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26/08/11 22.51 Ricerca scientifica umanistica, di P…erri - - Saggistica - ilmiolibro.it Pagina 1 di 6 http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=633220 Presentazione dell'autore Iniziazione pratica Guida teorico-pratica per realizzare e scrivere in modo scientifico la propria Tesi di Laurea in ambit Filosofia, Teologia, Storia, ecc.). Contiene Schede tecnico-operative ed esercitazioni pratiche per a prima che si presentino. Il libro Homepage Crea e stampa La vetrina Community Booknews La mia pag Recensioni Classifiche Argomenti Recensioni della community Ricerca scientifica umanistica di Paolo Gherri Consiglia Registrazione per vedere cosa consigliano i tuoi amici. Prezzo di vendita 20,00 Prezzo di copertina: 23 ! Risparmi: 3 ! Saggistica 2a edizione 8/2011 Formato 15x23 - Copertina Morbida - bianco e nero 272 pagine Aggiungi al Aggiungi ai Commenta Aggiungi ta Spedizione in 3

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26/08/11 22.51Ricerca scientifica umanistica, di P…erri - - Saggistica - ilmiolibro.it

Pagina 1 di 6http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=633220

Presentazione dell'autore

Iniziazione pratica

Guida teorico-pratica per realizzare e scrivere in modo scientifico la propria Tesi di Laurea in ambito umanistico (Diritto,

Filosofia, Teologia, Storia, ecc.). Contiene Schede tecnico-operative ed esercitazioni pratiche per affrontare i 'problemi'

prima che si presentino.

Il libro

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Ricerca scientifica umanisticadi Paolo Gherri

Consiglia Registrazione per vedere cosa consigliano i tuoi amici.

Prezzo di vendita 20,00

Prezzo di copertina: 23 !Risparmi: 3 !Saggistica

2a edizione 8/2011

Formato 15x23 - Copertina Morbida - bianco e nero

272 pagine

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PAOLO GHERRI

RICERCA SCIENTIFICA UMANISTICA

Iniziazione pratica

estratto integrativo delle Lezioni di “Metodologia giuridica”

ad uso degli studenti (vers. 0.0)

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Introduzione alle Schede tecniche Le Schede tecniche che si propongono di seguito sono soltanto alcuni

tentativi di ‘formalizzare’ in modo razionale quelli che originariamente erano solo sensazioni e ragionamenti entrati in rilievo al momento –soprattutto– di valutare il lavoro già eseguito dagli studenti nella stesura della Tesi. In tali circostanze, davanti cioè ad alcune decine di pagine già formulate, spesso il docente riesce soltanto a percepire una ‘sensazione’ di problematicità diffusa, difficilmente esprimibile e, soprattutto, difficilmente comunicabile al loro redattore al di fuori delle coordinate della pura emotività o della semplice ‘impressione’ (negativa): evidentemente troppo poco sia per chiedere una revisione di quanto –inadeguatamente– proposto che per indicare puntualmente dove/come/perché ci siano ‘problemi’.

Se, tuttavia, vale quanto già illustrato del ‘metodo’ (che, cioè, non esiste

‘a priori’), proprio l’esperienza dell’accompagnamento nella ricerca ha messo in rilievo come sia possibile indicare dei criteri che permettano di evidenziare –almeno– alcuni elementi sicuramente irrinunciabili: non gli ‘unici’, né i ‘migliori’, ma semplicemente quelli che si è concretamente visto poter funzionare, attraverso la messa a punto di ‘strumenti tecnici’ (espressi spesso in tabelle od organigrammi) che, quando applicati, si rivelano in grado di evidenziare elementi certamente significativi, discostandosi immotivatamente (ed inconsapevolmente) dai quali aumentano i rischi d’inadeguatezza del proprio lavoro. Chi, per contro, sia in grado di motivare adeguatamente la propria ‘difformità’ dalla criteriologia suggerita non avrà nulla da temere poiché, di fatto, si è già posto tali problemi e ne ha trovato una ragionevole soluzione.

Dal punto di vista sostanziale, non di meno, per quanto sia inevitabile

che la ‘formalizzazione’ di alcune istanze costituisca una loro restrizione e parzializzazione, non esiste però un vero rischio di reale stravolgimento della valutazione, poiché quanto posto sotto osservazione e ridotto a pure ‘forme’ costituisce comunque qualcuno –almeno– dei ‘punti di osservazione’ privilegiati della qualità dell’intera (esposizione della) ricerca sin qui illustrati.

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RICERCA SCIENTIFICA UMANISTICA. INIZIAZIONE

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Lo stesso vale, in qualche misura, anche per le successive Esercitazioni, messe a punto appositamente per ‘creare problemi’ al neo-ricercatore costringendolo, in tal modo, a porsi interrogativi (per i quali cercare soluzioni plausibili ed efficaci) dei quali –diversamente– non avrebbe alcuna percezione prima di essersi cimentato con la concreta esposizione della sua ricerca. Si tratta di ‘strizzacervelli’ con lo scopo di suscitare attenzioni e cautele in qualche modo strutturali per lo svolgimento della propria ricerca: una sorta ‘laboratorio’ che permetta di sperimentarsi mettendo se stessi alla prova con l’affrontare direttamente situazioni concrete e problemi reali, al di là dei criteri e dei principii che, considerati in sé, sembrano sempre chiari. Di fatto, invece, mentre essi costituiscono spesso un castello di concetti (più o meno semplici) che dà l’illusione di poter attuare tutto con immediatezza, la realtà operativa sovente oppone resistenza, e così chi è alle prime armi pensa di aver “sbagliato tutto” o di non aver capito bene le teorie1.

Quelli proposti sono (più o meno) semplici ‘esercizi’ per allenare le migliori capacità del neo-ricercatore, indirizzandone ed assistendone il training senza, però, potersi mai sostituire alle sue reali capacità né, tanto meno, mortificarle. Come in ogni vero ‘esercizio’ il risultato non sta nella sua realizzazione, ma nella fatica fatta per eseguirlo.

Non di meno, davanti al rischio (costante in qualunque ambito) di

fossilizzarsi –quasi magicamente– su forme e criteri, sarà necessario prestare maggiore attenzione alle questioni che Schede tecniche ed Esercitazioni pongono, più che alle soluzioni offerte (spesso in modo solo esemplificativo), senza farne mai l’unica possibilità esperibile. Quanto proposto risponde certamente ai criteri epistemologici e tecnico-metodologici previamente fondati ed illustrati, pur senza costituirne l’unica possibile conseguenza ed applicazione…

1 Cfr. M.P. POZZATO, Semiotica del testo, 16.

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PRIMA SCHEDA TECNICA Titolo e Schema

Il momento del ‘passaggio’ dal ‘Titolo’ allo ‘Schema’ (o Indice) della

ricerca non solo è uno dei momenti chiave della ricerca scientifica ma ne costituisce anche lo snodo fondamentale e, in qualche modo, la stessa possibilità. Si tratta, come già detto, di mettere a fuoco i tre elementi strutturanti della ricerca scientifica: chi/ciò, cosa, come …attività non possibile, tuttavia, senza aver già individuato il ‘dominio’ (in fondo: la ‘materia’) della ricerca stessa.

Se è vero che il ‘ricercatore nato’ troverà ben presto una propria

‘ispirazione’ quasi istintiva, non di meno chi è ai primi passi si trova spesso, invece, nella necessità di essere ‘aiutato’ tanto nella corretta costruzione del Titolo che di un adeguato Schema di svolgimento attraverso la ricerca da effettuarsi; una semplice tecnica può offrire almeno uno spunto utile allo scopo, pur senza pretendere che la sua sola applicazione possa far miracoli1. PRIMO STEP: VERIFICA DEL TITOLO

La prima cosa da fare è ‘verificare’ la reale consistenza del Titolo proposto/individuato, al di là dell’effetto suscitato dalla sua enunciazione. Tre passaggi:

a) individuazione di tutti gli elementi contenuti nel titolo: in genere i sostantivi, b) valutazione della loro rilevanza (individuale o accorpata con eventuali loro qualificazioni): coppia sostantivo-aggettivo, c) individuazione del ‘dominio’ al cui interno si svolgerà la ricerca stessa; tale ‘dominio’ deve comparire espressamente nel Titolo ed esserne uno degli elementi rilevanti.

Al termine di questa prima ricognizione si dovrebbero avere a

disposizione pochi elementi (max. 4) di cui uno costituisca il ‘dominio’ della ricerca (la ‘materia’ accademica o una sua parte tecnicamente individuabile e ‘rilevante’) e gli altri il soggetto (il “chi/cosa” di cui ci si occuperà) e la sua eventuale modalità esecutiva.

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RICERCA SCIENTIFICA UMANISTICA. INIZIAZIONE

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Nel caso in cui gli elementi fossero di più e/o non fosse possibile evidenziare con chiarezza il ‘dominio’ dell’indagine sarà necessario ripensare l’intero Titolo poiché, di fatto, quello esaminato non risulta adeguato ad indicare di cosa la ricerca dovrebbe concretamente occuparsi.

L’individuazione del ‘soggetto’ può non risultare immediata o presentarsi come ambigua: ciò è normale ed, anzi, proprio questo lascia la libertà di impostare ogni ricerca secondo le proprie ‘convinzioni’, punti di vista (anche dottrinali) e/o competenze specifiche, scegliendo come ‘soggetto’ un elemento invece di un altro che potrebbe risultare più immediato ad altri ricercatori. Sapere di che cosa si vuol parlare è comunque essenziale, né si potrebbe ritenere d’individuarlo strada facendo in base a ‘quanto emerge’ dalla ricerca (…di che cosa?); senza ‘soggetto’ non si avranno ‘ipotesi’ e quindi ‘dati’ …e quindi ricerca. SECONDO STEP: STRUTTURA DELLA RICERCA

Una volta messa alla prova la consistenza (e ragionevolezza) del Titolo è necessario individuare la struttura della ricerca. Il procedimento può essere svolto anche in modo ‘manuale’ così da favorire la ‘visibilità’ dell’operare ed essere supportati anche da facoltà non solo intellettuali. Uno ‘schema’, d’altra parte, è un dispositivo grafico… e come tale giova che sia trattato anche a livello ‘genetico’.

Concretamente: a) tracciare un ‘cerchio’ che individui il ‘dominio’ di ricerca, separandolo dal resto dello scibile umano o –eventualmente– della Scienza/Disciplina di cui si tratti, b) scrivere a parte gli ‘elementi’ evidenziati nell’analisi del Titolo e chiedersi se uno di questi possa costituire un –ragionevole– sotto-dominio di quello principale; c1) se ciò si verifica, tracciare un nuovo cerchio all’interno del precedente, e riprendere dal punto “b)” con i due elementi rimasti ancora disponibili, altrimenti passare avanti: c2) se ciò non si verifica, provare a collocare all’interno del cerchio i tre elementi disponibili considerandoli di fatto ‘paralleli’.

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SCHEDA - TITOLO E SCHEMA

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TERZO STEP: VERIFICA DELLA STRUTTURA La struttura così ottenuta sarebbe già in grado, di per sé, di fornire un

chiaro indirizzo alla ricerca da effettuare; occorre, tuttavia, ‘verificarne’ la praticabilità per non indirizzarsi in modo acritico verso uno schema ‘bello’, ma inattuabile.

La struttura emersa dal secondo step avrà una delle seguenti configurazioni:

- concentrica a (max) quattro livelli di ‘profondità’ [“b)” ciclico], - parallela a (max) tre elementi paralleli [“c)”], - mista a due livelli concentrici, contenenti due elementi paralleli [“b)” + “c)”].

La verifica da effettuarsi sulla struttura consiste nel valutare

attentamente: a) la plausibilità teoretica e dottrinale dello schema realizzato, b) i ‘pro’ ed i ‘contro’ di eventuali disposizioni ‘alternative’ degli stessi elementi, c) i reali rapporti intercorrenti tra gli elementi posti in modo ‘gerarchico’ (concentrico) oppure ‘paritario’ (parallelo).

Il risultato di questo procedimento, solo apparentemente formale (visto che contiene continue ‘valutazioni’ di ‘contenuto’), consiste nel fornire la struttura vera e propria della ricerca, offrendo già anche la ripartizione di massima in ‘Parti’ ed in ‘Capitoli’, da bilanciare reciprocamente quanto ad articolazione ed estensione.

Di fatto: a) la struttura concentrica semplice non richiede –di per sé– una ripartizione strutturale in ‘Parti’, che hanno senso –solo– perché/quando adeguatamente distinte; b) la struttura parallela semplice può essere divisa in Parti se ciascuna di queste sarà poi ulteriormente suddivisa in (almeno) tre Capitoli; se la tematica non lo richieda strutturalmente a causa della propria specificità è meglio evitare di dividere in Parti una ricerca di (soli) quattro Capitoli; c) la struttura ‘mista’, per contro, trae generale giovamento proprio dalla divisione in ‘Parti’:

- Parte prima: un capitolo per il ‘dominio’ ed uno per il ‘sottodominio’, - Parte seconda: un capitolo per ognuno degli altri due elementi;

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d) ‘Parti’ e ‘Capitoli’ devono ricevere un proprio ‘Titolo’ rispondente alle caratteristiche di massima già indicate al primo step per il Titolo della ricerca come tale; e) il numero dei ‘Capitoli’ può anche essere multiplo di quello indicato [6 invece di 3 o 8 invece di 4], per quanto un ‘Capitolo’ inferiore alle 30 pagine appaia poco sensato, così come un lavoro articolato in oltre dieci capitoli rischia di risultare troppo frammentato. La differenza di ‘livello’ della ricerca da effettuarsi [laurea (licenza) o specializzazione (dottorato)] può suggerire anche la mole del lavoro cui accingersi [90 pagine per la prima, 200 per la seconda sono ragionevoli].

QUARTO STEP: INDICE

Una volta strutturato lo Schema formale e contenutistico della ricerca è bene dargli robustezza attuando già la prima suddivisione di massima anche dei singoli capitoli:

a) una struttura ternaria costituisce di solito quella maggiormente versatile, b) la scelta dei Titoli di secondo livello dev’essere attuata secondo le indicazioni del secondo step per la strutturazione dello Schema generale, c) l’estensione [numero di pagine ipotizzate] dei Titoli di secondo livello dev’essere un sottomultiplo di quella dei Capitoli, d) l’articolazione interna dei singoli Capitoli su base ternaria permette senza fatica di essere ridotta (in qualche Capitolo) a due o aumentata a quattro, senza togliere ‘organicità’ all’intero impianto, e) quando si ritenga di dover (proprio) superare le cinque ripartizioni interne per un (solo) Capitolo, si valuti se non sia meglio spezzare quel Capitolo in due, individuando meglio l’argomento di ciascuno dei due.

Giunti a questo punto del lavoro, dovrebbe apparire con estrema

chiarezza in cosa consisterà la reale ricerca da effettuare e la consistenza di trattazione delle singole tematiche; la suddivisione già operata nei Titoli di secondo livello sarà di grande utilità per la distribuzione della trattazione e delle tematiche in cui la si andrà articolando.

1 Non esistono né metodi né tecniche a prova di ‘stupido’; né si può fare ricerca scientifica senza una vera preparazione culturale ed accademica alle spalle: solo la conoscenza può generare conoscenza…

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SECONDA SCHEDA TECNICA Citazioni e Bibliografia

Uno dei maggiori problemi che si presentano in sede di sistemazione

della Bibliografia utilizzata nella stesura di un Saggio o, a maggior ragione, di una Monografia è il corretto reperimento di tutto quanto citato e, più ancora, la sua adeguata standardizzazione metodologica già a partire dalle note a pie’ di pagina.

Tale attività, per di più, ricorre anche –parzialmente– nella revisione dei singoli Capitoli/Saggi quando si debba controllare la correttezza metodologica delle citazioni effettuate per verificare di aver citato per intero un testo la prima volta che lo si riportava e di averlo poi successivamente richiamato in modo omogeneo, secondo la metodologia formale di riferimento.

L’operazione, in realtà, non è oltremodo difficile se si acquisisce un minimo di ‘operatività’ informatica adatta allo scopo. OPERATIVITÀ

- Si selezionano tutte le note di un Capitolo (o dell’intero Saggio), si ‘copiano’ in memoria, si apre un nuovo file vuoto e vi s’incolla quanto ‘copiato’. Si salva il nuovo file con un nome ‘utile’ a ricordarne il contenuto.

- Nel nuovo file si cancella tutto quanto non sia indicazione formale di citazione (intesa come: autore, titolo, dati di edizione): le note esplicative, le citazioni testuali, i “cfr.”, tutto… rimanendo con un unico elenco di titoli di libri, saggi, ecc. Quando nella stessa nota fossero presenti più citazioni si inseriscono dei ‘ritorno a capo’ in modo che ogni citazione costituisca un ‘paragrafo’ del file ed ogni riga/paragrafo contenga: autore, titolo, dati di edizione di una diversa citazione.

- Se il numero di righe/paragrafi è ridotto già a colpo d’occhio emergeranno gli elementi di incongruità nelle citazioni delle stesse opere, fatte spesso in modo differente (errori di battitura, iniziale del nome assente o posta dopo il cognome, ecc). Ciò capita a maggior ragione quando (successivamente) si metteranno insieme i dati di tutti i Capitoli, lavorati spesso in modo discontinuo e poco sistematico dal punto di vista metodologico oppure ancora quando le diverse citazioni siano state riportate

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da ‘originali’ tra loro differenti e disomogenei (schede bibliografiche personali, internet, cosa già scritte altrove, ecc.).

- Il primo screening potrebbe effettuarsi utilmente anche attraverso la stampa del file di lavoro, offrendo maggiori comodità di lettura, segnalazione e controllo.

- Le incongruità evidenziate vanno immediatamente corrette in modo identico nel file di lavoro e nel file originario (meglio ancora usando un ‘copia-incolla’ per essere certi di non commettere errori di battitura).

- A questo punto si seleziona il contenuto dell’intero file di lavoro e dal ‘menù’ “tabella-ordina” (o similare) si esegue un ordinamento alfabetico delle singole righe/paragrafi, in modalità testuale. Ciò permette di raggruppare –per una maggior visibilità– le citazioni che dovrebbero essere identiche o ricorsive, verificandone in tal modo la congruità.

- Fatte le debite correzioni su entrambi i file (Capitolo/Saggio e file di lavoro) si chiude tutto e si riapplica la procedura dall’inizio, creando un nuovo file di lavoro. Si ripete la procedura fino a quando il file di lavoro non mostrerà più alcuna incongruità.

- Quanto definitivamente ottenuto come elenco delle opere citate nei singoli Capitoli della Monografia dev’essere rielaborato allo stesso modo all’interno di un unico file complessivo per ottenerne la Bibliografia finale. Questa, a sua volta, dovrà poi essere sottoposta alla cancellazione di tutte le ripetizioni, allo spostamento dell’iniziale del nome dell’autore dopo il cognome, a nuovo ordinamento alfabetico e poi articolata secondo le indicazioni già fornite circa lo schema della Bibliografia.

- All’interno della stessa procedura saranno utilmente gestite anche le varie ‘fonti’.

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TERZA SCHEDA TECNICA Apparato critico

Una delle principali peculiarità dell’Apparto critico è quella di mostrare

la fondatezza del proprio procedere, argomentativo o dimostrativo, mettendo in evidenza i suoi fondamenti: ‘fonti’ e dottrina. Ciò si realizza solitamente attraverso le c.d. note a pie’ di pagina, sempre preferibili in ambito scientifico umanistico a causa dell’immediatezza della loro consultabilità da parte del lettore. Le note a fine capitolo hanno un senso, invece, quando sia importante (come nella presente opera) non distogliere l’attenzione dal testo principale, che le note semplicemente ‘complementano’.

Due i parametri di cui tener conto: consistenza e qualità. CONSISTENZA DELL’APPARATO CRITICO

La consistenza dell’Apparato critico si evidenzia per la sua adeguatezza ‘formale’ alla redazione del testo scientifico: l’argomentazione e la dimostrazione non avvengono in modo assoluto attraverso lo scrivere dell’autore, ma attraverso le referenze da lui addotte in nota. Il controllo, quindi, della consistenza delle note risulta fondamentale in questa prospettiva.

Un testo scientifico umanistico comporta ragionevolmente la presenza media di almeno tre note di carattere documentativo al fondo di ogni e ciascuna pagina; un semplice calcolo permetterà di verificare questo elemento di valutazione formale. Altro elemento significativo –in genere– è il numero di eventuali pagine prive di note: il fatto può ragionevolmente verificarsi per qualche pagina isolata (comunque poche) –anche per motivi semplicemente tecnici e tipografici– ma non deve proporsi per lunghi intervalli di pagine poiché, in tal caso, si evidenzierebbe un’indebita autoreferenzialità dell’autore scrivente, inammissibile in scritti di pretesa portata scientifica (soprattutto di ‘principianti’). Specifiche articolazioni del testo (come, p.es., le Conclusioni, anche di un singolo Capitolo) possono ragionevolmente esimere dal rispetto di questi criteri; ciò va comunque sempre indicato espressamente laddove non appaia di planare evidenza dal ‘titolo’ dell’articolazione testuale.

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RICERCA SCIENTIFICA UMANISTICA. INIZIAZIONE

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L’attenzione e la dovuta importanza attribuite all’Apparato critico non devono, tuttavia, trasformare le note stesse in una sorta di antologia… Quando i testi da citare in nota si mostrino evidentemente sproporzionati per dimensione sarà necessario chiedersi se non valga piuttosto la pena farne un’Appendice finale (o altro equivalente), cui rimandare con agevolezza dalle note a pie’ di pagina. SCHEDA DI AUTOVALUTAZIONE (per singolo Capitolo o per Saggio/Articolo)

ANALISI QUANTITATIVA: num. pagine: num. note: Num. note / num. pagine (buono > 3/1) num. pagg. senza note: num. pagg. consecutive senza note:

QUALITÀ DELL’APPARTO CRITICO L’elemento di maggior rilievo per porre in luce la ‘qualità’ del proprio Apparato critico è la capacità non solo di addurre e mettere in luce le proprie ‘fonti’ di riferimento ma –molto maggiormente– di proporre le ‘fonti’ adeguate allo scopo da perseguire.

In quest’ottica è necessario ricordare come, in linea di principio, non esistano fonti assolute ed universali ma ogni ‘fonte’ sia sempre e solo relativa all’oggetto d’indagine o, quanto meno, al dominio proprio dell’indagine.

Esisteranno così, in funzione della specificità del dominio, ‘fonti proprie’ (diverso da quelle ‘assolute’) per ciascuna materia di studio e ricerca; “proprie” perché ormai standard, cioè universalmente recepite come imprescindibili e costitutive per ciascuna materia. Alcuni esempi:

a) per la Teologia, sono fonti proprie la S. Scrittura, i documenti conciliari e magisteriali, (variamente) gli scritti patristici;

b) per la Filosofia, sono fonti proprie gli scritti dei singoli filosofi; c) per il Diritto, sono fonti proprie le disposizioni legislative e

normative in genere, la c.d. Giurisprudenza; d) per la Liturgia sono fonti proprie i diversi Rituali per la

celebrazione del culto e dei Sacramenti; e) per la Letteratura, sono fonti proprie gli scritti dei singoli autori.

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SCHEDA - APPARATO CRITICO

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Alle fonti proprie, da considerarsi sempre come tali, si affiancano le fonti ‘relative’ ad ogni singola indagine e da individuarsi proprio in base all’indagine stessa, tanto in ragione del suo dominio che delle specifiche questioni trattate. In questo modo:

a) una ricerca su di un autore avrà come proprie necessarie fonti relative gli scritti dello stesso;

b) una ricerca dottrinale su di un periodo storico o una specifica questione avrà come proprie fonti relative gli scritti dottrinali riguardanti quel periodo/argomento, ecc.

Di fatto tutto questo risulta molto variabile poiché, al di sopra di un

minimo da considerarsi comunque ‘tecnico’ e pertanto minimalisticamente dovuto, molti elementi saranno valutabili in modi anche parecchio differenti a seconda della sensibilità personale, della forma e dello stile redazionale adottato, della maggiore tecnicità o divulgatività del testo stesso.

Una buona educazione scientifica dovrebbe sempre guidare alla ricerca di ‘fonti’ adeguate per ogni argomento di cui si tratti:

a) quando si parla in modo diretto e non incidentale di un autore è bene citarne qualche passaggio particolarmente significativo per l’argomento trattato (o la bibliografia più rilevante in merito);

b) quando si parla di un problema teoretico e dottrinale è bene citare le principali opere che evidenziano la problematicità del tema, ecc.

Quest’opera d’individuazione ‘tecnica’ delle fonti porterà i suoi

maggiori frutti nella stesura della Bibliografia finale della ricerca, quando si tratti di una Monografia (com’è di fatto la Tesi di Licenza e quella dottorale). In tale occasione sarà necessario strutturare ciò che ordinariamente viene indicato come ‘Bibliografia’ in due ‘blocchi’ chiaramente distinti: Fonti e Bibliografia vera e propria. Nel primo verranno collocati tutti i materiali individuati come ‘fonti’, tanto proprie che relative, secondo gerarchie d’importanza tipiche –ed ormai standardizzate dall’uso– di ciascuna Materia; nel secondo si collocherà il resto del materiale documentale utilizzato, possibilmente distinto in Bibliografia tematica e tecnica e Bibliografia generale.

Le concrete modalità di citazione dei vari apporti documentativi saranno quelle indicate dalle singole sedi accademiche o dagli Editori attraverso specifiche norme redazionali o tipografiche.

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RICERCA SCIENTIFICA UMANISTICA. INIZIAZIONE

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SCHEDA DI AUTOVALUTAZIONE (per singolo Capitolo o per Saggio/Articolo) Num. di FONti citate (‘documenti’ & C.): Num. di testi di Bibliografia GENerale citate: Num. di testi di Bibliografia TECnica citate: Num. di testi di Bibliografia SPEcialistica citate: num. titoli citati, pubblicati nell’ultimo decennio*: data più recente di edizione degli apporti bibliografici: * La verifica delle date di edizione soprattutto della dottrina citata è

altamente significativa dell’aggiornamento della propria ricerca; quando il materiale citato risulta troppo vecchio è necessario spingere più a fondo la propria ricerca soprattutto sulle Riviste specializzate del periodo temporale ‘scoperto’. STRUTTURAZIONE DELLE FONTI E DELLA BIBLIOGRAFIA FINALE

FONTI - FONTI GENERALI PROPRIE

FP1)

FP2)

FP3) Altre fonti

- FONTI SPECIFICHE FS1) Fonti _________

FS2) Fonti _________

BIBLIOGRAFIA - BIBLIOGRAFIA GENERICA

1 BG1) Monografie

BG2) Saggi

- BIBLIOGRAFIA TEMATICA E SPECIALISTICA2

BT1) Monografie

1 O equivalente, contenente tutte le altre opere in qualche modo citate. 2 O equivalente, in riferimento all’argomento specifico trattato nella ricerca.

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SCHEDA - APPARATO CRITICO

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BT2) Saggi ESEMPLIFICAZIONE SPECIFICA PER LE RICERCHE DI DIRITTO CANONICO Le “Fonti” vanno divise in “Fonti normative” (contenenti tutti i

documenti normativi citati) e “altre Fonti” (contenenti i testi o le opere degli autori che sono oggetto di studio).

All’interno delle ‘Fonti normative’ si deve seguire un ordine preciso e ragionevole ormai codificato:

FONTI - FONTI NORMATIVE

F1) Fonti conciliari

F2) Fonti pontificie

F3) Altre fonti (in ordine):

F3a) Curia romana

F3b) Conferenze episcopali

F3c) Diritto proprio diocesano/religioso

F4) Altre Fonti normative

- ALTRE FONTI AF1) Fonti _________

AF2) Fonti _________ BIBLIOGRAFIA - BIBLIOGRAFIA GENERICA

BG1) Monografie

BG2) Saggi

- BIBLIOGRAFIA TEMATICA E SPECIALISTICA BT1) Monografie

BT2) Saggi

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QUARTA SCHEDA TECNICA Articolazione e divisione del testo

PREMESSA

Dal punto di vista della strutturazione del testo scientifico si è già indicato come, in fondo, la vera unità operativa di base sia il Saggio/Articolo (che nella Monografia corrisponde sostanzialmente al Capitolo e nella forma orale alla Conferenza o Lezione). Quanto si esporrà per il Saggio/Articolo dovrà pertanto essere applicato (proporzionalmente) a ciascun Capitolo della Monografia secondo la ‘strutturazione generale’ dell’opera già messa a fuoco a livello di Titolo e Schema (1° Esercitazione).

L’efficace stesura di un testo scientifico (Saggio/Articolo/Capitolo) dipende in larga misura dalla sua ‘struttura interna’: sarà questa, infatti, a renderlo ‘leggibile’ agli utenti, al di là degli effettivi contenuti in esso riscontrabili. Fa parte della comune esperienza la fatica di assimilare contenuti –anche significativi– da un testo di difficile lettura.

Concretamente occorre individuare e gestire [a] i Titoli dei ‘Paragrafi’ e [b] le loro successive ripartizioni, in cui ciascun Saggio/Articolo/Capitolo è diviso ed articolato.

Si tratta di focalizzare di che cosa –concretamente– si dovrà

trattare in modo efficace e chiaro per circa (ma anche ‘solo’) 3-4 pagine alla volta nel proprio scrivere. In tal modo l’attenzione specifica da dedicarsi alla composizione del testo risulterà notevolmente semplificata poiché ci si dovrà dedicare unicamente ad un solo ‘micro-tema’ alla volta, fissando ‘dati’ e ragionamenti in modo puntuale soltanto intorno ad esso.

Tale ripartizione, poi, offre la possibilità di creare e gestire vere ‘unità di lavoro’ il cui impegno temporale può andare (indicativamente) dalle 4 alle 20 ore ciascuna, a seconda della

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scorrevolezza del tema o della sua tecnicità. In tal modo sarà possibile anche gestire adeguatamente buona parte dei tempi operativi a disposizione (per la sola scrittura, una volta che tutto il materiale di ricerca sia già presente).

Un testo scientifico nasce per essere ‘acquisito’, per diventare, cioè, parte della conoscenza di altri soggetti, per essere ‘integrato’ e ‘concorrere’ al sapere dell’umanità. Esso nasce per veicolare e trasmettere contenuti che rimangano nel tempo, ben al di là della ‘forma’ (non solo) letteraria attraverso cui siano stati espressi. La prima attenzione dev’essere, dunque, al contenuto: alla sua messa in evidenza, alla sua esposizione chiara e convincente, alla sua fondamentazione, alle sue possibili conseguenze.

Non si può scrivere scientificamente senza avere qualcosa da dire! Tutto, quindi, dev’essere orientato al ‘trasmettere’: tutto deve mirare ai destinatari ed alla loro recezione di quanto ‘condiviso’ come frutto/esito della propria ricerca.

LA STRUTTURA DEL PENSIERO Affinché possa emergere in modo chiaro il ‘pensiero’ che

s’intende comunicare è necessario che esso venga adeguatamente ‘articolato’ da parte di chi lo esprime, così che egli possa ‘fissare’ efficacemente la propria attenzione su di un unico elemento alla volta, come isolandolo da tutto il resto della realtà. Ciò renderà più semplice una analisi/trattazione precisa e puntuale del tema in oggetto, senza troppo evidenti dimenticanze e trascuratezze e senza inutili ripetizioni e ridondanze, che squalificano il testo stesso e ciò che s’intende comunicare.

In fondo, si tratta di applicare –ancora una volta– il Postulato

di proposizione cognitiva: “voler dire qualcosa”. Dal punto di vista teoretico si tratta di: a) fissare mentalmente l’affermazione che s’intende proporre

[target], b) strutturare un minimo percorso che ne evidenzi una o più

premesse [input],

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SCHEDA - ARTICOLAZIONE E DIVISIONE TESTO

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c) porre l’affermazione [play], d) indicarne le immediate conseguenze [output], e) chiudere il discorso [exit]. Questa struttura operativa dev’essere considerata uno standard

e va applicata a ciascuno dei livelli della strutturazione interna del testo, procedendo di fatto per successive ‘nidificazioni’ di processi ricorrenti (fasi b-e) fino alla strutturazione completa dell’intero Saggio/Articolo/Capitolo.

LA SUDDIVISIONE DEL TESTO

L’articolazione dell’unità operativa di base dell’esposizione scientifica (sia orale che scritta) si attua ordinariamente nei tre ‘livelli’ della strutturazione interna:

1° livello: paragrafo (TITOLO formattato spesso in maiuscoletto),

2° livello: sotto-paragrafo (Titolo formattato spesso in corsivo),

3° livello: articolazione interna al sotto-paragrafo (senza specifiche formattazioni).

In questa prospettiva attenta alla ‘strutturazione’, l’attenzione

maggiore è rivolta al ‘pensiero’ prima che al testo, il quale ne è solo l’espressione linguistica. La struttura del testo deve infatti esprimere con evidenza quella del pensiero, manifestandone prima di tutto ed essenzialmente la consistenza e le articolazioni.

La capacità di ‘spezzare’ lo scorrere di ogni testo in ulteriori ‘frazioni’ (dell’estensione di almeno/circa mezza pagina) semplicemente con il salto di una riga (vuota) permetterà di raggiungere ulteriore lucidità ed efficacia di pensiero (proprio) e della sua ‘comunicazione’ (al lettore): un modo per rallentare ed ordinare l’esposizione, rendendone più evidente il senso1. Ne consegue la necessità di tener conto che la struttura del pensiero (a cui si riferiscono queste note) non coincide affatto con la struttura del periodare. Un unico ‘pensiero’ viene normalmente espresso attraverso più ‘periodi’ (composti di più proposizioni)

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separati da un ‘punto’ (“.”) senza interrompere necessariamente la riga. S’introdurrà un nuovo capoverso (col punto, l’interruzione di riga e l’‘andata a capo’) quando si debba evidenziare che nel discorso interviene un (piccolo ma reale) ‘passo avanti’.

Il principio guida è chiaro: ogni volta che si conclude dal punto di vista logico un ‘pensiero’ (anche articolato in più periodi e/o capoversi) lo si evidenzia con lo spezzare anche il testo scritto (=riga vuota). Questo aiuta a chiedersi: [a] “che cosa ho detto qui?” [b] “L’ho detto in modo comprensibile?” [c] “Resta altro da dire?”

Lo stesso dovrà/potrà fare il lettore, chiedendosi: [a] “che cosa mi è stato detto qui?” [b] “Che cosa ne ho capito?” [c] “Che cosa imparo di nuovo?” (si veda in proposito quanto già detto sull’analisi testuale [v. supra: 7. 4]).

Il forte accento dato alla ‘forma’ non è però fine a se stesso (in

modo estetico o formalistico) ma in funzione dell’adeguata strutturazione che dovrà assumere il pensiero stesso, prima ancora della sua stesura scritta. D’altra parte si tratta di Scienza, non di Letteratura: è l’elemento cognitivo che deve emergere e, con esso, la sua articolazione e consistenza.

Concretamente (rimandando alla struttura del pensiero, v.

supra): - la fase a) applicata al primo livello consiste nella fissazione

del Titolo del paragrafo; - la fase b) applicata sempre a questo primo livello consiste

nella fissazione dei Titoli dei sotto-paragrafi che conterranno gli elementi di ‘premessa’ necessari a porre l’affermazione di contenuto cui si mira;

- la fase c) applicata al primo livello fissa il Titolo del sotto-paragrafo che conterrà l’affermazione gnoseologica da porre;

- la fase d) applicata al primo livello crea i Titoli dei sotto-paragrafi nei quali si espliciteranno le conseguenze dell’affermazione posta;

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SCHEDA - ARTICOLAZIONE E DIVISIONE TESTO

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- la fase e) applicata al primo livello concretizzerà l’acquisizione raggiunta, aprendo al contempo verso i successivi passi da conseguire attraverso i Paragrafi che seguiranno.

Lo stesso dovrà avvenire all’interno del secondo livello per le articolazioni dei sotto-paragrafi.

In tal modo l’intera trattazione risponderà ad una struttura capace di guidare per mano la stesura dello scritto in modo assolutamente ‘intenzionale’, senza ripetizioni, con successione logica evidente e conseguimento certo dei risultati del proprio argomentare/dimostrare.

La componente strutturale di un testo scientifico si potrebbe

convenientemente illustrare in un vero e proprio ‘schema a blocchi’ capace di porre in evidenza proprio le strutture ed i loro rapporti …(quasi) indipendentemente dal loro specifico contenuto tematico.

Strutturazione generale:

Tit. gen.) TITOLO GENERALE (della ricerca/Monografia) Cap. I) Titolo del I Capitolo (Saggio/Articolo)

–qui si inserisce la strutturazione interna (vedi sotto)–

Cap. II) Titolo del II Capitolo Cap. III) Titolo del III Capitolo Cap. N) Titolo del ‘N’ Capitolo

Strutturazione interna:

paragr. 1) Titolo del 1° paragrafo [1° livello] sotto-par. 1) titolo del 1° sotto-paragrafo [2° livello]

sotto-sotto-par. 1) (eventuale titolo dell’) articolazione interna del sotto-paragrafo [3° livello]

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sotto-sotto-par. 2) (eventuale titolo dell’) articolazione interna del sotto-paragrafo [3° livello] sotto-sotto-par. 3) (eventuale titolo dell’) articolazione interna del sotto-paragrafo [3° livello]

sotto-par. 2) titolo del 2° sotto-paragrafo [2° livello] sotto-par. N) titolo del ‘n°’ sotto-paragrafo [2° livello]

paragr. 2) titolo del 2° paragrafo [1° livello]

SCHEDA DI AUTOVALUTAZIONE (per singolo Capitolo o per Saggio/Articolo)

STRUTTURA (primo livello):

num. pagine:

ripartizioni interne (secondo livello):

num. pagine:

paragr. 1 _____ - sottoparagr. 1 - sottoparagr. 2 - sottoparagr. 3 - sottoparagr. n

_____ _____ _____ _____

paragr. 2 _____ - sottoparagr. 1 - sottoparagr. 2 - sottoparagr. 3 - sottoparagr. n

_____ _____ _____ _____

paragr. 3 _____ - sottoparagr. 1 - sottoparagr. 2 - sottoparagr. 3 - sottoparagr. n

_____ _____ _____ _____

paragr. 4 _____ - sottoparagr. 1 - sottoparagr. 2 - sottoparagr. 3 - sottoparagr. n

_____ _____ _____ _____

Questo semplicissimo prospetto –da adattare al proprio

lavoro– permette di valutare già in modo sommario il ‘livello’ di

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SCHEDA - ARTICOLAZIONE E DIVISIONE TESTO

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strutturazione logica del proprio scrivere ed argomentare (Struttura), generalmente ben espresso dall’equilibrio dimensionale tra le diverse articolazioni dello scritto.

NB: lunghezze troppo diverse tra le varie articolazioni, così come ripartizioni troppo diverse delle stesse articolazioni, suggeriscono di rivedere lo scritto in modo maggiormente equilibrato (aggiungendo o togliendo ripartizioni).

1 Cfr. M.P. POZZATO, Semiotica del testo, 63.