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eTribunale Distrettuale del Riesame di Firenze
N. 4103/13 R.G.N.R. D.D.A. FirenzeN. 182/15 R.G. (324) (a cui sono riuniti i nn. 183, 184, 185, 193, 194,195/15 R.G.)
ORDINANZA DI RIESAME
Il Tribunale di Firenze
costituito ai sensi dell’art. 324 C.P.P., riunito in camera di consiglio ecomposto dai magistrati:
Dr. Livio Genovese Presidente relatoreDr. Maria Elisabetta Pioli Giudice
Dr. Pier Francesco Magi Giudice
provvedendo, a scioglimento della riserva formulata all’esito dell’udienzacamerale in data 26.10.2015, sulle richieste di riesame proposte in date 9, 12 e15.10.2015 dai difensori nell’interesse degli indagati:
1) BULGARELLA Andrea, nato a Valderice (TP) il 18.3.1946-2) TUMBIOLO Federico, nato a Pisa il 13.10.1971-3) BOSCO Salvatore, nato a Valderice (TP) il 26.11.1962-4) PALENZONA Fabrizio, nato aNovi Ligure (AL) 1’1.9.19535) POMA Giuseppe, nato a Valderice (TP) il 18.3.1949-6) MERCURI Roberto, nato a Lamezia Terme (CZ) il 27.8.1971-7) FOSSATI Massimiliano, nato a Gorgonzola (MI) il 30.1.1968-8) CATALDO Alessandro, nato a Casoria (NA) il 16.5.1955-avverso il decreto di perquisizione e sequestro in data 30.9.2015 del
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze relativo adocumentazione di ogni tipo pertinente ai reati per i quali si procede e altro
materiale utile ai fini dello sviluppo delle indagini, compresi tutti i dispositiviinformatici e telematici, osserva:
1. con il provvedimento impugnato era stato disposto il sequestro di quantosopra indicato all’esito di perquisizioni nei confronti, tra gli altri, dei ricorrentisuddetti, indagati per i seguenti delitti:
Bulgarella, Bosco, Poma:
per il delitto di cui agli artt 110, 648 ter c.p., aggravato dall’an. 7 DL.152/1991, accertato in Pisa nei primi mesi dell’anno 2013;
Bulgarella, Palenzona, Tumbiolo, Mercuri, Fossati, Cataldo:per i delitti di cui all ‘art. 416 cp. (associazione a delinquerefinalizzata alla
commissione di un numero indeterminato di reati di cui agli artL 640, 646, 6481cr c.p., aggravati dall’ari’. 7 DL. 152/1991), commessi in Pisa e altrove dai primimesi del 2013 e tuttora in permanenza, e di cui agli artt, 110, 640, 646 c.p.,aggravati dall’arI. 7 DL. 152/1991, commessi in Pisa ed altrove dall’anno 2013in poi;
Bulgarella:
per il reato di cui agli artt. 110, 646 c.p., aggravato dall ‘art 7 D. L. n.152/1991, commesso in Pisa dall’anno 2013 in poi;
si evidenziava in particolare, infatti, nel decreto, dopo una complessaesposizione degli elementi emersi dalle indagini, che al fine del successivosviluppo di esse, considerato anche che la ricerca della documentazione eraparticolarmente difficile in ambienti dove gli imponenti interessi econonici e letradizioni culturali conducono alla più rigida omertà, appariva indispensabileprocedere alle perquisizioni personali e locali, quanto in particolare aL Bulgarella eai soggetti direttamente a lui correlati per la sua attività imprenditoriale, peracquisire ogni ulteriore elemento utile alfine di meglio puntualizzare le relativerelazioni criminali, nonché le reali consistenze economiche delle imprese delGruppo, e. quanto ai soggetti appartenenti o comunque collegati alla bancatjnicredit e all’operazione in corso nell’interesse di Bulgarella, per acquisire ogiziulteriore elemento probatorio di riscontro al contenuto delle conversazioni ecomunicazioni intercettate;
2. con le impugnazioni proposte non sono stati formulati motivi, maall’udienza odierna, comparsi i difensori, l’indagato Bulgarella Andrea e ilPubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore della Repubblica presso ilTribunale di Firenze, Dott. Angela Pietroiusti, riuniti i procedimenti relativi alladistinte richieste di riesame, i difensori hanno depositato documenti e memoriecon i motivi di riesame, attinenti afl’insussistenza dei presupposti per l’emissionedel decreto impugnato, e, illustrando i motivi stessi, hanno chiesto l’annullamentodi detto decreto, con restituzione di quanto sequestrato, e il P.M., prodotto a suavolta un supporto informatico, ne ha chiesto la conferma;
3. i motivi di riesame proposti vertono essenzialmente sui seguenti punti:a) insussistenza di notitia criminis con riferimento a ipotesi di reato pur solo
astrattamente configurabili o, comunque, di fumus dei reati ipotizzati afondamento del provvedimento impugnato;
b) assenza di elementi indicativi della ricorrenza dell’aggravante specialedell’agevolazione di associazione di tipo mafioso;
c) per Palenzona, altresì, violazione del principio di proporzionenell’adozione del provvedimento, in particolare con riferimento al sequestro diquanto, anche materiale informatico o telematico, interamente nella disponibilitàdel destinatario del provvedimento, con riserva di selezionare solo nel prosieguo ilmateriale effettivamente pertinente all’ illecito;
4. in effetti, le fattispecie di reato ipotizzate appaiono tutt’altro che bendelineate nel decreto impugnato, concretandosi esse nella mera enunciazione, neitermini indicati, della tipologia dei reati con la semplice indicazione degli articolidi legge;
al riguardo da tempo la giurisprudenza di legittimità ha enunciato ilprincipio per cui nel provvedimento di sequestro probatorio del corpo di reato odi cose a esso pertinenti non è sufficiente la tnera indicazione delle norme dilegge violate, ma occorre anche che sia individuato il rapporto diretto opertinenziale tra cosa sequestrata e delitto ipotizzato, e che, quindi, siano descrittigli estremi essenziali di tempo, di luogo e di azione del fatto, in nodo che sianospecificati gli episodi in relazione ai quali si ricercano le cose cia sequestrare (cfr.
i
Cass. Sez. 6 n. 1334 del 10/04/1998 Cc. -dep. 14/09/1998- Rv. 211591, P.m. inproc. NicolosO;
è, dunque, requisito necessario, pur nei limiti motivazionali riconosciuti deldecreto del P.M. diretto alla ricerca di cose da sequestrare a fine di prova, laspecìcazione della fattispecie, che, è il caso di rilevare, nel caso in esameneppure attraverso i riferimenti ai tempi di commissione o addirittura diaccertamento dei reati appare sempre individuabile, stante l’ampiezza dei tempiindicati;
peraltro, tanto rilevato in linea generale, deve ribadirsi che la struttura delprovvedimento è senza dubbio particolarmente complessa, essendo esso costituitoda 40 pagine, e occorre, dunque, verificare se tra le pieghe di esso possanocogliersi gli specifici profili attinenti ai reati ipotizzati che valgano con chiarezzaa delineare gli addebiti, sia pur provvisori, che possano integrare il requisito di cuisi tratta e la disamina non potrà che procedere distintamente per ciascuna delleipotesi di reato formulate nei termini indicati, per poi passare eventualmente avalutare il fumus dei reati stessi, recisamente contestato con le impugnazioniproposte;
peraltro, l’evidenziata natura del provvedimento impugnato, la cui ossaturamotivazionale è costituita soprattutto da richiami a numerose conversazioniintercettate, oltre che ad atti di altri procedimenti penali, di cui sono riportatianche ampi stralci, e le diffuse e documentate deduzioni difensive svolte al fine dicontestare il rilievo di detta complessa struttura del provvedimento stesso nonpossono evidentemente che impegnare in modo analogo questo Tribunale nelvagliare gli uni e gli altri elementi, sulla scorta della condivisibile giurisprudenzarichiamata nelle difese per cui, in materia di sequestro preventivo, ma il principioappare estensibile ragionevolmente anche al sequestro probatorio, il presuppostodel “f’umus commissi delicti” può formare oggetto di scrutini contenutisticamentedJjerenziati in relazione ai diversi stadi di accertamento dei fatti ed al materialeposto dal P.M a sostegno della richiesta di emissione della misura, non potendoil giudice. in presenza di indagini che abbiano consentito l’acquisizione diarticolate risultanze, limitare la propria disamina all’apparente configurabilitàdel ‘umus” e rinunciare ad operare un più penetrante sindacato cile pure glielementi acquisiti gli consentirebbero, poiché non può pretendersi che, in taleevenienza, il giudice sia obbligato a degradare il proprio potere di sindacato,
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limitandosi ad un accertamento più superficiale, sul rilievo che, altrimenti, ilcontrollo proprio del subprocedimento cautelare risulterebbe snaWrato (Cass.Sez. 2 n. 18778 del 25/03/2014 Cc. -dep. 07/05/2014- Rv. 259960, P.M.in proc,Mussari e altri);
5. iniziando, quindi, a prendere in esame il reato di cui all’art. 648-ter C.P.,ascritto solo al Bulgarella, al Bosco e al Ponia, la cui centralità, peraltro, nellavicenda complessiva risulta evidente, oltre che per la gravità della contestazione,per il suo inevitabile correlarsi alla questione relativa alla ricorrenzadell’aggravante di cui all’art. 7 cit., si rileva che l’ipotesi di reato pare fareriferimento a un unico episodio che si dice accertato a Pisa nei primi mesidell’anno 2013;
in sostanza, dunque, parendo tale indicazione temporale corrispondereall’inizio del procedimento penale, il reato di cui si tratta potrebbe essere statocommesso in qualsiasi tempo antecedente, ma non è chiaro a quale episodiospecificamente si sia inteso far riferimento;
già a pag. 2 del decreto si osserva che sin dalla fase iniziale delle indaginisarebbe emerso che il Bulgarella, tramite le società del suo gruppo, dagli anni 90,senza soluzione di continuità, apparirebbe aver investito e poi aver continuato ainvestire in attività economiche, prevalentemente acquisti, ristrutturazioni egestione di alberghi in Toscana, ingenti capitali da lui accumulati grazie aivantaggi ottenuti da rapporti con l’associazione mafiosa trapanese facente capoal latitante Matteo Messina Denaro, con la finalità di agevolare l’attività dellapredetta associazione e a pag. 3 del decreto è menzionata. quale circostanza piùrilevante, ai finì di prova del delitto di re impiego in Toscana di risorse e denaroprovenienti dalla famiglia mafiosa di Trapani, la vicenda della società“Calcestruzzi Ericina” che, si rimarca, il Tribunale di Trapani, con decreto del12.05.1997 (confermato dalla Corte di Appello di Palermo in data 28.01.1999 edalla Suprema Corte di Cassazione in data 03.02.2000), nel procedimento relativoall’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confrontidi Virga Vincenzo, capo del mandamento mafloso di Trapani, aveva sottoposto a
dopo ancora si rileva che il Bulgarella grazie ai legami, tuttora intrattenuti,con esponenti di spicco della predetta famiglia inafiosa trapanese, sembra essere
confi sca:
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riuscito ad effettuare acquisti ed investimenti per svariate decine di milioni dieuro prevalentemente in Toscana, costituenti principalmente il proventodell’attività da lui svolta in seno alla società C’alcestruzzi Ericina che dalle suemani passa direttanzente a quelle del boss mafìoso Virga Vincenzo;
a pag. 19 del decreto, poi, parrebbero ipotizzarsi ulteriori ipotesi di reato dicui all’an. 648-ter cit., rilevandosi che dalle indagini espletate emerge lasussistenza di un gruppo organizzato che vede coinvolti i più alti verticidell’Unicredit, costituito su iniziativa di Andrea Bulgarella alfine di commettereun numero indeterminato di delitti patrimoniali, come il reimpiego di denaro diprovenienza illecita, cippropriazione indebita e tryffa in danno della banca;
dunque, più d’una sarebbero le ipotesi del reato in esame, in sostanzagenericamente venendo esse a corrispondere all’attività imprenditoriale nel suocomplesso svolta dall’indagato Bulgarella sin dai tempi in cui essa sarebbe stataspostata in Toscana;
a sostegno ditale ricostruzione sono state poste riassuntivamente indicazioniprovenienti da alcuni collaboratori di giustizia, la vicenda a cui si è fatto cennorelativa alla Calcestruzzi Ericina, i rapporti che avrebbe continuato a intrattenere ilBulgarella con esponenti della mafia trapanese, oltre che in generale, come si ègià accennato, l’entità consistente delle acquisizioni e degli investimenti realizzatidall’indagato;
quanto alle dichiarazioni dei collaboratori (Messina Giuseppe, BruscaGiovanni, Siino Angelo) non può, però, sfuggire che, al di là della loro genericitàe scarsa precisione, anche per non essere stati sempre a conoscenza diretta idichiaranti delle circostanze riferite, da esse emergono effettivamente datiapparentemente contraddittori, come evidenziato nelle deduzioni difensive svolte,avendo gli stessi riferito di problemi che il Bulgarella e il cognato Pomaavrebbero creato al sodalizio e di un atteggiamento in qualche modo riottoso delBulgarella alle richieste di pagare la percentuale, ciò che appare non propriamenteindicativo di una condivisione delle finalità illecite dell’associazione criminosa,ma piuttosto di una contrapposizione rispetto a essa;
per altro verso, poi, le acquisizioni realizzate, a meno che non si vogliasemplicemente, ma all’evidenza inammissibi iniente, far discendere unapresunzione di provenienza illecita delle disponibilità economiche utilizzate solodall’essere l’indagato Bulgarella originario del Trapanese, zona d’influenza della
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cosca inafiosa facente capo a Messina Denaro Matteo, deve darsi atto che nonrisulta attraverso puntuali accertamenti bancari e patrimoniali espletati che furonorese possibili appunto attraverso l’impiego di capitali di provenienza illecita, alcontrario valendo piuttosto a orientare per diversa ipotesi la circostanza stessa,valorizzata più volte nella stessa motivazione dell’ordinanza impugnata, che nelcorso degli anni sempre più consistente fosse divenuta l’esposizione bancariadelle aziende facenti capo al Bulgarella, di cui, del resto, vi è traccia documentalenella stessa forse più importante iniziativa imprenditoriale del Bulgarella, perquanto si è in grado di valutare in base agli atti e anche per i frequenti richiami aessa, l’acquisizione della proprietà e la ristrutturazione del grande complessoimmobiliare divenuto poi il Grand Hotel Palazzo di Livorno, realizzate appunto,come è stato documentato, anche e soprattutto mediante l’apporto di mutuifondiari per rilevanti importi (cfr. nell’all. 1 difesa Bulgarella contratti di mutuofondiario in date 23.12.2004 e 21.12.2005 con la Cassa di Risparmio di Pisarelativi agli importi rispettivamente di euro 6.000.000 e 2.500.000), essendoevidentemente poco plausibile supporre che chi possa disporre di ingenti capitalidi illecita provenienza, invece di utilizzarli per immetterli nel circuito delle attivitàlecite, faccia ricorso al credito bancario e ai conseguenti rilevanti oneri;
ancora, è stato dato atto nella stessa motivazione del decreto impugnato chenell’ambito della banca Unicredit la considerazione di cui godeva il Bulgarellanon era certamente quella di un imprenditore colluso con la mafia, ma l’esattocontrario, poiché in una conversazione tra i due dirigenti Poli Roberto e GalloriniLuca il primo così si esprimeva riferendosi al Bulgarella: “Bulgarella è un nomecomplicato ... è un nome complicato ... perché è il più pulito dei costruttorisiciliani ... perché era il ... l’immobiliarista di fiducia di Falcone e della Procuradi Palermo ... perché si è spostato dalla Sicilia obbligatoriamente andando inToscana ed è diventato primo albergatore ... primo costruttore di strutturetoscane perché si è mandato a fare in culo la Sicilia perché non poteva più viverelì ... era amico di quello che hanno anmazzato ... come cazzo si chiama non miricordo ... presidente della Regione ... non Piersanti Mattarella .. okay ... PioLa Torre forse ... Pio La Torre
... 4) .. sì Pio La Torre ... 6) eccetera eccetera4..) .. ma no ... non vuoI dire niente ... vuoI dire semplicemente che questo quiconosce tutto il mondo ... da senatori a deputati ... vicepresidenti Unicredit.,.conosce tutti ... ed è stimatissitno e rLvpe!ta!issimo da tutti ... quindi purtroppo
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Palco che sta intorno a questa persona è ... un grande imprenditore capace dioperazioni di straordinaria qualità .. che è in difficoltà finanziaria ... ma lanostra attività ... anziché risolvere la c4fficoltà finanziaria la enfatizzata negliannt.. mettendo in croce una persona per bene ... questo è ...“ (pag. 36); né asminuire il rilievo della circostanza può valere la considerazione che si sarebbetrattato di allusioni ironiche, poiché, se anche cosi fosse stato, ma non appareaffatto chiara tale interpretazione, ciò non significa che il dato noto a chi parlava
non fosse in quei termini;
quanto alla vicenda della Calcestruzzi Valderice, è stato sostenuto nellededuzioni difensive svolte che sarebbe intervenuto il recesso dalla societàdell’indagato Bulgarella sin dal maggio 1985, di tal che non sarebbe logicamentericollegabile al medesimo l’acquisizione dei beni della società nel settembre 1991da parte di Virga Vincenzo, indicato quale capo mandamento malioso di Trapani,attraverso la nuova società Calcestruzzi Ericina che avrebbe continuato insostanza l’attività della precedente;
in effetti, si rinviene agli atti la visura richiamata dai difensori da cuirisulterebbe il recesso del socio Bulgarella Andrea denunciato in data 10.5.1986,
ma deve anche darsi atto che nei verbali di assemblea della società e fino alla sualiquidazione risulta presente, indicato quale socio, anche il Bulgarella (cfr. ff. 474
e ss. allegati alla nota 8.7.2014 R.O.S. Carabinieri Firenze), compreso il verbale diapprovazione del bilancio di liquidazione in data 20.4.1994 (ff. 699 e ss.) edeccetto il verbale di delibera di scioglimento del 6.9.1991 (L 622 e ss.);
dunque, la difesa sul punto non pare cogliere nel segno;
peraltro, clic allo scioglimento della società di cui era socio il Bulgarella siaseguito il passaggio di liquidità da parte dei soggetti che avevano costituito lanuova società è solo un’ipotesi, mentre l’impiego in altre attività economiche diquanto proveniente dalla partecipazione del Bulgarella alla Calcestruzzi Valdericeappare non significativo, non risultando appunto che in detta ultima societàfossero confluiti proventi di attività illecite;
in ordine ai rapporti intrattenuti dal Bulgarella con Bellomo Girolamo.detto Luca, indicato quale imprenditore palermitano coniugato con la nipote diMessina Denaro Matteo, Guttadauro Lorenza, figlia di Guttadauro Filippo,appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Brancaccio, e di Messina DenaroRosalia, sorella di Matteo, nello stesso decreto impugnato (pag. 15), come rilevato
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N
dalla difesa, è indicato che il Bellomo sarebbe subentrato al padre Ernesto,
deceduto nell’anno 2000, nell’attività di agente svolta dallo stesso per la S.p.A.
Schonhuber Franchi. fornitrice di imprese del Bulgarella, come documentato dalla
difesa, già dall’anno 1992;
a tali rapporti commerciali, dunque, che appaiono caratterizzarsi come
assolutamente ordinari, anche tenuto conto che essi avrebbero comportato solo la
corresponsione di provvigioni su un importo complessivo di circa 529.000 euro
tra l’anno 2001 e l’anno 2013, neppure appare possibile attribuire, per la loro
evidenziata non significatività, la portata di indici del fine di agevolazione di
attività della cosca mafiosa da cui l’indagato, si afferma, m’eva tratto vantaggi
economici che gli avevano consentito di fare investimenti milionari in Toscana,
anche al di là di ogni considerazione circa i carenti elementi di giudizio acquisiti
sugli uni e sugli altri presupposti dell’affermazione (appartenenza a cosca mafiosa
del Bellomo, investimenti milionari realizzati grazie a vantaggi economici
attribuiti al Bulgarella da una cosca mafiosa);
pertanto, quanto all’ipotesi di reato in esame, per le ragioni esposte non
appaiono ricorrere elementi congrui e coerenti che valgano a configurarne il
fumus necessario a fondare il provvedimento adottato, tenuto conto che, secondo
quanto si ritiene nella giurisprudenza di legittimità, la verWca del giudice del
riesame, ancorché non debba tradursi nel sindacato sulla concreta fondatezza
dell’accusa, deve, tuttavia, accertare la possibilità di sussumere il fatto in una
determinata ipotesi di reato; pertanto, ai Jìni dell’individuazione del ‘fiimus
commissi delicti”, noti è sufficiente la mera “postulazione” dell’esistenza del
reato, da parte del pubblico ministero, in quanto il giudice, nella motivazione
dell ‘ordinanza, deve rappresentare le concrete risultanze processuali e la
situazione emergente dagli elementi forniti dalle parti, che dimostra
indiziariamente la congruenza dell’ipotesi di reato prospettata rispetto ai fatti cui
si riferisce la mLvura cautelare reale (cfr. Cass. Sez. 5 n. 28515 del 21/05/2014 -
dep. 02/07/2014, Ciampani e altri, Rv. 260921);
naturalmente, le conclusioni raggiunte non possono non riflettersi in
generale, per quanto possa rilevare in questa sede, anche sulla ricorrenza, che
appare da escludere, dell’aggravante ipotizzata;
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6. i reati fine dell’ipotizzata associazione per delinquere sarebbero consistiti
in truffe e appropriazioni indebite commesse dal Bulgarella a Pisa dall’anno 2013
in poi in concorso con altri, alcuni dei quali, Palenzona, Fossati, Cataldo. ai vertici
della banca Unicredit;
in realtà, per quanto si desume dalla motivazione del decreto, la sola
concreta ipotesi di reato fine che in esso si individua sarebbe un reato di truffa che
si sarebbe realizzato mediante l’approvazione da parte della banca in data
23.4.2015 di un piano di ristrutturazione del debito del Bulgarella pur in totale
assenza dei presupposti per l’approvazione (pag. 31), più avanti, peraltro,
evidenziandosi anche, apparentemente ricostruendo in termini diversi l’ipotesi di
accusa, che alla data di cessazione dell’attività di intercettazione (31.7.2015)
l’accordo con Unicredit che si sarebbe dovuto chiudere a settembre avrebbe
previsto un abbuono di 2 milioni e mezzo sugli interessi già maturati, la
continuazione dell’erogazione dei successivi SAL sui mutui già in essere ma nella
posizione di incaglio (in pratica erogazione di nuova finanza senza far ricorso
alla procedura di cui all’art. 67 della L.F.) e che in ogni caso, grazie
all’intervento dei vertici di Unicredit, il gruppo Bulgarella non avrebbe subito
alcuna ripercussione derivante dall’imponente debito bancario accumulato,riuscendo anche ad ottenere una retrocessione della valutazione da sofferenza già
deliberata da Intesa-San Paolo, che stava per avviare una autonoma procedura direcupero crediti;
peraltro, la documentazione prodotta dalla difesa Palenzona (doc. 10) vale aporre in tutt’altra luce la vicenda, poiché da essa risulta che in data 23.4.20 15 nonfu approvato alcun piano di ristrutturazione, avendo il competente comitato della
banca, relatore Verardi, richiesto la ripresentazione della proposta ponendo alcunepuntuali condizioni: presentazione di piano asseverato dell’intero gruppo,richiesta di concessione finalizzata al completamento dell’hotel, nuova finanza da
esaminare unicamente previa previsione di riduzione dell’esposizione attuale dicirca 22 milioni; e che successivamente, con delibera del 17.6.2015 (doc. 12),sarebbero stati previsti uno “stralcio” di euro 2,5 mln in relazione alle pretese di
controparte e la disponibilità a concedere nuova finanza, sempre che si fosserorealizzate le condizioni precisate nella delibera stessa;
dunque, che tali pretese del Bulgarella, concernenti gli interessi applicati,fossero meramente pretestuose non risulta possibile affermare alla stregua degli
lo
elementi acquisiti, per contro dovendo evidenziarsi che i rilevanti oneri economici
maturati a carico delle sue imprese sarebbero da ascrivere proprio alla risalenza
nel tempo della collocazione del debito, con maturazione di consistenti interessi,
di tal che beneficio economico sotto tale profilo al medesimo non sarebbe stato
procurato;
comunque, neppure concretamente appaiono prospettati gli artifici e raggiri
posti in essere che possano avere indotto in errore (o avrebbero potuto indurre in
errore, ipotizzando il delitto tentato) gli organi deliberanti della banca, che
appaiono, invece, avere valutato di volta in volta le condizioni ritenute opportune
per gestire il debito maturato dalle imprese del gruppo Bulgarella sulla base degli
elementi rappresentati, di cui neppure si ipotizza la non corrispondenza alla realtà;
la conclusione non può, dunque, che essere nel senso della non sussistenza
del fumus del reato di truffa e di quello di associazione per delinquere,
evidenziato, al di là di ogni altra considerazione in ordine all’assenza di elementi
prospettati in ordine alla ricorrenza di un accordo associativo finalizzato alla
commissione di una serie indeterminata di delitti, che unico sarebbe stato il reato
fine che si assume emerso, del quale, peraltro, neppure si è ritenuto sussistente il
fumus, dato quindi assolutamente non significativo per indurre la ricorrenza del
delitto associativo;
7. per quanto concerne il delitto di appropriazione indebita, commesso
dall’anno 2013 in poi, ascritto al Bulgarella in concorso con il Littara e che,
dunque, apparirebbe attenere ai rapporti intrattenuti dall’indagato con la Banca di
Cascina, Credito Cooperativo, di cui era Direttore Generale il Littara, pur
mancando anche in questo caso nellepigrafe del provvedimento la precisa
individuazione dell’ipotizzata condotta illecita, questa appare da desumere da
quanto particolarmente riportato alle pagg. 19-24 del decreto impugnato, in cui,
oltre a essere descritti i rapporti emergenti dall’attività d’intercettazione tra il
Bulgarella e il Littara, certamente amichevoli e cordiali, con frequenti contatti e
incontri tra i due indagati, di tal che si è ipotizzato anche, tra l’altro, in base a
quanto emergente dalle intercettazioni. che la figLia del Littara sarebbe stata
ospitata gratuitamente per un soggiorno presso un albergo in Sicilia del gruppo
Bulgarella e il figlio del Littara avrebbe acquistato dal Bulgarella degli immobili a
‘ ezzo inferiore a quello di mercato, sono state riportate numerose conversazioni
intercettate da cui si evince, come dettagliatamente esposto nel decreto, che il
Littara avrebbe consentito finanziamenti in più occasioni a favore de] Bulgarella e
di società del suo gruppo e che sarebbero risultati dalla relazione ispettiva della
Banca d’Italia, a cui era poi seguito il commissariamento della Banca di Cascina,
profili di particolare anomalia nei rapporti tra detta banca e le società di detto
gruppo Edilcentro e Bulgarella Costruzioni S.r.l.: infatti, alle stesse società erano
stati confermati, come dato atto nella relazione, con parere del Direttore
Generale, alcuni affidamenti, nonostante le perplessità più volte espresse, sin dal
2011, dai responsabili deifidi e della funzione di controllo crediti e le successive
tensioni nell’andamento del gruppo suddetto, evidenziate anche dai dati CR
(Centrale Rischi) (compresa la segnalazione a sofferenza del soggetto
controllante), ed era stato altresi rilevato che era intervenuta, in tale quadro, la
concessione di un fido nell ‘ottobre 2013, ancorché di importo contenuto (euro
50.000), ad un ‘altra società del gruppo (Abitalia sri), senza acquisire il previsto
parere del Responsabile del controllo crediti;
d’altra parte, i motivi di riesame proposti per l’indagato Bulgarella vertono
essenzialmente per tale ipotesi di reato sulla infondatezza di quanto prospettato in
ordine ai vantaggi fatti conseguire al Littara dal Bulgarella, circostanza priva di
rilievo in relazione agli indizi del reato ravvisabili, e sulla deduzione che non vi
sarebbe stata erogazione di finanza nuova, che non trova però rispondenza nelle
risultanze indicate;
8. devono, pertanto, seguire la conferma del provvedimento impugnato
limitatamente al reato di cui all’art. 646 C.P. ascritto al Bulgarella in concorso con
Littara Vincenzo e l’annullamento di esso nei confronti dello stesso Bulgarella edegli altri ricorrenti per i restanti reati, con conseguente restituzione di quanto
sequestrato in ordine a tali reati;
P.Q.M,
visti gli artt. 324, 127 C.P.P.,
conferma il decreto di perquisizione e sequestro in data 30.9.2015 del
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze in motivazione
Ì12
indicato, impugnato nell’interesse di BULGARELLA Andrea, limitatamente al
reato di cui all’art. 646 C.P. ascritto in concorso con Littara Vincenzo;
annulla il decreto stesso, impugnato nell’interesse di BULGARELLA
Andrea, TUMBIOLO Federico, BOSCO Salvatore, PALENZONA Fabrizio,
POMA Giuseppe, MERCURI Roberto, CATALDO Alessandro e FOSSATI
Massimiliano, in relazione agli altri reati indicati nel decreto e per l’effetto ordina
l’immediata restituzione di quanto sequestrato nei confronti di detti ricorrenti per
tale causa ai ricorrenti medesimi.
Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di competenza, compresa la
trasmissione di copia dell’ordinanza per l’esecuzione al P.M. in sede.
Firenze, 28 ottobre 2015
Il Presidente s ensoreDr. Livia e vese
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