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SAN GIUSEPPE CAFASSO 23 GIUGNO MESSA E UFFICIO PROPRIO

Rito della Messa di san Giuseppe Cafasso

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memoria liturgica 23 Giugno

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Page 1: Rito della Messa di san Giuseppe Cafasso

SAN GIUSEPPE CAFASSO

23 GIUGNO

MESSA E UFFICIO

PROPRIO

Page 2: Rito della Messa di san Giuseppe Cafasso

Edizioni LACONSOLATA, Via Maria Adelaide 2, 10122 TORINO Tel. +39 011 483.6100 mail : [email protected]

www.laconsolata.org www.laconsolata.tv (funzioni in diretta internet) http://www.facebook.com/Santuario.Consolata.TO

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23 GIUGNO – SAN GIUSEPPE CAFASSO

Sacerdote – Memoria

Nacque a Castelnuovo d’Asti il 15 gennaio 1811. Rettore del Convitto Ecclesiastico di Torino, si dedicò alla formazione del giovane clero e all’insegnamento della teologia morale, ispirandosi alle dottrine di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Esercitò un eroico ministero tra i carcerati e i condannati a morte, ai quali fece sperimentare la forza della speranza cristiana. Sostenne, anche materialmente, gli inizi dell’opera di san Giovanni Bosco e molte altre iniziative caritative a Torino e in tutto il Piemonte. Morì nel 1860. Fu chiamato da papa Pio XI «gemma del clero italiano». I suoi resti mortali sono deposti in un altare laterale del Santuario della Consolata di Torino.

ANTIFONA D’INGRESSO – Dn 12,3

I saggi splenderanno come il firmamento, i maestri di sapienza saranno come stelle in cielo.

COLLETTA

Tu hai dato, Signore, doni straordinari di carità e di sapienza a san Giuseppe Cafasso, tuo sacerdote, per formare alla scuola del Vangelo i ministri della parola e del perdono: concedi anche a noi di diventare strumenti della tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

SULLE OFFERTE

Accogli, o Padre, i doni e le preghiere del tuo popolo: e, pienamente riconciliati nel sacrificio del tuo Figlio, fa che diventiamo testimoni del tuo amore per noi. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE - Gv 12,26

Chi mi vuol servire, mi segua: dove sono io, vi sarà anche il mio servo.

DOPO LA COMUNIONE

O Padre, che ci hai fatti tuoi commensali, donaci di imitare l’esempio di san Giuseppe Cafasso, che si consacrò a te con tutto il cuore e si prodigò instancabilmente per il bene del tuo popolo. Per Cristo nostro Signore.

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1. PRIMA LETTURA Dio ci ha affidato il ministero della riconciliazione Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5,14-21) Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede, e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; anche se abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo, però, viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio, infatti, che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo nel nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio. Parola di Dio. SALMO RESPONSORIALE - dal salmo 102 R. Per il tuo amore, o Dio, ti ringraziamo. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie. R. Salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. R. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. R. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. R. oppure:

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2. PRIMA LETTURA Temi il Signore … ricordati della tua fine. Dal libro del Siràcide (7,29-36)

Con tutta l’anima temi il Signore, e abbi riverenza per i tuoi sacerdoti.

Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri.

Temi il Signore e onora il sacerdote, dàgli la sua parte, come ti è stato comandato:

primizie, sacrifici di riparazione, offerta delle spalle,

vittima di santificazione e primizie delle cose sante.

Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione.

La tua generosità si estenda ad ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà.

Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti mostrati afflitto.

Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato.

In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (dal salmo 111) R. Il Signore ama chi dona con gioia. Beato l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta. R. Onore e ricchezza nella sua casa, la sua giustizia rimane per sempre. Spunta nelle tenebre come luce per i giusti, buono, misericordioso e giusto. R. Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: il giusto sarà sempre ricordato. R. Non temerà annunzio di sventura, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua potenza s’innalza nella gloria. R.

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CANTO AL VANGELO - Gv 13,34 Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo: amatevi, come io ho amato voi. Alleluia. 1. VANGELO Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro Dal Vangelo secondo Luca (6,27-38) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio. Parola del Signore. Oppure: 2. VANGELO Amare Dio e il prossimo vale più di tutti i sacrifici Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34) In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico

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e non vi è altri all’infuori di Lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale di più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore. Oppure: 3. VANGELO Ero in carcere, e mi avete visitato. Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-40) In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sua sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?» E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». Parola del Signore.

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23 Giugno

SAN GIUSEPPE CAFASSO Sacerdote Memoria

Dal comune dei Pastori o dei Santi (Santi della Carità), con salmodia dal giorno del Salterio, eccetto quanto segue. L’inno può essere scelto tra i Canti del Repertorio regionale o di altre raccolte approvate.

UFFICIO DELLE LETTURE 1. SECONDA LETTURA Dagli «Esercizi spirituali al clero» di san Giuseppe Cafasso

(Istruzione XIV; Alba 1955, pp. 561-569, passim) Il ministero della misericordia

Il campo più esteso, lo spazio pressoché immenso in cui ha da spiccare e risplendere eminentemente un confessore è la carità.

Questa virtù è talmente propria del confessore che l’ufficio di lui si chiama propriamente ufficio di carità. Tale ufficio fu sempre raffigurato dai Padri a quel pietoso aiuto che prestò il buon Samaritano al viandante di Gerico assalito dai ladroni, spogliato, ferito e lasciato mezzo morto lungo la strada, figura appunto del povero peccatore. Se il penitente ha bisogno di molti requisiti nel confessore, più di tutto ha bisogno di carità; ed è tanto vero, che i medesimi penitenti hanno per abitudine, allorché si presentano, di dire prima di ogni altra cosa: «Padre, mi faccia la carità di sentirmi, di aiutarmi!» E non la sbagliano, poiché, se troveranno carità, troveranno tutto quello di cui possono aver bisogno; a quel modo che il povero ferito nella via di Gerico ebbe nella carità del Samaritano tutto quello che gli abbisognava. Ebbe vino, fasce, olio, cavalcatura, albergo; ebbe, in una parola, tutta intiera la cura. […] Anzitutto la carità terrà il confessore sempre disposto ad accogliere i penitenti, sempre pronto ad accorrere quando è richiesto, quasi servo premuroso e sollecito a portarsi là dove lo chiama la voce del suo Signore; nessun tempo, nessun luogo eccettuato, né di giorno, né di notte. Egli è pronto in chiesa, in camera, dovunque: è sempre ai cenni di chi comanda.

Il confessore nella sua carità può trovare maniera d’appagare, di contentare tutti, perciò egli parla o tace, dissimula o risponde, è pronto o tardo, pieghevole o fermo, secondo le circostanze, le disposizioni e i caratteri: ma a tutto questo non arriva, se

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non ha un buon fondo di carità. Perfino alle ingiurie in confessionale non si deve opporre altra difesa che la pazienza, la dolcezza, la carità.

Ma che dire e fare quando abbiamo ai piedi certa sorta di gente che non vuol saperne in alcun modo, e resiste dura e ostinata ai tratti più fini di carità, al punto da dirci che sono rassegnati di andare all’inferno piuttosto che lasciare il peccato, pur di godere quello che vogliono? Eh! Pare che la causa di costoro sarebbe da tenersi come disperata, se non vi fosse sempre a sperare in quella grande Misericordia che vuole tutti salvi e che appunto pazienta e aspetta tanto, perché non vuole punire. Il sacerdote che è posto a far le veci, le parti in terra di questa misericordia sì grande, faccia un ultimo sforzo e cerchi nella sua carità un pensiero da dare loro come un ultimo filo di speranza in questa fatale partenza: «Figlio, come m’accorgo, noi non ci vedremo più in questo mondo però ci rivedremo un dì nell’altro; se sei contento, o vivo o morto, pregherò sempre per te. Figlio, tu sei infelice perché sei capitato male in questa mattina: se avessi trovato un confessore migliore di me, tu a quest’ora saresti pentito, perdonato, saresti salvo; invece sei sull’orlo dell’inferno, e chi sa domani cosa sarà di te; prega Iddio che mi perdoni e che presto io non abbia a rendere conto di te. Figlio, io morrò presto, prega che mi salvi perché, giunto in Paradiso, voglio fare tanto per te, che un giorno abbia a vedere anche te ad arrivarvi». Alle volte un sentimento di questo genere bastò senz’altro a fermare un penitente, a far cedere una rocca che pareva incrollabile.

Ma supponiamo il peggio: che parta e che ci lasci senza speranza di sorta; noi non sappiamo quello che sarà per operare il Signore con uno di questi pensieri; e chi sa che non voglia coronare uno sfogo così pietoso del suo ministro e fare che si salvi un’anima per cui si è lavorato tanto! Se non altro, sarà sempre una prova di più per giustificare quell’infinita misericordia assieme al suo ministro che lo volevano salvare e, se è perduto, egli solo ne è la causa, da se medesimo ha fatto la sua rovina. Responsorio 1Co 4,1-2; Pr 20,6 R. Ognuno ci consideri come servi di Cristo, responsabili dei misteri di Dio. * A chi amministra, si chiede di essere fedele. V. Molti si proclamano gente per bene, ma una persona fidata chi la trova? R. A chi amministra, si chiede di essere fedele. Oppure : 2. SECONDA LETTURA Dagli «Esercizi spirituali al clero» di san Giuseppe Cafasso

(Meditazione XVI; Alba 1955, pp. 284-286, passim) Il sacerdote e l’amore

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Siamo nati per amare, viviamo per amare, morremo per amare ancora più. Tal è, o fratelli, il nostro fine quaggiù; tale sarà, come speriamo, la nostra destinazione futura ed eterna. «Beato colui – dice S. Agostino – che avrà imparato questa scienza di amare». «Voi fortunato – diceva quel buon laico al gran dottore S. Bonaventura – voi ben felice, che sapete ed avete imparato tante cose!». «Ah! Figliolo mio – rispondeva il santo – non avere invidia della mia scienza; la vecchierella che sa amare Dio, ne sa tanto come frate Bonaventura …». Questa risposta, che cagionò stupore e ammirazione in quell’anima semplice, può dare a noi materia di riflessione e di confusione.

A noi forse potrà parere di sapere qualche cosa a questo mondo; e, dopo tanti anni di studio, ci sembra quasi di avvilirci l’adattarci a trattare con certe persone rozze e grossolane, tanto ci fa compassione la loro ignoranza. Eppure, se esse amano Dio, ne sanno tanto come noi e anche di più di noi. Vi sono alle volte tra questa gente dei cuori tutto zelo, tutto amore, mentre i nostri, con tante cognizioni, saranno freddi e gelati. E che vale tutta la nostra scienza, se ci manca la prima e la principale, che è quella di saper amare Iddio?

Che gran tesoro non è mai per una famiglia e per un paese un sacerdote che ami, che viva, che arda di carità! Quanto bene si potrà aspettare dall’esercizio del suo ministero! «Oh! Quanto è mai dolce – diceva S. Agostino – parlare di amore! Ma quanto più dolce sarà praticarlo!». Ah! Volesse pure Iddio che, infiammati oggi di questo fuoco celeste, cominciassimo qui in terra, in questa valle di lacrime, quella vita d’amore che spero sarà un dì la mia e la vostra per sempre, in cielo! Responsorio Fil 2,2-4; 1Ts 5,14-15 R. Abbiate in voi la carità di Cristo, con umiltà considerate gli altri superiori a voi stessi. * Non cercate il vostro interesse, ma quello dei fratelli. V. Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con gli altri. R. Non cercate il vostro interesse, ma quello dei fratelli. Orazione come alle Lodi Mattutine.

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LODI MATTUTINE Ant. Al Ben. Beati gli uomini di pace,

beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Invocazioni A Cristo, che ha dato la sua vita per riconciliarci con il Padre e tra di noi, eleviamo la nostra preghiera: Signore Gesù, guida il tuo popolo! Signore Gesù, che in san Giuseppe Cafasso ci hai dato un’immagine viva della tua misericordia, - fa che sperimentiamo in coloro che ci guidano la dolcezza della tua carità. Tu che hai affidato ai tuoi sacerdoti il ministero della riconciliazione: - rendili degni dell’amore del Padre. Tu accogli nel regno del Padre coloro che ti hanno riconosciuto nei sofferenti e visitato nei carcerati, - donaci di costruire un mondo più fraterno. Signore Gesù, che ti sei fatto medico delle anime e dei corpi, - rimani presente fra noi nei tuoi ministri santi e santificatori. Tu che hai accolto nel tuo paradiso il ladro pentito, - abbi misericordia di chi muore vittima della violenza umana. (intenzioni libere) Padre Nostro. Orazione Tu hai dato, Signore, doni straordinari di carità e di sapienza a san Giuseppe Cafasso, tuo sacerdote, per formare alla scuola del Vangelo i ministri della parola e del perdono: concedi anche a noi di diventare strumenti della tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

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VESPRI Ant. al Magn. Amore voglio, non sacrifici:

non sono venuto a chiamare i giusti, mai peccatori.

Intercessioni Uniti nella preghiera con san Giuseppe Cafasso e tutti i santi, invochiamo : Ricordati, Padre, della tua Chiesa. Padre, che ci chiami a essere santi perché tu sei santo, - fa che la Chiesa ti glorifichi con la sua santità. Padre, che ci hai riconciliati in Cristo, - custodisci quanti credono nel tuo nome, perché formino una cosa sola con te. Padre che ci vuoi commensali al banchetto del cielo, - donaci di crescere nella carità intorno alla tavola della Parola e del Pane. Padre, sorgente di ogni dono perfetto, - dona ai tuoi ministri di testimoniare la gioia e la speranza. Padre, che accogli fra le tue braccia i nostri fratelli defunti; - rendi anche noi degni della tua gloria. (intenzioni libere) Padre Nostro. Orazione Tu hai dato, Signore, doni straordinari di carità e di sapienza a san Giuseppe Cafasso, tuo sacerdote, per formare alla scuola del Vangelo i ministri della parola e del perdono: concedi anche a noi di diventare strumenti della tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Page 14: Rito della Messa di san Giuseppe Cafasso

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