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tesi di laurea specialistica in architettura per la città
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Università IUAV di VeneziaFacoltà di ArchitetturaLaurea Specialistica in Architettura per la città a.a. 2010/11
Ipotesi di Rigenerazione delle aree produttive del VenetoIl caso di Silea
Relatore: Sabina Lenoci
Studente: Monica Netto Matricola: 267749
Caso studio pag. 37
inquadramento analisi
progetto
00Introduzione pag.3
mappe dati
01
02
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Temi pag. 9
dismissione rischio idraulico approvvigionamento energetico
Bibliografia pag.53
Ipotesi di rigenerazione delle aree produttive del VenetoIl caso di Silea
Insomma, ma perché mai l’attenzione, le regole, devono valere solo nei centri storici e per gli edifici residenziali e
non anche per le aree produttive [...]
Marco Paolini, tratto da: “Il bestiario veneto”
“Le zone produttive del Veneto sono caratterizzate da una specifica distribuzione territoriale, e gli ele-menti che la caratterizzano sono: la dispersione insediativa, la difficoltà di accessibilità, l’assenza di economie di scala e di sinergie produttive e vari tipi di esternalità negative come il degrado indotto in aree di pregio am-bientale e paesaggistico e quelle più legate alla funzionalità degli edifici, tutte tematiche legate al risparmio energetico e alla produzione-adduzio-ne di energia.Il problema è capire se esistono stru-menti e modalità per poter affrontare la questione, al fine di sperimentare metodi e tecniche innovative di inter-vento, verificare cioè se le procedure urbanistiche indotte dalla recente legislazione regionale consentono alcune sperimentazioni significative. Il quesito centrale verge attorno ai modi e alle forme possibili per assor-bire, se così si può dire, per meta-bolizzare nella complessiva struttura insediativa, forme di spreco dell’uso del territorio, sia per le quantità in gioco (le percentuali in disuso), sia per le forme di collocazione territo-riale.” Carlo Magnani, Quap2006
Riflettendo sugli avvenimenti politici ed economici di questo periodo, come la forte crisi economica che sta investendo l’intero occidente, sorge il quesito di come il governo del territorio stia già apportando trasformazioni e fenomeni di cambiamento. Le aree più sensibili a questo
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INTRODUZIONELE AREE INDUSTRIALI NEL VENETO
mutamento sono le aree industriali perché direttamente connesse all’economia produttiva del paese.La conseguenza di questa problematica è la dismissione dei fabbricati edilizi; questa può assumere diverse forme: l’abbandono, il sottoutilizzo, la chiusura momentanea, lo sfitto; tutti fenomeni difficili da quantificare perciò non esiste un vero e proprio censimento di questi beni. Si stima che ad oggi il 20% delle aree industriali sia chiuso.
Il lavoro di tesi si concentra sul tema della progressiva dismissione di ampie aree produttive della regione Veneto attraverso uno studio sulle differenti e variegate situazione insediative in cui esse si trovano per costruire differenti scenari di riconversione. In particolare il progetto si colloca nella Provincia di Treviso zona particolarmente colpita da questa tematica. Considerando che tra le aree urbanizzate, quelle industriali rappresentano quelle con la maggiore percentuale di superficie impermeabilizzata del suolo contribuendo considerevolmente ad aggravare il rischio idraulico dell’intero territorio Veneto e che la produzione in Veneto
assorbe il 60% dell’intero fabbisogno energetico, il progetto prevede l’esplorazione progettuale su parte delle aree, in via di dismissione, a sud di Treviso. Si prevedono le seguenti mosse:1. La formulazione di Linee Guida che affrontano i seguenti temi generali: - la raccolta dell’acqua di prima pioggia e il riutilizzo della stessa; - recupero e riconversione delle funzione degli edifici abbandonati o sfitti - realizzazione di impianti fotovoltaici e coibentazione delle strutture riutilizzare per la diminuzione del fabbisogno energetico.2.Il caso studio di Silea, uno specifico progetto di riqualificazione teso a connettere le aree in via di dismissione alla Città ed al parco fluviale. Il processo di rinnovamento così delineato tiene in considerazione la possibilità di mantenere attiva almeno una parte delle aree produttive e la creazione di nuovi spazi urbani collettivi che considerando le aree già esistenti creano una rete di percorsi e di luoghi per una nuova socialità.
Aree industriali in rapporto alla morfologia e all’idrografia
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Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
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Aree industriali in rapporto alla rete infrastrutturale
aree industriali strade ferrovia stazioni punti intermodali aereoporti
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Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
Aree industriali in rapporto alle aree urbane
aree industriali aree urbane
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dati
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aree coltivate
edifici industriali aree produttive
costruito aree urbanizzate
aree ecologiche pro-tette
altri terreni
frutteti e vigneti
strade
superficie territoriale
SUPERFICIE COLTIVATA: 1.384,93 Kmq 54%a seminativo
SUPERFICIE VERDE: 710,59 Kmq 24%
sup aree ecologiche protette. 336,65 Kmq sup altri terreni 207,80 kmq sup frutteti 166,14 Kmq SUPERFICIE URBANIZZATA 545,32 Kmq 22%
sup stradale 50 Kmq aree urbanizzate 237,75 Kmqsup edificata 123,83 Kmqaree produttive 59,43 Kmqedifici produttivi 77,87 Kmq
superficie territoriale
2.476,68 kmq
Elaborazione Agenda 21 Consulting su dati ISTAT
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6% uguale a
78 milioni mqla superficie destinata ad attività produttive e commerciali nel giugno 2008 (valore riguardanti la provincia di Tv)
20% uguale a
18 milioni mq
Tratto da “ Corriere della sera” del 08/06/2010
capannoni sfitti solo nel trevigiano il 20% dei capannoni sono inutilizzati, in vendita o sfitti. Ma situazioni analoghe riguardano quasi tutto il Veneto e il Friuli.
sup degli edifici industriali
95 comuni
313 zone industriali
1.000 isole produttive
media di 10,5 isole produttive per comune
6 % aree industriali
59,43 milioni mqla super�cie urbanizzata destinata ad attività produttive e commerciali nel giugno 2008
47milioni mqcirca le previsonini 2010 sulla super�cie ur-banizzata destinata ad attività produttive e commerciali
superficie territoriale
DISMISSIONE
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DismissioneLe fasi della dismissione di un edificio industriale possono essere molteplici.Non c’è una particolare tipologia di edificio maggiormente interessata alla dismissione, infatti possiamo trovare sia vecchi fabbriche che testimoniano il tempo passato, sia edifici prefabbricati degli anni ‘80 e anche nuovissimi capannoni che rimangono a lungo tempo sfitti.
ex fabbrica Silos
ex magazzino tessile
nuovo prefabbicato
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Per capire che tipo di forme assume la dismissione bisogna capire chi sono i protagonisti.Molteplici sono gli attori in gioco: dall’imprenditore, al proprietario, dal mercato, alle banche....
Ad ogni modo sono stati presi in considerazione solo due protagonisti principali perché sono coloro i quali agiscono direttamente sul fabbricato edilizio e sono: il proprietario dello stabile che può essere anche l’usufruttuario dello stesso e l’affittuario colui il quale adopera il manufatto e stipula un contratto d’affitto con il proprietario.
Sono stati presi 3 casi tipo:Nel primo caso il proprietario dispone dell’intero lotto edilizio(1), nel secondo caso il lotto e l’edificio vengono divisi per il numero degli affituari (2) nel terzo caso invece è simile al primo, cambia in modo considerevole la grandezza del lotto e in alcuni casi il proprietario è una società.(3)
I PROTAGONISTI DELLA DISMISSIONE
Proprietrio e imprenditore edificio produttivo
Proprietario o società complesso industriale
affittuari edificio produttivo
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Poniamo ora il caso che nelle diverse tipologie avvenga una dismissione: nel primo e nel terzo caso il proprietario sarà costretto a chiudere o vendere l’intero lotto industriale (1), nel caso l’edificio sia suddiviso in parti tra diversi proprietari o affittuari la dismissione può avvenire per parti (2).
Le conseguenze sul territorio di questo tipo di dismissione possono essere molteplici. Non esiste ad oggi la possibilità di controllare numericamente e geograficamente la dismissione per le varie forme che essa assume. Dal sotto utilizzo, allo sfitto, all’abbandono... .
CONSEGUENZE
dismissione totale
dismissione parziale
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dismissione totale
dismissione parziale
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Proviamo ora a capire quali sono le risorse di cui dispone un area industriale.Una di queste è la forte componente di urbanizzazione prima.
(fonte quap 2005; ato 2003)
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aree industriali coperte da urbanizzazione primaria
97%
aree industriali coperte da sistema fognario
55%
fognatura
aquedotto
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elettricità
RISORSE
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IPOTESI DI DENSIFICAZIONE
Dopo aver anal izzato gl i effetti del la dismissione, conosciuto i protagonisti , e verif icato le r isorse, proviamo a definire un’ ipotesi di intervento per queste aree.
Una possibi l ità è quel la del la r igenerazione attraverso la r iqual if icazionedegl i edif ic i dismessi per inserire al l ’ interno nuove funzioni e generare nuovi spazi ed opportunità.
Le l inee guida sono:nel primo caso l ’aggiunta di nuovi elementi nel caso in cui la dismissione avvenga per parti(+), di sottrazione e modif icazione in toto del l ’ intero edif ic io nel caso la dismissione sia totale (-) e di elevazione per funzione e forma del complesso industriale (ab).
Bernart Tscumi, Le Fresnoy (the National Studio for Contemporary Arts) Tourcoing, 1991/97
STRATEGIE DI PROGETTO abaco degli interventi sugli edifici
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ADDIZIONE
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ELEVATO a b
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RISCHIO IDRAULICO
RISCHIO IDRAULICO
Le cause che incrementano il rischio idraulico sono molteplici: i cambiamenti climatici, la maggiore intensità delle piogge, la deviazione dei corsi d’acqua per mano dell’uomo, l’impermeabilizzazione incessante del territorio, il tombinamento dei canali di scolo... .Anche le aree industriali contribuiscono in parte ad allargare questo problema, infatti sono fortemente impermeabilizzate e gli scoli dell’acqua piovana sono spesso tombinati.
intombinamento
scomparsa dei canali aperti
impermeabilizzazione
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neSuolo permeabile
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
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Suolo impermeabile
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
Rete idrica e fluviale in rapporto con le aree industriali
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso 18
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Territorio a rischio idraulico in rapporto con le aree industriali
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neElaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
aree industriali territorio a rischio
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425milioni di mqla superficie a rischio idraulico
superficie territoriale
17% a rischio idraulico
Il rischio idraulico non può essere imputato direttamente alle aree industriali, il problema è sicuramente più ampio e complesso, ad ogni modo possiamo cercare di dare una risposta a questo problema che ogni anno si presenta sempre maggiore.
L’ipotesi di stoccaggio consiste nel contenere grandi quantità d’acqua di prima pioggia in vasche di raccolta, queste vasche servono per mantenere l’acqua all’interno dell’area e impedirne il sovraccarico alla infrastruttura idrica. In un secondo momento queste vasche possono lasciare progressivamente l’acqua di raccolta, oppure trattenerla e riutilizzarle per altri usi.
La flessibilità di questa ipotesi consiste nella possibilità di intervenire sia con il fabbricato industriale sia con il suolo. Uno dei vantaggi è l’adattamento delle esigenze del luogo e delle persone, non si tratta infatti di un intervento dall’alto, ma di un progressivo adattamento alle esigenze ambientali ed economiche da parte di forme private come il proprietario del lotto, di associazioni e cooperazione tra terzi.
IPOTESI DI STOCCAGGIO
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
aree impermeabile territorio a rischio
425milioni di mqla superficie a rischio idraulico
Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
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neSTRATEGIE DI PROGETTO abaco degli interventi per lo stoccaggio dell’acqua
COSTRUITO
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La causa maggiore del rischio idraulico è l’impermeabilizzazione del territorio, sempre più spesso possiamo notare come non ci sia alcuna attenzione per l’uso dei materiale del suolo.
I vantaggi della differenziazione dell’uso dei materiali del suolo è sicuramente l’aumento della permeabilità e la riduzione dell’acqua di scorrimento. Dal punto di vista architettonico la mixitè dei materiali favorisce una qualità urbana superiore oltre che definire in modo chiaro l’uso del suolo.
MIXITE’ DI MATERIALI
NOMAD Architectas S.L.Plaza del Desierto Bi lbao, 2000/02
NOMAD Architectas S.L.Plaza del Desierto Bi lbao, 2000/02 Elaborazione dei dati tratti da “Atlante dei Materiali UTET”
100%
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percentuale di permeabilità
PERMEABILITA’
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IPOTESI DI USO DEL SUOLO
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APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO
APPROVIGIONAMENTO ENERGETICO
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centrale elettrica a combustibili fossili MONOCENTRICA
pannelli solari, fonti rinnovabili POLICENTRICA
Il modello energetico del Veneto si basa sulla concentrazione di centrali elettriche alimentate a combustibile fossile, e alla gerarchizzazione della rete.
Un altro e più sostenibile modello energetico si basa invece sulla diffusione della produzione energetica creando una rete policentrica, questo modello è quello delle fonti rinnovabili, in particolare quella solare.
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LE STRADE DELL’ENERGIA
Fonte: GRTN Gestore della Rete di Trasmissine Nazionale
132 KW 220KW 380KWTensione
34% fonti fossili
15% fonti rinnovabili
50% importazione
19% uso domestico
19% uso terziario
3% uso agricolo
La produzione dell’energia elettrica nel Veneto risente molto dell’importazione. Solo in parte è prodotta con fonti rinnovabili che sono solo il 15%, che per il 98% corrisponde all’idroelettrico.
I maggiori consumi di energia, ben il 60% sono dati dalle industrie e dalla produzione. 4.654,8 Gwh
60% consumo industriale
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QUANTITA’ E QUALITA’
Fonte: GRTN Gestore della Rete di Trasmissine Nazionale
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LA DIFFUSIONE E IL RAPPORTO CON LO SPAZIO URBANO
Una caratteristica di queste aree è la diffusione capillare in tutto il territorio e il rapporto che queste hanno con i centri urbani.
Dal punto di vista dell’impatto ambientale questa caratteristica gioca a sfavore in quanto indebolisce il sistema ambiente diminuendo la qualità paesaggistica.
Dall’altra parte questa diffusione può diventare una risorsa per la produzione di energia rinnovabile. Inoltre la potenzialità di queste aree per la produzione di energia diventa maggiore quando sono direttamente connesse con il tessuto urbano.
Una delle caratteristica dei fabbricati industriali è la grande superficie occupata, che può essere usata per l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile. L’energia prodotta oltre ad alimentare il bisogno della fabbrica stessa può inoltre cedere energia alla rete, che la ridistribuisce al centro abitato diventando contemporaneamente produttore e consumatore.
Vista a volo d’uccel lo di Si lea “Stabi l imento industriale Chiar i&Forti”
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Elaborazione dei dati tratti da “Corinne Land cover”, ARPAV, Provincia di Treviso
aree industriali aree urbane
Aree industriali in rapporto con l’urbano
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RISORSA e STRATEGIAUn altro dei vantaggi che gli edi�ci produtivi è la grande super�cie delle coperture, che diventano il luogo ideale per l’installazione di pannelli solari. Uno dei vantaggi di installare i pannelli sollari oltre a produrre ener-gia pulita e permettere almeno in parte l’autonomia energetica, può essere considerata una risorsa econo-mica infatti se l’energia in eccesso può essere ceduta alla rete, passando da consumatore a produttore e consu-matore al tempo stesso. Allo stesso modo possono essere visti anche i tetti delle abitazioni.
rete di trasmissione
produzione
produzione
consumo
1 metro quadro di pannello fotovoltaico può produrre mediamente 137,5 KWh/anno se si considerano l’irraggiamento medio del nord-Italia e le caratteristiche tecniche del pannello in silicio monocristallino o policristallino. Ipotizzando di installare su tutti i capannoni della provincia dei pannelli (per 79 milioni di mq)otterremmo una potenza di 12.098.944.000 equivalente al 26% del fabbisogno energetico provinciale annuo.
Inoltre l’approvvigionamento energetico deve correre di pari passo con la riduzione dei consumi, questa seconda operazione può avvenire con gusci isolanti e il trasferimento termico, ed altri sempre più nuovi sistemi per la riduzione della dispersione termica.
IPOTESI DI APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO
26 % del fabbisogno totale
46.534.400.000 KWh fabbisogno energetico annuo 2004 della Provincia
137,5 Kwh/anno x
79 milioni di mq
12.098.944.000 Kwh
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26 % del fabbisogno totale
46.534.400.000 KWh fabbisogno energetico annuo 2004 della Provincia
STRATEGIE DI PROGETTO abaco degli interventi sull’ENERGIA
PRODUZIONE DI ENERGIA RIDUZIONE DEI CONSUMI
Pannelli Solari
Pareti Captanti
Impianto geotermico
Trasferimento termico
Isolamento termico
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STRATEGIE D’INTERVENTO
Le strategie messe in atto in que-ste sezioni sono l’applicazione di tutte le ipotesi di progetto che sono state trattate in questo ca-pitolo e si basano sul concetto di riequilibrio dell’area in tutti i suoi aspetti: - quelli funzionali, sia (nell’uso dei suoli che all’interno degli edifici), di nuova e vecchia fattura; - di riequilibrio di materia, nella ridistribuzione di spazi permeabili e impermeabili - di ridistribuzione dell’energia, attraverso la possibilità di potersi alimentare autonomamente.
Intombinamento delle acque
Impermeabilizzazione del suolo
Monomatericità di materiali
Biodiversità quasi inesistente
Sezione stradale e aree di manovra logistica
sezione tipo stato di fatto
sezione applicazione strategie nuovi elementi
nuovi elementi
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01riequilibrio delle funzioni
Spazio dedicato alla mixtè funzionale,Le funzioni che necessitano di maggio-re accessibilità come il commerciale e i servizi, saranno poste ai piani inferiori, mentre le residenze saranno poste i pia-ni più alti.
servizi commerciale residenza
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Corridoi ecologici
Separazione dellaviabilità logistica dal-lo spazio pubblico
RIQUALIFICARE LA STRADA
Spazio pubblicoPiste ciclabiliPercorsi pedonaliViabilità limitata
Corridoi ecologici
riequilirio del suolo
acquastrategia del suolo vegetazione
Trasmissione del calore prodotto dai pro-cessi di lavorazione della fabbrica alle nuo-ve funzioni limitando al massimo la disper-sione di calore con isolanti termici
Produzione dell’energia da fon-ti rinnovabili poste sulle coper-ture dei capannoni e sui nuovi elementi
riequilibrio dell’energia
energia calore
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02IPOTESI DI RIGENERAZIONE DELL’AREA PRODUTTIVA DI SILEA
l progetto prevede l’esplorazione progettuale su parte delle aree, in via di dismissione, a sud di Treviso.Più precisamente una riqualificazione tesa a connettere le aree in via di dismissione alla città ed al parco fluviale.L’ipotesi di rigenerazione dell’area parte dall’idea che le aree industriali possano diventare una risorsa e fonte di ispirazione per un nuovo concetto di vivere la città.Il caso studio in esame cerca di approfondire questi aspetti attraverso un analisi delle caratteristiche fisiche e delle pratiche urbane di questi luoghi, fino ad arrivare a dare una risposta di un’ipotesi progettuale.
Sistema di collegamento infrastrutturale
Sistema fluviale
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V ista a volo d’uccel lo di Si lea “Stabi l imento industriale Chiar i&Forti”
COMUNE di Sileasuperficie totale aree produttive: 1.07.495 mqsuperficie aree produttive significative: 823.800 mq
Suolo impermeabile
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Suolo permeabile
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isiCARATTERISTICHE FISICHE
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edifici in via di dismissione
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isiMAPPA DEI LUOGHI DELLE PRATICHE URBANE COLLETTIVE
persorsi spontanei persorsi naturalistici eventi urbani in area produttiva
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02MAPPA DELLE PROPRIETA’
Il frazionameto delle proprietà, e quindi la suddivisione del lotto e/o dello stabile industriale, durante il processo di dismissione, può generare delle differenti immagini del territorio industriale.
PROPRIETA’ NON FRAZIONATAPROPRIETA’ FRAZIONATA
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isiCONCEPT
aree produttive sistema urbano sistema fluviale
A macro scala, l’idea di progetto è quella di mettere in comunicacione più diretto il sistema fluviale con quello urbano che ora è diviso dalla presenza dell’area produttiva.
connessione
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02Linee guida: la parola chiave è integrazione: ripopolare l’area produttiva integrandola di funzioni, servizi e residenza, in aggiunta a quelle già presenti, anche giustificata dal fatto che la vicinanza al centro urbano permette di avere una pressione di mercato tale da attuare una rigenerazione insediativa.La proposta non è quella di eliminare la produzione con altre funzioni ma di integrare le une con le altre. Da una parte con un intervento di trasformazione del suolo, e dall’altra con la rifunzionalizzazione di quegli edifici sottoutilizzati. Il disegno del progetto seguirà le logiche dei proprietari, delle possibilità di ripristino degli edifici dismessi, delle pressioni di mercato.Non si può dunque controllare il progetto in modo ma si può comunque dare delle indicazione sulla destinazione d’uso e sulle possibilità insediative con delle vision.
integrazione
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IPOTESI DI PROGETTO
Materiale del progetto
Ripristino dei lotti e degli stabilimenti dismessi intera-mente.Inserimento di servizi e/o attività commerciali. Intervento di tipo unitario anche per bando di concor-so.
Nuovi edifici prefabbricati addossati alle esistenze, inserimento di residenza e piccolo commercio.Intervento per parti per iniziativa privata.
Trasformazione degli affacci sulla strada, con l’inserimento di percorsi ciclabili e pedonali, canali di scolo, filari di alberi.Intervento per parti di tipo pubblico.
Vasche di raccolta dell’acqua piovana delle coperture dei capannoni.Disposte sopra terra, con un altezza di 2.5m, in cls. Intervento per parti di tipo privato.
Ripristino delle porzione di capannone dismesse con l’inserimento di residenza.Intervento per parti per iniziativa privata.
I lotti della produzione ancora attiva e per i quali si può pensare ad una eventuale trasformazione della produzione nel lungo periodo.
Sistema di raccolta e scolo dell’acqua piovana
ELEMENTI DI PROGETTO
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vasche canali di scolo
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scolo
grondaia del capannone
serbatoio di accumulo canale di scolo
integrazione con acqua potabile
irrigazione
lavatrice
lavatoio
guaina impermeabile
troppo pieno
pompa
vasche canali di scolo
rete della mobilità dolce
percorso ciclopedonale lungo la tangenziale percorsi di collegamento dalla tangenziale percorsi pedonali interni52
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percorso ciclopedonale lungo la tangenziale percorsi di collegamento dalla tangenziale percorsi pedonali internica
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02percorso ciclopedonale lungo la tangenziale
percorso trasversale
A-A
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schema degli accessi
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strade carrabili con percorso ciclopedonale strade e accessi carrabili percorsi e accessi pedonali
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edifici ripristinati nuovi edifici
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edifici ripristinati nuovi edifici
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aggiunta sull’esistente attivo
ripristino del singolo edificio dismesso
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IL PROGETTO DELL’ISOTROPIAPlastico della mostra “Il progetto dell’isotropia” curato ds Paola Vigano e Bernardo Secchi
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02Mettere a confronto alcune aree metropolitane europee come Barcelona, la Randstad olandese, Monaco e il Veneto centrale e cercare dal confronto tra queste di capire la realtà della condizione contemporanea - proporre scenari futuri per il Veneto Centrale e per Padova entro questo sistema - capire come l’economia possa cambiare nel cambiamento : questi i motivi che hanno portato il Laboratorio AZ ad organizzare con il Comune di Padova e con il patrocinio di tutte le istituzioni interessate dell’area veneta, il meeting “La Città Mutante” a cura di Davide Ruzzon e Margherita Petranzan.
LA CITTA’ MUTANTEMeeting Padova, giugno 2011
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QUAP qualità urbana aree produttiveWorkshop Internazionale “Urban Industrial” Conegliano Ex Convento S. Francesco2006 Provincia di treviso Unindustria Treviso Piano strategico Provinciale
QUAP Atlante delle aree produttive della provincia di Treviso2006 Conegliano
Governare la dispersioneLaura Fregolent, 2005 Franco Angeli editore
Appunti per una tassonomiaCarlo Magnani con Pier Antonio Val, 1990 Casabella
Tracce di cittàMunarin, Tosi
Il bestiario Veneto Marco Paolini, tratto da Tracce di città
Datatown MVRDV, 010 Publishers Rotterdam 1999
La riqualificazione delle aree dismesse in VenetoIn urbanistica e informazione a cura di Ezio Micelli
Urban Industrial ChangeInner Cities REsearch programmeStrephan Fothergill, Michael Kitson and Sarah Monik
I territori dell’urbanisticaPaola Viganò, Officina edizione 2010
Archeologia industriale nel Veneto a cura di Franco Mancuso, Silvana editoriale
La città infinitaAldo Bonomi, 2004
Privatizzazione Veneta, Il progettista imprenditoreAldo Bonomi, 1995
P.T.C.P. Piano Territoriale di Coordinamento ProvincialePiano per il recupero del patrimonio di archeologia industriale della Provincia di Treviso
Il patrimonio industriale tra passato e futuroUn esperienza didattica a Vittorio Veneto, Mazzotta D. a cura di Padova, IUAV, Poligrafo
BIBLIOGRAFIA
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TESI
DEFLAG CITY strategie per la metropoli diffusa venetaFrancesco Lanza, SimoneVisentin
INNESTI URBANI Strategie di dismissione delle aree industriali nel parco del fiume Sile.Mattia Corrò, Dario Tonina
Riqualificazione del distretto industriale di Vittorio Veneto e Conegliano come polo intermo-dalePiccinin Silvia
CONFERENZE
Il Consumo del Suolo13dic 2010, Venezia
Economia e finanziaria realeCesare Pozzi, Agostino Cappelli, 15dic 2010, Venezia
Re-cyclin ArchitectureSara Marini Maggio 2012 Venezia
PROGETTI URBANI
Emscher Park, Duisburg- Ruhr IBAPater Lanz & Partener
Parco DoraPeter Lanz, Torino Italia
Harbour park, Maxwan, Rotterdam Olanda
Piano territoriale della provincia di LeccePaola Viganò, 2009 Lecce
Gas Works ParkRichard Haag ass. ‘73 Seattle, Washington,USA
TimthumUmnutzung Airfield, Germany 2004
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03PROGETTI ARCHITETTONICI
Edificio Universitario MinnaertNeutelings Riedijk Architecten by-West 8 Utrecht, Olanda 1997(Vasche d’acqua)
RathenowKlaus Sill, Jochen Keim, Germany 1997(Edifici)
Mader Amministrazione Locale, Austria1995(Energia)
Plaza de DesiertoE. Arroyo- NO MAD Arquitectos, Bilbao, Spagna 2001(suolo)
Usa Office for Kunsthuille LPL subversive ArchitectureHaworth Tompkins, The dovecote studio Suffolk, UK 2009
Studio National des Arts Contemporains Bernart Schumi, Tourcoing 1997