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Anno XX – Giugno 2017 • Numero 6 Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40

Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane …...devi stare fresco in una casa di foglie. La mia è di mattoni. Bevi sempre dal mio pozzo? Verrò a trovarti quando avrò 12

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Anno XX – Giugno 2017 • Numero 6Ri

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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi MissionariReg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97Editore: Fondazione di Religione Missio (organismo pastorale della CEI)Presidente di Missio: Francesco BeschiDirettore di Missio: don Michele AutuoroDirettore responsabile: padre Giulio AlbaneseRedazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela PicchieriniHanno collaborato: Floriana Moschitta (pag. I-IV).Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Irene Guerrieri (pag. 36-37), Carla Manea (copertina), Saverio Penati (pag. 15-23; 27-30).Foto: AF/MISSIO, Giuseppe Andreozzi, Chiara Pellicci, Wikipedia, Freepik.com, Comboni Press, Amedeo Cristino, Mario Vincoli, Stefano Dal Pozzolo/Contrasto, CristianGennari/Siciliani, IBO Italia, AF/Focsiv, Danilo Feliciangeli, AF/Cuamm, Ilaria Ballò, unjugueteunailusion.com, Enzo Zago, Vito Grieco.Progetto grafico e impaginazione: Alberto SottileRedazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su n. 63062327 intestato a MISSIO oppure con bonifico bancario intestato a MISSIO PONTIFICIE OPEREMISSIONARIE presso Banca Etica, cod. IBAN IT 55 I 05018 03200 000000115511.Stampa: Graffietti stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT)Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana.Chiuso in tipografia il 10 maggio 2017.

omm ra iSEditorialeDoni e frutti

Kabàka, l’amico dottoRyan e i suoi pozzi

GiramondoViaggio in…Egitto

DossierIl mio prossimo

Intervista impossibileÈ dando che si riceve

Passi di oggi…Gratitudine

… sulle orme di ieriLa missione di Sant’Alfonsa

Click alla ParolaFuorisaccoGiocare è un diritto

ScaffaleLa Pentecoste e l’estate

Vacanze in quiz

o1

2

410

14

24

26

27

32

34

36

33

All’internoPIANETA MISSIO RAGAZZI

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i [email protected] 1

Ed to ia

Edi to r leia

rEdi to r leia Editor leia Editor leia

el

Cari Amici,ormai siamo arrivati al termine dell’anno scolasticoed inevitabilmente questo è un tempo dibilanci. In fondo, a pensarci bene, si raccoglieciò che si è seminato. Eppure molto spesso viè la tentazione di essere pessimisti nel valutarei risultati quando le cose non sono andate per ilverso giusto.A questo proposito, vi invito caldamente avincere ogni genere di pigrizia e soprattuttopessimismo. Siate, insomma, positivi!Conoscete il famoso aneddoto della mela che cade dal-l’albero? Mi riferisco ad un fatto che segnò la vita di uno deipiù grandi fisici della storia umana: Isacco Newton. Vedendocadere un pomo dall’albero sotto cui si trovava, scoprì la forzadi gravità! Ma che ci faceva Newton sotto un melo? Èpresto detto: siccome la sua esperienza scolastica erastata a dir poco disastrosa, i genitori decisero dimandarlo a gestire la tenuta agricola di famiglia. Maanche lì passava tutto il tempo a riposare sotto glialberi. Ecco che allora, persa la pazienza, lo rispe-dirono a forza all’Università di Cambridge e lì ilsuo genio sbocciò.Ognuno di voi, amici miei, ha ricevuto deidoni dal Signore: cercate di farli fruttare almeglio.

Buone vacanze a voi tutti!

Abuna

Doni e frutti

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Kabàka Kabàka

Kabàka Kabàka KabàkaKabàka

L’amico dotto

RyaneisuoipozziRyaneisuoipozzi

Sopra: Ryan Hreljac indossa una maglietta chepubblicizza la sua Fondazione “Pozzo di Ryan”.

A ll’età di sei anni Ryan Hreljac frequentala scuola primaria di Kemptville in Ontario

(Canada), regione dove è nato. Un giorno lamaestra Nancy Prest parla in classe dellamancanza di acqua potabile in molti Paesid’Africa, problema che costa la vita a migliaiadi bambini ogni anno, e conclude dicendo:“E pensare che bastano 70 dollari per scavareun pozzo”. Colpito da questi racconti, ilpiccolo Ryan decide di fare qualcosa perportare aiuto ai suoi coetanei più sfortunati.Con l’aiuto dei suoi genitori e facendo lavorettiper i vicini di casa, comincia a raggranellarepochi spiccioli che raccoglie in un salvadanaio.Raggiunta la somma per costruire un pozzo,Ryan chiede alla mamma di aiutarlo a mandarei suoi risparmi in Africa. Insiemevanno all’agenzia di Ottawa della

Ciao! In questo numero ti

presento Ryan, un ragazzo canadese che si

è impegnato per la costruzione di tanti

pozzi in altrettanti villaggi africani

senza acqua potabile.

i [email protected]

TI P

RESE

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canadese WaterCan, dove si sentono dire chela creazione di un pozzo costa 2mila dollari.Ryan non si perde d’animo e coinvolge tuttala scuola, i vicini, gli amici: ben prestomette insieme una prima cifra che permettealla WaterCan di avviare un progetto. Ryansceglie una scuola nel villaggio di Angolonell’Uganda del Nord, dove l’acqua potabile èdistante cinque chilometri.Appena iniziati i lavori, riceve una lettera:“Caro Ryan, ho otto anni. Mi piace il calcio.La mia casa è di foglie. Il tuo amico AkanaJimmy”. Ryan risponde subito: “Caro Jimmy,devi stare fresco in una casa di foglie. La miaè di mattoni. Bevi sempre dal mio pozzo?Verrò a trovarti quando avrò 12 anni”. Invecetutto si compie in fretta e nel 2000, il primopozzo è completo. Ryan, all’epoca nove anni,va con la famiglia (viaggio pagato dal giornale

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i [email protected] 3

TI P

RESE

NTO

UN

AM

ICO

1

dIMMI COME LA PENsI…

A - soltanto con l’impegno di tutti

B - se ognuno comincia a fare qualcosa

C - solo con un miracolo

IL MONdO PUò EssERE MIGLIORATO:

2A - ti dispiaceB - dici a te stesso:

“Non è un mio problema”

C - ti dispiace e cerchi una soluzione

qUANdO sCOPRI ChE UN TUOCOETANEO è IN dIffICOLTà:

3

5

1

4 A - per fare una cosa basta volerlo

B - i pozzi sono importanti

C - solo i ricchi possono aiutare gli altri

dA RyAN hRELjAC sI PUò IMPARARE ChE:

135

5 A - Chiunque può essere in grado di aiutare gli altri

B - Cosa non si fa per diventare famosi...C - In Africa c’è tanta povertà

IN qUALE fRAsE TI RITROvI dI PIù:

1

53

TEST

315

A - genialeB - sempliceC - lodevole

L’IdEA ChE hA AvUTO RyAN hRELjAC è:

531

sEI UN RAGAZZO MIssIONARIO(fino a 10 punti)

Sai bene che un Ragazzo Missionario non si volta

dall’altra parte quando vede che qualcuno ha

bisogno d’aiuto o di solidarietà. D’altronde, chi è

innamorato di Gesù non può non sentirsi chiamato in

prima persona quando sa che qualcuno è in difficoltà!

hAI UN CUORE dA ALLENARE(da 11 a 18 punti)Anche tu sei chiamato in prima persona ad unimpegno irrinunciabile: essere solidale con chiha bisogno, ovunque si trovi. Provaci!

3

…E TI dIRò ChI sEI

The Ottawa citizen) ad inaugurarlo. Pocodopo nasce la Fondazione “Pozzo di Ryan”che fino al 2015 è riuscita a realizzareoltre mille pozzi in 15 Paesi africani, conun beneficio per circa un milione di per-sone.Oggi Ryan ha 26 anni, ha terminato glistudi ed è diventato - neanche a dirlo -ingegnere idraulico. Il suo pensiero èsempre rivolto a migliorare le condizionidi vita nei villaggi remoti africani. Di sédice: “Sono un ragazzo normale, non sonoun eroe”. E aggiunge: “Il mondo non sicambia con le bombe ma con i pozzi”.

GIOCA LA TUA PARTE!(da 19 a 25 punti)

Chi ha bisogno di aiuto è tuo fratello, in Africa comeaccanto alla porta di casa. Impara da Ryan e dai tantibambini che si impegnano per aiutare gli altri: metti inpratica la solidarietà!

Kabàka, l’amico dotto, ti aspettaanche nelle pagine successive per

LOCRIDE, ORO NERO, MAYA, SINDROMEDI DOWN, START-UP, SUB-SAHARIANA, COPTI,

FANATISMO, FIDEI DONUM… E ALTRO.

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Gir am o ondo ondGir am o ond

Gir am o ond

IN QUESTO NUMEROTI ACCOMPAGNO IN:

INDIA

VENEZUELA

Salvatore e Serena sono due giovani fi-danzati della Locride, in Calabria, che

hanno avuto un’idea geniale: costruire unazattera fatta di centinaia di bottiglie diplastica con la quale “navigare” lungo lacosta calabra denunciando l’inquinamentomarittimo. Questa imbarcazione sui generissi chiama “Rosetta” e ha il compito disensibilizzare la gente ad un tema davvero

importante: la pulizia dei mari.“L’idea è nata in treno:tornavamo a Milano, dovestiamo studiando e lavo-rando. Anche se sono un‘emigrato’, ho deciso dinon abbandonare il mioterritorio, anzi di mobi-

litarmi per attivare un cambiamento nelpensiero del cittadino della Locride”, haraccontato Salvatore, 26 anni, all’Agenziadi stampa Redattore Sociale. Il ragazzo,che è al secondo anno del corso di laureamagistrale in Valorizzazione culturale del

E’ un’areadella Cala-

bria sul ver-sante meridionale

che si affaccia sul MarJonio. Questa costasplendida dal puntodi vista ambientalisti-co è, però, funestatada organizzazionimafiose che deturpa-no il territorio e si infil-trano nelle istituzioni.Il Comune di Locritempo fa è stato sciol-to per mafia e la Chiesache si oppone a tuttociò viene spessoattaccata.

LOCR

IDE

GUATEMALA

AFRICA

ITALIA

ITALIA

Missione in zattera

i [email protected]

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trabbando di carburante, gestito dagli adulti esmerciato dai bambini, che vengono usati pervenderla alle auto in strada. L’ oro nero pareessere rimasto l’unica alternativa possibileper sopravvivere in Venezuela: in mancanzadi agricoltura, pastorizia ed industria, rimane ilpetrolio. Dalle 8 della mattina in poi, migliaiadi bambini escono in strada per rifornire dicombustibile quanti più veicoli riescono. Inrealtà dal dicembre 2016 il carburante dovrebbeessere venduto a prezzi internazionali ancheal confine tra Venezuela e Colombia, proprioper evitare il contrabbando. Tuttavia continuaad essere un business redditizio che vedecoinvolti i piccoli venezuelani.

In Venezuela, Paese la-tinoamericano afflittoda una crisi econo-mica senza prece-denti, la benzinacosta pochissimo.Basti pensare che perfare il pieno ad un’auto-mobile, è sufficientepoco più di un dollaro.Appena varcato il confinecon la Colombia, invece,la benzina torna a co-stare il prezzo che co-nosciamo sul mercato

internazionale e allora il pieno schizza a quasi30 dollari.Per guadagnare dei soldi e sfruttare almassimo il vantaggio dei prezzi bassi delproprio Paese, nella penisola venezuelana diLa Guajira, i bambini sono dediti al traffico dibenzina. Si tratta di un vero e proprio con-

Il petrolio vie-ne chiamato

‘oro nero’ perchéla sua ricchezza equivalea quella del metallo piùprezioso: essendo scarsoin alcuni territori edabbondante in altri, la suaestrazione consente diarricchire chi lo possiede.Inoltre i principali derivatidel petrolio, ossia benzi-na e carburanti, sono indi-spensabili e sempre piùrichiesti.

ORO

NER

O

e per questo alla fine del viaggio sarà rea-lizzato un documentario. Ci piacerebbe cheil video venisse poi proiettato nelle scuoleper continuare a trasmettere il messaggioper la tutela del mare e il riciclo dei mate-riali”.

VENEZUELA

Benzina econtrabbando

paesaggio, nella falegnameria del padre hacostruito questa zattera a vela. Con Serenaha una missione: far capire alla gente,grazie a questo viaggio marittimo tra Locri,Siderno e Gioiosa, quanto sia importanteper il futuro dei cittadini della Calabriaproteggere il mare dalla plastica. Ma ilprogetto non finisce qui: “Vorremmo chequest’iniziativa non si concludesse in un’uni-ca giornata – ha spiegato Serena, 20 anni,studente di lingue e babysitter part time -

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i [email protected]

Gir am o ondGir am o ond Gir am o ond

Gir am o ondGir am o ond

“D isegnare vestiti è la cosa piùbella che mi sia mai capitata

e ogni disegno che produco lo facciocol cuore”. A dirlo è Isabella Sprin-gmuhi, giovanissima stilista in erba.Nata in Guatemala, quarta ed ultimafiglia di una famiglia di stilisti, Isabellaha la sindrome di Down. Ma questacondizione genetica non le ha certo impeditodi inseguire e realizzare un sogno: quellodi inventare abiti seguendo i colori e lostile delle popolazioni Maya. Segno, questo,

che non ci sono impedimenti di nessungenere quando volontà e passione si

muovono.Nel suo sito web, chesi chiama come il mar-chio di abiti che hacreato (Downtoxjabel-le), Isabella raccontache a 17 anni, dopoaver finito la scuola su-periore, cercò di iscri-versi all’università cometutti i suoi amici perseguire un corso in Fa-shion Design. Purtroppol’accesso le fu negatoma la strada non sichiuse lì: “E’ stato un

E’ un’anomaliagenetica (ovve-

ro relativa ai geni,cioè ai miliardi di informa-zioni contenute nel patri-monio di ogni essere vi-vente) che si può verificaredurante il concepimento eche comporta un ritardo disviluppo in alcuni ambitidell’essere umano. Le per-sone portatrici della sin-drome di Down (dal me-dico inglese John LangdonDown che l’ha scoperta)possono tuttavia vivere unavita normale, imparare unmestiere e avere relazioniumane molto intense.

SIND

ROM

E DI

DO

WN ‘no’ che insieme a mia madre abbiamo

deciso di trasformare in un grandissimo‘sì’: così mi sono iscritta ad un’accademiadi moda nella quale ho imparato a utilizzarela macchina da cucire e tante altre tecnichedi cui avevo bisogno per potermi dedicareal mondo della moda”, racconta.Attualmente Isabella disegna diversi tipidi abiti, pezzi unici fatti a mano cuciti consvariati tessuti: dagli accessori alle borse,dalle giacche ai pantaloni colorati. Utilizzamateriali tipici del Guatemala, ispirati aicolori Maya riadattati in chiave moderna.

GUATEMALA

Isabella, lamoda e i Maya

Prima della scoperta dell’America da parte di CristoforoColombo (1492), che aprì all’arrivo dei conquistatori

bianchi (cioè europei), in America Latina vivevano popolazionilocali, indigene. Tra queste c’erano i Maya, gli Inca, gli Aztechi,organizzati in civiltà imperiali. I Maya, le cui origini risalgono acirca 1.500 anni a.C., vivevano principalmente nella zona degliattuali Guatemala e Messico. Le loro conoscenze tecniche eranomolto avanzate per quei tempi: basti pensare alla ricca reteidrica, costituita da piccolissimi canali che convogliavano l’acquain grandi cisterne, ma anche alle capacità tessili e alla bellezzadei loro tessuti.

MAYA

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In ben 36 Paesi delmondo c’è menoacqua di quella cheserve per dissetarele popolazioni o an-che solo per irrigarei campi e lavarsi. Lodice l’Unicef in un rap-porto sui bambini e le ri-sorse idriche. Temperature piùalte, innalzamento del livello del mare, incre-mento delle inondazioni, scioglimento deighiacci influenzano la qualità e la disponibilitàdell’acqua.Una delle conseguenze più disastrose èche circa 600 milioni di bambini nel mondo,entro il 2040, resteranno a corto di acqua.Questo comporta enormi disagi e sofferenze.A lanciare l’allarme, in occasione dellaGiornata mondiale dell’acqua, è stato appuntol’Unicef che sottolinea la minaccia a dannodei più piccoli. Ad intensificare i rischi si ag-giunge il cambiamento climatico che portacon sé aumenti delle temperature, siccità ecarestie.Papa Francesco è molto sensibile al temadell’ambiente e del Creato: ritiene cheproprio l’azione dell’uomo sia la causa ditanti stravolgimenti che poi portano conse-guenze di devastazione e povertà. Ma ilpontefice sa anche che l’azione degli uominipuò invertire la tendenza: la povertà non èuna condanna a morte se gli uomini decidonodi fermarla. In un’udienza ha detto ad alcuneassociazioni che dedicano il proprio impegnoad invertire il destino idrico del mondo: “In-coraggio in particolare il vostro sforzo nelcampo educativo, con proposte rivolte aibambini e ai giovani. Grazie per quanto fate,che Dio vi benedica!”.

MONDO

Bambinisenz’acqua

I n realtà non si tratta di un vero e proprioconvento, ma di un istituto della congregazionedegli Oblati di San Giuseppe, comunemente cono-sciuti come padre Giuseppini. Siamo ad Asti, inPiemonte, e qui vivono alcuni sacerdoti anziani diquesta famiglia religiosa, oltre a chi si prende curadi loro. E’ proprio nello stesso stabile che vieneospitato anche l’imam della città, ovvero la guidamusulmana della moschea locale: si chiama Abdes-samad Latfaoui, è nato 49 anni fa a Casablanca(Marocco) ed è il punto di riferimento per 4.500fedeli dell’islam che vivono nell’area piemontese.Un musulmano, peraltro imam, che mangia e dormedai preti? E’ questa la domanda che sorge spontanea,perché la notizia fa scalpore. Ma la risposta chearriva dai padre Giuseppini sta nei fatti: la sera, alrientro dalla sua giornata divisa tra cura deimigranti, ospiti dei centri di accoglienza, i treluoghi di culto islamico della città e l’attività nelcarcere di Quarto, l’imam cena insieme ai sacerdotie poi si ritira nella sua stanza, nel loro stessoistituto. “L’imam è un ospite molto gradito nellanostra struttura” commenta (al quotidiano Avvenire)padre Luigi Roasio, economo provinciale dei Giu-seppini, che ha curato l’accoglienza dell’ospite. Elo stesso Latfaoui non nasconde la propria gratitu-

dine: “È il mio mondo, sono emozionatoa parlare dell’ospitalità che

mi riservano: sono ecce-zionali e sono un esem-pio, un modello di ispi-razione”. Anche il ve-scovo di Asti, monsi-gnor Francesco Ra-vinale, è molto feliceche l’imam abiti coni sacerdoti. Un bel-

l’esempio di convivenza,fratellanza, condivisione,che dovrebbe fare dascuola per tutti.

ITALIA

Un imamin convento

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Gir am o ondGir am o ondGir am o ond

Gir am o ond

Un pentolone sospeso su un fuoco, lamusica tipicamente ritmata dei tamburi

di sottofondo, bolle di sapone che conten-gono grandi lettere e bambini dell’Africasub-sahariana che tirano rigori da centrarein due porte da calcio. Sono solo al-cune immagini della appSema, in inglese eswahili, che in-segna a leggere,scrivere e contareai bambini africanida cinque a dieci annid’età.L’app (applicazione persmartphone) prende ilnome della bambina prota-gonista del gioco ed è statatestata in Kenya nella barac-copoli di Kibera (dove vive circaun milione di persone) grazie alcoinvolgimento di circa 150 piccoli.

In realtà Sema è molto più diun gioco da usaresul cellulare: si trat-ta di un modo di-vertente per im-parare l’ABC e lanumeraz ione.L’invenzione èopera dellastart-up

In econo-mia si

chiama cosìun’azienda giovane,aperta da poco tem-po, che sviluppa pro-dotti innovativi in am-bito tecnico-scienti-fico e non solo.

STAR

T-UP

Gir am o ond

E’ detta così la parte di Africa che si estende a Suddel deserto del Sahara.

SUB-SAHARIANA

i [email protected]

AFRICA

Sema e l’ABC

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Tutti conoscono la storia del cucciolod’uomo cresciuto nella giungla indianagrazie ad un branco di lupi che lo accoglie,all’amicizia fraterna di una pantera nera dinome Bagheera e a quella paterna di un orsobruno che si chiama Baloo. Stiamo parlandodi Mowgli, protagonista del “Libro dellaGiungla”, uno dei capolavori dello scrittoreinglese Joseph Rudyard Kipling. Finora sipensava che la sua trama fosse frutto dellasola fantasia dell’autore britannico. E, forse,quando il racconto di Mowgli fu inventato allafine dell’Ottocento, era proprio così. Ma oggisi è scoperto che un “Mowgli” esiste davvero.Si tratta di una bambina (non di un maschietto)di otto anni d’età, cresciuta fra gli animalidella giungla indiana e trovata dalla polizia inuna foresta dell’Uttar Pradesh.Quando è stata avvistata, la piccola nonsapeva parlare ed aveva comportamenti similia quelli degli animali: mangiava senza utilizzarele mani, camminava a quattro zampe edemetteva solo suoni gutturali, non capendo

Kukua, con la collaborazione tecnica ecreativa della ditta Melazeta, ed è destinataa circa 250 milioni di bambini analfabetiper insegnare loro le basi della lettura,della scrittura e dell’aritmetica in 18 mesi.La app potrebbe essere destinata anche aibambini siriani, una volta sviluppata in

alcuna lingua. Può sembrare strano, ma nonlo è, considerando che a far crescere lapiccola sono stati gli animali della giungla,non i genitori!Adesso la bambina sta bene: l’agenzia distampa Ani, che ha diffuso la notizia, riferisceche l’ufficiale di polizia che l’ha trovata in ungruppo di scimmie è riuscito a prenderla eportarla nel più vicino ospedale. Qui la“piccola Mowgli” è stata curata ed ha imparatoa camminare in posizione eretta e a pronun-ciare qualche parola. Adesso la aspetta unavita intera, non tra un branco di scimmie o dilupi, ma – come dice il cucciolo d’uomo nelromanzo di Kipling – “nel branco degli uomini”,perché “d’ora in poi seguiremo nuove trac-ce”.

arabo.Per il momento Sema, attraverso uno smar-tphone, racconta leggende africane e pre-senta personaggi vestiti con i tipici abitidai colori sgargianti, che interagisconocon baobab animati, giraffe, unicorni. Iltutto per imparare!

INDIA

Mowgli esiste davvero

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o

V iagg i in…oViagg i in…o

Viagg i in…o

Egitto

La Chiesa copta è antichissima: fu fondata in Egitto nei Isecolo ed ha origine da san Marco evangelista, che predi-

cò in Egitto sotto l’impero di Nerone. Nei secoli successivii cristiani copti si sono scissi, tanto che oggi esistono copti fedeli

al papa di Roma (quindi cattolici) e copti ortodossi (che non rico-noscono il primato del papa e si differenziano dai cattolici per tan-to altro). Anche se non tutti sono cattolici, tutti sono cristiani.

COPTI

Sono stati un bambino e una suora iprimi ad accogliere papa Francesco,

appena arrivato all’aeroporto de Il Cairo. E’iniziato così, il 28 aprile scorso, il 18esimoviaggio compiuto durante i quattro anni delsuo pontificato. Quello in Egitto era unviaggio che alla vigilia aveva suscitato moltitimori: dopo gli attentati terroristici aicristiani copti riuniti per la Messa della Do-menica delle Palme, il 9 aprile scorso, inmolti temevano per la sicurezza del papa edella folla riunita. Ma la visita del ponteficeha voluto dare speranza e pace alla piccola

comunità cristiana, che rappresenta circal’11% della popolazione (anche se i cattolicisono solo lo 0,28%) di circa 90 milioni diegiziani, in maggioranza musulmani.

E’ il saluto (in arabo) che papaFrancesco ha rivolto agli egiziani,appena sbarcato nel Paese dellePiramidi a fine aprile scorso. Il pontefice ha visitato la minoranzacristiana, ma ha incontrato anchequei musulmani che lo hanno volutoaccogliere. “La pace sia con voi” èstato il messaggio-chiave di unviaggio passato alla storia.

Sopra e in basso a destra: Panorami della capitale egiziana Il Cairo.

Salam aleikum

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A fianco: El Ghiza (Egitto) – Alle porte de Il Cairo, capitale egiziana,si trovano la famosa Sfinge e la piramide di Chefrenrisalenti a oltre 4mila anni fa.

Sotto: Papa Francesco in ascolto.

bambini e di giovani. Anche a loro haripetuto il saluto in arabo Salam aleikum(che significa: la pace sia con voi), abbrac-ciandoli e ringraziandoli per la loro gioia. Iragazzi incontrati sono gli alunni della scuoladelle Pie Madri della Nigrizia (più note comesuore Comboniane) che abbraccia l’arco sco-lastico dalla materna alle classi secondarie.Le missionarie Comboniane sono molto pre-senti in Egitto e attive nella pastoralesanitaria (nell’ospedale italiano de Il Cairo,nei dispensari di altre città e nel lebbrosariodi Heliopolis) e nella pastorale scolastica avari livelli.

SAINT JOSEPH, la scuola-modelloL’Egitto è un Paese con un alto tasso dianalfabetismo: soprattutto le bambine nonvengono mandate a scuola perché destinateai lavori di casa o a sposarsi presto. La SaintJoseph Language School, una scuola dellesuore Comboniane in un quartiere della ca-pitale egiziana, dal 1915 ogni mattina aprele porte a oltre mille ragazze, senza fare di-stinzione di credo religioso. Le studentessesono seguite dall’asilo fino all’accesso al-

Francesco e la pace“Pellegrino di pace in un Egitto di pace” si èdefinito il papa che ha attraversato lacapitale in festa, piena di striscioni di ben-venuto. Il suo è stato un programma fitto diincontri con le autorità politiche e religiosedel Paese. Ma papa Francesco non ha mancatodi incontrare, in un fuori programma parti-colarmente festoso, anche un gruppo di

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i [email protected]

Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o Viagg i in…o

Viagg i in…o

Molto tempo fa, vivevano nelle distesedel deserto due sciacalli che erano

legati da un’amicizia sincera e si volevanobene come fratelli. Andavano sempre d’ac-cordo e ognuno sapeva di poter contaresull’altro in caso di necessità. Condividevanogioie e dolori, non frequentavano altri ani-mali, preferendo passare tutto il tempo in-

Favola dall’Egitto

Gli sciacalli e il leonesieme. Ogni giorno cacciavano, bevevanoe mangiavano, si riposavano all’ombra diqualche raro albero del deserto quando iraggi del sole diventavano troppo brucian-ti.Un giorno, mentre stavano cercando insieme

l’università ed educate ai valori dell’amiciziae della convivenza religiosa. Costruire ponticon la società musulmana attraverso lascuola, dove cristiani e musulmani apprendonoinsieme, è il principio base.“Alla Saint Joseph andiamo contro corrente”,spiega suor Samiha Ragheb, direttrice. “Ildialogo è diventato la parola d’ordine delnuovo modo d’intendere oggi la missione e

l’annuncio del Vangelo.Se il mondo tende al fa-natismo, noi qui inse-gniamo la tolleranza, ilrispetto dell’altro, l’ac-cettazione della diversità.Qui non ci sono discriminazioni, nessuno èescluso. A tutti vengono proposti i sei puntibase della scuola: coltivare l’amicizia sincera;ascoltare; promuovere l’amore che cancellala paura; vedere sempre il meglio negli altri;trattare il prossimo con straordinario rispetto;guardare agli altri con gli occhi di Dio”.

E’ un atteggia-mento di chi èintollerante, ottuso, avolte violento, neiconfronti di chi pro-fessa un’altra religioneo ha un’altra opinionepolitica.

FANA

TISM

O

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i [email protected] 13

una preda su un terreno arido e bruciatodal sole, videro all’improvviso apparire da-vanti a loro un leone affamato, anch’essoalla ricerca di cibo. Invece di fuggire, idue amici restarono immobili davanti alnemico. Il leone, molto stupito da questareazione, non poté fare a meno di chiedere:“Potreste spiegarmi per quale ragione nonsiete fuggiti alla mia vista? Siete incoscienti?Non vedete che sono affamato e in cercadi prede?”. Uno dei due sciacalli si fececoraggio e disse: “Certo, signore, siamoben consapevoli di come stanno le cose.Abbiamo visto che stai cacciando e chepotresti gettarti su di noi da un momentoall’altro per mangiarci con un solo boccone.Ma siamo coraggiosi e abbiamo capito chela paura non è una buona consigliera. Ab-biamo deciso di non fuggire perché qua-

Morale della favola

La vera amicizia si riconosce

dalla sincerità. Essere sinceri

con tutti, anche con i nemici,

può portare alla vittoria e a

nuove alleanze.

lunque cosa fossimo riusciti a fare, perquanto avessimo corso rapidamente, tu ciavresti preso. Siamo pronti al nostro destinoe preferiamo che tu non sia stanco nel mo-mento in cui deciderai di mangiarci: megliomorire rapidamente”. Il leone, che avevaascoltato con attenzione le parole dellosciacallo, rispose: “Il re degli animali nonsi arrabbia nell’ascoltare parole sincere. Sariconoscere il coraggio e l’audacia di chiha davanti ed è generoso con gli indifesi”.Dopo queste parole, il leone se ne andò eda quel giorno rispettò sempre i due scia-calli.

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DossierDossier Dossier

Dossier

olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giu-mento, lo portò a una locanda e si presecura di lui. Il giorno seguente, estrasse duedenari e li diede all’albergatore, dicendo:“Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più,te lo rifonderò al mio ritorno”.Poi il Vangelo continua con una domandache Gesù fa al dottore della legge: “Chi diquesti tre ti sembra sia stato il prossimodi colui che è incappato nei briganti?”. Eil saggio risponde: “Chi ha avuto compas-sione di lui”. Gesù gli dice: “Va’ eanche tu fa’ lo stesso”.Per definire il prossimo,Gesù non dà grandispiega-

Dossier

Hai mai letto la “Parabola del buonSamaritano”? Sicuramente sì, maforse non hai posto molta attenzionesulle azioni che il cosiddetto “buonSamaritano” compie nei confrontidel suo prossimo: sono tante, unasuccessiva all’altra, e tutte indicanoaltrettanti atteggiamenti missionari,da cui imparare. In che modo?Magari esercitandoti in questo tempoestivo, da solo, in famiglia, con gliamici o in gruppo, al campeggioestivo o al Grest della parrocchia…

Il mioprossimo

La parabola che Gesù racconta nelVangelo di Luca, al capitolo 10, ver-setti 29-37, è conosciuta da tutti

come “Parabola del buon Samaritano”.Il Maestro la narra in risposta ad una do-manda di un dottore della legge (un espertodelle Sacre Scritture ai tempi di allora) chegli chiede: “Chi è il mio prossimo?”. Gesùgli risponde raccontando una storia:Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gericoe incappò nei briganti che lo spogliarono,lo percossero e poi se ne andarono, lascian-dolo mezzo morto. Per caso, un sacerdotescendeva per quella medesima strada equando lo vide passò oltre, dall’altra parte.Anche un levita, giunto in quel luogo, lo

vide e passò oltre. Invece un Samari-tano, che era in viaggio, pas-

sandogli accanto lo vide ene ebbe compassione. Gli

si fece vicino, gli fasciòle ferite, versandovi

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Nelle pagine che seguono, per

ogni azione del “buon Samaritano”

trovi un atteggiamento da cui impa-

rare, una vicenda su cui riflettere, un impegno da

mettere in pratica, di giorno in giorno. Come?

Magari esercitandoti in questo tempo estivo, da

solo, in famiglia, con gli amici o in gruppo, al

campeggio estivo o al Grest della parrocchia…

Ingrandisci su un cartellone la sagoma del

Ragazzo Missionario qui a fianco e, man mano

che vivi l’azione suggerita, riproduci gli accessori che trovi nelle pagi-

ne che seguono (uno per ogni atteggiamento missionario), colorali e incollali sulla

sagoma di cartone. Giorno dopo giorno, impegnati a mettere in pratica il suggeri-

mento suggerito, e completa il modello di Ragazzo Missionario, sempre più somi-

gliante al “buon Samaritano”.

Attività da realizzareAttività da realizzare

Un’azione al giornoUn’azione al giorno

zioni teoriche ma narra il da farsi di frontead un caso concreto. In questo modo insegnache davanti “al prossimo”, c’è solo un atteg-giamento da tenere: occorre agire, mettersiin gioco in prima persona, rimboccarsi lemaniche, dimenticare tutto e tutti e concen-trarsi su chi si ha di fronte. Proprio come fa il“buon Samaritano” e come non fanno il sa-cerdote e il levita (secondo la descrizione del branoevangelico), che invece continuano per la loro strada,facendo finta di niente.

Leggendo con attenzione il brano del Vangelo,si scopre che davanti al suo prossimo il “buonSamaritano” compie otto azioni: lo vede; neha compassione; gli si fa vicino; gli fascia leferite; lo porta in una locanda; si prende curadi lui; spende soldi per quello sconosciuto;invita l’albergatore ad avere cura del malca-pitato.Sono otto azioni da cui imparare, per comportarsicome vuole Gesù.Sono otto suggerimenti da mettere in praticaogni volta che si interagisce con il prossimo.Sono otto atteggiamenti che un Ragazzo Mis-sionario non può non fare propri, imparandoanche dall’esempio dei missionari, tanti piccoli“buon Samaritani” sparsi in ogni angolo dimondo.

Mettersi in gioco

Sopra:

Pellegrini dei nostri tempi sulla strada pedonale cheoggi scende da Gerusalemme a Gerico, la stessapercorsa dal ‘buon Samaritano’ ai tempi di Gesù.

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DossierDossierDossier

Dossier

Dossier DossierDossier

L’atteggiamento

guardare, osservare, porre attenzione

La vicenda

I Talibé, bambini ignorati

Primo giorno

Lo vede L’accessorio

gli occhiali

Con il tuo gruppo (o da solo, ma sempre

accompagnato da un adulto) gira per la

tua città/quartiere/parrocchia e fermati a

parlare con chiunque chiede l’elemosina:

domandagli il nome, da dove viene, quanti

anni ha, dove abita, qual è il suo desiderio,

ecc. Ti sarai così impegnato nel “vedere”

(nel senso di osservare, porre attenzione,

prendere in considerazione) chi in genere

viene ignorato da tutti.

L’impegno

In Senegal ci sono circa 50mila ragazzi

che chiedono l’elemosina per le strade.

Per la maggior parte sono Talibé, cioè bam-

bini inviati dai loro genitori presso le Daara

(scuole dove si insegna il Corano e i precetti

dell’islam) e costretti a mendicare ogni

giorno. Molti tentano di scappare dai mal-

fattori, che spesso li incatenano per fermarli.

Dal 2005 in questo Paese africano esiste

una legge che proibisce l’accattonaggio ma

non viene messa in pratica. Recentemente

alcuni stanno cominciando ad accorgersi

di questo dramma e a reagire: esistono di-

versi siti web che denunciano il fenomeno

dei bambini mendicanti e la violenza contro

di loro, implorando un’azione concreta della

società perché si prenda cura di loro.

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Secondo giorno

Ne ha compassioneL’accessorioil cuore

L’atteggiamento

Prendere parte alle sofferenze dell’altro

La vicenda

Karim e la suacompassione

Si chiama Karim Kaba ed è un giovaneguineano di 21 anni, arrivato in Italia

su un barcone. Oggi vive in Toscana, accoltodalla cooperativa aretina “L’Albero e laRua”. Ogni giorno lavora come volontarionel cimitero di Poppi, un piccolo borgo inprovincia di Arezzo: qui si preoccupa di te-nere puliti i vialetti, togliere le erbacce,piantare fiori. Ma non solo: partecipa emo-tivamente alle preghiere (cristiane) di chiarriva per salutare i propri cari defunti.Karim è musulmano, ma non si fa problemi.A chi lo intervista dice: “Quando sono quiprego per l’anima di mio padre e partecipoalla preghiera di coloro che vengono inquesto cimitero per i loro morti”. Qui Karimincontra soprattutto persone anziane chelo salutano, lo ringraziano per il lavoro egli raccontano dei loro cari defunti. Ilgiovane africano prende parte così ai sen-timenti dei suoi interlocutori.

Procurati una piccola croce di legno o rita-gliala da un cartoncino. Poi scrivici i nomipropri di tutte le persone morte che conosci.Con il tuo gruppo (o da solo, insieme allatua famiglia) prega per i parenti e gli amicipiù cari di questi defunti, affidando al Signorele loro sofferenze e il loro dolore.

L’impegno

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Dossier

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L’atteggiamento

non avere paura di farsi prossimo

La vicenda

Terzo giorno

Gli si fa vicinoL’accessorioi sandali

Farsi prossimi significa farsi vicini a chi ha

bisogno. Il Sud Sudan è uno dei Paesi più in

difficoltà. Ma, purtroppo, non è l’unico: an-

che Siria, Yemen, Nigeria, Iraq sono aree

che stanno vivendo grandi crisi umanitarie.

Scegli un progetto da sostenere, da solo ocon il tuo gruppo.

L’impegno

Don Dante Carraro è il direttore di Medicicon l’Africa – Cuamm (un’organizzazione diPadova che si preoccupa della salute delle po-polazioni africane). Recentemente, di ritornodal Sud Sudan, il sacerdote denuncia questodramma chiedendo aiuto a chiunque voglia ri-spondere: “La situazione della popolazione,mamme e bambini in particolare, è drammatica!Ho in mente quell’uomo che scendeva da Geru-salemme a Gerico malmenato dai briganti, de-scritto nel capitolo 10 del Vangelo di Luca. Ilsacerdote e il levita passano e lo vedono ma ti-rano dritto. Il samaritano invece passa, lovede, si ferma e si prende cura di quel pove-raccio. Si fa prossimo! Anche noi abbiamodeciso di farci prossimi a tanta sofferenza eumiliazione, a quanto sta capitando. C’è bisognodi assistenza nutrizionale e cure sanitarie for-nendo cibo, farmaci, equipaggiamento e per-sonale. Non possiamo tirarci indietro, siamochiamati a farci prossimi! Per poterlo fare,abbiamo bisogno del tuo aiuto”.

i [email protected] (Segue a pagina 19)

Il Cuamm si fa prossimoal Sud Sudan

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Siamo i Ragazzi Missionari di Marsala “MATITE COLORATE DI DONBOSCO” della Parrocchia Oratorio Maria SS. Ausiliatrice e vi scriviamoper condividere con tutti i Ragazzi Missionari la nostra esperienzadella Giornata Missionaria del 6 gennaio “A tutto cuore!”.Durante il periodo delle vacanze ci siamo preparati alla Giornata deiRagazzi Missionari, facendo tante esperienze belle!Prima fra tutte i “mercatini di Natale”, dove vendendo lenostre matite missionarie e tanti presepi provenienti dallemissioni salesiane siamo riusciti a raccogliere dei soldini damandare in aiuto ai bambini di altri Paesi del mondo.Poi siamo andati a conoscere la Croce Rossa e ci è stata datal’opportunità di fare un’esperienza di simulazione di primosoccorso: emozionante!Infine abbiamo avuto un bell’incontro con Mario, un giovaneche sta in Sud Sudan, ed abbiamo così scoperto qualcosa di più

della sua vita.Il 6 gennaio abbiamo festeggiato la nostra Giornata congioia anche perché quest’anno, dopo tre anni di camminoformativo, abbiamo ricevuto la tessera dei Ragazzi Mis-sionari.Quest’anno abbiamo deciso di abbonarci al giornalino“Il Ponte d’Oro”: sarebbe bello vedere le nostre fotosulla rivista…Grazie e un affettuoso saluto dalleMatite colorate di don Bosco

n.6Giugno2017

LE “MATITE COLORATE DI DON BOSCO”

I

Parrocchia Oratorio Maria SS. AusiliatriceMarsala (TP)

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II

Notizie da…Notizie da…

I Ragazzi Missionari della Parrocchia Maria SantissimaAusiliatrice in Taurisano (LE), nella Diocesi di Ugento -Santa Maria di Leuca, insieme alle loro catechiste sisono impegnati a scoprire usi, costumi e religioni deicinque continenti. L’allestimento dei continenti è statocosì distribuito: terze medie Europa, seconde medieAsia, prime medie Africa, quinta elementare Oceania,quarta elementare America.È stato veramente un vero e proprio viaggio allascoperta del mondo. Le catechiste hanno saputo coin-

volgere i ragazzidistribuendo i vari compiti e, soprattutto, i bambinipiù piccoli hanno scoperto la bellezza e le diversitàdelle culture che arricchiscono tutti. Sono piaciutimolto i cibi tipici dei continenti. L’esperienza èstata bella, coinvolgente e costruttiva. Si è veramenterespirata aria di mondialità, perciò abbiamo pensatodi condividerla con tutti voi.

Don Mario Ciullo, parroco, e le catechiste

FESTA DEI POPOLI: UN TUFFO NELLE CULTURE

Parrocchia Maria Santissima AusiliatriceTaurisano (LE)

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III

L’Ufficio missionario diocesano di Messina ha ideato per il 19 maggio dello scorso announ’iniziativa intitolata “Buon compleanno Missio Ragazzi - Buon compleanno Angela”, perricordare sia i 173 anni della Poim (oggi Missio Ragazzi) sia la figura di Angela Cardile,animatrice missionaria scomparsa il 27 ottobre 2015 e il cui 92esimo compleanno sarebbestato il 20 maggio 2016.L’iniziativa si è svolta in due momenti. Il primo, dedicato soprattutto ai ragazzi, ha avutoluogo nei locali della parrocchia Sacra Famiglia con esecuzione di canti, proiezione divideo, testimonianze; poi l’incontro è proseguito nei locali dell’I.C. “G. Catalfamo”, lascuola dove Angela Cardile ha insegnato per tanti anni. Qui è stata ricordata con unamostra fotografica ed a lei è stato intitolato il salone delle riunioni, che ora porta il nome“Salone dell’accoglienza Angela Di Bella Cardile”.Il secondo momento della manifestazione, dedicato agli operatori di animazione missionaria,si è realizzato nel pomeriggio presso l’Auditorium “Monsignor Fasola”, con altre testimonianze,video, interventi e riflessioni, quindi la conclusione e i saluti finali da parte del direttoredell’Ufficio missionario, padre Francesco De Domenico.

BUON COMPLEANNO MISSIO RAGAZZI! BUON COMPLEANNO ANGELA!

Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela

ANGELA, UNA STORIA D’AMOREAnimatrice missionaria di tanti ragazzi nelle parrocchiedella diocesi di Messina e nelle scuole, Angela Di BellaCardile nasce a Milazzo il 20 maggio1924. E’ lei cheha ideato il Congresso diocesano dei Ragazzi Missionari,giunto alla diciottesima edizione. Parlare di Angela èmotivo di gioia per rendere omaggio alla sua grandelevatura umana, morale, spirituale.Fisicamente era una persona di media statura, diaspetto quasi gracile, ma nascondeva una personalitàforte e volitiva. Semplice e umile, aveva un viso dolce eaperto, illuminato sempre dal sorriso. Insegnante esemplare, ricca di umanità e professionalità,amava i suoi alunni come se fossero figli propri ai quali dedicava affetto, energia e scienza.Ciò le meritò il titolo di “Maestra d’Italia”, consegnatole il 21 aprile 2007. Ma ciò adAngela non bastava: il suo grande cuore avvertiva la necessità di spargere il proprio amoreanche come catechista ai bambini della sua parrocchia di appartenenza (Santa Maria dellaConsolazione di Gravitelli). Qui negli anni Ottanta, conosce i Missionari Oblati che le pro-

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IV

pongono di fare un’esperienzamissionaria in Senegal.Il suo carisma missionario vienetestimoniato giorno dopo giorno,con un’inesauribile carica d’amoreverso tutti, tanto da essere consi-derata punto di riferimento dapiccoli, giovani, sposi, anziani…verso cui ha sempre una parolaadeguata di consiglio o di con-solazione. La Pontificia Opera Infanzia Mis-sionaria (Poim) nelle scuole di Messina si diffonde per merito di Angela, aiutata daalcune collaboratrici (insegnanti in pensione). Visitano le scuole della città, con lo scopo difar conoscere le idee del fondatore della POIM, monsignor Charles de Forbin-Janson, il cuimotto è: “I bambini aiutano i bambini” con una preghiera al giorno e una piccola offertaal mese per l’attuazione dei progetti in terra di missione. Il coinvolgimento delle scuole

diventa ancora maggiore con la realizzazionedel primo Congresso diocesano dei RagazziMissionari del 1996. Questo diventerà l’ap-puntamento annuale per tante scuole di Mes-sina e provincia, di cui Angela è stata la pro-motrice.Conoscere Angela per noi (direttore e com-ponenti dell’Ufficio missionario diocesano,“gruppo storico”) è stato ed è tuttora ungrande privilegio ed un esempio da imita-re.Ciao Angela sei sempre con noi!

PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio Ragazzi

Via Aurelia, 796 - 00165 Roma

Tel. 06/66502644; fax 06/66410314; e-mail: [email protected]

Per offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - Roma

Notizie da…Notizie da…

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Quarto giorno

Gli fascia le feriteL’accessorioLa cassetta di primo soccorso

L’atteggiamento

Medicare, alleviare il dolore, curare le ferite del corpo e dell’anima

La vicenda

Martina e lasua malattia

Ha soli quattro anni, ma Martina Mariya

ha già dovuto fare i conti con una

malattia che le procura una grande soffe-

renza. “Quando aveva otto mesi - dice la

mamma Manuela a don Mario Vincoli, re-

sponsabile di Missio Ragazzi – ha dovuto

subire un trapianto di fegato che grazie a

Dio ha accettato bene”. “Ma purtroppo –

prosegue il papà Luigi - dopo tre anni dal

trapianto si è presentato un linfoma”. Si

tratta di una grave malattia che la costringe

a cure molto pesanti in ospedale: “Là –

dice Martina - mi danno una pappa speciale

per farmi stare bene. Spero di finire presto

e di guarire. Prego sempre Gesù e gli dico:

‘Gesù, spicciati nel farmi guarire!’”. I suoi

genitori le stanno sempre vicino, le insegnano

ad aiutare gli altri e la fanno divertire: “Mi

piace giocare a nascondino, con le bolle di

sapone e con qualsiasi gioco, purché colo-

rato”.

Prega per Martina Mariya (da solo, in fa-miglia o con il tuo gruppo), affidala con isuoi genitori al Signore e ricordala ognisera a Gesù.

L’impegno

i [email protected] 19

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Dossier

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La vicenda

Una casa nuova

Quinto giorno

Lo porta in una locanda

L’impegno

Inumeri che vengono dati a proposito di chi in

questi anni ha perso la vita nel Mar Mediter-

raneo, mentre cercava di attraversarlo per

arrivare in Europa, sono tanti e spesso contraddittori. Ma una cosa è

certa: chi scappa dal proprio Paese lo fa perché là la vita è diventata

impossibile e la sua unica speranza è trovare un’altra casa in un luogo

più sicuro.Il 27 e 28 aprile scorsi sono arrivati in

Italia 125 profughi siriani che

hanno iniziato una nuova vita tra Torino, Mi-

lano, Padova e la Calabria. Provengono dal

campo profughi Tel Abbas, in Libano, dove

sono arrivati dopo essere fuggiti dalla

guerra in Siria. Da qui, con voli di linea (e

non tramite un barcone) sono giunti in

Italia, grazie ad un cosiddetto “corridoio

umanitario” organizzato dalla Federazione

delle Chiese evangeliche d’Italia e dalla

Comunità di Sant’Egidio per il progetto

Mediterranean Hope. L’obiettivo è quello

di ospitare in Italia i profughi che fuggono

dalla guerra, assicurando loro un futuro

di pace e serenità.

i [email protected]

Facendoti aiutare dall’animatore/catechista/parroco o da un genitore, cerca di incontrare

un migrante (fuggito dalla guerra e dalla miseria) che vive nella tua città. In vista

dell’incontro scrivi alcune domande per conoscerlo al meglio (provenienza, età, composizione

della famiglia, problemi nel luogo di origine, data di inizio del viaggio, data di arrivo in

Italia, esperienze vissute nel viaggio, sistemazione attuale, ecc.) e prepara un piccolo

segno di benvenuto da donargli, per farlo sentire a casa nel nostro Paese.

L’accessorio

Lo zaino

L’atteggiamentoessere ospitale, far sentire l’altro a casa

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Sesto giorno

Si prende cura di lui

L’accessorioPagnotte

La vicenda

Mamma Angelicae i suoi bambini

A ngelica Mendoza de Ascarza vive inPerù ed oggi ha 88 anni. Oltre 30 anni

fa ha perso suo figlio Arquimedes, di 19anni, che è uno dei tanti desaparecidos(persone sparite, perché sequestrate daisoldati durante gli anni della dittatura, emai più restituite alle loro famiglie). Con lealtre madri, mogli e figlie - anche loro allaricerca dei propri desaparecidos - ha fon-dato l’Associazione nazionale Famiglie deirapiti, detenuti e scomparsi (Anfasep). MaAngelica ha fondato anche una cucina po-polare per nutrire i bambini che hannoperso i genitori perché uccisi da violenze esoprusi. Per questo è conosciuta come“Mamma Angelica”, impegnata con le vittimedelle sparizioni forzate. Ai piccoli dà tuttol’affetto che ha, oltre al cibo e ad un’edu-cazione che insegna il senso di verità egiustizia.

Tra i tuoi compagni di scuola, catechismo,scout, ecc. o tra i vicini di casa, c’è qualcunoche non ha amici, che rimane isolato, chenon riceve nessuna visita? Impegnati a gio-care con lui/lei (se è un bambino) o chiediad un adulto (genitore, catechista, anima-tore, ecc.) se ti accompagna a fargli visita(se è una persona anziana). Ti sarai cosìpreso cura di lui/lei offrendogli la cosa piùbella e preziosa: la compagnia.

L’impegno

i [email protected] 21

L’atteggiamento

offrire tutto quello che si ha (tempo, denaro, cibo, ecc.)

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Dossier

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La vicenda

La ricchezzaper Vania

Settimo giorno

Spende soldi per lui

L’impegno

Vania Masias Malaga nasce a Lima (Perù) nel

1979 da una famiglia benestante. Studia

danza a Cuba e a New York ma poi, consapevole

che poco lontano dal suo quartiere la vita per

migliaia e migliaia di persone è ben diversa

dalla sua, decide di fare qualcosa per loro. Così

sviluppa un progetto sociale per la promozione

della danza, chiamato “D1 Danza”, che attual-

mente coinvolge più di 7mila giovani, tenendoli

lontani da violenza e criminalità. A un certo

punto della sua vita riceve la convocazione dal

“Cirque du Soleil”: come ballerina e coreografa

non può ambire ad un successo più grande,

considerando che lo spettacolo di questa com-

pagnia gira i teatri più famosi e ricchi del

mondo. Ma Vania ci rinuncia: sceglie di rima-

nere a Lima e di scommettere sul talento dei

giovani con meno opportunità, convinta che

arte e cultura possano trasformare positiva-

mente la vita dei giovani che vivono nei

quartieri più degradati.

Dona qualcosa di tuo a qualcuno chene ha bisogno (ma qualcosa che per teè importante, non superfluo!).

L’accessorio

Monete

L’atteggiamento

Donare il proprio guadagno (i due denari

che estrae il buon samaritano corrispondono

a due giornate di lavoro di allora, non sono il

suo superfluo)

i [email protected]

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La vicenda

“Ogni battezzatoè missionario”

Papa Francesco lo ripete spessissimo:ogni battezzato è missionario, quindi

ogni cristiano è missionario. Nell’Udienzadel 15 gennaio 2014, quando faceva la ca-techesi sul Battesimo, disse: “Ciascun bat-tezzato, qualunque sia la sua funzione nellaChiesa e il grado di istruzione della suafede, è un soggetto attivo di evangelizza-zione… Il Popolo di Dio è un popolo disce-polo, perché riceve la fede, e missionario,perché trasmette la fede. E questo lo fa ilBattesimo in noi: ci dona la Grazia e tra-smette la fede. Tutti nella Chiesa siamo di-scepoli, e lo siamo sempre, per tutta lavita; e tutti siamo missionari, ciascuno nelposto che il Signore gli ha assegnato. Tutti:il più piccolo è anche missionario; e quelloche sembra più grande è discepolo. Tuttinoi siamo discepoli e missionari”.

Sei battezzato? Allora sei cristiano, ma sei anchemissionario! Leggi il Vangelo ogni giorno e parladi Gesù ai tuoi amici, in famiglia, ovunque titrovi. Ma ricorda: non si può invitare gli altri adessere cristiani (e missionari) se non lo si è inprima persona, dando l’esempio con i fatti.

L’impegno

i [email protected] 23

Ottavo giorno

Invita ad avere cura di luiL’atteggiamentoDare una missione a qualcuno (il buon samaritanoinvita l’albergatore ad avere cura del malcapitato)

L’accessorioLettera, mandato missionario

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i [email protected]

im

LA PAROLA AL VOLONTARIATO

E’ dando chesi riceve

Ognuno ha la sua motivazione. Molti dedicano il loro tempo a chi ha

bisogno, spinti dalla loro fede nel Signore Gesù. Donare ore, a volte

giorni, energie, risorse al prossimo è un modo per sentirsi figli di uno

stesso Padre e fratelli di tutti, ma anche per mettere in pratica gli insegnamenti

del Vangelo e farsi missionari nel proprio ambiente di vita quotidiana.

Perché tanti scelgono di fare volontariato?

Sono circa sei milioni di persone, moltodiverse tra loro. Sono uomini, donne,giovani, anziani di ogni parte d’Italia,che si impegnano negli ambiti più svariati, ma tuttisi adoperano per gli altri e per un mondo più unito,bello e giusto.

Ciao! Chi sono i volontari italiani oggi?

Cos’altro hanno in comune?

Sicuramente il fattoche si sentono felici

nel fare qualcosa per gli altri. Se

non fosse così non si spiegherebbe

perché ogni anno, solo in Italia, ven-

gono dedicate a quest’attività circa

126 milioni di ore: un numero strabi-

liante, considerando che è tempo

completamente regalato al prossimo.

1

2

Foto 1: Maria Luisa Cortinovis, volontaria Accri inEcuador.

Foto 2: Alessandro Manciana, volontario Celim Bergamoin Bolivia.

Foto 3: Una volontaria di Focsiv – Volontari nel mondo (la Focsiv è la Federazione degli Organismi CristianiServizio Internazionale Volontario, che raccoglie 80organizzazioni operanti in oltre 80 Paesi del mondo).

Foto 4-5: Volontari di IBO Italia nel Sud del mondo.

Foto 6: Dal 12 al 14 maggio scorsi si è tenuta a Luccal’edizione 2017 del Festival nazionale del Volontariato.

In Italia sono circa sei milioni le persone che fannovolontariato, cioè che dedicano una parte del loro

tempo ad un servizio per gli altri, per la società, per ilbene comune. Dopo il Festival italiano del Volontariato(svoltosi a Lucca dal 12 al 14 maggio scorsi), abbiamoimmaginato di rivolgere qualche domanda al “volontariato”in persona, per conoscerlo più da vicino…

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Alcuni di questi volontari partonoanche per Paesi lontani?

Sì, alcuni scelgono di preparare zaino o valigiae raggiungere luoghi del Sud del mondo dovetrascorrere un periodo più o meno lungo. Tra questi cisono sia i missionari laici, cioè i fidei donum, sia i volontarinella cooperazione internazionale.

Nel 1957 papaPio XII con un’en-ciclica (una lettera scrittaper tutti) dal nome Fideidonum, ossia ‘dono del-la fede’, invitava la Chiesaad essere completamen-te missionaria. Si è apertacosì la missione a sacer-doti e laici diocesani(anche a singoli o interefamiglie) che vengonoinviati in terre lontane aservizio di Chiese sorelle.Questi missionari sonochiamati ‘fidei donum’.

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Tutti quegli enti (pubblicio privati) che operanonei Paesi del Sud delmondo per aiutare chiha bisogno senza volereguadagnare denaro incambio, né trarre profittosui servizi che offrono,fanno ‘cooperazione in-ternazionale’. Molti si ba-sano sul volontariato digiovani, uomini, donne,che dedicano anni dellaloro vita a quest’attività.

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Infatti. Secondo un recente studio univer-sitario realizzato da alcuni ricercatoriitaliani, aiutare gli altri soddisfa più che vedersi au-mentare lo stipendio: la solidarietà rende più soddisfattidi 1,78 punti (nella scala definita da questa ricerca),mentre impegnarsi in un servizio nelle comunità religioseaumenta la propria felicità di 1,14.A pensarci bene, però, questi risultati non devonostupirci: da secoli la Preghiera Semplice, che la tradizioneattribuisce a san Francesco d’Assisi, ripete che “è dandoche si riceve”. Non c’è verità più dimostrata di questa!

Sembra proprio che il volontariato renda felici,quindi…

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AMBASCIATORI DI PACE

Si chiama così un movimento di cui fanno parte

molti ragazzi albanesi che si adoperano per la ri-

conciliazione e la giustizia. Il loro primo impegno

è quello di andare nelle scuole per sensibilizzare i

coetanei sui problemi che riguardano soprattutto

i bambini del mondo: sfruttamento, vendetta,

analfabetismo. Tra le attività principali degli Am-

basciatori, c’è un incontro annuale dove si rinnova

la loro volontà di perdono e di pace.

altro che lamentarsi dell’Italia! Bisognerebbevenire da queste parti per imparare ad ap-prezzare quello che c’è altrove. Comunquequalcosa sta lentamente cambiando, graziea qualche medico che comincia a vedere ilmalato come “persona” e non come fonte diguadagno. E quando i medici vengono dal-l’estero, come volontari, e incontrano i malatisenza chiedere neppure un lek (monetalocale, ndr), allora avviene il miracolo. Cosebellissime, di cui ringraziare il Signore!Don Enzo ZagoBlinisht (Albania)

Sopra:

Gli Ambasciatori di Pace durante il loro recente incontro aLezhe (Albania).

Sotto:Tirana (Albania) – Campana della Pace realizzata conmigliaia di bossoli raccolti lungo le strade albanesi dagli“Ambasciatori di Pace”.

GratitudineGratitudineMISSIONARIO IN ALBANIA

Questi ultimi mesi per la missione cattolicadi Blinisht-Lezhe (Albania) sono stati

un vortice di avvenimenti, incontri, esperienze.I doni di cui ringraziare il Signore sono tan-ti.Il primo è la rinnovata attività degli Amba-sciatori di Pace (se non sai chi sono, vedibox): quest’anno siamo stati a Lezhe, lanostra capitale di regione, con l’obiettivo dicostruire un monumento alla Pace nellacittà. In 160 ragazzi (compresi vari animatori)provenienti dalla parrocchia di Blinisht edai villaggi di Torovic, Malecaj, Pllane sisono trovati presso la scuola Rogacionistata Lezha, pieni di energia e voglia di fare.Un altro dono di cui dire grazie al Signore èla visita dei medici dell’Hospital Hesperia diModena arrivati nella nostra missione. Gua-riscono i cuori e fanno un gran bene alcuore! Sono medici, professionisti seri,operano soprattutto i piccoli albanesi (ma

non solo) che altri-menti, qui in Alba-nia, non avrebberoscampo. Lo sannobene i genitori diMaili o di Grejsi odi Isli o di altri bam-bini operati all’He-speria o in struttureospedaliere in Ita-lia.La sanità in Albaniaha molti problemi:

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Sceneggiatura e disegni di Saverio Penati

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San Francesco fa innamorare

Chi scopre la vita di san Francesco, il poverello d’Assisi, ne rimane spesso innamorato. Cosìaccade ad Annakutty che, grazie al suo confessore, impara a conoscere molto bene il carismafrancescano (cioè il messaggio, i valori, l’esempio che san Francesco ha lasciato al mondo). Eccoperché decide di entrare nelle Clarisse, la famiglia religiosa fondata da santa Chiara (la piùgrande ammiratrice di Francesco, tanto da aver fatto proprio il suo messaggio).Per emettere i voti perpetui (cioè consacrarsi definitivamente a Dio, entrando in una famigliareligiosa), occorre fare un cammino di formazione: all’interno di questo percorso, il periodo delpostulantato serve per verificare di avere raggiunto la maturità sufficiente per consacrarsi alSignore; mentre il noviziato fa sperimentare l’armonia della vita religiosa.

Per intercessione

Nel credo cattolico è molto comune pregare il Signore per intercessione dei santi o di quei defuntiche hanno vissuto nella fede secondo il Vangelo. Significa chiedere un intervento speciale, unapreghiera in più ad un santo (o caro defunto) perché interceda presso il Signore per noi.Così fece suor Alfonsa quando era malata: per intercessione di padre Kuriakose Elia Chavara, unsacerdote defunto e molto venerato in India, pregò di poter arrivare ad emettere i voti perpetui.

Diventare santi

Tutti siamo chiamati a diventare santi. A dirloè papa Francesco nell’Udienza del 19 novembre2014. “Tante volte - spiega il pontefice - siamotentati di pensare che la santità sia riservatasoltanto a coloro che hanno la possibilità distaccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente allapreghiera. Ma non è così! Qualcuno pensa che la santità è chiudere gliocchi e fare la faccia da immaginetta. No! Non è questo la santità! … Èproprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiananelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi”.Quindi chiunque può essere santo. Annakutty lo capisce presto, si prodigaper diventarlo e ci riesce (tanto che viene canonizzata il 12 ottobre 2008).

In alto: Suor AlfonsaMuttathupadathu, il cuinome di battesimo è Anna(ma da tutti vienechiamata amichevolmenteAnnakutty, che vuol direAnnetta).A destra: Padre Kuriakose EliaChavara, un sacerdotedefunto e molto veneratoin India, che Annakutty(gravemente minacciata dauna malattia) prega congrande fede e devozione.

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«Chi ha l’occhio

generoso sarà benedetto,

perché egli donadel suo pane al povero».

(Pr 22,9)

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DALLA SPAGNA,

GIOCHI PER TUTTI

“T utti i bambini hannodiritto di riposarsi,

giocare, divertirsi, faresport, esprimere la propriacreatività e parteciparealla vita artistica e cul-turale del Paese in cui vi-vono”. Recita così l’arti-colo 31 della Convenzionedelle Nazioni Unite sui Di-ritti dell’Infanzia, compostada 54 articoli e fondata sulprincipio che tutti gli uominisono uguali e, dunque, anchetutti i bambini, senza differenzadi colore della pelle, naziona-lità, ricchezza, religione, ecc.Se è vero che la grande maggio-ranza dei ragazzi dei Paesiricchi gode di quasi tutti i di-ritti fondamentali (tra cui ancheil diritto al gioco), altrettantonon si può dire per i bambini delSud del mondo.Ecco che in Spagna ogni annoviene lanciata la Campagna “Ungiocattolo, una illusione” conl’obiettivo di raccogliere cen-tinaia di migliaia di giocattolie inviarli in quelle zone delmondo dove i bambini non hannola possibilità di comprarsi néuna bambola, né una macchinina,né un robot, né un pallone.A darne notizia in Italia è statal’Agenzia di Stampa Fides, chespiega: “La Campagna ‘Un giocat-tolo, una illusione’ sarà impe-gnata ad inviare, nei prossimimesi, 350mila giocattoli nuoviai bambini di Africa, Asia e Ame-rica Latina, oltre a giochi e ma-

Giocare è un dirittoGiocare è un diritto

Alcuni beneficiari dellaCampagna spagnola “Ungiocattolo, una illusione”che ha distribuito milionidi giochi ai bambiniafricani, latinoamericanie non solo.

teriale didattico in istitutiscolastici, Centri per l’infanziae ospedali, per un totale di 13Paesi”. Grazie a quest’idea, ibambini di El Salvador, Nicaragua,Perù, Ecuador, Guatemala, Para-guay, Panama, Honduras, Algeria,Benin, Marocco, Burkina Faso eGiordania riceveranno i giocat-toli.A partire dal 2000, grazie allagenerosità dei bambini spagnolisono stati consegnati circa seimilioni di giocattoli in tantis-simi angoli del pianeta, sia alivello individuale (cioè ai sin-goli ragazzi), sia in strutturecomunitarie (scuole, ludoteche,parrocchie, missioni, ecc.) dovei più piccoli si ritrovano ognigiorno.Una bellissima iniziativa chepotrebbe essere imitata anche inItalia!

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LIBRI

Quale tempo miglioredell’estate per leggersicon piacere un libro (oanche di più)? Ecco duesuggerimenti che calzanoa pennello sia per giova-nissimi lettori, sia per edu-catori, catechisti, anima-tori che cercano qualchespunto divertente e stimo-lante per organizzare le at-tività estive con i propri ragazzi.

I l primo libro che presentiamo aiuta a co-noscere e comprendere una delle festecristiane più belle (ma più dimenticate):

Nelle librerie più fornite o sul sito

www.ilpozzodigiacobbe.it

La Pentecostee l’estateLa Pentecostee l’estateChiara Pellicci

Illustrazioni di Tommaso D’Incalci

La Pentecoste spiegata

ai bambiniEdizioni Il Poz

zo di Giacobbe

Pagg. 32

la Pentecoste. Lo fa in modo giocoso, pro-ponendo anche dei piccoli impegni davivere in prima persona: un’occasione per

imparare a prendere di-mestichezza con lo SpiritoSanto, che - delle tre per-sone che formano la Tri-nità – è sicuramente lameno conosciuta. Eppure

€ 3,50

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lo Spirito dà vita a tutte lecose, le anima, parla al cuoredegli uomini, li guida nellafede.L’agile libretto “La Pentecostespiegata ai bambini” - editoda Il Pozzo di Giacobbe, con itesti della nostra redattriceChiara Pellicci e le giocoseillustrazioni di TommasoD’Incalci – descrive la festadello Spirito Santo in ognisuo aspetto: 50 giorni dopo laPasqua, quando l’appassionantevicenda di Gesù sembra conclusa,succede ancora qualcosa di in-credibile. Gli apostoli sono riunitinel Cenacolo e da questo momentocomincia la loro missione per laChiesa e per il mondo: un fattoinatteso e sorprendente nel giornodi Pentecoste. Merita sicuramentedi essere approfondito!

L’ altro libro da non perdere,per quest’estate, è l’av-ventura di “Thesaurus e ilSentiero Proibito”, il sus-sidio per l’estate in oratoriocurato da Valter Rossi epubblicato da Elledici. Ilvolume, riccamente illu-strato con mappe, pagineda colorare, rebus e in-dovinelli, offre sugge-rimenti freschi e im-mediati per gli anima-tori e i ragazzi impe-

Nelle librerie più fornite o sul sito www.elledici.org

€ 11,90

Valter RossiThesaurus e il Sentiero ProibitoEdizioni EllediciPagg. 160

gnati a trascorrere insieme campiestivi non solo divertenti ma ancheeducativi, alla luce della propostadi Gesù.Al centro della storia c’è un miste-rioso tesoro custodito nella mon-tagna a ridosso del villaggioValle Persa, immerso in una na-tura meravigliosa di prati e bo-schi. Qui due gruppi di ragazzisi confrontano in una sfidaambientata in scenari fanta-stici, dove i vecchi saggi sonodotati di grandi poteri e i gio-vani alla ricerca del tesoro mi-sterioso hanno tanto da impa-rare sfogliando il libro. Piccolieroi cercano la strada per arrivarealla meta, una pagina dopo l’altra:seguendoli si imparano tante cose!

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Vacanze in quizVacanze in quiz

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A cura di Irene Guerrieri

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COSTRUISCI UNPONTE MONDIALE

Ragazzi missionari all’opera!

STAY TUNED!

I Ragazzi Missionari sanno che:- la preghiera unisce e insegna a diventare amici di Gesù;

- la condivisione aiuta a non dimenticare i bambini più bisognosi;- l’annuncio porta la Parola di Dio nella vita quotidiana;

- la fraternità invita a diventare amici di tutti.A breve sarà disponibile un nuovo gioco da vivere in gruppo o singolarmente

per imparare a mettere in pratica questi quattro impegni.Come? Quando?

Tutte le info saranno pubblicate a breve sul sito e sulla pagina Facebook diMISSIO RAGAZZI.