massimo Masini è quel canale di ritornoche non è stato...

PRESIDENTE. No, è don Mennini checerca...

Siccome monsignor Mennini non volevaandare e non voleva telefonare alla fami-glia Moro per mantenere il canale diriservatezza, usava lui, e siccome non lotrova telefona dicendo: « Vengo io diretta-mente ».

ENRICO BUEMI. Ho capito, ma allorail pezzo mancante nell’ultima lettera...

PRESIDENTE. Il professor Nicolai,quando chiama dice alla fine, grossomodo: « Riferisca alla signora Moro checonsegniamo la lettera a lei perché quellapersona da lei indicata non è stata repe-rita ». Quindi, è un messaggio chiaramentedi chiusura di un canale che c’era. Io lainterpreterei così.

Ringrazio don Mennini e dichiaro con-clusa l’audizione.

La seduta termina alle 13.40.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTIESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

DOTT. VALENTINO FRANCONI

Licenziato per la stampail 17 giugno 2015.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

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ALLEGATO

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