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Ricorso Straordinario in (1)

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Page 1: Ricorso Straordinario in (1)

Studio Legale Avv. Marcello NardiC.so Luigi Fera 190-87100 Cosenza

Tel&Fax:0984/394606-Cell:329/4120335Posta Elettronica Certificata: [email protected]

Avv. Marcello NardiDott. Raffaele Massimo GrecoDott.ssa Bernadette Benvenuto Silva

RICORSO STRAORDINARIO

AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA – ROMA

ex art. 8 e ss. del D.P.R. n. 1199/1971

Ecc.mo Signor Presidente della Repubblica Italiana

PER

Italia Nostra Onlus, costituita con atto ricevuto da Notaio Carlo Capo del distretto di

Roma, Rep. n. 85868, Racc. 33867, del 29/10/1955, C.F. 80078410588, avente sede in

Roma alla Via Liegi 33, in persona del legale rappresentante e Presidente Sig.ra

Alessandra Mottola Molfino, nata a Roma il 24 aprile 1939 nominata, conformemente a

quanto prevede lo statuto, dal Consiglio Direttivo con verbale del20 settembre 2009

rappresentata e difesa dall'Avv. Marcello Nardi presso il cui studio in Cosenza al C.so

Luigi Fera 190 elegge domicilio giusto mandato in calce al presente atto il quale dichiara

che eventuali avvisi potranno essere inviati al seguente numero di fax: 0984 39 46 06

oppure al seguente indirizzo di posta elettronica certificata:

[email protected]

CONTRO

Comune di Scalea, in persona del Sindaco in carica p.t. con sede alla Via Plinio il

Vecchio 1;

CONTRO

C.E.M. Spa, in persona del legale rappresentante p.t., con sede in Napoli alla Via S. Lucia

143;

E NEI CONFRONTI

Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell'Ambiente, in persona del Dirigente p.t.,

sito in Catanzaro al V.le Isonzo n. 414;

avverso e per l'annullamento, previa sospensione o adozione di ogni altra opportuna

misura cautelare del Decreto del Dirigente Generale della Regione Calabria n. 10303 del

23 agosto 2011 (doc. 2) pubblicato il 14 ottobre 2011 nel supplemento straordinario n. 6 al

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B.U.R.C. n. 18 dell'1ottobre 2011 con cui si esprimeva parere favorevole in merito alla

compatibilità ambientale del progetto per i lavori di realizzazione del Porto Turistico

“Torre Talao” nel Comune di Scalea di ogni atto presupposto, conseguente o comunque

connesso.

PRELIMINARMENTE

pare opportuno argomentare sulla legittimazione attiva e sulle motivazioni che inducono

Italia Nostra Onlus ad instaurare il presente ricorso.

Stabilisce la Corte Costituzionale nella sentenza n. 641/1987 che l'ambiente è "bene

primario ed assoluto" e la sua protezione è "elemento determinante per la qualità della

vita", "non persegue astratte finalità naturalistiche o estetizzanti, bensì esprime l'esigenza

di un habitat naturale nel quale l'uomo vive ed agisce e che è necessario alla collettività e,

per essa, ai cittadini"; in tale modo, la Consulta ha riconosciuto che il danno ambientale

può recare lesione alla posizione giuridica dei singoli.

La giurisprudenza di legittimità, ancora, ha rilevato che il danno ambientale presenta, oltre

a quella pubblica, una dimensione personale e sociale quale lesione del diritto

fondamentale all'ambiente salubre di ogni uomo e delle formazioni sociali in cui si

sviluppa la personalità; il danno in oggetto, in quanto lesivo di un bene di rilevanza

costituzionale, quanto meno indiretta, reca una offesa alla persona umana nella sua sfera

individuale e sociale. Tale rilievo porta alla conclusione che la legittimazione al ricorso

straordinario spetta anche alle persone singole o associate in nome dell'ambiente come

diritto fondamentale di ogni uomo.

Di conseguenza la legittimazione in oggetto spetta anche alle associazioni ecologistiche

quando hanno il timore che il procedimento possa sfociare in un provvedimento che crei

un danno all’ambiente e di conseguenza all’uomo. Applicando tali principi al caso

concreto, non vi è chi non veda, che non sussista motivazione alcuna per escludere

l’associazione Italia Nostra Onlus al ricorso che oggi occupa. Infatti l’associazione è

portatrice di una posizione giuridica sostanziale che verrebbe lesa in modo diretto ed

immediato dall’eventuale e malaugurato non accoglimento del ricorso, atteso che, per

come verrà di seguito illustrato, il sito sul quale dovrà essere costruito il porto di Scalea è

particolarmente pregiato da un punto di vista archeologico e paleontologico. L'opera de

quo dovrebbe inglobare la rocca di Torre Talao (XVI sec), ma, per come verrà illustrato in

seguito, il progetto presenta delle carenze macroscopiche e si dubita se realmente potrà

essere eseguito. Con il rischio, oltre dello sperpero di denaro sia pubblico che privato, di

deturpare inutilmente un luogo di rara bellezza e suggestione.

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Stabilisce, ancora, l’art. 18 della L. 349/86 al comma 5°: “le associazioni individuate in

base all'articolo 13 della presente legge possono intervenire nei giudizi per danno

ambientale e ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per l'annullamento di atti

illegittimi”. Italia Nostra Onlus è stata individuata come associazione di protezione

ambientale ai sensi dell’art. 13 della legge 8 luglio 1986 n. 349 con D.M 20/02/1987 del

Ministero dell’Ambiente (cfr G.U. del 27 febbraio 1987, n. 48) che legittima lo scopo

finale dell'associazione che è quello di promuovere la partecipazione dei cittadini alla

difesa dell’ambiente ed alla definizione della propria qualità di vita perseguendo così, la

protezione della persona umana, delle specie animali e vegetali e di quel concetto di

“ambiente”, secondo un’interpretazione di bene giuridico, costituzionalmente orientata.

Inoltre l’art. 3-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo Unico Ambiente, d'ora in

poi TUA), rubricato “principio dell’azione ambientale”, prevede che “la tutela

dell’ambiente … e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici

e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche e private, mediante una adeguata

azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della

correzione”.

Si richiama, infine, il principio di sussidiarietà orizzontale sancito dall'art.118 della

Costituzione a mente del quale: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni

favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di

attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Di guisa che la

predetta associazione, in attuazione di detto principio, ha ha pieno titolo per impugnare atti

che si ritengono illegittimi e che possano ledere un patrimonio appartenente alla

collettività.

Si precisa che in questa sede non si vuole entrare nel merito della legittimità di tutto l'iter

procedimentale che sta conducendo alla costruzione del porto (e di profili di illegittimità

ce ne sono tanti) ma ci si limita a contestare la sola VIA con riserva, se vi saranno i

presupposti, di proporre l'impugnativa avverso tutto l'iter non appena verrà emanato l'atto

conclusivo.

Si precisa, ancora, che allo stato, nonostante una specifica richiesta di accesso agli atti

datata 13/12/11, non si è riusciti ad ottenere la documentazione detenuta da parte della

Regione Calabria in ordine alla VIA che oggi si impugna. Pertanto, si procederà con il

ricorso sulla base della documentazione che si è riusciti a reperire grazie al contributo dei

cittadini che si trovavano in possesso di alcuni atti. Malgrado tutto, nel raccontare come si

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è dipanato tutto l'iter amministrativo, si riuscirà lo stesso a dare il senso della fattispecie e

a far emergere le illegittimità.

PREMESSO

- che con deliberazione di Giunta Comunale n. 178 del 02/09/02 il Comune di Scalea

affidava all'ufficio Tecnico l'incarico di redigere un progetto preliminare per la

realizzazione di un porto turistico in località Torre Talao;

- che con determinazione del responsabile dell'UTC n. 126/UT del 13/12/02 veniva

affidato incarico di consulenza tecnica al prof De Girolamo Paolo da Roma per

l'acquisizione degli studi e delle analisi necessarie per valutare la reale fattibilità del porto

turistico;

- che il Prof. De Girolamo consegnava al Comune di Scalea la documentazione tecnica

richiesta, in particolare: relazione illustrativa, studio meteomarino; studio dell'impatto

delle opere portuali sulla dinamica costiera e studio dell'inserimento ambientale

paesaggistico (doc. da 3 a 6);

- che con delibera n. 4 del 26/02/03 (doc. 7) il Consiglio Comunale del Comune di Scalea

approvava la proposta di procedere alla realizzazione dell'opera con il sistema della

concessione di costruzione e gestione previsto dagli artt. 19 e 20 della L. 109/94 e dall'art.

84 del DpR 554/99 per un porto a moli convergenti di circa 320 barche e concessione di

durata non eccedente i trenta anni;

- che in data 14/04/03, 20/05/03 e 17/06/03 si tenevano le conferenze dei servizi per

esprimersi sul progetto preliminare di realizzazione del porto che si concludevano con

parere favorevole con prescrizioni (doc. da 8 a 8D);

- che con bando del 22/03/04 pubblicato all'Albo Pretorio n. 279 si dava avviso che

l'amministrazione intendeva affidare, ai sensi della Legge n. 109/94 e smi, la

progettazione, costruzione e gestione del porto turistico di Scalea;

- che con Determinazione n. 20-SA del 09/10/07, Reg Gen n. 1104 del 15/10/07 (doc. 9) si

approvavano le risultanze della gara, aggiudicando in via definitiva l'affidamento della

progettazione, la realizzazione e la gestione del porto turistico di Scalea all'ATI CEM Spa

Impresa Costruzioni da Napoli e Ing. Ferrara Raffaele da Napoli mandante;

- che con contratto Rep. 750 del 03/06/08 (doc. 10) si affidava all'ATI CEM Spa la

concessione di che trattasi per una durata di 90 anni, (in palese contrasto con quanto

approvato dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 4 del 26.02.03 che prevedeva

trent'anni);

- che con delibera n. 113 del 09/09/08 la Giunta Comunale approvava il progetto definitivo

del porto Turistico di Scalea e, discostandosi dal progetto preliminare (che prevedeva un

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bacino a moli convergenti per una capacità di 320 barche), si progettava la realizzazione di

un porto “a bacino interno” molto più ampio, di capienza di 510 barche prevedendo a mare

un'imponente diga foranea radicata alla riva (molo sopraflutto) lunga circa 300metri, alta 4

che si estende per oltre 200 metri dalla riva sulla quale è anche prevista l'edificazione di

una torre di controllo alta 16,50 pari ad un edificio di 5 piani (doc. da 13 a 13 H) ;

- che in data 15/05/09 si teneva presso il Comune di Scalea la prima e unica seduta della

conferenza dei servizi con la quale si dava atto della acquisizione di una serie di pareri, ma

si concludeva senza un nulla di fatto in quanto non di adottava nessuna decisione né si

rinviava ad altra data (doc. da 12 a 12 C);

- che con istanza del 11/09/09 prot. 14770, l'amministrazione comunale di Scalea

trasmetteva alla Regione Calabria, Dipartimento Politiche dell'Ambiente, la richiesta di

compatibilità ambientale per il progetto di realizzazione di un porto turistico in località

Torre Talao;

- che il nucleo VIA-VAS-IPPC della Regione Calabria nella seduta del 27/07/2011

esprimeva parere favorevole con prescrizioni ;

- che il Dirigente Generale del Dipartimento Politiche dell'Ambiente faceva proprio il

parere del nucleo VIA-VAS-IPPC ed emanava il decreto oggi impugnato (doc. 2);

Tanto premesso, la ricorrente impugna il succitato provvedimento illegittimo nonché ogni

altro atto endoprocedimentale, presupposto, connesso e consequenziale per i seguenti

MOTIVI

1) Eccesso di potere per carenza di istruttoria, falsità di presupposti, travisamento

dei fatti e erronea valutazione di essi.

Violazione e falsa applicazione dell'art. 5, comma 1, del TUA.

Violazione e falsa applicazione dell'art. 22, comma 3, lett c) del TUA.

Violazione e falsa applicazione dell'art. 26, comma 5, del TUA.

Violazione e falsa applicazione dell'art. 26, comma 1, del TUA.

Violazione dell'art. 97, comma 1, della Costituzione per mancata conduzione

dell'azione della P.A. secondo il criterio del “buon andamento”.

Per come già detto in narrativa, il Consiglio Comunale del Comune di Scalea con la

delibera del 26.02.03 (doc. 7) approvava la proposta per la costruzione di un porto a moli

convergenti della capienza di 320 posti barca. Per tale ipotesi di progetto erano già stati

predisposti, da parte del prof. De Girolamo, la relazione illustrativa, lo studio meteomarino

lo studio dell'impatto delle opere portuali sulla dinamica costiera e lo studio

dell'inserimento ambientale paesaggistico (doc. da 3 a 6);

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Con contratto Rep. 750 del 03/06/08 (doc. 10) si affidava all'ATI CEM Spa la concessione

di redigere il progetto definitivo. La società provvedeva ad adempiere al suo obbligo ma il

progetto originario veniva completamente stravolto. Si passava da un porto per 320 posti

barca (progetto approvato nel 2003) ad un progetto per 510 posti barca (progetto approvato

nel 2008). Ovviamente il progetto originario veniva completamente stravolto, in

particolare nella tipologia delle opere a mare (frangiflutti); cosicchè, da un porto “a moli

convergenti” si è passati ad un porto “a bacino interno”. Di guisa che al 2008 esistevano 2

progetti notevolmente differenti: il preliminare (2003) e il definitivo (2008) (per una

comparazione delle due opere si rimanda alla tavola di cui al doc. 11 in cui si

sovrappongono le due opere)

Giova evidenziare che già nel 2003 l'Ufficio del Genio Civile per le Opere Marittime di

Reggio Calabria, nel parere (doc. 8 d, allegato al verbale della conferenza dei servizi) reso

in data 14.03.03 sul progetto preliminare a moli convergenti, dopo aver esaminato anche

gli studi del Prof. De Girolamo, si esprimeva in questi termini: “Invece nel merito

dell'impatto delle opere sulla dinamica costiera, quest'ufficio è del parere che la fase dei

successivi affinamenti del progetto venga supportata da un adeguato modello fisico in

scala adeguata, che permetta di rendere conto delle interferenze del porto con il trasporto

solido longitudinale e degli effetti indotti a monte ed a valle delle opere stesse”.

Il modello fisico non rappresenta altro che la c.d. “prova in vasca” per verificare le

interferenze del porto sulla dinamica costiera e le possibili modifiche delle linee di costa.

Consiste nella fedele riproduzione in scala dei luoghi ove ubicare il porto, con inserita la

fedele riproduzione del porto e nella simulazione del moto ondoso e delle correnti marine

per un determinato periodo di tempo, che può stabilirsi anche in mesi, in modo tale da

poter verificare le trasformazioni in modo attendibile e quanto più prossimo alla realtà.

Già, dunque, nel 2003 era sorta l'esigenza di eseguire la prova in vasca. Lo prescriveva in

modo specifico il suddetto Genio Civile.

Di fronte a tale prescrizione era logico aspettarsi che il Comune di Scalea si adoperasse in

tal senso. O che lo facesse la stessa ATI CEM Spa alla quale, con il contratto Rep. 750 del

03/06/08 (doc. 10) era stato affidato il compito di “a) redigere la progettazione definitiva

del Porto di Scalea …; c) ad attivarsi in proprio per ottenere tutti i pareri, permessi,

concessioni, nulla osta, ed autorizzazioni comunque denominate, necessari alla

realizzazione delle opere, in base alla normativa vigente in materia; d) ad espletare le

procedure di Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto;”

Succede, invece, che la ATI CEM, per come già detto, nel redigere il progetto definitivo,

non solo stravolge il progetto preliminare originario, ma non si preoccupa minimamente

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della prova in vasca, nonostante fosse stata già prescritta. (“la fase dei successivi

affinamenti del progetto venga supportata da un adeguato modello fisico”).

Il progetto definitivo veniva approvato dalla Giunta Comunale del Comune di Scalea con

delibera n. 113 del 09/09/08 e si arrivava così alla Conferenza dei Servizi del 15.05.09 alla

quale partecipava di nuovo l'Ufficio del Genio Civile per le Opere Marittime di Reggio

Calabria il quale, ricalcando sostanzialmente il precedente parere del 14.03.03 (doc. 8 D)

ne rilasciava uno nuovo datato 07.05.09 (doc 12 B, allegato al verbale della conferenza dei

servizi) con il quale: “ Invece nel merito dell'impatto delle opere sulla dinamica costiera,

esaminati i risultati del modello matematico prodotto, che consentono di prevedere

l'evoluzione dinamica della linea di costa in presenza della costruzione dell'approdo

turistico fino all'anno 2032 e dal quale si evince il sostanziale equilibrio fra i tratti

sottoflutto e sopraflutto, poiché i modelli matematici sono affetti da alcune incertezze

relative anche alla loro calibrazione, stante l'importanza dell'opera, si mantiene la

prescrizione, di cui al parere di quest'ufficio relativo al progetto preliminare, di

supportare il progetto da un adeguato modello fisico che permetta di rendere conto delle

interferenze del porto con il trasporto solido longitudinale e degli effetti indotti a monte ed

a valle delle opere stesse, ciò in relazione agli effetti indotti dalla deviazione del torrente

Tirello”.

Questa seconda prescrizione è più pregnante rispetto a quella dettata nel primo parere. In

primis perchè si dichiara che il modello matematico a corredo del progetto è affetto da

alcune incertezze e, in secundis, perchè si fa riferimento alla presenza e alla deviazione del

torrente Tirello.

Si evidenzia che il modello matematico di cui si tratta nella nota è quello predisposto dal

Prof. De Girolamo (doc. 5) per “un porto scavato a terra con imboccatura del tipo a moli

convergenti”.Tale studio era stato predisposto per il progetto preliminare, quello del 2003,

di forma e dimensioni diverse rispetto al progetto definitivo del 2008. E' ovvio, quindi, che

tale modello matematico sia affetto da alcune incertezze. Era stato predisposto per un

progetto di un porto molto più piccolo e molto meno sporgente a mare (la maggiore

sporgenza dei moli convergenti raggiungeva circa 80 metri dalla riva). Ma poi viene

utilizzato anche per il progetto del 2008. Il Genio Civile, in realtà, è stato molto delicato

nel definire il modello matematico “affetto da incertezze”. Ben avrebbe potuto dire che

non centrava nulla col progetto definitivo. Infatti una cosa sono i moli convergenti che

sporgono 80 metri, ben altra è è una diga foranea lunga 300 mt. parallela alla costa e

radicata alla riva di forma completamente diversa che sporge 200 mt. dalla spiaggia.

Riciclare un modello matematico così come hanno fatto la CEM e il Comune di Scalea

(con modalità che, tra l'altro, lasciano stupiti; infatti hanno cambiato la copertina allo

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studio del 2002 (doc. 5), attaccandone un'altra con la data del 2008 doc. 13) è

semplicemente assurdo. E' contro ogni logica scientifica. Per il progetto del 2008

andavano rifatti i calcoli ex novo.

Anche perché, lo steso Prof. De Girolamo, nella relazione illustrativa, alle pagg. 7 e 8

(doc. 3) sconsigliava la soluzione poi adottata con il progetto definitivo. Infatti si

esprimeva testualmente: “Un'altra delle possibili varianti da considerare riguarda il tipo

dell'imboccatura, che può ad esempio caratterizzare una soluzione del tipo “a bacino”

(B1a – edi fig. 4 e 5) o una del tipo “a moli convergenti” (B1b- vedi fig. 6 e 7).

Modernamente, nel caso di trasporto solido non trascurabile e di possibilità di arrivo

dell'agitazione ondosa da un ampio settore, si tende a privilegiare la soluzione a moli

convergenti, in quanto limita i rischi di interrimento del bacino portuale, riduce l'impatto

delle opere portuali sulla stabilità delle spiagge adiacenti e favorisce una corretta

navigazione.

Si osservi in proposito la figura 8 allegata, nella quale sono chiaramente illustrati i

diversi comportamenti delle due soluzioni.

Nel complesso quindi si è optato per una soluzione del tipo B1B (vedi fig. 6) e nell'ambito

di questa si è proceduto alla cosiddetta “ottimizzazione”, tenendo conto delle esigenze

nautiche ed urbanistiche”

Il Genio Civile prescriveva “di supportare il progetto di un adeguato modello fisico”

perchè, giustamente, fa riferimento al canale Tirello -canale consortile di rilevante

funzione idraulica- che, secondo il progetto, verrà non solo deviato a sud della darsena, ma

anche tombato per un bel tratto alla foce. La questione non è certo di poco conto atteso che

la deviazione e la tombatura di un torrente alla foce non è certo una operazione che può

essere effettuata a cuor leggero, in quanto si vanno a stravolgere equilibri tra elementi

naturali che si sono armonizzati nei secoli. E la tombatura dei canali è spesso causa di

disastri in quanto, in caso di ostruzione, si creano rigurgiti incontrollabili. Si aggiunge che

il quadro è ancora più complesso in quanto, per come verrà detto nel motivo dedicato alla

questione legata all'esistenza dei torrenti consortili, l'Autorità di Bacino della Regione

Calabria, in un parere reso nella conferenza dei servizi del 15.05.09 (doc. 12 a, allegato al

verbale della conferenza dei servizi), imponeva la deviazione (a nord della darsena) di un

altro torrente parallelo al Tirello: il Sallegrino. Il Tirello, insieme al Sallegrino,

costituiscono i due maggiori torrenti scolanti consortili situati al centro del paese che

ricevono l'acqua da più collettori a monte e che sfociano a mare, lambendo alla base,

nell'ultimo tratto, rispettivamente i lati sud e nord della rocca di Torre Talao.

Terminata in data 15/05/09 la conferenza dei servizi, si arriva al'11 settembre 2009,

momento in cui il Comune di Scalea trasmette al Dipartimento Politiche dell'Ambiente

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della Regione Calabria la richiesta di compatibilità ambientale. E tra il 15.05.09 e

l'11.09.09 non succede nulla. In particolare non si prevede, nel progetto, la deviazione del

Sallegrino, imposta dall'ABR, non si predispone un nuovo modello matematico che

tenesse conto della forma del porto a “bacino interno” con diga foranea e delle deviazioni

dei torrenti consortili e non si effettuava l'esperimento della prova in vasca.

E' agevole intuire, a questo punto, e siamo al nocciolo della questione, che il progetto

definitivo per la realizzazione del porto approda al Nucleo VIA della Regione Calabria in

assenza dei dati per valutare il più importante degli impatti ambientali afferente alla

costruzione del porto. Mancano, come detto, sia la variante progettuale per deviare il

Sallegrino, sia lo studio matematico (quello allegato al progetto definitivo, si ripete, era

stato predisposto per il progetto preliminare, che era di tutt'altra forma e lunghezza e non

teneva conto della deviazione del canale Sallegrino imposta dall'Autorità di Bacino

Regionale, e pertanto non era assolutamente attendibile) sia la prova in vasca.

E' palese, allora, l'illegittimità in cui è incorsa la Regione Calabria. Si spinge a emettere un

giudizio di VIA positivo in assenza del dato più rilevante: l'impatto del porto sulla

costa. Si tratta di una carenza istruttoria talmente grave da inficiare tutta la VIA.

Elementari ragionamenti logici, prima ancora che giuridici, impongono che prima di

valutare positivamente un progetto sia necessario capire quali siano le specificità dell'opera

stessa. Ad es. per valutare positivamente un parco eolico il dato più importante da

verificare, oltre all'estetica, riguarda la forza, la durata e la direzione dei venti. Per valutare

positivamente una centrale a biomasse il dato più importante da controllare è rappresentato

dal piano di approvvigionamento del cippato. Per valutare positivamente un porto è

necessario avere bene in mente e con chiarezza quale sarà l'evoluzione dinamica della

linea di costa. Sarebbe assurdo valutare positivamente un parco eolico senza sapere se,

dove verrà installato, ci sarà vento a sufficienza. O una centrale a biomasse in assenza del

piano di approvvigionamento. O un porto senza sapere l'impatto sulla costa.

Invece è successo che la Regione Calabria ha dato parere favorevole in assenza del dato

più importante da verificare. E' il dato è alquanto grave poiché sul luogo dove si dovrà

intervenire confluiscono ben due torrenti per uno dei quali, il Sallegrino, manca ancora il

progetto per la sua deviazione.

Eppure tutto l'apparato normativo contenuto nel TUA chiarisce bene che cosa è una VIA e

come come deve essere condotto il lavoro per formularla.

L'art. 5 del TUA, al comma 1 lett. c) stabilisce:

“1. Ai fini del presente decreto si intende per:

b) valutazione ambientale dei progetti, nel seguito valutazione d'impatto ambientale, di

seguito VIA: il procedimento mediante il quale vengono preventivamente individuati gli

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effetti sull’ambiente di un progetto, secondo le disposizioni di cui al Titolo III della

seconda parte del presente decreto, ai fini dell’individuazione delle soluzioni più idonee al

perseguimento degli obiettivi di cui all’art. 4, commi 3 e 4, lettera b)

Già in questa norma di carattere preliminare, dettata per individuare le definizioni di

carattere generale, si stabilisce chiaramente che la VIA è finalizzata a verificare

preventivamente gli effetti del progetto sull'ambiente. La norma ribadisce un concetto

ovvio. Se così non fosse, non avrebbe senso la VIA stessa.

L'art. 22 del TUA al comma 3, lett c), recita: “Lo studio di impatto ambientale contiene

almeno le seguenti informazioni: c) i dati necessari per individuare e valutare i principali

impatti sull'ambiente e sul patrimonio culturale che il progetto può produrre, sia in fase di

realizzazione che in fase di esercizio”.

E' facile intuire, da quanto argomentato, che al Nucleo VIA doveva arrivare un progetto

corredato sia dalla prova in vasca che da un adeguato modello matematico che dalla

variante progettuale per deviare il Sallegrino.

E in loro assenza, pertanto, avrebbe dovuto negare la Valutazione di Impatto Ambientale

perché impossibilitata a verificare il più importante dei dati: l'incidenza del porto sulla

costa.

Ma il Nucleo VIA, contrariamente a quanto prescrivono le succitate norme del TUA e ad

elementari regole logiche, rilascia il parere favorevole.

Nel fare questo, però, si inventa un'acrobazia procedurale; tira fuori dal cappello una

prescrizione del seguente tenore: “al fine di determinare il reale impatto delle opere di

progetto sulla dinamica costiera, dovrà essere sviluppato, a supporto del modello

matematico utilizzato in fase progettuale (che, va ricordato, riguarda un altro progetto,

quello preliminare per 320 posti barca), un adeguato modello fisico che permetta di

rendere conto delle interferenze del porto con il trasporto solido longitudinale e degli

effetti indotti a monte e a valle delle opere stesse”

Tale modus operandi non può che lasciare perplessi e basiti. Infatti si capovolge

completamente il senso di una VIA. Le norme citate (e la logica) sono chiare nello stabilire

che è necessario che i dati sugli impatti di un opera siano conosciuti in via anticipata.

Pertanto, è illegittimo adottare una prescrizione di tale contenuto che posticipa a una fase

successiva ciò che necessariamente e inderogabilmente doveva conoscersi in via

preliminare.

Palese, di conseguenza, è anche la violazione dell'art. 26, comma 5, del TUA il quale

recita:“il provvedimento contiene le condizioni per la realizzazione, esercizio e

dismissione dei progetti, nonché quelle relative ad eventuali malfunzionamenti”.

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Tale comma non fa altro che stabilire quando le prescrizioni possono e devono essere

adottate. Le prescrizioni, secondo tale comma, vanno intese per evitare, ridurre o

compensare gli effetti negativi di un progetto sull'ambiente. Sono utilizzate

dall'amministrazione competente in materia di valutazione ambientale per evitare, ove

possibile, di esprimere una valutazione negativa. Non hanno efficacia esplorativa. Ma, al

contrario, una volta individuati preventivamente gli impatti negativi, servono a mitigarli.

Pertanto la prescrizione presuppone la conoscenza degli impatti di un'opera e non li va ad

indagare. La prescrizione, pertanto, non può essere intesa a colmare le lacune progettuali

in cui è incorso l'ente che richiede la VIA.

E' stato commesso un'errore madornale nel confondere ciò che è previsto dall'art. 26,

comma 5, cioè le prescrizioni, con i dati da corredare al progetto per ottenere la VIA.

Anche perchè, si ripete per l'ennesima volta, l'Ufficio del Genio Civile in ben due pareri

aveva già stabilito di ricorrere alla prova in vasca.

Ma la Regione Calabria va oltre. Continua la prescrizione dettando: “qualora i risultati di

tale modello fisico, previa verifica e controllo da parte dell'Arpacal, si discostino dalle

previsioni del modello matematico, le nuove necessarie valutazioni progettuali dovranno

essere sottoposte a valutazione di impatto ambientale”.

In tale ultima pseudo prescrizione sono contenute due abnormità.

In primis si stabilisce che i dati della prova in vasca dovranno essere paragonati con il

modello matematico già in atti. E' già emerso in precedenza che tale modello è stato

predisposto del Prof. De Girolamo per il progetto preliminare a moli convergenti del 2003

(doc. 5). Progetto totalmente differente rispetto a quello definitivo adottato nel 2008. Tale

studio, in realtà, non doveva neanche essere utilizzato per richiedere la VIA. Anche perchè

il Prof. De Girolamo, nel 2003, per come detto, sconsigliava la scelta progettuale adottata

poi nel 2008. La domanda, allora, sorge spontanea: ma come fa uno studio matematico che

non centra nulla con il progetto approvato, ad essere elevato al rango di termine di

paragone?

In secundis si evidenzia, (ricollegandosi al concetto precedentemente esposto con cui si

evidenziava che una prescrizione del genere di per sé è già illegittima) che l'istituto della

VIA a singhiozzo o “a due tranches” non esiste.

L'art. 26, comma 1, del TUA, infatti, stabilisce una tempistica abbastanza stringente di

tutto il procedimento che deve condurre alla VIA. E non potrebbe essere altrimenti.

Sarebbe assurdo ragionare in questi termini: anche se manca lo studio più importante

sull'impatto del porto, intanto io Regione ti rilascio il parere favorevole e poi si vede.

Questo “poi si vede” può andare bene quando si abita nel paese della banane. Non è degno

di un paese civile.

Page 12: Ricorso Straordinario in (1)

La Valutazione di Impatto Ambientale rappresenta un atto importantissimo. Ai sensi

dell'art. 26, comma 4, del TUA “sostituisce o coordina tutte le autorizzazioni, intese,

concessioni, licenze, pareri, nulla osta, e assensi comunque denominati in materia

ambientale, necessari per la realizzazione e l'esercizio dell'opera o dell'impianto”

Rappresenta il fulcro di tutto l'iter autorizzativo. E non è un caso che il procedimento si

debba concludere in 150 giorni, salvo ulteriori brevi proroghe in presenza di ben

determinate fattispecie.

La Regione Calabria, invece, con l'atto oggi impugnato, ha invece protratto i termini a sine

die svuotando completamente il procedimento del suo contenuto.

Con l'aggravante di aver ingenerato un illegittimo affidamento alla ditta proponente sulla

possibilità di realizzare il porto.

2) Stessi motivi di cui al punto 1 in relazione ad ulteriore profilo.

Il sito dove dovrebbe costruirsi il porto è uno dei più importanti in Calabria dal punto di

vista archeologico e paleontologico. Le grotte di Torre Talao esistenti ai piedi della rocca

costituiscono, infatti, il più importante complesso musteriano della regione ed è quello che

ha segnato l'inizio delle ricerche sul Paleolitico Calabrese ad inizio secolo. Inoltre nel

XVI° secolo sullo scoglio di Talao fu costruita una importante torre di avvistamento. Non

è un caso che il progetto è stato sottoposto all'attenzione di esperti in materia, i quali hanno

dettato delle importanti prescrizioni. Nella VIA, infatti, si prevedeva: “siano attuate tutte

le misure di salvaguardia, conservazione e valorizzazione del complesso archeologico

“Torre Talao” così come riportato negli elaborati progettuali, nella relazione

paesaggistica e nello studio di impatto ambientale ed in particolare, a tal riguardo,

dovranno essere accolte e sviluppate nel progetto esecutivo, tutte le indicazioni contenute

nelle relazioni archeologiche (del Dott. Tagliacozzo) e geologica (del Dott. Gisotti) parte

integrante del parere reso dalla soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria di

Reggio Calabria in data 16.03.09, prot. n. 4641”;

La relazione geologica del Dott. Gisotti (doc. 8 a, allegato al verbale della conferenza dei

servizi del 2003), al punto E prevede che: “Si ritiene necessario un rilievo

planoaltimetrico di dettaglio, ricavato anche da opportune indagini geofisiche, che

definisca il perimetro anche sepolto, non visibile, della Rocca, individuando cioè sia la

roccia in posto (bedrock) che i sedimenti che la coprono e la tamponano, allo scopo di

poter meglio progettare i sopra citati interventi di tutela”

Tra gli interventi di tutela ai punti B e C sono indicati i seguenti: “Realizzare opere di

“difesa del suolo” sulle pendici e ai piedi della Rocca, allo scopo di minimizzare il rischio

idrogeologico”. “Realizzare alla base della Rocca una sorta di “cuscinetto” o

Page 13: Ricorso Straordinario in (1)

“salvagente” che lo separi dallo specchio d'acqua portuale. In altre parole si ritiene

necessario realizzare, interno all'intero perimetro della Rocca, una fascia di rispetto di

adeguato spessore che funzioni da un lato come “sostegno al piede” del versante, da un

lato eviti il contatto diretto fra l'acqua marina e le grotte che si trovano a quella quota”

L'archeologo Tagliacozzo (doc. 8 b, allegato al verbale della conferenza dei servizi del

2003) si trova sulla stessa linea d'onda; infatti al punto 2 del suo parere stabilisce: “è

necessario prevedere, intorno all'intero perimetro dell'“isolotto”, una fascia di rispetto di

3/4 metri che, opportunamente protetta con opere di sostegno, garantisca da un lato il

contenimento del terreno e dall'altro eviti l'ingresso dell'acqua verso le grotte”.

Si evidenzia, anche in questa sede, quanto già sostenuto nel punto precedente. Infatti non

si doveva dare luogo, in sede di VIA, a certe prescrizioni in quanto era opportuno e

doveroso verificare in anticipo alcuni aspetti e dati.

Infatti il rilievo planoaltimetrico, richiesto al punto E dal dott. Gisotti, non andava

ulteriormente prescritto con la VIA, bensì doveva far parte dei documenti che il

Nucleo Via avrebbe dovuto esaminare in anteprima.

La sua assenza, infatti, comporta che non è dato capire quale sia l'esatta consistenza della

Rocca. Attualmente, alla base, essa è ricoperta da materiale che dovrà essere asportato e

dragato e presenta un piano di campagna sopraelevato di 4/5 metri rispetto al livello del

mare.

Per realizzare il porto, il piano di campagna dovrà, ovviamente, essere abbassato e portato

al di sotto del livello del mare di ulteriori 3 metri per un totale di 7/8 metri circa di

profondità dall’attuale livello. Ma in assenza dello studio planoaltimetrico non si sa quale

sarà il reale perimetro della Rocca denudata.

Il dato non è di poco conto, atteso che intorno alla Rocca dovrebbe essere realizzato un

salvagente (fascia di rispetto) dello spessore di 3/4 metri. E senza conoscere le esatte

misure della Rocca (che ha un andamento conico) e del relativo salvagente, vi è il rischio

che il progetto così come è stato approvato non potrà essere realizzato o, nella migliore

delle ipotesi, che il porto non sarà funzionale.

Infatti, analizzando la planimetria che allo scopo è stata realizzata (doc. 14), esiste il serio

pericolo che tra il salvagente e la darsena, lato est, si vadano a creare dei corridoi troppo

stretti o, nell'ipotesi peggiore, dei veri e propri punti di tangenza (che nella tavola di cui al

doc. 14 vengono identificati con le lettere A e B).

Eppure tali dati avrebbero dovuto essere verificati prima di emanare la VIA favorevole.

Bastava predisporre telerilevamenti a infrarossi o magnetometrici comunemente utilizzati

per le indagini archeologiche. Tali tecniche avrebbero fornito l'esatta consistenza della

Page 14: Ricorso Straordinario in (1)

Rocca nella parte seppellita in modo che si poteva calcolare l'esatta consistenza e le esatte

misure del salvagente prescritto dalle relazioni Tagliacozzo e Gisotti.

Le tavole fornite dalla ditta proponente, in cui sono rappresentate le curve di livello, sono

approssimative e sono state predisposte in assenza di quel rigore, che nella fattispecie de

quo, era doveroso utilizzare.

Ma vi è di più. Non conoscere gli esatti confini e le esatte misure del luogo dove sarà

collocato il salvagente è ancora più grave alla luce delle prescrizioni dettate dall'Autorità

di Bacino della Regione Calabria che ha imposto (per come sarà illustrato nel motivo

successivo) la deviazione del canale Sallegrino a nord della darsena (attualmente tale

torrente sfocerebbe nella stessa darsena).

Per deviare il canale Sallegrino sarà necessario prevedere una infrastruttura di

canalizzazione che occuperà un certo spazio.

Ma analizzando le tavole progettuali predisposte dalla ditta proponente (doc da 13A a

13H), balza agli occhi che i margini di manovra sono quasi inesistenti o molto risicati. C'è

il serio rischio che il porto, così congegnato, non potrà essere realizzato. Infatti, fare spazio

al canale per deviare il Sallegrino significa restringere la darsena, visto che più a nord non

si può andare per la presenza dei palazzi, parcheggi ed altre infrastrutture funzionali al

porto. Ma stringere la darsena significa andare a ridosso del salvagente e della Rocca. Ma

tutto ciò comporta stravolgere il progetto. Si tratta di una situazione labirintica che era

doveroso risolvere in anticipo.

Si ribadisce quanto sostenuto nel punto precedente: certe valutazioni e certi controlli,

essendo cruciali e imprescindibili, vanno effettuati prima di esprimersi con un giudizio

favorevole. Il nucleo VIA doveva conoscere in anticipo, con una precisione millimetrica (e

le tecnologie lo consentono) l'esatta portata del salvagente e l'esatta portata

dell'infrastruttura per la deviazione del Sallegrino.

Allo stato, su questi aspetti, la VIA così come è stata concepita non serve a nulla. Quando i

nodi cominceranno a venire al pettine, sarà impossibile scioglierli.

3) Stessi motivi di cui al punto 1 in relazione ad ulteriore profilo.

Il nucleo VIA della Regione Calabria ha trattato la questione relativa ai canali Tirello e

Sallegrino con molta superficialità. O meglio, per essere realistici, non li ha trattati per

nulla. Si limita a dire: “Nello S.I.A. (Studio di Impatto Ambientale) vengono analizzati i

vincoli PAI e i progettisti dichiarano che:

- l'area di progetto non rientra tra le aree pericolose;

- sono stati rilevati nel tempo danni di bassa entità;

Page 15: Ricorso Straordinario in (1)

- non sono presenti punti o zone di rischio;

- non è presente il rischio di erosione costiera del tratto di costa interessato dal progetto;

- l'area del Canale Tirello è stata classificata come zona di attenzione, la sistemazione

della foce, con la conseguente eliminazione degli attuali problemi di insabbiamento,

migliorerebbe l'officiosità della foce”;

La questione dei due canali è troppo importante per essere liquidata con queste due righe,

che si riportano integralmente a quanto dichiarato dai progettisti.

Eppure tra i documenti che il Comune di Scalea depositava in Regione per ottenere la

VIA, vi era il parere reso dall'ABR (Autorità di Bacino Regionale) datato 15/05/09 (doc.

12 a, allegato al verbale della conferenza dei servizi del 2009), che fa delle considerazioni

abbastanza importanti delle quali non si tiene minimamente conto.

Tale documento, nell'affrontare il tema del rischio d'inondazione detta esplicitamente (pag.

2, rigo da 40 a 44) : “Alla luce di quanto sopra riportato nella citata Tavola PAI -RI

78138 e da quanto risulta dagli elaborati tecnici A01-Planimetria Stato di Fatto- M01 –

Rilievo Stato dei Luoghi Batimetria – e M02 – Rilievo stato dei Luoghi Sovrapposizione

Opere da Realizzare-, analogamente a quanto previsto per il Canale Tirello, deve essere

predisposta la deviazione del Canale Sallegrino ipotizzando un percorso a monte

dell'opera portuale in zona di sopraflutto”.

Dall'analisi delle tavole progettuali definitive predisposte dalla CEM (doc. da 13A a 13H)

non risulta che si sia dato luogo a tali prescrizioni. L'ABR arriva a queste conclusioni dopo

aver effettuato una serie di importanti premesse: “In merito al rischio di inondazione, per

come riportato dalla Tavola PAI -RI 78138, scala 1:25.000, si evidenziano

perimetrazioni di “zone di attenzione” lungo i corsi d'acqua, Canale Sallegrino e Canale

Tirello, retrostanti l'area interessata dall'infrastruttura portuale. E' utile precisare che

dalle “zone di attenzione”, che costituiscono una prima perimetrazione delle aree a

rischio in attesa di essere classificate secondo una specifica metodologia, discendono le

“aree di attenzione” per le quali, in mancanza di studi di dettaglio, valgono le stesse

prescrizioni vigenti per le “aree a rischio R4” - art. 24 comma 4 delle Norme di

Attuazione e Misure di Salvaguardia (NAMS) del PAI. Si precisa, pertanto, che

l'ammissibilità dell'intervento in esame, per quanto attiene il citato rischio di inondazione,

deve essere ricercata nei dettati del citato art. 21 -comma 2 lettera g) delle NAMS del

PAI- (“ampliamento e ristrutturazione delle opere pubbliche o d'interesse pubblico

riferite ai servizi essenziali e non delocalizzabili, nonché la sola realizzazione di nuove

infrastrutture lineari o a rete non altrimenti localizzabili, compresi i manufatti

funzionalmente connessi, a condizione che non costituiscano ostacolo al libero deflusso, o

riduzione dell'attuale capacità d'invaso, previo parere dell'ABR”)”

Page 16: Ricorso Straordinario in (1)

L'ABR, pertanto, ente competente alla attuazione delle norme del PAI e delle NAMS,

descrive uno stato di fatto e dei luoghi che impongono la deviazione del Torrente

Sallegrino. Sarebbe stato doveroso, alla luce di questo importante parere, che la CEM o il

Comune di Scalea ottemperassero alla realizzazione della importante variante progettuale

prima di presentare la documentazione presso la Regione Calabria per ottenere la VIA.

Valgono, a tal proposito, le stesse considerazioni effettuate nei punti precedenti: non è

ammissibile una VIA favorevole senza avere cognizione di cosa si stia valutando. Non è

ammissibile che la Regione abbia valutato favorevolmente un progetto che si presentava

monco di un elemento essenziale e cruciale.

Eppure la questione è importantissima. Si tratta del tema del rischio idrogeologico. Tema a

cui è connessa la salvaguardia delle vite umane. Le cronache degli ultimi decenni non

fanno altro che raccontare di disastri avvenuti in Calabria a causa del dissesto

idrogeologico. Famoso è stato il caso Soverato, dopo che il canale Beltrame travolse un

campeggio autorizzato nelle prossimità della sua foce. Autorizzazione che si rilasciava sul

presupposto che negli ultimi secoli non si aveva memoria di episodi importanti.

Adesso si va a costruire un porto alla foce di ben due Torrenti. E la Regione che fa?

Anziché usare la lente d'ingrandimento, non si avvede neanche che la progettazione della

deviazione del Sallegrino è stata totalmente omessa. Ma si fida ciecamente da quanto

sostenuto dalla ditta proponente secondo la quale dal punti di vista idrogeologico è tutto a

posto. C'è da chiedersi se qualcuno del Nucleo VIA si era accorto dell'esistenza del parere

dell'ABR!!!! (e dire che il Nucleo VIA era composto da ben 19 elementi!!!!!).

Ma vi è di più. L'ABR non solo prescrive la deviazione del Sallegrino, ma detta ulteriori

condizioni (che si vogliono riportare per esteso, anziché effettuare un più comodo rinvio

per relazionem, per dare al lettore l'esatta portata della superficialità in cui è incorsa la

Regione Calabria):

“Nella deviazione del canale Sallegrino occorre evitare la tombatura, e, qualora

quest'ultima si rendesse necessaria, va limitata a brevi tratti richiamando integralmente il

Cap. 4 -par. 4.1- delle Linee Guida Idrauliche del PAI, che recita espressamente: “E'

vietata la tombatura di qualsiasi tipologia di corso d'acqua, anche di fossi minori.

Limitate tombature sono ammesse solo in casi eccezionali e di comprovata necessità,

previo parere vincolante di questa Autorità di Bacino Regionale. In quest'ultimo caso,

oltre alle verifiche ed alle prescrizioni sopra citate per gli attraversamenti, dovranno

essere previste tutte le opere e le cautele necessarie affinchè non avvengano ostruzioni

all'imbocco ed all'interno dell'opera. L'opera deve essere in ogni caso di dimensioni tali

da essere manutenibile con mezzi meccanici”

Page 17: Ricorso Straordinario in (1)

Questa Autorità di Bacino Regionale deve esaminare l'intubata nel suo insieme (tratto

esistente e tratto di futura realizzazione); a tale scopo si rende necessario conoscere

l'esatto andamento planimetrico, l'effettivo diametro dello speco, la sua lunghezza

complessiva, se sussistono le condizioni di accesso per effettuare periodiche ispezioni e

lavori di manutenzione possibilmente con mezzi meccanici”.

Continua ancora l'ABR specificando che per le tombature le prescrizioni sono dettate non

solo per il Sallegrino, ma anche per il Tirello. Infatti:

“Inoltre, sempre in riferimento alle tombature in esame (Canale Tirello e Canale

Sallegrino), è necessario procedere alla loro verifica idraulica sotto l'ipotesi di parziali

ostruzioni e alla verifica che il materiale solido trasportato dalla corrente non venga

depositato al suo interno.

Lo studio idrologico-idraulico da produrre deve essere conforme a quanto previsto dal

Cap. 2 delle sopraccitate Linee Guida idrauliche del PAI.

Per quanto attiene, più propriamente l'assetto geometrico dell'alveo, oltre alle planimetrie

e ai profili longitudinali altimetrici, è necessario rilevare, in scala maggiore o uguale ad

1:500, delle sezioni topografiche estendendole a valle fino alla foce e a monte oltre

l'innesto con le intubate preesistenti.

Si precisa che dall'esame delle suddette sezioni devono emergere la caratterizzazione di

tutti i tronchi in studio, la rappresentazione della geometria attuale dei due alvei, le

singolarità (variazioni di pendenza, variazioni di scabrezza, presenza di tratti intubati,

ponti, briglie, aree golenali, argini etc.) e le variazioni delle sezioni medesime lungo i

tratti in indagine.

Particolare importanza assumono le sezioni all'imbocco delle intubate esistenti,

all'innesto tra le intubate esistenti e quelle eventualmente da realizzare, allo sbocco delle

nuove e quelle rilevate in corrispondenza delle summenzionate singolarità in alveo.

Per quanto attiene al punto 2.6 -Modalità di deflusso in piena ed effetti degli interventi in

progetto- del Cap. 2, considerato che l'analisi è finalizzata alla quantificazione delle

caratteristiche idrauliche del moto della corrente in condizioni di piena, l'esecuzione dei

calcoli idraulici impone che lo schema di calcolo minimo da utilizzare, per la

determinazione del profilo idrico della corrente, sia quello di moto permanente

monodimensionale.

E' necessario, inoltre, che il calcolo idraulico contenga indicazioni riguardo alle

condizioni iniziali e al contorno utilizzate, nonché ai valori di scabrezza inseriti nel codice

di calcolo”.

Chiude l'ABR esprimendo il parere favorevole dettando un'ulteriore prescrizione:

Page 18: Ricorso Straordinario in (1)

“vengano redatti, prima dell'inizio dei lavori, elaborati grafici e studi idrologici idraulici

relativi al Canale Tirello e al Canale Sallegrino, per come sopra indicato, da trasmettere

alla scrivente Autorità per acquisire specifico parere in relazione alla normativa del

PAI”

Tutto ciò non è mai avvenuto. Questo parere è stato rilasciato prima che si desse avvio alla

procedura VIA.

In conclusione, era doveroso, prima di attivare la procedura VIA, ottemperare a tutto

quanto prescritto dall'ABR e, quindi, si doveva progettare in primis la deviazione del

Sallegrino per poi predisporre ed elaborare tutti quegli studi in ordine sia al Tirello che al

Sallegrino. Tutto ciò non è avvenuto con la conseguenza che la fase procedimentale che ha

condotto alla VIA deve considerasi completamente affetta da illegittimità perché ha avuto

ad oggetto un progetto monco e sono del tutto assenti quegli ulteriori studi dettati

dall'ABR sui quali l'ABR stessa si era riservata di esprimere un ulteriore specifico parere

in relazione alla normativa del PAI. Parere che tuttora manca. E non si può pensare di

acquisirlo successivamente a VIA conclusa perché, sia il progetto completo che gli

ulteriori studi dovevano essere oggetto di VIA. Valgono anche qui le considerazioni

dettate per il punto 1. Non è possibile immaginare che si concluda una VIA in senso

favorevole, quando ancora mancano valutazioni di cruciale importanza. Tanto varrebbe

non attivarla per nulla. E se non è prevista dall'ordinamento la procedura VIA “a due

tranches”, non è neanche prevista la procedura di VIA “con riserva” di aggiungere

successivamente un ulteriore parere che si dovrà esprimere su questioni di rilevanza

primaria. Infatti la VIA, come già detto, “sostituisce o coordina tutte le autorizzazioni”

senza possibilità di effettuare aggiunte a scoppio ritardato. Altrimenti si creerebbe solo

confusione e si tradirebbe lo spirito della legge e il criterio del buon andamento. E anche in

questo caso la ditta proponente sapeva in anticipo, cioè prima di depositare gli atti in

regione per attivare la procedura VIA, della necessità degli ulteriori elaborati. Pertanto la

omissione risulta ancora più grave.

4) Eccesso di potere per illogicità e contraddittorietà. Violazione e falsa applicazione

dell'art. 26, comma 4, del TUA

Per come è stata concepita la VIA, volendo realizzare il progetto, si arriva a dei risultati

paradossali. Recita l'art. 26, comma 4, del TUA che la VIA “sostituisce o coordina tutte le

autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, nulla osta, e assensi comunque

denominati in materia ambientale, necessari per la realizzazione e l'esercizio dell'opera o

dell'impianto”

Page 19: Ricorso Straordinario in (1)

Se la VIA coordina tutte le autorizzazioni e i pareri deve, giocoforza, far combaciare tutti i

pezzi. Tra i pezzi da incastrare vi è il predetto parere dell'ABR e una prescrizione dettata

dalla Regione stessa. Quella che prevede la prova in vasca. E' stato già detto che tale

prescrizione in realtà è illegittima; ma fintanto che l'atto oggi impugnato non verrà

annullato (e si spera che tale ipotesi si verifichi al più presto) la ditta proponente è

legittimata ad andare avanti. Ed ecco la domanda: come è possibile procedere alla prova in

vasca se il progetto è monco? La prova in vasca, come già detto, riproduce in scala lo stato

dei luoghi per collocarvi l'opera progettata. Ma se manca un pezzo importante del progetto,

e cioè la deviazione del canale Sallegrino, che senso ha effettuare la prova in vasca?

Ovviamente nessuno. Perché, ammesso che, non si sa in quale futuro, la ditta proponente

incaricherà una ditta specializzata ad effettuare una prova in vasca sul progetto definitivo

monco, verrà partorito un risultato ovviamente inattendibile.

E un atto così congegnato non può che essere illegittimo.

ISTANZA CAUTELARE

Nelle more del giudizio di merito si rende in ogni caso necessario disporre la sospensione

dell'esecutività dei provvedimenti impugnati essendo ravvisabile la sussistenza del

requisito del fumus boni juris e il requisito del periculum in mora.

Il fumus è affidato ai motivi che precedono.

Il periculum è di tutta evidenza. La Regione Calabria, avendo inventato il modello “VIA a

due tranches” e quello di “VIA con riserva” ha contribuito notevolmente a dare una

accelerata alla prosecuzione dei lavori per dare vita alla realizzazione del porto. Esiste il

serio pericolo (visto che la Pubblica Amministrazione ha dimostrato, durante tutto l'iter

procedimentale di essere a dir poco “distratta”) che, di distrazione in distrazione, a breve si

cantierizzi il sito su cui costruire il porto. Infatti non è da escludere che il Comune di

Scalea, che finora è stato capace di far approvare un progetto che fa acqua da tutte le parti,

forte di possedere una VIA in tasca, dia il via libera definitivo per la realizzazione

dell'opera.

Il progetto, come si è visto, si può considerare ancora in una fase iniziale. Mancano, infatti,

lo studio matematico sulla dinamica delle coste, non si conosce l'esatta consistenza e

misura della rocca di Torre Talao, manca la previsione progettuale della deviazione del

Sallegrino, manca la prova in vasca, non esistono gli elaborati richiesti dall'Autorità di

Bacino Regionale sulla tombature dei canali. Non si sa neanche se, colmate tutte le lacune,

il progetto sia realizzabile.

Page 20: Ricorso Straordinario in (1)

E' opportuno che tutto si fermi al più presto perchè, continuando di questo passo, la

situazione diventerà ancora più ingarbugliata e pasticciata, con il rischio che alle

problematiche ancora esistenti si diano soluzioni aberranti. In gioco vi sono interessi

pubblici enormi, a cominciare dalla esigenza della tutela del sito archeologico per finire

alle questioni legate al rischio idrogeologico.

Consentire l'ulteriore prosieguo dell'iter potrebbe comportare la compromissione di tali

interessi.

Per tutto fin qui illustrato e dedotto il ricorrente si rivolge all'Ill.mo Sig.

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

affinchè, udito il parere del Consiglio di Stato, accolga il presente ricorso annullando gli

atti impugnati e prima ancora adotti ogni più opportuna misura cautelare.

Si chiede che gli scritti difensivi delle altre parti siano portati a conoscenza del

sottoscritto con assegnazione di un termine congruo per replicare.

Si allegano i seguenti documenti: Decreto del Dirigente Generale della Regione Calabria

n. 10303 del 23 agosto 2011 pubblicato sul BURC il 14 ottobre 2011; relazione

illustrativa, studio meteomarino, studio dell'impatto delle opere portuali sulla dinamica

costiera e studio dell'inserimento ambientale paesaggistico del Prof. De Girolamo

(estratti); delibera del 26.02.03del Consiglio Comunale del Comune di Scalea; verbale

della conferenza dei servizi del 17.06.03 con i relativi sub allegati: relazione Gisotti,

relazione Tagliacozzo, parere della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria,

parere dell'Ufficio del genio Civile per le Opere Marittime di Reggio Calabria del

14.03.03; Determinazione n. 20-SA del 09/10/07, Reg Gen n. 1104 del 15/10/07 del

Comune di Scalea; contratto Rep. 750 del 03/06/08; tavola con sovrapposti il progetto del

2002 con il progetto del 2008; verbale della conferenza dei servizi del 15.05.09 coni

seguenti sub allegati: parere dell'ABR (Autorità di Bacino Regionale) datato 15/05/09,

parere dell'Ufficio del genio Civile per le Opere Marittime di Reggio Calabria del

07.05.09, parere della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria del 16.03.09;

estratto dello studio morfodinamica costiera e relazione sedimentologica (allegato RSED);

tavole progettuali (M01- M03- M04- A01- A02- A03- A04- A05); planimetria con

evidenziati punti di tangenza; pubblicazione ad opera del comitato Scalea 2020; atto

costitutivo; statuto; verbale del Consiglio Direttivo del 20/09/2009.

Cosenza, lì 03.02.2012 Avv. Marcello Nardi