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A mtb riding story in the 7 Stanes
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Riding 7StanesScozia
Secondo Francesco
L’antagonismo tra ciclisti su strada e quelli fuoristrada, tra i
cosiddetti bitumari e un non meglio identificato popolo delle ruote
grasse, mi ha sempre fatto ridere. Il gesto atletico del ciclista mi
affascina comunque. Tuttavia, a mio modo di vedere, una dif-
ferenza c’è. Non soltanto per via del mezzo meccanico e non sem-
plicemente perché non si pedala sull’asfalto.
La mountain bike non è alternativa alla bici da corsa. Le “ruote
grasse” sono per me un mezzo di trasporto per viaggiare in un
mondo che non è fatto né di roccia, né di fango; né di sole e su-
dore, né di pioggia. E’ un mondo che non sarà mai esplorato ab-
bastanza eppure è lì: un universo in continua espansione, mai
uguale a se stesso. Questo mondo è dentro di noi. Siamo noi. La
fatica di una scalata da zero a 2000 metri, su sentieri che sem-
brano battuti solo da indolenti vacche al pascolo brado. Le ped-
alate sotto il sole tra tafani idrovori o lunghe file di pelosi bruchi
urticanti non sono il sintomo di un disturbo mentale (non solo al-
meno) nel momento in cui ai nostri occhi si svelano panorami che,
se non fosse per quella ostinazione che ci ha spinto per chilometri,
non avremmo mai veduto. E la visione di quanto sia bella la terra
sulla quale viviamo mette in moto quella trasformazione che la
sera, sdraiati sul letto, magari in preda ai crampi, ci farà sentire
diversi da ciò che eravamo quando siamo usciti di casa.
Con questo spirito mi sono sempre avventurato e quest’estate
per un altro viaggio sono andato con due vecchi compagni: Davide
e Fabio. Davide è un ventiquattrenne che da tempo ha rinnegato
la passione feticista per la lycra alla scoperta di orizzonti ‘’gran-
dangolari”, proclamando per terra e per mare un nuova dedizione
per la bici senza distinzione di ‘razza’. Io e Fabio….beh, anche noi
abbiamo avuto ventiquattro anni, una volta, anche se continuiamo
a comportarci come se di anni ne avessimo ancora dieci! Una sorta
di sindrome di Peter Pan che sembra accomunare molti di coloro
che pratichiamo questo sport. Penso, ad esempio, a scellerati ul-
tracinquantenni che organizzano traversate della Sicilia sotto il
solleone agostano. Il che sarebbe poca cosa se non fosse per la
text: Francesco, Davide, Grillo
photo: Grillo
calca di coetanei che si ritrovano a condividere tale folle progetto.
Ma non è di questo che dobbiamo parlare, bensì del viaggio ai 7Stanes,
sette bike park distribuiti in altrettante località lungo gli ‘Scottish Bor-
ders’, la regione di confine tra la Scozia e l’Inghilterra. Un viaggio organiz-
zato usando Skype and Facebook (io abito in Inghilterra, da quattro anni
ormai, mentre Fabio e Davide vivono in Sicilia); valutando le distanze su
Google Maps; scegliendo il B&B sul web. La Scozia è una meta molto am-
bita dagli amanti della MTB britannici (e non meno famosa per i campi-
onati del mondo di down hill che si svolgono a Fort Williams) ed i servizi di
accoglienza a disposizione del turista sono davvero ben organizzati. Le
informazioni necessarie per conoscere i sette parchi si trovano sul sito
internet www.7stanes.com, cosi come quello della Forestry Commission,
l’ente governativo preposto alla conservazione, sviluppo e fruizione del
patrimonio boschivo britannico www.forestry.gov.uk.
Nella regione dei 7Stanes è possibile trovare B&B accoglienti e a prezzi
modici, disponibili a soddisfare le esigenze dei ciclisti come, ad esempio:
un garage dove lasciare le bici durante la notte o un punto acqua per lavare
via il fango accumulato durante l’uscita. Lasciando da parte i luoghi co-
muni: il clima inglese e’ orribile (ma conviene sempre portarsi un cambio)
o il british breakfast e’ disgustoso (ma vi dà una carica di energia spaven-
tosa), i 7Stanes sono quanto di desiderabile un biker possa immaginare.
Trail ben costruiti e mantenuti, north shore, skill area, parcheggio ai piedi
del sentiero, punto acqua per lavare la bici e, dulcis in fundo, un caffè dove
mangiare una fetta di torta (o una baked potato, per i più avventurosi) e
bere qualcosa di caldo prima di tornare al campo base.
Non ci sono limiti d’età per spendere una giornata in questi luoghi. Anzi,
l’unico limite sembrerebbe essere capaci di pedalare senza le rotelle e di
non farsi allarmare da quello che in Sicilia sarebbe sufficiente a sbaragliare
un plotone di ciclisti ma che da queste parti è considerato solo un ‘drizzle’.
Sfortunatamente, per noi genti italiche il concetto di pioggerella ‘azzuppa
viddani’ sembra mutuato dalla differenza che passa tra il sistema di
misura MKS (Metro, Chilometro, Secondo) e quello anglosassone .... Vi
capiterà di incontrare famiglie con il cane al seguito che passano felice-
mente una giornata all’aria aperta, rigorosamente pedalando. Coppie di
cinquantenni con bici che noi abbiamo sognato per anni di possedere,
ovvero scellerati sessantenni che, con cancelli da supermercato, si but-
-tano giù per un lastrone di granito lungo quindici metri ed una pendenza
del 13%, atterrando miracolosamente ai piedi della moglie che, senza fare
una piega, riprende il funambolico marito alla ricerca del “tempo perduto”
(secondo alcuni maligni in realtà in cerca di una prestazione sessuale spe-
ciale, a patto di esibirsi in un’azione che noi abbiamo impiegato un’ora,
prima di decidere, che ci sentiamo ancora troppo giovani per sacrificare i
nostri organi riproduttivi sull’altare del mountain biking estremo!).
Ogni parco è rappresentato da una roccia (‘Stane’, in scozzese), in cui ci
si imbatte durante i percorsi. I sentieri sono suddivisi per livelli di difficoltà
secondo un codice-colore che va dall’azzurro al nero, ma ricordate: pista
nera non significa necessariamente che dovete indossare le protezioni ed
il casco integrale, ma anche che rischiate di fare tre chilometri di salita su
un single track roccioso con una bike da diciotto chili(!). Mentre la pista
rossa può riservare delle sorprese che non avreste trovato su quella nera.
I colori delle piste, infatti, si riferiscono alla difficoltà ma non necessaria-
mente alla tipologia del trail. Quindi nera potrebbe essere una pista da
cross country di 30 chilometri oppure una pista da all mountain. A dire la
verità, c’è una sola pista da down hill tra tutti e sette i parchi; per il resto
una bike da all mountain è più che sufficiente.
Ovviamente, a corredo bisogna avere una fotocamera e/o una videocam-
era ma fate attenzione ai vostri compagni di viaggio. Se vi capita di partire
con due maniaci della cinematografia dei quali uno con tendenze poser e
l’altro con una protesi 18-200 al posto dell’occhio sinistro, il rischio è di
fare 20 chilometri in otto ore, più o meno come viaggiare sulla Salerno-
Reggio Calabria alla vigilia di ferragosto …
Se poi riuscite a trovare un ristorante italiano, gestito da un italiano che
si crede uno scozzese e che al prezzo di un controfiletto di carne vi offre
un antipasto luculliano, allora aggiungete una buona bottiglia di buon vino
rosso e due chiacchiere con la sosia di Patsy Kensit o l’aiuto cuoca polacca
amante degli italiani e anche voi, come me, per una sera ancora saprete
perché la MTB non potrà mai essere paragonata alla BDC!
Secondo Davide
Distese di verdi prati a perdita d’occhio, batuffoli di lana brucanti e i muretti
a secco che delineano forme geometriche regolari: la campagna inglese ci
accompagna durante quasi tutto il viaggio da Mealton Keanes a Dumfries .
Il sedile su cui sono seduto da oramai 5 ore ha perfettamente calcato la
sagoma del mio deretano quando finalmente arriviamo a destinazione; siamo
a Dumfries.
Dumfries è una cittadina del sud della Scozia, posta In posizione strategica
al centro dei Seven Stanes, l’ideale per chi vuole visitare i sette trail center
scozzesi più famosi al mondo.
Osservo le bellezze architettoniche degli edifici vicini mentre Frankie e
Fabio"Grillo" definiscono con precisione siculo-elvetica la tabella di marcia
dei prossimi giorni che prevede la visita di Mabie, Dalbettie, Kirroughtree,
Newcastleton, Glentress ed Ae. “Il miglior posto al mondo per andare in
mountainbike”: così recita il sito ufficiale dei Seven stanes.
300.000 visitatori all’anno e 400km di sentieri appositamente preparati per
la Mtb, questi sono i numeri. I Trail Center Scozzesi offrono quanto di meglio
un biker possa desiderare in termini di organizzazione,logistica, servizi, sen-
tieristica.
Ogni Stane è organizzato in Loop di 20\30km suddivisi per colore (verde ,blu
,rosso, nero). Ogni colore definisce il tipo di fondo, il dislivello, le pendenze e
la tecnicità del trail.
All’inizio dei percorsi (Trail head) solitamente troviamo un Bike Hire and Cafè
dove è possibile ristorarsi, riparare o lavare la bike e nei pressi delle Trail Head
si trova una Skill Area cioè un circuito di un paio di chilometri in cui è possibile
mettere in pratica le tecniche base di guida ( approccio ai tornanti,woops,
piccoli salti, northshore,etcetc).
Tutti i percorsi sono segnati da dei “totem” e all’inizio di essi si può con-
sultare una bacheca nella quale trovare l’altimetria, lo sviluppo planimetrico,
il livello di difficoltà dei percorsi e i bollettini giornalieri che informano sulle
condizioni dei sentieri o se vi sono tratti in manutenzione su cui andare con
prudenza. Eccezionale a tal proposito è il sito www.7stanes.gov.uk.
Il primo giorno a Mabie ci mette subito a nostro agio, il flow dei sentieri è
meraviglioso,basta pompare sulla forcella e la bici schizza via sui vari
woops.
I trail sono ideati e costruiti in maniera “scientifica”, nulla e’ lasciato al
caso, nemmeno l’aspetto “estetico”.
La pendenza in salita generalmente non supera mai una certa percentuale,
il fondo anche dopo una pioggia torrenziale non sarà mai inzuppato o ec-
cessivamente fangoso. Grip e drenaggio garantiti sempre.
Stiamo ancora digerendo il "fantastico" Pollo al curry che la sera prima
ci ha preparato amorevolmente Clare, presumibilmente una Ex lottatrice
di Greco-romana prestata alla ristorazione, che ci troviamo a Dalbeattie.
E’ il secondo giorno.
Il must di Dalbeattie è il famigerato Slab, un ripidone di roccia granitica di
una ventina di metri con pendenza al 30% su cui l’imperativo categorico
è non cadere. Noi a dire il vero abbiamo tentato di affrontare lo Slab, ma
l’istinto di sopravvivenza e di autoconservazione ha avuto la meglio.
Meno riflessivo e’ stato un nonnino irlandese che con una Front da Xc mu-
nito di parafanghi,portapacchi e borsellone sottosella e’ sceso a cannone.
Certo, negli ultimi metri è caduto malamente sfiorando un tronco con il
viso, ma vuoi mettere la soddisfazione....
Rifiutiamo a "malincuore" l’invito a cena di Clare e il suo mitico pollo al
curry, ma destino vuole che troviamo un ristorante italiano.
Ci accoglie Enrico, gestore e chef di origine toscane, ma a suo dire è uno
scozzese e di italiano ha solo il nome. Meglio non contraddirlo.
Facciamo conoscenza della classica pioggerellina scozzese il terzo giorno
a Kirroughtree, che insieme a Glentress, forse è il miglior trail center.
Le nostre urla riecheggiano ancora tra i tornanti e le spondine del " The
last Tango", l’ultimo trail di Kirrough, quando 3 individui di un presunto
colore nero-fangazza giungono al parcheggio.
E’ d’obbligo una passatina di idropulitrice dietro le orecchie e sotto le as-
celle.
Due giorni dopo La classica pioggerellina scozzese si trasforma in "Heavy
Rain Shower" a Glentrees, il più grande dei trail center.
Glentress è considerata un pò una mecca da queste parti, ci trovi bikers
di tutti i tipi, i generi e le specie.
Ma anche i percorsi non sono da meno, e la località di Innerleithen ,lontana
un paio di km e rivolta esclusivamente a Freeriders e Downhiller, completa
l’offerta turistica del comprensorio.
Decidiamo di percorrere la celebre Black Route , un loop di 30 km con salite
toste e discese veloci e mediamente tecniche.
Il percorso si rivela molto impegnativo dal punto di vista fisico e il tempo-
rale che ci investe a poco più di metà giro ne farà la giornata più epica del
viaggio.
Inzuppati, infangati ma felicissimi lla fine del giro ci gustiamo la nostra
patata con chili di carne.
Saluto Clare, salgo in auto e penso a come una regione relativamente
povera, come quella scozzese, grazie al mountainbiking sia riuscita a
creare per i locals un volano economico non indifferente, e di come questi
stessi vivano la Mtb, cioe’ in maniera del tutto ludica spensierata e priva
di precondizionamenti, in una parola.... libera.
Secondo il Grillo
Qualche giorno fa mi hanno chiesto come avevo passato le mie vacanze
estive e devo dire che la domanda mi ha lasciato per un attimo interdetto.
Infatti, in quei pochi istanti trascorsi dalla domanda alla risposta, mi è pas-
sato davanti agli occhi la settimana passata in sella alla bici in Scozia
girovagando per i parchi denominati 7 Stanes, le sette rocce scozzesi.
Avrei potuto raccontare di un viaggio nato più su una battuta detta così
per scherzo a Natale, ma che via via che passavano i mesi, da sogno è di-
ventato realtà.
Direi che il principale artefice è stato Francesco. Oramai si è talmente
abituato al clima inglese che, piuttosto che passare un’altra estate a scot-
tarsi sotto il solleone, ha proposto di scorazzare su e giù per le colline
scozzesi. Ed Io e Davide non ce lo siamo fatto dire più di due volte e com-
prato il biglietto aereo ci siamo ritrovati tutti insieme appassionatamente
nella terra di Wallace.
Avrei potuto ricordare che i parchi scozzesi sono costruiti proprio a
misura di bikers, che i sentieri sono realizzati e segnalati in maniera im-
peccabile, che in ogni Stanes vi sono sentieri per ogni biker, dal principi-
ante al più esperto e soprattutto che, l’ordine e il rispetto, da parte di tutti,
della natura, dei sentieri, delle aree comuni e dello spazio degli altri con-
corrono alla riuscita di un progetto unico al mondo.
Certo ci sono cose che non possono non essere ricordate, come ad es-
empio il temporale che ci ha sorpreso a Gleentrees a circa metà giro. Nem-
meno il tempo di dire: “guarda come piove laggiù”, che eravamo già colati
fino alle mutande.
E ancora la discesa che abbiamo fatto a tutta velocità sotto la pioggia bat-
tente, tutto in single track, tornanti in appoggio, curve, salti, radici, pas-
saggi tecnici, roccia e poi, il tea caldo e la meritata baked potato con il chili
che ancora la lingua mi brucia e chiede pietà.
O ancora la foresta di Kirroughtree impenetrabile al punto che, in alcuni
tratti sembrava di pedalare in notturna e soprattutto con un’infinità di
passaggi tecnici in north shore, uno più bello dell’altro.
Oppure la Glentrool forest, dove ad ogni angolo sembrava che ti aspet-
tasse un Troll o peggio direi oggi che, probabilmente era abitata dagli
gnomi eteri di ululì, che di sicuro hanno contribuito a realizzare uno dei
parchi più belli e ricchi dal punto di vista della sentieristica e delle strutture
a disposizione dei bikers.
O ancora avrei potuto ricordare .... The Slab .... ovvero uno dei passaggi
tecnici più difficili all’interno del parco di Dalbeattie; un lastrone di roccia
con una pendenza vertiginosa, lungo circa di trenta metri, dov’ è impos-
sibile non avere paura.
Dove invece è possibile, essere surclassati da un biker ultra sessantenne
che, con una bici da due soldi, pur di ricevere favori sessuali dalla sua sig-
nora, si è buttato a capofitto senza pensarci due volte, lasciandoci lassù
a pensare se ne valesse la pena. Evidentemente non avevano la giusta mo-
tivazione sessuale e così ci siamo limitati alle foto porno.
E che dire dei magnifici single track della foresta di Mabie, percorsi sotto
il primo vero acquazzone scozzese. Alla fine, i vestiti ad asciugare al sole
e noi irriconoscibili tutti colorati di marron fangò.
info 7 Stanes: www.7stanes.com
Avrei potuto raccontare dei nostri incontri culinari per scoprire le preli-
batezze della cucina scozzese. A partire dalla prima colazione a base di
salsiccia, uova fritte, bacon e fagioli che, praticamente rilasciavi lenta-
mente lungo il percorso, per finire con la cena presso il nostro ristorante
italiano preferito gestito da un italiano che ci tiene a far sapere che è nato
in Scozia, ma che cucina all’italiana in una terra dove, purtroppo, non
sanno cos’è il caffè e mangiano sempre riso e patate.
Grazie Tiziano, come non ricordare la nostra mitica ultima cena, che poi
ultima non era, ma abbiamo mangiato così tanto ed eravamo così bevuti
e fumati che sembrava l’ultima di una lunga serie.
E avrei potuto ritagliare una battuta ironica al ricordo di “animal”.
La nostra cara perpetua del b&b tutta tatuata come, appunto, un animal,
che probabilmente passava il tempo a spiare Davide nudo mentre si
faceva la doccia.
Ma lui questo non lo saprà mai.
E poi potrei raccontare del popolo scozzese: educato, silenzioso, com-
posto, accogliente rispettoso delle regole. Per noi siciliani, praticamente
dei marziani.
Posso benissimo dire che in una settimana di vacanze non ho mai sentito
un colpo di clacson.
E ancora avrei potuto raccontare delle verdissime spiagge scozzesi (e si!!
Proprio verdi, perchè invece della sabbia hanno il prato), delle pecore sdra-
iate lunghe le strade, dei laghi, delle dolci colline, della laundry e delle sue
tette!! (sono certo che c’è ancora qualcuno di noi che se le sogna la notte).
E poi avrei potuto .....
Avrei potuto rispondere in mille modi a quella domanda, gli argomenti di
certo non mi mancavano.
Ma l’unica cosa che riuscii a pronunciare con sguardo sognante perso nel
vuoto, con evidente sorpresa da parte del mio interlocutore, fu:
“ho passato l’estate ad inseguire un puntino arancione in mezzo a una
foresta in Scozia”.
E mi scuserete anche voi per la risposta ermetica ma .....
Io che ci posso fare se Davide, per l’occasione, si è comprato un giubbino
arancione??