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Rivista Militare - web - Esercito Italiano · zione di un video sulla guida sicura e consapevole). Il Capo di SME ha chiuso i lavori della Conferenza Esercito 2019 con un di-scorso

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LA TRASFORMAZIONE DELL’ESERCITO ITALIANOTRA SFIDE E OPPORTUNITÀ

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L’editoriale

Cari lettori,la Rivista Militare è il giornale dell’Esercito, è l’house organ del cittadino che hadeciso di servire la Patria in armi ma non solo. Essa realizza la funzione dellanostra Istituzione di comunicare, di trasmettere ai soldati, ma anche alla pubblicaopinione, i valori e le competenze che guidano da secoli il servizio della nostracomunità militare. Uno strumento di comunicazione così importante e decisivoche ha ispirato, decennio dopo decennio, la nascita di molti altri giornali all’inter-no delle Forze Armate e Corpi Armati della Repubblica.L’Esercito Italiano, che per primo ebbe la felice intuizione di “comunicare” attraversoun proprio giornale già nel lontano 1856, oggi più che mai punta sul principio della“comunicazione totale” che ha l’indispensabile compito di tenere costantemente in-formato il proprio personale, ma anche la collettività sociale e gli appassionati, sullenostre attività addestrative, sulle capacità operative, sui problemi e le soluzioni, sulpatrimonio di valori e di dedizione che gli uomini e le donne in uniforme kaki custo-discono con generosa energia. Ma scorrere la Rivista è anche come scendere inpiazza, passeggiare sul corso, ritrovarsi “al circolo” dopo mesi di duro e silenziosolavoro: le nostre rubriche a tema consentono infatti di informarsi, aggiornarsi e per-sino incontrarsi, rivedersi. E questa capacità, che soltanto la carta stampata possie-de, è senz’altro motivo di gratificazione per il personale e attesta la gratitudine del-l’Esercito all’impegno e al grandissimo lavoro quotidiano dei propri soldati. In unmondo ormai fortemente suggestionato dal web, il nostro giornale ricopre tuttora unruolo decisivo nella comunicazione poiché offre a tutti i lettori un sguardo completo,dinamico, puntuale sulla Forza Armata, ma soprattutto obiettivo perché basatosull’autorevolezza delle informazioni. Parimenti, in una società dominata dall’estre-ma volatilità dei rapporti interpersonali, la Rivista Militare è ancora oggi un punto fer-mo, un simbolo di appartenenza e identità molto forte, proprio come può esserlo untricolore che si solleva al pennone ogni mattino.Questo numero rappresenta, con una punta di orgoglio, un momento decisivo perla Rivista Militare: il lancio nelle edicole di ogni regione d’Italia dopo molti anni e ilmiglioramento della grafica d’impaginazione che rende ancor più scorrevole ed im-mediata la lettura degli articoli. Il successo del giornale nell’ultimo anno ci ha inco-raggiati ad avvicinarci sempre più al nostro pubblico ad aprire le porte a tutti.Abbiamo infine voluto dedicare uno spazio al tema trainante dei prossimi quattronumeri del 2020, anno in cui tutto l’Esercito Italiano celebra i primi venti anni dell’ac-cesso delle donne al mestiere delle armi. Un ventennio che, se da un lato ha rivolu-zionato le millenarie tradizioni della professione militare, d’altro canto l’ha resa enor-memente più moderna e più vicina alla società di cui essa è una delle più alteespressioni.Tanti auguri alle nostre donne in uniforme per i loro primi venti anni e tantissimi cariauguri a tutti i nostri lettori per un radioso anno nuovo.

Buona lettura!

ColonnelloValentino de Simone

Nel prossimo numeroIl ruolo operativo delle donne

nell’Esercito Italiano

Tanti auguri diBuone Feste a tutti

La Redazione

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SOMMARIO

Conferenza Esercito 2019

Esercitazione congiunta ITALIA – AUSTRIA

Esercitazione “MEDUSA”

Addestrati per l’emergenza

Nuovo Comando Operativo proiettabile per l’Italia

NOTIZIE

RUBRICHE

PERCHE SI DICE COSÌ

FOTO D’AUTORE

LETTERA AL DIRETTORE

L’INTERVISTA

PENSIERO

La trasformazione dell’EsercitoItaliano tra sfide e opportunitàdi Pasquale SPANÒ

20 anni di donne con le stellette:rivoluzione compiuta?di Mariarita PROJETTO

È possibile innovarenell’ambito della dottrina?di Sébastien DE PEYRET(traduzione di Maria AntoniettaSchiavelli)

Armi cibernetiche e nuove minaccedi Antonio CIABATTINI LEONARDI

Scenari d’impiego e tensionievolutive per le Truppe Alpinedi Francesco SUMA, Bruno VIO

AZIONE

ADDESTRAMENTO

Dottrina, intuito e wargaming:una formula da potenziaredi Aldo MONSELLATO

“NASR19”di Michele SANGUINE

OPERAZIONI

Tecnologia e sicurezza per la Terra dei fuochidi Nicola PASTORE

UNITÀ, MEZZI, ARMI ED EQUIPAGGIAMENTO

Upgrade per il carro armato“ARIETE”di Paolo DE BENEDETTO

Lo Stinger nelle Multi-domainOperations dell’U.S. Army di Ivano FIORENTINO

L’EDITORIALE

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EditoreDifesa Servizi S.p.A. - C.F.11345641002STATO MAGGIORE ESERCITOUfficio GeneralePromozione, Pubblicistica e StoriaDirettore responsabileColonnello Valentino de Simone

Capo Sezione Coordinamento attività editoriali e Redattore capoColonnello Antonino Longo

Coordinamento attività editoriali e Redazione pubblicazioniFilippo Antonicelli, Marcello Ciriminna,Raimondo Fierro, Annarita Laurenzi, Lia NardellaFabrizio Lodi, Pasquale ScafettaSegreteria e diffusioneClaudio Angelini, Sergio Gabriele De Rosa, SergioDi Leva, Silvio Morini, Ciro Visconti, AlessandroSerafini

SedeVia di S. Marco, 8 - 00186 RomaTel. 06 6796861

AmministrazioneDifesa Servizi S.p.A.Via Flaminia, 335 - 00196 RomaDirezione di Intendenzadello Stato Maggiore dell’EsercitoVia Napoli, 42 - 00187 Roma

StampaArti Grafiche Picene S.r.l.Via Donna Olimpia, 20 00152 RomaTel.06.9162981

DistribuzioneDistribuzione SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A.Via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI)Tel. 02.660301 Telefax 02.66030320

Abbonamento annuale A decorrere dal primo numero utile successivo alladata del versamentoItalia: Euro 12,00 Estero: Euro 12,00 (più spese di spedizione)Un fascicolo arretrato Euro 4,00 (più spese di spe-dizione a carico del richiedente)L’importo deve essere versato sul c/c postale000029599008 intestato a Difesa Servizi S.p.A.Via Flaminia, 335 - 00196 Romaoppure tramite bonifico intestato a Difesa Servizi S.p.A. - codice IBANIT 37 X 07601 03200 000029599008 - codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXX.Iscrizione al Registro della Stampa del TribunaleCivile di Roma n. 944 del 7 giugno 1949ISSN 0035-6980Periodicità trimestrale

Copyright © 2019 Riproduzione riservata

INDIRIZZI WEBInternet: www.esercito.difesa.itIntranet: www.sme.esercito.difesa.it

INDIRIZZI E-MAIlpresentazione di proposte editoriali:[email protected] materiale fotografico e iconografico:[email protected]:[email protected] varie:[email protected]

Elaborazione PDF: Marcello Ciriminna

DEDIZIONE

Avvicinamento ai luoghi d’origine ericongiungimenti familiaridi Giuseppe STELLATO

L’Innovation Management delbenessere militaredi Antonio GAROFALO

Esercito e sociale di Giuseppe CACCIAGUERRA

SPORT & FITNESS

Atleti militari: orgoglio dell’Esercitodi Aldo CARCHIA

Equitazione. Una passeggiata acavallo in tutta sicurezzadi Elena ROMANELLI GRIMALDI

VALOR MILITARE

IL SOLDATO DEL GIORNO

MINISTERODELLA DIFESA

Norme di collaborazione

RECENSIONI

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PUBBLICAZIONI INVENDITA

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.L’Esercito guarda verso il futuro e lofa preparandosi in anticipo alle sfideche lo attendono. È stato questo illeitmotiv della “Conferenza Esercito2019” svoltasi il 5 e 6 novembre 2019a Roma, presso la sede del Comandodei Supporti Logistici dell’Esercito, incollaborazione con il neo-costituitoCentro Studi Esercito (CSE).L’incontro, organizzato dal Comandoper la Formazione, Specializzazionee Dottrina dell’Esercito (COMFOR-DOT) e presieduto dal III Reparto

Pianificazione Generale dello StatoMaggiore dell’Esercito, ha visto perla prima volta riuniti nella stessasala Comandanti di reggimento e dilivello superiore oltre a rappresentantidei vari Reparti dello SME per untotale di circa 550 tra Ufficiali, Sot-tufficiali e graduati (circa 150 parte-cipanti durante il primo giorno e 400nel secondo). L’evento è stato trasmesso in direttastreaming su intranet, webradio ewebapp. E, proprio grazie ai social e

a un sistema di messaggistica, nellaseconda giornata è stato possibileper tutto il personale della Forza Ar-mata in Italia e all’estero seguire einteragire con i moderatori dell’evento(rappresentanti del Centro Studi Eser-cito), inviando domande.“Prepariamo insieme le sfide delfuturo” è stato appunto lo slogan eil tema portante della conferenza:un futuro contrassegnato dall’inde-terminatezza della minaccia, da unforte dinamismo internazionale e

CONFERENZA ESERCITO 2019

di Marco Ferrara

NOTIZIE

L’Esercito si prepara alle sfide del futuro

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.dalla complessità dell’ambiente ope-rativo caratterizzato da spazi di ma-novra congestionati, aree confuse,settori contesi, zone connesse, vin-coli all’uso della forza, maggioreprecisione e potenza di fuoco e su-periori capacità di sorveglianza delcampo di battaglia.Alcuni concetti tradizionali verrannogradualmente sostituiti: il concetto di“massa” lascerà spazio alla “selettivitàdell’azione”, il controllo dell’opinionepubblica e la strategia degli effettioccuperanno le principali pagine deimanuali di tattica, la convivenza concomponenti autonome e robotizzateall’interno di unità tattiche di manovrae di supporto diventerà ordinaria. Gli scenari futuri vedranno tutti i do-mini, compreso quello cyber, intrin-secamente interconnessi e le unità,fino ai minori livelli ordinativi, sarannocostrette ad operare in completaautonomia gestendo assetti pluriar-ma e interforze.La prima giornata (5 novembre)Dedicata agli “addetti ai lavori”, havisto la partecipazione di tutti i Co-

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.mandanti di reggimento, suddivisi incinque Panel, che si sono confrontaticon i rappresentanti dei Reparti delloSME, COMFOTER COE, COMFOR-DOT, COMLOG per approfondire iprogetti in itinere e contribuire connuove idee al processo di innovazionee trasformazione dell’Esercito. Eccoi contenuti dei vari Panel: • Personale: approfonditi gli aspettirelativi al miglioramento qualitativodel reclutamento, benessere e fide-lizzazione del personale;

• Organizzazione: discussi i temidella razionalizzazione dei processiorganizzativi e della realizzazionedegli obiettivi strategici della F.A.;

• Addestramento e Operazioni: va-lutate le misure più idonee per ga-rantire uno strumento militareefficace ed efficiente per affrontarele sfide attuali e future;

• Capacità e Sistemi: affrontate leprincipali criticità del processo diammodernamento della F.A.;

• Infrastrutture: valutate le soluzioniidonee per rendere il settore piùaderente alle attuali esigenze.

Inoltre, un ulteriore sotto-panel dedi-cato alla Sanità Militare ha avuto ilcompito di fare un punto di situazionein merito all’implementazione dei prov-vedimenti urgenti inerenti al personaledella Sanità Militare dell’Esercito ema-nati dallo SME nel 2018.La seconda giornata (6 novembre)Ha visto i progetti e le idee emersenell’ambito dei lavori dei Panel delprimo giorno condivise dinanzi allaleadership di F.A. con discussioni dielevato livello incentivate grazie alladisponibilità della diretta streaming edel sistema di messaggeria. Sono stati condivisi anche gli aspettisalienti riguardanti: la recente eser-citazione NATO Eagle Meteor 2019condotta da NRDC-ITA, le attività disupervisione svolte presso gli EDRdella F.A., alcune criticità dell’orga-nizzazione logistica dell’Esercito, lenarrative dell’Esercito Italiano e lacampagna di sensibilizzazione rivoltaal personale della F.A (con la proie-zione di un video sulla guida sicura econsapevole).Il Capo di SME ha chiuso i lavori della

Conferenza Esercito 2019 con un di-scorso che ha fornito le linee guidaper il medio termine nella prospettivadottrinale, formativa, addestrativa, ope-rativa, logistica e capacitiva. In parti-colare, il Gen. C.A. Salvatore Farinaha rimarcato come la componenteumana sia il vero punto di forza ed haenfatizzato l’importanza per l’Esercitodi “guardare al futuro con respiro stra-tegico e operare nel presente con lamassima efficacia”.Al termine si è svolta un’interessantetavola rotonda, moderata dal Presi-dente del CSE, dedicata agli Alti Co-mandanti che si sono confrontati suvarie tematiche, esponendo il propriopunto di vista sul futuro dell’Esercitoe fornendo le proprie linee guida alpersonale della Forza Armata.La Conferenza dell’Esercito 2019 èstata un successo reso possibile dal-l’azione corale e sinergica di tutti iReparti dello SME e dei Comandi edEnti in supporto. Un evento unico nelsuo genere che ha consentito al-l’Esercito Italiano di riunirsi e di riflet-tere insieme guardando al futuro.

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Foto d’autoRe C.le Magg. Capo Sc. Marco Valentino - Comando Brigata “Pinerolo”

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Cara Perillo,la ringrazio molto per le espressionidi apprezzamento alla Rivista Militare:sono motivo per noi di grande soddi-sfazione per il lavoro fin qui svolto.Ci auguriamo di essere ancora piùvicini ai nostri lettori ed i contributicome il suo ci indicano che siamosulla strada giusta.Lei pone una questione molto attuale,

dibattuta anche in ambito nazionalee scolastico: la conoscenza della lin-gua inglese quale indispensabile stru-mento di lavoro. Una questione chel’Esercito ha affrontato da tempo, ri-tagliando su misura specifici percorsidi formazione linguistica.Difatti, i corsi di inglese organizzatidalla Forza Armata sono diretti proprioa soddisfare le esigenze di impiego

del personale, laddove sia richiesta laconoscenza “certificata” della lingua.Questi percorsi formativi prevedonogià l’inclusione di tutte le categorie dipersonale militare, individuate per ri-coprire alcune specifiche posizioni. Ma l’Esercito ha pensato anche ad unprogramma ad hoc per i Reparti in ap-prontamento, denominato “On SiteLanguage Training” – OSLT: prima del-l’impiego in missioni internazionali,presso i nostri Reparti vengono orga-nizzati corsi basici di lingua inglese,cui partecipa tutto il personale designatoper l’operazione.Infine, è molto utile ricordare che laScuola Lingue Estere dell’Esercito,consapevole dell’esigenza formativadel personale militare, ha avviato datempo l’erogazione di corsi di forma-zione online. La nostra scuola lingue, una vera ec-cellenza nel panorama nazionale, at-tualmente organizza differenti corsi alibero accesso online di lingua inglese:“corso basico di lingua inglese”,“corso per principianti/quasi-princi-pianti”, “You’re in the Army now!”,“corso per lower intermediate” e in-fine un corso di “mantenimento”

per chi ha già una buona conoscenzadella lingua. Questi corsi di formazionevengono erogati tramite il Portale delleLingue, una sezione del Portale Multi-mediale di Forza Armata.Sono certo che, con gli strumenti chel’Esercito offre, lei potrà realizzarepresto la Sua aspirazione a “parlarela stessa lingua”.

Gentile Direttore,

le scrivo dal Kosovo, dalla base di Pristina dove ha sede il Comando

KFOR.

Mi sono avvicinata alla Rivista di recente e, devo ammettere, ha avuto

un’evoluzione sia in termini di grafica che di contenuti. Ciò che ho mag-

giormente apprezzato, è stato il modo in cui ha “spalancato” le pagine

della rivista a tutti.Ho seguito le tematiche affrontate nell’ultimo numer

o soffermandomi su

un punto dell’articolo dedicato all’esercitazione “Una Acies” e in cui si

sottolinea l’importanza della conoscenza della lingua inglese.

A tal proposito, vivendolo sulla mia pelle in questo periodo, le chiedo:

non trova sia necessario fornire di una solida preparazione linguistica

anche noi graduati?

In questo contesto internazionale, la conoscenza della lingua inglese è

basilare non solo per questioni lavorative ma – anche e soprattutto –

per le esigenze più piccole e disparate.

Sono convinta che elevarsi culturalmente e professionalmente sia alla

base di ogni uomo e donna della Forza Armata, però, sono anche

cosciente del fatto che – in tal senso – sarebbe opportuno dare

all’Esercito, ed a tutte le categorie, la stessa preparazione per quanto ri-

guarda la conoscenza della lingua inglese.

Ciò che trovo sia utile, e di cui chiedo a lei parere, è una proposta

formativa che ci metta in condizioni di “parlare tutti la stessa lingua”.

C.le Magg.Ca f.(Lag.) Maria Perillo

Lettera al Direttore

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Oltre a essere una celebre criminologa e psicologaforense, lei è anche una vera esperta in sicurezzacibenertica ed è stata membro del Comitato Scien-tifico della Polizia Postale e delle Comunicazioni.Come nasce la sua attenzione per la sicurezza ci-bernetica e il cybercrime?

Ho sempre dedicato una grande attenzione ai rischi colle-gati all’uso delle tecnologie di comunicazione ritenendolouno scenario suscettibile di amplificare il tipo di minacce ecrimini che un utente può trovarsi a dover fronteggiare. Nel 2016 ho pubblicato un testo dal titolo “Il lato oscuro deisocial media” proprio per aumentare la consapevolezza deinuovi scenari di rischio che si possono incontrare online.Nella mia esperienza di Psicologa e Criminologa, negli ultimi10 anni mi sono trovata sempre più spesso ad affrontarequesto ambito sia nei crimini che possiamo considerare “tra-dizionali” sia in quelli ad alto impatto tecnologico.

L'Esercito, assieme a tutte le Forze Armate e di Poli-zia, pone moltissima attenzione al corretto uso deisocial media che, nel caso di uomini e donne in uni-forme, può generare anche involontariamente moltiproblemi.Quali consigli e strategie vorrebbe suggerire al no-stro personale e all’Organizzazione?

Trovo corretto definire sotto il profilo deontologico dellebuone pratiche comportamentali che riguardino l’utilizzodei social media da parte di personale che veste una di-visa. Purtroppo la struttura del social network è insidio-sa; infatti vengono richiesti nomi e cognomi reali visibilida tutti e come se non bastasse a questi dati si aggiungeun volto con una foto.Iscrivendosi in qualche gruppo si forniscono anche altre in-formazioni come preferenze riguardo hobby, orientamentipolitico/religiosi, e di recentissimo anche il proprio numero

ROBERTABRUZZONEpsicologa forense ecriminologa investigativa

Ritengo che l’Esercitosia una risorsapreziosa soprattuttose messa al serviziodella sicurezza deicittadini

L’INTERVISTA DEL DIRETTORE

““

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di telefono, la scuola che si frequenta, la palestra, gli amici.Ecco perchè è di fondamentale importanza informare e formaregli appartenenti alle Forze Armate nei confronti di un buon uso diquesto genere di piattaforme. In linea generale un invito allacautela e ad essere “meno generosi” in merito alle informazionidella vita personale da pubblicare ritengo sia un buon punto dipartenza per tutti.

Lei è una donna che si è guadagnata meriti e importanti ri-conoscimenti in un settore professionale prevalentementemaschile. Qual è stata la chiave del suo successo?

Molta determinazione, un progetto professionale chiaro e laenorme fortuna di amare profondamente il lavoro che svolgo.

Alla luce della sua brillante carriera, cosa consiglierebbealle nostre donne in uniforme oppure alle ragazze che vo-lessero intraprendere la vita militare?

Il compito delle donne all’interno delle Forze Armate è moltocomplesso e delicato. Si tratta di un mondo dal fortissimo re-taggio “patriarcale”, mi si consenta l’accostamento, un mondoche tradizionalmente era pensato “al maschile” e che fa faticaa cambiare marcia. Ecco perchè le donne che intraprendono questa carriera rap-presentano una risorsa preziosa per scardinare le vestigia diun mondo che ancora troppe volte vuole relegare le donne inuna condizione subalterna rispetto agli uomini. Possiamo so-stenere che siamo riuscite a violare anche l’ultimo feudo, orala battaglia è quasi finita...quindi forza ragazze, siamo tuttecon voi!

La sicurezza delle nostre città è minacciata da più dire-zioni e l’instabilità dell’area mediorientale è fonte di pre-occupazioni non soltanto a livello politico, ma anche perla cittadinanza. In tal senso, come reputa il ruolo dell’Esercito schieratonelle nostre città a difesa di punti sensibili ed il ruolo deinostri militari nelle aree critiche del mondo?

Ritengo che l’Esercito sia una risorsa preziosa soprattutto semessa al servizio della sicurezza dei cittadini. In tempo di pa-ce (più o meno...), l’utilizzo dei nostri militari a tutela delle no-stre infrastrutture critiche e dei territori più ad alto rischio ri-tengo sia ormai imprescindibile. Del resto si tratta di personale altamente specializzato ancheper gestire egregiamente tale ambito.

Quali sfide, a suo giudizio, dovranno affrontare i militari egli operatori della sicurezza del terzo decennio di questosecolo? Quale forma di preparazione ritiene più adatta adaffrontare queste sfide?

Occorre potenziare le competenze di gestione di particolaricategorie di soggetti, dai potenziali attentatori isolati a coloro

CURRICULUM VITAE

Roberta Bruzzone (Finale Ligure, 1º luglio1973) è un personaggio televisivo, opinionistae psicologa forense italiana. Divenuta nota principalmente per il suo coin-volgimento nelle indagini sul delitto di Ave-trana, quando le fu affidato il ruolo di consu-lente della difesa di Michele Misseri.In precedenza, era stata consulente peraltri casi di cronaca nera, fra cui la stragedi Erba.Oltre a presenziare come ospite in programmitelevisivi, è stata autrice e conduttrice dellatrasmissione “La scena del crimine”, andatain onda sulla rete locale GBR – Teleroma56, nonché conduttrice di “Donne mortali”,andata in onda per tre edizioni sull’emittenteReal Time. Nel 2012 ha pubblicato il libro “Chi è l’as-sassino. Diario di una criminologa”, editoda Mondadori. Dal 2017 è opinionista del programma divarietà “Ballando con le stelle”.Ha avuto incarichi a contratto presso laLibera Università Mediterranea “Jean Monnet”di Casamassima e l’Università degli Studi“Niccolò Cusano” telematica di Roma.

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che sono sotto l’effetto di stupefacenti o che versanoin condizioni psichiche alterate. Ritengo che il miocampo di competenza, la psicologia forense e l’analisicomportamentale, potrebbe fornire strumenti operativisempre più indispensabili nella formazione di un sol-dato moderno.

Quanto, secondo lei, può incidere lo stress da la-voro (in tutte le sue accezioni) nella condotta diazioni violente autolesive o contro altre persone,specialmente in ambito familiare?

Lo stress derivante da questo particolare ambito pro-fessionale può generare serie ripercussioni sul pianopersonale, relazionale e familiare nell’operatore, so-prattutto quando il soggetto è stato esposto a inciden-ti critici di servizio ad alto impatto. Mi capita spesso di fare formazione proprio per la va-lutazione e la gestione di questo genere di scenarisotto il profilo psicologico.Ci sono una serie di indicatori di cui l’operatore deveessere reso consapevole e che deve imparare a ge-stire per evitare che lo stress, generato dal tipo di la-voro che svolge, arrivi a travolgere anche le altresfere della sua vita, fino a compromettere il suo fun-zionamento generale. Non a caso il tasso di suicidiall’interno del Comparto Sicurezza è molto più eleva-to rispetto ad altre categorie professionali.Occorre fare formazione e sensibilizzare tutti gli ap-partenenti a questo ambito in modo tale da metterli incondizione di cogliere i segnali di allarme il più preco-cemente possibile.

È noto che lei è un’amante del brivido della veloci-tà su due ruote e l’estate scorsa ha effettuato, consuo marito e altri appassionati, un bellissimo tournegli USA. Se le venisse data la possibilità di scegliere tral’essere un pilota di un elicottero da combattimen-to, il capo equipaggio di un carro armato o un pa-racadutista, quale sfida accetterebbe?

Sicuramente sceglierei il ruolo di capo equipaggio diun bel carro armato, il mezzo molto più vicino alla miaindole tra quelli citati.

Dopo tanti anni di lavoro sinergico e dopo aversposato un uomo in uniforme, cosa rappresenta-no per l ei le Forze Armate e le Forze di Polizia?

Ho sposato mio marito con la consapevolezza che,oltre a lui, stavo sposando anche la sua missione ela sua grande passione per il lavoro che svolge daquasi 30 anni. Ed è una scelta che rifarei altre 1000 volte pur nellasua complessità.

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LA TRASFORMAZIONEDELL’ESERCITO ITALIANO

TRA SFIDE E OPPORTUNITÀ

di Pasquale Spanò

PENSIERO

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La Missione dell’Esercito ItalianoAddestrare e approntare unità, reparti e pacchetti di forze e capacità, integrati nelloStrumento Militare interforze, al fine di assicurare, quale componente operativaterrestre, la difesa dello Stato e dei suoi interessi vitali, contribuendo alla salvaguardiadelle libere istituzioni e alla realizzazione della pace e sicurezza internazionale,nonché al supporto delle autorità nazionali in circostanze di pubblica calamità e in casidi straordinaria necessità e urgenza (PDE-1, “La dottrina dell’Esercito”, Ed. 2019).

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L’Esercito Italiano costituisce la componente operativaterrestre della difesa militare dello Stato (1). Unafunzione esercitata mediante l’addestramento e l’ap-prontamento del dispositivo, al fine di garantire leforze necessarie per assolvere i compiti e le missioniindividuate dal portato normativo (2). In tale quadro,la Forza Armata contribuisce alla difesa e sicurezzadei cittadini sul territorio nazionale e assicura, al difuori dei confini, quella che il Capo di Stato Maggiore,Generale di C.A. Salvatore Farina, ha in più occasionidefinito come una vera e propria “prevenzione avan-zata”. Una importante e insostituibile funzione voltaa evitare che situazioni di crisi in atto o potenzialipossano degenerare in conflittualità a discapitodella stabilità del nostro territorio e di quello deiPaesi alleati e partner. Nell’ambito dei compiti assegnati dalla Difesa e nel

rispetto degli impegni assunti a livello internazionale,l’Esercito ha quindi il ruolo di (3):• prevenire l’insorgere e il consolidamento di situa-

zioni di rischio o di minaccia per lo Stato, mante-nendo un’alta capacità di reazione;

• intervenire per la gestione e risoluzione delle crisi,mediante lo schieramento di assetti e risorse ingrado di controllare il territorio nelle aree di inte-resse e di contribuire alla loro sicurezza;

• cooperare per migliorare il quadro di sicurezza epromuovere il dialogo nelle aree di interesse nazio-nali/alleate.

Una missione frutto degli sviluppi degli scenari inter-nazionali e che, per continuare a essere assolta inmodo efficiente ed efficace anche in futuro, richiedeun processo di continua trasformazione, da svilupparsiin chiave prospettica e programmatica.

CHI SIAMO

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Si tratta di un percorso che ha assunto una rilevanzacruciale con la professionalizzazione dello StrumentoMilitare e l’avvio delle operazioni fuori dai confininazionali. A poco più di 10 anni dalla fine della GuerraFredda, il ministro della Difesa pro tempore e attualePresidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riassunsein un documento di carattere strategico dal titolo “Nuoveforze per un nuovo secolo” (4) l’indirizzo politico voltoa stabilire i compiti delle Forze Armate nel nuovo ordinemondiale. Il compito principale della Difesa si spostavadalla protezione dei confini nazionali alla proiezionefuori area mediante le missioni internazionali (5). Al momento, abbiamo circa 3.500 uomini e donne schie-rati all’estero in attuazione degli impegni assunti dall’Italiain ambito NATO, ONU, UE nonché in contesti bilateralie delle c.d. coalition of willing. Un dato che ha raggiuntoun picco nel 2003, quando il contributo in Afghanistane la partecipazione alla coalizione internazionale in Iraqportarono a circa 12.000 il numero dei militari operantifuori dal territorio nazionale. In realtà, l’impiego all’estero non è una novità quantouna componente propria dell’Esercito sin dalla sua co-stituzione. Nei nostri 158 anni di storia, abbiamo infattipreso parte a missioni che trovano profonde radici inoccasione di attività: di ricerca geografica e scientifica

(Balcani, 1878-1879); di addestramento o c.d. di amiciziae sicurezza (Macedonia, 1904-1911 e Cile, 1909-1911); disicurezza internazionale (Serbia-Bulgaria, 1885) nonchémissioni c.d. Plebiscito (6) (1920-1922 e 1934-1935).Ma è dall’impiego in Libano del 1982 (7) che si affermaquell’approccio italiano alle Operazioni caratterizzatoda spiccata empatia e attenzione alle esigenze della po-polazione civile, da imparzialità e professionalità. Unmodus operandi avviato esattamente 37 anni fa (e a 37anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale), quandoi bersaglieri del 2° btg. Governolo e i parà della “Folgore”guidati dal Generale Franco Angioni partecipavano auna Forza multinazionale con Francia, Stati Uniti e GranBretagna, con il compito di ristabilire gli equilibri in unaBeirut martoriata. Il comportamento del nostro contin-gente fu esemplare, tanto che sui muri del lato ovestdella città si poteva leggere “Only Italy” (8), a confermadella capacità dei soldati italiani di instaurare un contattoconcreto con la gente, con i rappresentanti dei campiprofughi e con le autorità locali, guadagnandosi lafiducia in virtù di un atteggiamento sempre improntatoall’umanità e al rispetto, alla determinazione e alla pro-fessionalità. Una condotta di assoluto successo, rico-nosciuta allora a livello internazionale (9) e che continuaa rivelarsi vincente e molto apprezzata anche oggi.

COSA FACCIAMO

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GLI SCENARI FUTURI E L’ESIGENzA DEL CAMBIAMENTO

L’attuale quadro strategico di riferi-mento si presenta quanto mai incertoe in continua evoluzione. Esso è in-fluenzato da molteplici dinamiche dinatura politico-sociale, demografica,ambientale, economica e tecnologica,fattori tali da rendere il modern warfareibrido, mutevole e imprevedibile (10).Tutto questo mentre permangono si-gnificative incognite legate al cre-scente numero di failed state, all’agiredi entità non statuali e a gruppi terro-ristici e criminali.I megatrend richiamano l’attenzionesulla perdurante interconnessionetra i settori della società e sulla cre-scente urbanizzazione che porteràverosimilmente, nei prossimi tren-t’anni, il 68% della popolazione avivere nelle c.d. megacities (11). Unaspetto che vedrà le Forze Armate,in particolare la componente terre-stre, agire in operazioni sempre piùcomplesse proprio perché in areeurbane e tra la gente. Senza contarela minaccia di tipo cyber o le appli-cazioni a fini militari di tecnologie abasso costo (12), facilmente acqui-sibili anche da attori non statuali:dai droni armati alle armi costruitecon tecnologia 3D, includendo fi-nanche le armi di distruzioni di massac.d. homemade.Inoltre, nell’ambito della competizionestrategica tra Stati, non può esclu-dersi la potenziale minaccia rappre-sentata da potenze regionali con ca-pacità militari di tipo paritetico (13).

Un’eventualità che, in ambito euro-peo, richiama la politica estera dellaFederazione Russa in Ucraina, Siriae nello spazio euroasiatico e il suotentativo di riproporsi come alternativaagli USA nell’arena internazionale(14) (significativa, al riguardo, l’Eser-citazione “Vostok 2018”, con forzecinesi e mongole, che ha visto loschieramento di 300 mila soldati,oltre 1.000 jet/elicotteri, 36.000 carriarmati e veicoli corazzati). Cosìcome, del resto, le iniziative dellastessa Alleanza Atlantica che hannoportato, a partire dal summit del Gal-les del 2014 e poi da quello di Var-savia del 2016, all’adozione di con-sistenti misure di deterrenza e pre-venzione (tra cui l’enhanced ForwardPresence nei Paesi Baltici), piuttostoche alla costituzione dell’Hub for theSouth a Napoli.

I PRINCIPI E GLI OBIETTIvI DELLA TRASFORMAzIONE

Nel nuovo contesto di riferimento, latrasformazione improntata ad assicu-rare uno Strumento Terrestre flessibile,snello, dinamico e in grado di operarea tutto spettro diventa un requisito in-dispensabile per rispondere alle sfideche ci attendono e alle nuove dimen-sioni sociali. Come evidenziato in me-rito dal Generale di C.A. SalvatoreFarina nel corso di una conferenzatenuta nell’aprile u.s. presso il CASD(Centro Alti Studi della Difesa) taleprocesso, per risultare efficace ed ef-ficiente, deve necessariamente sod-disfare alcune condizioni ineludibili,dei veri e propri principi (15).Il primo di essi è l’equilibrio tecnologicotra i diversi sistemi e piattaforme a li-vello interforze e internazionale.Queste, per quanto operanti nei diversidomini di riferimento (16) e con spe-cifiche peculiarità, devono avere pa-ritetiche possibilità, sotto l’aspetto ca-pacitivo, in termini di parametri diperformance e, quindi, di generazionetecnologica (si pensi, ad es., al tra-sferimento dati o ai sistemi di Co-mando e Controllo).Ciò, nella considerazione che la qua-lità dell’output complessivo risulta co-munque commisurata all’anello piùdebole della catena, cioè al sistemameno evoluto. Seconda condizione è quella di raf-forzare l’integrazione interforze, evi-tando contestualmente duplicazionie sovrapposizioni.

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Una caratteristica da ricercare inmodo sempre più spinto per ottenerecapacità a livello Difesa uniche e co-sto-efficaci. Basti pensare all’appon-taggio di AW-129 “Mangusta” su vettorinavali della Marina Militare, o allapiù recente costituzione della ScuolaElicotteri Interforze di Viterbo tra Eser-cito e Aeronautica Militare.Il terzo e ultimo fattore, ma non certoin ordine di importanza, deriva dallaprerogativa di recuperare la capacitàwarfighting, con forze pronte e credibiliper misurarsi anche in conflitti di tipoconvenzionale.Una necessità richiamata in ambitoNATO (17) e particolarmente sentitaanche da singoli Paesi (come il Re-gno Unito, le Repubbliche Baltiche,la Polonia). Il rispetto di questi tre “principi” si riflettein un processo di trasformazione voltoa disporre di un Esercito commisuratoai compiti odierni e futuri e capace nelsuo core business, in grado di operarecon successo in ogni possibile scenarioe in particolare nel combattimento inoperazioni ad alta intensità. Al riguardo, anche nell’ottica di con-sentire un opportuno bilanciamentodi forze leggere, medie e pesanti, in-tegrate da specifiche capacità “ena-bling” (18), questo processo di am-modernamento richiede il consegui-mento di precisi e fondamentali obiettivi. Prerogative irrinunciabili che, comeillustrato dall’Autorità di Vertice diForza Armata durante il citato inter-vento presso il CASD, includono:• la componente pesante e i carri,

fulcro di qualsivoglia credibile forzamilitare terrestre. Essi, oltre a ga-rantire alta mobilità tattica e grandepotenza e precisione di fuoco, ne-cessiteranno di maggiori livelli diprotezione e di adeguati sistemiautomatizzati di difesa;

• la componente ad ala rotante, chein futuro dovrà operare a velocità dicrociera elevate mantenendo un’ot-tima manovrabilità a quelle piùbasse. Tecnologie che offrirannogrande versatilità per assolveretutte le tradizionali missioni militari,nonché per manovrare dalla 3a di-mensione in ambienti fortementecompartimentati;

• un supporto di fuoco in grado dicontrastare la capacità Anti-Ac-cess/Area-Denial (A2/AD) dei Ne-ar-Peer Competitor, mediante l’uti-lizzo di precision target ammunition

e del digital fire. Le artiglierie del fu-turo dovranno altresì essere in gra-do di produrre effetti in tutti i domini,in una difesa integrata e in previsio-ne di operazioni che potranno avve-nire in locale assenza di superioritànel dominio aereo o navale;

• la disponibilità di sistemi di C2 e dienabler fino ai minimi livelli, attesala tendenza di muovere rapida-mente verso scenari in cui la ma-novra si sviluppa a livello Briga-ta/Divisione, ma il combattimentoavviene a livello complesso mino-re/team. Inoltre, in uno spazio dibattaglia saturato da sensori e as-setti ISR (Intelligence, Surveillan-ce & Reconnaissance), i sistemi diC2 dovranno essere distribuiti sumolteplici nodi, al fine di consenti-re collegamenti sicuri e protetti.

IL DOMINIO TERRESTRE:INDISPENSABILE E RISOLUTIvO

Come dimostrano le più recenti crisidall’Afghanistan all’Ucraina, dalla Siriaallo Yemen fino alla perdurante insta-bilità dei Balcani, il dominio terrestre è,e continuerà a essere, quello decisivo,in quanto ambiente proprio dell’essereumano, dove egli vive e opera stabil-mente. In tal senso, i conflitti hanno ac-compagnato le vicende dell’uomo findalla sua nascita quale “animale sociale”,configurandosi come la più violenta,estrema e devastante modalità di inte-razione tra due o più collettività. Storicamente, le guerre sono statevinte o perse sulla terra, nella consi-

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derazione che la piena supremazia incampo aereo e navale non è mai statadi per sé sufficiente a garantire lavittoria: la perdita della superiorità nel-l’ambiente operativo terrestre o l’im-possibilità di stabilirla è il fattore chemaggiormente conduce alla sconfittao all’insuccesso (19).I confronti bellici, così come le crisiattuali, avvengono e si risolvono solotra la gente. In tale quadro, il processodi trasformazione si conferma comecondizione necessaria e imprescindibileper adeguare forze e capacità a frontedi scenari mutevoli e diversificati. Unatrasformazione che, per risultare efficace,dovrà essere coerente con quella dellealtre Forze Armate e tendere a unosviluppo armonico e programmatico.Solo in questo modo l’Esercito potràcontinuare a fornire, anche in futuro, ilsuo determinante contributo alla Difesae alla Sicurezza del Paese in ambitointerforze e multinazionale, assicurandouno spettro di intervento a “360 gradi”.

NOTE

(1) D.Lgs. 15 marzo 2010, n. 66. Codicedell’Ordinamento Militare (COM) – art. 100.(2) Compiti e missioni delle Forze Armate(COM, pag. 42), Libro Bianco per la sicu-rezza internazionale e la difesa, Ed. 2015.(3) PDE-1, La dottrina dell’Esercito, Ed. 2019.(4) Per approfondimenti: http://www.di-fesa.it/Approfondimenti/ArchivioApprofon-dimenti/ Pagine/2001-nuove-forze.aspx.(5) Professione: difesa. Le Forze Armate

italiane alla prova del modello professio-nale, documento di analisi n. 19. Senatodella Repubblica, 2017.(6) Tese a garantire la libertà e la sicurezzadel voto nei numerosi plebisciti che definironol’Europa uscita dalla Prima Guerra Mondiale.(7) Missioni “Libano 1” e “Libano 2”.(8) Tosetti B.,“ITALCON Governolo”, in“Rivista Militare” 4 – 2012. Speciale “Mis-sioni Internazionali”.(9) Le pagine del Times riportavano: “Sequalcuno dovesse attribuire onori militari aisoldati della forza multinazionale del Libanoquesti onori dovrebbero andare agli italiani,alla loro Brigata “Folgore” e alle loro forzespeciali del 9° Col Moschin”.(10) Future Operating Environment post2035. Implicazioni per lo Strumento Militare

Terrestre, Ed. 2019, SME- III RPG.(11) Fonte: https://www.un.org/develop-ment/desa/en/news/population/2018-revi-sion-of-world-urbanization-prospects.html.(12) Nel 2018 è stato condotto un cyberattack al sito del Jet Propulsion Laboratorydella Nasa con un Raspberry Pi, minicomputer da 35 dollari, progettato nel2012 per i bambini e con le dimensioni diuna carta di credito. Fonte: http://www.ansa.it/canale_scienza_tecni-ca/notizie/tecnologie/2019/06/25/un-sito-della-nasa-hackerato-con-un-computer-per-bambini_478b9308-6d62-4ded-be73-8acae44ddd6b.html.(13) Summary of the 2018 National DefenseStrategy of The United States of America.(14) L’evoluzione della politica estera diPutin: uno sguardo su Ucraina, Siria edEurasia, in https://www.geopolitica.info/pu-tin-politicaestera/.(15) L’intervento, dal titolo “Il processo ditrasformazione dell’Esercito quale risorsaindispensabile per la difesa e la sicurezzadel paese e strumento strategico di politicaestera” era rivolto ai frequentatori della 70asessione dell’Istituto Alti Studi per la Difesa.(16) Da quelli tradizionali (terrestre, ma-rittimo e aereo) ai più moderni (informativo,spaziale e cibernetico). Rif.: Ambienti eDomini delle Operazioni, Ed. 2018, SMD– III Reparto, Centro Innovazione Difesa.(17) NATO Brussels Summit Declaration(11-12 July 2018).(18) Come quelli riguardanti la difesa CBRNe le forze speciali, ma anche il settorecyber o lo spettro elettromagnetico.(19) PDE-1, op.cit.

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Dal 28 settembre al 21 ottobre 2019,nell’area addestrativa di Camp AlGhalail (Qatar), si è svolta la“NASR19”, esercitazione congiuntatra le Forze Armate italiane e quelledel Qatar che ha rappresentato un’im-portante occasione addestrativa inchiave multinazionale e ha consentitoil consolidamento delle procedure tec-nico-tattiche e il livello di interoperabilità

dell’Esercito italiano e di quello qata-rino, con particolare riguardo alle at-tività di Comando e Controllo (C2)dei Posti Comando e ai procedimentid’impiego dei reparti schierati. La “NASR 2019” ha rappresentatoanche un’opportunità addestrativanon solo per la training audienceesercitata, ma anche per la ForzaArmata in generale, che, a tutti i

livelli, è stata impegnata in una com-plessa attività di pianificazione e inun ingente sforzo logistico se si tieneconto che l’assetto nazionale eser-citato è stato schierato a 3.800 chi-lometri di distanza dall’Italia.All’esercitazione hanno partecipatocirca 800 soldati italiani (con una TaskForce su base 1° reggimento bersa-glieri), con assetti di fanteria media e

“NASR19”La sfida dell’Esercito Italiano nel deserto del Qatar

di Michele Sanguine

“L’addestramento è da sempre la ragion d’essere degli Eserciti in quanto è l’attività chegarantisce la necessaria preparazione tecnico-professionale nonché la formazione eticaper affrontare con successo tutte le sfide e i compiti a loro assegnati”

AZIONE

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pesante, di cavalleria carrista e di ar-tiglieria oltre ai 1.400 soldati qatarini,della 2a Brigata delle Forze Terrestri,con relativi assetti specialistici. Presenti anche assetti di tiratori scel-ti, un team Raven, sistemi controcarro Milan e Spike, un team di ac-quisitori obiettivi, personale del Genioe relativi veicoli medi di ultima ge-nerazione come il VTMM ORSO (in

differenti configurazioni), mezzi peril supporto logistico, carri pioniere eveicoli per l’assistenza sanitaria.Sono stati schierati anche obiciFH70, lanciatori MLRS (MultipleLaunch Rocket System) e PZH 2000,artiglierie di ultima generazione conpossibilità d’impiego di muniziona-mento a guida GPS e a lunga gittata,capaci di colpire obiettivi di dimen-

sioni ridotte, limitando i possibilidanni collaterali. Le attività bilaterali sono iniziate conun’esercitazione per Posti Comando(CPX) a supporto dell’Esercito qata-rino. Seguendo l’approccio della Se-curity Force Assistance (SFA), se-condo cui un’attività complessa devecoinvolgere tutti i livelli operativi espri-mibili dalle Forze Armate di una na-

Complesso minore meccanizzato su Dardo, bersaglieri in postazione difensiva.

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zione, il contributo espresso dal-l’Esercito in tale situazione è stato ditipo advisor-trainer-mentor, cioè fa-cendo interpretare ai propri key leader(comandanti ai vari livelli e specialisti)il ruolo di consigliere, addestratore oguida nei confronti dei corrispettivipartner quatarini durante le varie fasidell’attività.L’esercitazione è terminata lo scorso21 ottobre, alla presenza del Capodi Stato Maggiore della Difesa, Gen.Enzo Vecciarelli, del Capo di StatoMaggiore dell’Esercito, Gen. C.A.Salvatore Farina, del Capo di StatoMaggiore della Difesa del Qatar,Gen. Ghanim bin Shaheen Al-Gha-nim con una Livex di gruppo tatticocongiunta con la Host Nation, doveè stato dimostrato l’alto livello diamalgama ottenuto grazie all’adde-stramento congiunto svolto nei giorniprecedenti. Il Generale Vecciarelli, nel ringraziarele autorità del Qatar per l’occasionedata alle Forze Armate italiane, hasottolineato l’importanza dei rapportitra le due nazioni e la grande op-portunità data all’Esercito di poterutilizzare il poligono di Al Ghalail.Allo stesso tempo, il Capo di StatoMaggiore della Difesa del Qatar siè detto favorevolmente impressio-nato dalla capacità e dalla profes-sionalità delle Forze Armate italiane,elogiandone l’operato.

Scuola tiro Sistema C/C Milan.

Carro “Ariete” durante l’esercitazione a fuoco.

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Infine, il Capo di Stato Maggioredell’Esercito, nel ringraziare il per-sonale militare, ha voluto sottoline-arne la professionalità e l’impegnoprofuso. In conclusione, i reparti schieratihanno potuto esprimere diverse ca-pacità operative orientate all’ottimiz-zazione del combat power esprimibilee a testare positivamente il livello dicooperazione e di interoperabilitàtra i due eserciti. Inoltre, l’attività addestrativa ha per-messo di testare alcune delle capa-cità operative nazionali che verrannopresto rese disponibili in alta pron-tezza per la NATO.Di sicuro, mai nome per un’eserci-tazione fu più riuscito: Nasr, in arabosignifica Vittoria, ed è proprio il casodi dire che sicuramente la NASR19lo è stata! Postazione Mortaio da 81mm in azione (1° rgt. bersaglieri).

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ESERCITO E SOCIALELa riabilitazione equestre a favore

dei ragazzi con disabilitàdi Giuseppe Cacciaguerra

DEDIZIONE

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Simbolo di forza, velocità e bellezzail cavallo ha sempre accompagnatola vita umana nelle sue più variesfaccettature: dal lavoro, al tempolibero, alla guerra. Questo nobileanimale, però, non ha ancora smessodi stupirci. Infatti, grazie a doti disensibilità inaspettate per la suamole e la scultorea muscolatura, ri-sulta essere un validissimo aiuto peril recupero di persone afflitte da di-sabilità. La riabilitazione equestre,sviluppatasi nei paesi del nord Eu-ropa, giunse in Italia a metà deglianni settanta ed oggi è comunementepraticata in oltre 40 paesi al mondo.Il lavoro con questi quadrupedi con-sente di esercitarsi in ambiti svariatiche vanno da quello fisico a quellopsicologico. Impropriamente tale im-piego è definito ippoterapia, termineche implicherebbe il concetto di “te-rapia”, con tutte le declinazioni sani-tarie che esso porta con sé.Più correttamente oggi si parla di in-terventi assistiti con il cavallo, inten-dendo racchiudere in questo ambitole molteplici attività in cui il cavallopuò essere impiegato quale validoco-protagonista, nel tentativo di alle-viare i disagi di piccoli ed adulti sof-ferenti a vario titolo.A testimoniare l’attenzione del mondosanitario e la validità delle metodicheriabilitative che si avvalgono dellapartecipazione di animali, il Ministerodella Salute, con un accordo Stato-Regioni nel 2015, ha disciplinato gliinterventi assistiti con animali attra-verso la promulgazione di Linee Gui-da di intervento specifiche, oggi re-cepite da tutte le Regioni (1). In esseben si evidenzia la vasta gamma diopportunità che è in capo all’usodegli animali a scopo riabilitativo.Esse spaziano dai più semplici in-terventi educativi, ad esempio in am-bito sociale-familiare-scolastico, finoall’attuazione di attività terapeutichemirate con la strutturazione di ProgettiRiabilitativi Individuali, sviluppati dapersonale sanitario specificamenteformato e qualificato.In questa ottica, l’intervento riabilitativocon il cavallo spazia dalla cura del-l’animale (la sua pulizia, importantis-sima per il benessere dell’animale,soprattutto quella relativa agli zoccoli,e la sua alimentazione che varia a

seconda dell’intensità del lavoro dasvolgere e alla stagione in cui siopera) e dell’ambito in cui esso vive(il cavallo è ospitato in box che devonorispondere a precisi parametri per di-mensioni con disponibilità di acqua,luce e riciclo di aria) alla monta verae propria che rappresenta il culmineper chi approccia l’equitazione riabili-tativa. Relazionarsi con il cavallo im-

plica, di conseguenza, riuscire a in-terpretare anche tutto l’ambiente chelo circonda, in sintesi: si entra in con-tatto con la natura ed in contesti dif-ferenti da quello famigliare.Grazie al cavallo sono oggi trattatedisabilità quali l’autismo, le difficoltàdi socializzazione e, finanche, le gravipatologie del sistema nervoso centrale(in sostanza dai disturbi più squisita-

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mente psichicia quelli con dannoneuromotorio) (2). Ilpunto cardine da tenerpresente è che coloroche approcciano lariabilitazione equestrecompiono passi chemagari non paiono visi-bili, ma sono sostanzialinell’apprendimento dellalogica sequenziale delleazioni da compiere e nellasoddisfazione provenientedal prendersi cura di unessere senziente che tra-smette il suo ringraziamen-to, per l’amore dimostrato,non a voce, ma con il compor-tamento, l’affetto e la fiducia. Non da ultimo va consideratoche la visione del mondo dal-l’alto, montando un cavallo, con-sente di rafforzare la propria au-tostima e riuscire a salire in groppaè, in sé, una sorta di “impresa eroi-ca” che dona soddisfazione. Soprattutto per i bambini il cavallo,con la sua altezza, rappresenta unostacolo da affrontare; mantenersiin equilibrio, poi, è uno sforzo con-tinuo di stabilità che interessa tuttala muscolatura e le relative afferenzeal sistema nervoso centrale in uncontinuo rimando per mantenerel’equilibrio in sella. Cavalcare ri-chiede anche un impegno mentalecosciente di attenzione alla propriapostura e ai messaggi che l’animaleci invia, così facendo la simbiosicon il cavallo aumenta e la fiduciain lui riposta ci ripaga trasmettendociserenità e aiutandoci a sconfiggerele nostre paure. Si può dire, quindi,che il cavallo si comporti alla streguadi una “spugna” in grado di assorbirele nostre tensioni e donandoci sen-sazioni di soddisfazione fisica epsicologica: stare in sella è una te-rapia rilassante che da un lato cicalma e dall’altro migliora il nostroportamento fisico.Non solo, svolgendo attività con ilcavallo: “il paziente non è più unsoggetto passivo che riceve cure,assistenza e terapia, ma diviene par-tecipe in prima persona delle attivitàin cui è coinvolto (…) per garantirgliil miglior accesso possibile all’auto-

nomia, a relazioni interpersonali diqualità” (3); insomma, il paziente èprotagonista del progetto di riabilita-zione che lo interessa. Il cavallo nonè più solo uno strumento, ma unamico, un compagno e, nel casospecifico della riabilitazione, è l’aiutoextra che consente al soggetto svan-taggiato di porsi nel ruolo del prota-gonista attivo e non solo di colui cheviene curato e assistito.La riabilitazione equestre è scuola didisciplina e coraggio ove i giovani più“ribelli” troveranno modo di scaricarele energie in surplus e di rispettareprecise norme utili, in un secondotempo, alla vita sociale. Il tutto è fina-lizzato alla possibilità di godimento diuna migliore qualità della vita.La riabilitazione equestre deve esseresvolta tramite operatori qualificati, ido-nei cavalli (per salute, conformazione,

qualità d’andatura e temperamento)e con le previste protezioni fisicheper l’allievo, soprattutto il cap a pro-tezione della testa. A seconda dellatipologia di disabilità da affrontare,quindi, si sceglierà un determinatocavallo con il quale, gradatamente(ovvero da fermo, al passo, al trotto einfine al galoppo), si svolgeranno lesessioni di lavoro che hanno una du-rata media di 45 minuti. Le lezioni se-guono un protocollo operativo definitoda un’équipe multidisciplinare com-posta da figure professionali e operatoriin possesso di conoscenze e compe-tenze specifiche acquisite attraversoun percorso formativo, come definitodalle già menzionate Linee Guida Na-zionali per gli interventi assistiti congli animali del Ministero della Salute.L’Esercito Italiano si dedica, ormaida decenni, all’attività di riabilitazione

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equestre nell’ambito di alcuni suoireparti, dislocati in diverse regioni.Quarant’anni fa l’ANIRE (Associa-zione Nazionale Italiana di Riabilita-zione Equestre), con il convinto epieno sostegno del reggimento arti-glieria a cavallo “Volòire”, avviò lasua attività all’interno della caserma“Santa Barbara”, sede storica delreggimento a Milano, per iniziativadi Emanuela Setti Carraro, InfermieraVolontaria della Croce Rossa Italiana.Successivamente divenne moglie delGenerale Carlo Alberto Dalla Chiesacon il quale perse la vita nel 1982 aPalermo in un attentato mafioso.Attualmente, all’interno della caser-ma vengono seguite centinaia dipersone affette da disabilità (la listad’attesa è molto lunga) e si svolgonospecifici corsi di formazione permedici e psicologi.Il 3 aprile 1981, la rieducazione eque-stre valse allo Stendardo delle “Vo-lòire” la Medaglia d’Oro al Meritodella Sanità Pubblica «per l’attivitàsvolta dagli artiglieri a cavallo nel re-cupero di bambini diversamente abiliattraverso l’ippoterapia».Un altro reparto attivo in questo ambitoè Il reggimento “Lancieri di Montebello”(8°). Unità di cavalleria dell’EsercitoItaliano inquadrato nella Brigata Mec-canizzata “Granatieri di Sardegna”,ha il privilegio di essere articolato sudue Gruppi di cui uno esplorante, asimilitudine di tutti gli altri reggimentidi Cavalleria, ed uno a cavallo, a suavolta articolato in uno squadrone dirappresentanza (per la rappresen-tanza, l’alta rappresentanza e il ceri-moniale di Stato), uno squadrone acavallo (con compiti di rappresentan-za, la cui massima espressione è ilcarosello di lance, e con compiti ope-rativi) e la fanfara a cavallo.Il gruppo a cavallo ha sede nello sto-rico sedime dell’Ippodromo MilitareGen. C.A. Pietro Giannattasio – centrodi addestramento equestre del reg-gimento – ove da trent’anni opera ilCentro di Riabilitazione Equestre Gi-rolamo De Marco Onlus nonché ilC.R.E.C. (Centro Rieducazione Eque-stre Capitolina, Presidente Gen. Tom-maso Bruni) ed è proprio in questoarco di tempo che la riabilitazioneequestre è stata riconosciuta attivitàterapeutica a tutti gli effetti.

Tale Centro si occupa con costanzadel recupero di persone affette dadisabilità, soprattutto bambini, constraordinari risultati: basti pensareche vengono seguiti circa cento allieviannualmente.Grazie al Centro di Riabilitazione,unito alla disponibilità di una sede,quale quella dell’Ippodromo Militare,che mette a disposizione le propriestrutture ed i propri cavalli, si rendepossibile la fruizione di un servizioche altrimenti, soprattutto per i costi,resterebbe appannaggio di pochi.

Per i “Lancieri di Montebello” il cavallorappresenta molto più di un nobileamico, è a tutti gli effetti un collegae come tale va trattato.La simbiosi cavallo-cavaliere (moltis-sime sono le amazzoni che indossanole Verdi Fiamme) è ricercata costan-temente, ogni cavaliere lavora semprecon lo stesso quadrupede di cui co-nosce le inclinazioni e le abitudini.La cura e le attenzioni a lui rivoltedevono essere di primissimo piano:dalla pulizia degli ambienti ove vive,all’alimentazione, al programma ad-

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destrativo che segue (esso deve cor-rettamente bilanciare lavoro e riposocon orari che seguono l’andamentostagionale), alle cure mediche affidatead esperti veterinari.Con una prospettiva di più ampio re-spiro, nondimeno, questo impegnomeritorio potrebbe essere esteso, asimilitudine di quanto già svolto inaltri paesi, al trattamento di patologiepost traumatiche per i militari italiani(dai traumi fisici a quelli psicologici).Nel caso dei veterani statunitensi, lestatistiche dimostrano un significativodecremento del post traumatic stressdisorder (PTSD) dopo sole tre setti-mane di terapia con il cavallo (4) eanaloghi risultati sono stati conseguitinel Regno Unito (5). Si tratterebbe, indefinitiva, di sfruttare competenze, or-ganizzazione e strutture già esistentiper assicurare un percorso di recuperocon elevatissimi standard per chi in-dossa una divisa, stante i lusinghieririsultati conseguiti all’estero.Pertanto, l’Ippodromo Militare, già ge-loso custode della scuola di equitazionemilitare, ove insegnò il leggendarioCap. Federico Caprilli, è sempre piùperno di eccellenza anche in virtù diquesta apertura al sociale che ne te-stimonia l’altruismo e la vicinanza achi è in difficoltà, in linea con le miglioritradizioni equestri che descrivono l’Armadi Cavalleria come “generosa con tutti,fedele a se stessa”, ma sempre e co-munque con il cuore oltre l’ostacolo.

NOTE

(1) Il 25 marzo 2015 la Conferenza StatoRegioni ha approvato l’Accordo e le LineeGuida in materia di interventi assistiti congli animali che stabiliscono gli standardminimi per lo svolgimento di tali interventie definiscono regole omogenee sul terri-torio nazionale. Le Linee Guida hanno loscopo di armonizzare l’attività degli ope-ratori e di garantire la tutela sia delle per-sone che degli animali coinvolti. Il docu-mento è consultabile in http://www.sa-lute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_276_allegato.pdf.(2) In merito alle evidenze scientifiche, ilMinistero della Salute italiano riporta che:“Nel campo della Medicina fisica e riabili-tativa esiste un discreto numero di evi-denze scientifiche che dimostrano come

determinate caratteristiche biomeccanichedel cavallo agiscano da vera e propria“fisioterapia”, con effetti anche a mediotermine abbastanza persistenti. Non èun caso che questo sia stato il primogrande terreno di sviluppo della Riabilita-zione Equestre e che tutt’ora il camporiabilitativo neuromotorio sia sempre piùpromettente, anche perché meglio si pre-sta a valutazioni di efficacia di tipo quan-titativo, che sono le più accettate in ambito

scientifico” in http://www.salute.gov.it/por-tale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=207&area=cani&menu=pet.(3) Cerino S., La riabilitazione equestrecon pazienti psicotici, Aracne, Roma 2014,p. 44. Cfr. Cirulli F. e Borgi M., Che cos’èla PetTherapy, Carocci, Roma, 2018.(4) http://www.ncbi.nih.gov/pmc/arti-cles/PMC5774121/ (5) http://www.forces.net/welfare/equine-therapy-helping-hundreds-veterans.

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«[…] Non ho avuto un attimo di esi-tazione quando, durante quell’im-boscata, sotto il fuoco dei talebani,ho recuperato e messo in salvo ilCaporal Maggiore Scelto SimoneD’Orazio, gravemente ferito». Chici parla è il Primo Maresciallo Vin-cenzo Fanelli, Medaglia d’Argentoal Valor Militare, attualmente in ser-vizio presso il 183° reggimento pa-

racadutisti “Nembo” a Pistoia. «Ero in Afghanistan da circa quattromesi, quando il 22 luglio ricevemmol’ordine di presidiare una collina pergarantire sicurezza alla compagniaitaliana che, con gli afghani, dovevaeffettuare una ricerca d’armi nel vil-laggio Khame Mullawi, nella valle diBala Murghab». Nel 2011 si trovava con il suo reggi-

mento in Afghanistan, nell’ambitodella missione “ISAF XVI”, con ilgrado di Maresciallo Capo e con l’in-carico di comandante di plotone. Il25 luglio di quell’anno, durante il mo-vimento di rientro verso la base, il di-spositivo di cui faceva parte, vienecoinvolto in un’imboscata. Nello scon-tro a fuoco, viene gravemente feritoil Caporal Maggiore Scelto Simone

Primo Maresciallo M.A.V.M. Vincenzo Fanelli

«Comandante di plotone impiegato nell’ambito della missione“ISAF XVI” in Afghanistan, nel corso di un’attività operativasoccorreva un paracadutista gravemente ferito. Ancorchéfatto segno da ripetuto fuoco ostile ed esponendo la propriavita a manifesto rischio, incurante dell’incessante fuoco diarmi automatiche, traeva il commilitone in zona defilata. Ap-preso di un ulteriore paracadutista colpito, muoveva versola sua posizione esponendosi all’azione avversaria e neproteggeva con il fuoco il soccorso e lo sgombero. Fulgidoesempio di Sottufficiale paracadutista che, con il suo esem-plare operato, confermava il valore del soldato italiano interra afghana».

Khame Mullawi - Valle del Morghab (Afghanistan), 25 luglio 2011.

Momenti di vita di reparto del Primo Maresciallo Fanelli.

VALOR MILITARE

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D’Orazio e, il Maresciallo Fanelli,sotto l’azione del fuoco nemico, portaal riparo il graduato per permetterglidi essere stabilizzato sul posto. D’Ora-zio verrà successivamente portatovia con un elicottero. «Furono attimi di alta tensione e,mentre ero intento a fare la comuni-cazione radio per richiedere un ME-DEVAC (evacuazione medica del fe-

rito, n.d.r.), un mio paracadutista miavvisava che c’era un altro ferito».Si trattava del Caporal Maggiore SceltoDavid Tobini, lontano circa 250 metrida dove si trovava il Maresciallo. «[…] Corsi facendomi coprire dal fuo-co dei miei paracadutisti. Arrivai dalui. Era ferito e mi resi subito contoche era grave. Lo feci dunque portarefino a un riparo sicuro. Anche lui fu

evacuato in elicottero. Solo in tardamattinata seppi che non ce l’avevafatta. Provai allora un forte senso diimpotenza e per la prima volta dismarrimento». Ricordando quel tragico episodio, alPrimo Maresciallo. Fanelli gli si inu-midiscono gli occhi. «[…] David eraun uomo del mio plotone ed eravamodavvero molto uniti. Era un ragazzogeneroso, molto religioso e nei mo-menti di pausa leggeva passi delVangelo».Il Primo Maresciallo Fanelli è rimastovicino alla famiglia Tobini e il reggi-mento, i commilitoni, i superiori ono-rano il ricordo di David in ogni ceri-monia militare. Fanelli è molto legato al suo reggi-mento, al basco amaranto che indos-sa. «Indossare l’uniforme è per memotivo di orgoglio e sono sempreconsapevole che servire il mio Paesee proteggere la mia famiglia e i mieiuomini può comportare il sacrificiodella mia vita per gli altri».Quando gli si chiede se si sente uneroe per quello che ha fatto in Afgha-nistan nel 2011, lui risponde sempli-cemente: «Ho fatto il mio dovere esono pronto a rifarlo per salvare lavita dei miei soldati».

Conferimento della Medaglia da parte dell’allora Ministro della Difesa Sen. Prof. Mario Mauro.

Il Primo Maresciallo Fanelli in Afghanistan nel 2011.

a cura del Ten. Col. M.O.V.M Gianfranco Paglia

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C.le Magg. Sc. Rosario Milone

Graduato in servizio permanente in forza all’8° reggimento ArtiglieriaTerrestre “Pasubio” di Persano (SA), il Caporal Maggiore Scelto RosarioMilone è originario di Nocera Inferiore (SA) dove è nato 32 anni fa.Conseguito il Diploma nel 2006, a 19 anni decide di arruolarsi, spinto dalfascino che il mondo militare esercita su di lui.Presta servizio con l’incarico di conduttore di automezzi vari presso il 10°Reggimento di Manovra in Serre (SA), presso l’8° Reggimento Trasportiin Remanzacco (UD) e presso il 3° Reggimento Artiglieria da Montagnasempre a Remanzacco (UD). Svolge anche diverse operazioni, sia all’estero sia sul territorio nazionale.In particolare, nel 2010 prende parte alla Missione di pace in Libano“Leonte X”. In Italia concorre più volte alla tutela della sicurezza pubblicanell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure”.È sposato ed ha tre figli, Aurora di 4 anni e i gemellini Davide e Giulia di19 mesi.

Sopra e nella pagina a fianco: il C.le Magg. Sc. Milone in attività addestrativa.

SOLDATO DEL GIORNO

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Il 7 ottobre 2019, libero dal servizio,il Caporal Maggiore Scelto RosarioMilone si trovava a Nocera Inferiorepresso un’officina meccanica.Mentre attendeva il suo turno sentivain lontananza le urla di una donna«[...] ero a circa trecento metri di di-stanza dal fatto e mi sono catapultatoper capire cosa stesse accadendo.Ho così visto un uomo di circa 45 anniche bloccava una ragazza tentandodi sottrarle la borsetta».Il graduato intimava all’individuo dilasciare immediatamente la ragazzae di allontanarsi, ma senza ottenerealcun effetto. Così il Caporal Mag-giore decideva di intervenire «Homesso in pratica le conoscenze delMetodo di Combattimento Militare,acquisite nel corso dell’addestra-mento per l’Operazione “Strade Si-cure”, sono riuscito a bloccarlo eperquisirlo per accertarmi che nonavesse armi addosso».Il graduato ha poi contattato i Cara-binieri che, giunti sul posto, prende-vano in consegna l’individuo per iden-

tificarlo e condurlo presso la localestazione per le attività di rito. In fasedi accertamenti è poi risultato chel’aggressore era il padre della ra-gazza, e l’aggressione era finalizzataa sottrarle valori e bancomat perignote finalità.Sembrerebbe che l’uomo, peraltrocon altri precedenti penali, non fossenuovo a tali atteggiamenti, anchealla luce delle deposizioni della don-na, dichiarando che anche il giornoprima il padre l’aveva aggredita.Quest’ultima ha poi ringraziato com-mossa il Militare per essere interve-nuta in suo soccorso.Un comportamento encomiabile daparte di un graduato che ha sempredesiderato indossare la divisa.«Da piccolo – ricorda il CaporalMaggiore Scelto – la mia finestraaffacciava sulla caserma dei Cara-binieri e quando vedevo le “volanti”uscire a sirene spiegate sognavoda grande di fare il militare... unmondo che mi affascina e oggi sonofelice di farne parte».

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.Gaja Pellegrini-Bettoli, giornalista freelance, ha vissuto in Medio Orienteper un lustro, dal 2013 al 2018. “Generazione senza padri” è il rac-conto di questo quinquennio di vita,che ha portato l’autrice sui luoghipiù pericolosi e incandescenti: daBeirut, sua base di partenza, a Mosuldocumentando l’offensiva control’Isis, alla Striscia di Gaza. Cronacae storia qui si intrecciano. Di questicinque anni, la giornalista tenta dinarrare uno spaccato più aderentepossibile alla realtà mediorientale,gli scenari delle battaglie, la quoti-dianità della gente comune.“Esistono molti libri di autori inter-nazionali e italiani che parlano delloStato islamico, di radicalizzazione,della condizione delle donne in MedioOriente, delle differenti fedi religiose;degli interessi economici dell’Occi-dente in questa area del mondo edella sua storia e tradizione - scrivel’autrice -. Più rari sono i testi cheparlano della vita quotidiana in MedioOriente, il suo contesto e comples-sità, e come sia la vita di un giorna-lista occidentale lì, con gli imprevistie retroscena delle interviste e dellavita di tutti i giorni”.Gaja Pellegrini-Bettoli ha viaggiatoin Algeria, Libano, Israele, Gaza,

Cisgiordania, Siria e Iraq.Il libro si apre con il racconto del re-portage sulle tracce del rapimentodella cooperante italiana RossellaUrru, in Algeria nel 2012, e giungefino alla guerra contro lo Stato isla-mico a Mosul, ex roccaforte del se-dicente califfato in Iraq. In mezzoc’è quella generazione senza padriche dà il titolo al libro. È la genera-zione dei bambini cresciuti in mezzoai conflitti oppure delle ragazze rapitedai tagliagole dell’Isis, alle quali lagiornalista chiede come vedono illoro futuro.Un volume insomma controcorrente,pregno di riflessioni, arricchito da in-terviste a personaggi chiave - come ivertici di Hezbollah - ma anche dellacultura popolare come Ziad Doueiri,regista e sceneggiatore libanese can-didato all’Oscar al miglior film stranieronel 2018 per “L’insulto”.Un libro personale - lo definisce l’au-trice - che dà voce anche a esponentidella cultura, architetti, artisti e can-tanti. Né mancano fatti legati all’aned-dotica più semplice, talvolta fatta divicende paradossali, ma che aiutanoa capire le sfumature della complicataquotidianità di questi Paesi.

Emanuele Roncalli

Spie, segreti, avventure, impresemilitari, sabotaggi, telegrammi cifrati.Gabriele Bagnoli, volontario nellaMarina Militare, è l’autore del volumeche racconta le attività di intelligenceitaliana durante la Seconda GuerraMondiale, quando alla guida del Ser-vizio Informazione Militare c’era ilGenerale Cesare Amé (1940-1943).Sono pagine spesso intriganti, sco-nosciute, che propongono il contri-buto degli agenti dell’Intelligence tri-colore in pieno conflitto bellico. “Uo-mini coraggiosi - scrive Cristina DeGiorgi nella prefazione - che, guidatida un Generale tanto astuto quantolungimirante, si sono resi attori degnidelle migliori spy stories. Eppure leloro vicende non sono il frutto dellamente geniale di qualche romanziere.Sono storie vere di rischi corsi,scommesse vinte, battaglie perse.E in alcuni casi anche di sangueversato. E di decorazioni al Valorepiù che meritate”.Per fare ciò il Servizio InformazioneMilitare dovette avvalersi di informatorie spie, ma soprattutto di una strutturache a ragione viene definita l’antesi-gnana dei servizi segreti.Il volume di Bagnoli è estremamentericco di riferimenti e documenti forsepiù alla portata degli addetti ailavori, ma non per questo meno in-teressante.Non c’è solo Amé “il Generale venutodalla gavetta”, fra i protagonisti dellibro, c’è una galleria di personaggi,gli scaltri agenti del Sim, che si sonodistinti in imprese leggendarie, inincursioni pericolose, in indagini arischio della propria vita: la cacciadi documenti nelle sedi diplomatiche,la caccia alle spie nemiche, il con-trospionaggio.Il lettore viene rapito dai racconti ri-guardanti il Mercantile Olterra, lanave da carico utilizzata durante laSeconda Guerra Mondiale dalla Re-gia Marina in alcune operazioni con-tro la base navale britannica di Gi-bilterra. Oppure dalla riscoperta dellaspia Laura D’Oriano, una delle rarefigure femminili che ha svolto attivitàdi spionaggio in Italia per conto deglialleati. Munita di bellezza, fascino earguzia, utilizzava la propria femmi-nilità come arma di seduzione perarrivare a informazioni riservate e

Gaja Pellegrini-Bettoli, Genera-zione senza padri. Crescere inguerra in Medio Oriente, Castel-vecchi, pp. 155, € 17,50

Gabriele Bagnoli, Cesare Amée i suoi agenti. L’Intelligenceitaliana nella Seconda guerramondiale, Idrovolante edizioni,pp. 260, € 15,00

RECENSIONI

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.circoli inaccessibili. La D’Oriano ven-ne giustiziata a soli trent’anni pressoil Forte Bravetta di Roma nel gennaiodel 1943. Ed poi ancora l’attenzionesi sposta alla celebre OperazioneHusky, lo sbarco in Sicilia attuatodagli Alleati il 9 luglio 1943. Un vo-lume insomma denso di gialli e mi-steri che tenta di colmare un vuotonella storiografia della SecondaGuerra Mondiale.

Emanuele Roncalli

“La storia militare – sosteneva alcunianni fa Giorgio Rochat, uno dei suoiprincipali studiosi contemporanei –rimane un settore insufficientementesviluppato”. A ricordare il ruolo cheebbe tuttavia nell’introduzione nel-l’ambiente accademico italiano di que-sta disciplina – tradizionalmente con-cepita quale prerogativa dei militaridi professione – Piero Pieri, del qualeRochat è stato uno dei più illustri se-guaci, è Fabio De Ninno, con un libroche ricostruisce gli snodi della vicendaumana e intellettuale di Pieri dall’etàliberale al secondo dopoguerra. Considerato il fondatore della storio-grafia militare italiana, Pieri adottò ilmetodo economico-giuridico, ricevutoin eredità dai suoi maestri, GioacchinoVolpe e Gaetano Salvemini. Secondotale approccio, lo studio della guerranon si limita all’esame degli aspettitecnici dei combattimenti, ma richiedeun inquadramento dell’evento belliconel contesto politico ed economiconazionale ed internazionale. Un criterioapplicato fin dai suoi primi saggi, ilpiù importante dei quali indaga ap-punto “La crisi militare italiana nel Ri-nascimento nelle sue relazioni con lacrisi politica ed economica”.Oltre che nei suoi studi sulle guerremoderne e contemporanee, Pieri ana-lizzò il rapporto tra guerra e politicaanche attraverso le tesi dei maggioriteorici italiani. Egli infatti pensavaquesti termini in relazione biunivoca:“la politica determina l’opportunità ola necessità di valersi dello strumento

guerresco, e questo a sua volta in-fluenza con le sue esigenze o coisuoi risultati la politica stessa”. Unaconcezione risalente a Carl von Clau-sewitz, che Pieri ebbe il merito di im-portare in Italia, ma che, a suo avviso,ricevette concretezza nell’opera diHans Delbrück, dal quale fu influen-zato al punto che il Generale RobertoBencivenga lo esortò a prenderne ilposto in Italia.Pieri rivendicò l’autonomia della ricercastorica anche durante il regime fasci-sta, che ipotecò l’interpretazione dellastoria italiana, in particolare la più re-cente, in funzione propagandistica.Un principio che lo indusse a coltivare,in questi anni, i suoi interessi per ilRinascimento, accantonando tempo-raneamente l’approfondimento del Ri-sorgimento e della Grande Guerra.Su quest'ultima, comunque, poté espri-mersi in alcune recensioni pubblicatenella nicchia della “Nuova Rivista Sto-rica”. Imprigionato nei primi mesi del1945 per il suo appoggio alla lottapartigiana, nel secondo dopoguerrasviluppò la visione della continuitàideale tra Risorgimento, Grande Guer-ra e Resistenza quali tappe del com-pimento della democrazia italiana. Nel 1969 Pieri fu tra i relatori delprimo convegno nazionale di storiamilitare, che tentò di promuoverequell’avvicinamento tra mondo militaree scientifico da lui stesso auspicatoper il futuro di questa disciplina.

Georgia Schiavon

Fabio De Ninno, Piero Pieri. Ilpensiero e lo storico militare,Quaderni di storia, Le Monnier ,2019, pp. 263, € 21,00

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