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RISVEGLIARE L’EROE DENTRO DI NOI Gli eroi uccidono draghi, salvano fanciulle o vittime in pericolo, e trovano i tesori. Alla fine del loro viaggio hanno raggiunto un lieto fine al proprio viaggio, in cui la loro nuova verità rinnovatrice diventa manifesta nella vita che ora vivono in comunione con la loro nuova famiglia e con gli altri. Questo modello mitico è valido per il nostro viaggio personale, non appena torniamo da un viaggio ed entriamo in una nuova fase della nostra vita, noi siamo immediatamente catapultati in un nuovo tipo di viaggio; lo schema non è circolare ma a spirale. Ogni volta che ci rimettiamo in viaggio lo facciamo ad un nuovo livello e orniamo con un nuovo tesoro e capacità trasformative di nuovo conio. Il viaggio dell’eroe non è un progetto di automiglioramento ma è un aiuto a trovare e onorare ciò che c’è di più autentico in noi. Le ricompense dell’autoscoperta sono notevoli. Quando troviamo noi stessi, ogni cosa sembra andare al suo posto. Riusciamo a vedere la nostra bellezza, la nostra intelligenza, la nostra bontà. Riusciamo a usarle produttivamente e questo ci appaga. Nel nostro viaggio siamo sostenuti da guide interiori o archetipi, ciascuno dei quali rappresenta un particolare modo di essere in viaggio. Gli archetipi ci accompagnano dagli albori della storia umana. Poiché le guide sono in realtà archetipi e di conseguenza risiedono sotto forma di energia all’interno della vita psichica inconscia di tutti i popoli di ogni parte del mondo, esse esistono tanto dentro che fuori dello spirito umano individuale. Vivono in noi e noi viviamo in essi. Possiamo trovarli rivolgendo l’attenzione all’interno(ai nostri sogni, fantasia e spesso anche azioni) o dirigendosi verso l’esterno(verso il mito, l’arte, la letteratura, la religione). Gli archetipi ci forniscono immagini dell’eroe al nostro interno e oltre noi stessi. GLI STADI DEL VIAGGIO: Il viaggio dell’eroe comprende 3 fasi fondamentali: la preparazione, il viaggio vero e proprio ed il ritorno. La preparazione: I primi 4 archetipi ci aiutano a prepararci al viaggio. Nell’ Innocenza apprendiamo l’ottimismo e la fiducia. Quando facciamo esperienza della “caduta” diventiamo Orfani, delusi, abbandonati, traditi della vita. L’Orfano ci insegna che dobbiamo provvedere da soli e smettere di contare sugli altri per la nostra tutela, ma l’Orfano si sente così disperatamente impotente che la sua migliore tecnica di sopravvivenza è quella di associarsi agli altri per scambievole aiuto. Quando nella nostra vita entra il Guerriero, impariamo a porci traguardi ed elaborare strategie che richiedono di sviluppare disciplina e coraggio. Quando entra in funzione l’Angelo custode, impariamo ad avere cura degli altri, e di noi stessi. Il viaggio: Mettendoci in viaggio ci troviamo presto a sperimentare la privazione e la sofferenza, poiché il Distruttore ci toglie molto che ci era sembrato essenziale per vivere. L’iniziazione attraverso la sofferenza è compensata da un’iniziazione all’Eros, all’Amante, via via che ci troviamo ad amare le persone, cause, luoghi e lavoro. Questo amore è così forte che esige impegno, ed ecco che nn siamo più liberi. Il tesoro che emerge da questo incontro con la morte e l’amore è la nascita del vero sé. Il Creatore ci aiuta a cominciare a esprimere questo sé nel mondo e ci prepara a ritornare al regno.

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RISVEGLIARE L’EROE DENTRO DI NOI

Gli eroi uccidono draghi, salvano fanciulle o vittime in pericolo, e trovano itesori. Alla fine del loro viaggio hanno raggiunto un lieto fine al proprio viaggio, in cui la loro nuovaverità rinnovatrice diventa manifesta nella vita che ora vivono in comunione con la loro nuovafamiglia e con gli altri. Questo modello mitico è valido per il nostro viaggio personale, non appena torniamo da unviaggio ed entriamo in una nuova fase della nostra vita, noi siamo immediatamente catapultati inun nuovo tipo di viaggio; lo schema non è circolare ma a spirale. Ogni volta che ci rimettiamo inviaggio lo facciamo ad un nuovo livello e orniamo con un nuovo tesoro e capacità trasformative dinuovo conio. Il viaggio dell’eroe non è un progetto di automiglioramento ma è un aiuto a trovare eonorare ciò che c’è di più autentico in noi. Le ricompense dell’autoscoperta sono notevoli. Quandotroviamo noi stessi, ogni cosa sembra andare al suo posto. Riusciamo a vedere la nostra bellezza, lanostra intelligenza, la nostra bontà. Riusciamo a usarle produttivamente e questo ci appaga.Nel nostro viaggio siamo sostenuti da guide interiori o archetipi, ciascuno dei quali rappresenta unparticolare modo di essere in viaggio. Gli archetipi ci accompagnano dagli albori della storiaumana. Poiché le guide sono in realtà archetipi e di conseguenza risiedono sotto forma di energiaall’interno della vita psichica inconscia di tutti i popoli di ogni parte del mondo, esse esistono tantodentro che fuori dello spirito umano individuale. Vivono in noi e noi viviamo in essi. Possiamotrovarli rivolgendo l’attenzione all’interno(ai nostri sogni, fantasia e spesso anche azioni) odirigendosi verso l’esterno(verso il mito, l’arte, la letteratura, la religione). Gli archetipi ciforniscono immagini dell’eroe al nostro interno e oltre noi stessi.

GLI STADI DEL VIAGGIO:Il viaggio dell’eroe comprende 3 fasi fondamentali: la preparazione, il viaggio vero e proprio ed ilritorno.La preparazione: I primi 4 archetipi ci aiutano a prepararci al viaggio. Nell’ Innocenza apprendiamo l’ottimismo e lafiducia. Quando facciamo esperienza della “caduta” diventiamo Orfani, delusi, abbandonati, traditidella vita. L’Orfano ci insegna che dobbiamo provvedere da soli e smettere di contare sugli altri perla nostra tutela, ma l’Orfano si sente così disperatamente impotente che la sua migliore tecnica disopravvivenza è quella di associarsi agli altri per scambievole aiuto.Quando nella nostra vita entra il Guerriero, impariamo a porci traguardi ed elaborare strategie cherichiedono di sviluppare disciplina e coraggio. Quando entra in funzione l’Angelo custode,impariamo ad avere cura degli altri, e di noi stessi.

Il viaggio:Mettendoci in viaggio ci troviamo presto a sperimentare la privazione e la sofferenza, poiché ilDistruttore ci toglie molto che ci era sembrato essenziale per vivere. L’iniziazione attraverso lasofferenza è compensata da un’iniziazione all’Eros, all’Amante, via via che ci troviamo ad amare lepersone, cause, luoghi e lavoro. Questo amore è così forte che esige impegno, ed ecco che nnsiamo più liberi. Il tesoro che emerge da questo incontro con la morte e l’amore è la nascita delvero sé. Il Creatore ci aiuta a cominciare a esprimere questo sé nel mondo e ci prepara a ritornareal regno.

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Il ritorno:Quando torniamo, ci rendiamo conto che siamo Sovrani del nostro regno. Ma possiamo esseresconcertati dalle condizioni in cui lo troviamo. Con l’entrare in azione del Mago nella nostra vita, ciiniziamo al risanamento e alla trasformazione di noi stessi e degli altri, così che il regno puòcontinuamente rinnovarsi. Il Saggio ci aiuta a riconoscere qual è realmente la verità. Nel momentoin cui impariamo tanto ad accettare la nostra soggettività che a liberarci dalla schiavitù delleillusioni e dei meschini desideri, diventiamo capaci di raggiungere una condizione di distacco in cuipossiamo essere liberi. Siamo pronti a questo punto ad aprirci al Folle e a imparare a viveregioiosamente l’attimo senza preoccuparci del domani.

La natura “a spirale” del viaggio:

Lo schema del percorso somiglia ad una spirale: la fase finale del viaggio, riassunta nell’archetipodel Folle, si riavvolge sul 1 archetipo, quello dell’innocente, ma ad un grado più alto che inprecedenza. Questa volta l’Innocente è più saggio rispetto alla vita. Lungo il percorso a spirale,possiamo incontrare ciascun archetipo molte volte e nel processo possiamo conquistare nuovedoti a livelli evolutivi più alti o più profondi.

RICONOSCERE LE FORME OMBRA DELLE GUIDE:

Gli eroi affrontano i draghi e questi possono essere di tanti tipi. Le 12 teste del drago sono gliaspetti ombra di ciascun archetipo; possono essere letali quanto i 7 peccati capitali, se nonscopriamo il tesoro che ci nascondono. Molte volte quando sentiamo di star male è perché nonriusciamo a uscire dall’espressione in forma negativa di un archetipo. Per ritrovare la nostra forzadobbiamo scoprire quale archetipo ci ha posseduto e quindi rifiutarci di subirlo. Quindi ciò che ciserve è procedere a esprimere il suo aspetto più positivo.

I LATI OMBRA DEGLI ARCHETIPI:

INNOCENTE: Si manifesta in una capacità di diniego che impedisce di riconoscere cosa starealmente succedendo. È possibile che state facendo del male a voi stessi e agli altri, ma non loammetterete.

ORAFANO: E’ la vittima, che da’ agli altri la colpa della propria incapacità, irresponsabilità e persinodel proprio comportamento rapace e si aspetta dalla vita l’esenzione e un trattamento speciale invirtù dei torti che ha subito.

GUERRIERO: E’ il cattivo che usa la qualità del guerriero a proprio vantaggio senza preoccuparsidella morale, dell’etica o del bene della collettività. Si riconosce anche nella tendenza a starecontinuamente all’erta e percepire ogni cosa che accade come un’offesa, una minaccia o una sfidada affrontare.

ANGELO CUSTODE: E’ il martire che soffre, che controlla gli altri facendoli sentire colpevoli; simanifesta in tutti i comportamenti ricattatori e fagocitanti in cui l’individuo usa la propria funzionedi cura e di protezione per dominare o soffocare gli altri.

CERCATORE: E’ il perfezionista .

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DISTRUTTORE: Comprende tutti i comportamenti autodistruttivi-dipendenze, modi fare cheinsidiano la possibilità di rapporto, di riuscita della carriera, della carriera, di autostima, e tutti icomportamenti, quali la violenza fisica e psichica che hanno effetti distruttivi sugli altri.

AMANTE: Comprende le sirene, i seduttori, i ninfomani e tutti quelli che non sanno dire di noquando arriva la passione o, sono totalmente distruttivi quando una relazione d’amore si chiude.

CREATORE: Si manifesta nell’ossessività, quando il creare significa immaginare tante possibilità chenon si può lavorare appieno nessuna. Una forma di questo è il lavoro.

SOVRANO: E’ il malvagio tiranno che insiste sul suo modo di fare e bandisce gli elementi creatividal regno per avere a tutti i costi il controllo.

MAGO: Lo stregone malefico, che trasforma le scelte positive in negative. Ci applichiamo a questasorta di magia nera tutte le volte che sminuiamo noi stessi o un altro, o riduciamo le scelte e lepossibilità. Col risultato di una diminuzione di autostima.

SAGGIO: Il giudice impietoso, freddo razionale, senza cuore, dogmatico e spesso solenne, chevaluta noi e gli altri e decreta che non siamo bravi abbastanza.

FOLLE: Il ghiottone, il libertino totalmente definito dagli istinti e le voglie del corpo e privo diqualsiasi senso di dignità o di autocontrollo.

Risvegliare gli eroi dentro di noi

Il modo migliore per liberarci della possessione dell’ombra è quello di risvegliare il nostropotenziale eroico. Tutti abbiamo dentro di noi un eroe, ma non sempre siamo coscienti di questarealtà. L’eroe è addormentato. Il nostro compito è di risvegliarlo. Il modo più naturale di alzarsi almattino è di svegliarsi quando il sole illumina la stanza. Il modo più naturale di attivare il potenzialeinteriore è di illuminarlo con la luce della coscienza. Quando incominciamo a vedere che abbiamoun eroe al nostro interno, l’eroe si sveglia naturalmente.Così è per gli archetipi. Nel momento in cui proiettiamo su di essi la luce della coscienza,riconoscendo che sono all’interno, essi si risvegliano per arricchire la nostra vita.

Le tappe del viaggio La psicologia degli archetipi onora i ruoli relativi all’Io, al Sé e allo Spirito.

L’io: Un io sano è la condizione fondamentale per un viaggio senza rischi. L’io è la sede della coscienza,la prova dell’esistenza di un’entità individuale separata dalla madre e dal resto del mondo,un’entità che può esercitare un’influenza su quel mondo. Quando la vita inizia, l’io deve ancora formarsi. Siamo lasciati alla cura dei genitori o da altri adulti.Via, via che acquistiamo un certo controllo sui nostri movimenti, sulla parola e sulle azioni,cominciamo a imparare che ciò che facciamo può influenzare ciò che accade. Insieme a questaconsapevolezza nasce L’IO. Ad un certo punto dell’infanzia, l’io comincia ad assumere parte dellafunzione protettiva fino ad allora svolta dai genitori e via che matura, si fa totalmente carico delcompito. Ed il suo compito è quello di mediare il nostro rapporto col mondo esterno.

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INFLUENZA DEGLI ARCHETIPI SULLO SVILUPPO DELL’IO:Gli archetipi associati allo sviluppo dell’io ci aiutano a imparare ad assumerci la responsabilità dellanostra vita e a fondare le componenti essenziali della coscienza dell’io.

L’INNOCENTE: ci aiuta a crearci una persona, la maschera che indossiamo nel mondo, la nostrapersonalità, il nostro ruolo sociale. Il nostro innocente vuol essere amato ed essere parte dellecose, vuole che siamo socialmente accettabili, che ci inseriamo, che gli altri ci vogliano bene esiano fieri di noi.ORFANO: una volta che l’innocente ha scelto la persona, l’orfano interno, che mira allasopravvivenza ed è abbastanza cinico, si impadronisce della situazione e vede quali delle nostrequalità dovranno essere sacrificate o diventare clandestine per soddisfare alla nuova immagine. Adesempio un bambino che sceglie un modo d’essere conformista dovrà sacrificare la sua vitalità.L’orfano cerca di proteggerci dal rischio di essere abbandonati, feriti schiacciati.

IL GUERRIERO: L’es è la parte della psiche caratterizzata dalla vita istintuale indifferenziata. In essarisiedono i nostri istinti e le nostre passioni più elementari, e da essa viene tutto il desiderio. L’io sisepara dall’es e lavora per tenerlo sotto controllo. L’io media fra l’es e il mondo esterno,provvedendo a un certo controllo razionale per mettere a fuoco e imbrigliare le pulsioni dell’es. Ilguerriero collabora a questo compito.Agisce anche al servizio del Super io per soffocare o punire le tendenze che vede come immorali,autodistruttive o dannose agli altri.

L’ANGELO CUSTODE: si associa agli aspetti più gentili del super io e ci aiuta a sviluppare il sensodella moralità e della premura per gli altri. L’abilità dell’angelo custode a sacrificare il beneindividuale per quello generale e la capacità di educare e confortare gli latri sono essenziali persviluppare una psiche in cui ci sia spazio tanto per l’io che per lo spirito.

LO SPRITO:Lo spirito è la parte della nostra psiche che ci collega con l’eterno e ci fa sentire che la nostra vitaha un valore e un senso.Alcune culture hanno creato particolari esperienze di iniziazione ai sacri misteri dello Spirito. Igrandi culti misterici del periodo ellenistico in Grecia, Siria, Egitto e Persia erano iniziazioni segreteintese ad aiutare l’individuo a liberarsi dalla realtà comunemente accettata per vedere e udire leantiche verità spirituali. Scopo dell’iniziazione è aiutarci a riconoscere il senso razionale e profondoche nella nostra vita ha l’esperienza in essa simboleggiata. I non iniziati fanno anch’essi esperienzadello spirito, ma mancano di riconoscere il significato e il potere. L’iniziazione rende quelleesperienze coscienti, non nel linguaggio dell’Io ma in quello dello Spirito: attraverso il mito, ilsimbolo, il canto, l’arte, la letteratura, il rituale. Il viaggio dell’eroe è un’iniziazione alle realtà delviaggio spirituale. Esso richiede che instauriamo e quindi abbandoniamo il controllo sulla nostravita, che mettiamo da parte il nostro dolore davanti alla morte per sperimentare la totalità dellavita. Per fare questo dobbiamo ampliare l’angusta visione del nostro Io. Dobbiamo lasciar andare ilsentimento, la sicurezza, la stessa nostra preoccupazione per la sicurezza fisica, l’efficienza e lavirtù. Il viaggio esige che mettiamo tutti questi interessi da parte e vediamo la verità dello spirito:l’essenza della vita è mistero. La verità dello spirito non deve necessariamente avere un senso dalpunto di vista razionale dell’io. E’ bene essere ricchi sani e saggi, ma ciò che ci rende vivi e reali èviaggiare nei misteri centrali della vita, dove impariamo a conoscere la frantumazione, la morte, ladissoluzione, il sesso, la passione e l’estasi, e vediamo la bellezza di tutto questo. Prive dello spiritoci sentiamo automi, facciamo i movimenti giusti, ma è un movimento senza significato. Possiamoaddirittura passare attraverso molte delle esperienze della iniziazione, ma siamo totalmente

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tagliati fuori dal nostro spirito che non ci accade nulla e non subiamo alcuna trasformazione. L’iniziazione comincia nell’infanzia con le nostre prime esperienze di confusione, sofferenza,intenso amore, intenso desiderio e frustrazione. Esempio: Pinocchio…la sete che si prova è quelladi un’esperienza più autentica.L’accesso ai misteri, attraverso la terapia analitica o il misticismo o con l’esperienza direttadell’amore e della morte nella propria esistenza equivale a imparare ad accettare e amare la vitanel corpo e su questa terra. Il corpo è l’espressione dello spirito ed il nostro spirito ha bisogno delcorpo perché possiamo partecipare al ciclo del nascere e morire cosmico e in tal modo divenire piùpienamente il nostro Sé. Quando lasciamo andare tutto ciò che nella nostra vita e della nostracoscienza deve morire e ci apriamo a ciò che deve nascere, impariamo a provare lo stupore e iltimor sacro che la volontaria partecipazione a questo ciclo cosmico può portare. Per ogni esperienza iniziatica è essenziale un mutamento di prospettiva, dobbiamo imparare avedere, udire e pensare in modi che ci rendano accessibili nuovi livelli di esperienza.A volte è una nuova intuizione profonda, che sale su dall’interno, e si esprime in un sogno o inesperienze di veglia, esperienze di liberazione o di riconoscimento. Altre volte ci arriva attraverso lasincronicità, quando un amico, un libro, una lettera…o può venirci attraverso il linguaggio dellanatura o attraverso un simbolo. Il linguaggio dello Spirito appartiene all’emisfero destro delcervello, è metaforico narrativo, paradossale, del tutto diverso dal linguaggio dell’Io cheappartiene all’emisfero sinistro, logico, dualistico discorsivo.

ALCHIMIA COME VERITA’ PSICOLOGICA IN CODICE:E’ opinione diffusa che gli alchimisti fossero dei chimici falliti, ma il tentativo di cambiare il piomboin oro in laboratorio non era in realtà il loro scopo primario, o almeno non lo era per quelli checonoscevano veramente la tradizione. Il realtà, i processi alchemici e i miti relativi al viaggiocontengono in codice gli stadi fondamentali dello sviluppo e della crescita psicologica. L’obiettivodella trasformazione materiale del piombo in oro era sempre secondario, per i veri alchimisti, al piùvasto obiettivo spirituale di elevare una coscienza di piombo a una coscienza aurea. Vale a direespandere la coscienza dell’io per fare esperienza dello spirito e nel processo dar nascita al sé. Larealizzazione della trasformazione del piombo in oro sul piano fisico era considerata un segnoesterno della più importante realizzazione interiore, spirituale.

L’INFLUENZA DEGLI ARCHETIPI SULLO SVILUPPO SPIRITUALE NEL MONDO MODERNO:

I 4 archetipi più attivi verso l’autenticità –il cercatore, il distruttore, l’amante, il creatore- parlavanoall’umanità attraverso gli antichi culti misterici e attraverso l’alchimia e parlano a noi oggiattraverso la psicoanalisi e altri processi che ci collegano al nostro profondo. Essi ci aiutano asperimentare il senso e l’autenticità della nostra vita.

CERCATORE: insegue la trasformazione e l’illuminazione, ma inizialmente è fortementecondizionato dal processo pensante dell’io. La ricerca è nel trascendere la nostra pura e sempliceumanità. Questa è la chiamata dell’elemento divino, in avanti e verso l’alto, una costante sfida almiglioramento di sé. L’iniziazione alla fine ci chiede di rinunciare ad ascendere, in modo da poterdiscendere nelle profondità dello Spirito e nella verità dello Spirito. Il viaggio del cercatore richiedeil coraggio di spezzare le dipendenze e di fare un salto nell’ignoto. Il cercatore in ciascuno di noi cispinge a esplorare ciò che ci fa paura, così che sfidando l’ignoto noi stessi ci possiamo trasformare.

IL DISTRUTTORE: nei nostri viaggi interiori possiamo all’inizio fare esperienza del distruttoreall’interno della psiche come dell’Ombra negativa, i sé potenziali che abbiamo rimosso. Essendostati odiati, soffocati, rinchiusi e detestati, questi non hanno avuto la possibilità di svilupparsi e

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crescere e sono diventati contorti e maligni nella loro espressione. Jung spiega che l’Ombrapermette uno sfogo all’inconscio. L’assumerci la responsabilità della nostra propria Ombra ci dàaccesso alle grandi ricchezze del mondo inferiore. E’ questa la ragione per cui il mondo sotterraneoè spesso raffigurato come ripieno di splendide gemme e tesori custoditi da enormi mostri. Ognieroe sa che non si può raggiungere il tesoro se non si è disposti ad affrontare il drago. La primavolta che facciamo questo, vi perveniamo in quanto guerrieri, convinti che il drago sia fuori di noi.Lo uccidiamo e conquistiamo il tesoro e la forza dell’io. La volta seguente che ci confrontiamo coldrago riconosciamo che il drago siamo noi stessi e otteniamo di accedere ai tesori del nostroSpirito.Il realtà, l’Ombra è una forma benigna del distruttore anche se il suo erompere nella psiche puòessere terrificante; una volta integrata e quindi trasformata, ci gratifica sempre di un grande dono.

L’AMANTE: archetipo interiore dell’amante si trova nell’energia della vitalità a livello erotico,simboleggiata dall’accoppiamento del dio e della dea interiori. E’ stato spesso fatto uncollegamento fra il matrimonio, l’unità psicologica e la natura del cosmo. Simbolo di questo sono lenozze sacre che originano il Sé. Jung ha insegnato che il nostro ingresso nel mondo dello spiritoavviene attraverso l’integrazione nella psiche dell’elemento sessuale opposto, per gli uominiquesto è l’ANIMA,, per le donne l’ANIMUS. Possiamo riconoscere questa figura psichica in unaquantità di modi: l’anima o l’animus emerge spesso nei nostri sogni, appare spesso nelle nostreespressioni artistiche e ci troviamo ad essere attratti da uomini o donne reali che incarnano lequalità del nostro animus e della nostra anima interiori. Quantunque le nozze sacre fra il dio e la dea non appartengano più al simbolismo delle piùimportanti religioni occidentali, restano una realtà della vita psichica. Le nozze sacre all’internodella psiche sono variamente immaginate come l’unione di attributi psicologici opposti: maschio efemmina, spirito e materia, conscio e inconscio. L’unificazione di ciascuna di queste polarità – chearriva nel momento in cui siamo capaci di sentimento redentivi, di amore-compassione(agape) nonsoltanto per l’altro ma anche per noi stessi- si manifesta in una più profonda e più unificataesperienza del sé, caratterizzata da sempre maggiori intensità e completezza.

IL CREATORE: questo archetipo ci aiuta a risvegliare il seme sepolto nel profondo della nostra piùautentica identità. Esso preside al processo del generare la nostra vita. Fa parte di ciò chechiamiamo la nostra immaginazione e fornisce una direzione ai nostri sforzi immaginativi. Senzaimmaginazione, non possiamo crearci una vita, senza il senso del vero Sé, la nostra immaginazionenon ha fuoco su cui concentrarsi. Crea tanti progetti e tante idee, ma questi sono sparsi edisgregati e in definitiva insoddisfacenti. Houston chiama questo seme la “entelechia”, ponendol’accento non sulla sua identità cosmica, ma sulla missione vitale segreta e unica di ciascunindividuo. Il legame con “entelechia” ha sempre contraddistinto i grandi personaggi della storia,che fossero artisti, musicisti, scienziati, essi hanno il senso dell’autenticità e dell’unicità della loromissione. Collegarci col nostro spirito significa entrare in contatto al livello più profondo con l’entelechia- il nostro destino individuale- così da realizzare vivendo il nostro proprio compito eportare al pianeta il nostro contributo.

IL SE’:ESPRIMERE SE STESSI NEL MONDOIl sé è un’espressione di completezza, il viaggio ha avuto termine, il tesoro è stato conquistato e ilregno, la propria vita, viene trasformato sulla base del nuovo principio ordinatore. Diventiamo Re eRegine del nostro regno, e nella misura in cui siamo fedeli al nostro sé interiore, le zone di desertodella nostra vita iniziano a fiorire. Il sovrano spesso si tiene stretto a idee antiquate rispetto almodo di fare le cose e persino rispetto alla propria identità. Ma il viaggio dell’eroe è a spirale, nonprocede in linea retta: occorre che egli continui a viaggiare per rinnovare se stesso e il suo regno.

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Il sovrano che resta attaccato troppo a lungo alla vecchia realtà diventa malvagio e tiranno, chesoffoca la vitalità del regno o della psiche individuale. per evitare questo dobbiamo una voltaancora sacrificare il vecchio sovrano e permettere al nuovo eroe di governare al suo posto, così cheil regno sia vitale e ricco.

IL SE’ E L’EQUILIBRIO INTERIORE

Alcuni sovrani avevano un mago, un saggio ed un folle. Le figure tradizionali della cortemantenevano l’equilibrio nel regno. Ciascuna ha il suo tipo di legame col regno del transpersonale.Ciascuna è androgina. E al tempo stesso ciascuna integra le altre, creando un intero maggiore dellasomma delle sue parti.

Il sovrano: è associato alla creazione dell’integrità e dell’ordine psicologici. Meta del sovrano per lapsiche è creare un sé individuale, unificato, che si manifesti in tutta la sua pienezza. Il sovrano è ildirettore generale che provvede all’ordine della psiche, e’ anche l’io rieducato che, ai suoi livelli piùalti, non ha bisogno di proteggere la psiche dallo spirito. Se il nostro sovrano è a un alto livello dievoluzione assicurerà che ciascuna delle vostre voci interiori, e tutti gli archetipi attivi nella nostravita, abbiano la possibilità di parlare e farsi udire.

Il mago:è l’elemento che può continuamente guarire e trasformare il sé quando l’ordine diventatroppo rigido. Opera all’interno della psiche come agente di rinnovamento e rigenerazione per sestessi e per gli altri. E’ la parte della psiche che può integrare l’ombra e trasformarla in energiainutile. Il mago è l’alchimista interiore capace di tramutare le emozioni e i pensieri inferiori inemozioni e pensieri più evoluti, di aiutarci ad operare nuovi modelli di comportamento e atrasformare i comportamenti elementari in altri più raffinati e rispondenti alle situazioni.

Il saggio: è la parte della psiche che è abituata a meditare. Osserva i nostri pensieri e le nostreemozioni ma è al di là di entrambi. Il saggio ci aiuta a fronteggiare la nuda realtà della nostra vita ea trascendere la nostra piccola identità per fonderci con le verità cosmiche.

Il folle: è l’elemento della psiche che rappresenta la molteplicità della coscienza. E’ il responsabiledei lapsus freudiani e di altre indicazioni del fatto che ciò che la mente cosciente pensa di volerenon è l’intera realtà. Il folle ci insegna che noi espriamo sempre i nostri sé nel mondo e non l’unicosé. L’importante per il folle è esprimere tutti i propri diversi sé perché ciò è piacevole. Questoarchetipo ci fornisce quindi l spazio per esprimere i nostri sé nel mondo, non tanto per trasformareil mondo, quanto per dare espressione al nostro essere.Il folle non si lascia mai realmente condizionare della società convenzionale, ma impara le regole diquella società e il modo di giocarci positivamente. Quest’abilità comprende l’interpretare un ruolosociale conveniente senza identificarsi con esso. Il folle che si concede il tempo di sapere che cosavuole, pensa e sente può cambiare ruolo col mutare di situazioni e circostanze senza soffrire di crisid’identità. Il briccone in ognuno di noi ha bisogno di un certo tempo per girare ed esplorare ilmondo, al solo fine di rispondere alla sua sete di sensazioni ed esperienze e di scoprire chi è, checosa gli piace e che cosa No. Senza di questo non avremmo mai un vero senso d’identità. L’energiadel briccone dovrebbe essere controllata ed incanalata, ma non dovrebbe mai essere totalmentesoffocata. In vecchiaia, il folle ci insegna a lasciar andare il bisogno di potere e di traguardi e diconquiste e a vivere ogni giorno come viene. E’ ciò che proviamo ogni volta che nella vita lacoscienza della mortalità ci porta ad assaporare il singolo momento che viviamo come prezioso insé.

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L’INNOCENTE

INNOCENTE:

traguardo: restare al sicuroPaura: di essere abbandonatoRisposta al drago problema: lo nega e cerca di essere salvatoCompito: fedeltàDono: fiducia, ottimismo lealtà

L’innocente è la parte do noi che crede nella vita, in noi stessi e negli altri. E’ la parte che possiedela fede e la speranza, anche quando in apparenza le cose sembrano impossibili. E’ la parte di noiche continua a credere in ciò per cui spera. In tute le sue versioni, il viaggio dell’innocente ha inizio in una sorta di utopia, un ambiente sicuro,sereno e pieno d’amore. D’improvviso veniamo scaraventati fuori da quell’ambiente ed entriamo inun mondo in ci veniamo giudicati, in cui si fanno ingiuste discriminazioni, in cui dominiamo ilconflitto e la violenza e le illusioni vengono infrante.L’innocente che è in ognuno di noi, sa che se quel giardino sicuro è stato possibile da qualche partein un qualche parte in un qualche tempo, anche se personalmente non ricordiamo di averne maifatto esperienza e dunque gli resta la memoria originaria di una vita migliore di quell’attuale. L’eroespesso comincia come l’innocente ma spesso diventa un orfano, un emarginato o straniero in terrastraniera. La ricerca è motivata dal desiderio di ritrovare i propri genitori. “se non diverrete comebambini non entrerete mai nel regno dei cieli” come diceva Cristo..è questa capacità di fede che ciconsente di tenerci stretti ai nostri sogni, alle speranze e alle nostre visioni anche quando le cosesembrano disperate e di renderli in questo modo fruibili. A livello ideale quando cominciamo aimpegnarci in una nuova impresa noi lo facciamo con una sorta di innocenza e cioè in uno spirito diottimismo di apertura e di entusiasmo.

IL LATO OMBRA DELL’INNOCENZA

L’innocente tende a proteggere lo stato innocente della fiducia e dell’ottimismo e di conseguenzarifiuta la caduta.Facendo questo però può aprire la porta all’innocente ombra. Ad esempio all’attaccamentopatologico all’innocenza e al rifiuto della caduta possono addirittura collegarsi le turbe relative alrapporto col cibo. L’innocente incline al diniego non vuole vedere che il genitore, l’insegnante, lapersona che ama non merita fiducia. Per questo motivo, il nostro innocente interno continua amettersi nelle stesse situazioni umilianti e a farsi offendere e maltrattare una volta dopo l’altra.L’innocente può anche voler ignorare il significato delle sue azioni ed evitare di assumersi la suaparte di responsabilità nei problemi che lo riguardano.Gli innocenti che di frequente si sentono individui privilegiati possono possedere un certo carisma.Sono convinti che la loro bontà gli assicuri la protezione dei loro simili e dell’universo. Per quantosiano di una bontà angelica raramente si prendono la propria parte di responsabilità nella vita. Lavita adulta dell’innocente non va perché non cresce mai realmente. Quando il nostro innocenteinteriore si rende conto che l’altro non vuole quello che vuole lui e che i suoi desideri possonoessere frustati di regola oscilla fra le manifestazioni di una rabbia infantile e il tentativo di utilizzaretutto il proprio fascino per ottenere ciò che vuole la volta seguente.

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L’ORFANO

Traguardo: ritrovare la sicurezzaPaura: di essere sfruttatoRisposta al problema: impotenza, desiderio d’essere salvatoCompito analizzare a fondo il dolore e la delusione ed essere aperto a ricevere aiuto dagli altriDono: empatia, interdipendenza, realismo

L’archetipo dell’orfano all’interno di ciascuno di noi è attivato da tutte le esperienze in cui il nostrobambino interno si sente trascurato, abbandonato, tradito e deluso.Quando nella nostra vita domina l’orfano, il mondo sembra un posto senza speranza. Siamo statiabbandonati da qualsiasi figura paterna potesse salvarci e rimaniamo in una terra abitata da duesoli tipi di persone: i deboli che soccombono e i forti che ignorano o abusano dei deboli.L’esperienza emotiva della vita tipica dell’orfano è quella di un bambino che piange nel suo lettino,sapendo che nessuno verrà. Alla fine, il bambino smette di piangere ma la penna e la solitudineinterne non se ne vanno. A volte gli orfani si sentono come esuli. Quando gli innocenti Adamo edEva sono scacciati dal paradiso, Dio promette loro la redenzione attraverso la fede e laperseveranza nelle difficoltà. Altri personaggi colpevoli sono scacciati come orfani: Caino, Ismaele,Lucifero. Il fato di tali orfani è d’essere banditi in eterno dall’Eden, la terra natia, o lo stessoparadiso.Quando in noi l’orfano è forte vediamo le magagne di autorità e istituzioni e i danni che produconoin noi e negli altri. Siamo critici, ma in un primo momento ci sentiamo impotenti a fare una cosaqualsiasi. Possiamo solo sentirci alienati. Alla fine l’orfano impara il potere dell’affrontare la propriafrustrazione e i propri limiti e del provare fino in fondo la sofferenza che gli causano. Questo lorende libero di collaborare alla creazione di un mondo migliore, quel mondo che si dice solo gliorfani uniti possono costruire. Avendo perso fiducia nell’autorità , l’orfano tende anche fortementead associarsi coi coetanei e spesso è pronto a sacrificare ogni senso della propria individualitàseparata per appartenere al gruppo. Quando si ritorce contro di noi l’orfanità è andata troppo oltre. Molte persone mostrano pochisegni esteriori del loro proprio organizzarsi poiché la gente che vive secondo un falso sé è di regolaconformista e perfettamente integrata. Spesso sembra fatta in serie e priva di spessore oaddirittura un po’ nevrotica, ma la condizione è così comune che non sembra allarmante né tantomeno patologica. Queste persone mancano del minimo senso d’identità, non è raro che provinouna sensazione di vuoto all’altezza del plesso solare. Queste persone quando si guardano dentrotemono di non trovare nulla o temono i mostri interiori- ombre, di conseguenza non chiedonoaiuto a meno che la situazione non precipiti. Nei casi peggiori possono diventare talmente cinici danon provare neppure più piacere o a conquistarsi gli amici e a esercitare un certo influsso suglialtri, contentandosi semplicemente delle gratificazioni che trovano: quella del comprare oggetti,cibi raffinati, begli abiti. L’autostima di certi orfani è talmente menomata che è difficile per loroprogredire in un campo qualsiasi- scuola, sport, lavoro, psicoterapia, cammino spirituale. Ogniminimo fallimento appare un segno della loro inadeguatezza e si crolla o si proietta la colpa suglialtri. Chi appartiene a questa categoria ha bisogno di amore, sostegno e aiuto per uscire fuori dallasua immobilità. Spesso questo sostegno viene all’inizio da una singola persona, ma idealmentecomprende anche il sostegno degli altri non appena sia disponibile. Senza l’aiuto l’orfano puòsoccombere al cinismo, che diventa una scusa per un comportamento immorale, insensibile ocriminale, che l’orfano può giustificare scaricandone la colpa sulla prima infanzia, sulla società o sultono generale dei tempi.

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IL GUERRIERO

Traguardo: vincere, farsi strada, cambiare le cose attraverso la lottaPaura: la debolezza, l’impotenza, l’inettitudineRisposta al drago: ucciderlo, sconfiggerlo o convertirloCompito: affermare l’idealeDono: coraggio, disciplina, abilità

Il guerriero dentro di noi ci chiama a essere coraggiosi, integri e forti, capaci di fissarci delle mete edi raggiungerle, capaci di combattere per noi stessi e per gli altri.I guerrieri vivono, e quando serve combattono, per le proprie idee e valori, anche quando questocosta molto in termini economici e sociali.Il mito del guerriero ci dice come il coraggio e la lotta dell’uomo possano vincere il male. Esso èracchiuso in forma simbolica in tutte le storie dei grandi guerrieri che affrontano il drago, ilmalvagio tiranno, le forze del male o le circostanze avverse, e nel fare questo salvano non soltantose stessi ma gli altri, in particolare quelli più deboli di loro.Certi guerrieri non riescono a vedere il mondo da altre prospettive che la propria. Per loro il mondoè fatto di eroi, cattivi e vittime da salvare. Appartengono a questa categoria gli educatori chesostengono la competizione come l’unico modo per ottenere che gli allievi studino, i medici checombattono la malattia anche se questo fa sentire al paziente il proprio corpo come un campo dibattaglia, gli uomini di affari che non badano alla salute e alla vita familiare pur di poter firmarel’importante contratto. L’aspetto negativo dell’archetipo è la convinzione che non va bene esseresemplicemente umani. Dobbiamo provare che siamo meglio degli altri. Il guerriero vuol essere ilmigliore e l’affermare il potere comporta sempre dei rischi, non ultimi i rischi morali. Il problemadell’archetipo del guerriero oggi è che tanti non sono affatto tali. Sono orfani, che placano il lorosenso di mancanza di potere cercando di controllare gli altri.Il guerriero ai suoi inizi ha fondamentalmente due tipi di difesa: la segretezza e la ritirata strategica.La segretezza è una sorta di camuffamento. Chi potrebbe attaccare il nostro nuovo interesse, lanostra nuova idea, il nostro nascente senso del sé, non può farlo, perché nessuno sa nulla. Il buonG. sa che non si dovrebbe mai entrare in guerra se non si è preparati abbastanza. Ciò significa nonvoler sollevare questioni che potrebbero provocare un conflitto con l’altro, fin quando non ci si fidaabbastanza del rapporto da pensare di poter correre il rischio della separazione e fin quando nonsia abbastanza protetti da poter combattere. La ritirata strategica è una questione di buon senso.Quando è sopraffatto da una forza superiore, il G. si ritira e prende tempo per ricostituire le forze.Si tratta del bambino che inizia a separarsi dai genitori, dell’adolescente che prova a staccarsi dalgruppo dei coetanei, dell’adulto che scopre di essere diverso da amici, colleghi, collaboratori, se larisposta da parte degli altri è negativa e punitiva, l’individuo spesso si ritrarrà in sé per un bel po’,per leccarsi le ferite, curarsi e tornare nel mondo.I bravi G. cercano di controllare la zona della battaglia e di non combattere fin quando non sonopronti da avere buone possibilità di vittoria. Dedicare un certo all’addestramento di base ecostruirsi un piano di battaglia vuol dire solo essere accorti. Durante questo tempo dipreparazione, si impara l’autodisciplina e l’abilità del G. di classe nel controllo dei propri impulsi esentimenti. Ma alla fine si deve combattere e per quello ci vuole coraggio. Ci sono persone cheiniziano a combattere dalla nascita. Lottano coi fratelli, coi genitori, con gli amici e così facendoaffinano le capacità. Col tempo possono imparare a smussarne un po’ il taglio, per scoprire chel’arte del G. non è lottare per lottare, ma nell’avere la saggezza e il coraggio di sapere dove equando lottare. Alla fine il G. capace impara che per influenzare il proprio ambiente in un modoche in definitiva gli dà quello che vuole, deve sapere che cosa vuole ed essere pronto a combattereper averlo. Forse la cosa più importante che si impara nell’educarsi all’affermazione è avere la

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chiara percezione di ciò che si vuole ottenere e saperlo dire agli altri in una maniera chiara erispettosa. Non si tratta sempre di dire la propria verità. Molte volte non abbiamo bisogno di dirlaa nessuno. Dobbiamo solo avere ben chiaro ciò che vogliamo, agire in base a quella conoscenza, etenere assolutamente gli occhi fissi sulla meta.Per il G. arrivato al grado più alto, la vera guerra è sempre contro i nemici interiori, l’accidia, ilcinismo, la disperazione, l’irresponsabilità ed il diniego. È il coraggio di affrontare i draghi interioriquello che in ultima analisi ci permette di affrontare quelli esteriori con intelligenza, autodisciplinae saggezza.Il costo della lotta può essere altissimo, perché il mondo è spesso un posto duro. È importanteessere abbastanza duri non solo per resistere, ma anche per scegliere le battaglie giuste. I G.maturi non devono combattere per ogni cosa. Si scelgono con cura le cause per cui battersi. Il G. sipone un traguardo ed escogita strategie per raggiungerlo. Cercano di convincere gli altri asostenere le loro battaglie. Comprendono la politica di un’organizzazione e in che modo assicurarsiil sostegno alla propria causa. Riescono a evitare il voto o la decisione definitiva finché non sonocerti di poter contare sul consenso di cui hanno bisogno. Arrivano al combattimento vero solocome ultima risorsa, dopo aver valutato ogni altra possibilità. Un vero G. incute sempre rispettoper la sua forza e per la sua acuta valutazione di persone e situazioni, che lo porta a combatterequando occorre combattere e a cercare un compromesso creativo quando questo è possibile. Ilvero G. può preferire la pace, ma non ha paura della guerra. Il G. si trova più a suo agio in ununiverso in cui le regole del bene e del male sono semplici e chiare, ed è facile sapere chi e checosa è giusto. Ma il mondo non è fatto così. Essere G. oggi richiede integrità all’interno di ununiverso moralmente complesso e ambiguo.

L’ANGELO CUSTODE

Traguardo: aiutare gli altri, trasformare positivamente il mondo attraverso il sacrificio e l’amorePaura: egoismo, ingratitudine risposta al drago: pendersi cura del drago o di quelli a cui esso nuoceCompito: dare senza menomare se stessi o gli altriDono: compassione, generosità.

Un simbolo dell’angelo custode è l’albero della vita, che continuamente ci nutre e ci sostiene.Questo antico simbolo rappresenta l’abbondanza, la promessa che ci sarà quanto basta perciascuno do noi: la madre terra ci fornisce ciò di cui abbiamo bisogno. Nella cabala, che è un testomistico ebraico, l’albero della vita è il simbolo del sostentamento spirituale e il nutrimento e il ciboche fornisce la sapienza non il pane. Questo significato del simbolo richiama anche l’albero dellavita del paradiso terrestre, nella sua versione di albero della conoscenza del bene e del male. Conla fortunata caduta nel momento in cui scelgono la conoscenza rispetto all’innocenza, Adamo edEva si aprono a ricevere la vita in tutta la sua pienezza, col suo piacere e dolore. L’albero della vita èanche l’albero della Bodhi, sotto cui sedeva Buddha quando ricevette l’illuminazione. In seguito lostesso albero mistico appare nella forma del crocifisso che allude alla caratteristica di martiredell’angelo custode in genere. Quello dell’A.C. è il più alto di tutti gli archetipi associati allo sviluppodell’io, permette inoltre il passaggio dagli interessi dell’io a quelli dello spirito. Ai livelli superiori, gliangeli custodi sanno chi sono e che cosa vogliono, ma la loro compassione è ancora più grande delloro interesse a se stessi. Si dedicano agli altri non perché essi stessi valgano, ma perché quell’agireè l’espressione più alta di tale valore. L’amore al loro interno è ancora più forte dell’istinto disopravvivenza. L’angelo custode è l’archetipo della generosità. L’A.C. ha in sé per sua natura un lato negativo. Un’espressione di questo lato è il soffocatore, laparte che vuole mantenere all’infinito lo stato simbiotico madre-bambino. In effetti, l’accudimento

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può essere un modo in cui la madre o il padre archetipico divora il nuovo e fragile sé che cresce,per cercare di renderlo o di mantenerlo parte di sé. Sia gli uomini che le donne usano gli altri persentirsi interi, e lo fanno del tutto inconsapevolmente. Ad esempio, le madri che hanno sacrificatola propria vita, vivendo solo per il marito e i figli, spesso vivono vicariamente attraverso loro. Ciòvuol dire che marito e figli sono spesso manovrati o forzati a fare ciò che l’angelo custode vorrebbefare, e a vivere la sua vita non vissuta. I padri angeli custodi che sacrificano la ricerca di sé sonoinclini a realizzare vicariamente attraverso i propri figli e a chiedere similmente a questi di vivere ipropri sogni non vissuti o di restare ciecamente fedeli ai valori e alle regole proprie. Tanto gli uomini che donne portano spesso i loro bisogni emotivi nella relazione, pretendendo chela persona che amano riempia il loro vuoto. In questo caso la donna spesso rivela questa tendenzacol desiderio di condividere tutto e di fare tutto insieme e di rivivere col proprio compagnol’originaria simbiosi con la madre. Si aspetta inoltre che l’uomo interpreti anche il ruolo di padre, inqualche caso mantenendola finanziariamente, ma comunque proteggendola dalle difficoltà. Se luinon si presta a dedicarsi a lei in questi termini, va in crisi e si dispera e lui da bravo angelo, rispondeconsolandola e accudendola. L’uomo che guarda la donna per rimediare alle proprie carenze alivello emotivo può sentirsi al tempo stesso minacciato dall’intimità e in particolare da ogniaccenno di simbiosi. Vuole mantenere la propria libertà e insieme si aspetta che la donna siasempre lì ai suoi comodi. Vuole poter andare e venire e prendersi tutto quello che può a livello direlazioni sessuali e affettive, ma se la donna non si mostra disponibile, si ritrae, tiene il broncio eminaccia di abbandonarla, finché lei non fa vedere che s’è pentita. Un’altra versione dell’angelocustode è il martire sofferente, il tipo di donna o di uomo che ha l’impressione di dare sempre aglialtri e di non ricevere mai niente in cambio. Di regola, il martire o ha difficoltà a ricevere o ha unascarsa autostima, o difetta nell’arte del guerriero e non sa dire di No. Ciascuno di noi ha al suo interno un bambino che lo accompagna per tutta la vita. Fin quando nonsviluppiamo il nostro angelo custode interiore, dipenderemo sempre dagli altri per il nutrimento ela cura del bambino al nostro interno. L’angelo custode interiore è attento ai bisogni del bambinointeriore e pronto a notare quando quel bambino viene offeso o trascurato. Gli manifesta affettoincondizionato, qualunque cosa faccia. E’ quella parte di noi che ci suggerisce di fare un bagnocaldo o di andare a letto con un bel libro. Ci aiuta anche a capire il modo di gestire meglio lesituazioni difficili, così da non risentirne tanto la prossima volta.La grande lezione di questo archetipo è di essere pronto a dare pienamente e completamente ciòche è suo compito dare, ma anche di sviluppare l’autoconoscenza superiore necessaria perriconoscere i propri limiti e le priorità. È questa stessa capacità di dire no, se è il caso, perfino allamigliore delle cause, che permette infine all’angelo custode di dire no alle richieste dell’io se sonoin contrasto con lo spirito.

IL CERCATORE

Traguardo: ricerca di una vita o di un modo d’essere migliorePaura: il conformismo, la prigioniaRisposta al drago- problema: lasciarlo, fuggire, liberarseneCompito: essere fedele a una verità più profonda o più altaDono: ambizione, autonomia

Il C. è alla ricerca di un futuro migliore o di un mondo più perfetto. L’invito alla ricerca può arrivarea qualsiasi età, ma è più chiaro e distinto nella tarda adolescenza e all’inizio dell’età adulta. Èquesto il momento dell’esplorazione, il momento di imparare rispetto al mondo.

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Spesso la ricerca inizia col bisogno di fare una scelta perché la vita appare soffocante e vuota. Ilrichiamo è vissuto come un senso di alienazione e di prigionia nell’ambiente in cui si vive almomento. Per il C. il problema è quello di un conflitto fra conformismo e individualismo,l’ambiente abituale appare troppo angusto. E tuttavia il desiderio di compiacere, di inserirsi èancora forte. Sappiamo tutti le rappresaglie che provoca l’infrangere le regole non scritte.Si inizia conformandosi per compiacere i superiori e i coetanei, e si continua per assicurarsi leentrate e il prestigio e far contenti famiglia e amici. Ma alla fine l’adattamento crea una tensionefra quelli che siamo dentro e come ci si aspetta che ci comportiamo. Questa tensione èindispensabile per lo sviluppo. L’adattamento è definito dai modi in cui la gente si somiglia,l’individualità è definita dalle differenze.Se prestiamo attenzione alla nostra vita a livello fantastico, possiamo scoprire l’immagine di ciò chestiamo cercando. Le immagini sono dentro di noi. Mentre vaghiamo nel deserto, è essenziale che citeniamo stretti alla nostra fede nel viaggio e in uno scopo superiore, per sapere che la manna cadedal cielo. Le aspirazioni del nostro cuore, comunque, sono collegate all’ansia interiore di sapere chisiamo realmente e di partecipare alla grandezza dell’universo. Non è mai troppo tardi perrispondere all’invito all’avventura da parte dello spirito. Spesso tentiamo molte strade senzasuccesso, e magari qualcuna anche patologica, prima di trovare quella che cerchiamo. Spessointerrompiamo a metà il nostro impegno nel viaggio, a quel punto ci accontentiamo di essereviandanti anziché cercatori, isolati dagli altri, terrorizzati da un vero rapporto. Dobbiamo essereautonomi e diversi a camminare. Non riusciamo a impegnarci o a legarci realmente. Anche se cisposiamo, dentro di noi continuiamo ad aspettare il principe azzurro. Possiamo tenerci il lavoro,ma sappiamo che non è il nostro vero lavoro. In realtà, la vita stessa ci sembra vuota perchéaneliamo al paradiso o almeno a qualcosa di meglio.Molti di noi non si impegnano mai veramente rispetto a se stessi o al proprio viaggio. Ma soltantoquando riusciamo a farlo cessiamo di essere viandanti senza meta e diventiamo autenticamentecercatori. A quel punto, il nostro cercare assume una qualità diversa e più profonda. Ad un tratto ci troviamoa cercare la profondità e l’autenticità spirituale, e sappiamo che non è solo un cambiamentod’ambiente, di compagni o altro, ma un cambiamento in noi stessi. A volte, questa nuova ricercacomincia ad avere in sé una qualità spirituale, anche se possiamo preferire non definirla in terminireligiosi, perché cerchiamo qualcosa che ha un significato profondo ed eterno. Al livello più alto, ilC. trova la verità che cercava. Nel mondo reale, ognuno di noi ha trovato una qualche verità, e inquesto modo possiamo essere tutti insieme cercatori e vaticinatori, che ci scambiamo domande eintuizioni l’uno con l’altro. Se non rispondiamo all’invito del nostro C., possiamo farne esperienza nelle sue forme ombra. Il C.ombra si manifesta in un’esigenza ossessiva di essere indipendenti, che ci separa e isola dagli altri.Se l’esigenza è totalmente negata, tende a manifestarsi in sintomi di ordine fisico e mentale. Moltimiti ci avvertono che l’ambizione spirituale è dannosa, e non soltanto nelle sue forme ombra. Il C.è l’archetipo del passaggio dall’io allo spirito, e spesso sono solo le ambizioni del nostro io checondannato ad avere il fegato perpetuamente roso da un avvoltoio. Dedalo avverte suo figlioIcaro di non volare troppo in alto, ma Icaro, per superbia vola troppo vicino al sole che scioglie lesue ali di cera e precipita nel mare. Non è il tentativo di salire che viene punito quanto lapresunzione e il non rispetto dei limiti appropriati.Il desiderio di trascendenza che motiva tutta l’aspirazione sembra essere un bisogno umano eternodi quello dell’aria, dell’acqua, del cibo e del calore. In effetti, in molti casi, è così forte chel’individuo è pronto a rinunciare a questi bisogni umani fondamentali pur di ottenere latrascendenza. I grandi artisti mettono in gioco la salute fisica per perseguire il sublime nella loroarte; i grandi mistici hanno digiunato, indossato il saio, e offeso o deprivato il loro corpo al serviziodello spirito; gli scalatori rischiano la vita per raggiungere la cima; gli atleti ignorano gli eventuali

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incidenti e continuano la gara pur di ottenere la vittoria; gli studiosi consumano la loro vita sui libripur di poter attingere il sapere.La trasformazione del bruco in farfalla esige più che una ricerca attiva. Perché abbia luogo una veratrasformazione, dobbiamo morire alla nostra precedente identità.

DISTRUTTORE

Traguardo: crescita, metamorfosiPaura:l’annullamento, la morte senza rinascitaRisposta al drago-problema:farsene distruggere, o distruggerloDono: l’umiltà, l’accettazione

L’esperienza dell’iniziazione può essere precipitata dalla morte di un figlio, della persona che si amao di un genitore, con l’improvvisa coscienza della mortalità. La causa scatenante è il senso dellapropria impotenza, la scoperta che tutto ciò su cui contavamo e per cui lavoravamo è finito nelnulla. Tutti moriamo. Possiamo credere o non credere in un Aldilà ma dobbiamo confrontarci tutticon la realtà di questa mortale vita terrena, con la sua bellezza e gli attaccamenti che crea in noi. Laprecarietà della vita ci fa riconoscere quanto questa sia preziosa. La consapevolezza della mortepuò liberarci dall’interesse ossessivo al potere, alla fama e al successo, col suo richiamo a ciò checonta realmente. Freud ha compreso che nella vita umana thanathos è una forza potente quantoeros, e che non può essere negata. Tanti di noi inconsciamente scelgono concretamente la propriamorte nel momento in cui vivono. Gli esseri umani sembrano incapaci di dissociarsi totalmente daldistruttore. Ciascuno di noi ha al suo interno un distruttore che è alleato della morte, che ama lamorte. È questo D. ombra che nel mondo di oggi cerca di distruggere lo spirito ai fini dell’io. Il D.cerca di salvare il nostro io aggredendo lo spirito per tutelare la nostra identità. Alla fine,attaccherà anche le nostre difese, aprendoci la porta all’incontro col nostro sé più profondo. L’eroe mira ad armonizzare l’io, il sé e lo spirito, ma sono stati tanti quelli che hanno deciso disviluppare lo spirito a spese dell’io e del sé. Ciò ha generalmente significato la rinuncia ai beni e ailegami affettivi del mondo in favore di una vita spirituale di tipo monastico. Per la maggior parte dinoi, la rinuncia non è così completa. Vogliamo una vita armonica che comprenda insieme alsuccesso terreno l’evoluzione spirituale. Anche in questo caso possiamo beneficare delle tecnichemeditative che ci aiutano a svuotarci ed aprirci senza dover sperimentare la perdita. Il vuotointeriore ci libera dai rimpianti rispetto al passato, dalle ambizioni o dalle paure per quel cheriguarda il futuro. Qui il D. diventa il nostro alleato. Impariamo a rinunciare e a lasciar andare ogni cosa che non servapiù al nostro viaggio. La meditazione e le altre pratiche spirituali, nel momento in quanto tale, cipreparano per la morte. Il D. comincia a diventare nostro alleato nel momento in cui riconosciamola necessità di rinunciare alle cose senza rifiutare il dolore o l’angoscia che ciò implica. Può anchediventare il nostro consigliere, se impariamo a consultare la nostra morte ogni volta che prendiamouna grave decisione. Permettendo che a guidarci sia la morte, anziché le nostre paure o ambizioni,prenderemo meno decisioni insensate. Se dovessi morire domani, che cosa sceglieresti di fareoggi?Il D. è anche il trasformatore. I sacri misteri delle religioni della natura ci ricordano che la morte èsempre seguita dalla rinascita. Vedi le stagioni. Per quanto buio e freddo possa essere l’inverno,viene la primavera.Come tutti gli archetipo, il D. ha tanto aspetti negativi che positivi. Gli atti distruttivi quali la rapina,lo stupro, l’omicidio sono opera del D. nella sua forma patologica.Il D. ci trasforma in perversi quando ci rifiutiamo di ammettere e di assumerci la responsabilità del

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male che facciamo. Nei casi peggiori, individui che hanno mancato di sviluppare la capacità dell’iodi controllare i propri impulsi o un sufficiente senso morale finiscono totalmente in potere del D. enon riescono né vogliono fermare il comportamento distruttivo.In forma più positiva il D. ci aiuta a far pulizia dentro di noi. Nell’ ambito affettivo ci aiuta arompere i rapporti che non funzionano più, in quello psicologico, a sbarazzarci di modi di pensare edi agire che non ci si confanno più. Intraprendere il viaggio ci apre a far esperienza del nostropotere tanto creativo che distruttivo.

L’AMANTE

Traguardo: la felicità, il sentirsi uno in sé e con gli altriPaura: la perdita dell’amore, il senso di essere diviso da sé e dagli altriRisposta al drago: amarloCompito: perseguire la felicità, impegnarsi nei confronti di ciò che si ama.Dono:l’impegno, la passione, l’estasi.

Conosciamo l’eros quando viviamo un legame appassionato, con una causa, una religione, unmodo di vivere, un legame così forte che il pensiero di perdere l’oggetto del nostro amore ciprovoca intollerabile pena. Senza l’eros possiamo essere nati ma non essere mai realmente vivi: ècome se il nostro spirito non toccasse mai veramente la terra. È l’eros, la passione, l’attaccamento,il desiderio, la stessa lussuria che ci rende vivi. L’eros appartiene allo spirito e non all’io. La lussuriaè una pure questione fisica, l’eros è la passione che si ha quando corpo e spirito sono in armonia.Scrive Campbell che ci sono due strade nella vita. La strada della mano destra che è quella che inquesto libro descriviamo come la via dell’io è prudente e pratica. La strada della mano sinistra cheè quella che si chiama la via dello spirito. È più rischiosa. È la strada di chi segue la propria stella, ilrapimento, l’estasi. L’eros è famoso per la mancanza di prudenza. Per gli antichi era unamaledizione cosmica essere colpiti dalle frecce di Cupido mentre si osservava qualcosa diinappropriato. Spesso ci rendiamo conto dell’eros quando ci innamoriamo di qualcuno che il nostroio non sceglierebbe, qualcuno che magari non è bello, colto o benestante. Quando continuiamo aessere tormentati contro il nostro miglior giudizio, scopriamo che in realtà non siamo così padronidi noi stessi come pensavamo. L’amore è il cibo spirituale dello spirito ed è lo spirito che dà la vitaall’io. Senza amore il recipiente io a un certo punto comincia a inaridire e a frantumarsi. Maquando siamo in contatto con la nostra sensibilità più profonda noi non possiamo passare accantoa un barbone per la strada senza soffrire, non possiamo vedere le foto di bambini affamati al tgsenza star male, non possiamo vedere maltrattare un compagno di lavoro senza prenderci a cuorela sua situazione. Se non c’è nulla che possiamo fare in queste situazioni, l’eros ci procura un fortesenso di impotenza che si associa all’esperienza della morte. Se c’è qualcosa che possiamo o siamodisposti a fare, l’eros può essere sostenuto dal nostro guerriero o dal nostro angelo custode epossiamo farci avanti e aiutare. In questo caso l’eros non porta la morte ma maggiore vita. L’amore arriva anche compassione, perdono e grazia. Nella maggior parte delle religioni questoperdono viene da Dio. Visto in chiave psicologica, il perdono deve venire da noi stessi.Paradossalmente, è l’amore che ci chiama a vivere e a sentire in profondità, è l’amore che cichiama a vivere e a sentire in profondità, è l’amore che permette di perdonarci in modo da potertornare ad essere vivi. Ed è l’amore della compassione che ci permette di perdonare alle personeche amiamo il fatto di non vivere all’altezza della nostra idea di loro e la loro incapacità disoddisfare tutti i nostri bisogni. Vivere secondo l’amore vuol dire accettare che tutto l’amore,profano o spirituale che sia è un dono. Onorando l’eros, noi situiamo il centro della coscienza nellospirito, amiamo e onoriamo noi stessi, il nostro prossimo e la terra. Lo facciamo coltivando un

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atteggiamento di rispetto nei confronti del nostro corpo, della nostra sessualità e dello spiritoimmane nella natura. Quando riconosciamo che tutto ciò che nell’universo è sacro non è separatoe sopra di noi, ma è anche sotto do noi, nella terra e in noi stessi, possiamo impegnarci nel nostroviaggio in maniera consapevole.Nella misura in cui coltiviamo un’affettuosa accettazione nei nostri riguardi, noi possiamo anchetrasformare noi stessi. Accettarsi significa abituarsi a perdonarsi. Significa anche perdonare gli altri,dal momento che spesso ciò che più in essi critichiamo è la proiezione dell’ombra che ci portiamodentro. Possiamo avere sufficiente carattere per tenere sotto controllo i nostri comportamentimeno desiderabili, ma gli impulsi sono pur sempre presenti. Riuscire a comprendere e perdonarechiunque abbia fatto del male a noi o ad altri è un modo di affermare la parte ombra della nostrapsiche e insieme l’ombra universale della specie umana. Come nella fiaba della bella e la bestia, lacapacità di amare la bestia o l’ombra in noi stessi e negli altri spesso trasforma la stessa bestia inun principe o una principessa. A livello spirituale, nostro compito è quello di imparare a rispondereal tutto, non soltanto alle parti che sembrano buone e pure o attraenti e divertenti ma disperimentare con piena partecipazione la totalità della realtà in tutte le sue connessioni.

CREATORE

Traguardo:creazione di una vita, di un lavoro o di una nuova realtà quale che siaPaura: mancanza di autenticità, creazione abortita, incapacità a livello d’immaginazioneRisposta a drago-problema: accettare che fa parte del sé, parte di ciò che si è creato, esseredesiderosi di creare un’altra realtàDono: creatività, identità, vocazione

Quando scopriamo o mettiamo al mondo il nostro vero sé, nella nostra vita entracontemporaneamente il creatore. Non appena prendiamo coscienza del nostro collegamento conla fonte creativa dell’universo, iniziamo a prendere coscienza della nostra parte nella creazione.Quanto più riusciamo a stare a contatto col nostro spirito e quindi col naturale ordine del cosmo,tanto più siamo in contatto con la parte trasformativi e creativa di noi stessi.Il segreto è di non creare una divisione fra se stessi e la grande fonte spirituale creativadell’universo. La sostanza del rivendicare il C. al proprio interno è nel riconoscere che la grandefonte spirituale dell’universo non è separata da noi. Noi siamo parte di quella fonte e quindi co-creatori della nostra vita- con Dio e con ciascun altro. Infatti una proiezione positiva e insiemerealistica del nostro futuro ci rende liberi di godere la vita presente e di far avverare i nostri sogni.Le visioni sono più potenti quando sono volontariamente condivise. Se a sostenere i nostri desideriper noi stessi e a coltivare coscientemente la visione c’è un intero gruppo, i risultati sonogeneralmente molto più potenti. È però fondamentale che la nostra visione sia in armonia con lanostra identità profonda e con quello che dovrebbe essere il senso più positivo della nostra vita.Per quanto la nostra coscienza possa diventare una e noi possiamo essere fedeli a noi stessi, lamaggior parte di noi rimane limitata dai propri condizionamenti, dai vincoli sociali e dalle legginaturali. Se non abbiamo intrapreso il nostro viaggio e non abbiamo sviluppato e collegato con lospirito un forte io, non stiamo ancora creando coscientemente. Creatore assoluti o no della nostravita, noi siamo responsabili della misura in cui facciamo fruttare il potere che abbiamo. Quelpotere è diverso a seconda delle circostanze sociali ed economiche e del livello del nostro sviluppopsicologico e spirituale. La creatività è la base di ogni vita ben vissuta. Tutti creiamo la nostra vita inbase alle scelte di cui disponiamo rispetto a come viverla, non importa quanto queste scelte cisembra che dipendano da noi e siano in nostro potere, altre è come se si fossero impadronite innoi e si vivessero sulla nostra pelle. È l’immaginazione che ci aiuta a trovare significato e bellezza

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nella nostra vita. È questo che intende Hillman quando dice: noi siamo vivi o morti a seconda dellecondizioni del nostro spirito. L’alienazione e la noia oggi imperanti non sono il risultato inevitabiledi una qualche realtà esterna, ma il riflesso del sottosviluppo della nostra capacità immaginativa.Spetta all’immaginazione interpretare il mondo che ci circonda in maniera poetica. Renderciricettivi in modo da ascoltare ciò che l’immaginazione ci dice, per scoprire qual è il prossimo passoda fare è una delle tecniche di sopravvivenza più importanti che possediamo. C’è chi lo fa con lapreghiera e la meditazione, chi facendo una passeggiata o lavorando in giardino o in altri hobbys. Quando nella nostra vita è in funzione il creatore, noi siamo consapevoli dell’esistenza di undestino e della responsabilità che abbiamo di possedere una visione della nostra vita e procederein base a essa. Possiamo avere l’impressione di perdere la nostra anima. Il C. ci sospinge fuori dairuoli falsi e che non ci rispondono, per affermare la nostra identità. Quando l’archetipo è attivo si ècome consumati dall’esigenza di creare la propria vita, come accade all’artista che ha bisogno didipingere. Il lato ombra di questo archetipo è la creazione di circostanze negative e di opportunitàlimitate, creazione ossessiva e mania del lavoro.L’arte ai suoi massimi livelli ci dà un’idea della sensazione che si prova quando si crea la propria vitaseguendo la verità dello spirito, attraverso un processo in cui spirito e io sono così totale armoniache è come se noi fossimo due persone che danzano in perfetta sintonia, o diverse energie nelcorpo di un unico ballerino integrante in una splendida danza. Lo sforzo della creazione nondev’essere per forza sentito come fatica o lotta, può essere sentito come una danza. È pericolosocreare soltanto sulla base dello spirito poiché esso è insensibile ai bisogni del corpo e ci farà andareavanti a creare, lavorare o danzare fino a quando il corpo crollerà. Se pensiamo all’azione creativacome una danza, è più facile vedere che la creazione della vita come arte dipende dalla nostracapacità di prenderci cura del nostro corpo sano e resistente, un ballerino non può ballare bene. Ladanza è perfetta quando chi danza sente non di stare danzando ma di essere danzato. Con io e unospirito ben integrati, la creatività viene sentita non come la sofferenza conseguente all’ignorare ibisogni del corpo in favore del richiamo dello spirito ma come un fiorire dell’essere.

IL RITORNO DIVENIRE LIBERI

IL SOVRANO

Traguardo: un regno(vita) armonioso e felicePaura: il caos, la perdita di controlloRisposta al drago/problema: trovarne l’uso costruttivoCompito: assumersi la responsabilità della propria vita, trovare modi per esprimere il proprio sé piùprofondo nel mondoDono: il potere supremo, la responsabilità, la competenza.

Quando dentro di noi è in funzione il sovrano, siamo integrati, completi e pronti ad assumerci laresponsabilità della nostra vita. Non abbiamo paura di riconoscere che il nostro regno ci riflette eche guardandoci intorno possiamo vedere noi stessi. Ad esempio, se il nostro regno è sterile, èperché riflette la sterilità che è dentro di noi. Se viene continuamente attaccato e invaso, significache il guerriero non ne protegge i confini e occorre che il sovrano chiami a raccolta le truppe. Se ilnostro regno è respingente e ostile è perché il nostro angelo custode non è abbastanza all’opera eil sovrano deve occuparsi di questo problema. E così via. Viceversa, quando il regno fiorisce, èsegno di un tempo di relativa integrità interiore. Quando nella nostra vita è all’opera l’archetipo delsovrano, noi ci sentiamo a nostro perfetto agio nel mondo fisico e dentro la nostra pelle.

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Apprezziamo il processo dell’esprimere la nostra identità nell’ambito terreno del lavoro, deldenaro, e dei beni materiali. I sovrani sono dei realisti che non possono permettersi di avereillusioni. In effetti devono comprendere la politica del potere e interpretarla. Ciascuno di noi ha lacompleta responsabilità della propria vita. Ciò non significa che dobbiamo considerarci colpevoli diciò che ci succede. Significa soltanto che abbiamo il potere e la responsabilità di prendere leiniziative appropriate in ogni situazione che ci si presenta. I buoni sovrani fanno scelte checombinano le loro personali predilezioni, i loro sogni e le loro speranze col contesto in cui vivono,per cui sono realisti. Ma oltre a questo, sono benevoli. Non solo considerano l’impatto delleproprie azioni sugli altri perché vogliono proteggersi da conseguenze impreviste o spiacevoli, ma siadoperano anche ad armonizzare il proprio bene con quello degli altri. Ma ogni volta che proviamo un bisogno incoercibile di controllare noi stessi o gli altri e l’incapacitàdi affidarci al processo, vuol dire che si è in possesso del sovrano ombra. Per cui bisogna ravvedersiinvocando il distruttore per eliminare questo pernicioso nuovo approccio e invocare l’amante pertrarre da quest’esperienza inizialmente dannosa una lezione trasformatrice che possa guidarel’azione futura e aiutarci a mantenerci sulla direzione giusta per noi. È anche importante ricordareche il S. ombra emerge nella nostra vita non perché stiamo manifestando troppo potere ma perchéne manifestiamo troppo poco. Spesso sostituiamo il potere esteriore al potere interiore. Il S. deveimparare a usare il potere non solo per ottenere la fama o la fortuna, ma per creare un regno riccodi bene per tutti noi.Il S. che è dentro di noi è sempre alla ricerca del potenziale segreto delle persone su cui abbiamoinfluenza, per fa sì che esse possano usare le loro doti in modo produttivo. Alla stessa maniera sipreoccupa dell’ordine. Il regno non può essere pienamente produttivo se non regna l’armonia e iconflitti non vengono gestiti in maniera efficace.

IL MAGO

Traguardo: la trasformazione in senso positivo della realtàPaura: magia neraRisposta al drago/problema: trasformarlo o guarirloCompito: sintonizzare il sé col cosmoDono:il potere personale

Il mago in ciascuno di noi ci fornisce un senso di relazione col tutto e la comprensione che ciò che èdentro di noi contiene tutto ciò che è al nostro esterno. Il microcosmo e il macrocosmo si riflettanoa vicenda. Rileva Serge King che nella tradizione hawaiana gli sciamani si vedono come ragni in unavasta tela che si estende in tutte le direzioni, verso ogni parte dell’universo. Come un ragno, losciamano può muoversi attraverso la tela senza restarne prigioniero ed inviare vibrazioni lungo latela influenzando coscientemente qualsiasi cosa nell’universo. Sono queste vibrazioni che hanno ilpotere di provocare la guarigione. Quando diventiamo più sani e vivi, mettiamo in moto ciascunoun’onda che si ripercuote sugli altri. Se viceversa ci chiudiamo e diventiamo meno vivi, anchequesto si ripercuote sugli altri. La fede in questa relazione reciproca può anche avere un potenteeffetto sul nostro viaggio. Ad esempio, quando ci sembra di andare con la corrente e quello chevogliamo ci viene spontaneamente incontro è segno che siamo integrati col fine del nostro spirito.Viceversa, quando stiamo andando nella direzione sbagliata, spesso sulla nostra strada compaianodegli ostacoli. Quando il mago opera nella nostra vita cominciamo a notare eventi sincronistici ,vale a dire coincidenze significative. Ogni tipo di sciamanismo implica il viaggiare in un altro mondo, il che significa che uno esce dalla

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comune coscienza quotidiana delle onde beta del cervello per entrare in altre modalitàcerebrali(onde alfa, theta) o semplicemente nella fantasia o nel sonno. Le tecniche per accedere inparticolari stati alterati comprendono l’uso delle percussioni, la meditazione, l’ipnosi, la danza instato di trance e la respirazione profonda. Un modo di risvegliare il M. interiore è semplicementediventare consapevoli al momento di entrare in questi piani di realtà.Un mezzo potente per trasformare la nostra vita consiste nel cambiare il modo di definire la nostraesperienza. L’impulso a prendercela con noi stessi è profondamente radicato nella nostra cultura.Invece di vederci come malati,inetti, o di soffermarci sugli errori passati o futuri, è possibile fidarciin assoluto di noi stessi e sapere che scegliamo ogni evento della nostra vita per la nostra stessacrescita ed evoluzione. Un atteggiamento del genere restituisce dignità e senso dell’avventura allavita e trasforma le circostanze più negative in opportunità di crescita. Il mago nella forma negativa è lo stregone nero, che usa il proprio potere per far del male anzichéper sanare. Il mago ombra tende a possederci tutti: nonostante le migliori intenzioni dicomportarci bene, possiamo trovarci ad agire in termini ostili e perniciosi. A livello diimmaginazione ci facciamo venire in mente che a noi e agli altri accadano cose spiacevoli. Siamosegretamente contenti quando ad altri succede qualcosa di male, e tendiamo a comportamentiautodistruttivi, trasformando quella che potrebbe essere un’occasione positiva in un eventonegativo. I maghi sani sanno come usare il carisma per aiutare i propri figli, allievi e clienti. Lostregone nero e la strega vogliono soltanto avere gli altri in proprio potere.

SAGGIO

Traguardo: verità, comprensionePaura:inganno, illusioneRisposta al drago/problema: conoscerlo, comprenderlo o trascenderloCompito: conquista della conoscenza, della saggezza, dell’illuminazioneDono: scetticismo, saggezza, distacco.

Il saggio non ha bisogno di dominare il mondo ma solo di comprenderlo. La strada del saggio è ilviaggio alla scoperta della verità, su se stessi, sul mondo e sull’universo. La sfida del saggio è quelladi decifrare gli indizi e risolvere l’enigma di fondo dell’esistenza. Nella meditazione, il saggio è quella parte di noi che sta dietro i pensieri, le emozioni e i desideri eosserva semplicemente l’azione. Le pratiche meditative rafforzano la parte di noi stessi piùautenticamente spassionata, oggettiva, capace di contemplare senza farsi coinvolgere anchequando i problemi e i bisogni della vita sono più pressanti, ci permette inoltre di renderci conto chenoi non siamo i nostri pensieri né le nostre emozioni, così che non siamo più prigionieri e agliordini di qualsiasi paura o desiderio. Talvolta, per lo spazio di secondi, questo osservatore interioreci può liberare del tutto dai moti della mente e del cuore, facendoci sprofondare in una realtàoriginaria che supera quella dei nostri sensi. Tali pratiche aiutano gli individui a collegarsi con unarealtà più vasta- esterna, interna, o cosmica- attraverso un primo riconoscimento, e l’accettazione,della totale soggettività della vita umana. Non potremo vedere la verità oltre noi stessi fintanto chenon prenderemo coscienza delle nostre inclinazioni. È per questo che è difficile, se non impossibile,essere autenticamente saggi senza essere messi in viaggio. Poiché è attraverso il viaggio che noiscopriamo la nostra identità e diventiamo consapevoli di noi stessi. Dobbiamo prima sviluppare lamente e il cuore fino a livelli più alti possibili e imparare a comprendere la relatività della verità siarazionalmente sia con il cuore, per poterci distaccare e restare quieti in noi stessi, aprendoci

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all’esperienza di una nuova realtà. Paradossalmente, è solo quando siamo giunti a comprenderel’impossibilità di sapere una cosa qualsiasi per certa, dato che siamo tutti assolutamente prigionieridella nostra soggettività in un universo dove tutto è relativo al contesto, è solamente allora chepossiamo abbandonare la presa, smettere di affannarci per conoscere e lasciare che la verità entrinella nostra vita come un DONO. A un certo punto il Saggio smette di cercare la conoscenza eottiene la saggezza che naturalmente è lo scopo ultimo del suo cammino. Il S. ci dice che nonpotremo essere liberi finché non saremo disposti ad abbandonare illusioni e attaccamenti e noncercheremo di armonizzare la nostra volontà con la stessa verità. Il S. non lotta mai contro ciò cheè, ma cerca di approfondire la sua comprensione di quale potrebbe essere la verità. Quando ci lasciamo catturare dall’aspetto ombra del saggio, siamo non tanto distaccati quantotagliati fuori dalla realtà. Le cose che succedono intorno e dentro di noi ci sembrano appartenere aun altro mondo. Possiamo registrare ciò che succede ma non sentiamo nulla a riguardo. Cisentiamo del tutto insensibili. Siamo ossessionati dal timore dell’attaccamento, per cui nonriusciamo a impegnarci nei confronti di altre persone, di progetti e di idee. A volte ci illudiamo chequesto ci renda liberi, ma non lo siamo affatto. Siamo semplicemente troppo terrorizzatidall’impegno per legarci realmente a qualcuno o a qualcosa, quale che sia. Il S. negativo è spessoossessionato dalla perfezione, dalla verità, dalla giustizia del proprio comportamento, e nonconosce la tolleranza per le normali emozioni e debolezze umane. Un tale saggio è di regola inclinealle pratiche ascetiche e disprezza costantemente se stesso o gli altri per ogni segno che denoti unamancanza di perfezione. Niente è mai veramente abbastanza perfetto per lui. È tipico del S. ombravoler controllare la conoscenza rendendola inoffensiva. Di regola, riconoscerà soltanto il modo checorrisponde al suo stile d’apprendimento, di conseguenza l’unico in cui lui eccelle. A questo puntola conoscenza diventa per lui un modo di ostentare superiorità sugli altri. Quando l’ombra ci haafferrati, ci sentiamo freddi, vuoti, sulla difensiva e minacciati dagli altri. Spesso ci sentiamo ancheaggrediti e fraintesi dagli altri, che per una qualche sconosciuta ragione ci vedono come dogmaticie tradizionali. Molte volte ci sentiamo superiori rispetto a questi altri e non capiamo perché gli altrinon ci vedono alla stessa maniera. Possiamo perfino rammaricarci per noi che siamo tantoaffaticati tenere alto l’ideale. La sensazione è quella di chi protegge la sacra fiamma della veritàcontro quanti vorrebbero spegnerla per sempre.La più alta conquista del S. è la libertà dall’attaccamento e dall’illusione. Nella misura in cui siamoattaccati, quando non patologicamente dipendenti nei confronti di certe cose, il nostro giudizioviene distorto, in quanto non siamo liberi di vedere con chiarezza. Se io sento di aver bisogno diuna certa persona per essere felice, vedrò quella persona solo attraverso la lente del mio bisogno.Per di più, se siamo così legati e questa persona a un certo punto se ne va, io provo una sofferenzaprofonda. Lo stesso vale per un lavoro, evento, idea, abitudine o immagine di noi stessi a cui siamoattaccati. Se accade una cosa qualsiasi che ce ne priva, piombiamo nella più nera disperazione. Lavia buddista del S. ci mostra chiaramente che l’attaccamento e il desiderio sono la causa prima ditutto l’affanno e la sofferenza. Soffriamo perché siamo convinti di aver bisogno di certe cose o dicerte verità. Se queste cose o verità ci vengono a mancare cadiamo in pezzi. L’unica strada sicuraalla vera libertà e alla vera gioia è di delegare il controllo della propria vita a un potere più alto epiù saggio di noi stessi. Per i fedeli di tante tradizioni religiose ciò significa affidare la propria vita aDio. In un contesto psicologico, più laico, può essere l’affidarsi alla propria saggezza interiore. Dopoche si è imparato ad attaccarsi, l’imparare ad amare e a impegnarsi senza attaccamento portalibertà. Questa significa che uno può amare le persone senza dipendere da loro o dalla loroapprovazione, per cui non ha bisogno di tenersele strette se per quelle va bene stare altrove. Perfinire, impariamo a lasciar cadere lo stesso nostro attaccamento alla sofferenza. La sofferenza ciinsegna ad aprirci, ad avere fiducia e a lasciar andare. Quando abbiamo imparato a cessare dicombattere la vita e ad avere fede nei suoi processi, non abbiamo più bisogno di soffrire.

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IL FOLLE

Traguardo: il divertimentoPaura: mancanza di vitalità, squalloreRisposta al drago/problema: giocarci insieme o prenderlo in giroCompito: avere fiducia nel processo, il piacere del viaggio in quanto taleDono: la gioia, la libertà, la liberazione.

Il folle interiore non è mai separato da noi. In realtà è l’archetipo che viene persino primadell’innocente. È l’aspetto del bambino interiore che conosce il gioco, la sensualità, la fisicità. Èall’origine del nostro fondamentale senso della vita e della vitalità, che si esprime in una creativitàprimitiva, infantile, spontanea e giocosa. Quando nella nostra vita domina il folle, noi esploriamo ilmondo dietro la spenta della curiosità, creando per la pura gioia del creare e vivendo la vita perquello che è, senza darci pena del domani e incuranti delle convenzioni, della morale tradizionale,di quello che diranno i vicini. Quando nella nostra vita è attivo il folle non ci curiamo di essereresponsabili, quanto meno non per gli altri: ciò che ci interessa è essere liberi. Il che significa liberidai doveri, dalle responsabilità, dagli impegni, dagli stessi rapporti che comportano obblighisgradevoli, dal possesso. È un tempo in cui si è assolutamente felici di apparire ridicoli, di provareuna pettinatura o un tipo di abbigliamento del tutto anticonvenzionale, di stringere una relazioneche gli altri troverebbero scandalosa, di comportarci in maniera oltraggiosa. Ci sentiamo più vivi evitali. Quando nella nostra vita il folle scarseggia, possiamo diventare saccenti, repressi, nervosi,anoressici, stanchi, depressi, indifferenti. Spesso il folle emerge nella nostra vita nei momenti piùdolorosi, muore qualcuno che amiamo, perdiamo un lavoro a cui tenevamo molto ci viene meno lafede in noi stessi e tutt’a un tratto ci troviamo a ridere: è il folle che ci ricorda che la vita è dolceanche nei suoi momento peggiori. I folli, nel momento in cui prendono una decisione si basanoquasi sul principio del piacere. Se una cosa piace, è bene. Se non piace, è male. Il folle va matto perla vita, per i piaceri dei sensi, per le idee, per le esperienze, spesso è la sete di esperienza e diavventura del folle che è all’origine del viaggio dell’eroe. Il contributo del folle alla nostra vita èl’elasticità, la capacità di rialzarsi e riprovare. Senza il folle che abbiamo dentro, non c’è modo digodere la vita per se stessa. Il folle sa come vivere il momento in tutta la sua pienezza di gioia e diesperienza e sa gustare i momenti più neri della vita sia pure solo per la loro qualità tragica. È laparte di noi che fa posto alla speranza quando non c’è un solo segno positivo all’orizzonte.Il folle negativo può manifestarsi in una sensualità senza freni né regole, in accidia, irresponsabilità,ghiottoneria, alcolismo. Ci troviamo di fronte al briccone ombra quando i presunti pilastri dellasocietà vengono tutt’a un tratto colti con le mani nel sacco, afflitti dall’alcool o dalla droga ocoinvolti in una relazione clandestina. Il folle ombra si esprime anche nella pazzia, quando l’io cedee l’inconscio invade disordinatamente la coscienza. Il folle ci fa credere di poter uscire da unospazio psicologico delimitato ma a quel punto siamo sommersi dal troppo materiale psichico nonsmistato. La sfida è se ristrutturare l’io o andare a fondo. Laddove il briccone che si è sviluppatoarmonicamente ci aiuta a sapere come realizzare ciò che vogliamo, il briccone ombra ci mentiscecirca quello serve per la sopravvivenza. Ci dice che la nostra psiche soffrirà troppo se non cistordiamo con l’alcool e la droga. Ci dice che il rapporto profondo con un’altra persona è unaminaccia alla nostra identità e ci persuade a rompere la relazione. Ci dice che per riusciredobbiamo lavorare tutto il tempo e non prenderci mai un minuto per noi stessi. Questo folle ombrasi diverte a nostre spese. Il miglior modo per liberarsi di un briccone ombra è di andargli incontro edi prendere in considerazione non soltanto lo sviluppo spirituale ma anche la vita istintiva, terrena.

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Quando affamiamo il nostro folle ombra ignorandolo, questo si incattivisce e ci rivolta contro. Èmeglio ammansire e rendersi amica la belva con buon cibo, allegra compagnia ed esperienzepiacevoli. Il passaggio da briccone a folle saggio avviene quando il folle sperimenta l’iniziazione attraversol’amore. Il folle non teme la morte o la perdita ma tende a temere l’impegno. Quando incontral’eros e impara a stringere legami con gli altri a impegnarci nelle relazioni, nel lavoro, nelle idee, neivalori e in Dio, può esprimere il suo sé trascendente nel mondo. Il folle ci permette di goderci la vita, il momento, lo scambio umano, senza giudizi ma anche senzaillusioni. Avendo imparato a godere la vita per quello che è, non abbiamo bisogno di proteggere lanostra innocenza col diniego o di attaccarci alle convenzioni per proteggere il nostro posto al sole.Sappiamo che è bene fidarsi, non tanto perché nella vita il male non esiste quanto perché abbiamoimparato come sappiamo essere duttili. Non siamo semplicemente il nostro corpo. Il nostro spiritonon soltanto sopravvivrà a qualsiasi tempesta ma troverà il modo di gustare il dramma della vita.Come scrive Annie Dillard “il morente all’ultimo momento non mormora “per favore” “ma grazie”,come un ospite che ringrazi il padrone di casa sulla porta”.

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