29
1 Ecc.mo Consiglio di Stato in s.g. – Roma RICORSO IN APPELLO (da valere, all’occorrenza, quale appello incidentale) dell’Associazione Nazionale Legambiente ONLUS, con sede in Roma, Via Salaria 403 (P.IVA 02143941009), in persona del Presidente nazionale e legale rappresentante, Vittorio Cogliati Dezza, assistita e rappresentata, giusta mandato in calce al presente atto, dall’Avv. Piera Sommovigo (C.F. SMMPRI68R63E463N) ed elettivamente domiciliata presso lo studio dell’Avv. Prof. Federico Tedeschini in Roma, Largo Messico n. 7 (numero fax al quale inviare le comunicazioni inerenti il presente procedimento: 010 5537051; [email protected]) ; CONTRO - Il Comune della Spezia, in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dagli Avv.ti Giovanni Bormioli e Stefano Carabba, con domicilio eletto presso lo studio del primo di essi in Genova, Piazza Dante 9/14; ricorrente in primo grado E NEI CONFRONTI - del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Genova; resistente in primo grado per l’annullamento e/o l’integrale riforma, previa sospensione, - della sentenza del TAR Liguria, Sez. I, n. 787, depositata in data 19 maggio 2014, notificata in data 28 maggio 2014, con la quale è stato accolto il ricorso RGR 1008/2013 proposto dal Comune della Spezia avverso il provvedimento di sospensione dei lavori di esecuzione del progetto di riqualificazione di Piazza Verdi nonché, con ricorso per motivi aggiunti, del provvedimento di

Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

1

Ecc.mo Consiglio di Stato in s.g. – Roma

RICORSO IN APPELLO

(da valere, all’occorrenza, quale appello incidentale)

dell’Associazione Nazionale Legambiente ONLUS, con sede in Roma, Via Salaria 403 (P.IVA

02143941009), in persona del Presidente nazionale e legale rappresentante, Vittorio Cogliati

Dezza, assistita e rappresentata, giusta mandato in calce al presente atto, dall’Avv. Piera

Sommovigo (C.F. SMMPRI68R63E463N) ed elettivamente domiciliata presso lo studio dell’Avv.

Prof. Federico Tedeschini in Roma, Largo Messico n. 7 (numero fax al quale inviare le

comunicazioni inerenti il presente procedimento: 010 5537051;

[email protected]);

CONTRO

- Il Comune della Spezia, in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dagli Avv.ti

Giovanni Bormioli e Stefano Carabba, con domicilio eletto presso lo studio del primo di essi in

Genova, Piazza Dante 9/14;

ricorrente in primo grado

E NEI CONFRONTI

- del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Distrettuale

dello Stato di Genova;

resistente in primo grado

per l’annullamento e/o l’integrale riforma, previa sospensione,

- della sentenza del TAR Liguria, Sez. I, n. 787, depositata in data 19 maggio 2014, notificata in data

28 maggio 2014, con la quale è stato accolto il ricorso RGR 1008/2013 proposto dal Comune della

Spezia avverso il provvedimento di sospensione dei lavori di esecuzione del progetto di

riqualificazione di Piazza Verdi nonché, con ricorso per motivi aggiunti, del provvedimento di

Page 2: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

2

dichiarazione dell’interesse culturale della Piazza e del filare alberato di pini, nonché del decreto

soprintendentizio del 15 novembre 2013 n. 26 recante annullamento d’ufficio dell’autorizzazione

del 6 novembre 2012 n. 33062.

***

Premesse di fatto

Ai fini di una migliore comprensione della presente controversia, si rende necessaria un’ampia

esposizione delle vicende di fatto che hanno preceduto l’insorgere della medesima.

1) In data 6 novembre 2012 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria

rilasciava, ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs. n. 42/2004, al Comune della Spezia l’autorizzazione alla

realizzazione del progetto di riqualificazione architettonica e artistica di Piazza Verdi –progetto che

prevedeva l’eliminazione del filare centrale di pini- invitando al contempo “codesto Ente ad

avviare presso la Direzione Regionale la necessaria procedura di verifica relativamente

all’immobile medesimo”.

L’istanza per il rilascio della predetta autorizzazione veniva trasmessa alla Soprintendenza in data

8 maggio 2012: secondo l’Amministrazione a tale istanza non veniva allegata la relazione –datata

2009- redatta dalla Direttrice dell’Istituzione Servizi Culturali del Comune, nella quale la

piantumazione del filare di pini veniva fatta risalire a dieci anni dopo la seconda guerra mondiale e

lo stesso filare veniva descritto come elemento di alterazione dell’originario disegno della Piazza.

Al riguardo, si ritiene utile da subito evidenziare che nelle premesse del decreto principalmente

impugnato in primo grado la Soprintendenza aveva affermato testualmente che “Nel corso

dell’esame istruttorio del progetto la Soprintendenza si avvaleva di una relazione storica redatta

dalla Dott.ssa Ratti, dirigente per i servizi culturali del Comune della Spezia, nel 2009 per il bando di

progettazione di piazza Verdi. Tale relazione descriveva il filare alberato centrale come piantumato

“un decennio dopo la fine della guerra”, individuandolo quindi come componente estranea

all’originario disegno della Piazza Verdi, così come “conseguente al disegno degli anni 30 del

Novecento, imputabile alle fasi di alterazione di tale disegno conseguenti alla progressiva

destinazione della piazza al traffico ed alla sosta….”.

Page 3: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

3

Appare, pertanto, evidente che tale relazione è stata comunque acquisita e valutata nel corso

dell’istruttoria avviata dalle competenti Amministrazioni e che, come si dimostrerà in seguito, ha

fuorviato le determinazioni originariamente assunte dalle stesse.

2) In data 24 gennaio 2013 il Comitato di cittadini denominato “Comitato per Piazza Verdi”

presentava, infatti, alle competenti Amministrazioni un esposto, cui faceva seguito, in data 1

marzo 2013, una memoria integrativa. Sottoscriveva tali atti anche l’Associazione odierna

appellante.

A seguito della ricezione di siffatti atti la Soprintendenza –con nota del 15 aprile 2013- sosteneva

la legittimità degli atti sino a quel momento adottati, riportando in maniera pedissequa e testuale

interi stralci della relazione del 2009 a firma della Direttrice dell’Istituzione Servizi Culturali del

Comune della Spezia ed evidenziando espressamente che “…sia l’alberata centrale rappresentano

elemento di alterazione del disegno architettonico originario, cui non può essere riconosciuto in se

alcun valore storico-artistico, anche in quanto privi del requisito dei settant’anni indispensabile per

la sottoposizione a tutela ai sensi della parte II del D.Lgs. n. 42/2004 e s.m.i.”.

3) Avendo appreso che l’unico impedimento all’avvio della procedura di verifica dell’interesse

culturale risiedeva nella datazione del filare centrale di pini –che, in quanto risalente, a circa 20

anni dopo la realizzazione della Piazza costituiva un elemento di alterazione della stessa- sia il

comitato che l’Associazione appellante avviavano –anche con la collaborazione della cittadinanza-

specifiche ed apposite indagini storiche e bibliografiche atte ad acquisire documentazione utile a

dimostrare la contemporaneità fra la ultimazione dei lavori di realizzazione della Piazza e la messa

a dimora del filare centrale di pini.

In questa situazione si colloca, pertanto, l’intervento del Ministro che, nell’esercizio del potere di

indirizzo e vigilanza allo stesso spettante per legge- invitava i competenti organi periferici a

riesaminare il progetto prima dell’avvio dei lavori.

3) Con atto 17 giugno 2013, prot. n. 4448 la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici

della Liguria precisava, quindi, come l’autorizzazione 6 novembre 2012, prot. n. 33062 della

Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Liguria prevedesse la necessità, per il

Comune della Spezia, di avviare, presso la stessa Direzione Regionale, la procedura di verifica

Page 4: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

4

dell’interesse culturale della Piazza in questione con le sue pertinenze ed i vegetali arborei ivi

presenti, al contempo evidenziando la mancata attivazione allo stato di tale procedura da parte

dell’Amministrazione comunale ed invitando la stessa a provvedere.

Sempre nella citata nota la predetta Direzione precisava, altresì, che “Ogni documentazione

attestante l’età dei beni pubblici sopra evidenziati tra parentesi –come è noto il compimento dei

settant’anni è condizione necessaria per essere eventualmente considerati di interesse culturale-

dovrà essere trasmessa alla citata Soprintendenza per l’istruttoria di rito a seguito della quale la

scrivente concluderà il procedimento”.

4) Con atto della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Liguria 17 giugno

2013, prot. n 17798 veniva rinnovata la richiesta al Comune della Spezia di attivare, senza ulteriore

ritardo, la necessaria procedura di verifica dell’interesse culturale con riguardo alla Piazza e

pertinenze di cui si tratta, confermando, altresì, l’avvertimento di non procedere, nelle more del

completamento dell’iter di verifica, alla demolizione e/o rimozione di componenti il cui interesse

culturale non fosse stato definitivamente accertato.

Con successivo atto 21 giugno 2013, prot. n. 18386 la Soprintendenza sottolineava poi che “nulla

osta (…) alla prosecuzione delle opere limitatamente a quanto descritto nella nota citata, ovvero

limitatamente agli interventi sulla sede viaria ed i marciapiedi, con esclusione delle opere

interessanti l’area centrale della piazza e le componenti arboree ivi presenti. (…)”.

5) Con memoria ex artt. 9 e 10 L. n. 241/1990, e s.m.i., presentata in data 1° luglio 2013 veniva

nuovamente ribadita la necessità della verifica di interesse culturale e veniva al contempo fornita

apposita documentazione idonea a dimostrare la presenza ultrasettantennale dei pini ed il senso

storico-architettonico della Piazza in argomento.

Stante il perdurare dell’inadempimento dell’Amministrazione comunale all’attivazione della

procedura di verifica, con atto 17 luglio 2013, prot. n. 20904 la Soprintendenza comunicava,

pertanto, all’Amministrazione medesima l’avvio del procedimento di verifica d’ufficio

dell’interesse culturale ex artt. 10, primo comma, e 12 D.Lgs. n. 42/2004, e s.m.i., dell’immobile in

questione, ricordando “che il bene in oggetto attualmente risulta sottoposto alle disposizioni di

tutela del d. lgs. 42/2004, Parte II, in virtù del combinato disposto degli artt. 10-12”.

Page 5: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

5

Con atto 19 luglio 2013, prot. n. 21082 la Soprintendenza, ai sensi dell’art. 7 L. n. 241/1990, e

s.m.i., comunicava poi al Comune della Spezia “l’avvio del procedimento di riesame in parte qua ed

eventuale conseguente annullamento in autotutela ex art. 21 nonies della legge n. 241/1990, e

s.m.i. della autorizzazione ex art. 21 del d.lgs. 42/2004 e s.m.i. rilasciata, in merito ai lavori di

riqualificazione architettonica e artistica della piazza Verdi con nota prot. n. 33062 del

06/11/2012”.

6) Il Comune della Spezia interveniva nel procedimento in esame producendo memoria in data 10

ottobre 2013.

Con nota prot. n. 31373 del 25 ottobre 2013 la Soprintendenza riscontrava le osservazioni

prodotte dal Comune della Spezia, replicando in maniera precisa e puntuale alle stesse.

Nella relazione allegata alla predetta nota, veniva testualmente rilevato che “La nota prot. n.

10745 del 15 aprile 2013 di questa Soprintendenza, citata da codesto Comune a riprova della

incongruenza dell’alberatura centrale, evidenzia al contrario il valore d’accento del marciapiede

centrale: “(….) sul finire degli anni 30 si aggiunse un marciapiede centrale che, con un filare di esili

fanali, accentuava l’effetto prospettico delle quinte laterali e dava forza alla centralità del tema

della connessione assiale”; “la relazione manca di attribuire identico valore al filare alberato

unicamente perché, in ragione di una errata e sviata attribuzione cronologica, la piantumazione

dell’alberata veniva imputata agli anni Cinquanta del secolo scorso”.

7) Con nota prot. n. 31689 del 29 ottobre 2013 la Soprintendenza trasmetteva, quindi, alla

competente Direzione Regionale la proposta di riconoscimento dell’interesse storico-artistico ai

sensi del D.Lgs. n. 42/2004, allegando alla stessa relazione storico-artistica, documentazione

fotografica, estratto di mappa relativa al bene in oggetto al fine di procedere al formale

riconoscimento dell’interesse culturale del bene in questione.

Con decreto n. 71 dell’8 novembre 2013 il Direttore Regionale riconosceva che “l’immobile

denominato Piazza Verdi sito in La Spezia, di proprietà del Comune della Spezia, meglio identificato

nell’allegata planimetria catastale e relazione storico-artistica, è di interesse culturale ai sensi

dell’art. 10, comma 1 e 4 lett.g) del citato D.Lgs. n. 42/2004: l’immobile come sopra denominato

viene, quindi, sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel Decreto Legislativo stesso, in

Page 6: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

6

quanto riveste un ruolo importante nel disegno della città, significativo del fenomeno di espansione

urbana verso levante, presenta un’essenziale relazione compositiva con gli edifici monumentali che

vi prospettano e conserva, nonostante la sostituzione dei materiali nel tempo, elementi

riconducibili all’originario impianto degli anni Trenta del XX secolo, quali il filare alberato di pini,

che ne scandisce lo spazio centrale, come meglio specificato nella relazione storico artistica”.

8) Infine, con decreto n. 26 del 15 novembre 2013 la Soprintendenza procedeva all’annullamento

d’ufficio in via di autotutela in parte qua ex art. 21 nonies della legge n. 241/1990 e s.m.i.

limitatamente alla parte in cui si ritenevano ammissibili le opere che prevedevano –come azione

preliminare alla esecuzione di quanto progettato- la rimozione definitiva del filare centrale di pini.

Avverso quest’ultimi sopra menzionati atti il Comune della Spezia proponeva ricorso dinanzi al TAR

Liguria (contraddistinto da RGR 1008/2013), chiedendone –con il successivo atto di motivi

aggiunti- la sospensione in via cautelare dell’efficacia.

9) All’udienza di Camera di Consiglio del 30 gennaio 2014 il Comune della Spezia rinunciava alla

proposta istanza cautelare; l’udienza di trattazione del merito veniva, quindi, fissata per il giorno

29 aprile 2014.

Con sentenza n. 787, depositata in data 19 maggio 2014, il TAR Liguria, Sez. I, ha accolto il ricorso

predetto, annullando gli atti impugnati.

Trattasi di sentenza illegittima, erronea, ingiusta e contraddittoria di cui si chiede l’annullamento

e/o l’integrale riforma sulla base delle seguenti considerazioni di

DIRITTO

I) In via preliminare

In sede di memoria difensiva depositata per l’udienza cautelare del 30 gennaio 2014, nonché nelle

successive memorie, l’Associazione odierna appellante ha eccepito numerosi e rilevanti profili di

inammissibilità del ricorso di primo grado e dei successivi motivi aggiunti.

Page 7: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

7

Il Giudice di primo grado, nella sentenza ora impugnata, non ne ha tenuto in alcun modo conto,

nel senso che ad essi non ha fatto alcun cenno –neppure minimo e/o in via incidentale- nella

suddetta sentenza.

Si rende, pertanto, necessario richiamare integralmente siffatte censure, così come esposte nei

vari atti difensivi depositati in primo grado.

“A) In via preliminare

I) Inammissibilità del ricorso e dei motivi aggiunti per sopravvenuta carenza di interesse.

Il Comune della Spezia, sia nel ricorso che nei motivi aggiunti, ha contestato il fatto che nel caso di

specie fosse necessaria la procedura di verifica dell’interesse culturale.

Trattasi di censura che risulta inammissibile in considerazione di quanto segue.

Nell’autorizzazione del 6 novembre 2012 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici

della Liguria invitava direttamente “codesto Ente ad avviare presso la Direzione Regionale la

necessaria procedura di verifica relativamente all’immobile medesimo”.

Non vi è, quindi, alcun dubbio che tale procedura dovesse comunque essere avviata dal Comune e

ciò sin dal 6 novembre 2012.

Come noto, il Comune della Spezia non ha mai proceduto ad avviare siffatta procedura né ha mai

contestato il fatto di essere tenuto ad avviarla, determinando con il suo inadempimento

l’intervento d’ufficio della competente Soprintendenza.

Ebbene il Comune della Spezia ben poteva –già dal momento della ricezione dell’autorizzazione

originaria- contestare una simile imposizione, chiedendo chiarimenti e/o se necessario impugnare

in parte qua l’autorizzazione dinanzi codesto Ecc.mo TAR.

L’intervenuta acquiescenza in relazione alla predetta prescrizione comporta, di conseguenza,

l’inammissibilità delle censure aventi ad oggetto l’inapplicabilità al caso in esame della procedura

di verifica dell’interesse culturale.

Ci si riferisce, in particolare, a quanto sostenuto dal Comune al punto 7) del ricorso (pag. 7),

laddove ha sostenuto che la mancata attivazione della predetta procedura consisteva nel fatto che

Page 8: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

8

“…..non avendo alcuna intenzione né possibilità di trasferire il bene demaniale stradale al

patrimonio disponibile, il Comune non ha chiesto l’avvio della procedura di verifica della

sussistenza dell’interesse ex art. 10 D.lgs.. Tale procedura infatti ha la funzione –assicurata la

tutela cautelare ex art. 12.1 D.lgs.- di stabilire se tale interesse effettivamente sussista e, nel caso

se ne accerti l’insussistenza, di rendere liberamente disponibile il bene pubblico sottraendolo al

regime della demanialità imposta dall’art. 822.2 e 824 Cod. Civ.”.

A prescindere dal fatto che tale procedura si applica indipendentemente da ogni decisione di

alienare un bene demaniale (vi è una procedura simile che viene avviata ai fini della

cartolarizzazione dei beni pubblici, mutuata da siffatta procedura, ma autonoma dalla stessa per

quanto riguarda le finalità), se l’Amministrazione riteneva di non essere in ogni caso tenuta

all’avvio della stessa e/o che essa non fosse applicabile al caso in questione, poteva utilizzare gli

strumenti idonei offerti dall’ordinamento giuridico per contestare quanto imposto dalla

Soprintendenza.

Il Comune ha invece accettato siffatta prescrizione, disattendendola poi nei fatti: donde la

sussistenza dei vizi rubricati”.

“II) Inammissibilità dei motivi aggiunti per omessa impugnazione di ulteriori atti

Con ripetute note il Comune della Spezia –in pendenza della procedura di verifica dell’interesse

culturale- ha richiesto alle competenti Amministrazioni l’autorizzazione all’abbattimento di alcuni

pini, “per garantire la privata e pubblica incolumità ed a garanzia dei lavoratori che operano

all’interno del cantiere”.

Con la nota prot. n. 106018 del 5 dicembre 2013 (cfr. doc. n. 24) il Comune della Spezia ha poi

avvisato le predette Amministrazioni che “…nel caso di mancato riscontro anche a questa ulteriore

richiesta, entro trenta giorni, questa Amministrazione si troverà nell’obbligo di adottare ordinanza

contingibile ed urgente, ex art. 54 T.U. EE.LL., D.Lgs. 267/2000, per l’eliminazione dell’attuale ed

accertato stato di pericolo”.

A prescindere da ogni rilievo sul fatto che a distanza di più di due mesi il Comune non ha adottato

siffatta ordinanza, si tenga presente che a tale specifica richiesta, con nota prot. n. 35632 del 6

dicembre 2013 (cfr. doc. n. 25), la Soprintendenza ha fornito tempestivo riscontro, all’uopo

Page 9: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

9

espressamente precisando quanto segue: “Come noto, con D.D.R. in data 8/11/2013 di codesta

Direzione è stato riconosciuto l’interesse culturale di Piazza Verdi, valutando il filare centrale di pini

–comprendente gli individui arborei in questione- come componente di interesse culturale. Ciò

impone, ad avviso di questa Soprintendenza, che tale componente venga conservata nella sua

integrità, vuoi mettendo in atto ogni provvedimento utile a riportare in condizioni di sicurezza gli

individui arborei presenti e pertanto valutando la possibilità e coerenza di accorgimenti (quali

puntellature e intirantature) ad oggi non considerati, vuoi –nel caso prevalenti ragioni di pubblica

incolumità impongano da ultimo l’abbattimento degli esemplari- provvedendo al tempestivo

reintegro della consistenza del filare con adeguate e puntuali sostituzioni”.

Con ulteriore nota prot. n. 9926 del 30 dicembre 2013 la Direzione Regionale, Servizio Tutela Beni

Culturali, ha poi ribadito quanto già rilevato dalla Soprintendenza nella nota sopra menzionata ed

ha, al contempo, invitato l’Amministrazione a proporre –come richiesto con il decreto n. 26/2013-

una soluzione progettuale “che contemperi la salvaguardia del filare centrale di pini con la

proposta in precedenza assentita” (cfr. doc. n. 26).

Trattasi di note allo stato non impugnate, pur essendo, in particolare, la nota del 6 dicembre 2013

precedente alla notifica dei motivi aggiunti (notificati, unitamente al ricorso, in data 23 dicembre

2013) ed aventi ad oggetto ulteriori prescrizioni, da adottarsi in caso di effettivo e concreto

pericolo, consistenti sia nell’adozione di apposite ed idonee misure di sostegno all’alberatura sia

nell’imposizione, quale extrema ratio, di provvedere al tempestivo reintegro del filare con

adeguate e puntuali sostituzioni.

Al di là di una generica contestazione contenuta nella nota del Comune prot. n. 137 del 9 gennaio

2014 (cfr. doc. n. 27), non ci risulta che ad oggi tale nota sia stata oggetto di specifica

impugnazione da parte dell’Amministrazione medesima”.

II) Nel merito

1) Erroneità ed illegittimità della sentenza impugnata per contraddittorietà, travisamento,

illogicità, omessa ed insufficiente motivazione.

Page 10: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

10

Violazione e falsa applicazione degli artt. 10, 12, 20, 21, 22 e 28 del D.Lgs. n. 42/2004 nonché

del principio fondamentale di cui all’art. 9 Cost.

1.a) Nella prima parte della sentenza impugnata il Giudice di primo grado pone un erroneo ed

illegittimo assunto a fondamento delle proprie statuizioni e precisamente sostiene che “Può

pertanto giungersi ad una prima conclusione, nel senso che la richiesta di autorizzazione ex art. 21

D.Lgs. n. 42/2004 da parte dell’ente proprietario del bene ed il suo successivo rilascio da parte della

Soprintendenza, presupponendo necessariamente l’interesse culturale (sussistente ope legis),

rendono del tutta superflua ed ultronea la verifica negativa di cui al citato art. 12, comma 2 che –

come detto- è finalizzata all’esclusione dell’interesse culturale del bene, anche in vista di una sua

eventuale sdemanializzazione” (cfr. pag. 13 della sentenza).

Pertanto, per il TAR Liguria, la valutazione (nel caso di specie, negativa) dell’interesse culturale del

filare sarebbe di per sé stata già implicita nell’autorizzazione del 6 novembre 2012.

Non vi è chi non veda che trattasi di assunto che contrasta in modo palese con il disposto di cui

all’art. 12 del D.Lgs. n. 42/2004 e con la ratio sottesa alla norma medesima.

Intanto in quanto è la stessa lettera della norma a prevedere l’effettuazione di un procedimento di

verifica dell’interesse culturale che si conclude con l’adozione di un provvedimento espresso.

Anzi, la norma in questione indica i soggetti tenuti ad avviare siffatta procedura (d’ufficio i

competenti organi del Ministero oppure su istanza dei soggetti cui le cose appartengono) e

rimanda ad appositi decreti l’individuazione degli indirizzi di carattere generale e delle modalità di

svolgimento della procedura al fine di assicurarne uniformità di valutazione.

In secondo luogo, in quanto è la stessa ratio sottesa all’art. 12 che presuppone la necessità

dell’accertamento dell’interesse culturale dei beni pubblici al fine di ritenere quegli stessi beni

sottoposti allo speciale regime vincolistico.

Come è noto, infatti, l’art. 12 del D.Lgs. n. 42/2004 ha preso atto dell’inadempienza all’obbligo di

predisporre gli elenchi dei beni culturali di proprietà di enti sia pubblici che privati previsto dalla

legge n. 1089/1939 (art. 4) e dal D.Lgs. n. 490/1999 (art. 5). Tale sistema non era mai stato attuato

Page 11: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

11

né le amministrazioni, con riguardo alla redazione degli elenchi, erano mai state sanzionate. E pure

inevaso era rimasto l’obbligo del Ministero di provvedere in via sostitutiva.

L’omessa redazione degli elenchi aveva indotto la giurisprudenza a richiedere che, in ogni caso,

l’amministrazione dei beni culturali dovesse provvedere ad una forma di riconoscimento espresso

dell’interesse culturale, ammettendone l’assoggettamento automatico a tutela solo in via

provvisoria. Si riteneva che l’accertamento dell’interesse culturale del bene pubblico costituisse un

atto pregiudiziale rispetto all’assoggettamento a tutela del medesimo bene (cfr. Consiglio di Stato,

Sez. II, n. 1757/2004).

L’art. 12 si colloca in tale contesto generale e prescrive l’operare della presunzione di culturalità

solamente nelle more del perfezionamento di siffatta procedura, sottoponendo in via cautelare il

patrimonio pubblico alle disposizioni di tutela. Si prevede, infatti, che le cose appartenenti a

soggetti pubblici od a persone giuridiche private senza scopo di lucro, qualora rientrino in una

delle tipologie indicate dalla legge (cose immobili o mobili che presentano interesse artistico,

storico, archeologico o etnoantropologico) e sempre che sussistano i requisiti

dell’ultrasettantennalità e della non esistenza in vita dell’autore, siano assoggettate

provvisoriamente alle disposizioni di tutela sino all’esito della verifica dell’interesse culturale,

verifica effettuata, come si è detto, da parte dell’amministrazione d’ufficio oppure su richiesta

dell’ente interessato.

Tanto premesso, risulta, quindi, evidente la legittimità del provvedimento adottato dalla

competente Soprintendenza in data 17 giugno 2013, con il quale aveva disposto la sospensione,

“nelle more del completamento dell’iter di verifica”, dell’esecuzione di opere riguardanti la

demolizione o la rimozione di componenti il cui interesse culturale non sia stato definitivamente

accertato.

Al momento dell’adozione del citato provvedimento di sospensione, infatti:

- il Comune della Spezia non aveva ancora avviato la procedura di verifica dell’interesse culturale

di cui all’art. 12, comma 2 del D.Lgs. n. 42/2004, nonostante le ripetute richieste della

Soprintendenza;

Page 12: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

12

- nell’autorizzazione del 6 novembre 2012 era espressamente previsto l’obbligo per il Comune di

avviare la necessaria procedura di verifica dell’interesse culturale. A questo proposito, si rileva che

–contrariamente a quanto sostenuto dal Giudice di primo grado- la stessa espressione utilizzata –

necessaria procedura di verifica- inducono a ritenere l’obbligatorietà della medesima, che si

qualificava come un vero e proprio obbligo tale da giustificare, stante l’inadempienza

dell’Amministrazione, l’adozione di un provvedimento di sospensione.

Peraltro, la stessa Amministrazione comunale –con nota prot. n. 54346 del 18 giugno 2013-

precedente all’invio della comunicazione di avvio della procedura in questione (avvenuta in data

17/07/2013)- aveva testualmente riconosciuto –in riscontro alla citata nota del 17 giugno 2013-

che essa si configurava come atto sospensivo in autotutela dell’autorizzazione rilasciata in data 6

novembre 2012 nonchè la legittimità dell’avvio d’ufficio della procedura, manifestando la propria

disponibilità a collaborare allo svolgimento di siffatta procedura.

1.b) Nè può rilevare, nel caso in esame, la circostanza che il progetto sottoposto alla

Soprintendenza prevedesse l’eliminazione del filare centrale di pini.

E ciò, oltre che sulla base di quanto già esposto sub 1.a), anche delle seguenti, ulteriori

considerazioni.

Ora, come noto e come si è detto, la disciplina di cui agli artt. 10 e 12 del Codice dei beni culturali

contempla, sulle cose in appartenenza pubblica, una presunzione generale di culturalità da cui

scatta un vincolo ex lege, sia pure assoggettato alla condizione risolutiva di un’eventuale verifica

negativa. Più precisamente, la protezione dei beni culturali con più di cinquant’anni (ora settanta)

è garantita da un vincolo ope legis che può essere rimosso solo dopo l’intervento della procedura

di verifica dell’interesse culturale prevista dall’art. 12, comma 2 del D.Lgs. n. 42/2004 (cfr. Cons.

Giust. Amm. Sic. 1 giugno 2010 n. 767 e TAR Lazio, Roma, Sez. II ter, 13 luglio 2012 n. 6413).

Nel caso di specie il Comune della Spezia aveva affidato al proprio Dirigente dell’Istituzione Servizi

Culturali l’incarico di valutare ed individuare, fra l’altro, l’età dei pini costituenti il filare centrale

che attraversa la Piazza.

Page 13: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

13

Nella relazione –datata 2009- allegata al bando di progettazione e costituente parte integrante

dello stesso la citata Dirigente aveva collocato l’età del predetto filare come piantumato “un

decennio dopo la fine della guerra”, individuandolo quindi come componente estranea

all’originario disegno della Piazza Verdi, che risale, invece, nella sua definitiva realizzazione, agli

anni 30.

Tale circostanza ha indotto in errore le competenti Amministrazioni, che –pur prescrivendo al

Comune di avviare la necessaria procedura di verifica- hanno prima autorizzato il progetto e poi

confermato la legittimità del loro operato con la nota del 15 aprile 2013.

L’errore sulla datazione dei pini costituisce, infatti, contrariamente a quanto sostenuto dal Giudice

di primo grado, un fatto rilevante e decisivo, il cui travisamento ha determinato l’illegittimità

dell’atto autorizzatorio e la conseguente legittima determinazione dell’Amministrazione di

procedere, in via di autotutela, al riesame ed all’annullamento della stessa.

Ciò in quanto l’età –ora di 70 anni- costituisce il presupposto necessario la cui sussistenza, in un

bene di appartenenza pubblica non soggetto ad uno specifico vincolo, determina il sorgere di un

vincolo ex lege, la cui efficacia deve poi essere confermata all’esito della procedura di verifica

dell’interesse culturale.

L’età di 70 anni non costituisce, quindi, l’unico elemento sul quale si fonda il riconoscimento di un

interesse culturale in capo ad un determinato bene, ma costituisce di certo il presupposto

necessario affinchè tale procedura possa essere avviata.

Ciò risulta chiaramente precisato dalla Direzione Regionale, allorquando –nella nota del 17 giugno

2013- ribadisce che il compimento dei settant’anni è condizione necessaria per essere

eventualmente considerati di interesse culturale.

Nel caso in questione, i competenti organi del Ministero non hanno, quindi, fatto altro che avviare

–in presenza di un palese inadempimento del Comune e della sussistenza del prescritto requisito

dell’età- d’ufficio la procedura di verifica e, visto l’esito positivo della stessa, legittimamente

procedere, in via di autotutela, all’annullamento d’ufficio dell’autorizzazione originariamente

rilasciata.

Page 14: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

14

Donde l’illegittimità ed erroneità della sentenza impugnata per i vizi rubricati.

2) Erroneità ed illegittimità, sotto diversi profili, della sentenza impugnata per contraddittorietà,

travisamento, illogicità, omessa ed insufficiente motivazione.

Violazione e falsa applicazione degli artt. 10, 12, 20, 21, 22 e 28 del D.Lgs. n. 42/2004 nonché

del principio fondamentale di cui all’art. 9 Cost.

Del tutto infondato, erroneo ed illegittimo è poi l’ulteriore assunto contenuto nella sentenza

impugnata (cfr. pagg. 17 e 18), ai sensi del quale “…i provvedimenti degli organi decentrati del

Ministero, di sospensione dei lavori di rimozione dell’alberatura centrale, hanno fatto seguito –con

stretta cadenza temporale- alle dichiarazioni via tweet del Ministro, che preannunciava la richiesta

di sospensione dei lavori di Piazza Verdi”.

Per il TAR Liguria, infatti, “…sebbene le dichiarazioni via tweet del Ministro non integrino un atto

amministrativo annullabile per incompetenza (posto che al Ministro compete soltanto l’adozione

degli atti di indirizzo, non già dei concreti atti di gestione del vincolo culturale, di competenza dei

dirigenti –art. 4 D.Lgs. n. 165/2001), essi nondimeno costituiscono sicura spia dell’eccesso di potere

per sviamento, nel senso che gli organi decentrati del MIBAC sembrano essersi determinati a

sospendere i lavori –oltretutto in palese contrasto con le proprie recenti determinazioni- non già

sulla base di una meditata valutazione di nuovi elementi circa l’epoca di piantumazione del filare di

pini (elementi emersi soltanto in seguito e valorizzati nel decreto del Direttore regionale

8.11.2013), ma al fine di assecondare gli impegni ormai pubblicamente assunti dal Ministro di

sospendere i lavori di realizzazione del progetto Vannetti-Buren”.

Con tale affermazione il Giudice di primo grado fa propria la tesi del Comune che, con toni

volutamente polemici, ha di fatto costruito ed immaginato una sorta di complotto in forza del

quale gli organi periferici del Ministero avrebbero rivisto la loro posizione solamente per

assecondare il desiderio del Ministro di ostacolare il progetto di riqualificazione di Piazza Verdi.

Il Giudice di primo grado ignora volutamente, al riguardo, la rilevante circostanza che

l’Amministrazione comunale non aveva –all’epoca della sospensione- ancora avviato la necessaria

procedura di verifica dell’interesse culturale e che la stessa Amministrazione aveva fornito agli

Page 15: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

15

organi competenti –e prima ancora ai soggetti partecipanti al concorso di progettazione- dati

fuorvianti e gravemente erronei in ordine alla datazione sull’età dei pini.

Ma di questo si dirà più compiutamente in seguito.

In questa sede, si rileva innanzitutto la contraddittorietà delle statuizioni del Giudice di primo

grado, laddove, da un lato, ha sostenuto che la sospensione dei lavori –e precisamente delle opere

incidenti sull’alberatura centrale- sarebbe stata determinata dalla mancata attivazione della

procedura di verifica dell’interesse culturale e, dall’altro, che invece sarebbe stata causata dalla

volontà degli organi periferici di assecondare la volontà del Ministro (!).

In secondo luogo, non si può non evidenziare il fatto che non vi è alcuna prova che il tweet fosse

nella conoscenza del Direttore regionale e del Soprintendente al momento dell’adozione del

provvedimento di sospensione. Peraltro, con l’atto di sospensione 17 giugno 2013 prot. n. 17798

la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Liguria rinnovava, in primo luogo, la

richiesta al Comune della Spezia di attivare, senza ulteriore ritardo, la necessaria procedura di

verifica dell’interesse culturale con riguardo alla Piazza e pertinenze di cui si tratta, confermando,

altresì, l’avvertimento di non procedere, nelle more del completamento dell’iter di verifica, alla

demolizione e/o rimozione di componenti il cui interesse culturale non fosse stato definitivamente

accertato. L’intervento della Soprintendenza era –ed è- stato determinato da un palese e

perdurante inadempimento dell’Amministrazione comunale, e non è certo imputabile ad un

complotto ordito dal Ministro –con la collaborazione dei suoi organi periferici- atto ad impedire la

realizzazione del progetto!

A conferma della legittimità (e buona fede) dell’operato della Soprintendenza, si sottolinea che la

stessa, con successivo atto 21 giugno 2013, prot. n. 18386, affermava poi che “nulla osta (…) alla

prosecuzione delle opere limitatamente a quanto descritto nella nota citata, ovvero limitatamente

agli interventi sulla sede viaria ed i marciapiedi, con esclusione delle opere interessanti l’area

centrale della piazza e le componenti arboree ivi presenti. (…)”.

Se l’intento era quello di impedire la realizzazione del progetto di riqualificazione della Piazza non

si comprende per quale motivo la Soprintendenza avrebbe comunque acconsentito alla

Page 16: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

16

prosecuzione dei lavori sulle parti non interessate e non costituenti oggetto della procedura di

verifica di interesse culturale!

Appare, quindi, evidente che il fondamento dei provvedimenti di sospensione –e di prosecuzione

dei lavori sulle parti della Piazza non interessate dalla verifica- si rinviene nella necessità di

garantire l’applicazione del principio di precauzione, consistente nella necessità di tutelare il

patrimonio culturale –individuato nel filare centrale alberato- nelle more della procedura di

verifica, attivata d’ufficio a causa ed a seguito della perdurante inerzia dell’Amministrazione

comunale.

3) Erroneità ed illegittimità, sotto ulteriori profili, della sentenza impugnata per

contraddittorietà, travisamento, illogicità, omessa ed insufficiente motivazione.

Violazione e falsa applicazione degli artt. 10, 12, 20, 21, 22 e 28 del D.Lgs. n. 42/2004 nonché

del principio fondamentale di cui all’art. 9 Cost.

Assolutamente infondato, erroneo ed illegittimo è l’ulteriore assunto del TAR Liguria che –

nell’affrontare la questione centrale della controversia- giunge addirittura ad affermare che “…da

un punto di vista storico, tutti gli elementi istruttori depongono univocamente per l’ipotesi che la

piantumazione del filare di pini marittimi sia avvenuta con una decisione autonoma, estranea

(anche per la provenienza della proposta) all’originario progetto di sistemazione architettonica

della piazza e successiva –seppur di poco- alla sua realizzazione, con l’intento di realizzare un

intervento di arredo urbano”.

Ed ancora: “Che poi l’inserimento nella composizione architettonica della piazza del filare alberato

e la scelta delle essenze rispondessero <a quella ricerca di toni mediterranei sostenuti dal regime

che caratterizza molti coevi interventi di disegno urbano> (così la relazione storica allegata al

decreto 8.11.2013) è circostanza che non vale ad escluderne l’estraneità al progetto originario ed il

contrasto con i sopra citati principi ispiratori del piano regolatore generale in materia di verde

pubblico” (cfr. pagg. 19 e 20 della sentenza).

Quindi, il TAR Liguria non solo ha censurato la dichiarazione di interesse culturale del filare

alberato –tipico esempio di discrezionalità tecnica- ma lo ha fatto attingendo unicamente alle fonti

Page 17: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

17

ed alla perizia depositata dall’Amministrazione comunale (che contiene, peraltro, un errore sulle

date, in cui è puntualmente incorso anche il Giudice di primo grado), senza tenere in alcun conto i

documenti e la perizia depositata dall’odierna appellante e redatta da esperto in materia.

Ma andiamo con ordine.

Occorre, in primo luogo, descrivere le origini storiche della Piazza, precisando con chiarezza ed in

maniera inconfutabile alcuni rilevanti elementi di fatto.

I dati storici di seguito evidenziati trovano legittimo riscontro nella seguente serie di delibere

comunali ritrovate presso l’Archivio storico della Biblioteca Mazzini della Spezia ed inerenti i lavori

di completamento della piazza.

Nella delibera comunale n. 13/328 del 10 aprile 1934(1) si legge che, in data 4 aprile 1934 a firma

dell’Ing. Ernesto Coppelli, era stato presentato dall’Ufficio municipale dei Lavori Pubblici il

progetto tecnico per la sistemazione di piazza Verdi e adiacenze. Nella stessa delibera il progetto

veniva approvato ed al contempo veniva stanziato un preventivo di spesa pari a Lire. 610.000. Si

autorizzava, inoltre, l’esperimento della trattativa privata per l’acquisto di candelabri, lampade,

impianto elettrico sottocavo per l’illuminazione della piazza e altri materiali.

Nella delibera comunale n. 21/542 dell’8 luglio 1936(2), si legge che, in merito ai lavori di

sistemazione di piazza Verdi ed adiacenze realizzati dalla ditta vincitrice della gara d’appalto

Geometra Ernesto Dighero di Genova, ed ultimati in data 16 marzo 1935, si provvedeva a conferire

incarico per il collaudo all’Ing. Ernesto Magnati, il quale ne avrebbe consegnato la relazione alla

Civica Amministrazione il 21 dicembre 1936(3) (Relazione che sarà approvata con delibera

comunale n.7/33 del 25 gennaio 1937(4).

1 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà, 1934, delibera n. 13/328 del 10 aprile 1934, vol. II, pag. 388, Sistemazione della Piazza Verdi ed adiacenze. 2 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1936. Vol. II, pag. 527, n.21/542 dell’8 luglio 1936, Approvazione del conto finale e nomina del collaudatore dei lavori di sistemazione della Piazza Verdi e adiacenze. 3 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1936. Vol. I, pag. 30, n. 7/33 del 25 gennaio 1937, Collaudo dei lavori inerenti alla sistemazione della piazza Verdi e adiacenze (Impresa Geom. Ernesto Dighero). 4 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1936. Vol. I, pag. 30, n. 7/33 del 25 gennaio 1937, Collaudo dei lavori inerenti alla sistemazione della piazza Verdi e adiacenze (Impresa Geom. Ernesto Dighero).

Page 18: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

18

A questo punto si potevano ritenere definitivamente conclusi i lavori relativi alla strutturazione

architettonica della piazza, ma la sua conformazione urbanistica era ancora in via di definizione.

Quasi come naturale conseguenza al completamento dei lavori, il 28 settembre 1937 l’Ispettorato

ai Giardini, riscosso il parere positivo del Delegato Podestarile ai giardini e passeggiate, avanzava

l’opportunità di alberare la piazza in seno ad un progetto di messa a dimora di nuovi alberi e di

creazione di masse di verde.(5), che interessava, oltre a piazza Verdi, le nuove arterie viarie (via

XXIV Maggio e via Vittorio Veneto) aperte in seguito agli importanti progetti di espansione della

Città verso est realizzati proprio in quegli anni (6).

È significativo che, come leggiamo dalla delibera n. 12/847 del 6 novembre 1937, il Podestà avesse

incaricato una Commissione Edilizia per esprimere un parere ESCLUSIVAMENTE sulla

piantumazione dei pini in piazza Verdi, posto che, nelle intenzioni dell’epoca, il filare aveva una

‘valenza architettonica’ all’interno della stessa Piazza e rivestiva non soltanto una funzione

estetica, ma costituiva, come poi definitivamente accertato dai competenti organi, un elemento di

raccordo – visivo e simbolico – tra le due grandi strade (via Domenico Chiodo e via Vittorio

Veneto) che essa mette ancora oggi in collegamento, dunque tra la città vecchia e la città

nuova(7).

Non a caso la medesima commissione soprassedeva sulla messa a dimora di alberi di aranci lungo i

marciapiedi laterali, la cui funzione sarebbe stata meramente ornamentale, ed esprimeva il

proprio assenso per i pini domestici: alberi che, con il trascorrere del tempo, avrebbero raggiunto

dimensioni monumentali, andando ulteriormente a definire la struttura urbanistica della nuova

piazza.

5 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1937. Vol III, pag. 879, n.12/847, delibera del 6 novembre 1937, Piantagioni lungo le strade e nelle piazze cittadine. 6 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1937. Vol III, pag. 879, n.12/847, delibera del 6 novembre 1937, Piantagioni lungo le strade e nelle piazze cittadine. 7 Ipotesi che si pone in perfetta antitesi con l'interpretazione formulata dalla dott.ssa Ratti nella relazione accompagnatoria al bando dove, unitamente all’errore di datazione dell’età dei pini, commenta: “(…) il collegamento con via Veneto è stato attuato e l’unica direttrice via Chiodo-via Veneto è ben percepibile dalla piazza che non ha alberature centrali, che saranno messe a dimora solo nel dopoguerra con incomprensione totale del senso della

piazza stessa e delle prospettive che da essa si aprivano su via Chiodo da una parte e su via

Veneto dall’altra (…).

Page 19: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

19

A seguito del parere favorevole espresso dalla XVI Commissione Edilizia in data 17 dicembre 1937,

si approvava: “(…) la piantagione di N. 12 piante di pino domestico lungo l’asse maggiore della

piazza in perfetto allineamento con le colonne della illuminazione pubblica elettrica (…)”.(8).

A questo verbale faceva, infine, seguito quello della delibera comunale del 3 luglio 1939, relativo al

pagamento di conti inerenti la piantagione di un filare di pini in piazza Giuseppe Verdi, laddove si

legge: “Viste, esaminate e riconosciute regolari le liquidazioni delle fatture presentate da diversi

per la piantagione di un filare di pini in piazza Giuseppe Verdi; le approva e ne delibera il

pagamento per le cause, e nella somma per ciascuna di esse indicata (…)”.(9).

La circostanza che la piantumazione e messa a dimora del filare centrale di pini sia, quindi,

avvenuta in epoca contestuale e/o di poco successiva alla realizzazione della Piazza costituisce, allo

stato, un elemento definitivamente accertato ed incontrovertibile che, nei fatti, la stessa

Amministrazione comunale non è stata in grado di smentire e che lo stesso Giudice di primo grado

ha dovuto riconoscere.

Ma il TAR Liguria, proprio per negare ogni interesse culturale al filare, ha poi affermato che esso

costituirebbe un elemento estraneo alla originaria conformazione architettonica della Piazza,

richiamando al riguardo le sole argomentazioni dell’Amministrazione comunale e precisamente la

relazione al PRG del 1932.

Anche in questo caso si rende necessaria una precisazione di carattere storico, del tutto ignorata

dal Giudice di primo grado.

La confutazione della predetta ricostruzione impone –nuovamente- un richiamo alle origini della

Piazza, con particolare riferimento alla relazione citata dal Comune e pedissequamente ripresa dal

Giudice di primo grado.

Con specifico riferimento a tale censura e cioè alla valutazione positiva di interesse culturale

effettuata dalla Soprintendenza, il Comune della Spezia ha, infatti, sostenuto che nella relazione

8 Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1937. Vol. III, pag. 1067, delibera del 30 dicembre 1937, n. 55/1042 Verbale n.14 della Commissione Edilizia. 9 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1939. pag. 605, delibera n.13/547, Pagamento di conti inerenti alla piantagione di un filare di pini nella Piazza Giuseppe Verdi.

Page 20: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

20

del GUR (Gruppo Urbanisti Romani) allegata al piano regolatore del 1932, nel paragrafo a pag. 15

intitolato Zone Verdi, giardini, passeggiate, campi sportivi, era stato affermato che si considerava

superato “il vieto concetto ottocentesco di considerare le zone verdi un semplice “abbellimento”

urbano episodico da collocare qua e là nel centro delle piazze di traffico” (…) in luogo del nuovo

criterio definitivamente imposto “di vedere nelle zone verdi una necessità “polmonare” per la

salute della città. Di qui la necessità di permeare tutto il corpo edilizio mediante un sistema di zone

verdi comunicanti tra loro, lontane dalle arterie di traffico e mai identificate con queste”.

La lettura del citato passo della relazione è corretta, ciò che viene completamente distorta è,

tuttavia, la sua interpretazione, che si evince invece dal seguito del paragrafo della relazione. Il

GUR spiegava, infatti, che: “Il sistema verde della Spezia è composto di due settori: l’uno

veramente grandioso è costituito da tutto il meraviglioso arco di colline che chiude la città vecchia

da Ovest a Est seguendo presso a poco la linea del muro di protezione fino alla collina dei

Cappuccini ossia quasi fino al mare. L’altro settore è invece costituito da tutta una serie di zone

verdi e giardini di futura creazione che si svolge nella pianura di Migliarina normalmente alle

arterie di traffico abbracciando con grande arco tutto il cuore della zona edilizia”. (…) E

continuava: “Attrezzata con queste zone verdi, La Spezia avrà un sistema polmonare, se non certo

eccessivo, almeno sufficiente”.(10)

Appare evidente, pertanto, che, pur essendo superato il concetto ottocentesco di vedere

esclusivamente le aree verdi quali meri abbellimenti urbani, fosse necessario garantire alla città un

sistema di zone verdi, lontano dalle vie di traffico e votato a sistema “polmonare”; sistema

identificato nel passo della relazione citato. Ciò non costituiva, comunque, un divieto alla

piantumazione di nuove essenze arboree prospicienti le altre vie non identificate dai due settori

componenti il sistema: della città vecchia o di nuova realizzazione, e destinate o meno al transito

dei mezzi.

In contrapposizione all’interpretazione del Comune, che vede nella piantumazione del filare la

volontà di inserire un semplice “arredo urbano”, inoltre, occorre far presente che la collocazione

del filare di pini domestici della piazza faceva parte di un più ampio progetto di incremento del

10 Il Piano Regolatore generale della Città (nella relazione del Gruppo degli Urbanisti Romani), Comune della Spezia. Rassegna Municipale, 1933, pag. 15.

Page 21: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

21

verde urbano, proposto dall’Ispettorato ai Giardini(11) che, riscosso il parere positivo del Delegato

Podestarile ai giardini e passeggiate, pochi mesi dopo il completamento dei lavori della nuova

piazza e l’approvazione del relativo collaudo, avanzava l’opportunità di alberare la stessa come

parte integrante di un progetto di messa a dimora di nuovi alberi e di creazione di masse di verde

che interessava, oltre a piazza Verdi, le nuove arterie viarie (via XXIV Maggio e via Vittorio Veneto)

aperte in seguito agli importanti progetti di espansione della Città verso est realizzati proprio in

quegli anni.

Il Comune ha, al riguardo, altresì, sostenuto, sempre facendo riferimento alla citata relazione del

GUR, che: “Nel piano regolatore tutto è stato studiato con cura e previsto” (…) Portare

modificazioni di dettaglio a questo piano può essere talvolta necessario, ma intaccarne la

compagine non è che assolutamente dannoso (…) Il Comune ha quindi il diritto, anzi il dovere, di

esigere dal privato il totale rispetto del piano regolatore: ma ne sia il Comune stesso il primo e più

geloso custode”.

Anche in questo caso il Comune ha attribuito –ed analogamente il TAR Liguria- alla lettura della

relazione un’interpretazione quantomeno fuorviante.

La relazione del GUR sottolineava, infatti, il danno che si sarebbe potuto arrecare, alterando

l’impostazione del piano regolatore redatto; ciò che il Comune ha omesso di riportare –ed il TAR

Liguria di considerare- è il contenuto del capoverso compreso all’interno delle due frasi, che

recitava: “Spostare la ubicazione di una scuola portandola fuori della sua zona verde, chiudere lo

sbocco di una passeggiata, modificare la posizione degli isolati fiancheggianti un’arteria… può

scompaginare l’intero quartiere od anche tutto il piano. Può voler dire perdere la traccia del

concetto unitario che ha guidato alla compilazione”.(12)

Evidentemente, nelle intenzione del GUR, il danno che si sarebbe potuto arrecare, alterando il

piano regolatore, appariva legato a sensibili cambiamenti della struttura urbanistica ed edilizia

della città, non veniva invece fatto riferimento ad un danno causato dalla messa a dimora di nuove

11 Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1937. Vol III, pag. 879, n.12/847, delibera del 6 novembre 1937, Piantagioni lungo le strade e nelle piazze cittadine.

12 Il Piano Regolatore generale della Città (nella relazione del Gruppo degli Urbanisti Romani), Comune della Spezia. Rassegna Municipale, 1933, pag. 15.

Page 22: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

22

piante (fatto salvo, ovviamente, il divieto di non toccare le due zone designate dalla relazione quali

sistema di verde urbano).

Interpretato in tale ottica, appare, pertanto, ancora più pregnante di significato l’intervento di

messa a dimora di nuove piante, richiesto dall’Ispettorato ai Giardini nel settembre del 1937 per

tutta la città.

Tale progetto, infatti:

- non contravveniva alle indicazioni imposte dal Piano Regolatore del 1932;

- pur fuori dalle due zone designate, andava, invece, ad arricchire la creazione del sistema di verde

urbano.

Significativa, al riguardo, era stata anche la scelta delle essenze arboree: i pini domestici - il cui

serrato ritmo, in piazza Verdi, si pone quale contrappunto alla facciata del palazzo del Mazzoni –

come messo in luce dalla Soprintendenza nella proposta del 29/10/2013 - corrisponde alla “ricerca

di toni mediterranei sostenuti dal Regime” ispirata alle vie consolari romane (per l’occasione,

furono appositamente ordinati ad un vivaio di Cecina; lo dimostra la delibera podestarile del

pagamento) (13).

È noto che il riferimento all’antica Roma è costante nella retorica fascista: i pini, a partire dagli

anni Trenta, furono ampiamente utilizzati in importanti progetti di trasformazione di contesti

urbani, come simbolo di un'idea nazionale e di un’ideologia caratterizzante un periodo della storia

italiana. Contesti, ancora oggi, protetti e valorizzati, sebbene i contenuti ideologici ispiratori siano

ormai stigmatizzati ed ampiamente superati (valgano fra tutti gli esempi suggeriti dalla

Soprintendenza per Piazza della Vittoria a Genova e Via dei Fori Imperiali a Roma.

In attesa della realizzazione dell’adiacente piazza del Littorio, negli anni Trenta piazza Verdi

ricopriva il ruolo di “ganglio politico e luogo tradizionale di adunanza delle più significative

manifestazioni di popolo”(14) e, seppur nata senza vegetazione, la piantumazione dei pini

domestici fu coronamento di un progetto in chiave di omaggio al regime.

13Cfr. Comune della Spezia. Deliberazioni del Podestà. 1939. pag. 605, delibera n.13/547, Pagamento di conti inerenti alla piantagione di un filare di pini nella Piazza Giuseppe Verdi 14Il Popolo della Spezia, Un triennio di attività amministrativa comunale , 3 luglio 1938, pag. 5.

Page 23: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

23

I pini domestici erano, insieme alla Casa del Fascio – attuale sede del Comune della Spezia – e al

monumento a Costanzo Ciano di Francesco Messina ora rimosso, i tre simboli tangibili

dell’ideologia fascista presenti nella zona.

La scelta di porre l’alberatura “in perfetto allineamento con le colonne della illuminazione pubblica

elettrica”, fu voluta, inoltre, per sottolinearne l’impostazione assiale, utile a definirne il

completamento del disegno e a sottolineare il ruolo della piazza quale nuovo centro della città

moderna, elemento di collegamento tra l’ottocentesca Via Chiodo e la nuova Via Vittorio Veneto.

É verosimile, in ultimo, pensare che per i lavori nella piazza, la ditta Dighero, appaltatrice degli

stessi, non fu incaricata della messa a dimora del verde perché il Comune aveva già a disposizione

il proprio Ispettorato ai giardini.

É necessario evidenziare che il progetto (considerato dall'Avvocatura Civica quale precisa fase

tecnica amministrativa), affidato all'impresa "Geometra Ernesto Dighero" di Genova vincitrice

della gara d'appalto, era riferibile soltanto alla pavimentazione e allo spostamento della linea

tranviaria. All'impresa di Genova, tuttavia, non venivano commissionate, oltre alla messa a dimora

dei pini, altre fasi importanti che avrebbero dovuto trovare esecuzione, per esempio le opere di

fognatura bianca.

Di tutti questi elementi si dà compiutamente atto nella relazione della Soprintendenza allegata al

decreto di riconoscimento dell’interesse culturale dell’8/11/2013, sulla base proprio di specifici

riferimenti alla relazione sopra menzionata.

Di essi non ha, invece, tenuto in alcun conto il TAR Liguria che ha pedissequamente fatto propria la

tesi dell’Amministrazione comunale, senza fare alcun riferimento alle argomentazioni svolte

dall’odierna appellante ed in questa sede riportate.

Ma l’illegittimità e l’erroneità della sentenza del TAR Liguria si rileva, inoltre, ulteriormente –se

possibile- sulla base della mera lettura della parte finale della decisione impugnata, allorquando il

Giudice di primo grado giunge addirittura ad affermare che: “Si tratta di una conclusione (quella

relativa alla piantumazione del filare) di una conclusione doppiamente inesatta: sia perché la

Page 24: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

24

relazione Ratti non era parte del progetto di riqualificazione di piazza Verdi, né era stata allegata a

corredo della richiesta di autorizzazione (legittimamente, posto che l’autorizzazione <è resa su

progetto> - art. 21 comma 5 del D.Lgs. n. 42/2004): sicchè non si vede come possa avere sviato le

valutazione autonomamente operate dalla Soprintendenza con il provvedimento 6.11.2012; sia –

soprattutto- perché l’interesse culturale del filare alberato non discende affatto dall’epoca –

infrasettantennale od ultrasettantennale- della sua piantumazion, ma, piuttosto, dall’essere

riconosciuto elemento riconducibile all’originario impianto di Piazza Verdi” (cfr. pag. 22 della

sentenza).

Ebbene, non si vede come –con specifico riferimento a siffatta statuizione- il Giudice di primo

grado, oltre a non tenere in alcun conto le argomentazioni suesposte, non abbia neppure

considerato quanto testualmente dichiarato dalla Soprintendente Arch. Luisa Papotti nella nota 21

gennaio 2014 prot. n. 2067 depositata dall’Avvocatura dello Stato nel giudizio di primo grado.

Nella citata relazione la Soprintendente ha, infatti, espressamente affermato che:

- “In merito alle alberature, l’Ufficio ne valutava la rimozione alla luce dei dati forniti dalla

relazione storica prodotta dalla Città per il concorso di progettazione, nel frattempo fornita per le

vie brevi dal Comune al funzionario responsabile del procedimento (all. 3) e disponibile sul web tra

la documentazione del bando di gara. Questa descriveva il filare alberato centrale come

piantumato <circa dieci anni dopo la fine della guerra>, individuandolo quindi come componente

estranea all’originario disegno della piazza e di alterazione rispetto ad esso. Inoltre il dato

contenuto nella relazione storica non consentiva di valutare l’alberata come assoggettabile ai

disposti di tutela di cui sopra, in assenza del requisito dell’essere stato eseguito da oltre

settant’anni, previsto dall’art. 12, comma 1 del d.lgs. 42/2004, come modificato dall’art. 4, comma

16 del D.L. 70/2011 convertito in legge n. 106/2011”;

- “Preme sottolineare che quanto accertato nel corso dell’approfondimento istruttorio evidenziava

che i dati prodotti dall’Amministrazione comunale in fase progettuale circa l’alberatura centrale,

mai integrati ed approfonditi nonostante le richieste di questo Ufficio, risultavano erronei ed

infondati, ed inoltre gravemente svianti le valutazioni di competenza circa la necessità della sua

conservazione per la tutela della piazza storica”;

Page 25: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

25

- “con l’autorizzazione rilasciata con nota prot. n. 33062 del 6/11/2012 la Soprintendenza non ha

inteso dichiarare per l’alberata la non sussistenza di interesse culturale; al contrario nelle

valutazioni di competenza l’ha giudicata quale elemento non sottoponibile a tutela in ragione

dell’assenza del requisito dell’essere stato eseguito da oltre settant’anni, previsto dall’art. 12

comma 1 del d.lgs. n. 42/2004 come modificato dall’art. 4 comma 16 del D.L. 70/2011 convertito in

legge n. 106/2011: questo sulla base di informazioni svianti contenute nella Relazione storica

predisposta dal Comune della Spezia”.

Si evidenzia –sempre ai fini della rilevanza della relazione Ratti- che la stessa Dott.ssa Ratti, in una

dichiarazione al SECOLO XIX in data 9 luglio 2013 ed, in precedenza, alla NAZIONE in data 8 luglio

2013 ha, da un lato, affermato di aver potuto essersi sbagliata sulla datazione della messa a

dimora dei pini e, dall’altro, che non appena visto il video sulla Liberazione in cui si vedevano i pini

della piazza, ha comunicato tutto al Comune.

Al riguardo, non si ritiene necessario aggiungere altro se non che con decreto in data 8 marzo

2014 il Tribunale penale della Spezia ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione

avanzata dal Pubblico Ministero in data 19 febbraio 2014 (proprio con specifico riferimento

all’esposto presentato nei confronti della Dott.ssa Ratti), ravvisando la necessità di procedere a

specifiche indagini e fissando l’udienza di Camera di Consiglio per il giorno 9 giugno 2014.

III) Sull’istanza di sospensione

Le considerazioni che precedono dimostrano la sussistenza del fumus boni juris.

Quanto al danno grave ed irreparabile esso risulta di per sé evidente se solo si considera che:

- il Comune della Spezia, solamente due giorni dopo il deposito della sentenza (e precisamente in

data 22 maggio 2014) e senza provvedere alla notifica della stessa (che è stata notificata in data 28

maggio 2014), con un vero e proprio “blitz” alle ore 6.00 del mattino ha proceduto all’eliminazione

integrale del filare di pini;

- l’eliminazione del filare è stata operata dal Comune nonostante la diffida notificata dall’odierna

appellante in pari data ed in totale spregio del provvedimento della Direzione Regionale prot. n.

Page 26: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

26

4339 del 22 maggio 2014, comunicato a mezzo posta elettronica certificata, con il quale la stessa

Direzione regionale ha fatto presente all’Amministrazione che “..pur essendo stato annullato dalla

sentenza citata il provvedimento di vincolo emesso da questa Direzione regionale in data

8.11.2013, rivive la tutela ope legis prevista dall’art. 12, comma 1 D.Lgs. n. 42/2004 sul filare

alberato, il cui impianto è ultrasettantennale, come riconosciuto peraltro dalla sentenza n.

787/2014”;

- il Comune della Spezia, pur dichiarando in un primo momento di voler procedere all’eliminazione

esclusivamente delle piante pericolanti, ha invece, del tutto inaspettatamente ed

improvvisamente nello stesso giorno, proceduto all’eliminazione di tutto il filare alberato.

Non solo.

Nonostante il decreto di concessione delle misure cautelari monocratiche ottenuto dall’appellante

Associazione Verdi Ambiente e Società VAS n. 2318/2014 nel ricorso in appello RGR 4415/2014, il

Comune della Spezia ha dichiarato a mezzo stampa di essere intenzionato a procedere

nell’esecuzione dei lavori sulla base del cronoprogramma dallo stesso stabilito.

Quindi, in totale e palese spregio del citato decreto di sospensione degli effetti della sentenza ora

impugnata, il Comune della Spezia intende continuare i lavori in conformità al progetto originario,

procedendo all’esecuzione di opere ed all’installazione di strutture che pregiudicano in maniera

irreversibile lo stato dei luoghi e che impediscono in maniera definitiva la ricollocazione del filare

alberato centrale, se non previa rimozione delle stesse con conseguente notevole esborso di

denaro pubblico.

***

P.Q.M.

con il presente atto, si chiede l’annullamento e/o l’integrale riforma della gravata sentenza, previa

sospensione dell’esecutività della stessa, e per l’effetto la reiezione del ricorso di primo grado.

Con vittoria di spese, competenze ed onorari di giudizio.

Page 27: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

27

Ai sensi dell’art. 14, comma 2 del D.P.R. n. 115/2002 e ss.mm. e ii. si dichiara che il valore della

presente controversia è indeterminabile.

Si dichiara, ai fini del successivo deposito in cancelleria, che il file di cui al supporto elettronico è

conforme al presente ricorso in appello.

Genova, 2 giugno 2014

Avv. Piera Sommovigo

Page 28: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

28

Relazione di notifica

Io sottoscritta Avv. Piera Sommovigo, in base alla legge n. 53 del 1994 ed in virtù

dell’autorizzazione del Consiglio dell’Ordine di Genova rilasciata in data 22 febbraio 2007, previa

iscrizione al n….. del mio cronologico, ho notificato il suesteso ricorso in appello consegnandone

copia conforme all’originale:

- al Comune della Spezia, in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dagli Avv.ti

Giovanni Bormioli e Stefano Carabba, al domicilio eletto in primo grado presso lo studio del primo

in Genova, Piazza Dante n. 9/14, CAP 16121, ivi spedendone copia conforme all’originale a mezzo

del servizio postale con raccomandata a.r. n. 76443533063-4 in data corrispondente a quella del

timbro postale, spedita dall’Ufficio Postale di Genova 19, Via Granello 7 R

N. CRONOLOGICO 98.1

(Avv. Piera Sommovigo)

- al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in persona del Ministro in carica, al domicilio eletto

ope legis presso l’Avvocatura Generale dello Stato in Roma, Via dei Portoghesi 12, CAP 00186, ivi

spedendone copia conforme all’originale a mezzo del servizio postale con raccomandata a.r. n.

76443533064-5 in data corrispondente a quella del timbro postale, spedita dall’Ufficio Postale di

Genova 19, Via Granello 7 R

N. CRONOLOGICO 98.2

(Avv. Piera Sommovigo)

Page 29: Ricorsopiazzaverdi appello legambiente al consiglio di stato

29

- all’Associazione Italia Nostra ONLUS, in persona del Presidente in carica, rappresentata e difesa

dall’Avv. Rino Tortorelli, al domicilio eletto in primo grado presso lo studio dell’avv. Carmela De

Lucia in Genova, Via XX Settembre 33/8, CAP 16121, ivi spedendone copia conforme all’originale a

mezzo del servizio postale con raccomandata a.r. n. 76443533065-6 in data corrispondente a

quella del timbro postale, spedita dall’Ufficio Postale di Genova 19, Via Granello 7 R

N. CRONOLOGICO 98.3

(Avv. Piera Sommovigo)