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RIVISTADELLAFAMIGLIAS' o m .0Papa e ~~ í ~~ í ~~~~~~~~ í ~m~. 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

RIVISTA DELLA FAMIGLIA S' - Università Pontificia Salesianabiblioteca.unisal.it/repository/Bollettino_Salesiano_1984_02_SL-18... · Fotocomposizione e Impaginazione: Scuola Grafica

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RIVISTA DELLA FAMIGLIA S'

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.0 Papae~~ í ~~í~~~~~~~~í

~m~.

2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

IL BOLLETTINO SALESIANORivista della Famiglia SalesianaFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di SanGiovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 9092 -00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr . post . n . 46 .20 .02 intestato a Dire-zione Generale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - Marco Bon-gioanni - Carlo Borgetti - Gaetano Nanetti - Lu-ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-raro - Saverio Stagnoli .Collaboratori: Nino Barraco - Elia Ferrante -Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - AngeloPaoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi .Archivio: Guido CantoniPropaganda : Giuseppe ClementelDiffusione : Arnaldo MontecchioFotocomposizione e Impaginazione : ScuolaGrafica Salesiana Pio XI - RomaStampa : Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403 del16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICAtr Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-to agosto) per la Famiglia Salesiana .* II 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandarenotizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-resse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese . A cura dell'Ufficio Na-zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -00175 Roma - Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-ni di copie) in : Antille (a Santo Domingo) - Ar-gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-lugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato ein sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (editoa Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StatiUniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Ve-nezuela .

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-stenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta,nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indi-rizzo vecchio .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 •

4 BREVISSIME

10 NOTE SPIRITUALI

11 VITA SALESIANA

1 FEBBRAIO 1984

ANNO 108 - NUMERO 2

In copertina :(Foto Mari): Papa GiovanniPaolo li .

Don Bosco e il Padre . È il titolo della riflessione diClara Bargi . Ci consideriamo veramente «figli» diDio?

Il fenomeno salesiano è un fatto. Ecco una sintesidella relazione tenuta dal Rettor Maggiore donEgidio Viganò ai Capitolari salesiani .EI corazón di Managua . Il Centro America è unadelle zone «calde» del mondo . Proseguendo i ser-vizi iniziati nel mese di ottobre presentiamo l'atti-vità salesiana in Nicaragua .

18 PROGETTO AFRICA L'Koro rosso» ha tradito lo Zambia . Ancora unPaese africano dove dal 1982 lavorano i Figli diDon Bosco . Lo Zambia è stato affidato alle Ispet-torie della Polonia .

21 VITA ECCLESIALE

36 PROTAGONISTI

RUBRICHE

Il Papa e i giovani . Nella Pasqua di quest'AnnoSanto saranno molti i giovani che si incontrerannocon Giovanni Paolo li : sarà come il proseguimentodi un cammino iniziato sin da quando l'Arcivesco-vo di Cracovia è diventato Papa .

Mille chilometri per Rio Manso . È l'esperienza del«meglio dare che ricevere» . Questa volta l'hannofatta i giovani cooperatori di Guadalajara .

Scriveteci, 3 - La lettera di Nino Barraco, 7 - Pigydi Del Vaglio, 7 - Qualche tempo fa . . ., 9 - I nostrisanti, 34 - I nostri morti, 38 - Solidarietà, 39 .

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Cari amici,

mi è capitato fra le mani un numerodel vostro «Bollettino= e, incuriosito dal-la copertina, sono subito andato a leg-gere l'articolo «Educhiamo alla pace .Ora mi permetto di rivolgervi una critica,considerando che anch'io ho studiatoall'Istituto salesiano di Vallecrosia, quin-di sono un exallievo, anche se oggi mitrovo assai lontano dalle posizioni dellaChiesa .

Non capisco la vostra diffidenza neiconfronti delle marce e dei cortei per lapace, né perché li consideriate fini a sestessi e strumentalizzati . Credo non sipossa dire che una parte sia stata pri-vata del diritto di partecipare democra-ticamente alle iniziative di pace, eppure icattolici mi sembrano impacciati e sfug-genti, un po' presuntuosi forse nel cre-dere che il problema della pace sia risol-vibile a livello personale. Ma come si fa apartire missionari per aiutare le popola-zioni sofferenti a causa della fame quan-do si rifiuta il proprio ruolo contro lestrutture economico-militari che dellafame sono le principali cause?

lo per primo, come obiettore di co-scienza, ritengo indispensabile viveretutta la mia vita con impegno ed esalta-zione dei valori di cui si nutre la pace,ma senza una attività collettiva comeposso esprimermi completamente? Sietesicuri che per la pace bastino convinzio-ni personali, esempio di vita e preghiere,oppure è meglio non lasciare il destinodell'umanità nelle mani di chi lo usa sen-za tener conto né degli esempi né dellepreghiere?

Sergio Orrao, Latte di Ventimiglia, Imperia

Il nostro occasionale lettore (la cuilunga lettera siamo stati costretti a rias-sumere) dimostra di privilegiare, ai finidella pace, le manifestazioni collettive . Etuttavia non può fare a meno - e ciò glifa onore - di testimoniare che tutta lasua vita è impegno per la pace e testi-monianza dei suoi valori. È quest'ultimoaspetto che a noi sembra il più costrut-tivo. Non neghiamo validità in assolutoagli ampi coinvolgimenti popolari a so-stegno della pace, quando non sono finia se stessi o strumentalizzati (insistiamosu questo punto perché non mancano iriscontri nella realtà) . Del resto, gli stessicattolici si sono fatti in più occasionipromotori di raduni di massa .

Tuttavia, a differenza del lettore, sia-mo convinti che non tanto le manifesta-zioni sporadiche, saltuarie, quanto l'im-pegno quotidiano, intimo, duraturo, fi-nirà per imporre la pace. E, per un cri-stiano, anche la preghiera . Nel suo mes-saggio di Capodanno Giovanni Paolo Ilha detto che «la guerra prende originedal cuore dell'uomo» e pertanto «è ilcuore dell'uomo che occorre rinnova-re,, . Cominciando, naturalmente, da sestessi.

Carissimo BS,

ti scrivo per chiederti aiuto . Sono unaragazza diciottenne e credo molto nell'a-micizia, ma purtroppo non ho mai avutoamici o amiche con l'A maiuscola . Nelpaese dove abito, ragazzi e ragazzesono tutti via, chi a lavorare e chi a stu-diare, io stessa esco poco di casa per-ché quest'anno è l'ultimo anno di scuolae devo prepararmi agli esami . Mi piace-rebbe tanto avere qualcuno con cui in-staurare un'amicizia sincera e duratura .Con i compagni di scuola non riesco alegare perché abbiamo mentalità diver-se. Ho cercato di adattarmi a loro, maper entrare nella compagnia bisogna es-sere volgari, sgarbati e possibilmente ingrado di dire parolacce. Questo non faper me . lo credo nei principi morali . Nonè che sia asociale, anzi anche a me pia-ce divertirmi e c'è chi dice che sono al-legra e simpatica . Credo che il mio prin-cipale difetto sia la timidezza . Tu certa-mente conoscerai ragazzi e ragazze del-la mia età che fanno parte della comuni-tà di Don Bosco : se potessero dedicarmiun po' del loro tempo scrivendomi unalettera ne sarei molto lieta .

Michela Pradi, Fraz. Campregari 27Canta S . Nicolò - 38040 Trento

Ho letto che nella sola città di Roma,in occasione delle feste natalizie, sonostati venduti a migliaia i «personal com-puter» . Sarà per via dell'età - 75 suo-nati! - ma io non me ne intendo moltodi questi macchinari e mi domando : mache cosa se ne farà la gente? C'è un gio-vane disposto a spiegarmelo? Lo avvertoperò che sono un osso duro, cioè non miva tanto a genio di mettermi a conver-sare con macchine che parlano (ma par-lano veramente?) . Mi hanno detto chenel Duemila tutto sarà automatizzato,che ci saranno tanti robot capaci di so-stituire gli uomini in ogni lavoro . E degliuomini che cosa ne facciamo? lo perònon ci credo . E se riuscirò ad arrivare alDuemila cercherò di avere sempre intor-no a me delle creature di Dio, in carne eossa, e non delle macchine parlanti .

Ignazio Fedeli - Napoli

Purtroppo arrivo in ritardo, ma vorreitanto far pervenire ai padri riuniti nel Ca-pitolo generale salesiano i miei più fer-vidi auguri di buon lavoro . Che San Gio-vanni Bosco li assista e dia loro la luceper fare sempre più grande e diffusa laFamiglia Salesiana nel mondo. C'è bi-sogno dei salesiani dovunque, ma so-prattutto nei paesi più poveri . Sono rien-trato di recente da un viaggio di lavoro inIndia e le scene di miseria che ho vistolaggiù mi hanno sconvolto . So quanto isalesiani fanno per il popolo indiano, as-

sieme a tanti sacerdoti di altre congre-gazioni, ma credo che le forze oggi di-sponibili dovrebbero moltiplicarsi perdieci, cento, mille per poter dare a quellepopolazioni tanto provate un po' di aiutoe di conforto . Ecco perché spero tantoche i Salesiani crescano di numero e aquesto fine unisco le mie preghiere .

Rolando Poggiali - Milano

Y,

Sono un giovane di 28 anni e ho un la-voro, niente di straordinario (sono oc-cupato in una fabbrica di mobili), ma ilsalario corre ogni mese . Dovrei esserecontento e in fondo lo sono . Tuttavia,scusa lo sfogo ma ho bisogno di dirlo aqualcuno, mi capita di vergognarmiquando mi trovo in compagnia di amicidella mia stessa età che ancora il lavoronon lo hanno trovato, oppure hanno per-duto quello che avevano e oggi sono di-soccupati . Il problema del lavoro vienefuori tutte le volte che ci incontriamo, livedo sfiduciati e depressi . lo che il la-voro ce l'ho, non so come comportarmi .Dire loro qualche parola di incoraggia-mento va bene per una volta o due, manon può durare . Certe volte mi viene lavoglia di offrire agli amici una parte delmio salario, ma da un lato temo di offen-derli e dall'altro - lo confesso - non miva di rinunciare a ciò che ho guadagna-to con fatica . Sono un cattivo cristiano?

M.P. - Viterbo (lettera firmata)

Lo stato d'animo del nostro lettore ècomprensibile e riflette una situazionecertamente molto diffusa . La fraternasolidarietà verso chi si trova in stato dibisogno è un tratto essenziale del cri-stiano. Detto questo, occorre aggiun-gere che il problema della disoccupazio-ne giovanile non si risolve con elargizio-ni a titolo personale. È un problema cheinveste l'intera società nel suo comples-so, che chiama in causa soprattutto i re-sponsabili del bene pubblico. La disoc-cupazione giovanile è una piaga in sé eper le innumerevoli conseguenze checomporta, per i singoli e per le famiglie,sul piano morale e su quello sociale . Ri-chiede perciò interventi di largo respiro.C'è veramente da augurarsi che non siritardi oltre ad adottarli, se non si vuoleche tante energie vadano sprecate, opeggio, che finiscano per prendere di-rezioni sbagliate.

IMPORTANTE : Non si prendono In consi-derazione le lettere non firmate e senza In-dirizzo completo del mittente. A richiestala firma può essere non pubblicata . Si rac-comanda la brevità delle lettere .

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 - 3

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L'istituto Storico Salesiano è impegnato a prepara-re, fra l'altro, una edizione critica delle Lettere di sanGiovanni Bosco .

Perché tale lavoro sia il più possibile completo si faun appello a chiunque fosse in possesso o a sempliceconoscenza dell'esistenza di una qualche lettera delnostro Fondatore presso amici, parenti o comunqueconoscenti perché ne dia comunicazione a :

don Francesco MottoIstituto Storico SalesianoVia della Pisana, 111100183 ROMA

UNIVERSITÀ PONITI 1SALESIANA

Un convegno sulla paceArchiviato il convegno su

«Giovani e Riconciliazione»al quale hanno partecipatoun migliaio di operatori pa-storali, l'Università PontificiaSalesiana ha preannunciatoche il prossimo convegno diaggiornamento pedagogicopastorale avrà come tema :«Educare alla pace in untempo di violenza e di spe-ranza» .

Il convegno che è organiz-zato dalla Facoltà di Scienzedell'Educazione si svolgeràdal 2 al 4 gennaio 1985 e vie-ne proposto all'attenzione dieducatori, genitori, inse-gnanti ed operatori pastoraliin una fase della storia dell'u-manità che registra un altopericolo di conflagrazionenucleare ed una più acutacoscienza del bisogno di

4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

giovani genera-pace tra lezioni .L'enunciazione dell'ar-

gomento - hanno dichia-rato gli organizzatori - pre-suppone un riferimento co-stante al quadro socio-poli-tico-culturale e ai riferimentipsicologici che condizio-nano oggi il discorso e laprassi sulla pace .

Il Convegno, peraltro, è fo-calizzato sull'intervento edu-cativo e soprattutto sulle sueimplicanze metodologico-di-dattiche, per tentare di evi-denziarne gli aspetti più pro-blematici, le istanze nuove, leprospettive operative . (Nellafoto: L'UPS di Roma) .

Chiunque fosse interes-sato al Convegno può chie-dere informazioni alla Segre-teria FSE/Facoltà di Scienzedell'Educazione, UniversitàPontificia Salesiana, Piazzadell'Ateneo Salesiano 1,00139 ROMA .

ITALIA

La scuola più premiatad'Italia

Con questo titolo un gior-nale di Milano (Il Giornale diIndro Montanelli) ha presen-tato la Scuola Media Salesia-na di Sesto San Giovanni . Ineffetti questa scuola - giànota per altre benemerenze- soltanto nel 1983 ha con-seguito ben tre vittorie ed al-trettanti importanti concorsiscientifici per ragazzi .

Infatti, nel marzo 1983, l'al-lievo Vailati Walter, del IVcorso meccanici, si aggiudi-cava un primo premio alConcorso «Philips per gio-vani ricercatori europei» eveniva classificato nella se-lezione europea di Copena-ghen, settimo fra i 33 concor-renti degli undici Paesi rap-presentati : aveva realizzatoun apparecchio che facili-tava la smielatura dei favi inapicoltura .

Nel maggio seguente giun-geva dalla RAI-TV di Romal'annuncio che l'allievo diterza media «B», AstesaniRoberto, veniva premiato,vincitore assoluto su 30.000concorrenti, con un viaggioin Cina con il suo presidedon Giorgio Lodi, per una ri-cerca storico-scientifica suMarco Polo, lo sceneggiatotelevisivo messo in onda sul-la Rete Uno .

Infine, nel novembre 1983,una classe intera, la terzamedia, veniva premiata dallaPiaggio - la casa genovesecostruttrice della Vespa e delCiao - per una ricerca sulmotore a due tempi, concor-

so bandito in occasione diuna campagna per l'educa-zione stradale su scala na-zionale per tutte le scuole .Questi tuttavia - ci ha

detto don Meroni Tarcisio,infaticabile insegnante ededucatore della Scuola -sono soltanto gli avvenimentiultimi di una quasi trenten-nale attività didattica volta asuscitare negli allievi l'inte-resse rendendoli protagonistidi quello che devono fare, fa-cendo loro acquisire un me-todo di lavoro, fiducia in sestessi, spirito di collaborazio-ne e gusto di lavorare insie-me .

(Nelle foto : Roberto Aste-sani, 14 anni, vincitore delConcorso Marco Polo; Wal-ter Vailati, l'ideatore dell'ap-parecchio per la smielatura ela presentazione del Corsodi Educazione stradale) .

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GIAPPONE

Una chiesa con l'aiutodi tutti

Domenica 4 dicembre1983 il Vescovo di Beppu habenedetto la nuova chiesadei Salesiani di Kitsuki . È unachiesa in perfetto stile giap-ponese opera dell'architettoKudo Kenji che dopo averprogettato i disegni e diretto ilavori si è fatto pagare sol-tanto le spese vive offrendogratuitamente il suo lavoro .

Certo - ci ha scritto donClodoveo Tassinari, princi-pale artefice dell'opera - ilGiappone è un paese ricco,ma lo Stato aiuta solo le ope-re sociali e le scuole, non gli

enti religiosi che non pos-sono fare affidamento su al-cun sussidio pubblico. Ma laProvvidenza opera anchenell' . . .impero del sol levantedove sono in molti a guar-dare con simpatia a Don Bo-sco e ai suoi figli .

E così la Ditta Saiki di Oitaha costruito il tutto per tren-tatré milioni di lire delle quasiduecento che ci volevano,l'amico Wakamatsu Shunjiha voluto mettere il legnamee l'ha scelto di primissima

qualità tanto da suscitarel'ammirazione della gente, ilsignor Kudo Kotaro si è as-sunto le spese del giardino, ilcommendatore Takatsu, in-signe benefattore dell'Uni-versità Pontificia Salesiana diRoma assieme ad altri di To-kyo non ha mancato di dareancora una volta una mano . . .

Altri aiuti sono giunti daPropaganda Fide, dall'Italia,dalla Germania. Un episodio :l'avvocato Leandro Bonar-rigo da Roma ha mandato un

bel tabernacolo laminatod'argento . Quando è arrivatoalla dogana di Tokio - rife-risce don Tassinari - mihanno telefonato :- A noi sembra un co-

fano per riporvi gioielli : mavoi per che cosa l'usate?

- Per mettervi dentro ilnostro Dio .- Ho capito, rispose in

fretta l'interlocutore .Certo non aveva capito .

Ma - commenta ancora donTassinari - come si fa aspiegare per telefono il mi-stero dell'Eucarestia? Fattosta che il tabernacolo fu sdo-ganato facilmente e speditosubito a Beppu .

(Nelle foto : la nuova mis-sione di Kitsuki e un momen-to della prima concelebrazio-ne) .

INDIA

Da quattro anni In tendaDa oltre quattro anni cen-

tinaia di ragazzi indiani diNuova Delhi frequentano re-golari corsi scolastici in ten-da suddivisi in ben cinquan-tadue aule.

Il consigliere generale perle Missioni don Tohill è an-dato a trovarli il 12 dicembre1983 .Anche se dal prossimo lu-

glio potranno tornare in

Consacrato vescovomonsignor KochuparambilIl 6 gennaio 1984 Giovanni

Paolo Il ha consacrato il nuo-vo vescovo salesiano mon-signor Mathai Kochuparam-bil (nella foto lo vediamo ac-canto al monumento a DonBosco della Casa generaliziadi Roma) già ispettore sale-siano di Gauhati .Mons. Kochuparambil è

nato nel Kerala (India) a Kan-jirapally il 28 maggio 1939 .Entrò come allievo nel nostrocollegio di Bandel ed emise i

splendide aule in muratura- ha commentato il consi-gliere per le Missioni salesia-ne - fatto sta che dal puntodi vista scolastico ha trovatodei ragazzi molto impegnati .

Gli allievi sono vispi eaperti, simpatici e senzacomplessi . Stando in mezzoa loro per tre giorni mi sonosentito perfettamente a mioagio, rivivendo un po' delmio tirocinio .

(Nelle foto : don Tohill inmezzo ad un gruppo di ra-gazzi e un'aula-tenda cosìcome si presenta) .

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primi voti a Shillong nel 1960 .Compiuti gli studi teologicinello studentato di Banga-lore fu consacrato sacerdotea Cochin (Kerala) il 18 di-cembre 1969 .

Pochi anni dopo venivaeletto direttore dell'aspiran-tato di Shillong e, nel 1975,Vicario Ispettoriale di Gau-hati, compito che svolse finoal 1978, quando fu chiamatoa dirigere la vasta IspettoriaSalesiana dell'Assam .Dal 1981 era Presidente

della Conferenza dei Religio-si dell'india, tra cui circa1300 salesiani .Con la nuova sede sal-

gono in India a sei le sediche hanno a capo un Vesco-vo Salesiano: Kohima (Na-galand), Krishnagar (WestBengal), Shillong-Gauhati(Meghalaya), Tezpur (As-sam), Dibrugarh (Assam) eDiphu (Assam), quest'ultimaaffidata al neo-vescovo .

ITALIA

La morte di un vescovoamico

Il 2 dicembre 1983, a Bo-logna, alla presentazionedelle «Lettere al Fratello» delcard. Domenico Svampa, cu-rato dal prof . Sandro Alber-tazzi e pubblicato dall'Uni-versità Salesiana, era pre-sente l'arcivescovo mons .Enrico Manfredini, che il 16dicembre improvvisamentemoriva, a soli otto mesi dalsuo ingresso .

Aveva seguito con singo-lare interesse questo spogliodi lettere del suo predeces-

6 • BOLLETTINO SALESIANO 1 FEBBRAIO 1984

sore, grande amico dei Sa-lesiani, e, al termine, in unasimpatica apertura verso l'u-ditorio di piccoli e adulti, hadetto cose che oggi ci com-muovono profondamente .

Un appello anzitutto : «Aiu-tatemi! Sapete, ho una granpaura di non farcela» .

Poi, rifacendosi all'ideadell'epistolario postumo, consorridente spontaneità, di-chiarava: «Non andate a ro-vistare tra le mie cose . Quan-do si dirà di me «Requiescatin pace», che sia veramentecosì » .

Quindi richiamava un cu-rioso episodio riferito daSvampa in un corsivo al fra-tello del 26 maggio 1901 :«Giovedì scorso un grossosciame d'api venne nel miocortile. Si affollò gran gente .Parecchi volevano imposses-sarsene, ma Leonida (il ca-meriere) prevalse con ungrosso ramo verdeggiantespalmato di miele» .

« lo, - commentava mons .Manfredini - figlio di operai,non ho uno stemma . Vi con-fesso però che se un giorno ibolognesi volessero ricor-darmi con un emblema aral-dico, mi piacerebbe averequesto ramo verdeggiante,spalmato di miele, che attirae conquista lo sciame» .

Questa immagine, di chia-ro sapore «salesiano», hasubito trovato un pittore di-sposto allo schizzo .

A noi piace ricordare cosìil successore di Svampa .

Ed è con tanta stima e ri-conoscenza .

Un lutto per il BollettinoIl 6 gennaio 1984, a segui-

to di un incidente nei pressidella stazione Termini diRoma, è deceduto don Giu-seppe Clementel . Molti lettoridel Bollettino Salesiano loconoscevano perché curavacon particolare attenzione larevisione degli indirizzi e l'uf-ficio propaganda .

Nato nel 1920 a Fai dellaPaganella, don GiuseppeClementel era un salesianotenacemente legato al mon-do dei ragazzi per i quali or-ganizzò gli Amici di Dome-nico Savio (ADS) - una or-ganizzazione per preadole-scenti ampiamente diffusatra le Case salesiane d'Italia- e alla Congregazione sa-lesiana alla quale orientòmolte vocazioni .Fu proprio come anima-

tore vocazionale che divennenoto un po' in tutte le regionid'Italia . Lascia in tutti il rim-pianto della sua bontà .

11 premio «Casalegno»a don Pietro Rota

il premio «Carlo Casale-gno 1983» è stato consegna-to al salesiano don PietroRota, direttore dell'Oratoriodi Torino-Crocetta .

La cerimonia si è svoltanel teatro dello stesso orato-rio alla presenza di nume-rose autorità civili e religiosee alla presenza della vedovaCasalegno che ha consegna-to il premio consistente fral'altro in una grossa sommadi denaro che il sempre ingamba don Pietro non man-cherà di spendere per i suoiragazzi .

(Nella foto : don PietroRota in mezzo ai suoi orafo-riani) .

Gli sbandatisono la sua parrocchiaCon questo titolo a firma di

Gian Mario Ricciardi, Stam-pa Sera di Torino, il 16 gen-naio 1984 ha pubblicato l'ar-ticolo che riproponiamo atutti i lettori .

E il prete degli sbandati .Da quattro anni, centinaia digiovani lo cercano e gli rac-contano le mille storie dellaperiferia . Drogati, senzacasa,ladruncoli hanno trovato unamico che sa e vuole ascol-tarli . Don Gianfranco Laioloè di Vinchio d'Asti, vive nellagrande Barriera Milano . Ar-riva per occuparsi dell'ora-torio Michele Rua, via Pai-siello 37. Ma incontra pochiragazzi .

Allora esce e va a cercarli .Su una vecchia biciclettabatte le strade dei quartiere,di giorno e di notte . Scoprele piccole «bande» di rione etanti giovani in cerca di qual-cosa in cui credere . «Da quelmomento è cambiata la mia

vita» . La grande avventura diquesto salesiano di 38 anniincomincia così, quasi percaso. Nei giardini, sulle piaz-zette, nei bar, nei vicoli, suimarciapiedi sbatte il nasocontro realtà che non cono-sceva .

È accolto con immensadiffidenza, molti insulti equalche bestemmia . Nes-suno l'ha mai visto, pochi vo-gliono conoscerlo . Lui insistee ottiene poco. I giovani glidanno nomi falsi, tentano dipicchiarlo, fanno di tutto perrispedirlo in chiesa . Lo pren-dono in giro per mesi . Poi, apoco a poco, il muro di silen-zio si sgretola .Come? «Con piccoli gesti

di amicizia . Quasi tutti i ra-gazzi che si bucano pren-dono l'epatite. Li vado a tro-vare in ospedale. Quando liarrestano mi precipito in car-cere, mantengo i rapporticon le famiglie» .Don Gianfranco sposta

l'oratorio in strada . A piedi oin bici gira per le vie e, senzafretta, ascolta sconosciutestorie di paure e di violenza,sfoglia i drammi di chi si«buca», di chi sopravvivecon piccoli furti, di chi èscappato di casa, di chi con-suma le giornate sulle pan-chine o vive, sogna, ruba peruna moto .

Così, senza accorgersene,si ritrova sui gradini del bar,a parlare dei problemi deigiovani, a discutere dei la-voro che non c'è e di tantealtre cose . Finisce in due re-tate della polizia e alza il velosulle difficoltà di centinaia digiovani. Oggi lo conosconoin tanti, lo ascoltano, si con-fidano, si consigliano .

«Hanno capito che sonoloro amico e mi danno fidu-cia. Questa per me è una

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4 , 40 BARRALO

LA LETTERA DIgioia immensa . Mi raccon-tano tutto perché sanno chenon li tradisco . Il nostro ritro-vo è la strada in qualsiasimomento del giorno e dellanotte. Ma le ore più affollatesono quelle della sera» .

Cosa ti raccontano? «Laloro solitudine e la loro tri-stezza. La gente dice chequesti ragazzi spesso noncapiscono nulla, sono deidelinquenti e basta . Quantosbagliano . Possono inse-gnarci tante cose . Ci chie-dono soltanto meno indiffe-renza» .E quando non sanno dove

dormire, bussano alla portadi don Gianfranco . «Ho unpiccolo locale in via Brandiz-zo. Quando i miei ragazzi nehanno bisogno, è là che van-no. Possono anche studiare .C'è una scuola media tuttaparticolare che funziona» .

E tanti ragazzi si scopronomeno soli, con qualche spe-ranza in più . La sofferenzamaggiore? «Vedere tanti gio-vani, anche bravi, che sispengono, giorno dopo gior-no. Troppo spesso non pos-so dare loro ciò che cercano :un lavoro . O una comunitàdove disintossicarsi dall'eroi-na. Ma non ce ne sono a suf-ficienza». I momenti più tri-sti? «Quando mi dicono :hanno arrestato il tale . . . quelragazzo continua a bucarsi .Ecco le cose che fanno sof-frire» .

Nonostante tutto «il pretedegli sbandati» continua agirare notte e giorno per lestrade del quartiere per cer-care amici, ragazze che, for-se, chiedono soltanto qual-

che sorriso, di non essereguardati come malati o ap-pestati . E riuscito a trovarelavoro a parecchi, ma soprat-tutto a far tornare molti adamare la vita . «È il risultatopiù bello. Ma lo si ottiene sol-tanto donando loro amicizia,ascoltando le sofferenze del-l'emarginazione, vivendo idrammi di famiglie distrutte edi esperienze sbagliate» .

Un monumentoper don Lomazzi

Il missionario salesianodon Silvio Lomazzi fu truci-dato da un tossicomane il 29dicembre 1982 nella sededell'ufficio ispettoriale diHong Kong .

Don Lomazzi era in Cinadal 1935 e dal 1966 si era oc-cupato con ardore nell'aiu-tare e incoraggiare al bene itossicodipendenti, nonostan-te che fosse settantenne e lepoche soddisfazioni che quelgenere di apostolato gli offri-va .

Per anni don Silvio conti-nuò con ammirevole costan-za a recarsi al «Centro perl'Assistenza e la Riabilitazio-ne dei tossicodipendenti suun'isoletta a pochi chilometridalla città di Hong Kong pervisitare i suoi amici e ciò fecefino a quando cadde vittimadella sua stessa generosità .

Il direttore dei Centro diassistenza e riabilitazioneche ammirava molto don Lo-mazzi e il suo apostolato siinteressò per fare erigere un

monumento in suo onore :una elegante colonna su cuipoggia una bella statua dellaMadonna, di cui don Silvioera tanto devoto . Sui piedi-stallo una foto dell'eroe dellacarità con la scritta : «EcceSacerdos Magnus qui in die-bus suis placuit Deo» (Eccoil grande sacerdote che du-

Così come preannunziato Nino Barracocontinua la sua collaborazione con unanuova rubrica, questa. Lo ringraziamo .

Carissimo,ti ringrazio per quello che mi hai scritto .

Fa bene sentirsi incoraggiati . Ci aiuta a sperare, adamare, a celebrare la misericordia di Dio .

Per il resto, lo sai, sono un fratello che ha da farsiperdonare, che conosce la povertà della paura, dellatentazione, del dolore . La ricerca di una risposta alledomande profonde della vita .

Un fratello che ha bisogno . Assieme ad altri fratelli .La prima cosa è amare. Diceva san Pio X, entrando

come Patriarca a Venezia: «Cosa sarebbe di me, ve-neziani, se io non vi amassi?»

E Giovanni Paolo I : «Posso assicurarvi che io viamo, che desidero solo entrare al vostro servizio» .

Penso a quello che fu Don Bosco, al suo «metodo»di amore tra i giovani, alla sua capacità di tradurre l'a-more in atteggiamenti di comunione, in situazioni diamicizia, in opportunità di amicizia, in metodologia didialogo, in positività di gioia .

«Sapete che cosa desidera da voi questo poverovecchio che per i suoi cari giovani ha consumato tuttala vita? . . . che ritornino i giorni dell'affetto e della con-fidenza cristiana, dello spirito di accondiscendenza e disopportazione . . . i giorni dei cuori aperti, i giorni dellacarità e della vera allegrezza per tutti» .

L'amore di Don Boscc Una caratterizzazione in-confondibile, originale . La provocazione dell'amoregioioso, dinamico, dell'amore disarmante, che ottienedisponibilità, collaborazione, che carica di tensione co-struttiva, popolare, missionaria, la risposta ai giovani .

Giovani di allora, giovani di oggi :- giovani poveri, sul piano affettivo, sociale, spiri-

tuale, esposti all'indifferenza, alla droga, all'ateismo,alla violenza ;

- giovani senza prospettiva, senza lavoro, in uncontesto di carenze testimoniali, culturali, senza appro-di di famiglia, ai margini della società, esasperati dal ri-fiuto .

Amare, da farsi amare .L'amore come regola, il dono di sé, la pazienza, la

confidenza, che diventa audacia dell'azione, oblativa,assorbente, gioia strepitosa, testarda, contro ogni pes-simismo .

Progetto di simpatia creatrice, esperienza di miste-ro e di liberazione umana . Frontiera di amore . Cuoreoratoriano . Amore che crea fiducia, dialogo, gioia,fede, eternità, futuro .

Noi giuriamo su questo futuro .

rante la sua vita piacque alSignore») .Durante una breve ma

suggestiva cerimonia il Si-gnor Ispettore benedisse ilmonumento che ricorda aiposteri la carità fino al sacri-ficio della vita stessa delgrande missionario salesia-no don Silvio Lomazzi .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 7

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BREVISSIME

Commemorati monsignorVersiglia e don CaravarioUna solenne Messa di rin-

graziamento è stata celebra-ta, il 19 novembre 1983, nellaChiesa Cattedrale dell'im-macolata Concezione diHong Kong per commemo-rare la beatificazione deiMartiri Salesiani in Cina,Mons. L. Versiglia e don C .Caravario della diocesi diShiu Chow (Cina del Sud) .

I due missionari - comesi sa - furono trucidati dauna banda di pirati il 25 feb-braio 1930 nel tentativo diproteggere tre giovani donneche viaggiavano con loro inbarca verso la città di LinChau .Mons. Versiglia era in Cina

dal 1906 e don Caravario dal1924. Essi furono dichiarati«Martiri» da Paolo Vi nel1976 e «Beati» il 15 maggioscorso da Giovanni Paolo li .La solenne commemora-

zione fu presieduta dal Ve-scovo di Hong Kong, Mons .

8 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

Giovanni B. Wu, assistito daS.E. Mons. C. Lemaire Mep,e da S.E. Mons. AntonioThien, vescovo vietnamesein esilio .

Più di 50 sacerdoti, religio-si e secolari, concelebraro-no. L'ispettore dei Salesiani,don Norberto Tse, predicòl'omelia e don Bernardo To-hill, Consigliere Generale perle Missioni Salesiane, venutoappositamente da Roma,portò gli auguri del RettorMaggiore don Egidio Viganò .

La commemorazione at-trasse un folto pubblico diSalesiani, Figlie di Maria Au-siliatrice, Suore Annunziatri-ci del Signore (una congre-gazione locale fondata dalBeato Luigi Versiglia), coo-peratori salesiani, allievi,exallievi e amici dell'Opera,che riempirono la cattedraledi preghiere e canti di giubi-lo .

Il coro e la banda dellaScuola salesiana Tang KingPo prestarono servizio du-rante e dopo la funzione .

(Nelle foto: alcuni momen-ti della celebrazione com-memorativa) .

ZAIRE

Nastro azzurroper un nuovo BS

L'ispettoria salesiana del-l'Africa Centrale da quest'an-no avrà una propria edizionedel Bollettino Salesiano. Nonsi tratta di cosa da poco . L'u-scita del Bollettino Salesianoper lo Zaire e le altre Nazioniafricane che fanno parte diquella Ispettoria segna an-che una crescita organizza-tiva nell'ambito delle comu-nicazioni sociali .

Sempre nell'ambito dell'in-formazione salesiana c'è dasottolineare la ripresa delBollettino della Colombia .Novità anche in Europa dovel'edizione inglese è stata in-globata in quella irlandesecon positivi effetti soprattuttoin campo tipografico .

(Nella foto: il Bollettinodell'Irlanda e dell'Inghilter-ra) .

ANGOLA

Liberato don UriaA seguito delle trattative

condotte dalla Croce RossaInternazionale, il salesianouruguaiano don Josè Uria,che era stato sequestrato daun gruppo di guerriglieri il 5settembre 1983, è stato libe-rato il 28 dicembre scorsoassieme al gruppo di suoreche avevano subito la stessasorte .

«In 114 giorni di prigionia- ha ricordato don Uria allaRadio Vaticana - abbiamomarciato per 55 giorni, inmezzo alla foresta con abitinon adatti e riposandoci ilminimo indispensabile» . Peraltri giorni, i prigionieri sonostati trasportati su camionmilitari e per altri giorni an-cora sono rimasti accampati .Durante tutto il periodo dellacattività è stato consentitoloro di restare insieme . «Aparte qualche attacco febbri-le e le piaghe provocate aipiedi dalle calzature nonadatte - ricorda ancora Pa-dre Uria - abbiamo godutotutti di buona salute . Siamostati sempre rispettati e mihanno permesso di celebrarela Messa ogni giorno . Ci da-vano da mangiare e qualche

volta ci permettevano dicambiarci d'abito» .

Don Uria - che ha avutola gioia di un incontro privatocon Giovanni Paolo Il - as-sieme alle suore liberate haespresso la speranza che an-che le altre persone rimasteancora prigioniere possanopresto tornare in libertà .

(Nella foto : don Josè Uriapresso la Casa generalizia diRoma qualche giorno dopola sua liberazione) .

SPAGNA

Premiata JuventudSiglo XX

Per la seconda volta«J20», la rivista di informa-zione giovanile edita dallaeditrice EDEBE di Barcelonain Spagna, ha ricevuto il pre-mio nazionale per la stampagiovanile .

Per l'équipe di CarmenCanadeli si tratta di una bellasoddisfazione dal momentoche conducono la rivista concompetenza e generosità .

«J20» rappresenta un fio-re all'occhiello non soltantoper l'editoria salesiana spa-gnola ma per tutti gli educa-tori che credono nell'effica-

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cia della stampa. Ai confra-telli e colleghi di Barcelonagiungano vivissime congra-tulazioni .

EL SALVADOR

Un Aspirantatoper Coadiutori

«Centro Vocacional Ama-deo Sugliani» è il nome del-l'Aspirantato per SalesianiCoadiutori, nella città di San-ta Tecla (EI Salvador) che haincominciato a funzionare daqualche settimana .

Detto Aspirantato funzionanell'edificio amministrativodell'antica «Tenerla Tecle-na», conceria fondata e di-retta dall'indimenticabilecompianto «don AmadeoSugliani», esemplare salesia-no coadiutore, che con il suolavoro umile e abnegato so-stenne in tempi molto difficilil'economia delle Case di For-mazione dell'Ispettoria Cen-troamericana .Adesso la conceria è

scomparsa e al suo posto haincominciato a funzionare, aDio piacendo, un vivaio ine-

sauribile di speranze per lanostra Ispettoria. Un giorno,prima di cominciare i lavoridi restauro del vecchio edi-ficio, qualcuno diceva : «Per-ché aprire una casa, se nonci sono aspiranti? . . .» . Ora,coloro che lavorano nellapromozione delle vocazioni,si sono accorti che «vocazio-ni di coadiutori ci sono, manon c'è la casa . . .», fatto checi obbliga a cambiare dimentalità e a nutrire le mi-gliori speranze .

La fede e la serena certez-za che Maria Ausiliatrice è lasostenitrice, la guida e la ma-dre della nostra Congrega-zione, riempie di fiducia per ilfuturo di quest'Opera .

Il Rev.mo Rettor Maggioreper l'occasione ha scritto :«Se cominciate con due gio-vani, è già un inizio . . .» . E,grazie a Dio, sono già unadozzina quelli che hanno in-cominciato .

(Nelle foto: l'edificio cosìcome si presenta all'esternoe una foto ricordo con ungruppo di confratelli coadiu-tori; al centro è l'Ispettoredon José Di Pietro) .

Ati

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OBRA DE DON BOSCO

PARA LA fORMAUt RE~ 5E

HERMANOS SAIESMT 28-0537

Pubblichiamo in questa rubrica fatti, fatterelli, curio-sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-no dalla sua nascita, nel lontano 1877 .

Volano le notizie. .. false - I giornali italiani dannonotizia, nella primavera del 1899, che mons . Fagnano, pre-fetto apostolico della Patagonia meridionale, è stato tru-cidato dagli indios . Partito per una zona dell'interno, nellafitta boscaglia, mons . Fagnano non aveva più dato notiziedi sé, per cui si era sparsa la voce della sua morte . Talevoce aveva viaggiato a bordo di un vapore giunto a Bue-nos Aires e di qui, sulle onde del telegrafo, aveva attraver-sato l'oceano giungendo in Italia. Per fortuna, tutto falso .«Siamo in grado - scrive il Bollettino - di dare ottimenotizie del nostro confratello» che si è !sii recato presso gliindios, ma ricevendone cordiali accoglienze, «a differenzadi quanto accade ai poliziotti della regione che vanno ingiro sempre armati, ma senza riuscire ad evitare qualchefrecciata dagli indios» .

Don Bosco e I libri - In occasione del 48° anno divita delle «Letture Cattoliche» volute da Don Bosco, il«Bollettino» ricorda, nel gennaio 1900, ciò che lo stessoDon Bosco ebbe a dire a proposito dei buoni libri, una fra-se di straordinaria efficacia: «Un buon libro entra perfinonelle case dove non può entrare il sacerdote ed è tolleratoanche dai cattivi come regalo. Presentandosi, non arros-sisce; trascurato, non s'inquieta ; letto, insegna la veritàcon calma; disprezzato, non si lagna» . Diffondete dunquei buoni libri, esortava Don Bosco. E non c'è dubbio che le«Letture Cattoliche» furono diffuse in quantità enorme :nove milioni e centottantamila copie . In un'epoca come lanostra, che segna un momento di crisi dell'editoria, è unacifra da capogiro, tale da far invidia al più robusto deglieditori .

Tre lire l'anno - È il costo di ciascuna copia del«Bollettino salesiano» per carta e spedizione postale . Loricorda lo stesso «BS» all'inizio del 1900, invitando i suoilettori ad aiutarlo a coprire queste spese vive . «Come i no-stri lettori sanno, il Bollettino non chiede abbonamenti, maciò non toglie che noi diciamo francamente a tutti : veniteciin aiuto nel sostenere le gravi spese per carta e spedizio-ne» . Tre lire nel 1900 : a quanto corrispondono oggi, inepoca di inflazione galoppante?

Dovè è finito don Giulivo? - Per più di un anno,compare ogni mese sul «Bollettino» un articolo a firmadon Giulivo, rivolto direttamente ai lettori più giovani : con-siderazioni educative, esortazioni, simpatici ammonimenti .Poi d'improvviso, don Giulivo scompare. Perché don Giu-livo non scrive più? si chiedono molti lettori . Nel marzo1900, il «BS» svela la ragione dell'improvviso silenzio : donGiulivo non ha più tempo di scrivere perché, come dice luistesso, «da mattina a sera mi dò attorno per cercare i mez-zi necessari a portare soccorso ai bambini della Patagoniache ancora soffrono le conseguenze della terribile inon-dazione del Rio Negro» . Ha allora inizio un nuovo tipo didialogo fra don Giulivo e i suoi giovani lettori, i quali prov-vedono ad inviargli le offerte raccolte durante improvvi-sate collette .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 - 9

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Don Boscoe il Padre ~

Ogni santo è uomo del suo tempo .Ogni santo vive strettamente unito aDio e profondamente radicato nellarealtà che lo circonda, cosicché ilmondo in cui vive, le persone con cuivive, le persone con cui viene a contat-to, «incontrandosi» con lui, s'incontra-no con l'invisibile Presenza a cui eglipresta un corpo, uno sguardo, un sor-riso, un'intelligenza, una personalità .Così ogni santo vive l'unione con Dioa suo modo, mettendo l'accento su al-cuni valori evangelici che danno allasua santità delle connotazioni parti-colari .

Anche Don Bosco ha avuto un suomodo di «leggere» e «interpretare» ilVangelo, che è poi il modo secondocui si è santificato . Ha fatto suoi alcuniatteggiamenti fondamentali di Gesù,ed ha avuto cura di lasciarli in ereditàai suoi figli . Anche a noi .

Il primo aspetto, e direi il fondamen-tale, è il senso della paternità di Dioche Don Bosco ebbe vivissimo . Da quicertamente nasce il sentimento digioiosa gratitudine verso il Padre peraver chiamato l'uomo ad essergli fi-glio, Lui, una creatura, per avergli datouna dignità e una grandezza che nongli spettavano .Ma il senso della paternità di Dio, equindi un'illimitata fiducia nella suaprovvidenza, è la radice di quella fortemozione di carità che gli nasce dentroper opera di Dio e lo spinge ad un'a-zione apostolica particolare .

Noi che amiamo Don Bosco, chedesideriamo seguirne gli insegnamentie continuarne, nell'ambito della nostrapiccola storia, la missione verso i gio-vani e i poveri, dobbiamo costruirci e

10 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

aiutare gli altri a costruirsi, interiormen-te, secondo Don Bosco . Direi che ilprimo atteggiamento da avere e daeducare negli altri, è proprio quello del-la fiducia nel Padre, cioè il senso dellapaternità di Dio . E non è cosa facile darealizzarsi .

lo non posso dire di avere in Diouna fiducia totale :

altrimenti smuoverei le monta-gne . . .

• altrimenti non mi macererei nellepreoccupazioni con l'atteggiamento ti-pico di chi aspetta solo da se stesso lasoluzione a problemi che trascendono,spesso, le sue possibilità ;

altrimenti non sarei tante volte dicattivo umore ;

altrimenti non basterebbe una ba-nale delusione a sconvolgermi la vita .

Bisogna tornare piccoli dentro, pic-coli nel senso evangelico del termine;piccoli per poter avere fiducia in Chi èpiù grande di noi, per poterGli dare lamano e lasciarsi condurre dalla fiducianel Padre che portò Don Bosco a rea-lizzare un'opera grandissima, che con-tinua a svilupparsi ancora oggi .

Ma avere il senso della paternità diDio non vuoi dire solo vederLo e sen-tirLo riferito esclusivamente alla miapersona: la sua grandezza e il mio nul-la, la sua ricchezza e la mia povertà, lasua sapienza e la mia ignoranza, la suaperfezione e i miei peccati . Avere ilsenso della paternità di Dio vuoi diresoprattutto considerarLo Padre di tuttala creazione, di quest'universo che cista intorno, in cui Egli ha posto unaperfezione iniziale che la sovrastrutturae l'incrostazione dei peccato rendono

ormai quasi invisibile; una bontà crea-turale che gli uomini han turbato findalla notte dei tempi, sovvertendo l'or-dine costituito .

Ma ad un certo momento di questastoria di morte, s'innesta la personadei Cristo che muta radicalmente ilcorso degli eventi, e la storia di mortediventa storia di vita e di salvezza . L'o-pera redentrice del Cristo è volta a tra-sformare il creato per riconsegnarlo alPadre, alla fine dei tempi, così com'eraall'origine, nella sua perfezione e nellasua bontà . L'azione redentrice del Cri-sto continua nel tempo, silenziosamen-te, e si fa storia negli avvenimenti dicui ciascun uomo è protagonista .È quindi l'uomo-figlio di Dio il tramiteattraverso il quale Gesù continua a re-dimere il mondo : siamo noi che abbia-mo il compito, vivendo immersi nellestrutture del mondo, di santificarle e diordinarie secondo Dio .Così noi ci troviamo in una duplice po-sizione : quella d'essere, in quantocreature, i destinatari della salvezza diDio; e in quanto figli, gli strumenti del-la salvezza di Dio, i « mandati » ai fratel-li . Che è come dire : ciascuno di noi sisalva salvando i propri fratelli .

Ma io non sono un santo : sono unapersona comune, con i problemi e lepreoccupazioni di tutti; le difficoltà, lesofferenze, le gioie comuni a tanta par-te dell'umanità, e anche se mi sento fi-glio di Dio succede spesso che stiapassivamente ad aspettare la sua sal-vezza, piuttosto che ritenermi portatoredella salvezza di Dio alle persone cheincontro ogni giorno .

Invece devo avere coscienza cheDio si fa Padre attraverso di me :

nella mia famiglia;•

fra gli amici ;•

nella frabbrica, nell'ufficio, nellascuola, nella casa dove lavoro ;

nel sindacato dove opero ;•

nel partito politico dove milito ;•

nel contesto ecclesiale che fre-quento . . .

E se ho coscienza dei mali che af-fliggono la società ; se la droga e la de-linquenza, la speculazione edilizia e lacorsa agli armamenti, la distruzioneecologica dell'ambiente, la massifica-zione e l'alienazione prodotte attraver-so i mass media, la distorsione dellasessualità e l'aberrazione a cui portanocerte ideologie mi interpellano e fannoproblema; se cerco, pagando di per-sona, di arginare, per quanto posso,questi mali che dilagano, posso dire,seguendo Don Bosco, d'aver vivo ilsenso della paternità di Dio e la co-scienza d'esserNe figlio .

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Mentre il nostro giornale va inmacchina per la stampa siaprono a Roma, nella sededella Casa generalizia, i lavoridel 22° Capitolo Generale dellaCongregazione salesiana, cuipartecipano i rappresentantidelle comunità salesianesparse nei cinque Continenti .Ha aperto i lavori la relazionedei Rettor Maggiore don EgidioViganò. Riferiremo nei prossiminumeri sull'andamento deilavori capitolari . Intantopubblichiamo una nostrasintesi della relazione di donViganò .

L a prima parte della rela-zione del Rettor Maggioreha tracciato un ampio pa-

norama della presenza salesiana alivello mondiale, Continente perContinente . In Africa i salesianioperano in 29 dei 54 paesi delContinente, con due vescovi e 500confratelli, di cui 367 sacerdoti .Sulle presenze di più antica data,si è innestato il dinamismo pro-mosso dal «Progetto Africa», lavasta operazione missionaria de-liberata dal 21° Capitolo generalein pieno accordo con il desiderio ela volontà di Don Bosco. I risul-tati, anche per la risposta gene-

«il fenomenosalesianoè realmenteun fatto»

rosa delle Ispettorie, non sonomancati, e oggi i salesiani svol-gano una sorprendente gamma diattività fra l'altro nelle parrocchie(73), nelle scuole professionali(30), nei Centri giovanili-oratori(22) . I problemi non mancano :scarsità di personale, impegno peruna adeguata preparazione deimissionari, adattamento e incul-turazione indispensabili per incar-nare la vocazione salesiana cosic-ché sappia assumere i valori afri-cani, continuità nello sforzo ge-neroso delle Ispettorie-madri, ur-gente incremento dei coadiutori .

Nelle Americhe

Nell'America del Nord (StatiUniti, Canada e Bahama) lavo-rano 440 professi (e 9 novizi), ebenché il loro numero sia diminui-to, intensa è l'attività svolta nelleopere di tipo parrocchiale e sco-lastico, nell'associazionismo, neglioratori e centri giovanili, nei cen-tri di spiritualità e nelle comuni-cazioni sociali . La presenza sale-siana in America Latina si inscri-ve nella multiforme realtà socio-culturale ed ecclesiale di questoContinente, tanto appesantito daelementi negativi (sottosviluppo,dipendenza, instabilità politica

Cordova (Argentina), giovani della Residenza Universitaria .

ecc.) e tuttavia ricco di valoriumani e di fermenti positivi (sfor-zi per affermare la propria iden-tità nelle libertà, anelito alla giu-stizia, al rinnovamento sociale,ecc .) . I salesiani (2 .115 nella regio-ne del versante atlantico, 2 .110nella regione del Pacifico-Caribe)sono impegnati in opere costan-temente in espansione, diretteparticolarmente ai giovani, con glioratori, le scuole professionali, icorsi serali . Il continuo incremen-to degli allievi è la riprova che lescuole salesiane rispondono ai bi-sogni della società e della Chiesa .Di particolare interesse il recu-pero vocazionale nella regione delPacifico, con il superamento gra-duale della crisi del passato .

In Asia, nonostante le difficoltàsofferte nella Cina continentale,esiste una fioritura vocazionaleche si riflette positivamente neidue tipi di opere più comuni, lascuola e la parrocchia missionaria .Numerosi gli oratori, le scuolesono di ogni tipo dalle elementariall'università . La presenza in Au-stralia (che data dal 1923) e inOceania si avvale di 137 confratel-li, i quali operano in parrocchie,oratori, ecc . A un salesiano è stataaffidata, nel 1981, una parrocchiache comprende territori abitati daaborigeni .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 112015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Bahia Bianca, (Argentina), Istituto Superiore Giovanni XXIII.

In Europa

Naturalmente il Continenteche finora ha visto lo sviluppomaggiore della Congregazione èl'Europa. A questo riguardo, se daun lato alcuni paesi europei han-no avuto nel passato una forte in-cidenza nello sviluppo della Con-gregazione per vocazioni, corag-gio, generosità, nondimeno oggi siassiste a una crisi di carattere ge-nerale, che investe tutti profon-damente, incluse le Chiese locali egli istituti religiosi . Il RettorMaggiore ha qui esortato a una«riflessione che non si può elude-re, perché è destinata a influiresul corso generale della vita dellaCongregazione» .

Dopo aver tracciato un detta-gliato panorama della situazione,praticamente paese per paese, ilRettor Maggiore si è soffermatoin particolare sulle quattro nazio-ni dell'Europa orientale (Cecoslo-vacchia, Jugoslavia, Polonia, Un-gheria) dove i salesiani si sforzanodi partecipare alla realizzazionedei programmi pastorali delleChiese locali, con tutti i limiti im-posti dalle condizioni politiche .Sia pure con fatica e con spirito disacrificio «la Congregazione inquesti paesi vive, è feconda espera» .

Dettagliatissima la relazione di12 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

don Viganò per quanto attiene al-l'Italia. I confratelli sono qui3.991 . Risulta evidente un aumen-tato interesse vocazionale, il nu-mero dei novizi è cresciuto, insie-me con una migliore preparazioneal noviziato, dopo il calo registra-to nel sessennio precedente, men-tre è in diminuzione il numero deicoadiutori . Le presenze salesianein Italia sono 256, 160 gli oratori- che rimangono la forma miglio-re di inserimento nel territorioper una risposta alle esigenze delmondo giovanile, e l'ambiente ca-

Santo Domingo. Attività sociale .

pace di venire incontro alle emer-genze, quali il rischio della droga,della violenza, della devianza .

Crescente è l'interesse per l'as-sociazionismo legato alla spiritua-lità salesiana, Amici di DomenicoSavio, Polisportive, turismo gio-vanile. Le scuole salesiane, che ac-colgono 18 mila allievi delle «me-die», 9 mila delle «superiori» e 9mila delle « professionali », sono ri-cercate e apprezz'ìte. Le parroc-chie salesiane sono 120 . L'attivitàsalesiana si sviluppa inoltre nelservizio alla missione, nel campodella comunicazione sociale, nel-l'editoria, ecc .

A conclusione di questa partedella sua relazione, don Viganò hapotuto dire che «il fenomeno sa-lesiano» nella Chiesa, di cui par-lava Papa Paolo VI, è veramenteun fatto. La Congregazione è pre-sente in tutti i Continenti, rimanevivo lo spirito missionario. Tut-tavia la crisi degli anni Sessanta eSettanta ha ridotto il personale,l'incremento delle vocazioni si èabbassato, l'attività apostolica sitrova di fronte a esigenze pasto-rali inedite. Commentando la si-tuazione globale, don Viganò hadetto che «sono poste le premessedi crescita, anche se piccola, delnumero dei salesiani nel mondo» .E ha aggiunto: «Dobbiamo sen-tirci chiamati a lavorare pastoral-mente per un maggior incrementodelle vocazioni e a impegnarci nel-la formazione iniziale e perma-nente, così da poter prevenire e

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Junin De Loa Andes (Argentina), scuola KCeferino Namuncurà».

far diminuire gli abbandoni . Oggisiamo nel mondo più di 17 .300 sa-lesiani (professi e novizi) . Da par-te nostra, la condizione fonda-mentale per un aumento nume-rico verso l'avvento del Duemilasarà l'incremento costante della"qualità" salesiana» .

Animazione e governo

Il Rettor Maggiore è quindipassato ad analizzare le «attivitàdi animazione e di governo» . Tregrandi obbiettivi d'azione, a que-sto riguardo, sono stati indicatidal 21° Capitolo generale : il Van-gelo ai giovani, il primo posto allospirito religioso, la cura di alcuniparticolari valori di unità . « IlRettor Maggiore e il Consiglio -ha detto don Viganò - fin dall'i-nizio del sessennio hanno dedi-cato particolare attenzione a que-sti obbiettivi allo scopo di ricer-care e individuare per ognuno diessi una efficace strategia di sen-sibilizzazione, animazione e orien-tamento della Congregazione aivari livelli . Gli interventi più si-gnificativi e le molteplici inizia-tive di questo sessennio costitui-scono un piano organico, la cuichiave di lettura è il 21° Capitologenerale» .

Dopo aver sottolineato la vali-

dità della scelta di un metodo digoverno che privilegia la collegia-lità, sia ai fini di una presa di co-scienza sempre più chiara dellarealtà viva della Congregazione,sia per le nomine ai livelli di mag-giore responsabilità, la relazionedel Rettor Maggiore si soffermasull'importanza e il significatodelle «visite d'insieme» comestrumento di crescita delle Ispet-torie, e sul dialogo diretto e per-sonale che lo stesso don Viganò haavuto con i confratelli durante lesue visite di animazione nelle di-verse Ispettorie. «Nel sessennio-. ha detto don Viganò - ho po-tuto raggiungere quasi tutte leispettorie del mondo salesiano, ec-cetto quelle dove la situazione po-litica impediva o sconsigliava lamia presenza . .. Man mano cheprocedevo nei viaggi cresceva inme la convinzione dell'importanzadi queste visite e, direi, della loronecessità, come tempi forti di co-noscenza, di intercomunicazione edi governo. . . C'è un secondoaspetto : la peculiare connaturali-tà di questi viaggi d'animazionecon lo spirito di famiglia che devecaratterizzare il nostro stile di co-munione a livello locale, ispetto-riale, mondiale» .Confermata la validità delle

visite straordinarie», don Viganòha accennato alle forme di colla-

borazione a livello di Chiesa uni-versale, ricordando in particolarela stima e la fiducia dimostratadal Santo Padre alla nostra Con-gregazione nelle persone degli ar-civescovi mons. Castillo Lara,mons. Stickler e mons. Javierre,chiamati a posti direttivi di altaresponsabilità, la partecipazionedel Rettor Maggiore al dialogodegli otto rappresentanti dei Su-periori generali con il Papa suiproblemi e le prospettive dellavita religiosa oggi nella Chiesa,nonché i contributi offerti dai sa-lesiani ai vari dicasteri della San-ta Sede. «Questa collaborazione- ha detto don Viganò - l'ab-biamo considerata non solo comeun dovere del nostro pieno inse-rimento ecclesiale, sull'esempio el'insegnamento di Don Bosco, maanche un'occasione incomparabiledi arricchimento e di confronto

Agua de Dios, monumento a don MicheleUnia.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 1 3

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Concepción (Cile), Scuola Professionale .

per l'espletamento del nostro ser-vizio alla Congregazione» .

Formazione del personale

Il Rettor Maggiore è poi pas-sato ad analizzare il settore della«formazione del personale», pren-dendo le mosse dalla «Ratio Fun-damentalis Istitutionis et Studio-rum» promulgata il 31 gennaio1981, per rilevarne l'importanza,la favorevole accoglienza ricevutae le iniziative ad essa collegate .Ha quindi esaminato il lavorosvolto nel settore della formazio-ne permanente, non senza rilevarei problemi che in questo settorerestano aperti .Particolarmente ampia la di-

samina del Rettor Maggiore sullapastorale giovanile salesiana . «Lanostra pastorale - ha detto donViganò - è la traduzione nellapratica della nostra missione sa-lesiana. Essa è pluriforme perchéinserita nelle Chiese locali e ri-sponde a domande diverse secon-do i luoghi . Perciò l'iniziativa e ledecisioni concrete sono affidatealle Ispettorie . Il Consiglio supe-riore non è incaricato di creare1 4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

opere particolari, ma di aiutare aqualificare la pastorale salesianalocale». Oltre che ai documentiecclesiali, in primo luogo la«Evangelii nuntiandi», la Congre-gazione si è attenuta nel sessenniotrascorso alle linee orientatrici del21° Capitolo generale, che pun-tavano su quattro elementi: unascelta decisa di campo (i giovani),la finalità onnipresente (evange-lizzazione), l'originalità salesiana(il sistema preventivo), le strut-ture operative (opere o presenze) .Individuati gli aspetti su cui con-centrare lo sforzo di chiarimento edi spinta, è stato elaborato l'iterdi animazione che si è dipanatoattraverso l'organizzazione delServizio centrale di pastorale, larichiesta alle Ispettorie di pro-muovere in forma più organical'animazione pastorale, la propo-sizione dei temi fondamentali del-la pastorale salesiana. La rispostadelle Ispettorie al progetto edu-cativo-pastorale ha confermatol'alta quotazione del sistema pre-ventivo, anche se « quello che sem-bra assicurato a livello di stima eaccettato in occasioni straordi-narie di riflessione non trova peròancora una traduzione operativa

Mugurima (Bolivia) scuola agraria

comunitaria e condivisa, organicae quotidiana», con il rischio che ilsistema preventivo «perda il suocarattere di progetto comunitariodi azione e si riduca a stile perso-nale di rapporto o soltanto atteg-giamento di positiva disponibili-tà» . Lo stimolo alla conoscenza ealla lettura pastorale della con-dizione giovanile, con un invitospecifico a recepire inizialmente leaspettative e le risposte dei gio-vani, ha trovato larga accoglien-za: è difatti aumentata la sensi-bilità per i problemi e la mentali-tà dei giovani ed è aumentato ilcontatto con gli strumenti dellaconoscenza (studi di ricerca, pub-blicazioni) . «Si tratta di una ma-niera nuova di affrontare il mon-do giovanile con esigenze di mul-tidisciplinarietà - ha detto ilRettor Maggiore - . Trova in al-cuni distacco e freddezza, come sesi trattasse di cosa di poca impor-tanza riguardo ai contenuti . Aquesti atteggiamenti si deve unadisinformazione diffusa riguardoa fenomeni di notevole rilevanza,per cui si scopre che il mondo gio-vanile appare quasi come un con-tinente particolarmente scono-sciuto» .

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Evangelizzazione

Dopo aver approfondito l'e-same della comunità educativo-pastorale, in riferimento anchealla consistente presenza di col-laboratori laici (animatori, docen-ti, amministratori), il RettorMaggiore ha fornito specifiche in-dicazioni rivolte a dare al «model-lo» salesiano, basato su una op-zione caratteristica di comunità,«una diffusione universale, inmodo tale che appaia davverocome distintivo di tutte le nostrepresenze» .

Per ciò che attiene all'impegnodi evangelizzazione, don Viganòha sottolineato i non pochi aspet-ti positivi (il notevole aumentodell'interesse catechistico, la col-laborazione dei salesiani alla dif-fusione dei «catechismi» nazio-nali, la diffusione di sussidi, l'a-deguamento dei linguaggi e con-tenuti a particolari categorie digiovani, il coinvolgimento di ca-

techisti laici preparati, la creazio-ne di riviste catechistiche in areedove prima non c'erano), senzatrascurare di indicare alcuniaspetti che esigono un migliora-mento, quali la preparazione spe-cifica del catechista in corrispon-denza delle diverse situazioni epersone, che richiede un'azionepermanente e sistematica, lastrutturazione a livello di presen-za locale del dipartimento di in-segnamento religioso e/o cateche-si, che non è stato dappertuttorealizzato .

Anche della dimensione educa-tiva, don Viganò, dopo averne ri-badito l'interesse vitale ai fini del-la promozione umana nei suoivari aspetti, ha sottolineatoaspetti «critici» (dalla minorespansione delle presenze educa-tive in confronto allo sviluppo dialtro tipo di presenze, alla contra-zione numerica del personale, dal-la difficoltà di saper esprimere ladimensione educativa fuori dellastruttura scolastica alla presenza

Barranquila (Colombia), Centro sociale al centro di una baraccopoli .

ridotta di confratelli nell'ambitodella riflessione pedagogica), easpetti positivi : la maggiore con-sapevolezza dell'originalità diquesta dimensione e la sua sinto-nia profonda con l'evangelizzazio-ne, lo sforzo per affrontare varinuovi aspetti dell'educazione in-tegrale dei giovani, il più strettocollegamento con la totalità degliagenti ecclesiastici che operanonell'ambito dell'educazione, la ri-presa di alcune caratteristicheeducative come l'importanza del-l'ambiente quale mediazione eveicolo di valori, ecc .

Dopo aver affrontato il temadell'orientamento vocazionale(anche qui mettendo in evidenzaaspetti positivi nonché carenze elimiti), don Viganò ha affrontatola situazione del movimento as-sociativo rilevandone il positivoandamento con una fioritura digruppi e di movimenti ricreativi,culturali, devozionali, vocazionali,missionari, apostolici, per poi pas-sare a uno specifico esame degli

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 1 52015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Giovane belga

ambienti di evangelizzazione e dieducazione : l'oratorio-centro gio-vanile, la scuola salesiana, le par-rocchie, le presenze a favore deigiovani lavoratori. In particolare,ha accennato a quelli che ha de-finito «i nuovi fronti», sottoli-neando come sia viva in Congre-gazione la coscienza «apostolica»verso i giovani più bisognosi. Al-meno trenta ispettorie hannoaperto nel sessennio qualche ser-vizio verso la gioventù in pericolo.

Punti nodali

A questo punto il Rettor Mag-giore ha indicato alcuni «momen-ti nodali» che richiedono maggio-re attenzione e risposte operative .Essi riguardano la «scelta di cam-po», per stabilire il grado di spe-cializzazione della Congregazionenell'azione pastorale tra i giovani ;la pastorale salesiana, che deveulteriormente progredire e quali-ficarsi nel quadro dell'originalitàdella pastorale della Chiesa ; losviluppo della pastorale di ogniIspettoria ; la preparazione pasto-rale del personale, che deve ri-spondere all'esigenza di fare deisalesiani altrettanti «specialistidella gioventù», «collocati nell'a-rea educativa, in ogni momentoeducatori della fede, preoccupaticostantemente del modello ope-rativo di una comunità educativa,1 6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 •

La cappella del Centro Giovanile di Benediktbeuern (Germania) .

portatori di orientamento voca-zionale, animatori di gruppi e mo-vimenti apostolici», il che com-porta l'urgenza di una maggiorespecializzazione del personale ; lacapacità evangelizzatrice, chedeve riuscire, particolarmente incontesti secolarizzati, a proporreil Vangelo in forme intense e conespressioni fortemente testimo-nianti .

Per quanto riguarda l'azionemissionaria, don Viganò ne hatracciato un dettagliato panora-ma, ribadendo l'importanza cheha «nella nostra vocazione la di-mensione missionaria. Essa non èsemplicemente un insieme di ope-re, tra le tante, ma un aspetto co-stitutivo della vita stessa dellaCongregazione . Senza di essa per-deremmo qualità salesiana. La di-mensione missionaria va curata eincrementata continuamente» .

Dopo essersi soffermato sul ri-lancio della Famiglia Salesianacon particolare riferimento allemolte iniziative realizzate nel ses-sennio, ai cooperatori (in pienosviluppo), agli ex allievi (presentiin molti paesi, assenti in altridove manca una sufficiente co-scienza dell'importanza che rive-ste la loro perseveranza come te-stimonianza della validità dell'e-ducazione salesiana) ; sull'ammi-nistrazione economica ; sulla co-municazione sociale ; sull'Univer-sità pontificia salesiana (che sta

acquistando sempre più chiara fi-sionomia salesiana), e Opera PAS,il Rettor Maggiore si è avviatoalla conclusione in cui ha conden-sato «i giudizi più significativimaturati in me dall'esperienza diquesti anni» .

La presenza salesiana in tutti iContinenti - ha detto don Vi-ganò - mette in evidenza, con laquantità e l'estensione, una «qua-lità» in continuo sviluppo dellanostra fisionomia spirituale : l'u-niversalità arricchisce il carattereecclesiale della vocazione salesia-na. Anche se non manca qualchetendenza all'isolamento, «in Con-gregazione sta crescendo la co-scienza dei valori di internazio-nalità e universalità. La vastità epluriformità della nostra presenzanei cinque Continenti ha speri-mentato nel sessennio precedentee ha intensificato in questo, perun senso pratico di realismo e pergli orientamenti del Concilio e delCapitolo generale speciale, un cre-scente processo di decentramentonell'unità» .

Aggiornamento

Don Viganò ha poi constatatoil crescente « sfoi zo di aggiorna-mento, comprensione e miglioruso delle facoltà decentrate, mi-gliore informazione salesiana, ini-ziative interispettoriali, funzio-

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namento delle conferenze ispet-toriali, buona riuscita delle visited'insieme, fraternità, adesione al-l'animazione e governo del cen-tro». Se alla visione di espansionegeografica si aggiunge una pur ra-pida considerazione, anche stori-ca, dello sviluppo della Congre-gazione, si può riconoscere facil-mente la sua tendenza preferen-ziale per il Terzo Mondo : « Lageografia del nostro impegno, hadetto il Rettor Maggiore, ci vedecollocati tra i popoli e la gente piùbisognosi» . La Congregazione nelsuo complesso si è mossa genero-samente in questa direzione, so-prattutto con il « Progetto Afri-ca», mentre numerose ispettorie,specie in America e in Asia, hannolanciato iniziative concrete in fa-vore dei più bisognosi . L'apprez-zamento delle Chiese locali neiconfronti dei salesiani è unanime .« In generale - ha rilevato donViganò - i confratelli lavoranomolto e con buone iniziative. Sipresentano come un gruppo eccle-siale equilibrato, senza sbanda-menti ideologici (eccetto alcunicontatissimi casi) e con una mi-gliorata coscienza di Chiesa» .

Dopo aver ribadito i caratterifondamentali dell'azione salesia-na, rivolta all'evangelizzazionedella cultura popolare, e sottoli-neato l'apporto del laicato comepartecipe della comunità salesia-na, con Viganò ha riaffermatol'impegno per le vocazioni autoc-tone: «Quando noi siamo inviati

in nuovi paesi, noi andiamo perradicarci, esigenza della nostrauniversalità. Non andiamo fra ipopoli per piantare la Chiesa e poiritirarci, bensì per inserirci comefermenti e rimanere come carismavivo della comunità cristiana lo-cale. In tal senso, l'impegno sale-siano per le vocazioni autoctone èsempre stato e continuerà ad es-sere componente privilegiata diogni nostra presenza: vogliamosalesiani da tutti i popoli» .

Il Rettor Maggiore ha succes-sivamente affrontato le questioniche attengono al « processo di rin-novamento della vita religiosa» .Prendendo le mosse dai dati sta-tistici che attestano lo stato dicrisi di parecchi istituti religiosi,egli ha ripercorso i grandi temi delConcilio Vaticano II, il cui mes-saggio è la base dalla quale rilan-ciare la vita religiosa, per giungereinfine a concludere che la chiaratradizione lasciataci da Don Bo-sco ha trovato la Congregazionein sintonia con gli orientamentidel Concilio. Passando ad analiz-zare il cammino della Congrega-zione in questi anni, con specificoriferimento agli aspetti caratteriz-zanti l'indole salesiana, don Vi-ganò ha offerto alla discussionecapitolare i quesiti suscitati dallacrescita numerica delle parroc-chie, dalla fedeltà all'opzione pre-ferenziale per la gioventù maschi-le e alla scelta prioritaria per igiovani poveri, nonché il confron-to sistematico dei tratti caratte-

Carabanchel (Spagna), Casa Salesiana

rizzanti lo spirito salesiano e larealtà dei comportamenti, in ri-ferimento alla bontà come stile divita, alla dimensione pedagogicadello zelo pastorale, alla caricaumanista e al messaggio di purez-za che si inscrivono nel quadro del« sistema preventivo » .

Ha infine toccato il tema dellacomponente laicale della comuni-tà salesiana (esprimendo preoc-cupazione per il mancato coinvol-gimento della comunità religiosa,proprio mentre nella chiesa si staparlando dell'« ora del laicato»),per poi soffermarsi sull'aspettomariano dello spirito salesiano,sottolineando «la crescita tra noidi una rinnovata devozione al-l'Ausiliatrice come Madre dellaChiesa» .

Il Rettor Maggiore, a conclusio-ne della sua relazione, ha detto :«Nel porre termine a tante rifles-sioni, la prima reazione è di gra-titudine al Signore per tutto ilbene che ha profuso tra noi e permezzo di noi, e alla sua MadreMaria pr la continua protezionecon cui ci ha accompagnati e gui-dati in questi anni delicati di tra-sformazioni profonde . Sento an-che riconoscenza fraterna versotutti i confratelli, specialmente icolleghi del consiglio superiore, gliispettori, i direttori, gli animatoriai vari livelli, e quanti in ogniispettoria hanno assunto con re-sponsabilità l'impegno comunedel rinnovamento spirituale eapostolico .

« Penso con affetto ai confratel-li ammalati, agli anziani, ai soffe-renti che hanno generosamenteaccettato i valori della passione,per far crescere la validità e fecon-dità della missione salesiana .Apro il cuore alla speranza veden-do l'aumento delle vocazioni e laserietà e generosità delle nuovegenerazioni nei loro impegni for-mativi. Credo alla «potenza» del-lo Spirito Santo che opera quasiimpercettibilmente ma efficace-mente, nelle vicissitudini dellastoria, per cui appare chiaramen-te fattibile rimontare la vasta cri-si che ci ha coinvolti» . Don Vi-ganò ha terminato invocando Ma-ria Ausiliatrice, alla quale la Con-gregazione si è affidata con attosolenne, come segno di gratitu-dine e gesto di filiazione .

o•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 1 72015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

L a ricchezza naturale delloZambia è I'«oro rosso»,cioè il rame. In questa

parte dell'Africa il minerale si tro-va in una fra le più alte concen-trazioni mondiali . Ricchezza, ma,nello stesso tempo, causa primadelle disgrazie da cui è afflitto at-tualmente lo Zambia, e che nonsono né poche né di lieve entità . Einfatti accaduto allo Zambia ciòche di recente è capitato alla Ni-geria. Quest'ultima ha puntatotutto sui suoi giacimenti di petro-lio e quando il prezzo dell'oro neroha cominciato a scendere, l'interaeconomia nigeriana ha risentito ilcontraccolpo, tanto da costringerele autorità ad adottare provve-dimenti drastici nei confronti deilavoratori immigrati, che sonostati respinti al di là delle fron-tiere.

A sua volta lo Zambia ritenne,anni fa, di imperniare sul rame lasua economia, privilegiando l'in-dustria mineraria rispetto allastessa produzione agro-alimenta-re. A quell'epoca I'«oro rosso»rendeva bene sui mercati inter-nazionali, per cui fino a metà de-gli anni Settanta, il reddito for-nito dall'esportazione del metalloconsentì di mantenere piuttostoalto il livello di crescita dell'eco-nomia zambiana. Dal 1974 il prez-zo del rame è andato via via decli-nando, fino a toccare minimi sto-rici. E oggi, con una tonnellata dirame, lo Zambia può acquistare18 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

I'(oro rosso»ha traditolo Zambia

all'estero un quarto della merceche acquistava dieci anni fa .

Le ripercussioni di questa situa-zione sono molte e di varia natu-ra. A sopportarne il peso maggio-re è naturalmente la popolazione,sia quella che affolla le città, siaquella che continua a vivere incampagna. L'illusione creata dal-l'andamento dello sviluppo neglianni delle vacche grasse avevaspinto la gente ad abbandonare learee rurali per riversarsi nelle cit-tà. Il fenomeno ha finito con l'as-sumere dimensioni straordinarieper la stessa Africa, che pure, nelsuo complesso, conosce forme diurbanizzazione più o meno selvag-

Lusaka, incontro frail delegato del RettorMaggiore per la Po-lonia don Dziedziel eil Nunzio Apostolico .

gia. Cosicché oggi, con il 45 percento della popolazione raccoltonelle città, lo Zambia è il paesepiù urbanizzato del Continente .Come è accaduto anche altrove, iservizi sociali delle città non han-no retto alla massiccia richiestadei nuovi arrivati e sono tuttoradel tutto inadeguati alle reali esi-genze. Ciò è particolarmente av-vertito a Lusaka - la capitale -dove le bidonvilles sono popolatedi povera gente spesso denutrita omale alimentata . I prezzi dei ge-neri di prima necessità sono salitialle stelle, non lasciando indenneneppure la «nshima», una speciedi pane di mais che è un cibo tra-

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dizionale dello zambiano . E poic'è la disoccupazione. Almeno unmilione di giovani, cioè, un sestodella popolazione è senza lavoro,vive di espedienti più o meno le-gali. La dimensione del problemarisulta ancora più evidente se sitiene conto che uno zambiano sudue ha oggi meno di vent'anni .Anche coloro che frequentano lescuole, vanno incontro a un fu-turo di disoccupazione.Questa drammatica situazione

ovviamente non tocca quel dueper cento della popolazione cheguadagna otto volte di più del re-stante 98 per cento. Ma è un se-gno della profonda diseguaglianzasociale . Le difficoltà deprimono lospirito della gente e spesso il ten-tativo di farsi animo è affidato alfalso rimedio dell'alcool . Secondoi dati pubblicati dall'Organizza-zione mondiale della sanità, loZambia ha il non invidiabile pri-mato di essere il primo paese inAfrica e il terzo nel mondo per ilconsumo di birra . Le conseguenzesono tragiche : gli alcolizzati po-polano gli ospedali psichiatrici .Contro questa piaga sociale sonoscesi in campo le autorità del pae-se, con in testa il presidente Ken-neth Kaunda, ma i risultati dellenumerose campagne di stampa ocondotte attraverso la televisionesono stati scarsi : si continua abere senza tregua, con penose con-seguenze sul piano parsonale, so-ciale e produttivo . L'assenteismosui luoghi di lavoro è alto, sono inaumento le liti nelle famiglie e travicini di casa .D'altra parte, nonostante le

molte difficoltà che incontranonelle città, è ormai impensabileche i giovani possano essere con-vinti a dedicarsi al lavoro nellecampagne. Ciò è anche dovutoalla dura condizione in cui vivonoi contadini . Il loro reddito resta digran lunga inferiore a quello per-cepito da chi ha fortuna di avereun lavoro in città . Si aggiunga chegli innegabili progressi dello Zam-bia nel settore dell'educazione edella salute non hanno toccatoche marginalmente le campagne,tanto che ancora oggi tre conta-dini su dieci vivono a non meno didodici chilometri dal più vicinocentro medico . In queste condizio-

I SALESIANI NELLO ZAMBIA

La presenza salesiana nello Zambia è affidata, dal 1982, alle ispettoriedella Polonia che hanno preso con molta generosità tale impegno. Al mo-mento attuale i salesiani si trovano a Luwingu (don Cichecki Kazimierz,don Ojczyk Józef, don Sak Henryk) ; a Kazembe (don Boryczka Piotr, donBernas Jan, don Dziatkiewicz Pawel) ; a Chingola (don Bem Józef, don Mo-lendowski Tadeusz) .

A questo gruppo di salesiani quanto prima si affiancheranno cinqueFiglie di Maria Ausiliatrice che si preparano in Inghilterra . Sempre in Inghil-terra si stanno preparando altri otto salesiani fra i quali anche un coopera-tore .

ZAMBIA - Superficie : 752 .614 (poco più di due volte l'Italia). Popolazione :5 milioni e 800 mila abitanti . Capitale : Lusaka. Religioni : cristiani, 25 percento, il rimanente animisti .

IL DONO DEGLI AFRICANI AL MONDO

«Ci sono tanti valori incarnati nella cultura delle nazioni africane chenon solo possono contribuire alla costruzione di ciascuna nazione, ma chepossono arricchire altre nazioni e altri popoli . Perchè l'Africa ha qualcosadi speciale da offrire al mondo . Uno degli aspetti originali di questo Conti-nente è la sua diversità, ma una diversità che è conservata intatta dall'in-negabile unità della sua cultura : una concezione del mondo in cui il sacrooccupa un posto centrale ; una profonda consapevolezza del legame esi-stente fra il Creatore e la natura ; un grande rispetto per ogni forma di vita ;un senso della comunità e della famiglia, che fiorisce nell'accoglienza enell'ospitalità aperte e gioiose ; una riverenza per il dialogo quale mezzo percomporre i contrasti e per condividere i punti di vista : spontaneità e qioiadi vivere espresse nel linguaggio poetico, canto e danza . Tutti questiaspetti manifestano una cultura ricca di dimensioni spirituali che determi-nano la unicità della cultura africana . Ecco ciò che unisce i tanti popoliafricani, senza minimamente intaccare quella immensa ricchezza diespressioni locali, o del patrimonio di singoli gruppi o regioni . . . Perciò dicoall'Africa : preserva la tua cultura, arricchiscila attraverso lo scambio con lealtre culture, ma non lasciare che la tua cultura muoia. Conservala viva, eoffrila come tuo contributo alla comunità mondiale» .

(Da un discorso di Giovanni Paolo Ildurante il suo primo viaggio in Africa)

ni non c'è da stupirsi che la pro-duzione agricola, già poco sorrettada provvidenze governative, siaandata via via riducendosi, co-stringendo lo Zambia ha impor-tare un crescente quantitativo diprodotti alimentari, con il conse-guente innalzamento di un giàtroppo elevato debito pubblico . Atutto ciò si è aggiunta la siccità,che flagella larghe zone dell'Afri-ca australe . Le autorità del paesesono state quindi costrette a ri-vedere certe impostazioni dellapolitica economica che si sono ri-velate errate .

Anche se non costituisce certouna novità, anche nello Zambiarisuona la dolente nota della cor-ruzione. I tentativi fatti per mo-ralizzare la vita pubblica non sonomancati, si sono presi provvedi-menti, si sono costituite commis-sioni d'inchiesta . Ancora oggi siinsiste con ogni mezzo su questotasto, ma senza ottenere apprez-zabili risultati . Insomma c'è chi ècostretto a sopportare pesanti sa-crifici e chi, invece, di sacrifici nonvuol sentirne parlare.Come reagiscono i governanti

zambiani a questo stato di cose?Quali misure intendono adottare?Sono domande che lasciano aper-ta la porta a risposte inquietanti .Lo Zambia è da sempre conside-rato un paese in qualche modo as-

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 1 92015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Chingola, la missione dei Salesiani .

Volti in attesa. . . di qualcuno.

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sociato all'esperimento del «socia-lismo africano» inteso come unaforma di «democrazia partecipa-tiva». Ma da un anno a questaparte sembra intenzionato a spin-gersi verso l'adozione di forme di« socialismo » che con l'Africa han-no ben poco a che fare . Si va par-lando, in altri termini, di «socia-lismo scientifico» come ideologiaufficiale . Non è una intenzione dioggi, e i rinvii sono stati numerosi,ma negli ultimi tempi l'insistenzasi è fatta preoccupante, sotto laspinta di un ristretto gruppo dimembri del partito unico, l'Uni-ted National Indipendence Party,che vorrebbe fare dello Zambia unpaese comunista .

Appena si è avuto sentore delventilato cambiamento, la Chiesacattolica e le altre chiese presentinello Zambia hanno preso imme-diatamente posizione, dicendosi

Il giovane salesiano don Jagodzinski assieme ad un gruppo diragazzi .

fermamente contrarie a una sceltadestinata a stravolgere l'orien-tamento finora seguito . Le chiesedello Zambia hanno sempre ap-poggiato con convinzione il siste-ma della «democrazia partecipa-tiva», cioè un umanesimo miratoalla promozione dell'uomo . Lapresa di posizione non ha impe-dito che si avviasse, da parte delloStato, la formazione di insegnantidi «socialismo scientifico», i cuicorsi andrebbero in parallelo conl'insegnamento della religione . Ri-mangono tuttavia in grande mag-gioranza coloro i quali ritengonoche le innegabili difficoltà delloZambia non potranno essere su-perate con giochi di prestigioideologici, bensì con la solidale vo-lontà di tutti i cittadini di risol-vere con tenacia i problemi cheassillano oggi il paese .

Gaetano Nanetti

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IlPapaelgiovaniLa prossima Pasqua vedràriuniti a Roma migliaia digiovani per celebrare l'AnnoSanto: li ha voluti GiovanniPaolo li. Ecco un servizio inpreparazione all'avvenimento.

J giovani di Città del Messicoche, con chitarre e «mara-cas», svegliano all'alba Gio-

vanni Paolo II con « las manani-tas», il canto che si dedica allapersona amata, sotto la finestra,la mattina del suo compleanno . . .

Il silenzio quasi irreale dellamoltitudine di universitari polac-chi che, nel cuore di Varsavia,protendono verso l'alto migliaiadi piccole croci di legno per farlebenedire dal primo Papa slavonella storia della Chiesa . . .

Il gesto, inimmaginabile primache si verificasse, di Karol Woj-tyla che, non riuscendo a far ta-cere la gioventù della «sua» Cra-covia, si mette a sedere - scon-solato e divertito ad un tempo -sul primo gradino del palco erettosulla roccia di Skalka, il luogo delmartirio di San Stanislao . . .

Una mattina di pioggia allefrontiere dell'odio, con i ragazzi ele ragazze di tutta l'Irlanda e ilPellegrino di pace che li supplicain ginocchio: «Non ascoltate le

a

Il Papa a Fortaleza (Brasile).

voci che parlano il linguaggio del-la violenza, della vendetta, dellarappresaglia» . . .

Lo straordinario «happening»di New York quando John PaulTwo, invece delle parole, soffiadentro il microfono un verso, un« wow », il richiamo dei giovaniesploratori americani, e la plateasi scatena e risponde e il . Papa nefà un secondo e poi un terzo :« Wow-wow-yu-u-u » . . .Le cinquantamila bocche che

intonano all'unisono l'« Alleluj a »e gridano : «Très Saint Père, vouschanverez la terre» all'ingressodell'auto scoperta nel «Parco deiPrincipi», il velodromo pariginodei trionfi di Bartali e Coppi . . .

Il «Santiago Bernabeu», lo sta-dio del «mundial» italiano, invasodalla nuova generazione madri-lena che scandisce impazzita :«Juan Pablo Segundo, te quiere

toto el mundo», «Giovanni PaoloII, tutto il mondo ti ama» . . .

Quella Domenica in Albis del1980, in una Torino insanguinatadal terrorismo, di fronte alla ba-silica voluta da Don Bosco, con ilPapa polacco che ricorda PierGiorgio Frassati e quasi rimpian-ge il passato : « Ho vissuto in unaparrocchia salesiana! » . . .

L'appello a combattere la mafiarivolto ai giovani di Palermo e diuna Sicilia che torna a riproporsicome luogo di violenza e di morte,isola di misteri e di sospetti, ter-ra feconda di lacrime e di lacera-zioni . . .La pista dell'autodromo di

Monza, strappata per un giorno ai« fans » della Ferrari da duecen-tomila giovani lombardi, che inal-berano uno striscione che dicesemplicemente «Grazie, amico» e

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 21

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ripetono ritmicamente lo slogan :«Devi tornare» . . .

Le fiamme di un falò che, nellesere d'estate a Castelgandolfo, il-luminano i volti dei ragazzi sedutiper terra, sull'erba, a semicerchioattorno ad una poltrona di viminisulla quale siede il Papa, cheascolta le loro esperienze di vita edi fede . . .

Il severo cortile di San Damaso,in un insolito Vaticano alla lucedelle lampade, dove risuonano lenote e le parole del più famosoinno goliardico del mondo, il« Gaudeamus igitur » : « Vivat sem-per iuvenis Papa dilectissimus» . . .

Le ore passate con i «balordi»che gli raccontano la storia dellaloro giovane esistenza «perduta eritrovata», con quelli che «si bu-cavano» già a quattordici, quin-dici anni e che hanno trovato laforza di uscire dal tunnel delladroga . . .

Il carcere romano di Rebibbia,con tutte quelle giovani vite spez-zate e confuse da ideologie senzadomani e, fra loro, Ali Agca, il kil-ler venuto dalle steppe dell'Ana-tolia, che non si era mai inginoc-chiato prima se non per prenderela mira . . .

Una lunga serie di «flash-back »sul Papa e i giovani . Un fenomenoche ha assunto dimensioni incon-

22 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

«Cosa significa essere giovane? Essere giovane significa possederein se stesso una incessante novità di spirito, coltivare una continua ricercadel bene, e perseverare nel raggiungere la meta . Essere autenticamentegiovani in questo senso è il modo per preparare il vostro futuro, che è com-piere la vostra vocazione di adulti pienamente maturi. Non ignorate mai laforza irresistibile che vi spinge verso il futuro» .

(dai discorsi di Giovanni Paolo Il)

suete, molto al di là del semplicefatto di costume, perché il dialogoinstauratosi fra Giovanni Paolo Ile le nuove generazioni sotto qual-siasi latitudine è qualche cosa dinuovo, di originale, di prorompen-te, nei rapporti tra la Chiesa cat-tolica e il mondo .L'appello ai giovani in nome

della speranza è il filo che legal'instancabile pellegrinare di que-sto Papa che non ama il chiusodei Sacri Palazzi, in Italia, nelMessico, in Polonia, in Germania,nelle Filippine, in Giappone, inAfrica, in Portogallo, nella GranBretagna, in Argentina, in Spa-gna, nell'America Centrale, in Au-stria .

«Ho sempre amato molto i gio-vani: quando avevo la loro età,ma anche nel mio ministero sa-cerdotale ed episcopale, e adessoche il Signore mi ha chiesto diservire alla testa della Chiesa»,ha affermato, per spiegare la con-tinuità del suo discorso, duranteuno dei tanti viaggi in paesi diver-

si per ambienti, problemi, parole egesti. E soggiunge : «Amo i gio-vani, perché sono come la pri-mavera che sorge sul mondo esu ciascun paese in particolare,con la sua luce e le sue ricche pro-messe» . ***

Questo dialogo, ora a distanzaora familiare, comincia domenica22 ottobre 1978, in piazza san Pie-tro, al termine della Messa solen-ne per l'inizio del pontificato diGiovanni Paolo II, mentre sonoancora nell'aria le parole pronun-ciate nell'omelia : «Non abbiatepaura! Aprite, anzi spalancate leporte a Cristo! . .. Non abbiatepaura! Cristo sa "cosa è dentrol'uomo"! Solo lui lo sa!» .

È tardi, ma Karol Woj tyla vuo-le affacciarsi ancora alla finestradel suo studio privato . È un'oradavvero inconsueta per la recitadell'Angelus, ma il Papa così de-voto della Madonna non intenderinunciare alla preghiera mariana .Poi, prima di rientrare, una pa-

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rola speciale per i giovani che l'ac-clamano sul sagrato : « Voi sietel'avvenire del mondo, la speranzadella Chiesa . Voi siete la mia spe-ranza!» .

Due settimane dopo, in unadelle prime udienze generali, nellabasilica vaticana, Giovanni PaoloII chiarisce il perché della fiduciaeccezionale che ripone nella nuovagenerazione : «Il Papa vuole benea tutti, ma ha una preferenza peri più giovani, perché essi avevanoun posto preferenziale nel cuoredi Cristo, il quale desiderava ri-manere con i fanciulli e intratte-nersi con i giovani ; ai giovani ri-volgeva particolarmente la suachiamata; e di Giovanni, l'apo-stolo più giovane, aveva fatto ilsuo prediletto» .

Dicono le parole de « las ma-nanitas» che svegliano il Papadopo la prima, breve, notte mes-sicana: «Questo è il buon giornoche cantava il Re David nell'au-

rora messicana . Ora la cantiamo ate. Sveglia, Padre, sveglia, guardache si è fatto giorno, già cantanogli uccelli, la luna si è nascosta .Che bella è la mattina quando tisaluto. Veniamo con gioia a fartigli auguri. Il giorno in cui tu seinato, sono nati tutti i fiori, can-tarono gli usignoli» .

«In una luce ancora incerta, aduna finestra della delegazioneapostolica dove risiede, appare ilPapa» raccontano due testimonioculari, i giornalisti televisivi Ali-nenti e Michelini . «II Papa sorri-de, saluta, ascolta . Quando si fàpiù chiaro, scende nel giardino . Siintrattiene cordialmente con i gio-vani. Chiede se è possibile sentireanche una canzone della sua ter-ra. Quelli non si perdono d'animoe improvvisano un canto polaccoin onore della Vergine . GiovanniPaolo II si unisce subito al coro» .È il prologo e il prototipo di

una serie di incontri con la gio-ventù latino-americana, la gioven-tù di un continente dove quasi la

«Giovani uccidono altri giovani! Plagiati e succubi di ideologie aber-ranti, dei giovani si illudono che soltanto dando la morte possono trasfor-mare questa società . Occorre proclamare con forza e convinzione che unmondo di giustizia, di solidarietà, di pace non si costruisce sul sangue esui cadaveri di vittime, colpevoli soltanto di pensarla diversamente. Allaviolenza cieca e all'odio inumano rispondete con la forza trascinante del-l'amore» . (dai discorsi di Giovanni Paolo ll)

metà della popolazione ha m . . iodi vent'anni e che nel Duemilaconterà più della metà di tutta lapopolazione cattolica del mondo,una gioventù che canta al Papa«Cielito lindo» sotto ogni cielo eche in portoghese lo ribattezzerà« Joao de Deus» .Di questa gioventù Giovanni

Paolo Il condivide l'ansia di tra-sformare una società radicalmen-te ingiusta : «Bisogna chiamarecol loro nome l'ingiustizia, losfruttamento dell'uomo sull'uomo,oppure lo sfruttamento dell'uomoda parte dello Stato, delle istitu-zioni, dei meccanismi, dei sistemieconomici, dei regimi. . . Bisognachiamare per nome ogni ingiusti-zia sociale, discriminazione, vio-lenza inflitta all'uomo contro ilcorpo, contro lo spirito, contro lacoscienza e contro le sue convin-zioni» .Ma contemporaneamente Gio-

vanni Paolo II ammonisce la gio-ventù latino-americana : «Nonsiate tentati da ideologie che pre-dicano solo valori materiali osemplicemente ideali temporali,che separano lo sviluppo politico,sociale ed economico dalle cosedello spirito ed in cui la felicità èricercata lontana da Cristo . Lastrada verso la totale liberazionenon è la via della violenza, dellalotta di classe o dell'odio ; è la via

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 232015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

dell'amore, della fratellanza edella pacifica solidarietà» .

Inni religiosi, ballate romanti-che, canzoni dei Beatles, tristi«fado» portoghesi e travolgenti«paso doble» delle arene spagnolepunteggiano il cammino del Papavenuto di lontano lungo le vie deigiovani d'Europa.

«Sapete», dicono i versi ingenuie spontanei di una canzone im-provvisata che accompagna il suopassaggio per le strade di Craco-via nel giugno del '79, « che abbia-mo un Papa in cui abita lo SpiritoSanto? Sapete che andava a scia-re con gli sci che s'era fatto dasolo, sapete che andava in canoa,una canoa che s'era costruito dasé, sapete che andava in giro conuno zaino che s'era comprato dasolo?» .La sera di Skalka, la roccia delmartirio nel 1079 di san Stanislao,l'antico arcivescovo di Cracovia, igiovani sono dappertutto, persinosui tetti delle case e delle chiese diquesta città scampata alla furianazista e alle distruzioni della se-conda guerra mondiale, arrampi-cati sugli alberi e sui pali dellaluce, pericolosamente in bilico suipilastri dei muri .

Al sopraggiungere di GiovanniPaolo II è la festa dei fiori . Ra-gazzi e ragazze lanciano verso dilui garofani . Rossi e bianchi, i co-lori nazionali . Il Papa li prende alvolo e li rilancia verso quelli delle24 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 •

prime file . E questi ancora a lui .Una scena unica, irripetibile, chesembra ricordare i giochi d'acquadelle fontane di piazza san Pietro .Finalmente riesce a percorreretutta la scalinata che porta al pal-co. Si avvicina al microfono : «Vo-glio dirvi una cosa» . Silenzio ge-nerale. «Io vi amo» . E i giovani,di rimando, come il coro d'una an-tica tragedia greca : «Anche noi tiamiamo» .Giovanni Paolo II ascolta le testi-monianze degli studenti e dei gio-vani lavoratori che s'avvicendanosul palco. I gomiti sui braccioli

In alto a sinistra : incontro con i giovani della Comunità per tossicodipendenti di don

della poltrona, le labbra appog-giate sulle mani incrociate, l'e-spressione commossa . Quando è ilsuo turno, don Stanislao, il segre-tario, fa il gesto di passargli i foglidel discorso che ha portato daRoma. Il Papa lo ferma. « Dopoquanto ho ascoltato», sussurra,«non ha più senso» . E, rivolgen-dosi ai giovani : «Vi parlerò a cuo-re aperto». Una pausa e ancorauna battuta: « E voglio anche di-mostrarvi che conosco ancora ilpolacco» .

Alla fine, dai giovani si leva ilgrido : «Resta con noi». Giovanni

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Picchi a Roma. Le altre foto si riferiscono all'incontro con i giovani austriaci .

Paolo II fa un cenno della testacome per sottolineare che è im-possibile, che il suo cuore resteràsempre sulle care rive della Visto-la, ma che la sua casa ormai è ilmondo. Un altro grido : «Almenotorna di nuovo, vieni ancora» .Wojtyla riesce a farli tacere : «Sie-te troppo buoni con me». I più vi-cini scorgono le lacrime nei suoiocchi. Ma subito stempera l'emo-zione strappando un altro sorriso :«Probabilmente, quando ero qui,non trovavate tutte queste virtùin me! » .

* * *Si dice : New York o dell'inco-

municabilità. Arriva John PaulTwo e la megalopoli si scioglie . AlMadison Square Garden, il mas-simo tempio del pugilato mondia-le, si ha l'ennesima riconferma del«filo diretto» fra il Papa e i gio-vani, della sua capacità di metter-si sulla loro lunghezza d'onda, dispogliarsi di colpo della severità edel rigore di atteggiamenti che gliimpone fatalmente il suo ruolo.

Un ragazzo e una ragazza bian-ca e una giovane negra, a nome di

ventimila alunni delle scuole cat-toliche, gli regalano una chitarra,un paio di jeans e una maglietta .«Forse oggi», dice la studentessache gli porge lo strumento, «nonvi è nulla che parli delle nostresperanze e dei nostri sogni più ef-ficacemente della nostra musica.Questa chitarra, Santo Padre, è ilsimbolo universale della musicad'oggi. Preghiamo affinché i mo-tivi cantati in tutto il mondo conl'accompagnamento di una chi-tarra possano un giorno unircipiù strettamente, vecchi e giovani,gli_ uni e gli altri» .

E la volta del ragazzo che ha inmano i jeans e la maglietta .«Oggi, la maggior parte dellagente ci riconosce per il nostromodo di vestire . Con i nostrijeans, con le nostre magliette, noidichiariamo di essere diversi, equesto ci rende felici . Perciò, e permanifestarvi il profondo apprez-zamento per la sollecitudine chedimostrate verso i giovani nelmondo, vi offriamo questi nostrisimboli: questi jeans, questa ma-glietta, questa medaglia e questacatena, che sono un altro simbolodel nostro modo di vestire» .

Ai giovani della più ricca e li-bera nazione del mondo, GiovanniPaolo Il ripropone la parabola diLazzaro: « L'umanità deve tradur-la in termini contemporanei, intermini di politica e di egemonia,in termini di tutti i diritti umani,in termini di relazioni fra il "Pri-mo", il "Secondo" e il "TerzoMondo". .. Non possiamo stare inozio, rallegrandoci delle nostrericchezze e della nostra libertà, se,da qualche parte, il Lazzaro delventesimo secolo giace alla nostraporta» .

Un «momento magico» simile aquello di New York si vive al«Budoo Kan», il palazzo dellosport, di Tokyo. L'attesa è riem-pita da complessi musicali chevanno per la maggiore . Forse èproprio per questo, osserva qual-cuno, che l'affluenza è stata cosìlarga, superiore a qualunque pre-visione. In realtà, quegli ottomilagiovani - per un terzo, se non dipiù, non cristiani - sono venutiper il desiderio di ascoltare unuomo che, nel paese del più dura-

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 252015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

turo «boom» economico, non ra-giona solo in termini di economiadi mercato. E Giovanni Paolo IInon li delude .

Il Papa risponde « a braccio» initaliano e polacco alle domande; ele sue risposte vengono tradottesimultaneamente. Non nascondeil suo amore per lo sport, lui chefu raggiunto dalla nomina a ve-scovo ausiliare mentre era in ca-noa su un fiume . Confessa tran-quillamente che gli piace moltis-simo cantare. Rivela senza alcunimbarazzo le sue preferenze incampo musicale: Chopin, Beet-hoven, Bach, Mozart, ma ancheGershwin e Armostrong. Accennacon profondo rispetto e alto liri-smo all'amore dei giapponesi perla natura.«Tutti sanno quanto amiate le

vostre montagne, i vostri laghi, levostre foreste variopinte e la bel-lezza dei vostri giardini . Tuttisanno quanto desideriate ancheuna casa - se pur piccola - incui poter piantare alberi e moltifiori. E voi giovani che studiate elavorate nelle grandi città, ma vi-vete nei piccoli villaggi, deside-rate sempre tornare a casa in pri-mavera quando i fiori sbocciano ein autunno quando la natura sitinge di rosso» .

La sintonia è stabilita. Si passaa temi più vitali ed angosciosi .Uno studente diciottenne denun-cia le contraddizioni della moder-na società nipponica : « Nella lororicerca di felicità i giapponesihanno cercato il benessere mate-riale, ottenendo un successo par-ziale. Per altro verso sono però ve-nuti alla luce fenomeni come i sui-cidi degli adolescenti tra gli allievidelle scuole primarie e la violenzain quelle secondarie . Ciò rivela lasolitudine nel cuore dei bambinigiapponesi» .

La risposta del Papa centra ilproblema di fondo : « Voi vivete inmezzo ad un meraviglioso pro-

«Non è per opportunismo e per desiderio di novità che la Chiesa,"esperta in umanità", si erge a difesa dei diritti umani . È per un autenticoimpegno evangelico . . . Fedele a quest'impegno, la Chiesa vuole mantenersilibera di fronte agli opposti sistemi, così da optare solo per l'uomo, qualiche siano le miserie e le sofferenze che lo affliggono ; e questo non permezzo della violenza, dei giochi di potere, dei sistemi politici, ma bensì permezzo della verità sull'uomo .

(dai discorsi di Giovanni Paolo Il)

26 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

«Ai giovani che possono essere stati irretiti in organizzazioni impe-gnate nella violenza, io dico : non ascoltate le voci che parlano il linguag-gio dell'odio, della vendetta, della rappresaglia . Non seguite alcuna guidache vi conduca per le vie che infliggono la morte. Amate la vita, rispettatela vita, in voi stessi e negli altri . Mettete voi stessi al servizio della vita, nondella morte . Non crediate che il . coraggio e la forza siano provati dalle uc-cisioni e dalla distruzione . Il vero coraggio consiste nel lavorare per lapace» .

(dai discorsi di Giovanni Paolo Il)

gresso in un mondo tecnologico .Avete ricevuto molte cose buonenella vostra vita, cose che pos-sono rendere la vita stessa più fa-cile, più interessante, più piace-vole. Ma questo grande progressonon apporta automaticamenteappagamento; non crea automa-ticamente pace profonda nei cuo-ri. Sì, il materialismo, la permis-sività e l'egocentrismo che cosìspesso accompagnano il progres-so moderno, tentano di invaderela vostra vita e c'è sempre la pos-sibilità che essi soffochino i valorimorali e spirituali, quei valori chedanno una reale e definitiva sod-disfazione» .

Prima che l'incontro del « Bu-doo-Kan» si concluda, avvienequalcosa che nessuno si sarebbemai aspettato. Un gruppo di bam-bini comincia a danzare a giroton-do una ballata popolare polacca,eseguita da un coro . Papa Woj-tyla prima prende parte al «cer-chio», con qualche passo caden-zato; poi entra in mezzo, tienedue ragazzine per mano e intantocanta il motivo al microfono te-nutogli da una bella presentatricecinese, Agnes Chang, cristianacome rivela il nome di battesimo .

I discorsi del Papa mettonosempre a fuoco i veri problemi difronte ai quali si trova la gioventùnelle diverse parti del mondo. Sene ha la riprova nei due viaggi inAfrica dinanzi al contrasto stri-dente fra l'architettura futurista

delle grandi città, simbolo di uncontinente che guarda all'Occi-dente, e la foresta che ancora nelambisce le periferie, simbolo delrischio per l'uomo del ContinenteNero di perdere nel contatto conla civiltà tecnologica la propriaidentità tradizionale .

L'invito ai giovani ad essere«autenticamente africani e pie-namente cristiani» diventa cosìmotivo ricorrente sulle labbra delPapa: «È grande il pericolo di vo-ler semplicemente imporre o co-piare ciò che si fà fuori per la solaragione che viene dai paesi cosid-detti avanzati. Ma avanzati versoche? A che titolo sono avanzati?Non ha anche l'Africa, forse piùdi altri continenti, già suoi tutori,il senso delle cose interiori chia-mate a determinare la vita del-l'uomo? Come vorrei contribuire adifendervi da queste invasioni ; vi-sioni sull'uomo e sulla società chesono parziali e materialistiche, eche minacciano la via dell'Africaverso uno sviluppo veramenteumano e africano!» .

Di qui l'appello insistente aigiovani a individuare e denuncia-re i « mali» della società africana,in questa fase di trapasso, «comela corruzione, l'appropriazioneindebita dei fondi del governo odelle società, le spese esagerate eimproduttive, l'esibizione dellaricchezza, la negligenza verso ipoveri e gli emarginati, il nepoti-smo, il tribalismo, l'antagonismopolitico, il rifiuto dei diritti dei po-veri, l'aborto, la contraccezione.Come giovani autentici doveteosservare, valutare e poi agireconformemente ai dettami delVangelo» .

Di qui il richiamo alla discipli-na e alla temperanza, due virtùcosì difficili per il giovane e la gio-vane africani : «Siate casti. Resi-stete a tutte le tentazioni che as-salgono la santità del vostro cor-

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po. Portate la vostra castità al sa-cerdozio, alla vita religiosa o almatrimonio» . E, al tempo stesso,la sottolineatura dei doveri pub-blici del giovane cristiano africa-no: « Un buon cristiano è un buoncittadino . Amate il vostro paese,obbedite alle sue leggi ; rispettate isuoi capi e pagate i vostri tributi .Siete chiamati ad assumervi levostre responsabilità nelle attivi-tà politiche, sociali, economiche eculturali» .

Percorrendo in lungo e in largol'Africa lungo l'Equatore, Giovan-ni Paolo II prende più acuta co-scienza del dramma della fame edella siccità. E dal Sahel Grion :«Io mi faccio qui voce di quelliche non hanno voce, la voce degli

Il Papa a Torino Valdocco.

innocenti che sono morti perchémancava loro pane e acqua, lavoce dei padri e delle madri chehanno visto morire i loro piccolisenza capire, e che vedranno sem-pre nei loro bambini i segni diuna fame che hanno duramenteprovato; la voce delle generazionifuture che non dovranno più vi-vere con questa minaccia terribilesulla loro vita» .

La facilità d'intesa con i gio-vani, la possibilità di stabilire undialogo al di là della lingua, di co-municare anche soltanto con lenote di un canto come a Napoli« O sole mio », è una realtà che il

Papa polacco sperimenta in ma-niera intensissima ogni volta chesi sposta in Italia, il paese di cui èprimate, una terra che percorrepiù e più volte, dal Tirreno all'A-driatico, dal Nord mittel-europeoalla Sicilia, punto d'incontro fraOriente ed Occidente, ponte versol'Africa, isola ricca di tanti valorieppure lacerata da tante contrad-dizioni.

«Qui i giovani - l'indirizzo disaluto di una ragazza nella celebrepiazza Politeama a Palermo, unadomenica di novembre del 1982,non ha nulla di protocollare -portano addosso i segni, le cicatri-ci di una società che, in modo acu-tissimo e drammatico, soffre l'in-certezza, la disoccupazione, l'e-

migrazione, la mafia, la droga cheuccide ogni speranza, la minacciadi armi poste a difesa della pace,ma che sono pericolo di guerra» .

Giovanni Paolo II ascolta conl'espressione assorta di sempre .Ancora una volta il suo discorsonon è una predica generica, un«fervorino» scontato . Né potreb-be essere diversamente . Nessunadelle allusioni ai drammi di ieri edi oggi di questa terrà cadrà nelvuoto. Neppure l'angosciato ri-chiamo all'installazione degli eu-romissili nella base Nato di Co-miso, «le armi poste a difesa dellapace, ma che sono pericolo diguerra» .«Conosco la triste realtà d'un

tempo», esordisce ; «dei "carusi"con le fragili spalle sotto la valan-ga dello zolfo» . Ricorda i bambinimorti nei ripetuti incidenti aereisul cielo di Palermo e quelli scom-parsi nei paesi annientati dal ter-remoto del Belice. Ricorda so-prattutto un caso che ha commos-so la Sicilia e l'Italia intera, quelladella piccola « Cuccuredda »,emersa dopo due giorni dalle ma-cerie, quasi simbolo di questa«Isola bedda», «del suo secolare,insopprimibile e appassionato bi-sogno di sopravvivenza, di fortez-za, di fede, che resiste a tutte le vi-cende di dolore e di morte . Biso-gno di futuro» .

La consegna del Papa ai giovanidi Palermo e della Sicilia è un gri-do appassionato : «Sappiate co-struire un futuro ed una societànuova, in cui ci sia giustizia e la-voro per tutti; la disoccupazione èla morte dei giovani. Un futuro eduna società nuova, in cui non cisia più la droga; la droga è il col-po di scure alle radici dell'essere.Un futuro ed una società nuova,in cui non ci sia più né violenzané guerra. La pace è possibile; lapace non è un sogno, una utopia!Un futuro ed una società nuova,in cui sia isolata e distrutta la ra-mificazione dell'atteggiamentomafioso di alcuni, operatori dimanifestazioni aberranti di cri-minalità» .

L'appello a «costruire l'utopiadi un mondo nuovo, più giusto epiù umano» è il leit-motiv chelega le centinaia di discorsi diGiovanni Paolo Il ai giovani . IlPapa - che non cessa di ripetereai giovani le parole del giorno del-l'inizio del suo servizio pontifica-le : « Voi siete la mia speranza, lasperanza della Chiesa, la speran-za della società» - li sprona con-tinuamente a guardare con corag-gio all'utopia di un mondo nuovo :«Non conformatevi a questo tem-po. Cristo è il Dio della speranza,della novità, del futuro» .

Non un'esortazione di circo-stanza, dunque, ma un'indicazio-ne autorevole del «Papa dei gio-vani » che ha affermato, a Ma-drid : « Voglio dirvelo: non mi ave-te deluso, continuo a credere neigiovani, in voi . E credo non peradularvi, ma perché conto su divoi per diffondere un nuovo siste-

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 272015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

L'incontro del Papa con i giovani siciliani a Palermo, piazza Politeama .

ma di vita» . E nel Gabon : «I gio-vani che ho incontrato mi hannodato la certezza che il nostromondo ha un futuro grazie aloro» . E a Monza : «Coraggio! IlPapa è con voi! La Chiesa è convoi! Cristo è con voi!» .

Il suo è messaggio calibrato eglobale che tiene conto della sfidastorica che la nuova generazionedeve affrontare. Ai giovani spa-gnoli ha parlato di «lotta controla massificazione» in un mondoche lentamente sembra soccom-bere alla tentazione dell'indiffe-rentismo, del nichilismo, del ma-terialismo teorico e pratico .

Ed a quelli siciliani ha detto :«Sconfiggete il grigio disfattismo,l'individualismo egoista . Siateannunciatori di un progetto glo-bale di salvezza, della liberazionedi tutti gli uomini e di tutto l'uo-mo dalla schiavitù del peccato enon solo dalle strutture ingiuste . . .La speranza della Chiesa nonesclude né disprezza la speranzaterrena, ma, riconoscendola limi-tata e parziale, la supera . Noncede alla tentazione della rasse-gnazione, al fallimento; ma lottae rimuove le cause vere della di-sperazione del mondo» .28 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

Un programma esigente pertrasformare questo mondo «nonepidermicamente, ma dalle fon-damenta» che Giovanni Paolo IIcosì delineava parlando a Monzaai giovani di Milano e di tutta laLombardia :

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale la vita del-l'uomo sia rispettata, salvaguar-data, protetta fin dal suo conce-pimento e in tutte le sue tappesuccessive! Sia ascoltato il gemitodi tanti innocenti, precocementeeliminati!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale i bambini edi poveri non muoiano letteralmen-te di fame, mentre le nazioni opu-lente gettano scandalosamente gliavanzi dei loro lauti banchetti!

«Aiutate a costruire una nuovasocietà, nella quale il pubblico de-naro venga devoluto non per lacorsa agli armamenti, ma per ilprogresso sociale dei cittadini,per il loro benessere economico,per la loro salute, per la loroistruzione!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale il plurali-smo delle idee e delle concezionisia realmente ammesso e rispet-

tato, perché non succeda che chiha in mano la forza si creda in di-ritto di fare scomparire o eliminioccultamente quanti non sono al-lineati con la ideologia del potere!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale la sua con-tinua e ordinata trasformazionenon sia affidata all'utopia del ter-rorismo e della rivoluzione violen-ta; la violenza - psicologica o fi-sica - provoca, solo lacerazioni,morte, lutti, lacrime!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale i giovani vo-stri coetanei non siano costretti acercare nella droga l'illusione del-la felicità; la droga uccide la gio-vinezza e i suoi ideali!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale anche co-loro che non possono più produr-re o consumare secondo le leggiinesorabili della odierna econo-mia consumistica, siano rispetta-ti, protetti da leggi adeguate alladignità della persona umana!

«Aiutate a costruire una socie-tà nuova, nella quale risplenda esi realizzi la giustizia, la verità,l'amore, la solidarietà, il servi-zio!» .

Silvano Stracca

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el corazòndiManaguaProseguendo i nostri servizi dalCentro America ci soffermiamo sulNicaragua: che fanno i salesiani?Quali problemi affrontanoquotidianamente?

J i1 Nicaragua è con molta pro-babilità il Paese centroame-ricano più conosciuto . Vuoi

per la drammaticità dei suoi pro-blemi, vuoi perché il Fronte San-dinista di Liberazione Nazionale(FSLN) si muove con notevole di-sinvoltura nel settore della grandeinformazione, fatto sta che le cro-nache dei giornali non sono certoavere di notizie sul Nicaragua . Ilproblema piuttosto è di qualità edi verità.Giungiamo all'aeroporto «Ce-

sare Augusto Sandino» di Mana-gua nel mese di luglio a bordo diun aereo della TACA stracolmo dicubani, russi, americani e persinocinesi .

Le città ci accoglie con il con-sueto caldo umido dei tropici econ grandi striscioni inneggiantial «pueblo» e alla « revolution » .Annotiamo qualche slogan al

completo: «Todas las armas alpueblo para defender la revolu-tion » e «El corazón de mi chavala/ es el pueblo / porque esta Re-volutión / es una chavala con co-razón / todos queremos a la cha-vala » .

Uno stragrande numero di sol-dati, per lo più ragazzi e ragazze

La musica è sempre un richiamo. Ragazzi a Managua.

dai volti ancora giovanili, ahimè!armati di kalashnikov sovietici,sottolinea che qui, come del restoanche altrove, ancora una volta apagare sono loro : i giovani .

Da quando nel 1979, con l'ap-poggio di tutto il popolo, fu ab-battuto il regime della famigliaSomoza, il Fronte Sandinista, cuiè affidata la funzione legislativaed esecutiva del Paese non è riu-scito ad assicurare serenità e giu-stizia . Tutt'altro : è cresciuta l'in-tolleranza ideologica e si prean-

Managua, prima di una partita a beseball .

nunciano - ma in buona partesono stati già avviati - intensiprogrammi di rieducazione per ac-celerare il processo di cubanizza-zione .

Dopo la drammatica visita delPapa (luglio 1982) la Chiesa nica-raguense ha acquistato una nuovae più unitaria coscienza dei pro-blemi e al tempo stesso delle pro-prie possibilità .

La Famiglia salesiana è presen-te in Nicaragua sin dal 1911 allor-ché fu aperta la casa di Granada .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 292015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

Il tempio di Don Bosco.

Oggi essa è presente con l'arcive-scovo della stessa Capitale che è ilsalesiano monsignor Obando YBravo, col il Centro Juvenil DonBosco di Managua, con la tormen-tata opera di Masaya, un po' fuorida Managua, con la scuola e laparrocchia di Granada; le Figliedi Maria Ausiliatrice hanno dueCase a Granada ed una a Ma-nagua.

Non sono come si vede molteopere ma estremamente signifi-cative per un Paese che ha appenadue milioni e mezzo di abitantisparsi per 139 mila chilometriquadrati di superficie.

30 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 •

Ragazzi al Centro Juvenil.

Il Centro JuvenilDon Bosco

A circa mezz'ora di strada dallerovine ancora non sanate del ter-remoto che ha distrutto la vecchiaManagua, si trova il Centro Ju-venil Don Bosco .

Si estende su un'area di almen-to quarantamila metri quadrati diterreno: campi da gioco, labora-tori per la scuola professionale,sale d'ogni tipo per i giovani, unagrande chiesa circolare molto si-mile ad un tendone da circo ep-pure tanto raccolta.Abbiamo avuto la fortuna di

arrivare al Don Bosco un sabato

pomeriggio quando nei TalleresPopulares non c'è nessuno deimille apprendisti che rappresen-tano il pane quotidiano dei sale-siani. In compenso c'è preannun-ciato per l'indomani domenica l'i-nizio di un grande torneo di ba-seball che vedrà coinvolti almenotre mila giovani della città .

Mi riceve il direttore don MarioFiandri che accogliendomi confraterna cordialità non può fare ameno di dire: « Senti, qua sei acasa tua ma fino a martedì nonfar conto su di me perché ho dafare con i ragazzi . E poi, cos'è que-sta storia che venite per qualchegiorno e poi scrivete decine di pa-gine! Dovresti fermarti per al-meno un anno» .

Intanto don Fiandri fedele al«comparte Coca Cola y una sor-risa» mi offre da bere l'onnipre-sente bibita americana e mi pre-senta i suoi confratelli : l'anzianotedesco don Huber, l'italiano donGiuseppe Leo, don Martinez ed iconfratelli coadiutori Chico Pedroe Martinez Josè .

Il Centro Juvenil è stato fon-dato nel 1956 ad opera di don Hu-ber - ormai ottantenne -, didon Manenti e del coadiutore si-gnor Virgilio Vargas . L'inizio fumodesto ma i tre seppero guar-dare subito al futuro individuan-do un ampio spazio nella parteorientale della città dove grada-tamente costruirono le opere chesi vedono oggi .

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Il 26 luglio del 1976 venne aper-ta l'attuale chiesa dedicata a DonBosco frequentata da migliaia dipersone e che rappresenta unpunto essenziale di riferimentoper i cattolici di Managua .

Al Centro Juvenil - mi dicedon Fiandri - si fa molto sportanche perché ci sono ottime at-trezzature : vi domina il baseball epare con ottimi risultati dal mo-mento che su questi campi è cre-sciuto David Freen, uno dei piùforti giocatori di baseball esistential mondo, che gioca con i « Car-dinals» di St . Louis negli StatiUniti .

Naturalmente al Centro Juve-nil non manca la musica; «muchamusica y alegria de viver», mi

Guardando i laboratori.

dirà più tardi una ragazza .Fulcro di tutta l'attività è il

« Movimiento Juvenil Don Bosco»che raccoglie i giovani più consa-pevoli in grado di scegliere peruna vita come impegno e vocazio-ne. Sono questi ragazzi dai quin-dici anni in sù che aiutano per l'a-nimazione di tutte le attività delCentro. Si tratta di giovani chesono autentici protagonisti di ser-vizio cristiano all'interno del Cen-tro Juvenil ma anche fuori .

È con essi che i Salesiani af-frontano molti problemi ed è gra-zie ad essi che è possibile da que-ste parti sperare .

Se chiedete all'Arcivescovo di

Don Giuseppe Leo, giovane prete italiano a Managua .

Managua, oppure al Nunzio apo-stolico, dove sono i giovani piùimpegnati della città, la risposta èuna: al Don Bosco .

« E non certo - sottolineamonsignor Obando - perché iosono salesiano» . Del resto questaesperienza è tanto più preziosaper l'intera chiesa nicaraguensequanto più si intensifica l'impe-gno del sandenismo per "coscien-tizzare" le masse giovanili ai prin-cipi del marxismo-leninismo contutte le iniziative tipiche d'ogniregime .

Sul Centro Juvenil - mi diceancora don Fiandri - sono pun-tati gli occhi del Fronte Sandini-

sta al quale fanno gola le attrez-zature ma certamente esso nonsopporta questo spazio di libertàdove sono ancora visibili i segnidelle lotte contro Somoza nellaquale morirono alcuni giovani lecui tombe si trovano nell'area del-lo stesso Centro .Particolarmente apprezzata è

la scuola professionale : al DonBosco si preparano meccanici, ti-pografi, dattilografi, falegnamiche trovano quasi subito lavoroappena finiscono i corsi . Recen-temente lo stesso Governo ne haassunto a decine e prima ancorache ultimassero .

Cosa sia in realtà il Centro Ju-venil Don Bosco lo vedo la do-menica mattina quando sin dallesei del mattino incominciano agiungervi gruppi di giovani in di-visa da baseball e non soltantoperché si dà il via al torneo : reste-ranno a centinaia nei campi delCentro dopo aver pregato, giocatoe chiacchierato con il salesianoverso il quale sono generosi comeforse in nessun altro luogo .

La gente qui - è sempre donFiandri a parlare - ci vuol beneperché ha capito che tutto quelloche abbiamo è per loro, per i lorofigli. È questa la nostra forza .

Ho girato anch'io per i campi afianco di questo giovane prete sar-do: a chi una stretta di mano, achi un sorriso con una parola, achi una pacca sulle spalle.

« Mi raccomando - dirà al ca-•

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 31

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Grande Manifestazione sportiva.

pitano de «La prensa», l'unicogiornale d'opposizione che sistampa in Nicaragua e che par-tecipa al torneo con una squadradi giornalisti e tipografi - cer-chiamo di metter qualche notiziasalesiana sul giornale» .

«Non dubiti, padre - è la ri-sposta - dedicheremo un'interapagina al Don Bosco» .

La sfilata per il Centro Juvenil prima del torneo .

32 • BOLLETTINO SALESIANO • I FEBBRAIO 1984 •

Al barrio de Monimbò

Se andate a Managua fate unsalto nella cittadina di Masaya : ècome andare in un antico quartie-re coloniale dove come in un ba-zar è possibile trovare di tutto .

Se vi recate ad esempio al suomercato potrete trovare statue edimmaginette di Don Bosco cono-

sciuto da tutti perché un po' tuttigli abitanti del quartiere di Mo-nimbò sono passati dalla vicinacasa salesiana .

Quella di Monimbò è, come sidice, una casa salesiana nell'oc-chio del ciclone . Per ben due volteinfatti i suoi direttori, don Mora-talla prima e don Corral, il 31 ot-tobre 1983 sono stati espulsi dalNicaragua. Perché? Il primo peraver difeso i suoi ragazzi ed il se-condo per aver commentato a fa-vore la lettera pastorale dell'Epi-scopato nicaraguense che in data29 agosto 1983 scriveva : «L'eser-cito è una istituzione armata delloStato che si legittima per la ne-cessità di difendere la sovranitànazionale e la integrità del terri-torio contro possibili attacchi .

Cionostante lo stato deve ri-spettare la giusta libertà dell'in-dividuo e tenere conto delle realtàreligiose ed etiche del cittadino» .

I Salesiani di Monimbò vivonotutte le contraddizioni di un quar-tiere estremamente popolare chesi è trovato a combattere eroica-mente contro il regime di Somozae che ora s'imbatte in quotidianedifficoltà perché si rifiuta di ac-cettare le idee politiche del par-tito che è al governo .

Nonostante queste difficoltà e

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nonostante che nubi sempre piùnere sembrano addensarsi all'oriz-zonte, i figli di Don Bosco sonoancora a Masaya in un'opera fon-data nel 1926 dal salesiano italia-no don Emilio Bottari decedutonel settembre del 1976 . L'opera diMasaya - dedicata all'Ausiliatri-ce - comprende una scuola percirca novecento allievi in buonaparte liceisti ed una chiesa pub-blica .

La casa salesiana è un tutt'unocon il quartiere .

« Qui - mi dice un ragazzo -mi trovo come in una grande fa-miglia» .Che tristezza che a qualcuno

tutto questo dia fastidio!Da Masaya ci rechiamo a Gra-

nada, splendida città coloniale dicirca cinquantamila abitanti, chesi estende lungo l'omonimo gran-de lago .

Granada è la città da dove ladevozione all'Auxiliadora si è dif-fusa per tutto il Centro America ;qui è ancora vivo il ricordo dell'i-spettore salesiano don GiuseppeMisieri, nonostante che questi siadeceduto il 27 luglio del 1945 ;presso le Figlie di Maria Ausilia-trice sono fiorite numerose voca-zioni quasi dono della Madonnaper la devozione delle sue figlie .

Il direttore di Granada è donCalero Orlando, nicaraguense .L'opera comprende una grande

A messa prima delle . .. partite .

Anche una vecchia «pedalina» a Managua serve .

scuola, una chiesa pubblica recen-temente eretta a parrocchia checonserva una belle riproduzionedel quadro della Basilica di MariaAusiliatrice di Torino, alcune cap-pellanie, l'attività dell'oratorio .

L'eco delle battaglie ideologichedi Managua, a Granada arriva at-tutito anche se il villaggio di So-lentinane, l'esperienza di promo-zione culturale contadina descrit-ta da Cardenal, attuale ministrodella cultura, è a pochi chilometri .

In effetti a Granada si ha l'im-pressione di una tranquilla cittàdi provincia splendente come ilbianco della sua cattedrale e ri-specchiantesi come la statua dellosfortunato eroe Francesco DeCordova, qui decapitato, su unlago appena increspato .

Don Calero non nasconde tut-tavia le sue preoccupazioni : lascuola, egli dice, prosegue con unacerta tranquillità e non . abbiamomolti fastidi. In ogni caso - con-clude - speriamo sempre nell'Au-siliatrice .

Proprio così : speriamo nell'Au-siliatrice.

Il Nicaragua, terra eminente-mente mariana - recentementesono avvenuti anche alcuni ecce-zionali fenomeni che ricordano amolti i fatti di Fatima - speranella Madonna perché il suo svi-luppo sociale da tutti voluto e au-spicato non avvenga a scapito diuna libertà : quella religiosa.

Il coraggiodi una presenza

Guardando alla presenza sale-siana in Nicaragua non si può nonrimanere ammirati dall'amore chei Figli di Don Bosco nutrono per igiovani di questo tormentato esplendido Paese : veramente ilcuore di Don Bosco attraverso isuoi figli è giunto fin laggiù .

Il clima che in esso si vive - ciha dichiarato don Sergio Cuevas,consigliere generale della Congre-gazione salesiana per la regionePacifico-Caraibi - dal punto divista socio-politico è drammatico :sono aumentati l'odio, il rancore,il fanatismo politico ed ideologico .Il margine di libertà - specie perchi opera in campo educativo -si riduce sempre più .

I Salesiani - continua ancoradon Cuevas - hanno una chiaracoscienza della situazione internae lavorano con serenità di spiritoconfidando nel Signore, pratican-do il discernimento comunitario eispirandosi a prudenza e intelli-genza .Comunque si mettano le cose

dal punto di vista politico, unacosa è certa : a Managua, a Ma-saya, a Granada il cuore di DonBosco si è incontrato con el cora-zón dei nicaraguensi . Per questoc'è ancora spazio per vivere .

Giuseppe Costa

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 33

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L'ULTIMA IN ORDINEDI TEMPO.. .

Con molto ritardo, sento-il dovere diadempiere ad un voto parecchie volteripetuto, di esprimere alla MadonnaAusiliatrice il ringraziamento mio equello della mia famiglia per le moltegrazie concesseci, nelle prove che ab-biamo dovuto affrontare .L'ultima, in ordine di tempo, fu la

guarigione quasi miracolosa di un mionipotino, che sull'età di quattro anni fucolpito da una malattia strana, virale,inguaribile, che nessun medico o chi-rurgo, sapeva diagnosticare e curare .Si cominciò allora a pregare con fedeimmensa, con insistenza tenacissimaed i giovani genitori, per un lungo pe-riodo di dieci anni, vagarono da unaclinica all'altra, da un professore ad unaltro, da un Santuario ad un altro conuna costanza ed una speranza che lediagnosi più nere non riuscivano aspezzare .

E il bambino ridotto agli estremi, li-cenziato sempre dai migliori speciali-sti, sottoposto a diverse dolorosissimeoperazioni, inspiegabilmente resisteva!Quando si era tentato inutilmente

tutto fu portato a Lourdes, col timoreche il lungo viaggio ne affrettasse lafine, ma con la speranza, l'ultima, chela Madonna, avesse pietà di tanto stra-zio. Non fu guarito ; ma al suo ritorno,per suggerimento di un amico, fu por-tato in Svizzera, dove i professori,dopo aver attestato : «Non si può spie-gare come il bambino sia sopravvissu-to» lo sottoposero ad un'operazionemai tentata, che fu la sua salvezza .

L'anno dopo tornò in Svizzera e fusottoposto ad una nuova operazione ;da allora riprese a vivere normalmente,crebbe, si sviluppò e adesso è un gio-vane forte e fisicamente guarito cheogni anno torna a Lourdes o a Loreto,per dire alla Vergine la sua gratitudinee quella dei suoi familiari .

Lettera firmata - Pedara (CT)

UNA BRUTTA FRATTURACADENDO DALLE SCALE

Vi prego di pubblicare una graziache la Vergine Ausiliatrice con l'inter-cessione particolare di mons . Vincen-zo Cimatti mi concesse poco pii di treanni fa. Cadendo da una scala, mifratturai completamente la gamba de-stra, per cui fu necessaria una gravis-

34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

situa operazione . Non ebbi alcunacomplicazione e con grande meravi-glia di tutti i medici, dopo quattro mesidi ingessatura, potei iniziare a cam-minare. Da tempo sono tornata nor-male, tanto che nessuno si accorse diquanto mi è accaduto .

Giovanna Camerini, Faenza

«SUO MARITO È IN FIN DI VITA . . .»MI RACCOMANDAI A LEI

«Porti via questo bimbo e . . . preghi . . .suo marito è in fin di vita» . Queste letremende parole che pronunciò il car-diologo dopo aver visitato mio maritocolpito da infarto . Dopo l'immediato ri-covero, corsi a lasciare il piccolo e acercare una reliquia dai salesiani . Nontrovai alcun sacerdote! «Lei», però,l'Ausiliatrice era là nella bella chiesinache ogni domenica ci aveva visti riunititutti della famiglia, per la S . Messa. Miraccomandai a Lei . Dopo tante curemio marito è guarito. Da un recentis-simo, ennesimo elettrocardiogrammanon si rileva più alcuna traccia del tra-scorso guaio . A lui è tornata la vitalitàdi un tempo, a tutta la famiglia la pacedi sempre .

Venere Casella, Riposto (CT)

NEL MODO MIGLIORE

Pregando intensamente la SS . Ma-dre Maria Ausiliatrice per dei motiviben distinti, sono stato appagato, gra-zie alla grande fede che ho avuto nel-l'aiuto di Maria, Madre di Dio .

Il primo è stato per il mio trasferi-mento avvenuto all'improvviso, dopotante delusioni e promesse fattomi, enel modo migliore di quello che spe-ravo. Il secondo è stato nel chiedereuna pronta guarigione per mio padre,in seguito ad un ricovero urgente pertifo . E guarito in brevissimo tempo conmeraviglia dei medici e senza riscon-trare nessuna malattia infettiva . Infine,ho pregato, affinché il Signore ci do-nasse un figlio. Dopo tantissime delu-sioni anche da parte dei medici, ègiunto il segno tanto sperato .

Per rendere omaggio, ho voluto la-sciare testimonianza della bontà dellanostra amata Madre di Dio .

Lotito Vincenzo, Corato (BA)

ANCHE QUESTA VOLTA

In passato ho avuto modo di farpubblicare attraverso il B .S . grazie ri-cevute per intercessione di Maria Au-siliatrice .

Anche questa volta, come promes-so, desidero ringraziare Maria Ausilia-trice, che costantemente prego, perl'aiuto che mi ha dato in momenti in cuine avevo grande bisogno .

R. Oberosler, Vigolo Vettaro (TN)

INVESTE LA MADRE CON LA VESPA

Erano le 17 del 17 maggio 1982, sta-vo provando ad andare in vespa ed es-sendo soltanto la seconda volta, nonero molto pratica, così lascia brusca-mente la frizione e la vespa partì aduna velocità pazzesca andando a fer-marsi contro mia madre che, in quellostesso momento, stava aprendo il can-cello . All'inizio non sembrava una cosagrave, ma poi ci rendemmo conto chemia madre aveva due profondi taglialle gambe. All'ospedale i dottori nonci nascosero la gravità del male e il ri-schio dell'amputazione della gambadestra. Nello stato in cui mi trovavo inquel momento per il senso di colpa cheprovavo, pregai e invocai disperata-mente Maria Ausiliatrice, perché la miamamma guarisse e senza l'amputazio-ne. Dopo una settimana di incubo perme, i medici sciolsero la prognosi emia madre fu dichiarata guaribile in 30giorni senza far ricorso all'amputazio-ne. lo ringrazio la Madonna con tutto ilcuore per la grazia ricevuta e chiedoun po' di fortuna e di felicità .

C.M., Rosignano

FIDUCIOSA NEL LORO AIUTO

Voglio ringraziare con tutto il cuoreMaria Ausiliatrice, Don Bosco e SanDomenico Savio per aver aiutato intanti momenti delicati la famiglia di miasorella . Fiduciosa nel loro aiuto conti-nuo a pregare perché protegganosempre la mia famiglia e tutte le fami-glie, specie le più provate .

Piera Giovenino Torino

LA FORZA DI RIPRENDERSI

Ringrazio Maria Ausiliatrice, S . Gio-vanni Bosco e S. Domenico Savio chemi hanno dato la forza di riprendermi .A giugno ero stata colpita per stradada un collasso che mi aveva ridotto incondizioni bruttissime . Sono rimastatre mesi senza poter uscire di casa,malessere e depressione non mi la-sciavano, non potevo neanche cam-minare e dovevo accudire e pensare atutto essendo sola con due bambine .Ero anche senza lavoro, trovavo mo-menti di disperazione, mi sembrava dinon farcela e che tutto fosse finito . Mistringevo l'immagine di Maria Ausilia-trice e con tutte le forze che mi eranorimaste pregavo la Santa Vergine dinon farmi morire, di farmi guarire al-meno per le mie bambine che hannotanto bisogno di me, dato che il padreci ha già lasciato da tanti anni . Vi chie-do di pregare per me e per le mie bam-bine perché crescano sotto il mantodell'Ausiliatrice che sicuramente leproteggerà .

Teresa Cancedda, Cagliari

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EBBI COMPLICAZIONI VARIE

Sono una mamma felice e vogliorendere pubblica la mia riconoscenzaa S. Domenico Savio e a Maria Ausilia-trice . Il mio primo figlio Diego nacqueprematuro, senza l'assistenza medicae in un momento di sofferenza per me,perché mio marito era ricoverato da unmese per una forma febbrile ribelle adogni cura . Ebbi complicazioni varie e ilpiccolo, che soffriva di insufficienza re-spiratoria non sopravvisse . In quei dif-ficili momenti mi sentivo sostenuta dal-la fede e dalla preghiera di mia madree di mia sorella, suor Angela .

Trascorsi 13 anni in attesa di un al-tro figlio . Ormai avevo deposto ognisperanza. Anche la prospettiva diadottare un bambino divenne semprepiù una utopia . Un giorno consegnai amia sorella un paio di scarpine da neo-nato confezionate dalla mamma dicen-do: «Quando vai a Torino, mettile da-vanti all'altare di S. Domenico Savio edigli di ricordarsi di me» . Nel Natalesuccessivo ebbi la chiara confermache la preghiera era stata esaudita .Però data la mia età, 37 anni, fui con-sigliata dai medici e da altre personead abortire prospettandomi una diffi-cile gravidanza e lo spauracchio del fi-glio handicappato. Furono mesi lunghiper la sofferenza, l'estate caldissima,l'ansia . . . II 9 luglio è nata Nadia Mariasana e bella, gioia della nostra fami-glia .

Onorina Zanotto - Vicenza

SI TEMEVA NON SOLOPER LA VITA

Il bimbo di 40 giorni di carissimi ami-ci fu ricoverato d'urgenza all'ospedaleinfantile dove i medici riscontrarono lameningite . Si temeva non solo per lavita del piccolo, ma anche per le terri-bili conseguenze che lascia questagravissima malattia . Abbiamo iniziatocon fervore una novena a S. DomenicoSavio, il santo delle culle, e subito ilprimo giorno il piccino ha cominciato amigliorare . Gli sono state apprestate lecure del caso ed ora ha già fatto ritor-no a casa ed anche i successivi esamidi controllo hanno accertato che il pic-colo è completamente guarito e non ri-porterà nessuna conseguenza per l'av-venire. Ringraziamo di cuore il piccoloSanto .

Sara Veronese - Torino

MI AMMALAI ANCORA

Desidero ringraziare pubblicamenteSan Domenico Savio . Nel luglio del1978 aspettavo un bimbo e la gravi-danza si presentava difficile . I medicipiù volte mi avevano consigliato di in-terromperla perché rischiavo la miavita e quella stessa del bimbo; la pre-

visione più rosea parlava di un bimboammalato .

Mi rivolsi allora con tutto il cuore difutura mamma, ed assieme a me i mieigenitori ed amici, a San Domenico Sa-vio . Le preghiere furono accolte e il 18marzo 1979 nacque Silvia Maria, unabella bimba sana e vispa . lo, tuttavia miammalai ancora e molto gravemente .Grazie alle preghiere riuscii ancorauna volta a cavarmela bene .

Ringrazio San Domenico Savio dellegrazie concessemi e lo supplico di aiu-tarmi ancora .

Rinaldi Gasso, Recco (GE)

IL MIGLIORAMENTOFU ISTANTANEO

Finalmente il grazioso Vincenzovenne alla luce, salutato da immensagioia . Un'accogliente clinica gli diede ilbenvenuto .

Ma la grande euforia durò appenatre soli giorni . Un ittero epatologico loinvestì in forma brutale . La clinica pur-troppo non aveva le attrezzature ade-guate per gli urgenti primi soccorsi . Sidovette dirottare all'Ospedale Civile diTorre Annunziata .

I medici furono solleciti nell'affron-tare il caso . Davanti all'incalzare dell'it-tero proposero il ricovero del piccoloVincenzo. Ciò che si voleva scongiu-rare al neonato . II quale portato a casacontro il parere dei medici, che con-cordi temevano il peggio, fu affidatocon accorate preghiere a DomenicoSavio . Gli venne applicato anche l'A-bitino .

Il miglioramento fu istantaneo, e laguarigione completa quasi immediata .Vincenzo cresce bene e si mantiene inottima salute .

Si lascia un'offerta quale segno digratitudine e si auspica di meritaresempre l'aiuto del Santo delle mammee dei bimbetti .

Rosa e Corrado Fiorenza,Torre Annunziata (NA)

MAMMA STA BENE

Lo scorso anno, la nostra mamma furicoverata d'urgenza all'Ospedale S .Martino di Genova . A primo giudizio ditutti e dei medici stessi pareva trattarsidi cosa gravissima, di un «bruttomale» come si dice in linguaggio cor-rente. Invece grazie alle preghiera fattealla Serva di Dio suor Eusebia Palo-mino, a cui una nostra zia suora FMAci aveva indirizzate, per avere singo-lare protezione, la nostra cara infermase la cavò solo con una lieve forma diepatite virale .

Ringraziamo di cuore suor Eusebiaper il visibile aiuto, che tutt'ora ci elar-gisce ancora, perché la nostra mammasta bene e pare non abbia mai avutoun malessere, che soventissimo lasciastrascichi e conseguenze .M. Grazia e A . Oliveti, Campo Ligure (GE)

UN GIOVANE DOTTOREMOLTO SOFFERENTE

Un giovane dottore di mia cono-scenza era molto sofferente per indi-sposizioni varie . Invano aveva speri-mentato consigli e cure anche di braviprofessori . Nel vivo desiderio di aiutar-lo mi rivolsi con fede a Suor Eusebiasupplicandola a voler intervenire inquesto caso veramente pietoso . Il gio-vane dottore fu ispirato a seguire ilconsiglio di recarsi all'estero ; qui è sta-to scoperto il male e individuata lacura. In breve tempo la sua salute è ri-fiorita .

Suor Maria Mariot

UN PROBLEMAMI TORMENTAVA

Un grave, irrisolvibile problema tor-mentava, da molto tempo, me e la miafamiglia, tanto che era sparito il sorrisodelle nostre labbra e un'inesorabile an-gosciosa pena ci consumava lenta-mente, giorno per giorno!

A far precipitare la situazione mia fi-glia si ammalò di ulcera, con tutte leconseguenze prevedibili. Mia moglieaccusò un forte dolore al ginocchiodestro e l'ortopedico dell'ospedale dis-se che era necessario un interventochirurgico . Eravamo prostrati! . . .

Leggendo il Bollettino Salesiano,conobbi Suor Eusebia Palomino, lapiccola dolce figlia di Maria Ausiliatri-ce. Con tanta fiducia mi rivolsi a Lei .Pregai . . . invocai la sua intercessionepresso il Signore e la Vergine Santa,promisi la pubblicazione della grazia euna offerta per la sua beatificazione .

Dopo qualche tempo, le cose comin-ciarono a prendere una piega diver-sa . . . positiva . Si crearono situazioni im-previste ed impensate che, in un primomomento, aumentarono la nostra an-sia e la nostra viva apprensione, intrav-vedendosi la risoluzione dell'annosa,grave situazione che tanto ci aveva fat-to soffrire!

Nel pomeriggio del 9 giugno 1983,vigilia della festa del Sacro Cuore diGesu, alle ore 16 e minuti . . . tutto si ri-solveva meravigliosamente . Cessaronocosì gli incubi, le pene, e tornammo asorridere, anche se si piangeva dicommozione! Suor Eusebia ci avevaaccontentati! Intanto mia figlia miglio-rava e a mia moglie era scomparso ildolore al ginocchio, senza alcun inter-vento .

Affido la mia famiglia, ed in partico-lare i miei figli, a Suor Eusebia, perchécontinui a intercedere per noi tutti nel-le immancabili quotidiane difficoltà enecessità, ogni qualvolta sarà neces-sario .

Grato, mantengo la promessa fatta .A mezzo postagiro n . 0030303936 del1/11 /83 rimetto la somma di L . 50 .000(cinquantamila) per la causa di beati-ficazione della piccola figlia di MariaAusiliatrice .

Lettera firmata

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 352015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

millechilometriper RioMancoFra i territori affidati allaFamiglia Salesiana del Messicoc'è anche la PrelaturaMixepolitana nella regione diOaxaca. Un gruppo di giovanicooperatori di Guadalajara daoltre un decennio ne hannofatto campo preferito di lavoroapostolico .

J giovani cooperatori salesianidi Guadalajara in Messicosono ormai di casa, nella re-

gione Mixe e Cinanteca, sono or-mai di casa .

Sin dal 1972 infatti, per almenouna settimana, un gruppo di gio-vani è sempre andato. Qualcunopoi è rimasto per un anno o duenella stessa missione.

L'interesse crebbe di anno inanno fino a quanto non si creò ungruppo missionario vero e propriodenominato «Centro GuillermoGarcìa» .

Gli orientamenti per il gruppovengono dati dagli stessi salesianiresponsabili della parrocchia disan José Río Manso nella regionedei Cinantecos : don GuillermoGarcìa e don Isidoro Fabregas.

In tal modo il gruppo dei gio-vani cooperatori è riuscito ad evi-tare sin dall'inizio il rischio di unaattività episodica scarsamente36 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 •

I cooperatori di Guadalajara.

collegata con l'intera pastoraledella zona .

E del resto il parroco don Guil-lermo da tempo aveva in animo difare qualcosa di più per i giovaniCinantecos, destinatari privilegia-ti dei salesiani anche quando que-sti operano in ambienti parroc-chiali .

Nacque allora l'idea di proporread un gruppo di giovani «citta-dini» di Guadalajara di formare- la chiamarono così - una «bri-

Giovane Cinanteca.

gata giovanile» e cioè un gruppodi giovani della città che volesseropromuovere ed animare altrigruppi giovanili tra i giovani Ci-nantecos della parrocchia di RioManso lavorando e convivendocon loro per un po' di tempo .

Fino a quel momento - è op-portuno richiamarlo alla memoria- i giovani indigeni non conta-

vano proprio niente nella loro so-cietà .

Essere giovani tra i Cinantecossignificava soltanto un periodopiuttosto breve fra l'infanzia e ilmatrimonio .

Conquistarela fiducia

Quando nacque il gruppo si erasul finire del 1981 e per primacosa si decise di fare negli ultimigiorni dell'anno un grande incon-tro per tutti i giovani di RioManso.

Il parroco fece correre la voceper gli oltre venticinque villaggidella parrocchia invitando pres-santemente tutti i giovani ad in-tervenire presso il centro parroc-chiale.

Animarono i ragazzi di Guada-laj ara .

«Avevamo fatto - qualcuno ri-corda - un viaggio di più di millechilometri da Guadalajara a RioManso. In realtà non sapevamonemmeno che cosa e come avrem-mo fatto. Musica? Sport? Cate-chesi?Non potevamo nemmeno im-

maginare che tipo di risposta ciavrebbero dato i giovani Cinan-tecos molti dei quali non parla-vano lo spagnolo» .

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Appena giunti si trovò il me-todo .

D'accordo con un gruppo di Ci-nantecos venne rinnovato l'invitodi casa in casa .

I partecipanti aumentarono digiorno in giorno mentre ai giochi ealle gare si alternavano riflessionisu cosa significa essere giovani ci-nantecos .

Tutto finì con una grande ma-nifestazione di balli e canti lo-cali e con la celebrazione di unamessa .

Per tutti i giovani cooperatorifu chiara una cosa : trasmetterel'esperienza ricevuta tornare nellaPasqua successiva era diventatoun impegno e quasi la realizzazio-ne di un sogno.

Pasqua giovanile

Si tornò a Guadalajara appenain tempo per prepararsi alla par-tenza. Su temi di riflessione sug-geriti dallo stesso don Guillermo igiovani messicani si prepararonoalla Settimana Santa .

Se pochi mesi prima essi eranoriusciti a conquistarsi la fiduciadei loro meno fortunati colleghiora tornavano ad incontrarli per-ché diventassero protagonisti divita sociale ed ecclesiale . Furonocosì ripercorsi i soliti mille chi-lometri per celebrare una Pasquagiovanile. All'avviso si formò su-bito un gruppo animatore con unamaggioranza di giovani Cinante-cos. Questo gruppo animò l'interasettimana santa .

ancora un'immagine dei cooperatori di Guadalajara.

Caratteristica danza Cinanteca.

In un luogo dove i giovani noncontavano nulla essi divennerocosì i primi animatori delle cele-brazioni religiose più care alla co-munità .

Le vacanze estive

La «brigata giovanile» inco-minciò così a prendere forma e ro-bustezza nel mentre ne nascevaun'altra tra gli stessi giovani Ci-nantecos .

Si decise di accelerare questomomento organizzando un corsoche comprendeva attività artisti-che e ricreative .

Si rifece il viaggio di mille chi-lometri e questa volta nel mese diluglio con una temperatura di 40°all'ombra e pioggia a più nonposso .Trovammo oltre un centinaio

di Cinantecos alcuni dei qualiavevano fatto fino a dodici ore dicammino pur di partecipare .

Essenziale in questa esperienzafu il rispetto della cultura locale .Si fece loro apprezzare e conosce-re la storia e la tradizione e sicompose perfino un inno in linguaCinanteca. Moltissime furono leattività manuali, ricreative, cul-turali e sportive .

Si chiuse così un primo ciclo dilavoro annuale che ebbe comeobiettivo quello di lavorare conloro per la loro stessa comunitàlasciandoli come protagonisti pri-mi nella loro promozione .

Ogni tappa suggerì l'altra .Noi - si osserva a Guadalajara

- abbiamo la convinzione che lanostra presenza tra i Cinantecosnon debba essere indispensabile .

Vogliamo soltanto dar loro del-le motivazioni perché siano gli au-tentici missionari del loro popolo .È un lavoro quindi indirizzato afavorire la loro autonomia perchéessi stessi diventino una brigatagiovanile con stile, tempi e meteproprie .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984 • 372015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

NICODEMO Sig . DANI Coadiutore Sa-lesiano t Arese (MI) a 76 anni

È nato a Montecchio Maggiore (Vi-cenza) il 30 dicembre 1907 da Angeloe Vittoria Magnagnagno ; una famigliadi lavoratori della terra, che ha cono-sciuto ben presto la morte della mam-ma, la quale ha lasciato orfani sei figli,dei quali quattro sono viventi . Un fra-tello di Dani è stato dichiarato dispersoin Russia durante la 2° Guerra Mondia-le . Iscritto all'Azione Cattolica nei tem-pi difficili, ne serberà sempre lo spirito .Teneva in camera sua una medaglia ri-cevuta ad un convegno dell'AzioneCattolica a Roma e la tessera di iscri-zione . È entrato in noviziato a Villa Mo-glia (Chieri) nel 1932. Sarà per sempresalesiano e potrà festeggiare i 50 di fe-deltà a Don Bosco, ad Arese, circon-dato dall'affetto dei parenti e della Fa-miglia Salesiana di Arese . Le tappedella sua vita in Congregazione sono :magistero al Rebaudengo (Torino) nelsettore del legno (1936), capofalegna-me a Shillong in Assam (India) nel1937 . Si ferma in India fino al 1946 conuna parentesi di quattro anni di campodi concentramento . A I ritorno, dopo al-cuni mesi a Caselette e al Rebauden-go, viene assegnato a Bologna comevice capo della falegnameria. Dal Set-tembre 1955 è stato capofalegname alCentro di Arese, che accoglie ragazziin difficoltà . Qui lo coglie la morte, al ri-torno dagli Esercizi Spirituali a Como,il giorno 12 novembre 1983. È sepoltoin terra salesiana ad Arese il giorno 14novembre 1983, dopo una solenneconcelebrazione .

oTRONCANA Sac . DIONISIO Salesianot a 83 anni

.Sono passato in mezzo a voi an-nunziando il Regno di Dio. Ho lavoratoper il Signore con profonda umiltà . Hosofferto e anche pianto. Non ho desi-derato né oro né argento né le robe vo-stre . Alle mie necessità ho provvedutocol lavoro di queste mani . Quello chemi sta a cuore non è quello che saràdella mia vita, ma portare a termine lamissione che il Signore mi ha affidato :annunziare a tutti che Dio ama gli uo-mini . . Queste parole di S . Paolo sta-rebbero molto bene sulla tomba di Pa-dre Troncana come suo testamentospirituale Don Dionisio Troncana nac-

38 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1984

que a Travagliato (Brescia) il 4 .10 .1900e morì a Travagliato il 9 .8 .1982 . Fu per54 anni missionario in India . Entrato inCongregazione come Figlio di Mariaall'età di 25 anni, partì per l'india nel1928. Raggiunse il Sacerdozio il 29giugno 1935 mèta dei suoi sogni perun deciso apostolato missionario tra ipoveri . La figura di Padre Vendrame,anima di vero apostolo fra le tribù Kha-si, al Nord-Est dell'india, fu per lui unavera ispirazione per una totale dedizio-ne all'evangelizzazione. Divenne cosìuno strumento nelle mani di Dio per

condurre a Cristo molte anime con ilsuo lavoro e con il suo fervore sacer-dotale . Madras, Tezpur, Dibrugarh, masoprattutto le colline Khasi, divenneroper lui il più consolante campo aposto-lico . Bastoncino in mano, casco in te-sta, barba fluente, brizzolata, caramel-le in tasca per i bambini, visitava i vil-laggi del suo distretto assieme al suocatechista, intrattenendosi presso gliammalati, confortando i bisognosi e aiu-tando, riportando molte anime alla mi-sericordia e all'amore di Cristo . A tuttidonava il suo amore che sgorgava daun cuore ripieno di Dio . Aveva compre-so e sperimentato che la bontà di cuo-re e la persuasione erano le forze vitalidell'apostolato . Non sono convertivama possedeva anche la qualità di faredei suoi cristiani uomini veramente difede . La sua vita si era ormai identifi-cata con quella del suo popolo e vicinoa loro divenne per essi una forza spiri-tuale per la loro fede; non solo ne am-miravano il suo zelo apostolico ma neseguirono anche le sue orme nella suadevozione Eucaristica, Mariana e at-taccamento al Sommo Pontefice. I po-veri formavano la parte privilegiata del-le sue cure pastorali . Soleva dire che«i poveri e i bisognosi sono i nostri pa-droni . . Non sapeva dir di no ai poveriche chiedevano un aiuto. Con solleci-tudine più che materna correva al ca-pezzale degli ammalati . Non importaval'ora, il freddo, la pioggia, il vento . Era-no anime bisognose del suo aiuto . Lasua presenza ridonava fiducia, confor-to all'anima e se era necessario li pre-parava all'incontro con il Padre Cele-ste. Carissima figure di Pastore d'a-nime, tutto fervore, amore e dedizione .

La missione del Nord-Est dell'india trala tribù deve molto a Padre Dionisio .Un debito di gratitudine per il suo la-voro svolto nel campo sociale ed edu-cativo e per il meraviglioso esempio disacerdote-missionario, per il suo stiledi vita, per l'umiltà e sua disponibilità .

0VENTICINQUE Sig. ANTONINO Coa-diutore Salesiano t Catania a 75 anni

Nato a Leonforte, piccolo paese inprovincia di Enna nel 1908, il signorAntonino Venticinque era da oltre cin-quant'anni salesiano. Per almeno untrentennio diresse il laboratorio di cal-zoleria della scuola professionale di S .Chiara a Palermo . Quando fu chiusatale attività, con umiltà e pazienza con-seguì una discreta competenza comecontabile mettendola a disposizionedell'Ispettoria presso il cui economatotrascorse il resto della sua esistenza .La sua vita religiosa si può compendia-re in due idee-forza : lavoro e tempe-ranza . Due mesi di crescenti sofferen-ze offerte generosamente a Dio hannocontraddistinto l'ultimo periodo dellasua esistenza .

BORNENGO ANNA Ved. CHESA Coo-peratrice t Torino a 83 anni

Ricevuti con gioia, in piena lucidità econsapevolezza i Sacramenti della no-stra Fede, chiudeva gli occhi a questavita, la sera del 28 luglio 1983 . Donnaforte, autentica Madre nel senso verodella parola, seppe educare alla Fede,al lavoro, all'onestà la sua numerosafamiglia . Gioie e dolori . .i sacrifici diogni genere. . . erano per Lei fonte diricchezza spirituale. «Il Signore lo sa .era l'espressione sommessa pronun-ciata «nella fede . che avvolge tutto insilenzio adorante della volontà o per-missione di Dio . Amava moltissimoDon Bosco e Maria Ausiliatrice e tutti inostri Santi . Per Loro, senza sforzo,pur con tanto sacrificio, donava allaCongregazione due delle sue figlie. Lapreghiera che fu sempre il suo soste-gno in vita, sarà ora in Cielo il suo lin-guaggio .

oFABBRINI Sig. ROLANDO Coopera-tore t Firenze a 69 anni

All'amore per la famiglia e alla de-dizione al lavoro, vissuti con fede eonestà, unì un profondo attaccamentoall'Opera Salesiana, alla quale dedicòtempò e sacrificio, specie quando l'etàdella pensione lo rese più libero. Amòle nostre missioni alle quali offrì congenerosità tutti i piccoli proventi di tan-ti servizi che gli venivano richiesti .

MAGLIARINA Sig. GIUSEPPE t Citti-glio (Varese) a 79 anni

Nella sua vita dimostrò di essere uncristiano convinto essendo stato edu-cato nel nostro Istituto di Valsalice-To-rino, ai tempi del venerato mons. Vin-cenzo Cimatti . Era questa figura disanto educatore e poi di grande mis-sionario in Giappone che il signor Mi-gliarina ricordava con tanta nostalgiaquando qualche Salesiano andava avisitarlo già malato . Il buon Magliarinauscì da Valsalice nel 1922 diplomatoMaestro, professione che esercitò pertanti anni tornato che fu al suo ridentepaese di Cittiglio non lontano dallesponde lombarde del Lago Maggiore .Dopo anni di insegnamento nelle scuo-le elementari del suo paese, fu chia-mato dai suoi concittadini che ne ap-prezzavano l'onestà e la dedizione, adirigere la segreteria del civico Ospe-dale di zona che comprende anche lacittadina di Laveno . Gli ultimi anni disua vita li passò nella sofferenza in-chiodato al letto per vari acciacchi edalla cecità . Furono gli anni della suaestrema purificazione sostenuto solodai principi di fede appresi in gioventùalla scuola di Don Bosco presso la Suatomba in Valsalice sotto la guida sa-piente di santi Salesiani veramente im-bevuti del carisma del Santo dei gio-vani . Anche i tre figli del maestro Mi-gliarina (così era conosciuto in zona)sono stati educati nei nostri Istituti diVarese e Milano.

oTOGLIATTI Sig.na VINCENZA Coo-peratrice t Lanzo (TO) a 101 anni

È mancata in Lanzo Torinese il 27novembre u .s . con più di 101 anni dietà dopo aver insegnato per 41 anniocome maestra elementare in Lanzo elocalità adiacenti. Cooperatrice tra leprime ha portato nell'insegnamentol'amorevolezza dello spirito di Don Bo-sco contemperando la bontà maternacon la preparazione seria dei suoialunni . Oltre che insegnante modello,come veniva riconosciuta da tutti, sep-pe offrire l'esempio di cristiana convin-ta e praticante, attirandosi le simpatiein ogni paese dove svolgeva la sua at-tività didattica . Fu sempre molto legataall'Associazione dei Cooperatori, par-teaipando alle riunioni e attività delGruppo ; in particolare il Collegio diLanzo le deve riconoscenza per averaccettato le mansioni di CommissarioStatale, per oltre un decennio, nel pre-siedere nell'istituto agli Esami di Am-missione alla Scuola Media . Collocatain pensione a 74 anni ebbe il riconosci-mento della sua attività con la asse-gnazione della Medaglia d'oro al me-rito dal Ministero della P .I . Quando letornò difficile muoversi da casa, le sue.scappatelle . erano per recarsi nellaChiesa o dal suo direttore spirituale .La sua morte tranquilla fu la conclusio-ne di una vita santa e piena di fede eaccettazione della volontà di Dio .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale Opere

Don Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire_ .(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione»- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o

l'altro dei due Enti su indicati——annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione .

(luogo e data)

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