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MAGAZINE INDIPENDENTE GRATUITO #09 LUGLIO 2011 Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707 La Peggiore Italia raccontata dall'Italia Peggiore. RV vi porta nel circo degli stagisti. Dietro di loro tanti pagliacci ma a ridere sono veramente in pochi Ridi, Precario!

Riot Van #9 - Ridi, precario!

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Riot Van N9 Magazine Indipendente Gratuito, Scena Undergroud Fiorentina.

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Magazine indipendente gratuito #09 luglio 2011

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La Peggiore Italia raccontata dall'Italia Peggiore. RV vi porta nel circo degli stagisti. Dietro di loro tanti pagliacci ma a ridere sono veramente in pochi

Ridi, Precario!

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Direttore responsabi le

Direttore esecutivo

Responsabi l i organizzativ i ed editoria l i

Redattori e col laboratori

Graf ica e impaginazione

Supporto web e broadcasting

Michele Manzotti

Niccolo Seccaf ieno

Mauro Andreani, Giuseppe Di Marzo, Andrea Lattanzi, Michele Santel la, Giul io Schoen, Mattia Vegni

Jacopo Aiazzi, Bastiano, Caterina Bianchini, Fabio Ferri, Alessandra Giachetti, Fran-cesco Guerri, Stefano Lascia l fari, Lapo Manni, Chiara Morel lato, Daniele Pasquini, GIuditta Poggi

Tiziano Berti, Michele Santel la, Mattia Vegni

Francesco Canessa, Giovanni Cosi, Francesco Guerri

Sono stati fatti tutti gl i sforzi per segnalare e a l locare correttamente i crediti fotograf ici. Ricordiamo che i l d ir itto del l'immagine fotograf ica resta del l'autore

Stampato presso Pol istampa, Firenze -Tiratura 3000 copie in carta ecologica -Real izzato con i l contributo DSU TOSCANA - AOT Firenze

Riot Van Magazine Indipendente Gratuito n.9

Rv è una rivista indipendente, finanziata dall'università di Firenze, dal DSU toscana e talvolta auto finanziata. RV è aconfessionale, apar-titico ed è redatto da giovani studenti, laureandi e neo-laureati. Fondata nell'ottobre del 2008 da due studenti del corso di Media e Gior-nalismo per l'esigenza di fare pratica nel settore del giornalismo e dell'editoria, possibilità che il corso non offriva, si è poi evoluta in un magazine di ampio respiro, un canale video, un sito web e un'associazione culturale che organizza eventi sul territorio fiorentino. For-nire un'informazione svincolata da logiche prettamente commerciali o da interessi politici è la nostra missione. Musica emergente, arte undeground, auto produzioni sono il nostro pane, ve lo offriamo fragrante ogni qual volta i fondi ci permettono di uscire. Buon appetito.

perché a noi, in fondo, piace essere precari. Ci piace svegliarci al mattino e contare i giorni alla fine di un contratto. Ci piace poterci met-tere l'anima in pace al termine di uno stage e dire adesso ne trovo un altro. Ci piace lottare come veri eroi per arrivare in fondo alla gior-nata e segnalare al mondo che l'impegno nel nostro lavoro a qualcosa è servito.Ci piace vedere gli spagnoli indignati, i gre-ci indignati, gli inglesi indignati. Ci piacciono talmente tanto che prima o poi faremo come loro. Ben-essere permettendo. Subito dopo ci piace sentire le notizie alla radio e pensare che a noi proprio non ci tangono. Ci fa impaz-zire vedere il Ministro della funzione pubbli-ca Renato Brunetta strappare striscioni e dire che la gente che dice la sua è un'accozzaglia fancazzista. Ci aggrada in particolar modo la-mentarci a tempo perso di un mondo che non va e adoriamo sollazzarci sul divano mentre la sua fine si avvicina. Ci è piaciuto da morire re-

carci ai seggi per dire quattro sì e pensare per un giorno di aver deciso qualcosa. E per altri 364 avere la coscienza a posto. Ci piace fare figli e prenderci un sonoro grazie e arrivederci quando lo comunichiamo ai gran giurì del po-sto a tempo determinato.Ci piace osservare tutto questo e sentirci la-voratori festanti il Primo maggio, anche se qualcuno vuole bene a chi vorrebbe farci lavo-rare comunque. Ci piacciono distrattamente anche le pentole di una cucina in bilico, al li-mite di caduta, tutte fantasiosamente accata-state l'una sull'altra, coi bicchieri umidi a bor-do dell'acquaio che sembrano chiedere pietà altrimenti precipitiamo come una slavina. Ci piacciono perciò in maniera congetturale le nostre cucine disordinate dal tempo che non abbiamo.Ci piace Bin Laden catturato e ucciso anche se, al fin della fiera, nessuno ci ha capito un granché. Ci piace tra una corsa e un collasso

polmonare trovare un momento per accarez-zare una persona a noi cara e magari dare un occhio alla Firenze che va per la sua strada e che la cambia a colpi d'arte e di creatività.Ci piacciono di conseguenza anche taluni as-sessori e talaltre principesse sul pisello che si calano nel mare dei nostri problemi e ne esco-no piccoli come mosche indifese. La politica mica può tutto. Può quel che vuole d'altron-de. E quando vuole fa. Magari sbagliando ma tanti saluti a chi non ci crede.Ci piacciono anche i vigili urbani, che precari non sono, ma che la multa mentre lavori e la-sci la macchina parcheggiata male te la fanno lo stesso. Ci piacciono i collaboratori di giu-stizia perché un lavoro loro almeno lo hanno trovato.A noi, in fondo, lasciando da parte le lamente-le, le lotte senza fine, le giornate di quarantot-to ore e tutto quello che non vorremmo fare ma facciamo lo stesso, piace essere precari.Non c'è niente da ridere. E che ci piaccia o no, lo saremo a vita.

Andrea Lattanzi

IL PRECARIATO CHE CI PIACE

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Bar Argentina via della Mattonaia/viale Gramsci---Bevo vino via di San Niccolò 59/r---Gold Via Gioberti 54/r---

Feedback store Corso Tintori 43/r---Gold Via Verdi 19/r---Centro Java infoshop via Pietrapiana angolo via Fiesolana-

--Caffè biblioteca delle Oblate via Dell'Oriuolo 26---Bar della facoltà di Architettura piazza Ghiberti---Ninotchka via

Pandolfini 29-31/r---Velvet Goldmine Officine, via Giampaolo Orsini 87/r---Société Anonyme via della Mattonaia 24-

--Off Bar lago dei Cigni---Danex Records via degli Artisti 8---Circolo Aurora V.le Pratolini angolo p.zza Tasso---La far-

macia dei sani p.zza Giorgini 7/a---Strizzi bar via Oriani 20/r---Bar Massimo, via Carlo del Prete 9/r---Cardillac Via degli

Alfani 57/r---New Store via San Gallo 95/r---Australiano Borgo Santa Croce 31/r---Soul Kitchen Via de Benci, 34/r---Il

Panino Tondo via Montebello 56/r---Rullante Club via Cantagalli 1/r---La citè Borgo San Frediano, 20/r---BeBop Via

dei Servi 76---Velvet Club P.zza Ghiberti 17/r---X graphics Via della pergola 47---Cargo Via dell'erta canina 12/r---Jazz

Club Via nuova de' Caccini 3---Pop Cafè p.zza Santo Spirito 18/r---Circolo Gada via de'Macci 11---Il Barone via roma-

na 123/r---Casa della Creatività vicolo santa Maria Maggiore---Eskimo via de' canacci 12r---Plaz p.zza dei Ciompi-

--Unplugged via de' Saponai 14/r---Fuoriskema Via del Corso---Kitch Viale Gramsci 3/r---Tempo reale Villa Strozzi Via

pisana 77---Notte fiorentina Borgo san Frediano---Gustapanino Via de' Michelozzi 13/r---Caffè Cabiria piazza Santo

Spirito 4/r---Cafè Artigiani Via dello Sprone 16/r---Libreria Brac via dei Vagellai 18/r---Piccadilly music store via San

Gallo 69/r---Volume Piazza Santo Spirito 5/r---Verticale Via Ponte alle Mosse 41/b---Ultra via XXVii aprile---Ethic Bor-

go Albizi 37/r---Data Records Via dei Neri 15/r---Rock Bottom records Via degli Alfani 34/r---Marque Moon Piazza

Santa Maria Maggiore 7r---Jules & Jim via dei Pecori 11/r---Scuola di Comics Via del Corso 1---Nardini Book Store via

delle Vecchie Carceri---Le Bertucce Pizza & Taglieri via Santa Elisabetta 16r angolo via delle Oche#09 - Luglio 20114

Off bar e Riot Van presentano

I lunedi di RIOTVAN

Riot Van Magazine è distribuito:

Lunedì 4 luglio

Firenze GraffitiDiscussione sulla situazione dell'arte contemporanea a Firenze con:

Bue, Clet e altri artisti della scena undergroundpresentazione del nuovo numero di Riot Van

Lunedì 11 luglio

Summer triathlonTorneo di calcio balilla, ping pong e Tennis Wii

Lunedì 18 luglio

Rock the lakeLive concert

conDrunk 'n' Rollers

Lunedì 25 luglio

Una serata DOC Proiezione di documentari freschi ed inediti

coming soon

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Riot Van presenta

La lunga l ista dei 14.757Quanti sono, cosa fanno, dove vanno gli stagisti in Toscana. Tra una normativa lacunosa e un sistema di pensiero retrodatato, le ordinarie storie di sfruttamento nell'immacolata regione dei diritti.

di Andrea Lattanzi

Estate RiotPratica panoramica dei più importanti e clamorsi festival musicali europei. Scopri con Riot Van dove andrai a fare degenero quest'estate.

di Lapo Manni

Ita l ian Graff it i - L'arte molestaIl comune rimane al palo e non si cura del doppio problema degrado/tutela artistica. Clet ce lo conferma, e intanto il PL presenta un progetto di legge da proibizionismo anni '30. Dulcis in fundo il punto di vista di chi con le bombolette ci lavora.

di Niccolò Seccaf ieno e Giul io Schoen

The Venkmans: «I mutanti ogni tanto escono e si impossessano di noi»Vincitori delle selezioni Italia Wave Toscana, a luglio partiranno per Lecce. Li abbiamo incontrati nella loro sala prove, uno scantinato tra le colline di Pontassieve, per farci raccontare la loro sto-ria. Fatta di nomi impronunciabili, sintetizzatori,corse podistiche e acchiappafantasmi.

di Francesco Guerri

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Skateistan, un'oasi nel cuore di KabulPenso Afghanistan, dico Skateboard. Una pellicola sull' indipendente, riuscita e sempre più in crescita Organizzazione Non Governativa, che ha fatto di una semplice tavola con quattro ruo-te, un mezzo di integrazione e riscatto sociale. Skateistan.

di Alessandra Giachetti e Chiara Morel lato

Tutto quel lo che mi fa girare gl i ingranaggiMi fanno girare gli ingranaggi i patiti integrali del digitale, capaci di sostituire con un E-Reader l'ebbrezza di tenere in mano un libro; non è questo il posto dove elogiare i vantaggi di questo oggetto, visto che sono qui esclusivamente per lamentarmi e criticare.

di Bastiano

Riot Van torna con un ricco e freschissimo numero estivo. Vi racconteremo della "peggiore Ita-lia" (cit. Brunetta), quella degli eterni stagisti e precari; dei moderni criminali (secondo De Cora-to, PdL), ovvero i writers; dei vincitori della sezione Toscana di Italia Wave, The Venkmans; e di quando lo skateboard diventa evasione, anche in Afghanistan.

Ridi, precario!

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Matteo è un laureato con lode in Design In-dustriale e attualmente sta facendo uno stage presso un noto studio di design della provin-cia di Firenze. Il titolare è conosciuto in tutta Italia e nel mondo come innovatore e serio professionista nell'ambito della progettazio-ne e della realizzazione di articoli di design. Nell'impresa in cui lavora, viene fatto firmare ai dipendenti – stagisti compresi – un accordo mediante il quale essi sono tenuti a sollevare l'azienda da qualsiasi responsabilità qualora in seguito a controlli delle forze dell'ordine ve-nisse rilevato che il software in uso nei computer è contraffat-to o copiato illegalmente.

Alessio è un laureato con lode in Scienze Politiche che al mo-mento è impegnato nell'edi-toria e nel giornalismo e che ha completato uno stage post lauream presso un gruppo editoriale del centro Italia. Nell'impresa in cui lavora, il numero degli stagisti è superio-re a quello consentito per legge e i periodi di stage si protraggono oltre i regolari tempi stabiliti, vedendo così decadere ogni coper-tura assicurativa senza alcun rimborso spese concesso.

Lucia è una laureata in Storia dell'Arte, ha trentanove anni e per l'ultimo lavoro retribu-ito che ha svolto, un part-time in un centro di ricerca privato, ha ricevuto in rimborso ai cin-que mesi un certo numero di buoni lavoro o

voucher. Alla richiesta di un con-tratto di collaborazione non gli è stato prolungato il part-time.

Chiamarli stagisti o chiamarli già precari fa poca differenza. Sono coloro che o per mo-tivi universitari o per cercare un avviamento al lavoro intraprendono la strada dei tirocini. E quasi sempre si risolvono in un nulla di fat-to. Le loro storie si sentono ripetere ovunque

ma sembrano troppo distanti dalla realtà per essere vere. Lo sfruttato stagista Alessandro della fortunata serie Boris, ri-spetto a loro è riuscito pure a cavarsela bene. La situazione dipende da fattori di caratte-re più generale, come la crisi o la liberalizzazione dei mercati. Ma siamo sicuri che tutto que-

sto faccia bene alle imprese?Il Presidente di Confindustria Toscana An-tonella Mansi, a tal proposito ha sostenuto che «questo non lo vogliono le imprese, c'è da far fronte a necessità economiche deter-minate da una competizione globale sempre più pressante. Noi puntiamo sui giovani». Noi puntiamo sui giovani. Lo dicono in molti pun-tiamo sui giovani. Lo dice il Governo, lo dico-no i sindaci e i sindacati, lo dicono gli assessori regionali e ci sono buoni motivi per pensare che lo dicano anche i dittatori africani quando danno in mano kalashnikov a dodicenni per

sparare ai nemici di turno. Dammi tre parole, sole cuore amore. Puntare sui giovani è uno slogan, anche se, per fortuna, c'è chi lo fa per davvero. Ma per lo più ciò non avviene e, allo-ra, è meglio vederci chiaro.

La normativa di riferimento in materia di stage e tirocini è contenuta principalmente in due disposizioni. Una legge, la 196 del 24 giugno 1997 (art.18 ), e il Decreto ministeriale del 25 marzo 1998 n° 142, che ne chiarisce ambiti e modalità applicative. Secondo quest'ultimo, gli stage – naturalmente, perché così non è e così non deve essere – non costituiscono rap-porti di lavoro. Questo significa che retribuzio-ni in senso stretto, ferie, contributi e quant'al-tro è garantito da un contratto (decente) di lavoro è escluso dal rapporto con l'azienda ospitante il tirocinio. C'è chi paga, è vero, ma sono pochi casi. Le modalità di retribuzione, come riportato dal sito commerialista tele-matico su repubblicadeglistagisti.it, sono es-senzialmente due. Il premio o borsa di studio, erogati arbitrariamente dall'azienda ospitan-te, o il vituperato quanto sognato dagli stagisti

Su 14.757 i tirocini attivati nel 2010, lo 0,85% si è tradotto in un con-tratto a tempo indeterminato. Ma più che i numeri a preoccupare sono gli illeciti di chi ospita stage e l'arretratezza dell'Italia rispetto a questa forma di apprendistato. Una normativa debole a sostegno del meccanismo e tanto tempo rubato a chi si presta troppo al gio-co. Storie di vita e storie di ordinario sfruttamento nell'immacolata toscana

di Andrea Lattanzi

Il 90% degli in-

gressi lavorativi

proviene dagli

stage

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rimborso spese, meccanismo con il quale viene assicurato allo stagista un certo pagamento a sostegno delle spese da lui effettuate durante il tirocinio. Secondo uno studio Ires-Cgil, che pure sottolinea l'impor-tanza della cosa, questo è il primo passo per entrare nel mondo del lavoro, ma quello in nero. Prendiamo questo semplice annuncio, ritrovato sul Web: «Step ricerca e seleziona per una prestigiosa catena di profumerie, gio-vani da inserire in stage sui punti vendita. Le risorse inserite si occuperanno di accoglienza e gestione clienti, gestione negozio, gestione cassa. Il candidato ideale ha un'età compre-sa tra i 18 e i 29 anni. Completano il profilo: buone doti relazionali, forte motivazione al contatto con il pubblico, flessibilità. Lo stage sarà di 1 mese e prevede un rimborso spese». Un mese in un profumeria fa curriculum, bene. Ma che cosa significa un rimborso spe-se per un mestiere che a parte vitto e sposta-mento verso il luogo di lavoro non prevede spesa alcuna? Significa che l'azienda attiva lo stage, fa lavorare come se si trattasse di un ef-fettivo rapporto subordinato, ma paga a sua discrezione con un contentino per lo stagi-sta, che con ogni probabilità verrà sostituito con un altro, in questo caso un'altra, il mese successivo. Stage finito, saluti e baci, avanti il prossimo.Su Internet è un pullulare di questi annunci, che sono truffe a tutti gli effetti, nel senso che, pur muovendosi in ambiti perfettamente le-gali, esautorano il datore di lavoro da qualsi-asi responsabilità nei confronti delle presta-zioni reali offerte dal dipendente, che di fatto può anche essere una buona professioni-

sta ma che la-vorerà a condi-

zioni inaccettabili e senza alcuna prospetti-

va. Vera e propria furberia, è quella della rotazione degli sta-gisti, che non avviene però solo

per semplici aspiranti lavoratori, ma riguarda anche gli studenti

universitari. L'Università, la culla della cultura toscana,

non è propriamente esen-te da un meccanismo simile. Firmata la convenzione con l'a-zienda, infatti, l'Unifi – almeno a quanto ci è consentito sape-re – non si cura di verificare minimamente le condizioni in cui gli stage si svolgono. non si parla qui di retribuzioni ma di un altro comma del D.M. N°142 del 1998, quello ineren-te al numero massimo di sta-gisti consentito per azienda. Recita la norma: • fino a 5 dipendenti a tempo indeterminato possono ospitare un solo tirocinante;• fra i 6 e 19 dipendenti, possono ospitare fino a due tirocinanti contemporaneamente;• oltre i 19 dipendenti, gli stagisti non posso-no essere contemporaneamente più del 10% degli assunti.L'azienda presso cui sta tenendo il suo stage Matteo, il designer

del noto studio della provincia di Firenze con-ta 20 dipendenti, dei quali 3 o 4 a tempo in-determinato. Gli stagisti, oscillano periodica-mente fra i due e i quattro. Fuorilegge perciò. Ma non si può gridare allo scandalo, perché questa è la prassi. Finito lo stage, spesso c'è il classico congedo, arrivederci e grazie. A qual-cuno, però, le cose possono andare meglio, e si viene assunti con contratto a progetto o di collaborazione. In questo caso è possibile che ad essere rimpiazzato sia uno degli altri 16 dipendenti precari, che se ne torna a spasso e in cerca di lavoro. Per questo motivo nelle aziende spesso si possono creare competi-zioni degradanti fra stagisti e precari, fra nes-suno e quasi nessuno. È qui che sconfiniamo nell'altra faccia degli stage, della quale questi ultimi costituiscono il fisiologico avviamento: la precarietà. Nell'ultimo trimestre del 2010, per dare un'idea, i contratti a progetto sono aumentati in Toscana del 65,2%, quelli a par-tecipazione del 27% (Ires-Cgil). La precarietà dilaga e con essa crescono le sofferenze del-le persone. Di questi numeri, di questi nuovi avviati al lavoro, il 90% provengono da stage

e tirocini, ed è in questi termini che lo stage è il preludio alla precarietà. Sempre nell'ultimo trime-stre 2010, i tirocini sono aumentati del 50%, quasi come se le aziende aves-sero necessità di nuova manodopera qualificata. Ma non è così. Perché nei fatti la disoccupazione nel 2010 è complessivamen-te aumentata, anche se

nel finale dell'anno c'è stato un relativo mi-glioramento della situazione. Ciò che preoc-cupa è che chi punta sui giovani

«I buoni lavoro sono

forme fraudolente di

retribuzione»

Daniele Quiriconi

segretario regionale Cgil

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sembra farlo sempre più in termini di preca-rietà e stage a tempo indeterminato. A testimonianza di questo fatto vi è forse il dato più allarmante: su 14.757 tirocini atti-vati nel 2010 solo in 96 storici casi si è avu-ta una trasformazione in contratto stabile. Questo è il fatto. Lo stage serve come forma contrattualistica di lavoro a minor costo, così da consentire alle imprese di respirare in tem-pi di crisi e – in taluni casi, anche laddove la crisi si sente meno – avere introiti maggiori a spese inferiori.A tutto questo si deve aggiungere un'ulterio-re considerazione. Spesso le aziende, quelle medio grandi, quelle che hanno controllate e sub-controllate, non hanno problemi lega-li perché possono “decentrare” le assunzio-ni, potendo così aggirare la norma sul tetto massimo degli stagisti. Facciamo un esempio. Azienda “San Tella Telematica” è una holding che controlla tre distinte società che si occu-pano di distribuzione di apparati hardware e software. Le sedi, gli uffici, le persone, sono gli stessi, cambiano solo i nomi. Le tre controllate sono la “D'A-prile media contents”, la “San-tander informatics” e la “Ciccio Forniture” (che è un po' la più sfortunata). I dipendenti com-plessivi, che lavorano fianco a fianco ma che appartengono ad aziende distinte sono 20. 6 lavorano alla D'Aprile, 6 alla Santander, 8 alla Ciccio Fornitu-re. Se tutti e 20 fossero dipen-denti diretti della San Tella, il numero degli stagisti non potrebbe supe-rare il 10% di 20, cioè 2. Ma siccome sono frazionati in tre diverse aziende, la San Tella a norma di legge può tenere 2 tirocinanti alla D'Aprile, due alla Santander e 2 alla Ciccio, in quanto tra i 6 e i 19 dipendenti il numero massimo di stagisti consentito è pari a due. E sei stagisti lavorano senz'altro più di due. Saluti da Alessio, ma anche da i suoi cinque nuovi amici e amiche Ilaria, Clara, Enrico, Sandro e Paolo.E il Governo? E le regioni? Che fanno nel frattempo? Tutto e niente, potremo dire. Da Roma, sul fronte stage, regna il silenzio più assoluto, anche se biso-gna riconoscere iniziative intelligenti come il prestito d'onore varato dal Mi-nistro della Gioventù Giorgia Meloni c h e

consente ai meritevoli di non pagare – o ve-dersi parzialmente ridotta – la seconda rata delle tasse. Il resto è solo fumo negli occhi e nessuna iniziativa seria è stata presa in merito. Dal-la Giunta Regionale, invece, stanno arrivando segnali più forti, anche se per ora è pre-sto annunciare successi. Il Governatore Rossi ha lancia-to negli ultimi mesi un piano regionale a sostegno dei più giovani chiamato appunto Giovani Sì, che fra le tante misure previste indica anche una formula di tirocinio retri-buito, per la quale si potranno svolgere stage per la durata massima di un anno presso sog-getti ospitanti che, in concerto con la Regione, saranno disposti a pagare 200 euro agli stagi-sti. Altri 200 saranno messi a disposizione pro-prio dalle casse regionali, per un totale di 400 euro mensili. Il comitato per l'estinzione della

mendicenza di Palazzo Sacrati Strozzi ha deciso così. Meglio che un cazzotto in un occhio, semplicemente in linea con altri stati europei, fra i quali la Francia fa da capofila e nei cui confini – non a caso – gli stagi-sti hanno cominciato ad orga-nizzarsi dal 2005.

La Giunta Regionale, quindi, si è mossa in questa direzione, seguendo il pensiero del Presidente Enrico Rossi: «In Toscana ci sono

12 mila tirocinanti di cui solo 3 mila retribuiti. Per me è sfruttamento. Se un giovane è un lavoratore in formazio-ne ha diritto ad avere il giu-sto riconoscimento econo-mico. [...] Le battaglie per la libertà si combattono anche tutelando chi viene sfrutta-to in casa nostra e non solo guardando lontano». Tutto questo sperando – chi visse sperando... - che questa so-

luzione non degeneri in nuove forme di la-voro nero e ulteriori rotazioni stagistiche. A questo proposito l'esperienza dei voucher o buoni lavoro certo non aiuta. Ideati dal Mi-nistro del Lavoro Maurizio Sacconi, i voucher avrebbero dovuto costituire un'alternativa seria al lavoro nero e agli stage non retribu-iti, consentendo una più regolare forma di retribuzione per i cosiddetti lavori stagionali. Raccogliere i pomodori d'estate, fare la ven-demmia, affiggere cartelli pubblicitari o di-stribuire volantini. Tutti mestieri per cui d'ora in avanti si sarebbero ricevuti – oltreché com-pensi veri – anche i contributi. Un voucher ha valore di 10 euro. 7 e mezzo netti vengono incassati da chi ha offerto la prestazione, 2 e

«Noi puntiamo sui

giovani»

Antonella Mansi

presidente regionale

Confindustria

«Per me questo è

sfruttamento»

Enrico Rossi

Presidente della

Regione Toscana

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mezzo finiscono all'Inps per le varie trattenu-te. Tutto regolare. E invece no. I voucher sono stati adottati come strumen-to di retribuzione anche per lavori a maggior specializzazione (meccanici, elettricisti) da nu-merose aziende. E questo lo si è constatato quando all'Inps hanno cominciato a contare i voucher venduti, effettivamente troppi per rimanere confinati nell'ambito del pa-gamento di prestazioni straordina-rie ed occasionali. in toscana, tra il 2009 e il 2011, sono sta-ti venduti 943.000 voucher. Daniele Quiriconi, della se-greteria regionale della Cgil, ha sostenuto in base ad uno studio che «più della metà di questi sono stati utilizzati in modo fraudolento, come la-voro sostitutivo in tutti i set-tori» (L'Unità, 4 marzo 2011). Consegnati i voucher nelle mani del lavoratore – che può aver fatto di turni di 4, 8, 12 ore – il rapporto di la-voro si interrompe e termina qualsiasi diritto del lavorato-re. proprio come nel caso di Lucia, che ha svernato in un laboratorio di pulizia d'ogget-ti antichi per tornarsene alla frenetica ricerca di un nuovo posto di lavoro. Mentre si la-vora tutto il giorno, effettiva-mente, è difficile trovarsi un

altro impiego.

In Italia si sono susseguite iniziative interes-santi da parte di precari e stagisti. La manife-stazione del 9 aprile dei precari Il nostro tempo è adesso o il sito larepubblica-deglistagisti fondato da Emanuela Voltolina ne sono una piccola di-mostrazione. E molte altre sono le forme di organizzazione e mobilitazione in atto, come l'i-niziativa dei Giornalisti Precari Fiorentini e di chiunque altro – pur nel suo piccolo – si sta interessando al problema. Questo, forse, fa parte di un più ampio movimento gene-razionale ancora in fase di ge-stazione, del quale sentiremo parlare quando i giovani non potranno più reggere il forte peso sociale cui progressiva-mente li si sta caricando da anni. Intanto, la regola rima-ne sempre la stessa: studiare fa bene e lavorare anche. So-prattutto se si è giovani. Ma sfruttare, a quanto pare, ren-de ancor di più.

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ESTATE

4 - Germania

Ferropolis, Dessau MELT FESTIVAL

15-17/07/2011Boys Noize, Chase Status, Digitalism, Fritz e Paul Kalkbrenner, Ellen Allien, The Drums, The Streets

5 - Olanda

Aquabest, Best, Eindhoven EXTREMA OUTDOOR

16/07/2011Armand Van Helden, Steve Aoki, Afrojack, Sven Vath, Villalobos, Richie Hawtinnl.extremaoutdoor.com

6 - Belgio Hasselt pUkkELpOp

18-20/08/2011Foo Fighters, Thirty Second to Mars, Crookers, The Streets, Paul Kalkbrenner,The Offsping, Bloody Beetroots, Andy C, Duck Saucewww.pukkelpop.de

BoomTOMORROWLAND

22-24/07/2011Faithless Soundsystem, Kaskade, Carl Cox, Adam Beyer, Steve Lawler, Satoshi Tomiiewww.tomorrowland.be

1- Regno Unito Balado, Kinross - Shire T IN THE PARK

8-10/07/2011Artic Monkeys, Pendulum, 2 Many DJ’s, Coldplay, Foo Fighters, Peter Doherty, Pulp, The Strokes, Vitalicwww.tinthepark.com

Leeds READING FESTIVAL

26-28/08/2011Muse, Elbow, Interpol, My Chemical Romance, The Offspring, The Strokes, 2 Many DJ’s, The Streets, Bready Eye, White Laieswww.leedsfestival.com

2 - Spagna Benicàssim FESTIVAL INTERNACIONàL

14-17/07/2011The Strokes, Aritc Monkeys, Portished, The Streets, Pendulumwww.festivalinternacional.com

Fraga

MONEGROS

23/07/2011Andy C, Boys Noize, Busta Rhymes, Carl Cox, Narkotek, Vitalic, Noisa, Paul Kalkbrenner, Steve Aokiwww.monegrosfestival.com

Benicàssim ROTOTOM SUNSPLASH

18-27/08/2011Shaggy, Jimmy Cliff, Mr.Vegas, Luciano, Bunny Wailerwww.rototomsunspalsh.com

3 - Portogallo Paredes de Coura PAREDES DE COURA FESTIVAL

17-20/08/2011

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a cura di Lapo Manni

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9 - Ungheria

Isola di Obuda, Budapest SZIGET FESTIVAL

8-15/08/2011Amy Winehouse, Gogol Bordello, Good Charlotte, Interpol, Rise Against, The Chemical Brothers, Skunk Anansie, Smash Mouth, Verdenawww.szigetfestival.it

10 - Croazia

Fort Punta Christo, Pula OUTLOOK

1-4/09/2011Phaeeleh, Doctor P, FuntCase, Jah Shaka, Jonny Clarke, Barrin-gotn Leavy, David Rodigan, Foreing Beggars, Shy FX, Slugabedwww.outlookfestival.com

7- Francia Pauillac

REGGAE SUN SKA

5-7/08/2011Dub in V.O., Reggasonic Sound System, Pow Pow Move-ment, Dub Inc, Channel One, Danakil, Mista Savona feat. Vida Sunshyne, Harrison Professor Stafford, Stephen Marleywww.reggaesunska.com

Bagnols-Sur-Ceze, Gard

GARAGE REGGAE FESTIVAL

27-30/07/2011Burning Spear, Jimmy Cliff, Midnite, Dillinger, Carlton Livingston, Prince Jazzbowww.garancereggaefestival.com

8 - Italia

Torino TORINO TRAFFIC FREE FESTIVAL

5-10/07/2011www.trafficfestival.com

Lecce ITALIA WAVE LOVE FESTIVAL

14-17/07/2011Verdena, Lou Reed, Sud Soun System, Paolo Nutini, Kaiser Chief, Jimmy Cliffwww.italiawave.com

Toirano, Savona BALLA COI CINGHIALI

17-20/08/2011www.ballacoicinghiali.it

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Italian Graffiti per alcuni è degrado, per altri una forma

d'arte moderna. In questi casi, la linea di confine è molto sottile e dipende dal contesto. E poi ci sono i manifesti elet-

torali abusivi, che di sicuro non sono arte e che rovinano i muri ben più di uno spray.

La pulizia ed il decoro dei muri sono un pro-blema comune in tutto il mondo. Le soluzio-ni adottate invece, variano: c'è la repressione dura come fece NY a suo tempo e c'è chi pro-va a canalizzare questa creatività "abusiva" in eventi artistici.L'amministrazione fiorentina, molto filosofica-mente, ha scelto di non scegliere: sporadiche e macchinose le possibilità di poter realizza-re "pezzi" legali, la repressione è un semplice spauracchio, vista l'assenza di controlli. La nuo-va amministrazione propone una collaborazio-ne con gli "Angeli del bello", associazione che promuove la riabilitazione urbana. L'intenzione è quella di creare una task force per il writing, che sia fucina di progetti ed idee da realizzare assieme al Comune. Niente improvvisazione però: prima di poter dipingere la qualunque, si devono presentare i bozzetti al Comune che, in tempi non proprio celeri, li vaglierà (secon-do criteri ancora ignoti). Loro ci mettono le bombolette, è vero, ma se il prezzo da pagare è quello di vedere castrata la propria creativi-tà, non saranno in molti ad aderire, anzi, ad oggi poco è accaduto. Certo è giusto che ci sia un regolamento, ma con quello attuale, quale writer andrà incontro a iter burocratici e censu-re, quando con 15€ di spray può andare dove vuole pittando quel che più gli piace? Eppure

in Toscana sono già 2 le città che aderiscono al progetto "MurArte", volto alla sensibilizzazio-ne verso questa "recente" forma d'arte, Prato e Scandicci; il comune di Firenze invece non vi partecipa. La vecchia giunta, quella con l'impu-tato-sceriffo Cioni, aveva approvato un ridicolo regolamento il quale prevedeva che il proprie-tario del muro imbrattato avesse l'obbligo di ripulirlo a sue spese; poi aveva tentato di met-tere in piedi una "commissione graffiti", fallita miseramente a causa di divergenze opinionali: giovani che chiedevano spazi contro anziani che volevano tassare le bombolette spray.

Un'idea alquanto bislacca dire-te voi, ma non secondo il PdL, visto che proprio mentre ci ac-cingiamo alla messa in stampa di Riot Van, scopriamo che il partito dovreb-be presentare a breve un decreto-legge contro l'imbrattamento dei muri, che ci ricorda molto il proibizionismo di tanto tempo fa. Ad oggi (10 maggio), il testo prevede: restrizioni alla vendi-ta delle bombolette spray ai soli utilizzatori cer-tificati per cercare di contrastarne l’uso, l’ina-sprimento delle sanzioni previste dal decreto sicurezza del 2009 e la tracciabilità di ogni sin-gola bomboletta con un codice da stampare in modo indelebile per contrastare il commercio non autorizzato. Per dissuadere ulteriormente la vendita di bombolette sarebbe introdotta anche un’accisa pari a due euro ogni 100 millili-tri di prodotto. I proventi dovrebbero alimenta-re un fondo per il ripristino dei danni provocati

dagli imbrattatori al quale potrebbero attin-gere i Comuni. Il primo firmatario della pro-posta, il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato, asserisce che "Una percentuale tra l’85 e il 95 per cento delle bombolette finisce sui muri perché i professionisti usano l’aero-grafo". Da che mondo è mondo, i graffiti si fanno sui muri, e l'areografo è uno strumen-to di precisione usato per decorare più gli

oggetti che le pareti. É vero, ci sono molti che imbrattano a caso, ma ce ne sono anche tanti che creano le loro opere cercando di rispettare il terri-torio. Stando a quanto rivela-to dal quotidiano "La Nazio-ne", da dove apprendiamo la notizia, una bomboletta stan-dard (400ml) subirà un rinca-ro di 8€ di accisa, segando le

gambe a tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questo fenomeno. Vogliono farci credere che il degrado urba-no in Italia sia dovuto alle scritte sui muri, e non magari dai manifesti elettorali abusivi, di cui poco si parla: forse perchè il Parlamen-to si appresta a varare l'ennesima sanatoria (dal 1996) degli abusi sulle installazioni pub-blicitarie, celata nel decreto Milleproroghe. Pensate solo che la multa per questo tipo di degrado legalizzato è di 1000 euro, a prescin-dere che si mettano 20 o 10.000 manifesti, un costo irrisorio per gli ingenti fondi dei par-titi. Anzi, costa meno farli abusivi (ed essere multati) che acquisire spazi pubblicitari rego-lari. alla faccia del decoro.

Una bomboletta

standard subirà

un rincaro di 8

€ di accisa

a cura di Niccolò Seccafieno e Giulio Schoen

Grafica R

iotVan

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MURARTE: DA UNA LIBeRA eSPReSSIONe AD INTERvENTI DI ESTETICA URBANA

Il progetto Murarte, presentato ufficialmen-te nel '99, nasce principalmente dall'esi-genza di affrontare due diverse tematiche urbane: da una parte, l'esigenza di agire nel riconoscere alcune realtà artistico-gio-vanili spesso sconosciute e clandestine ma che nascondono una forte potenzialità di espressione e creatività; dall'altra, la neces-sità di attivare nuove iniziative a basso co-sto per combattere il degrado fisico di alcu-ne parti della nostra città migliorandone la percezione.

Ecco dunque che alcuni muri della città si trasformano in una originale "tela urbana" pronta ad accogliere la creatività dei gio-vani di Murarte che, grazie ad un tesserino ed una lettera di autorizzazione rilasciati dal Comune, saranno, per un tempo mini-mo di quattro mesi, i realizzatori ed i gestori della porzione di superficie muraria a loro assegnata.

Il progetto MURARTE Ë stato realizzato per la prima volta nella città di Torino e sta di-ventando un vero e proprio network, al qua-le hanno già aderito altre città italiane. An-che i comuni di Prato e Scandicci aderiscono al network del Progetto, e hanno deciso di aprirsi ai linguaggi giovanili dei writers met-tendo a loro disposizione alcune superfici sulle quali far realizzare le loro opere.

Quali sono gli obiettivi del progetto?

• Offrire nuove soluzioni per valorizzare e stimolare la creatività dei giovani• Combattere il degrado fisico di alcune par-ti della città migliorandone la percezione• Offrire nuovi stimoli per l'imprenditoria giovanile

I muri antistanti i poli universitari sembrano bacheche di Facebook, con pareti che per-dono intonaco e manifesti mezzi strappa-ti. Ma è possibile che non possano essere istituiti spazi appositi, con pannelli sopra i muri? É così difficile da capire, dopo venti anni di manifesti abusivi, che se non si pren-de posizione il fenomeno non può che dege-nerare, come infatti sta avvenendo? Si fanno i processi ai writers, ma chi davvero rovina i muri viene lasciato impunito. Un esempio su tutti, Casaggì: a prescindere dalle idee po-litiche, sta letteralmente pisciando fuori dal vaso. Un conto è appunto, mettere qualche manifesto nelle università, un'altro è tappez-zare la città (coprendo tra l'altro anche lavori artistici commissionati dal Comune, come il graffito della Fortezza da Basso) con i propri slogan.

Come sempre la soluzione sta nel mez-zo: il Comune deve dare spazi e risposte serie al bisogno degli artisti che vogliono esprimersi, mentre i writers devono ca-pire che se continuano a fare i comodi loro, saranno sempre visti come "furfan-ti" e le loro opere cancellate al grido di "degrado!"Di spazi ce ne sarebbero a bizzeffe, basti pensare solo a tutti i pannelli provvisori degli (eterni) lavori in corso, oppure muri di proprietà del Comune... anche perchè, meglio concedere lo spazio per consen-tire la realizzazione di un bel graffito, o invece aspettare che venga riempito di manifesti elettorali abusivi?

C'è chi, dei tanti manifesti attaccati do-vunque, prende frammenti e crea quadri, come negli anni '50 Hainse: per i priimi affichistes, infatti, i pittori non dovevano più essere spiriti individuali, astratti, finiti, isolati gli uni dagli altri e dalla realtà quo-tidiana della città nella quale vivevano, ma dovevano, al contrario, partecipare alla vita urbana, svelarne certi elementi particolarmente significativi, compatibili con l'evoluzione della storia dell'arte, un po' come Clet fa adesso con i cartelli stra-dali. Questo ragazzo, che preferisce rima-nere anonimo e che quindi chiameremo Abe, vede il graffito come una forma di conflitto sociale, come forma di inva-sione alla proprietà privata, come sfogo dell'impossibilità di potersi esprimere in altri canali: i muri sono visti da tutti, i muri diventano la tua galleria d'arte (vi-sto che quelle vere raramente ti pren-dono in considerazione). Sostiene che la città sia troppo repressiva, un parco gio-chi per turisti, ed è quindi normale che i graffiti vengano visti come attentatori alla bellezza della città. Ma non basterà cancellarli per risolvere il problema, e, come in ogni cosa "proibita", per uno che viene presto ce ne sono dieci pronti a prendere il suo posto. Abe, per quanto riguarda De Corato, cerca di fargli notare che l'aereografo non c'entra proprio nul-la con il writing. Del tagging non dice ne bene ne male, e cita quel Turk182 di NY che diede inizio a tutto, facendo proseliti nel resto del mondo.

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impossibile e sbagliato è cercare di definire il movimento artistico graffitaro, perchè rac-

chiude tipologie di persone diverse per età, estrazione e contesto sociale. Essendo divisi in crew, bande spesso incompatibili tra loro per ideologie e stile (molto scorretto e causa di guerre tra le crew è il crossarsi, cioè il montare sopra un graffito con un altro), le filosofie che spingono i giovani a graffitare sono moltepli-ci. Avere un nome d'arte è una delle cose che invece li accomuna. Ogni graffitaro ha la pro-pria tag che lo rende riconoscibile nella jun-gla urbana. Taggare per la città diventa come marcare il territorio: più pericoloso e difficile è il luogo e più si è i king della city. ogni crew ha la sua tag che viene elaborata e persona-lizzata. L'essere riconoscibili è una delle cose fondamentali, trovare il proprio stile, inven-tarsi un simbolo che rappresenti l'espressione dell'essere di ogni singolo artista e che lo ren-da unico. I bombing sono quei graffiti fatti ve-locemente in luoghi difficili e pericolosi dove il tempo è tiranno e il rischio è alto. Ci vogliono bombolette ad alta pressione per questo tipo: per fare un throup spesso non è importante nè l'estetica nè essere accurati e precisi ma solo la velocità. La filosofia del bombing è for-se la piu hardcore. Non importa cosa c'è sotto la tag, che esso sia un muro o un treno, l'im-portante è solo la firma: quello sono io, voglio essere ovunque, voglio che tutti mi vedano e mi riconoscano in questa società che ci mette ai margini.Non è interesse del graffittaro imbrattare i monumenti, un artista porta rispetto all'arte e ama i muri, i treni e tutto cio che sia visibile.In ogni città ci sono dei muri legali, ma sono pochi e situati in luoghi spesso nascosti e dif-ficili da raggiungere. Questa mancanza di spa-zio rende molto difficile il potersi esprimere al meglio, perchè ci vuole troppo tempo su un muro illegale per poterlo fare bene. D'al-tra parte, un graffito fatto su un muro legale ha vita corta, essendo troppo pochi i muri e troppi i graffittari. Spesso le forze dell'ordine abusano del potere che hanno anche in quei

luoghi dove è permesso, schedando e violen-tando la libertà personale.Incredibile come a Firenze, città che sull'arte vive da sempre, non si faccia niente se non cercare di reprimere con multe salatissime e impegnando gli agenti disponibili per corre-re dietro a dei giovani il cui unico crimine è quello di voler sfogare la propria rabbia ed il proprio disagio disegnando. Essendo un mo-vimento cosi grande non si può certo colpevo-lizzarlo per quei pochi che sbagliano posto su cui buttare giù i propri sentimenti, che spesso vengono confusi da chi non è dell'ambiente con i graffitti. L'arte non può essere nè bene nè male, nè bianca nè nera, ma solo un'e-spressione dell'essere di ogni persona in un preciso momento storico. Tutti si fermano al loro piccolo mondo, al loro muro, senza cer-care di capire le cose nel loro insieme: non si può criminalizzare un disegno. Se il posto è sbagliato sta al Comune trovare la soluzione, che certo non può essere la sola repressione.Il nostro caro catto/centrista/scout sindaco Renzi invece di farlo diventare un vantaggio, di trasformarlo nel futuro artistico della no-stra città, come hanno fatto molte città eu-ropee con ottimi risultati, invece di aiutarlo a migliorare legalizzandolo, lo criminalizza con un'ottusa e antica ristrettezza mentale.L'arte è arte, è una cosa che viene da dentro, dall'anima, non si può ammanettare ne impri-gionare. I graffiti e l'arte in genere sono qual-cosa che non fa male a nessuno, anzi spesso cercano di smuovere le coscienze addormen-tate dal grigiore urbano.Cerchiamo di evolverci e di aiutare a far cre-scre questo movimento artistico in una ma-niera sana e consapevole, di vedere le po-tenzialità e la bellezza racchiuse in questa disciplina, che diventi un valore aggiunto per questa città provinciale che non riesce ad uscire dall'epoca del rinascimento. Migliora anche tu questa città comprando una bomboletta.

Matteo e Alice

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The otherside Foto R

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Clêt-à-porter

Visto che anche tu operi in contesti urbani e spazi pubblici, vorremmo una tua opinio-ne sul nuovo decreto del PdL Qualsiasi proibizionismo nei confronti della street art è a vocazione fallimentare, la ne-cessità espressiva è intrinsecca all'uomo e l'unica strada per tentare in qualche modo di controllarla è l'educazione al rispetto dell'altro dando inanzitutto l'esempio!!Importante ricordare che la costituzione Italiana difende la libertà di espressione artistica!

Come ti sembra si muovano le istituzioni fiorentine rispetto all'avanzata di quest'ar-te più underground di altre?Il comune di Firenze si muove furbamente nel senso che non si muove. Voglio pensa-re che la municipalità stia prendendo cono-scenza del fenomeno...

Secondo te esiste davvero il problema de-grado sui muri o è più che altro polemica? Se esiste, ti viene in mente una soluzione meno repressiva di quella del PdL? Il degrado è una parola usata in tanti modi,

modo per raccontarsi attraverso la street art, con motivazioni e tematiche sempre dif-ferenti. In Italia non potrebbe essere come in altri posti e viceversa. Esistono artisti mol-to validi che fanno fatica a emergere. Essere qui a parlarne ha senso proprio in funzione di questo. Non bisogna arrendersi. Piani alti o piani bassi auspico semplicemente più spazio per raccontare un'arte che è incredi-bilmente contemporanea, immediata e con una forte attenzione estetica.

Le multe-fake, le maschere in giro per la cit-tà, perchè fai quello che fai?Perchè non potrei fare nient'altro. La mia passione è la mia vita. Dopo anni di dedizio-ne al writing ho iniziato a evolvermi verso al-tre modalità per comunicare il mio stile. La street art mi permette di raccontare i miei soggetti 2530 in modi sempre diversi. Fac-cio una continua ricerca sui materiali e cerco sempre la soluzione per poter comunicare quello che penso senza essere invasivo ma comunque di impatto. Al limite della lega-lità e nel rispetto di chi ha fatto la storia di questa città. Con una buona dose di fantasia e tanta voglia si possono ottenere risultati inaspettati.

L’ intervista

potrebbe essere anche l'attitudine di oggi a volere restaurare i centri storici secondo un'idea banalizzata e sbagliata di un passa-to in realtà ben più vivo e colorato. In que-sto caso si tratta di un degrado della crea-tività umana, della sua ricerca spirituale ed estetica, ben peggio di una brutta scritta sul muro.

Non sei un writer, però anche tu esprimi la tua arte in spazi pubblici, dove in teo-ria non si potrebbe "esporre" alcunchè. É un modo di bypassare le gallerie d'arte, è una forma di protesta o è "solo" un gesto artistico? La street art esiste da sempre ed esisterà finche ci saranno delle "street", è l'espres-sione di una società, conformista quando viene canalizzata dai poteri economici o po-litici, libera quando viene direttamente dal cuore dell'artista. Per essere considerata un gesto artistico però, ci vogliono i criteri qualitativi, senno si tratta soltanto di una protesta.

Esistono a Firenze collettivi artistici che si occupano di street art? Se non ci sono, sa-rebbe proficuo e fattibile crearne uno che magari dialoghi con il comune per trovare spazi e idee? A Firenze è nato poco fa una pagina fb "Flo-rence street-art" non so con quali intenti, niente di male anzi ai collettivi artistici, re-sta fondamentale però la produzione arti-stica stessa, speriamo sempre più originale e creativa.

Due domande due a Booe

L'omino di Clet, la torre di San Niccolò ri-visitata da te e dal tuo collega francese, le tante associazioni giovanili più o meno le-gate alla street art e un certo fermento mu-sicale alternativo. Secondo te sono segnali di che cosa? Qualcosa forse si muove e ai piani alti, ma anche ai piani bassi, in pochi se ne accorgono?Sono segnali di cambiamento. Voglia di fare arte attraverso forme non convenzionali in una città che E' ARTE. Ogni nazione ha il suo

Reduci dalla loro prima collaborazione alla torre di S.Niccolò, dove hanno realizzato un'imponente impalcatura artistica, Clet e Bue ci aiutano a capire meglio come stanno le cose. Entrambi con qualche trascorso burrascoso con il comune per la loro smania creativa, ci offrono il punto di vista di coloro che nelle gallerie d'arte "stanno stretti". E meno male, perchè l'arte è e deve essere alla portata di tutti.

L'arte molestafoto di Omid Zarei

Clet e Booeritratti di Poop

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“I mutanti ogni tanto escono e si impossessano di noi”un mese fa hanno vinto le selezioni Tosca-

na Italia Wave, abbiamo deciso così di andare a conoscerli più da vicino.

Mi decido e mi inoltro nelle colline sopra Pontas-sieve alla ricerca del rifugio dei The Venkmans, dove ogni settimana si ritrovano per provare i nuovi pezzi e lavorare su quelli già scritti.Riesco a trovare la strada giusta dopo qualche tentativo vano ed eccomi, ospite nel garage adibito a studio di registrazione e sala prove. Mentre mi sistemo in un comodissimo divano blu ascolto i ragazzi che provano. Mi accorgo di non aver mai sentito quel pezzo nei live e scopro che, come mi confermeranno successivamen-te, lo stanno sperimentando per la prima volta. Dopo aver aperto il bandone per permettere ai fumatori di coltivare il vizio, ci scambiamo di posto ed inizio a indagare su di loro, mettendoli sotto la lente di ingrandimento.

La prima domanda è obbligatoria, quasi un cli-chet : come avete scelto questo nome? R: Il nome viene dal film Ghostbuster, un tribu-to a Bill Murary, che interpretava il dottor Peter

Venkman: la passione per questo film ci accomuna. In realtà c'erano in ballo altri

nomi ma questi te li

dice daniele...D: I nomi erano “I Teschi” , con il quale poteva-mo fare elettro-dance oppure un altro poteva essere “Le Ghiandole” (ride)...

Ma è davvero così difficle da pronunciare?A: Tutti inciampano nel pronunciarlo, non sap-piamo come mai. Ci è successo anche durante le selezioni dell'Italia Wave: il presentatore ci an-nunciò male prima dell'esibizione, “ecco a voi gli uenkmans”. Quando poi ci fu il momento della premiazione, disse “Adesso non vi dispiacerà se sbaglierò di nuovo pronuncia”. Prima che riu-scisse a dire il nome avevamo addosso i gomiti di chi era venuto a vederci. Un bel momento.

Passiamo alla parte strettamente biogra-fica. Raccontateci di quella volta che

vi siete detti “formiamo i The Venkmans”.

A: Io e Daniele facevamo parte dei Cage of Can-dy Floss ci chiesero di fare delle date estive. Non provavamo da un anno e il nostro bassista non poteva per problemi di lavoro, fu così che chie-demmo a William, che al momento era libero, la disponibilità. Facemmo l'ultima data del proget-to precedente al Tamburello rock.W: C'era stato un contatto, un avvio durante l'e-state, poi comunque la formazione ufficiale e la nascita dei Venkmans è stata a settembre 2010. In realtà era già nato il progetto Venkmans e avevamo già composto un pezzo durante le pro-ve. L'unico che mancava era Francesco e quindi ancora non avevamo venature elettroniche.

È stato lui allora a proporre di introdurre il sintetizzatore?A: Cercavamo un tastierista, e quindi chiedeva-mo a giro se qualcuno conosceva un tasterista. Riccardo rispose: “Mio fratello ha il Synth” e noi “Si, ok. Ma lo conosci un tastierista?”R: Gli dissi che mio fratello faceva il dj e quindi aveva la strumentazione. Dissi agli altri che sa-rebbe stato meglio se fosse venuto anche lui, perché se ci fossimo messi noi a cercare i suoni sarebbe stata davvero dura.W: In effetti si può dire che da quando è entrato lui abbiamo preso una via più elettronica.

Chi scrive le canzoni? C'è qualcuno più ispira-to tra di voi, oppure collaborate dividendovi il lavoro? A: I pezzi li facciamo io e Daniele (ride). Scherzi a parte, come hai potuto vedere, collaboriamo tutti insieme, per la composizione ognuno met-te del suo. Ai testi invece ci pensa William.

Allora questa domanda la facciamo diret-tamente a te: hai mai pensato di scrivere in italiano?W: Ci ho provato in progetti passati ma secon-do me bisogna sapere cosa vogliamo fare. Se vuoi scrivere in Italiano devi sapere che ti met-ti in competizione esclusivamente nel mercato italiano. E' vero che sarebbe anche una novità, però credo non valga la pena.

e che cosa è che vi ispira?W: Salsa di soiaR: In realtà ci sono i mutanti quassù. Ogni tanto escono e si impossessano di noi.

Con Riot Van abbiamo seguito da vicino la sce-na musicale fiorentina, che sta vivendo un pe-riodo di discreto fermento, dopo un periodo di stasi, in cui le cose sembravano essersi ferma-te. Voi come vi inserite in questa scena musi-

THE VENKMANS

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The venkmans

THE VENKMANS sono:

WILLIAM CAVALZANI (VOICE – BASS)

RICCARDO SANTI (DRUMS)

ANDREA CELLI (GUITAR)

DANIELE CENI (GUITAR)

FRANCESCO SANT(SYNTH-KEYBOARDS)

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cale? Avete avuto rapporti o collaborazioni con altri gruppi locali?R: Abbiamo suonato insieme a vari gruppi e ab-biamo stretto un rapporto di amicizia con i Plug & Play e con Syrah in particolare, con cui faremo una data insieme al Polistreet Festival.A: Per noi la scena è molto attiva, abbiamo suo-nato in tutti i locali fiorentini da i più piccoli ai più grandi Viper e Flog compresi.W: Di solito si dice che a Firenze non ci sono lo-cali per suonare. I posti invece ci sono e ne sono stati aperti anche ora di nuovi come il Glue. E' solo che bisogna darsi molto da fare, la gente non ti chiama, devi esser te a farti vedere e trattare.R: Inoltre capita, essendo un gruppo emergente, che ci sia-no locali quasi vuoti, è proprio lì che devi cercare di suonare me-glio per convincere i pochi che ti sono venuti a vedere.

Dato che dovevo e volevo intervistarvi, ho ascoltato un po' di vostri pezzi. Quello che ho apprezzato d i più è stato 'Juliet the disco'. Come è nata l'idea? e volete spiegarci chi è Juliet?W: L'ho ideata in Spagna durante una vacanza insieme a Daniele nei paesi baschi. Juliet the di-sco vuole essere il nostro biglietto da visita, dato che risulta il più apprezzato dal pubblico.D: Magari è anche il pezzo più semplice sia come struttura che come orecchiabilità e forse per quello piace e entra in testa.W: Il testo vuole essere un misto tra l'era mo-derna e il periodo invece di Romeo & Giulietta. Il racconto di Shakespeare rivisitato ai giorni no-stri. Immaginatevi Giulietta adesso in discoteca e un ragazzo che la vuole abbordare.

Raccontateci qualche vostro aneddoto, qual-cosa che vi piace ricordare. Ogni band che si rispetti deve averne qualcuno....A: Una cosa che ricorderemo sempre sarà quan-do siamo andati a registare la demo nello studio Savonarola 69. Eravamo tutti andati a dormire a cassa di William, ci svegliammo belli pimpanti pronti per una giornata impegnativa. E fin qui, tutto nella norma. Solo una volta usciti ci siamo resi conto che non avevamo fatto i conti con la gara podistica trovata appena usciti dal can-cello. Facemmo tutta la strada a passo duomo, rischiando di non registrare, con gli ultra settan-tenni che ci gridavano: “Mi schiacci, mi schiacci, mi schiacci!”

e il vostro primo concerto, invece?W: Il primo concerto fu unico, a parte il fatto che furono due nella stessa serata, al Glue e alla Limona-ia, non sapevamo che cosa avrem-mo proposto. La cosa positiva e che ci fa piacere è che la gente, che era a lì a vederci, dice che abbiamo fatto un salto di qualità enorme. Era il 7 di-cembre 2010.

Avreste mai detto che sareste riusciti a vincere le selezioni di Italia Wave?

A: Non avevamo nien-te in mano, nessun cd e nessuna demo. Il pro-blema è stato segnarsi, abbiamo registrato in fretta e furia tre pezzi, il

ragazzo dello studio si ammalò, e quindi facemmo tutto in due ore e il giorno dopo William e Daniele fecero l'iscrizione.R: Io vorrei aggiungere che il contest Italia Wave è stata un esperienza positiva. A par-te la prima sera all'EX-3, dove c'era un audio scandaloso, le serate e le selezioni successi-ve sono state formative e c'erano dei gruppi veramente di qualità, soprattutto in finale.

Come vi state preparando per Luglio?A: Stiamo componendo pezzi nuovi oltre a quello che hai sentito stasera. Facciamo tutto il necessario per prepararci all'esibizione.

Lasciateci con una news in anteprima, uno scandalo da copertina o uno scoop da rivista di gossip. W:Il titolo del nuovo pezzo, quello che hai senti-to, sarà “Zuppa di pomodoro”. (sarà vero? n.d.r.)

Saluto i The Venkmans, li ringrazio per la disponi-bilità e prenoto un'intervista esclusiva in attesa del loro primo disco. Scrutando il programma dell'I-talia Wave notiamo che suoneranno il 16 luglio, prima di Lou Reed e Verdena. Non male suonare prima di chi ha fatto la storia con i Velvet Under-ground. Una bella occasione per i 5 giovani toscani per far conoscere il proprio talento e per far notare che la toscana è terreno fertile per nuove band. Non ci resta che augurare un bel in culo alla balena per l'esibizione di Lecce!

Francesco Guerri

Il nome viene dal film Ghostbuster, un tributo a Bill Murray

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L’ intervista

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“Crocevia dell’Asia centrale”, così viene chiamato l’Afghanistan.Attraversato e calpestato da anni. Conflitti continui dati dai cambi di po-tere. Prima, monarchia con il Re Zahir Shah, poi Repubblica. L’invasione sovietica nel ‘79, e poi i Mujaheddin che si facevano guerra tra di loro per governare, è da qui che nascono i Talebani, quelli che volevano soppri-mere ogni segno islamico del passato del paese. Ecco però che vengono spodestati, dagli Statunitensi. E poi ci sono le elezioni e la vittoria di un presidente, Karzai. Però non dura molto, e alle successive elezioni rende possibile il ritorno dei Talebani, che vincono, e poi.....Bombe. Macerie. Morte. Una profondissima crisi economica e sociale.Oliver, australiano, parte per Kabul per far visita alla sua ragazza impe-gnata in una missione di volontariato. Con sè una valigia e due tavole da skateboard.Skateboard? A Kabul? Dove ci sono norme che escludo-no le ragazze dall’andare in bicicletta? Si, Skateboard. Proprio queste due tavole arrivate dall’Australia segnano l’inizio dell’incredibile storia di Oliver Percovich e Sharma Nolan, i due ragazzi che nella capitale afghana fondano nel 2007 la ONG “Skateistan” (skateistan.org), la prima scuola mista di skateboard in un paese mediorientale, e nel mondo.L’associazione ha attirato l’attenzione anche del regista e skateboarder tedesco, Kai Sehr, che ha deciso di farci un film-documentario per raccontare e far conoscere una Kabul che va con-tro lo scenario comune di distruzione. Un’oasi che ha puntato sulla mag-gioranza della popolazione, il 68% di questa, infatti, ha meno di 25 anni. Il film è stato presentato in prima nazionale al cinema Odeon di Firenze all’interno del festival “Film Middle East Now”, rassegna internaziona-le di film e documentari che raccontano la cultura e la società dei paesi

del Medio Oriente contemporaneo. A presentare il film era presente lo stesso Kai Sehr che, durante la nostra intervista si è detto soddisfatto e felice del successo del suo lavoro che, fin da subito, ha ricevuto premi e riconoscimenti a livello internazionale, come il premio “Cinema for pea-ce 2011” all’ultimo festival di Berlino e la possibilità di presentare il film in prima mondiale al "Santa Barbara International Film Festival". -Non ci aspettavamo tutto questo successo. E’ capitato tutto così rapida-mente che non me ne rendo ancora conto, addirittura quando ci hanno chiamati a Santa Barbara, il film non era ancora finito! E per quanto ri-guarda Berlino...beh è sempre stato un sogno per me andarci. E’ stata una grande emozione per me e per tutte le persone coinvolte nel film.-

“Skateistan - Four Wheels and a board in Kabul” questo il titolo del lungometraggio che cerca di spiegare il pro-getto di Oliver e Sharma di investire, in un paese dove mancano beni primari, acqua ed energia elettrica, nello skateboard.-Skateistan è nato come un progetto organico nel 2007, e ancora oggi procede a pieno ritmo. E ‘ stato Oliver a portare il primo skate in Afghanistan, io l’ho incontrato poco dopo e insieme abbiamo iniziato a fare skate per strada. La cosa sorprendente è che ogni volta che inizia-vamo a fare skate, ci rendevamo conto che dopo pochi minuti eravamo circondati da bambini e ragazzi che ci

guardavano incuriositi. Tutti volevano provare, vedere cosa stavamo facendo. Era una cosa totalmente nuova per loro. Lo skateboard in Af-ghanistan non lo avevano mai visto prima! Quando poi cominciavano ad avvicinarsi vedevamo sui loro visi l’eccitazione all’idea di salire su quella tavola con le ruote. E noi eravamo felici di potergli mostrare come funzio-nasse. E proprio dalle sensazioni di questi incontri è nata la nostra idea,

UN’OASI NEL CUORE DI KABUL

Tutti volevano provare, vedere cosa stavamo facendo.

Organizzazione, scuola, film: quando lo skateboard diventa evasione

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che poco a poco ha preso corpo e si è sviluppata.-Insieme al regista, abbiamo intervistato il giovane co-fondatore e deputy director Max Henninger, che ci ha raccontato della nascita di Skateistan. La scuola, ad oggi, conta 12 istruttori afgani e 300 ragazzini che seguono le lezioni in un grande Skatepark inaugurato nel 2009 di 1.750 metri qua-drati costruito con fondi internazionali provenienti da Norvegia, Germa-nia, Danimarca e Canada su un terreno di oltre 5mila metri, donato dal Comitato Olimpico Nazionale dell’Afghanistan.-Vogliamo creare delle opportunità per i bambini e i giovani per i quali stiamo lavorando- continua Max Henninger -Skateistan per noi è uno strumento per promuovere progetti nuovi e attirare tanti ragazzi facen-doli partecipare attivamente. Creare un posto dove possano imparare ed esprimersi liberamente, cosa che non possono fare nella vita normale. Abbiamo costruito due classi dentro la nostra struttura, dove vengono seguiti corsi di arte, giornalismo, informatica… abbiamo provato a col-legare i nostri studenti con il resto del mondo, cercando di creare nuove opportunità per loro. Imparano divertendosi, l’unica regola che c’è nella nostra scuola è che per partecipare le lezioni scolastiche devono essere frequentate regolarmente!-E proprio grazie a questo piccolo compromesso la ONG è riuscita nel 2010 a far tornare a scuola ben 29 ragazzi e ragazze di strada .-La chiave con cui ho voluto parlare di Skateistan è incentrata sui giovani di Kabul, per quello che sono. Ragazzi e bambini cresciuti troppo in fret-ta che, attraverso gli skateboard, sono tornati a godere della loro età e che, attraverso l’insegnamento, possono progettare insieme un futuro.- spiega il regista Kai Sehr -Quando ho conosciuto i ragazzi e i collaboratori della scuola ho visto che loro e le loro vite sono diversi da ciò che molti potrebbero pensare. La mentalità occidentale, secondo cui in Afghani-stan non è cambiato nulla ed è solo un paese di guerra, rimane ad un livello superficiale. Tutti i bambini del mondo rimangono bambini, con i loro sogni di libertà e divertimento, e nel caso di Kabul tutto questo si è trasformato, perché no? Nel fare skate. Il film è una grande opportunità per far vedere un Afghanistan che può cambiare e sta cambiando.-E questo cambiamento nasce proprio come una concreta capacità di aggregazione sociale; quello che si cela dietro alle rampe e ai salti del-lo Skatepark sono ragazzi di etnie e classi sociali diverse ma soprattutto bambine e giovani afghane che possono studiare, crescere insieme e fare sport e divertirsi in uno spazio pubblico.Evadere dalla realtà anche solo per pochi salti, per poche curve, mentre le tavole sfrecciano nella polvere della città in un’oasi che potrebbe di-ventare sempre più grande.

Alessandra GiachettiChiara Morellato

Sono molti gli sport urbani come lo Skateboard che hanno al loro interno una filosofia che qualunque appassionato può seguire. Esu-beranza, lotta quotidiana per superare se stessi facendolo insieme agli altri, cadendo e rialzandosi insieme. Confronto e solidarietà, per godere assieme degli stimoli che solo la strada può far intravedere. Questa filosofia e due tavole da Skateboard hanno portato a quello che è Skateistan oggi, un esempio tangibile di un traguardo a cui mol-ti vorrebbero arrivare.In questo ambito prende le mosse a Firenze un movimento paralle-lo: “Parkouristan”, basato su quella disciplina metropolitana nata in Francia alla fine degli anni ‘80 e nota con il nome di Parkour:

”Parkouristan” vuole essere una scuola di Parkour in Afghanistan- ci spiega Giulio uno degli ideatori del progetto -dedicata all’insegna-mento di studenti maschile e femminili con l’intento di creare un punto di ritrovo e di ricreazione nel quale i giovani Afghani possano riunirsi, evadere dalla dura realtà a cui è stato sottoposto il loro pae-se, dove poter stringere legami che trascendano dalle barriere sociali e urbane, in modo da migliorare le loro condizioni di vita e favorire un cambiamento personale senza costrizioni o limiti-.Nascere come una ONG senza fondi internazionali non è però un’im-presa facile e in occasione del festival “Film Middle East Now” svolto-si a Firenze, i ragazzi di ‘ParkourFirenze’ ci spiegano cosa Max Henni-ger ha consigliato loro… -Ha cercato di spiegarci alcune cose riguardo all’organizzazione. Ci ha dato un paio di consigli che dovremmo met-tere in pratica al più presto: trovare una ONG già esistente a Firen-ze, o comunque in Italia, e poi andare a Kabul per un po’ di tempo, per capire cosa significa, davvero, vivere là. Ci stiamo muovendo per mettere in pratica entrambi i consigli. Skateistan ci ha sorpresi e ci ha dato la spinta giusta per creare qualcosa di simile, crediamo in questo progetto e speriamo che possa coinvolgere anche tanti altri ragazzi. Intanto proviamo a spargere la voce a Firenze, poi si vedrà-.

é LA STRADA CHE TI CHIAMA E NON PUOI PROPRIO FARCI NULLA I ragazzi di ParkourFirenze: “Être fort pour être utile”

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TUTTOQUELLO CHE MI FAGIRARE GLIINGRANAGGIMi fanno girare gli ingranaggi i patiti integrali del digitale, capaci di sostituire con un E-Reader l'ebbrezza di tenere in mano un libro; non è questo il posto dove elogiare i vantaggi di questo oggetto, visto che sono qui esclusiva-mente per lamentarmi e criticare.In questo momento mi trovo in treno e ne ho un esem-plare – di spippolone e di E-reader – proprio di fronte. Immaginatevelo (lo spippolone), contratto, stempiato e bovino, alle prese con l'ultimo bestseller in formato ePub di Sven Stikatzsonn, tra i giallisti scandinavi uno dei più noti. Tutto que-sto grazie ad un gioiellino della Apple per cui probabilmente ha portato il sacco a pelo davanti all' ESSEDì, subito dopo aver consigliato a sua moglie di abortire.Ma, ad uno sguardo più attento, non sta leggendo: sta spippolando! Cioè sì, sta scorrendo le parole con gli occhi, ma NON legge: qualcosa nella sua faccia fuga ogni dubbio riguardo alla reale passione di costui per la letteratura noir finnica.Nel momento in cui diventa possibile avere un libro dentro uno scher-

mo (Dio non esiste), questo ragazzone può finalmente convincersi di essere entrato a pieno diritto nel mondo della cultura (non è vero, ma lui non lo sa: shhhh...), così austero e poco hi-tech e a lui poc'anzi così distante: e, gioia suprema, senza cessare di essere il cazzo di nerd che tutti ricordano.Nell'innovazione informatica Arte e Tecnica si trovano d'accordo, e con un obiettivo comune: far sentire evoluti gli imbecilli.

Mi si consenta di fare un parallelo (appena percepibile ma pur presen-te, se non ce lo vedete non mi interessa) tra questi E-ntellettuali e gli ascoltatori di Allevi. «Che gioia, posso restare il cretino che sono senza però privarmi di un po' di quella che mi dicono essere la musica classi-ca del nuovo Millennio (e di nuovi Mozart non ce ne sono poi tanti)». Eureka!

BastianoMilano, 23 maggio 2011

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Orizzonatali: 1-Così gioiscono i cani. 12-un Houdini meno rude. 13-Era “grande” in un film del 1983 diretto da L.Kasdan. 14-L’Ariglia-no cantautore italiani (iniz.). 15- riconoscere qualcuno non colpevole di ciò per cui viene accusato. 19-Cittadina del Trapanese. 20-il nome di Bhabha, filosofo indiano teorico del postcolonialismo. 21-Figlio di Raab, marito di Rut e padre di Obed. 23-Lucarelli scrittore di gialli (iniz.). 24-Soru che fu presidente della regione Sardegna fino al 2008(iniz.). 25-Ma-estro di Demostene. 26-Una Hyundai senza chiusure. 27-Detta legge sul set. 31-risiedeva in una tranquillamente a 60 km da Islamabad. 38-Taylor storico pianista jazz (iniz.). 39-Lo è avere rapporti con consanguinei. 40-Al centro

del mondo moderno. 41-Nuova Tecnologia. 42-Fu capitale d’Italia. 43-Il “do” antico. 44-Al centro del cono. 45-Antico cantore greco. 47-Licenza di uccidere. 48-Dolorosa ulcera della cavità orale. 50-Sono la fine di ogni “ma-tador”. 52-L’Hazuki innamorata di S.Takiki. 54-i politici sono contrari al poterla usare in sede legale.

Verticali: 2-Ballo di derivazione jazzistica. 3-A reti bianche. 4-Fare ingiuste distinzioni. 5-Senza tregua. 6-Nationale Indoor Arena (Birmingham). 7-Elemento chimico di nume-ro atomico 72. 8-Associazione statunitense di proprietari di armi da fuoco. 9-LA partita. 10-Storico Cinematografo in via de’Sassetti a

Il F

iliman

Cruciverba

Firenze. 11-La Mary che affiancava Pazzo Gary in un film del 1974. 14-Il complesso delle alte-razioni attraverso cui una cellula arriva alla sua morte. 16-Deposito naturale di pietrisco. 17- isola collinare delle Cicladi. 18-Comune della provincia di Brescia. 22-Bifronte nome di don-na. 28-Chiudono bottega. 29-Tubercolosi. 30-Bob “Mc…” ex giocatore di basket e oggi vice allenatore dei Miami Heat. 32-I confini di Nan-tes. 33- Le iniziali di Tolstoj. 34-Un uomo mec-canico. 35-L’inizio dell’esilio. 36-Parere contra-rio. 37-E’ un diritto e un dovere. 43-L’affinchè latino. 46-Controlla l’origine del prodotto. 48-Affiancano il centravanti. 49- Combatte al fame nel mondo. 50- Otto diviso due. 51- Città dei sassi (sigla). 53-L’aquila di Ligonchio (iniz.).

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