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Rivista trimestrale della Società nazionale degli operatori della prevenzione nei luoghi di lavoro Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 2517186 Direttore responsabile: Giancarlo D'Adda Direttore: Laura Bodini t: Progettazione grafica e illustrazione; Roberto Maremmani Redazione, Milano: via Mellerio, 2 Spediz. in abb. postale gruppo 1V (70%) Stampa: Coop. edit. "Nuova Brianza" Renate (MI) - via Cavour, 4 - Tel. 0362/924353-925260

Rivista trimestrale della Società nazionale degli ... · tese al miglioramento dello stato di salute dei lavoratori nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro più in generale; - garantire

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  • Rivista trimestrale della Società nazionale deglioperatori della prevenzione nei luoghi di lavoro

    Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416 del 2517186Direttore responsabile: Giancarlo D'Adda

    Direttore: Laura Bodini t:Progettazione grafica e illustrazione; Roberto Maremmani

    Redazione, Milano: via Mellerio, 2Spediz. in abb. postale gruppo 1V (70%)

    Stampa: Coop. edit. "Nuova Brianza"Renate (MI) - via Cavour, 4 - Tel. 0362/924353-925260

  • Rivista trimestrale della Societànazionale degli operatori dellaprevenzione negli ambienti dilavoro

    NUMERO 7 - GIUGNO 1988

    Autorizzazione Tribunale di Milano n. 416del 2517186Direttore respons. Giancarlo D'AddaDirettore: Laura BodiniProg. grafico e illustr.: R. MaremmaniRedazione: Milano, via Mellerio 2Alberto BaldasseroniSilvano BosiaAntonio CompostaRiccardo Della ValleAntonio MantiNicoletta TomesaniFania ZitoSped. in abb. postale gruppo IV (700/0)Stampa: Cooperativa editoriale "NuovaBrianza", 20055 Renate (Mi) - tel.03621924353.

    DALL'ART. 1 DELLO STATUTOViene costituita l'associazione deno-

    minata "Società nazionale degli opera-tori della prevenzione negli ambienti dilavoro" in sigla 'SNOP', con finalitàscientifiche e culturali e con l'obiettivodi:- promuovere conoscenze e attività

    tese al miglioramento dello stato disalute dei lavoratori nelle fabbriche enei luoghi di lavoro più in generale;

    - garantire lo scambio di esperienze einformazioni tra gli operatori e ilconfronto sulla metodologia e i con-tenuti dell'attività, per raggiungere laomogeneità delle modalità di inter-vento e della qualità di lavoro a livel-lo nazionale;rilanciare e sostenere attivamentel'impegno politico e culturale per losviluppo della prevenzione nei luoghidi lavoro.

    Ricordiamo ancora che i soci rice-veranno la rivista regolarmente. Glialtri si potranno abbonare inviando

    Lire 20.000 per quattro numeriLire 30.000 per otto numeri

    tramite versamento postale su ccn. 20012407 intestato a SNOP - So-cietà Nazionale - via Ciamician 2,Bologna, indicando la causale delversamento e l'indirizzo a cui spe-dire la rivista.

    SOMMARIO

    EDITORIALELa prevenzione nelterzo millenniodi Laura Bodini

    PAGINA 3

    CORSIVODivisitorsdi Giallolimone

    PAGINA 4

    COMPARTIChimica 5

    Elettricità staticanella movimentazionedi Gianandrea Gino

    PAGINA 5

    L'Acna di Cengiodi Corrado Cirioe Renzo Ferraro

    PAGINA 7

    SCHEDE REGIONALIAggiornamentoEmilia Romagna

    PAGINA 10

    CANCEROGENIIntervista aPieralberto Bertazzia cura di Alberto Baldasseroni

    PAGINA 12

    CONTRIBUTILa sicurezza sui luoghidi lavoro dopo Ravennadi Vasco Carnevali

    PAGINA 14

    INIZIATIVE SNOP10° Convegno NazionaleOperazione Prevenzione

    Genova e Firenze

    Gruppi di lavoro

    CERCASIOFFRESI

    SINDACATO E AMBIENTEGrandi rischi industrialia cura di CGIL-CISL-UIL

    PAGINA 22

    Comunicato stampaINCA-CGIL

    PAGINA 23

    LIBRERIAPAGINA 24

    NOTIZIARIOLa sentenza dellaCorte costituzionaledi ellebi

    PAGINA 26

    Notiziario regionalePAGINA 27

    VDT. Un'indagine finalmentedi Riccardo Della Valle

    PAGINA 28

    VariePAGINA 30

    CONVEGNI, CONGRESSI E C.PAGINA 33

    DIRETTIVO SNOPPAGINA 35

    In copertina un particolare di 'Preparativiall'Esposizione di Parigi. 1 lavori nelle galle-rie in costruzione" Xilografia di A.B. Cane-di.L La redazione

    PAGINA 16

    PAGINA 17

    PAGINA 18

    PAGINA 21

  • LA PREVENZIONE NEL TERZO MILLENNIO

    Certamente ad alcuni finto-modestiun titolo così apocalittico potrà sem-brare un po' arrogante soprattuttodetto da noi - operatori dei serviziterritoriali - che, della prevenzionesiamo solo un braccio (dis)armato, mache in modo presuntuoso ci ostiniamoa non accontentarci mai di quello chegià facciamo, che ci sentiamo un po'impreparati ad affrontare (e non soloper scarsità di risorse materiali edumane) i problemi attuali della salutedei lavoratori, i complessi rapporti traproduzione e ambiente, l'impatto dinuove tecniche sulla qualità del lavo-ro, che ci rendiamo conto che le coseda conoscere sono troppe: i luoghi dellavoro e il territorio, gli effetti delle so-stanze che vi sono usate, i sentimentidi chi ci lavora e che insomma pensia-mo che il modello di intervento e forseil modello di prevenzione abbiano bi-sogno di qualcosa di più di una manu-tenzione straordinaria.

    Abbiamo a disposizione ben undicianni per essere pronti alla partenza del3o millennio, ma vi sono solo pochimesi ad un grande appuntamento: ilnostro 10o convegno (Roma 20-21 ot-tobre) e non è arrogante meditare sulfatto che i nostri concetti, i nostri mo-delli interpretativi e gli schemi operati-vi sono parzialmente inadeguati acomprendere la realtà di un sistemaproduttivo complesso, in rapido cam-biamento di mercato e organizzazionedel lavoro, di tecnologia, di prodotti emateriali, dove il nostro angolo di vi-suale (e di lavoro), e cioè i rapporti uo-mo - produzione - ambiente... rivesto-no comunque una clamorosa impor-tanza.

    Abbiamo lanciato una sfida a moltiinterlocutori, a cominciare da noi stes-si, e la partita è in corso.

    Lo stile andrà scelto subito: rimane-re nostalgicamente arroccati in un at-teggiamento da "finis austriae" o guar-dare avanti, cercando di restare inquell'ambito di recupero, se non di svi-luppo etico, tipico degli inizi delle no-stre scelte di lavoro in questo campo.in questo caso il grande umanesimoche sottende oggi alla portata del-l'ambientalismo, credo ci possa esseredi grande aiuto.

    Un punto deve essere fermo (megliodirei "ripreso"): "La vera prevenzionenon può essere praticata senza uncoinvolgimento diretto di coloro chene sono i destinatari" (Maccacaro).

    Che la cultura della prevenzione siasempre anche una cultura della parte-cipazione ci è stato insegnato in questiultimi vent'anni, ieri (e speriamo do-mani) dalle esperienze avanzate di lot-ta alla nocività che avevano la classeoperaia come protagonista, e oggi da

    EDITORIALEdi Laura Bodini

    quelle dirompenti sul tessuto sociale esul sistema della politica partitica chehanno avuto i movimenti ambientalisti(basti pensare ai grandi temi dell'ener-gia o dell'informazione).

    Cito un lungo brano che ci può ri-guardare dall'introduzione di Ruffolo alConvegno di Milano. Ambientare losviluppo, sviluppare l'Ambiente (24-26marzo 1988). "Le nostre attuali istitu-zioni, modellate sullo schema delle so-cietà tradizionali del passato... sono in-capaci di affrontare i tre aspetti salientidella complessità propria della societàmoderna: l'interdipendenza, il cambia-mento, l'informazione... L'attuale am-ministrazione è ancora strutturata, inlargo senso sul modello "weberiano" Éorganizzata per competenze "verticali",in settori autonomi e per approcci par-ziali. La complessità dei problemi ri-chiede invece forme di governo inte-grate e progettuali. La diffusione del-l'informazione richiede amministrazio-ni aperte e trasparenti.

    Da qui l'esigenza di una vera rivolu-zione amministrativa che si articoliverso forme nuove di gestione: ammi-nistrazioni per scopi e non per settori;non gerarchiche e burocratiche ma in-tegrate in modo sistemico; informate einformanti..."

    La portata di questo intervento haper noi, che ci sentiamo immodesta-mente una parte intelligente e prota-gonista dell"istituzione", il pregio difarci sentire meno minoritari: il lavoroper obiettivi, l'interdisciplinarietà, lanon gelosia delle informazioni, il cerca-re di comunicare all'esterno, l'ascoltarechi lavora... beh per noi è una confer-ma, anche come SNOP, di non averesbagliato strada anche se ogni tantol'orizzonte è un pò annebbiato.

    Per affrontare i complessi rapportiproduzione - ambiente - salute i frontidi lavoro sono molteplici e da esperire"insieme".

    ['avvio di un sistema informativo in-tegrato e aggiornato che coinvolga itanti soggetti, istituzioni, forze socia-li;un rinnovamento del modello dianalisi, interpretazione, interventonella realtà;l'intelligenza, l'economicità e la pra-ticabilità degli interventi riparatori(bonifiche in senso lato), da cui l'ur-genza di avere un sistema informati-vo di riferimento organizzato adesempio per tecnologie, comparti,problemi. Un grande sforzo a cuil'impulso dato da SNOP ai gruppi dilavoro nazionali e l'archivio bonifi-che proposto dal CEDOC potrannodare ottimi frutti anche a breve -medio periodo (almeno in termini dirisparmio di tempo...), soprattutto sequalcuno in più si guardasse intornocoinvolgendo maggiormente in que-sto sforzo interlocutori sindacali,centri di ricerca, università tecniche,imprenditori;lo studio di una legislazione in lineadi tendenza sempre più europea esempre più dettagliata che lasceràforse meno spazio ai['improvvisazio-ne, ma di cui comunque occorreràavere una buona conoscenza;il coinvolgimento tecnico-scientifico,prima che burocratico - amministra-tivo, un impatto più deciso e anchepiù fantasioso nei mezzi con l'"altro"mondo medico: quello dei medici dibase, degli specialisti che pure mate-rialmente vedono (spesso senza sa-perlo, senza evidenziarlo, senza de-nunciarlo) gran parte delle tecnopa-tie; e forse se a qualcuno potrà sem-brare troppo riduzionista, credo cheil diritto ad una denuncia (riconosci-mento) di malattia professionale sia ilminimo da garantire a chi la societànon ha saputo tutelare;

  • un atteggiamento meno timido neiconfronti dei mezzi di comunicazio-ne di massa, in un ruolo di informa-tori attivi.Ed infine l'essere ancora una volta

    protagonisti insieme a parte del sinda-cato, agli ambientalisti, a democraticinello sforzo di modificare in senso fa-vorevole all'ambiente qualche proces-so produttivo anche attraverso unostimolo alla progettazione e alla ricer-ca, attraverso la promozione di consu-mi e comportamenti che possanorendere sostenibile uno sviluppo eco-nomico e sociale con la tutela della sa-lute in un concetto più esteso di be-nessere.

    Da ultimo una sfida nella sfida èsenza dubbio la "questione meridiona-le" intesa non solo geograficamente,ma come renitenza politica ad affron-tare seriamente la questione del me-dioevo della prevenzione e per rima-nere nel nostro "particulare" la dota-zione omogenea dei servizi - e sequesti "vuoti" sono in Piemonte o inCalabria, per così dire poco importa.

    Certo c'è qualche blando segnalepositivo: sul fronte politico - istituzio-nale, la recentissima proposta di leggedel P.C.I. sui servizi e le attività di pre-venzione, uno stralcio coerente chedovrebbe uniformare, ossigenare...; sulfronte sociale un rinnovato interesse(anche unitario) del sindacato su questitemi. Resta comunque la vergogna dioperai deportati da una parte all'altradi regioni italiane per farsi visitare nellatal famosa clinica universitaria, quandonella propria città a 10 anni dalla Rifor-ma Sanitaria, avrebbero ben diritto adun servizio territoriale di prevenzione edi vigilanza come i loro compagni chelavorano, magari in Toscana.

    La nostra ricognizione dovrebbe for-nire ulteriori elementi su questa dissi-metria (quello che nello scorso edito-riale Frigeri chiamava operazione veri-tà) purtroppo non saremo in grandecompagnia.

    Poco possiamo sperare infatti dall'e-laborazione degli scarni fogliettini che ipostini ISPeSL hanno fatto circolareper conto del Ministero della Sanità,che però aveva già reso inutile tale ri-cognizione con la perentoria e prece-dente affermazione a motivo dellacontroriforma "sono note infatti le dif-ficoltà nelle quali si esercita la funzionedell'igiene pubblica da parte delleUSSL, le manchevolezze gravi nellaprevenzione e sicurezza sul lavoro,l'assottigliamento della medicina vete-rinaria..." (dalla relazione di Donat Cat-tin pubblicato su ISIS suplemento al n.47-48/1987 pag. 54).

    Nè per ora grandi notizie porteran-no le ricerche sullo stato della preven-zione nel paese affidate dalla commis-

    sione Affari Sociali della Camera aqualche cattedra di dermatologia o dientomologia, nella serie "disidrosi eprevenzione" o al più "larve e preven-zione" (con tutto il rispetto per questeforme primitive) con la proposta dicreare ovviamente... nuclei operativi didifesa "cutanea". Purtroppo il nostrosmantellamento o il nostro potenzia-mento rischia di dipendere anche daqueste ricognizioni ufficiali. E per que-sto che la nostra ricognizione "fai date" utopica, velleitaria come è il nostrocostume sarà un biglietto da visita del-la nostra società (se riusciremo a con-cluderla) e uno spietato quadro dellarealtà dal quale nessuno: amministra-tore razionale, partito democratico,operatore sindacale, ambientalistacoerente, magistrato efficiente sociolo-go attento, universitario illuminato,saggio imprenditore potrà distoglierelo sguardo se vorrà parlare di (servizidi) prevenzione.

    Alla prossima puntata.

    DIVISITORSScrivendo nel numero sei di ostriche

    e di ostricari, mi proponevo di tratteg-giare il futuro rischio di una SNOP in-vasa ed occupata da orde di non ad-detti ai lavori e mi auguravo che tuttinoi ci saremmo messi a discutere se-riamente della cosa.

    Che effetto quello scritto abbia sor-tito, non lo so, ma conviene aggiunge-re subito alcune altre considerazioni.

    Chi sa di storia conosce bene ilmeccanismo delle invasioni e sa chequeste riescono molto più facilmenteladdove gli indigeni sono divisi da lotteintestine o da interessi contrapposti.

    Non voglio certo qui fare il Catoneed additarvi fantomatiche delende car-tagini, nè tantomeno sollevare impro-babili veli su lotte fratricide per la pre-sidenza. Solo, voglio, evidenziare il fat-to che il popolo SNOP si sta dividendoin due grandi tribù: i feroci e vendicati-vi Uppigi e i sagaci e indomiti Preven-tori.

    Le prime avvisaglie della guerrastanno arrivando fino alle pagine delgiornale e se avrete la pazienza di leg-gerlo ne troverete degli esempi anchesu questo numero.

    Va detto, innanzitutto, che la frattu-ra non è territoriale, non è cioè la soli-ta immancabile divisione nord-sud, oper rimanere fra noi, medici-tecnici.Non c'entra il razzismo insomma.

    Ci troviamo infatti di fronte ad unadivisione strisciante, ad una contem-poranea presenza, anche se qua e làhanno già preso il sopravvento gli unio gli altri.

    C'è anche chi ancora si dibatte e seun giorno si dipinge con gli oscuri, vio-lenti colori degli Uppigi, il giorno suc-cessivo ricorre ai tenui ed accattivantibelletti dei Preventori; c'è poi chi si di-chiara equidistante, ma in cuor suo hagià preso partito; forse già ci sono gliinfiltrati, gli 007, le spie per l'uno o perl'altro degli schieramenti,. ma su questonon posso giurare, come è facilmentecomprensibile.

    Attento, dunque, popolo SNOP:fuori dalle mura potrebbe apparire daun giorno all'altro una grande statua li-gnea, in forma equestre. Non andatesubito inneggiando al dono divino, maaccertatevi piuttosto che l'idolo nonsia cavo e che nel suo interno non ab-biano trovato posto bande di ex-ispettori muniti di taglienti 547 o frottedi eminenti ricercatori armati di graficiacuminati.

    Le cittadelle fortificate si conquista-no anche così.

    Giallolimone

  • COMPARTO CHIMICA 5

    Non essendo questa la sede per unaapprofondita trattazione teorica sul fe-nomeno fisico "elettricità statica" ci li-mitiamo a riportare alcune indicazionigenerali e precauzioni applicative, utilicome riferimento per una corretta mo-vimentazione di sostanze da fusti, ser-batoi e mezzi mobili.

    Nel seguito si userà la parola con-duttore (o isolante) con riferimento al-l'elettricità statica (alti voltaggi in cor-rente continua) per cui classificheremocome tali i liquidi con resistenza speci-fica.

    Pavimenti o strutture in cemento,piastrellature, legno non trattato, gri-glie metalliche sono sufficientementeconduttivi.

    Diventano isolanti se rivestiti o ver-niciati di plastiche, gomme o resinenon specificamente conduttive, (adesempio la maggior parte delle resine,epossidiche), asfalti, sporco di grassood olio.

    Le cariche elettrostatiche si determi-nano principalmente durante la movi-mentazione di liquidi e solidi: si costi-tuisce un deficit o un eccesso di elet-troni quando due corpi diversi sonoposti in contatto e separati senza la-sciare un tempo sufficiente al riequili-brio delle cariche.

    Fra i numerosissimi esempi possibilicitiamo:a) un solvente non conduttivo che

    fluisce da un tubo metallico messoa terra;

    b) una polvere versata da un fustinocon sacco contenitore interno inplastica non conduttiva;

    c) lo svolgimento di rotoli di carta oplastica;

    d) la miscelazione di un liquido nonconduttivo in un reattore agitatomesso a terra;

    e) un uomo che cammini con suoleisolanti su un pavimento isolante.(Un altro meccanismo di formazione

    di cariche elettrostatiche è l'induzio-ne).

    Poiché le cariche accumulate sono"mobili" in un corpo conduttore e fissein un isolante, per avere delle differen-ze apprezzabili delle due sostanze se-parate bruscamente almeno una nondovrà essere conduttrice.

    Una volta accumulate le carichetenderanno immediatamente a neu-tralizzarsi (rilassamento delle cariche)più o meno velocemente in funzionedelle caratteristiche isolanti del mate-riale e delle condizioni ambientali conrelativa possibilità di scarica a terra.

    Se il rilassamento (esponenziale neltempo) della tensione prosegue fino aristabilire l'equilibrio tutto va bene. Al-trimenti, per perturbazione o eccessodi accumulo, si ha una scarica attra-

    ELETTRICITÀ STATICA EDALTRI PROBLEMI NELLAMOVIMENTAZIONE DAFUSTI, SERBATOI, MEZZI

    MOBILI

    verso l'atmosfera, con potenze anchemolto elevate.

    Se in atmosfera è presente una mi-scela infiammabile e l'energia liberataè superiore alla minima energia di ac-censione della stessa si ha l'esplosione.

    Nonostante la relativa facilità deldeterminarsi di una scarica elettrostati-ca, la presenza di gas, liquidi e polveriinfiammabili pressoché ubiquitaria ne-gli ambienti industriali, la probabilitàche i vari parametri siano ottimali con-temporaneamente è molto bassa, percui anche se tutti conosciamo adesempio bene il fenomeno "scossa", leesplosioni, o anche microesplosioni,sono molto più rare.

    Per le polveri, ma non per le misceleibride polvere-combustibile / vaporeinfiammabile, l'energia di ignizione è diordine di grandezza superiore a quelladei vapori.

    Per avere una situazione di rischiocon sufficiente accumulo e rilasci dienergia è quindi necessario sia coin-volto almeno un conduttore isolato.

    Con le inevitabili imprecisioni e su-perficialità conseguenti allo sforzo dicondensazione elenchiamo ora alcuniprincipi generali di prevenzione e suc-cessivi conseguenti interventi praticioperativi.

    Fra i riferimenti normativi oltre allospecifico Articolo 335 del DPR 547/55,si richiamano gli Articoli 358, 363, 364e 374 nonché le norme C.E.I. 64.2 conlo specifico riferimento sugli impiantidi messa a terra al Punto 14.1.03. (1).A) Messa a terra di tutti i conduttori

    (inclusi i tubi flangiati con guarni-zioni isolanti, intelaiatura e soste-gni.

    B) Mettere a terra il personale (pavi-menti non isolanti e suole di scarpeisolanti per la corrente normale maconduttive per la statica).

    C) Prevenire l'accumulo di caricheusando materiali conduttivi (solven-ti polari o acqua, cinghie e filtri an-tistatici, tubi conduttivi, PVC cari-cato per condurre).

    D) Mantenere le velocità basse (so-prattutto nei fluidi non omogenei).

    E) Ma soprattutto dare per scontatoche prima o poi ci sarà una scaricaed evitare le atmosfere esplosive (i-nertizzare; mantenere le temperatu-re dei liquidi infiammabili almeno 50C sotto il flash point; aspirare vapo-ri infiammabili; ecc.).

  • INDICAZIONI GENERALI

    Carico-scaricodi autocisterne e ferrocisterne

    Collegare equipotenzialmente la la-miera col tubo di carico.

    Infilare il braccio di carico nella ci-sterna fino a toccare il fondo.

    Iniziare il carico a bassa velocità (1m/s) fino a che il livello non salga al disopra del foro di carico per evitarespruzzi.

    Non superare mai comunque í 7m/s.

    Nel caso la cisterna abbia preceden-temente trasportato prodotti ad altatensione di vapore e si debba caricareprodotto a tensione di vapore interme-dia, che solitamente è un efficiente ge-neratore di cariche, non superare maila velocità di 1 m/s "switch loading".

    Attendere almeno 30 secondi primadi estrarre il braccio di carico a serba-toio pieno. Nel caso di "switch loding"attendere 1 minuto.

    Attendere almeno 1 minuto primadi calare il preleva campioni o il ter-mometro.

    Assicurare un tempo di rilassamentodi 30 secondi a valle dei microfiltri. Incaso di ferrocisterne il tratto di binariodeve essere isolato.

    I serbatoi di ... dovranno essere do-tati di contenimento e di allarme ditroppo pieno con fermata della pompadi carico o altri sistemi equivalenti perevitare traboccamenti (qualora il livel-lo/allarme non sia percepibile dalla po-sizione di carico/fermata pompa).

    Carico-scarico in-da fustiTutte le tubazioni che mettono in

    comunicazione sostanze tossiche, no-cive, corrosive o comunque pericoloseper l'esterno direttamente tramite val-vola ad apertura manuale devono es-sere rigorosamente tenute chiuse contappo cieco quando non sono utilizza-te sia per motivi di sicurezza del lavoroche per diminuire le perdite diffuse.

    Tutti i fusti riutilizzati per compostidifferenti da quelli originariamente inetichetta devono assolutamente essereprovvisti di nuova etichetta come daD.M. 3.12.1985 e precedente normati-va, con eliminazione o copertura dellaetichetta preesistente.

    Il carico da (o di) fusti di sostanze li-quide infiammabili o nocive dovrà es-sere ridotto al minimo indispensabile,adottando di preferenza linee fisse. Incaso venga effettuato con pescante,dovrà avvenire previa messa a terra ecollegamento di entrambi (pescante efusto); le bocche di carico e scaricodevono essere poste sul fondo dei re-cipienti e non causare quindi spruzzi.

    Il pescante sarà dotato di anello diaspirazione o di altro dispositivo aspi-rante di analoga efficacia.

    11 carico-scarico di-in fusti metallicidi liquidi infiammabili con pescante sa-rà opportuno effettuarlo inoltre inertiz-zando con manichetta di gas inerte abassa P (circa 0.03 Bar).

    Per i caricamenti da boccaporto dimateriale solido si suggerisce l'installa-zione di prese aspiranti a fessura, semi-circolari, di diametro leggermente su-periore a quello del boccaporto; leprese potranno essere rese stabili me-diante calamita; le operazioni di caricodovranno essere svolte mantenendo indepressione l'interno del reattore at-traverso la linea sfiati.

    11 travaso di polveri da sacchi di pla-stica non conduttiva in apparecchicontenenti solventi infiammabili, attra-verso il boccaporto, non è permesso(formazione di miscela ibrida). Il caricodovrà avvenire con l'uso di tramoggiacon valvola a serranda o rotante o conbarilotto inertizzato sul boccaportostesso. Gianandrea Gino

    Ussl .58 - via Don Gnocchi, 2Gorgonzola (Ml)tel. 02/9511557

    (1) Come norme di buona tecnica si ci-tano le NFPA 77 in inglese.

    RISULTATI DIUN'INDAGINE DICOMPARTO.ULSS 13 VENETO

    Lo SPISAL dell'Ulss n. 13 del Veneto(Montebelluna - TV) ha pubblicato i ri-sultati dell'indagine di comparto cheha eseguito nell'industria chimica.

    Si tratta di un settore un po' parti-colare rispetto all'industria chimica cuinormalmente si pensa, in quanto con-siste in 20 aziende che, occupandocomplessivamente 519 lavoratori, pos-sono essere considerate piccole azien-de.

    Inoltre la produzione è molto diver-sificata: abbiamo l'industria chimicavera e propria con produzione di pan-nelli di poliuretano, di vernici e rivesti-menti murali, di detersivi, di PVC edEVA in fogli, di gomma sintetica, dueconcerie (una al cromo ed una al tan-nino) e 8 galvaniche (cromatura, niche-latura, zincatura, ottonatura, argenta-tura, cadmiatura).

    Nella pubblicazione sono analizzati,nella prima parte, tutti questi cicli tec-nologici con i loro molteplici rischi siadi tipo igienistico ambientale che an-tinfortunistico.

    Nella seconda parte si analizza lapatologia professionale rilevata conl'indagine sanitaria. In particolare è sta-ta osservata una notevole prevalenzadi ipoacusia da rumore e di broncop-neumopatia cronica ostruttiva.

    Vengono poi avanzate delle propo-ste di bonifica per ogni singolo rischioe infine una proposta di protocollo pergli accertamenti sanitari periodici.

    Conclude la pubblicazione, che puòessere richiesta allo S.P.I.S.A.L. dellaUlss n. 13 - Piazza Carducci - 31044Montebelluna (TV), tel. 0423/281516,una bibliografia sull'argomento.

  • Ciò che oggi è l'Azienda Colore Na-zionale Affini - Chimica Organica (AC-NA C.O. Gruppo Montedison), preseorigine nel 1882 con l'insediamento aCengio di una piccola fabbrica di dina-mite poi denominata SIPE. Già dalleorigini l'insediamento evidenziò gravielementi di contrasto con l'ambiente ela salubrità pubblica.

    Nel 1909 si chiusero i primi pozzi suordinanza del Pretore di Mondovì. Sievidenziava una delle più singolari pe-culiarità di questo insediamento: lafabbrica era collocata sulla riva destradella Bormida di Millesimo, in territorioligure ma a ridosso del confine col Pie-monte. Il fiume, che in Liguria nasce evi viene inquinato, subito scorre nellavalle piemontese, là trasportando e dif-fondendo il proprio carico di nocività edi degrado.

    Nel 1916 vediamo in Consiglio pro-vinciale a Cuneo le proteste delle po-polazioni danneggiate dall'inquina-mento.

    Nel corso della prima guerra mon-diale, la fabbrica occupava circa 5.000addetti.

    Nel 1922 la fabbrica va a tacitarecon denaro i reclami delle popolazionia seguito dell'inquinamento dei pozzi.La SIPE divenne ACNA Montecatini ela lavorazione si rivolse alla produzionedi intermedi per coloranti e per farma-ceutici. Nel 1931 gli occupati erano717.

    Nel periodo compreso fra la guerrad'Africa e la seconda guerra mondiale,riprese la produzione di materialeesplodente. L'occupazione nel 1942salì a 2431 addetti.

    Nel 1938 circa 600 contadini citaro-no I'ACNA per i danni causati dall'in-quinamento sia idrico che atmosferico.Il processo si concluse nel 1962 conl'assoluzione dell'ACNA e la condannadei contadini a pagare le spese proces-suali. Stessa sorte per la denunciasporta contro I'ACNA dalla provinciadi Asti e da otto comuni piemontesi:nel 1982 la fabbrica fu condannata peril reato di adulterazione di cui all'art.400 C.P., per poi essere prosciolta nel1983 in appello, così come era accadu-to per la denuncia fatta nel 1970 dalsindaco di Acqui Terme per l'avvelena-mento di acque pubbliche. Il tribunaledi Acqui T. prosciolse l'industria chimi-ca nel 1978.

    Nel dopoguerra la vicenda si snodafra chiusure di pozzi, acquedotti, pro-teste dei valligiani ed anche arresti de-gli stessi.

    L'inquinamento e il degrado del ter-ritorio è tale che viene costituita nel1964 una commissione interministeria-le per lo studio e la risoluzione del pro-blema della Bormida. La commissioneviene sciolta nel 1966 ed il problema

    UN CASO: L'ACNA C.ODI CENGIO

    demandato ad altra commissione.L'ACNA seguì anche la strada di

    massicce assunzioni fra i contadini del-la vallata al fine di rendere "socialmen-te compatibile" la fabbrica: nacquecosì la figura dell'operaio-contadino.

    Uno scambio ineguale: accettare ildegrado ambientale per un lavoro,magari nocivo, ma che in molti casi,per questi operai-contadini, rappresen-tava una integrazione del reddito agri-colo originario.

    Dal 1950 l'occupazione fluttuerà frai 1600 ed i 2000 addetti, con una bru-sca caduta, alla fine degli anni '70, agliattuali 700-800 occupati. II ridimensio-namento, realizzato anche attraversol'uso massiccio della cassa integrazio-ne, era il segno della ristrutturazioneche ha investito l'industria in quegli

    0

    anni: la fabbrica non era più la minierainesauribile di lavoro e reddito, loscambio di cui si diceva prima si è in-terrotto, le contraddizioni, non più am-mortizzabili, si sono fatte stridenti: sefino al 1960 erano esterne, legate all'in-quinamento del territorio, da queglianni in poi il conflitto si sposterà all'in-terno degli ambienti di lavoro, sui te 'midella nocività delle sostanze lavorate edella sicurezza degli impianti.

    Nel 1971 iniziarono i primi rapporticon l'Istituto di medicina del lavorodell'Università di Pavia. L'anno succes-sivo vinne chiuso e demolito il RepartoBASI, (nel 1962 era stato chiuso ancheil Reparto Betanaftilamina).

    Nel 1977 prendono corpo i primi in-terventi del servizio regionale di tuteladella salute di lavoratori, basati sullasoggettività operaia espressa attraver-so il gruppo omogeneo.

    Vengono avviate discutibili inziativequali la formazione di una commissio-ne di studio sulla tossicità e cancero-genicità di tutti i composti chimici pre-senti all'Acna. L'iniziativa è discutibilein quanto a fronte, è vero,di molte so-stanze a caratteristiche tossicologichesconosciute, vi sono moltissime altresostanze a cancerogenicità e tossicitànota e in relazione alle quali nessun in-tervento di prevenzione primaria ven-ne avviato; inoltre la commissione po-teva accedere alle informazioni indi-spensabili (banche dati, notizie tossico-logiche, letteratura internazionale,ecc.) solo attraverso la mediazione, o ilfiltro, della Montedison.

    Intanto, a seguito del processo a ca-rico dell'Ipca di Ciriè, viene avviato daltribunale di Savona un procedimentogiudiziario avverso I'Acna per i morti dicancro alle vescica.

    Il procedimento, iniziato nel 1977, siconclude nel 1984 con una condannaper omicidio colposo di due dirigentisu dieci inquisiti. 11 sindacato, del qualeera stata ammessa la costituzione qua-le parte civile, si ritira dal processo ac-cettando un compenso di 50 milioni dilire. Stessa sorte per i familiari delle vit-time uccise da neoplasia professionale,(ne furono riconosciuti, ai fini proces-suali, circa una quarantina di casi).

    Nel 1979, il reparto Cloruro di Allu-minio esplode, provocando due morti.Gli infortuni e gli incidenti all'Acna nonsono mai stati numerosi, ma quasisempre con esiti assai gravi.

    Intanto la produzione deli'Acna si ri-volge agli intermedi organici per pro-dotti chimici, denaturanti per solventi,ausiliari per gomma, intermedi per far-maci e prodotti veterinari, ausiliari perresine poliuretaniche, additivi per gli-cole, prodotti inorganici.

    In tema di ambiente di lavoro, l'ini-ziativa sindacale oltre a partire tardi,

  • finì abbastanza presto, soffocata anchedalla selvaggia ristrutturazione allaquale fu sottoposta la fabbrica: nel girodi pochi anni l'occupazione fu dimez-zata e si persero come abbiamo vistocirca 800 posti di lavoro.

    In ogni caso all'Acna la nuova me-todologia di intervento basata sullasoggettività operaia, sulla non delega,sul gruppo omogeneo come soggettoattivo, sull'informazione e socializza-zione delle conoscenze, nei fatti nonaveva mai attecchito, in quanto le purbrevi esperienze di applicazione ave-vano assunto caratteri verticistici e bu-rocratici.

    Dai primi momenti di denuncia del-la nocività nata in fabbrica e alla suc-cessiva presa di coscienza della naturae della entità dei rischi, non fece segui-to l'avvio di un processo reale di boni-fica, risanamento e controllo degli am-bienti di lavoro. Prosperarono invecestudi, indagini, ricerche, monitoraggi,osservazioni, molto spesso inutili, ripe-titive e dall'esito scontato.

    In un seminario tenutosi a Cengionel maggio 1980, un illustre scienziatoesibiva una tabella sullo sviluppo stori-co delle incidenze di cancerogenicitànell'uomo di una serie di sostanze frale quali segnaliamo le seguenti: per la Bnaftilamina la chiara evidenza risale al1935 (prime ipotesi fine '800), per labenzidina al 1950 (prime ipotesi fine' 800), per il 4-amminodifenile al 1950(prime ipotesi fine '800), per il benzeneal 1960 (prime ipotesi 1925). Invece diattivare un programma di prevenzioneprimaria, veniva avviato nel 1984 unostudio epidemiologico caso-controllosul tumore alla vescica dal quale natu-

    ralmente risultò che il rischio era mol-to elevato per i lavoratori dell'Acnaesposti ad ammine aromatiche!

    Nel merito si ritiene di segnalare ilrapporto OMS/IARC/CEC su "prioritànella epidemiologia dei tumori daesposizione lavorativa" (Rassegna dimedicina dei lavoratori anno 1987 n. 6pagg. 348-355), laddove si tenta di ca-pire perché i ricercatori tendono a ri-petere studi su fattori di rischio già in-dagati.

    Si tenga presente che il Ministerodel Lavoro aveva emanato nel 1979 lacircolare 46 per la prevenzione dei ri-schi da ammine aromatiche, dividendotali sostanze in tre gruppi: nel primo siindicavano le ammine la cui evidenzadi cancerogenicità era elevata, nel se-condo le ammine per le quali vi eranoindizi di cancerogenicità, nel terzo tut-te le restanti ammine aromatiche, perle quali l'approccio doveva basarsi sul-la presunzione di rischio, almeno sinoa prova contraria.

    La situazione e il contesto Acna so-no così anomali che al servizio di igie-ne e sicurezza nel lavoro dell'Usl insostanza non è mai stato consentitoun approccio organico. L'unica validaesperienza di controllo sull'Azienda furealizzata attraverso una applicazioneestensiva dell'art. 48 D.P.R. 303/56 suNuovi Impianti - Notifiche all'Usl.

    Secondo tale interpretazione, del re-sto suffragata dalla giurisprudenza siadi merito che di legittimità, l'obbligodi notifica va esteso anche ai cambi dilavorazione presso lo stesso impianto,alle modifiche impiantistiche anchenon comportanti interventi di tipo edi-lizio, alla sostituzione di materie prime

    o ausiliari di lavorazione (ad es. i sol-venti), alle produzioni sperimentali pur-ché su scala industriale. Attraverso laprescrizione di disposizioni si rese vin-colante l'applicazione delle misure pre-viste dalla circolare 46/79, si incise sul-la parte impiantistica (ad es. cicli chiu-si), sulle misure organizzative ed igieni-che, sull'organizzazione del lavoro, su-gli accertamenti sanitari periodici esugli strumenti informativi, il tutto conil coinvolgimento e la partecipazionedelle organizzazioni sindacali aziendali.

    Questa esperienza, fu presto inter-rotta ed accantonata.

    Il caio dell'interesse e della tensioneideale, per quanto riguarda i problemidella nocività negli ambienti di lavoro,era passato nelle organizzazioni sinda-cali e si era confermato fra i lavoratori,sia per ragioni di ordine locale che pertendenze di ordine più vasto e com-plessivo.

    Era però registrabile nel paese e nel-la società civile la crescita generalizza-ta e prepotente di una forte sensibilitàambientalista. Gli ambiti del movimen-to si erano ritrasferiti dall'interno all'e-sterno della fabbrica, dai lavoratori aicittadini inquinati.

    Si ponevano così le basi di quel con-trasto artificioso che presto sarebbeemerso fra le popolazioni danneggiatedal dissesto ambientale ed i lavoratoridelle fabbriche inquinanti, opportuna-mente intimoriti e strumentalizzati daiveri responsabili del degrado.

    L'impatto ambientale dell'Acna è ri-conducibile ai tradizionali tre vettori:aria, suolo, acqua.

    Le emissioni atmosferiche sono didue tipi: quelle originate dalla centrale

  • termica alimentata ad olio combustibi-le e quelle che derivano dalle lavora-zioni, che sono sia diffuse che localiz-zate (ve ne sono più di cento). Le so-stanze emerse sono, oltre a quelle tipi-che quali 502 ed NOx, solventi, pro-dotti in polvere, sostanze organiche divaria natura, ammoniaca, trielina, ecc.L'Azienda prevede a breve di alimenta-re a metano la centrale termica.

    I rifiuti solidi ammontano a circa70.000 t/anno e sono composti daifanghi del depuratore (17.000 t/anno) edagli scarti di lavorazione. Nel corso diun secolo, l'insediamento industrialeha utilizzato i propri rifiuti per crearsiun'area di espansione, al punto che lastessa ansa del fiume che cinge [o sta-bilimento è stata deviata.

    Poco si conosce sullo smaltimento ela destinazione a discarica dei rifiutisolidi.

    Il problema più grave è però semprestato quello della depurazione delleacque reflue. Fino all'85 l'idea era ditrasportare i reflui da trattare tramitecondotta al costruendo depuratoreconsortile di Savona; in seguito I'Acnaha optato per dotarsi di un proprio de-puratore biologico, che è entrato infunzione ne[ 1986. Ma ecco che il tan-to atteso depuratore non risolve prati-camente nulla: la sfiducia della genteverso le istituzioni diviene massima enasce in Piemonte un fortissimo movi-mento ambientalista per la rinascitadella Valle Bormida.

    Il depuratore non ha funzionato,benché costosissimo e di avanzataconcezione, fra le altre, per le seguen-ti ragioni:

    l'Acna preleva praticamente tutta

    l'acqua del fiume e pertanto lo scari-co coincide con il fiume stesso;il carico ed il tipo di inquinamentosono tali da rendere comunque diffi-coltoso un buon abbattimento;le acque di percolamento nei sotto-suolo della fabbrica sono inquinateproprio a causa dell'inquinamentodel sottosuolo stesso;l'alveo ed il subalveo del fiume sonopregni di sostanze inquinanti chevengono cedute alle acque per untratto di almeno 70-80 km.In tale particolare situazione la legge

    Merli mostra tutti i suoi limiti.Le correnti inquinanti sono di tre ti-

    pi:- quella a basso carico, con una por-

    tata di 1.800 mc/h, viene neutralizza-ta, decantata e scaricata;quella a medio carico, di 300 mc/h,va al depuratore biologico di cui so-pra;la corrente ad alto carico, 20 mc/h,viene concentrata e stoccata in atte-sa di essere distrutta in un forno diincenerimento in corso di progetta-zione.Vista la sostanziale non recuperabili-

    tà della situazione con i normali stru-menti legislativi e di intervento, su ini-ziativa della Regione Piemonte, ed inseguito della Regione Liguria, in uncontesto di crescente malessere e ten-sione sociale, la Val Bormida viene di-chiarata dal Consiglio dei Ministri nellaseduta del 27 novembre 1987 area adelevato rischio di crisi ambientale aisensi dell'art. 6 della legge 349186 isti-tutiva del Ministero dell'Ambiente.

    Da quella data inizia un confrontoserrato, anche molto aspro e dramma-

    tico, fra coloro, per lo più piemontesi, iquali ritengono che il risanamentopossa realizzarsi solo con la chiusuradella fabbrica, e coloro, per lo più ligu-ri, che tendono ad una conservazionee tutela dell'Acna. La spaccatura è "re-gionale", ed attraversa le stesse forzepolitiche; il Piemonte "ambientalista"ed la Liguria "industrialista". Il nodo, equesta è la situazione a tutt'oggi, ri-guarda la compatibilità ambientaledel['Acna.

    Il caso Acna riteniamo sia esemplaredi un contrasto apparentemente insa-nabile fra [e ragioni della produzione equelle dell'ambiente così come già eraemerso per la questione Farmoplant diMassa Carrara. Certo una considera-zione riteniamo di doverla fare. A no-stro avviso vi sono segnali evidenti diuna riappropriazione da parte dellagente della rappresentanza dei propriinteressi collettivi fondamentali, fra cuiappunto un ambiente vivibile. Questariappropriazione non va contrastatacon argomenti e vezzi parascientifici dichi sa o di chi ha capito tutto in anti-cipo, ma piuttosto indirizzata ed aiuta-ta anche attraverso una corretta ecompleta socializzazione delle infor-mazioni in possesso dell'Ente pubblico.

    Corrado CirioRenzo Ferraro

    Servizio di igiene e sicurezzanel lavoro Usi 6

    via del Collegio, 18 - 17043 Carcare

    NOTA DELLA REDAZIONE: il servi-zio di tutela della salute nei luoghi dilavoro della Usi n. 6 è composto soloda un tecnico e a tempo parziale dauna asv e un amministrativo.

  • AGGIORNAMENTI SCHEDE REGIONALI

    PROPOSTA D12° PIANO SANITARIO

    La proposta del 2° Piano sanitarioregionale, si compone di una legge dipiano e di numerosi allegati: Igienepubblica, prevenzione nei luoghi di la-voro, igiene veterinaria, servizi diemergenza, urgenza, neoplasie, malat-tie cardiovascolari, nefropatie; saluteper gli anziani, salute mentale, assi-stenza e recupero tossicodipendenti,salute della donna, salute dell'infanziae dell'età evolutiva, attivazione dei di-stretti e riqualificazione dell'assistenzasanitaria di base, riorganizzazione deipresidi ospedalieri, educazione alla sa-lute, sviluppo del sistema informativosanitario, qualificazione dei processigestionali e decisionali, azione pro-grammatica della formazione nel 2°Piano sanitario regionale.

    Come si vede, si tratta di un'operadi vasta portata che la Regione inten-de rendere operante in tempi brevissi-mi, scaturita da un'ampia e capillareconsultazione di forze politiche, socialie di operatori interessati.

    Gli scopi perseguiti consistono nelmantenere e consolidare le Unità sani-tarie locali per l'erogazione delle pre-stazioni del Servizio sanitario naziona-le, nell'ambito di attività programmateper il triennio.

    Importanti, a mio avviso, sono alcu-ni "vincoli" introdotti al fine di impedi-re che, da parte delle UU.SS.LL, possaverificarsi una sostanziale inosservanzadegli obblighi di programmazione loca-le della Sanità, fino a forme sanziona-torie e sostitutive nei casi di più graviinadempienze.

    Per quanto riguarda l'allegato "Pre-venzione nei luoghi di lavoro", viene ri-badita e rafforzata l'autonomia tecni-cofunzionale dei servizi di medicinapreventiva e igiene del lavoro e sonofissati standards di organici, peraltromolto lontani dalle attuali dotazioni dipersonale.

    Tali standards sono previsti in baseagli addetti alle attività produttive(Tab. 1).

    Sono, inoltre, individuati standardsdi operatività che, al di là di fissarespecifici indici numerici, meritano at-tenzione per lo sforzo di elaborare in-dicatori oggettivi di efficacia.

    Infine, sono indicati alcuni piani mi-rati di interventi prioritari: chimica,grandi rischi, prevenzione infortuni inedilizia ed agricoltura, amianto, cera-mica, comparto ospedaliero (conesclusione delle sale operatorie inquanto esiste nei servizi una esperien-za consolidata), rumore, fattori dei IVgruppo, agricoltura in riferimento all'u-so di presidi fito sanitari.

    EMILIA ROMAGNA

    Tab. 1 - Proposte di piante organiche per i Servizi di Medicinapreventiva e Igiene del Lavoro

    Figureprof.li

    fascia

    Medici Pers. Infer.Inf. prof.

    A.S.V.

    Laureatitecnici

    Diplomati

    tecnici

    Ammini-

    Arativi

    Totale

    1°fino a

    15.000

    2 2 2 3 1 10

    2°15 - 30.000

    2 2 2 5 2 13

    3°30 - 50.000

    3 3 3 6 2 17

    4°50 - 70.000

    3 3 4 8 3 21

    5°80 - 100.000

    4 4 4 10 3 25

    6°oltre

    100.000

    5 5 5 12 3 30

    nota: le fasce sono identificate in base al numero di addetti ponderati

  • Tab. 3 - Proposta di piante organiche per i PMP - Le fasce sono identificate in base al numero di abitanti

    FigureFascia prof.li

    1• Fascia < 300.000USL 2-40 [21

    Impiantistica Chimico Fisico B io-Tossicologico

    185

    e3

    Ée.c à

    2

    à4

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    -

    10

    éa018 3

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    12

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    3

    3

    1286

    3

    172

    cCg B

    139 2Fascia < 500.000

    USL 4-9-31- 75-38 151 4 12 2 5 "75 20 4 3 3 4 2 2 8 14 4 3 101 505 6 011< 800 .000

    USL 16 i11 5 15 2 5 12 22 4 4 3 5 2 3 9 16 4 4 115 115 115aa Fascia < 800000USL m eli 10 25 2 6 13 24 5 4 4 6 2 3 10 18 5 4 °"

    141141 8 149

    Tulale 41 "118 18 44 100 182 29 26 37 18 20 73 128 35 29 - 993 27 960

    USL. n. 2 - Aumentato di 3 laureati e 4 diplomati per interventi centrale elettronucelare di Caorso e di 2 laureati e 4 diplomati per per compiti IIIlivello radioprotezione

    II USL n. 31 - Aumentato di 2 laureati e 4 diplomati per III livello pesticicfi"' USL n. 28 - Aumentato di 4 laureati e 4 diplomati per il SEDI (centro di documentazione)

    Nel dare una valutazione complessi-vamente positiva del piano, vorrei evi-denziarne alcuni limiti:- una mancanza di coordinamento tra

    i vari gruppi che lo hanno redatto;assenza pressoché totale di un'otticadipartimentale degli interventi pre-ventivi, pur nell'autonomia tecnico-funzionale dei servizi;parziale riproposizione di piani miratiprevisti anche nel vecchio piano egià in gran parte "esauriti".Nella speranza che il Piano decolli

    rapidamente, anche in relazione alle ri-percussioni nazionali che la presenta-zione di un 2° Piano sanitario nella no-stra regione potrebbe avere, si vedràalla fine del triennio quale sarà stato illivello di attuazione dello stesso nellesingole USL, soprattutto per quanto ri-guarda l'adeguamento delle piante or-ganiche.

    Chi fosse interessato ad ulteriori in-formazioni sulla proposta di piano puòrivolgersi a:Dr. Alessandro Martignanio sig. Domenico Bolognesic/o Assessorato regionale alla sanitàViale Aldo Moro, 30 - 40127 BolognaTel. 051/283169 Nicoletta Tomesani

    Tab. 2 - Proposta di piante organiche per i Servizi di Igiene pubblica

    Figureprof.li

    Fascia

    d

    aE

    ° cr,

    `

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    EE¢

    o àI- a

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    '2 -io 1I- =

    1a fascia < 50.000USL 1-6-7-8-11-13-18-19-2125-26-30-32-342a Fasciada 50.000 a 100.000USL 3-5-10-12-14-15-20-2223-24-33-37-41

    3

    4

    3

    4

    2

    2

    9

    14

    3

    4

    3

    4

    23

    32

    322

    416

    3a Fasciada 100.000 a 150.000USL 17-36 5 5 2 18 5 5 40 800

    4a Fasciada 150.000 a 200.000USL 2-9-31-35-38-39-40 7 7 3 24 6 6 53 371

    5a Fasciada 200.000 a 300.000USL 4-16 9 9 4 32 8 8 70 140

    6a Fascia > 300.000USL 27-28-29 11 11 5 43 11 10 91 91

    Totale 182 182 92 619 173 172 1.420

    Nota: le fasce sono identificate in base al numero di abitanti

  • CANCEROGENI

    Proseguiamo questo giro d'orizzontesulle opinioni di alcuni dei più attivi enoti epidemiologi italiani nel campodell'epidemiologia occupazionale conl'intervista a Pieralberto Bertazzi, pro-fessore associato in Clinica del Lavoroa Milano, oltre che uomo molto impe-gnato in campo sociale, guida ungruppo di ricerca tra i più noti in ambi-to internazionale particolarmente nelsettore degli studi di coorte.

    "Nato" come ricercatore in clinicadel Lavoro, circa dieci anni fa Bertazzisi rese conto che l'epidemiologia sipresentava come uno strumento estre-mamente utile di fronte ai problemiche attendevano la Medicina del Lavo-ro alle soglie degli anni duemila. In par-ticolare nel campo della cancerogenesichimica, tema molto sentito dai lavo-ratori oltre ché di obiettiva rilevanza,l'epidemiologia prometteva di dare deigrossi contributi anche nella cono-scenza delle basi biologiche della ma-lattia. I primi approcci furono effettuatisfruttando l'esperienza della Clinica.Nacque così la ricerca sulla coorte delCorriere della Sera. Fu quella l'occasio-ne per mettere a punto metodologie dilavoro ed anche software applicativoche sarebbero poi stati preziosi nelleindagini successive. In seguito il grup-po di ricerca si concentrò, anche susollecitazione di una unità Operativa,sullo studio di una coorte di esposti al-la produzione di pigmenti al cromo,contribuendo in maniera non trascura-bile alla definizione della cancerogeni-cità di tali composti. Studi furono poicompiuti su coorti di esposti a PCB for-maldeide. Molto importante fu anchel'esperienza dello studio della mortalitàdi una coorte di esposti a PVC cheservì soprattutto per rendersi contodella rilevanza di alcune fonti di "di-storsione" nella creazione di coorti in-dustriali. Più di recente è venuto l'im-pegno nello studio multicentríco euro-peo sulla cancerogenicità delle fibreminerali artificiali. Infine attualmente ilgruppo di Bertazzi è assorbito dallostudio prospettico della coorte degliabitanti esposti all'evento diossina, al-l'interno del quale sono previsti unaserie di studi caso-controllo sulle for-me tumorali più legate all'esposizionea diossina.

    Nella ormai consolidata attività delsuo gruppo Bertazzi ricorda come ilrapporto con i Servizi sia sempre statouna costante, ricercata oltreché solle-citata. È infatti improponibile formulareastratte ipotesi di ricerca da un centrouniversitario senza un organico con-tatto con chi il territorio lo conosce.

    Punto comune di partenza per unlavoro assieme ai Servizi è sempre sta-to quindi il riconoscimento della rile-

    INTERVISTA APIERALBERTO BERTAZZI

    vanza della questione sia in terminiscientifici che sociali. Da questa base èmolto più facile che le diverse compe-tenze concorrano all'obiettivo comu-ne. Bertazzi sottolinea l'importanzache da questo rapporto di collabora-zione ne scaturisca per il Servizio unasorta di percorso formativo circa gliaspetti di metodologia dell'"osservazio-ne pianificata". Volendo comunquedelimitare dei ruoli si può dire che lefasi da svolgere in comune sono lascelta dell'Ipotesi che va cioè indivi-duata come interesse comune; inevita-,

    bilmente il Disegno dello studio ancheperché è essenziale in questa fase re-cuperare l'esperienza del Servizio; lafase di studio di fattibilità, basato sulmateriale documentario che molto difrequente è di pertinenza del Servizio;la fase del "consenso informato" all'in-dagine, cioè del rapporto quotidianocon i lavoratori coinvolti nell'indaginestessa.

    "Nella nostra esperienza - ricordaBertazzi - i Servizi possono porsi al-cuni obiettivi di minima nella gestionedel problema della cancerogenesi oc-cupazionale, creando inoltre le basiper ulteriori avanzamenti nelle cono-scenze. Possono cioè almeno mapparele fonti informative esistenti sul proprioterritorio sia quelle formali (registri difabbrica, liste di esposti, stato delleanagrafi, ecc.) sia informali (lavoratorianziani, materiale descrittivo locale,giornalistico, ecc.) sulle condizioni igie-niche delle aziende. In ogni caso do-vrebbero dotarsi di strumenti epide-miologici di base per sfruttare al me-glio le fonti informative esistenti egiungere a formulare scale di prioritànella propria attività.

    In questo ambito Bertazzi sottolineal'importanza di creare una minima im-postazione comune tra le reti di Serviziproprio perché un problema può esse-re colto a livello di Servizio, ma ecce-dere le possibilità del Servizio stesso.La scala di tale base comune sembraessere senz'altro quella regionale. Ciòche attualmente manca a suo avvisonel bagaglio di conoscenze degli ope-ratori è soprattutto una capacità dicondurre e discutere correttamente irisultati di studi descrittivi (trasversali),più che quella di condurre studi anali-tici (eziologici).

    Sul problema del riconoscimentomedico-legale della malattia professio-nale da parte dell'Inail Bertazzi ricordache il sistema Inali adottato in Italia hadegli indubbi meriti per quel che ri-guarda il passato nella protezione dellavoratore.

    Basti pensare che per esempio negliStati Uniti il nesso tra malattia edesposizione va sempre dimostrato aposteriori, in seguito a vertenza pena-le. Quindi il sistema Inail nel passato,quando la specificità della lesione erafacile da rilevare, garantì una tempesti-vità e completezza nella salvaguardiadei lavoratori. Al giorno d'oggi però ri-schia di trasformarsi in uno strumentoobsoleto. Denunciare all'Ente assicura-tore i casi che a giudizio del Serviziohanno un qualche nesso causale conl'esposizione è quindi senz'altro auspi-cabile.

    a cura diAlberto Baldasseroni

  • CONTRIBUTISarà perché invecchio, ma a volte

    mi vengono prorompenti nostalgie esono presa dal disagio (angoscia?) nelpercepire alcune (non poche) distorsio-ni nel nostro attuale modo di operare.

    L'Operazione Prevenzione può esse-re una grossa occasione, non tanto enon solo per censire i servizi e propor-re standard, bensì per ridiscutere e ri-pensare il modello operativo.

    Serve una ampia riflessione ed ungrande impegno critico. L'essere con-vinta che fra di noi siano ancora moltele persone dotate di sane menti pen-santi, di intelligenza vivace, di fantasia,capaci di cogliere i problemi reali ed ingrado di far funzionare in modo dialet-tico ed elastico la loro materia grigia,mi fa sperare che da tutta questa"operazione" possa sortire la spinta inavanti per modificare la realtà del no-stro operare attuale che talvolta mi la-scia "perplessa".

    Questa convinzione mi spinge adesprimere un disagio che mi sembraserpeggi, sotto sotto, fra altri, e non siasolo mio, anche se purtroppo non haancora trovato una espressione chiara.

    Ed allora inizio, buttando là alcunispunti per una riflessione, anche per-ché il disagio inespresso crea nevrosi enon vorrei ritrovarmi a "somatizzare"con "coccoloni", afasie, parestesie edaltre diavolerie di questo genere.

    Quando sono stati trasferiti alle UssIi compiti dell'Ispettorato del Lavoro,molti di noi hanno avuto reazioni ne-gative (i "preventori puri" non voleva-no fare "i poliziotti"), altri hanno accol-to con entusiasmo l'evento, quasi fos-se una panacea per tutti i mali ("final-mente, ve la faremo vedere noi ades-so!").

    Con gli anni Io scompiglio all'internodei servizi si è ricomposto.

    Abbiamo scelto la dizione "funzionidi vigilanza" anziché "attività di poliziagiudiziaria", proprio perché volevamoribadire con forza che non dovevacrearsi una negativa separazione fraoperatori (gli U.P.G. e gli altri").

    UNA LETTERA

    Considerazioni diuna "ex giovane" nel bel mezzodella Operazione Prevenzione

    Si è più volte affermato che le fun-zioni di vigilanza sono ben integratecon tutte le altre funzioni ed attivitàsvolte dai servizi nei loro piani pro-grammati di prevenzione.

    All'ultimo nostro convegno naziona-le Volturo diceva: "... non costituisco-no una attività separata dalle altre al-l'interno del modello operativo, néespletata da un corpo separato di ad-detti, bensì consistono in una ulterioremodalità e strumento per leggere ilcomplesso dei compiti e per persegui-re gli obiettivi di prevenzione, ossia lavigilanza è una sorta di comune deno-minatore nel lavoro di tutti gli operato-ri".

    Giusto, ma in non poche situazionisi sono create "distorsioni" pericolose(pericolose per la prevenzione), nelsenso che gli operatori, più diffusa-mente di quanto si può pensare, sonoarrivati ad assimilare tout-court la vigi-lanza con la prevenzione, non consi-derandola "strumento", ma fine.

    Ciò ha comportato più sopralluoghi"a raffica", più verbali, più rapporti, piùprescrizioni, da un lato, meno indagini,meno approfondimenti critici, menoinformazione, meno formazione, dal-l'altro.

    Il complesso di problematiche ine-renti le aziende non si può analizzareunicamente sulla base degli articoli dilegge; una azienda (né tanto meno uncomparto) non si legge, né si descrivesolo con i DPR o i codici, ma facendobuon uso di tutti gli strumenti che l'e-sperienza di tanti anni dovrebbe aversaputo fornire alla nostra professionali-tà.

    Noi non siamo le "brigate sanità",neppure forze dell'ordine, bensì opera-tori della prevenzione ("tecnici dellaprevenzione", come ha ribadito Tonellial convegno di Genova).

    Nel leggere alcuni questionari perl'Operazione Prevenzione, mi ha presoun attimo di sconforto: situazioni cheversano in una cronica carenza di or-ganico in cui i pochi operatori presentiriescono ad "accedere fisicamente" adun numero impressionante di imprese.O siamo diventati dei "genii del colpod'occhio", o la qualità del nostro lavo-ro rischia veramente di scadere!

    Ho letto con piacere gli appunti "in-terni" sulla formazione e quelli sullapromozione della salute nei luoghi dilavoro.

    Vi si respira una sana aria di seriacritica e di spinta verso rinnovamentiben meditati.

    Se crediamo ancora nel nostro lavo-ro, dobbiamo riprendere a muovercicon convinzione per "l'arricchimentoculturale e formativo delle nostreesperienze e della nostra capacità dilettura ed intervento nella realtà", nonpossiamo permetterci il lusso di accon-tentarci di metodi, metodologie e con-tenuti già acquisiti che hanno trovatola loro sistematizzazione in un comodotran-tran, senza scosse né ripensamen-ti (pena l'estinzione).

    e

  • Le norme attualmente in vigore nelcampo della sicurezza del lavoro sonoin massima parte formulate in manieragenerica e largamente superate dalprogresso tecnologico verificatosi dalladata della loro emanazione ad oggi. Alriguardo basti pensare, ad esempio,che nel DPR 547155 gli articoli relativialle presse meccaniche sono 5 mentrele raccomandazioni della CEE (non an-cora recepite nel nostro ordinamento)regolamentano parte dello stesso temain un centinaio di articoli assai precisie specifici.

    E chiaro che se si potessero averenorme specifiche e precise per ogni ti-po di macchina, si porrebbero i desti-natari nelle condizioni di assolvere ailoro compiti in maniera corretta, inquanto le norme stesse si presterebbe-ro ad uno sola interpretazione. Rima-nendo, però, l'attuale quadro normati-vo, particolare importanza assume l'or-gano di vigilanza che è chiamato perprimo ad esprimere un parere sull'ap-plicazione di quella norma generica alcaso specifico.

    Dal suo modo di "leggere" la normaquasi sempre dipende l'inizio, la prose-cuzione e la conclusione dell'inchiestagiudiziaria.

    Non si può evitare, quindi, parlandodi sicurezza sul lavoro di analizzare ilfunzionamento degli organi di vigilan-za.

    Sappiamo tutti che fino al 1982 talefunzione è stata assolta dall'Ispettoratodel Lavoro. Già dal 1968 però, e so-prattutto negli anni '70, fu avvertita lanecessità di adeguare questa strutturaalle esigenze dei tempi visto che ['an-damento del fenomeno infortunisticoaveva assunto aspetti di particolaregravità ed erano accaduti, anche perla mancata vigilanza, fatti come Seve-so e Ciriè.

    Dopo simili eventi si cercò di corre-re ai ripari. Il Ministero del lavoro, in-fatti, costituì dei gruppi di lavoro com-posti da Ispettori del Lavoro, funzionariEnpi, ANCC e dei Laboratori d'Igiene eProfilassi nonché dei Servizi di medici-na preventiva degli Enti Locali. il com-pito assegnato a tali gruppi, era alme-no in teoria, quello di controllare leaziende più pericolose esistenti nellevarie provincie.

    Già prima di iniziare ad operare pe-rò si dovettero superare difficoltà divario ordine, come la differente prepa-razione ed esperienza e non ultimecerte difficoltà originate da egoismi ditipo corporativo.

    Dopo una lunga fase preparatoria igruppi iniziarono l'attività anche in To-scana, ma dopo pochi mesi tutto sisciolse come neve al sole. In particola-re, a Pisa, il gruppo dopo aver control-lato due aziende in tempi brevi dimo-

    LA SICUREZZA SUILUOGHI DI LAVORO

    DOPO I FATTI DIRAVENNA

    strando capacità e competenza, fu in-caricato di controllare uno stabilimen-to appartenente ad uno dei gruppi in-dustriali più grossi del nostro paese. L'i-spezione procedeva assai bene da cir-ca un mese quando arrivò categoricoe senza alcuna motivazione, l'ordine disospendere ogni controllo. Le protestedi tutti i funzionari, degli Enti coinvoltinonché dei sindacati, furono vane: l'i-spezione fu bloccata e il gruppo di-sciolto.

    Dopo il disastro di Seveso, questaesperienza negativa dimostrava che itempi erano maturi per togliere all'I-spettorato del Lavoro i compiti in fattodi sicurezza per trasferirli alle Ussl.

    L'interesse della collettività avrebbevoluto che questo passaggio di com-petenze così importanti avvenisse gra-dualmente, senza traumi e almenonella prima fase l'Ispettorato del Lavo-ro avrebbe dovuto fornire alle UssI l'as-sistenza necessaria.

    La regione Toscana inviò una richie-sta in tal senso, ma gli fu risposto chela consulenza operativa sul camponon poteva essere accordata in quan-to "(la richiesta stessa) appariva dub-biosa sotto il profilo della legittimità,atteso la diversa figura giuridica ed ipiù ampi poteri e competenze degliIspettorati del Lavoro nei confronti deifunzionari Ussl".

    Cito questo fatto perché, a mio pa-rere, ha contribuito non poco a crearedisservizi e di riflesso anche disfunzioninelle Ussl.

    Sono trascorsi ormai 6 anni dai pas-saggio di queste competenze ed oggisi fa un gran parlare di "riforma della ri-forma sanitaria" soprattutto dopo l'in-fortunio plurimo di Ravenna, fattoquesto, interpretato da molti come ri-sultato dell'inefficienza delle Ussl. Amio parere esso si presta a considera-zioni assai diverse.

    A differenza di Seveso, dove [e cau-se dei disastro erano da ricercare incarenze tecniche degli impianti e nellainefficienza degli organi di vigilanza,Ravenna rappresenta un caso moltopiù complesso ed articolato in quantonel fatto si ravvisano non solo le stessecause di Seveso, ma anche forme dicottimisrno e di lavoro nero degne diun paese del terzo mondo. Ricordoche i quel cantiere dove morirono unanno fa 13 operai furono accertateinosservanze di norme di legge relativeanche alle assicurazioni sociali, all'ora-rio di lavoro, agli appalti ecc.

    La causa diretta della morte delle 13vittime, infatti, è certamente da ricer-care nella non sicurezza degli impiantima forse l'organizzazione (o la disorga-nizzazione) del lavoro è la vera causa.Basti pensare che fra di essi vi eranopersone non assicurate, alcuni di [oroerano al primo giorno di impiego, ap-partenenti ad aziende diverse e co-stretti ad operare a stretto contatto digomito e senza alcun coordinamentoper l'esecuzione dei lavori. Il risultato èstato che mentre uno lavorava dentroad un cassone posto nella parte piùbassa della stiva, le cui pareti interneerano coibentate con materiale plasti-co, un altro lavoratore appartenentead un'altra azienda, ignaro di ciò, visaldava sopra determinando l'incendioe quindi la produzione delle sostanzetossiche che causavano la morte ditutti i presenti.

    Se l'organizzazione del lavoro fossestata diversa o meglio se nel caso spe-

  • cifico fossero state rispettate almeno ledisposizioni di legge in materia di ap-palti e subappalti, ritengo che il fattopoteva essere evitato.

    Questo episodio rappresenta megliodi qualunque altro quali risultati si ot-tengono con lavoro nero e se voglia-mo anche con l'economia sommersa.

    Ho citato i fatti di Ravenna perché apartire da questi la commissione nomi-nata dal Ministero del Lavoro ha pro-posto una modifica della legge 833178nel senso di ridare all'Ispettorato delLavoro almeno i compiti di coordina-mento e di vigilanza in fatto di sicu-rezza nei luoghi di lavoro. Tale com-missione ha anche proposto il poten-ziamento di tale Ufficio con l'assunzio-ne di 2.000 nuovi funzionari.

    A me sembra che nel nostro paesea volte si sia tentati di prendere deci-sioni sull'onda emotiva di fatti partico-larmente gravi, senza ricercare all'origi-ne le cause che determinano simili fe-nomeni.

    Prima ancora di procedere in questaanalisi voglio sottolineare che con ilpassaggio delle competenze alle UssI siè avuto un miglioramento della vigi-lanza anche solo per le seguenti con-siderazioni:1) prima del 1982 l'Ispettorato del La-

    voro aveva poco personale e scar-sissimi strumenti d'indagine. A que-sto riguardo ricordo che per farecerti controlli ci si doveva rivolgereai laboratori d'igiene e profilassi coni quali, nonostante la "diversa figuragiuridica" abbiamo collaborato afungo;

    2) dopo il 1982 le UssI hano avutomolto più personale disponendo an-

    che di una vasta gamma di stru-menti. Nella sola provincia di Pisaprima vi erano due Ispettori mentreoggi le UssI possono contare su 7funzionari (escludendo quelli assurtiai compiti ex ENPI e ANCC) forniti dibuoni mezzi di controllo.Ne deriva che le UssI, al momento

    attuale, ed almeno in Toscana, forni-scono servizi migliori di quelli fornitidall'Ispettorato del Lavoro. Ciò non si-gnifica che i servizi UssI siano sufficien-ti alle necessità e le condizioni di lavo-ro nelle nostre aziende ne sono la con-ferma.

    D'altro canto bisogna rilevare, cosìcome il caso Ravenna insegna, che nelcampo della tutela del lavoro vi sonoaltri aspetti di particolare gravità comelo sfruttamento dei minori, i subappal-ti, l'evasione contributiva che secon-do alcune stime si aggira sui 10120.000miliardi di lire. Aspetti, questi, che lavigilanza dell'Ispettorato dei Lavoronon è sufficiente a circoscrivere ed an-nullare.

    Se questa è la situazione, non mipare opportuno riassegnare all'Ispetto-rato del Lavoro parte o tutti i compititoltigli con la legge 833. Questo Ufficioha già molto lavoro con i soli compitiamministrativi che ha attualmente.

    Ma a guardar bene i fatti, come Se-veso e Ravenna ci insegnano, per mi-gliorare le condizioni di vita e di lavorosi debbono ricercare altre vie che nonsono quelle del potenziamento degliorgani di vigilanza, solamente. Queste,per la verità, sono già state tracciatema non ancora percorse. Mi riferisco,tra l'altro:a) alla necessità di controllare preven-

    tivamente le macchine e gli impian-ti prima che vengano immessi sulmercato. Attualmente chiunquepuò costruire e vendere macchine(a parte gli apparecchi di solleva-mento e i recipienti a pressione)senza alcun controllo.E appena il caso di rilevare che "l'er-rore" di un costruttore nel progetta-re una macchina si ripercuote sututte quelle che riesce a venderemoltiplicando, così, l'errore stesso ei possibili danni.I sistemi possono essere diversi: dalcontrollo sistematico al controllodei prototipi così come in altri paesiavviene da tempo.Tale compito dovrebbe essere as-sunto dall'ISPELS.

    b) Alla istituzione dei servizi aziendalio interaziendali di igiene e sicurez-za, dotati di autonomia e professio-nalità, con il compito di provvedereanche con le rappresentanze azien-dali dei lavoratori, all'accertamentoperiodico dell'efficacia delle misuredi sicurezza.Istituendo servizi di questo generesi avrebbe la certezza di un certocontrollo, indipendentemente dal-l'efficacia dell'organo di vigilanza.

    c) All'aggiornamento dei codici, rece-pendo tutte le direttive emanatedalla CEE.Dopo aver fatto ciò e valutato i ri-

    sultati, si potranno utilmente apporta-re anche eventuali correzioni nella or-ganizzazione della vigilanza.

    Vasco CarnevaliIspettore del lavoro - Pisa

  • INIZIATIVE SNOPOperazione Prevenzione

    Quanti sono gli operatori e le strut-ture che oggi, a 10 anni dalla legge n.833, il Servizio Sanitario Nazionale im-pegna nel settore della prevenzione edella vigilanza negli ambienti di lavoro?Quali i loro mezzi, le loro capacità?

    Quale il loro futuro? E soprattutto,quale futuro per la prevenzione nelnostro Paese?

    La riforma sanitaria è da "riformare"o piuttosto da applicare? Finora cosa èstato è stato fatto?

    II modello d'intervento globale, ilprogetto d'integrare in un unico siste-ma 1 rete tutte le funzioni in tema ditutela della salute e della sicurezza deilavoratori, la cultura della programma-zione partecipata, vanno accantonatio possono invece divenire realmenteobiettivo prioritario dei processo rifor-matore?

    Dal bilancio di questi anni delle resi-stenze, dei ritardi, delle inefficienze,ma anche delle innumerevoli significa-tive esperienze, alla proposta di unaréte di servizi distribuiti in tutto il terri-torio nazionale, all'interno di una pia-nificazione delle attività di prevenzionenegli ambienti di lavoro e di vita, dairisultati della ricognizione nazionalenelle Unità Sanitarie Locali alle propo-ste di standards e di modelli omogeneid'intervento, lanciamo la nostra "ope-razione prevenzione" sperando chenon sia solo nostra e che molti deisoggetti coinvolti e interessati raccol-gano l'invito al confronto, alla discus-sione, a un'iniziativa e a un lavoro co-muni.

    Durante tutto il Convegno sarà apertoAtelier 3Sessione poster (a cura dei direttivi re-gionali e dei gruppi nazionali di lavoro)Mostra fotografica e proiezioni di au-diovisivi e videotapes.

    10° CONVEGNONAZIONALE

    OPERAZIONEPREVENZIONE

    ROMA 20-21 ottobre 1988c/o Aula Magna

    Istituto Superiore PTViale Europa, 190 - Roma EUR

    Iscrizioni al Convegno(che dà diritto agli Atti e attestato dipartecipazione)soci 70.000non soci 130.000

    Segreteria organizzativaFulvio D'Orsi - Sergio MarinettiSPISSL - USL RM 7Viale Tolstoi, 1200144 Romatel. 06/5407958

    GIOVEDI 20Ore 9,00 Registrazione dei partecipantie salutiOre 10,00 Relazioni introduttive a cu-ra della Presidenza SNOPStato dei servizi e delle strutture diprevenzione negli ambienti di lavoro;risultati della ricognizione nazionale.Il modello operativo: bilancio e rilettu-ra critica di questi dieci anni.Le proposte della SNOPOre 11,30-13,30 1 14,30-18,00Confronto e dibattitosono invitati:Istituzioni:i Ministeri della Sanità, dell'Ambiente,del Lavoro.Coordinamento Assessorati Sanità Re-gionali-ANCI-INAILIstituto Superiore di Sanità ISPESLForze sociali:CGIL-CISL-UILOrganizzazioni imprenditorialiAssociazioni AmbientalisteAssociazioni Scientifiche:Società italiana di Medicina del Lavoroe Igiene IndustrialeSocietà Italiana di Igiene Medicina Pre-ventiva e Sanità Pubblica-AIDII-SIEForze politiche - Magistratura - Uni-versitàOre 18.00 Conclusioni

    VENERDII 21Ore 9,00 Gruppi di lavoroagricolturaamiantoautomazione - ergonomia - organizza-zionecave e lapideiediliziaospedaliportitessileOre 15,00 Assemblea soci(aperta a tutti gli interlocutori)Bilancio (operazione prevenzione, atti-vità regionali, gruppi di lavoro, rappor-to con l'esterno, politica finanziaria...)Statuto: modifiche e scelte operativePiano di lavoroOre 18,00 Conclusioni del Convegno

  • Programma preliminare:Mercoledì 16: I sessione, mattinoDati epidemiologici sul Rischio Cance-rogeno nei settori della concia, pellet-teria e calzatura.

    Mercoledì 16: lI sessione, pomeriggioMetodi epidemiologici per lo studio delRischio Cancerogeno in ambiente dilavoro.

    Giovedì 77: 111 sessione, mattinaDati sperimentali sulla Cancerogenici-tà e sugli effetti genotossici dei com-posti chimici utilizzati nell'industriadella concia, pelletteria e calzatura.

    Giovedì 17: 1V sessione, pomeriggioSituazione nazionale ed impegno diprevenzione nell'industria della concia,pelletteria e calzatura.

    Venerdì 18: 1V sessione, mattina 7aparteProseguimento della IV sessione.

    Venerdì 18: V sessione, mattina 2a par-teProspettive di Ricerca e di Prevenzio-ne.

    Venerdì 18: pomeriggioDiscussione e Conclusioni dei lavoridel Convegno

    Regione Toscana - Centro Studi e Pre-venzione Oncologica - SNOPConvegno NazionaleINDUSTRIA DELLA CONCIA,PELLETTERIA E CALZATURA:RISCHIO CANCEROGENO -INIZIATIVE DI PREVENZIONEFirenze 16-18 novembre 1988Palazzo degli Affari

    Il costo dell'iscrizione al Convegno è ilseguente:- fino al 15 settembre L. 150.000- in data successiva L. 200.000Comunicazioni scientifiche e Posterdovranno essere fatte pervenire entrola data del 31 luglio.Segreteria Organizzativa: O.I.C. via G.Modena, 19 - 50121 Firenze - tel.055/578273; 577822; 571082 - telex:580071 telephax: 055/570227Ufficio di Segreteria del Convegno:- D.ssa Adele Seniori-Costantini- Doti-, Eugenio Paci- Sig.ra Patrizia Fallani- Sig.ra Antonella Barresi

    CSPO, v.le A. Volta, 17150131 Firenzetel. 055/578062

    - Dott. Alberto Baldasseroni c/oUOOML Ospedale di Desio

    A questo punto la macchina orga-nizzativa è in marcia: a noi spetta diriempire il Convegno per la sessionededicata alla Prevenzione (IV sessione)con i contenuti del nostro lavoro diquesti anni. La partecipazione all'ap-puntamento di numerosi studiosi di di-versi paesi del mondo e di accreditateAgenzie Internazionali (1ARC di Lione)rende l'occasione particolarmente sti-molante. Oltre alle relazioni che comeSNOP stiamo preparando per docu-mentare il livello d'intervento dei Ser-vizi in questi settori produttivi sarannoben accette anche comunicazioni cheabbiano come tema quello di docu-mentare i livelli di rischio, i danni allasalute, le misure preventive adottate,le misure dell'efficacia degli interventiche i Servizi delle aree territorialmentecoinvolte abbiano realizzato. Ci si vedea Firenze in novembre. Nel frattempobuon lavoro e ricordatevi della data ditermine per l'invio dei lavori (meglioprevederli fin da ora sotto forma di Po-ster): i[ 31 luglio.

    Alberto Baldasseroni

    La notevole partecipazione di ope-ratori di tutta Italia al Convegno di Ge-nova del 14 e 15 aprile ha dimostratoche il tema trattato è di notevole inte-resse, e coinvolge tutti i Servizi.

    Il bilancio è positivo non solo dalpunto di vista "quantitativo": nono-stante alcune difficoltà ad approfondi-re la discussione nei gruppi di lavoro- causate dalla disomogeneità deipartecipanti e forse ancor più dalla va-stità dei possibili argomenti da trattare- l'attenzione sempre notevole ha di-mostrato la qualità delle relazioni pre-sentate, e molti spunti hanno arricchi-to le relazioni introduttive ai gruppi.

    Crediamo che da questo Convegnoemerga principalmente una necessità:concludere la fase di sperimentazioneiniziale sul tema dei sistemi informativiautomatizzati, sistematizzando il moltoche già è stato fatto, ed avviare unafase più spinta di omogeneizzazione.

    Alcuni impegni in tal senso sonostati assunti: li sintetizziamo breve-mente, rinviando una trattazione piùapprofondita alle relazioni conclusivedei quattro gruppi di lavoro (sistemainformativo automatizzato di base,prodotti di uso industriale, verifica de-gli accertamenti sanitari periodici, igie-ne ambientale), che verranno pubbli-cate prossimamente.

    CONVEGNO SUI SISTEMIINFORMATIVIAUTOMATIZZATIUn primo bilancioGenova, 14-15 aprile 1988

    In varie regioni operano già, o sistanno costituendo, dei gruppi regio-nali che hanno come obbiettivo la rea-lizzazione di sistemi informativi auto-matizzati. In Liguria, in particolare,questa esperienza è molto sviluppataed esiste un software omogeneo, utiliz-zato da tutti i Servizi. E necessario chele varie esperienze regionali si confron-,tino, per arrivare ad ulteriori livelli diintegrazione: è possibile giungere allascadenza del Convegno nazionale di

    Roma con un primo "modello di siste-ma informativo automatizzato" chepossa fare da riferimento nazionale.

    Occorre arrivare - in tempi brevi- ad un incontro con il Coordina-mento Interregionale degli Assessoratialla Sanità per verificarne la disponibili-tà a favorire questa integrazione, an-che attraverso stimoli da inviare alleRegioni meno "vivaci".

    Notevole spazio andrà dato alle esi-genze di formazione: durante il Conve-gno è stato ricordato che in vari pro-getti esteri di informatizzazione dellaPubblica Amministrazione si arriva apercentuali del 10-15% sui costi, desti-nati alla formazione. La nascita inalcune Regioni - di Centri di Docu-mentazione per i Servizi è un segnalepositivo, che va raccolto.

    11 Convegno - su vari temi - èstato un punto di partenza, non laconclusione di un lavoro già avviato:in particolare il gruppo di lavoro sull'i-giene ambientale ha deciso di darsi ul-teriori scadenze di incontro.

    C'è molto lavoro da fare, e le ideesono tante: gli operatori - con ciòche hanno già sviluppato - hanno di-mostrato di essere particolarmentesensibili al tema, e innovativi per lecelte effettuate.

    Dario Tagini

  • AMIANTO

    Rispetto a quanto comunicato nelbollettino n. 5, si è puntata l'attenzionesoprattutto sull'attività del gruppo distudio interministeriale recentementecostituito.

    E stata presentata al Ministero dellaSanità - Direzione generale Igiene pub-blica, formale richiesta di partecipazio-ne da parte del gruppo di lavoroSNOP: tale richiesta, nonostante ancheun sollecito verbale, non è stata accol-ta (motivazione principale: "siamo giàin troppi"...). Comunque alcuni opera-tori del nostro gruppo partecipano ailavori per conto delle Regioni.

    Sono stati definiti tre diversi ambitidi studio (ambienti di vita, ambienti dilavoro e materiali contenenti amianto)sui quali la Direzione Generale IgienePubblica ha formato tre sottogruppi,cui è stato demandato di concluderecon elaborati propositivi entro il 15.6,onde permettere una conclusione ge-nerale entro il 15.10; tali conclusionidovrebbero permettere agli organicentrali (in particolare tutti i Ministericoinvolti) di trasmettere i risultati inprovvedimenti (ordinanze, circolari, di-segni di legge, ecc.).

    Si è attivato il Coordinamento degliAssessorati Sanità delle Regioni per de-finire e coordinare le modalità di par-tecipazione e di contributo ai lavoridei sottogruppi: alla prima fase di talilavori hanno partecipato operatori diPiemonte, Lombardia, Veneto, Friuli,Emilia Romagna, Liguria, Toscana, La-zio.

    Gli argomenti finora discussi sonomoltissimi e difficilmente riassumibili; èinteressante ricordare che uno dei tresottogruppi (ambienti di vita) sta riesa-minando la circolare 45 ("amianto negliedifici scolastici e ospedalieri") per unaristesura 1 aggiornamento che augura-bilmente terrà ampiamente conto del-le proposte fatte dal Coordinamentointerregionale.

    Le prospettiva complessive dei lavo-ri sono di una elaborazione piuttostocosmica... abbastanza problematicaanche in funzione dei tempi ristretti:certamente però l'iniziativa è molto in-teressante e su vari aspetti del proble-ma amianto potrebbe consentire ladefinizione di punti di riferimentoomogenei, al di là dell'effettivo rispet-to dei tempi previsti e dei provvedi-menti normativi che verranno adottati,molti dei criteri e delle acquisizioni chescaturiranno dal lavoro dei gruppi po-tranno - opportunamente diffuse -fornire utili strumenti culturali per ilcomportamento e l'intervento dei ser-vizi.

    Massimo Bruzzone

    GRUPPI DI LAVORO

    EDILIZIA

    Le motivazioni alla formazione di ungruppo di lavoro nazionale sull'inter-vento nel settore edile non hanno cer-tamente bisogno di particolari com-menti (v. SNOP 5 pag. 23): l'interesse ditutti i servizi territoriali ad una raziona-lizzazione dell'intervento, l'urgenza im-manente del fenomeno infortuni, lamancata sorveglianza sanitaria, la ri-presa di iniziative (di formazione, di de-nuncia) delle organizzazioni sindacali,anche nella discussione dell'ultimocontratto.

    La mobilità, temporaneità dei can-tieri, l'estrema frammentazione delleaziende edili, la pratica diffusa delladisaggregazione tra varie imprese dellesingole fasi del processo di costruzio-ne, il fenomeno degli appalti a cascatae non ultimo la nostra "esiguità" nume-rica rendono particolarmente com-plesso il problema.

    Dalle prime riunioni del gruppo èemersa la necessità che tutti i servizi siimpegnino comunque "realisticamen-te" in un intervento durevole nel tem-p0.

    I primi argomenti all'ordine del gior-no del gruppo sono:- il modello di intervento nelle attività

    edilizie comprensivo del sistema in-formativo delle imprese, dell'appron-tamento di strumenti operativi, diprogetti di formazione...

    - le problematiche emergenti quali laprefabbricazione, le grandi operepubbliche...

    - la questione dell'aggiornamento del-le normative.Si è avanzata l'idea di organizzare a

    fine '88 in una facoltà tecnica (ad es.Architettura a Milano) un primo mo-mento pubblico aperto ai molti sog-getti oltre ai servizi territoriali: Sindaca-to, imprese, comitati paritetici, scuoledi formazione professionale, magistrati,università...

    Il gruppo ha bisogno però di uncontributo e di un confronto più am-pio da parte dei servizi territoriali (idee,esperienze, materiali, anche in vista diun atelier specifico per il Convegno) edi una rete di referenti regionali piùdefinita.

    Rif. - Fausto Calzolari USL n. 22via Repubblica, 1140068 S. LAZZARO D1 SAVENA (Bo)Tel. 057/460067

  • OSPEDALE

    Il gruppo di lavoro, nato per stan-dardizzare l'intervento dei servizi terri-toriali di prevenzione nelle strutturesanitarie (e non solo nell'ospedale!) si èposto molti obiettivi.1) Raccogliere in modo ragionato ma-

    teriali su:- la legislazione nazionale e regio-nale sulle strutture sanitarie (ospe-dali, ambulatori, laboratori...) con ri-ferimenti normativi a standard co-struttivi anche extranazionali;- l'organizzazione del lavoro, fatto-re così importante nel determinareil "rischio" (v. a proposito la sessioneospedale nel recente convegno diIschia della Società Italiana di Ergo-nomia);- i dati su infortuni e malattie pro-fessionali e da lavoro, queste ultimepiù ampliabili, utilizzando appienola recente sentenza della Corte Co-stituzionale e più precisabili, con ,una maggiore standardizzazione deiprotocolli di sorveglianza sanitariamirata per i lavoratori esposti a ri-schio;- le indagini dei servizi territoriali(per rischi, per reparti o attivitàomogenee);- i contratti di lavoro: i loro limiti

    sulla prevenzione e sulla formazio-ne, le proposte possibili.

    2) La produzione di materiale carta-ceolvisivo mirato sia ai servizi, a co-minciare da criteri operativi stan-dardizzati per la ricerca, valutazionee bonifica per l'intervento nellestrutture sanitarie che forse miratoanche ad un pubblico più vasto,materiale divulgativo di più ampiorespiro, utilizzabile da operatori,amministrazioni, sindacato... capacedi inquadrare il problema della sicu-rezza e della qualità del lavoro nellestrutture sanitarie nel contesto piùgenerale dell'assistenza sanitaria.Insomma uno "stato di salute" degli

    ospedali nazionali, sulle carenze strut-turali e/o organizzative degli stessi, suilimiti delle attuali normative e quellelinee operative a colmare il divario evi-dente rispetto ad una assistenza ospe-daliera moderna.3) L'organizzazione di un confronto

    pubblico che non sia certo unaspontanea illustrazione di singoli la-vori monografici ma, come è nostrocostume, frutto di un lavoro collet-tivo tra operatori e interlocutori.E evidente che con un simile piano

    di lavoro gli interlocutori vanno ben aldi là dei servizi territoriali (tutti), saràlogico interessare le direzioni sanitarie,

    l'area tecnica, le scuole professionali,le organizzazioni sindacali di categoria,le società professionali (v. ad esempioil Convegno del 16 aprile a Pavia co-promosso con la Società degli aneste-sisti), le riviste del settore.

    Per rendere il lavoro del gruppo na-zionale meno dispersivo (dato che ilproblema interessa tutte le USSL) oc-corre arrivare al più presto ad averedei referenti regionali che sappianoraccogliere "il meglio" di una rete.

    Tutti coloro che sono in possesso dimateriale utile per il gruppo o che co-noscono soggetti interessati professio-nalmente al miglioramento della quali-tà del lavoro nelle strutture sanitariesono invitati a comunicare con:

    Alberto ZanottiSMPIL - USSL n. 28Via Ciamician, 2 - 40127 BolognaTel. 051/244024

    e

  • AGRICOLTURA

    II 7 maggio, all'interno della FieraAgricola di Foggia, si è tenuto il pro-grammato convegno Snop "I rischi inagricoltura: tra informazione e gestio-ne", prima uscita pubblica della nostraassociazione al Sud.

    Scopo della giornata era quello dimettere a confronto, a partire da unanostra proposta "forte", i diversi sog-getti protagonisti delle realtà agricole esanitarie nei nostro paese: Ministeri,Regioni, Associazioni di categoria, Sin-dacato, produttori di antiparassitari edi macchine agricole, ambientalisti,puntando insomma ad una piccola especifica "operazione prevenzione".

    Alcune defezioni dell'ultim'ora el'assenza dei Ministeri della Agricolturae dell'Ambiente hanno certamente ri-dotto la portata del Convegno, che haperaltro registrato significative conver-genze su vari aspetti della nostra pro-posta ed in particolare sulla necessitàdi creare stabili canali di comunicazio-ne e informazione tra il Ministero dellaSanità e di servizi territoriali di preven-zione a proposito della tossicologia deipesticidi.

    Nel prossimo numero del bollettinoe al Convegno di Roma avremo mododi tornare con dettaglio sui contenuti,le conclusioni e le prospettive. Il grup-po continua.

    Eugenio Ariano

    PORTI

    E tuttora in corso la ricognizione suiservizi di UU.SS.LL. "portuali": purtrop-po infatti molti dei servizi non hannoancora rimandato compilata [a sche-da-questionario inviata ad un'indirizza-rio provvisorio che comprende 26 ser-vizi e dal quale mancano tuttora alcu-ne regioni del sud e [e isole.

    Nel frattempo, in aprile, si è verifica-to un nuovo grave incidente nel portodi Savona (Vado Ligure), abbastanza si-mile anche nella dinamica alla tragediadi Ravenna del 13 marzo 1987, pur serisoltosi fortunatamente con diverseconseguenze. Per tacere di quanto èsuccesso a Massa Carrara sulla "navedei veleni".

    Certamente non solo per questi ulti-mi fatti rimangono forti le esigenze sol-levate nella riunione di Pesaro (v. prec.bollettini).

    Le Confederazioni sindacali hannoconfermato il loro interesse ad unagiornata di riflessione tra servizi e sin-dacato, che permetta scambi informa-tivi, confronto sulle prospettive e sul"da farsi" per definire una ragionevoleprogrammazione di interventi di com-parto articolati e sufficientementeomogenei nei Porti.

    Claudio Calabresi

    AUTOMAZIONEERGONOM1AORGANIZZAZIONE

    Il gruppo di lavoro (dal titolo ancoraun po' magmatico) è convocato comeda programma durante il Convegno diRoma, il 21 ottobre mattina.

    Vi vorremmo arrivare - anche perdimensionare i lavori - con un qua-dro più preciso delle esperienze a co-minciare da quelle dei servizi territoria-li su:

    ricerche sui rapporti tra organizza-zione del lavoro-salute (del tipo diquella dell'USL di Torino, recensitasu questo numero nel notiziario);automazione: cambiamenti organiz-zativi, problemi di sicurezza...esempi di innovazioni ergonomiche.Il gruppo di lavoro, è aperto ovvia-

    mente a quanti stanno operando inquesti campi di ricerca: psicologi,sin-dacalisti, ricercatori, sociologi, ergono-mi.

    Esperienze, materiali, note critiche,nomi utili, bibliografie mirate possono(devono?) essere segnalate a:Redazione SNOPvia Mellerio, 2 - Milano

  • CERCASIOFFRESI

    INDICAZIONI PER LA RACCOLTA DINOTIZIE PER QUESTA NUOVARUBRICA

    Il notiziario si pone l'obiettivo di dif-fondere le informazioni sulle attivitàdei Servizi, nonché sugli avvenimenti einiziative che possono avere rilevanzaai fini della prevenzione negli ambientidi lavoro e di vita. Non sempre però viè la necessità o l'opportunità di doverscrivere un articolo. Per questo nascela nuova rubrica: CERCASI-OFFRESInelle intenzioni potrà e dovrà essereutilizzata anche come richiesta di con-tributi e di esperienze.

    Naturalmente ogni notizia dovrà a-vere i caratteri della sinteticità (in tuttopoche righe) e sarà composta da:1) un titolo;2) una breve sintesi della notizia (max

    300 battute);3) un indirizzo, compreso di telefono,

    come riferimento.Affinché queste iniziative risultino

    maggiormente efficaci, si richiede lacollaborazione degli operatori e dei so-ci, che potranno trasmettere le notizieda pubblicare alla redazione SNOP, viaMellerio, 2 - Milano.

    OFFRESI

    ASMA PROFESSIONALE DA COBALTO

    Caso di malattia professionale ricono-sciuta in lavoratrici addette a produzionedi mole diamantate previa sinterizzazionedi metalli duri {cobalto, cesio, magnetite...).

    Il caso si ritiene interessante in quantocrea un precedente di indennizzo di malat-tia professionale non espressamente tabel-lato come tale (rif. Cobalto).

    Per eventuali ulteriori chiarimenti con-tattare:USSL n° 6 - Venetovia Rasa - 36016 Thienetel. 0445/269400 int. 284 (Luciano Zanetti)

    ATTI AGRICOLTURA E SIDERURGIAChi fosse interessato a ricevere gli Atti

    IL. 30.000 cad.) può:- versare l'importo su ccp n° 20012407 in-testato a Snop via Ciamician 2 Bologna40127, indicando la causale del versamen-to e l'indirizzo a cui spedire gli Atti.

    AUTOCARROZZERIE

    È stato predisposto un protocollo di mi-sure per la valutazione dell'efficienza dellecabine di verniciatura nelle autocarrozze-rie.Rif. SPISLL USL n. 30 SienaTe/. 0577/282192 (Vivi)

    BANCHE DATI COORDINATE DALSERVIZIO CENTRALE PROGRAMMAZIONESANITARIA

    A partire dal 1988 tutti i P.M.P. interessa-ti alle analisi delle acque di balneazione,nonché i relativi uffici regionali, sarannocollegati con una B.D. istituita , presso il Mi-nistero della Sanità (SCPS). E prevista laprossima presentazione di analogo pro-gramma di informatizzazione nel controllodegli alimenti nonché l'ipotesi di estensio-ne del progetto alle UU.00. I.S.A.L.PMP - USL 12 - LiguriaTel. 010/881480 (G. Ferretti)

    CAVEAUX BANCARI

    Sono disponibili le indicazioni ed i prov-vedimenti emersi dopo le indagini che leUSSL 27-28-29 di Bologna hanno condottosu tutti i caveaux presenti nelle banche cit-tadine.

    L'integrazione delle varie normative (si-curezza e igiene del lavoro, prevenzione in-cendi, norme di buona tecnica...) fornisco-no un quadro dei provvedimenti da attua-re al fine di tutelare la salute e la sicurezzadei lavoratori di questi locali interrati.

    Per informazioni rivolgersi ad esempiolla USSL 28 via