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AXMID,{ TNATTTENE RINAIDO 42 Allor ristette il cavaliero, ed e1la sovragiunse anelante e lagdmosa; dolente si che aulla piu, ma bel1a altrettaato però quarto dogliosa. Lui guarda e io lui s'aÉfis4 e r,ot fave1la, o che sdegoa o che peasa o che oon osa. Ei lei aon mira; e se pur mir4 il guardo furtivo volge e vergogooso e tardo. 43 Qual ousico geotil, pimz cbe chian alta{rente la voce ,l canto snodi, a i'armonia gli alirai aTtniprepara. cor dolci ricercate in bassi modi, cosi costei, che qe la doglia wara già tr.rtte non oblia l'arti e le ftodi, fa di sospir breve cooceoto in ptima per dispor l'alma ia cui le voci iraprioa- 44 Poi comiflciò: «l..lon aspettar chlo preghi, cmdel te, come amante zrrante deve, Tai furElaro un tempo; or se tal esset neghi, e di ciò ia memoria anco gre,ve, come nemico almeno escoltc i preghi d'u:r aemico talor l'altro liceve. Beo quel ch'io chieggio è ta1 che dado puoi e iategri coasewal gli sdegoi tlroi. 45 Se ro'odii, e in ciò diletfo alcur tu seotì, aoa te 'n veago a priva.r godi pur d'esso. Giuslo a te pare, e siasi. AJIch'io le genti cristiarle odiai, no 'l nego, odiai te stesso. Nacqui pagana, usai vari argooenti che per me fosse il vostro imperio oPPresso; te perseguii, te presi, e te lontano dal'àrme tlassi in loco ignoto e straao. 46 Aggiungi a questo aacor quel cì'a magiore orta tu rechi ed a m4ggior tuo danao: t'ioganr:ai, t'allettai oel rrosho amore; empia lusinga certo, hiquo ingarno, Jasciarsi còrre il virgioal suo 6ore, far de le sue bellezze alfiri tirarno, quelle ch'a mille aatichi in. premio sono f,egate, of&ire a novo amante in dono! 47 Sia quesra pur tra le mie &odì, e vagJia si di taate a:rie colpe if, te il difetto che tu quinci ti parta e non ti caglia di questo albergo tuo già si diletto. Vatteae, passa iI mar, pugaa, twa§ì4 stflrggi la fede nostra anch'io t'af&etto- Che dico nostra? ah aon piÉ mia! ftdele sono a te so1o, idolo mio codde. 48 Solo ch'io segua te mi si conceda picciola Éa nemici aaco dchiestz- Nor lascia indietro il piedator la prcda; va il tionfante, il prigionier no!. resta. Me fta l'altre tue spoglie il campo veda ed a l'altre tue lodi aggiuaga questa, che la tua schemitrice abbia schemito flostrando o.e spre zzala atce)7^ z dfro. 49 Spxezzata wx:e114 a chi fo piÉ coaserva di questa cbiom4 dr ch'a te fatta è vile? R-accorcietolla: al titolo di serva vuo' poftamerto accompagnar sewile. Te seguirò, quando I'atdot pi$ ferta de la battagli4 entro la turba ostile. -4:rimo ho bene, ho ben vigor che baste a condurti i cavalli, a poftar l'aste, 50 Sarò quai piÉ vorrai seudiero o scudo: non 6a ch'ir tua difesa io mi dspa.@i. Per questo ser, per questo collo igaudo, pria che giungaao a te, passera.o l'arml Barbaro forse noa sarà si ctudo che ti voglia feù, per noo piaga.::roi, condonardo i1 piacer de la veadetta a questa, qual si sia, beltà negletta. 51 Msgta! ancor presumo? alcor mi vaflto di schen ta beltà che nulla impetraà Volea piÉ dir, ma f inteuuppe iI piaato che qual fonte sorgea dalpina pietra Prendergli cerca allor la desta o 'l manto, supplichevole iu atto, ed ei s'arrett4 resiste e vince; e ia lui tlova irnpèdita Amor l'eotrata, il l4grimar I'uscita- RINAIDO ABBANDONA UISOI-A. 51 Chiudesti i lumi, Armida: il Cielo avaro Invidiò il conforto a' tuoi oartirj. ,tp+ misera, g1i occhj; il pianto aoaro Negli occhi a1 tuo nemico ot chè non miti? O s'udir nr l potessi, o come caro T'addolcirebbe il suoo de' suoi sospiri! $Mnto ei puote; ei prende (e tu aol credi) Pietoso irr vista gli ultimi congedi. 52 Or chè fatà? dee su l'ignuda arena Costei lasciar così travirva e $orta? Cotesia 1o ritiea, pi etàl'affteta, Dura aecessità seco ae l porta- Parte, e di Jievi zefiri è ripieaa La chioma di colei che gli fa scorta. Vola per falto mar l'atratayela: Ei gualda il lido; e 'l lido ecco si cela- 53 Poi ch'ella in se tomò, deserto e muto, Quaato rdtar potè, d'intoao scorse. Ito se nt 1rur, disse, ed ha potuto Me guì lasciar delta mia vita io fone? Nè ua momeoto indugiò: uo breve ajuto Nel caso estremo il aaditor mi porse? Ed io put zmco l'amo? e in questo Iido Iavendicata ancor piango, e rniassido? 54 Che fapiù meco il piaato? altiatrne, altf arte Io noa ho duoque? ahi seguirò pur t'eopio: l'abisso, per lui tiposta parte, il Gel sar.à per lui sicuro tempio. Già '1giuago, e l preado, e 'l cor gfi svello, e sPafte Le membra appendo, ai dispietati eseopio. Mastro è di ferità vuò superado Nell'arti sue; ma dove son? che pallo? 55 Msera A::aid4 allor dovevi, e degeo Bea er4 in quel crudele incrudelire Che tu prigion fmesti: or talilo sdegno T'infiaom4 e movi neghittosa af ire. Put se beltà può au114 o scaltro ing.gao, Norr fia vuoto d'effetto il mio desirc. O r.4ia sptezzata fotm4 a te s'aspetta (Chè tua f i:rgiuria tu) l'alta vendetta. TANCREDIFERITO 702 11 più usato senlier lasciò Vafrino, Calle cercarrdo o pirì sicuro o corto. Giunsero in loco alla Città vicino, Quando è il Sol oelliOccaso, e imbruna l'O!to: E hovaroo di sangue atro il carun:rino: E poi vider nel sangue rm guerder morto, Che le vie tutte iflgomb n, ela gtar. facciz Tien volta ai Cielo, e morto arico lainaccia. 103 L'uso dellatrne, e l porta.cleflto estfano Pagan raostado: e lo scudier hascorse. Ufl alho alquanto fle giacea loataao, Che tosto @i occhj di YaÉiro occore. Egli disse fta se: questi è Cristiaao. Più il mise poscia il vestir bruno ia foce. Salta di sell4 e g1i discoprc i.l viso: Ed oi:aè, grida, è quì Tarcredi ucciso. 704 -A riguardar sovra il guerier feroce La male awentutosa erafetnata; Quaado dal suon della dolente voce Per lo mezzo del col fu saettata. A] noae di Taacredi ella veloce Accorse io guisa d ebra e forseoaata Vista la faccia scolorita e bella, Non scese ao, precipitò di sella- 105 E i.a lui versò d'inessicabil vena Lactime, e voce di sospiri mista: Itr che oisero puflto ot quì mi meaa Fortuua! ah che vedul^ ^fi.a$ e ttistal Dopo gra.o tempo i ti titrovo appen4 Tancredi, e ti riveggìo, e ootr so! vist4 Vista aoa son da te, benchè presea.te, E trovaado ti perdo ete.oaqre!.te. 706 Misera, roo credeach'ag1i occhj miei Potessi ifl alcur tempo esset uofoso: Or cieca fami voleflfier tofiei Per oon vederti, e riguatdar non oso. Oimèl de' lumi già dolci e tei la 6aacma? oy'è il bel ragio ascoso? DeUe fiode guarcie il bel Yeffiigìio Ov'è firggito? ot'è il serelr dd riglio? 707 Ma òè? squall.ido e scurc anco Éi piaci; Anima bell4 se quinci eutro gire, Sodi il mio piaato, a1le mie voglie audaci Perdona il furto, e 'J temelario ardire. Dalle pallide lzbbra i fteddi bacj, Che più caldi sperai, vuò put rapire. Parte torrò di sue ragiori a Eorte, Baciando queste labbra esangBi e smoite. 108 Pietosa bocc4 che solevi in vita *o..Consolar il mio duol di tue parole, I-,eato sia cb aozila rnia par].ita D'alcun tuo cato bacio io mi console. E forse allor, s'era a cercado ardit4 Quel davi tu, ch'ota cooviea che iavole. l€cito sia ch'ora ti stdnga, e poi Versi lo spirto mio fra i labbri tuoi. 109 Raccogfi tu l'anima mia seguace: Drizzala tu dove la tua sen gio. Così pada gemeodo, e si disface Quasi per gù occhj, e par conversa in rio. Rivenae quegfi a quell'umor vivace,

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AXMID,{ TNATTTENE RINAIDO42Allor ristette il cavaliero, ed e1la

sovragiunse anelante e lagdmosa;dolente si che aulla piu, ma bel1a

altrettaato però quarto dogliosa.Lui guarda e io lui s'aÉfis4 e r,ot fave1la,

o che sdegoa o che peasa o che oon osa.

Ei lei aon mira; e se pur mir4 il guardofurtivo volge e vergogooso e tardo.43

Qual ousico geotil, pimz cbe chianalta{rente la voce ,l canto snodi,a i'armonia gli alirai aTtniprepara.cor dolci ricercate in bassi modi,cosi costei, che qe la doglia waragià tr.rtte non oblia l'arti e le ftodi,fa di sospir breve cooceoto in ptimaper dispor l'alma ia cui le voci iraprioa-44Poi comiflciò: «l..lon aspettar chlo preghi,cmdel te, come amante zrrante deve,Tai furElaro un tempo; or se tal esset neghi,e di ciò ia memoria anco tè gre,ve,

come nemico almeno escoltc i preghid'u:r aemico talor l'altro liceve.Beo quel ch'io chieggio è ta1 che dado puoie iategri coasewal gli sdegoi tlroi.45Se ro'odii, e in ciò diletfo alcur tu seotì,aoa te 'n veago a priva.r godi pur d'esso.Giuslo a te pare, e siasi. AJIch'io le genticristiarle odiai, no 'l nego, odiai te stesso.

Nacqui pagana, usai vari argooentiche per me fosse il vostro imperiooPPresso;te perseguii, te presi, e te lontanodal'àrme tlassi in loco ignoto e straao.46Aggiungi a questo aacor quel cì'a magioreorta tu rechi ed a m4ggior tuo danao:t'ioganr:ai, t'allettai oel rrosho amore;empia lusinga certo, hiquo ingarno,Jasciarsi còrre il virgioal suo 6ore,far de le sue bellezze alfiri tirarno,quelle ch'a mille aatichi in. premio sonof,egate, of&ire a novo amante in dono!47Sia quesra pur tra le mie &odì, e vagJia

si di taate a:rie colpe if, te il difettoche tu quinci ti parta e non ti cagliadi questo albergo tuo già si diletto.Vatteae, passa iI mar, pugaa, twa§ì4stflrggi la fede nostra anch'io t'af&etto-Che dico nostra? ah aon piÉ mia! ftdelesono a te so1o, idolo mio codde.48Solo ch'io segua te mi si concedapicciola Éa nemici aaco dchiestz-Nor lascia indietro il piedator la prcda;va il tionfante, il prigionier no!. resta.Me fta l'altre tue spoglie il campo vedaed a l'altre tue lodi aggiuaga questa,che la tua schemitrice abbia schemitoflostrando o.e spre zzala atce)7^ z dfro.49Spxezzata wx:e114 a chi fo piÉ coaservadi questa cbiom4 dr ch'a te fatta è vile?R-accorcietolla: al titolo di servavuo' poftamerto accompagnar sewile.Te seguirò, quando I'atdot pi$ ferta

de la battagli4 entro la turba ostile.-4:rimo ho bene, ho ben vigor che bastea condurti i cavalli, a poftar l'aste,50Sarò quai piÉ vorrai seudiero o scudo:non 6a ch'ir tua difesa io mi [email protected] questo ser, per questo collo igaudo,pria che giungaao a te, passera.o l'armlBarbaro forse noa sarà si ctudoche ti voglia feù, per noo piaga.::roi,condonardo i1 piacer de la veadettaa questa, qual si sia, beltà negletta.51Msgta! ancor presumo? alcor mi vafltodi schen ta beltà che nulla impetraàVolea piÉ dir, ma f inteuuppe iI piaatoche qual fonte sorgea dalpina pietraPrendergli cerca allor la desta o 'l manto,supplichevole iu atto, ed ei s'arrett4resiste e vince; e ia lui tlova irnpèditaAmor l'eotrata, il l4grimar I'uscita-

RINAIDO ABBANDONA UISOI-A.51Chiudesti i lumi, Armida: il Cielo avaroInvidiò il conforto a' tuoi oartirj.,tp+ misera, g1i occhj; il pianto aoaroNegli occhi a1 tuo nemico ot chè non miti?O s'udir nr l potessi, o come caroT'addolcirebbe il suoo de' suoi sospiri!Dà $Mnto ei puote; ei prende (e tu aolcredi)Pietoso irr vista gli ultimi congedi.52Or chè fatà? dee su l'ignuda arenaCostei lasciar così travirva e $orta?Cotesia 1o ritiea, pi etàl'affteta,Dura aecessità seco ae l porta-Parte, e di Jievi zefiri è ripieaaLa chioma di colei che gli fa scorta.Vola per falto mar l'atratayela:Ei gualda il lido; e 'l lido ecco si cela-53Poi ch'ella in se tomò, deserto e muto,Quaato rdtar potè, d'intoao scorse.Ito se nt 1rur, disse, ed ha potutoMe guì lasciar delta mia vita io fone?Nè ua momeoto indugiò: nè uo breve ajutoNel caso estremo il aaditor mi porse?Ed io put zmco l'amo? e in questo IidoIavendicata ancor piango, e rniassido?54

Che fapiù meco il piaato? altiatrne,altf arteIo noa ho duoque? ahi seguirò pur t'eopio:Nè l'abisso, per lui tiposta parte,Nè il Gel sar.à per lui sicuro tempio.Già '1giuago, e l preado, e 'l cor gfi svello,e sPafteLe membra appendo, ai dispietati eseopio.Mastro è di ferità vuò superadoNell'arti sue; ma dove son? che pallo?55

Msera A::aid4 allor dovevi, e degeoBea er4 in quel crudele incrudelireChe tu prigion fmesti: or talilo sdegnoT'infiaom4 e movi neghittosa af ire.Put se beltà può au114 o scaltro ing.gao,Norr fia vuoto d'effetto il mio desirc.O r.4ia sptezzata fotm4 a te s'aspetta(Chè tua f i:rgiuria tu) l'alta vendetta.

TANCREDIFERITO702

11 più usato senlier lasciò Vafrino,Calle cercarrdo o pirì sicuro o corto.Giunsero in loco alla Città vicino,

Quando è il Sol oelliOccaso, e imbrunal'O!to:E hovaroo di sangue atro il carun:rino:E poi vider nel sangue rm guerder morto,Che le vie tutte iflgomb n, ela gtar. faccizTien volta ai Cielo, e morto arico lainaccia.103

L'uso dellatrne, e l porta.cleflto estfanoPagan raostado: e lo scudier hascorse.Ufl alho alquanto fle giacea loataao,Che tosto @i occhj di YaÉiro occore.Egli disse fta se: questi è Cristiaao.Più il mise poscia il vestir bruno ia foce.Salta di sell4 e g1i discoprc i.l viso:Ed oi:aè, grida, è quì Tarcredi ucciso.704

-A riguardar sovra il guerier feroceLa male awentutosa erafetnata;Quaado dal suon della dolente vocePer lo mezzo del col fu saettata.A] noae di Taacredi ella veloceAccorse io guisa d ebra e forseoaataVista la faccia scolorita e bella,Non scese ao, precipitò di sella-

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E i.a lui versò d'inessicabil venaLactime, e voce di sospiri mista:Itr che oisero puflto ot quì mi meaaFortuua! ah che vedul^

^fi.a$ e ttistal

Dopo gra.o tempo i ti titrovo appen4Tancredi, e ti riveggìo, e ootr so! vist4Vista aoa son da te, benchè presea.te,E trovaado ti perdo ete.oaqre!.te.706

Misera, roo credeach'ag1i occhj mieiPotessi ifl alcur tempo esset uofoso:Or cieca fami voleflfier tofieiPer oon vederti, e riguatdar non oso.Oimèl de' lumi già sì dolci e tei@è la 6aacma? oy'è il bel ragio ascoso?DeUe fiode guarcie il bel YeffiigìioOv'è firggito? ot'è il serelr dd riglio?707

Ma òè? squall.ido e scurc anco Éi piaci;Anima bell4 se quinci eutro gire,Sodi il mio piaato, a1le mie voglie audaciPerdona il furto, e 'J temelario ardire.Dalle pallide lzbbra i fteddi bacj,Che più caldi sperai, vuò put rapire.Parte torrò di sue ragiori a Eorte,Baciando queste labbra esangBi e smoite.108

Pietosa bocc4 che solevi in vita*o..Consolar il mio duol di tue parole,

I-,eato sia cb aozila rnia par].itaD'alcun tuo cato bacio io mi console.E forse allor, s'era a cercado ardit4

Quel davi tu, ch'ota cooviea che iavole.l€cito sia ch'ora ti stdnga, e poiVersi lo spirto mio fra i labbri tuoi.

109Raccogfi tu l'anima mia seguace:

Drizzala tu dove la tua sen gio.Così pada gemeodo, e si disface

Quasi per gù occhj, e par conversa in rio.Rivenae quegfi a quell'umor vivace,

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E 1e languide labbra aJquanto aprio: 51 E nell'aperfo oode più ctrere aggira.

Aprì le iabbta, e, coa le luci chiuse, Giace il cavallo al suo sigoore appresso: Così quanto contrasto avea men saldo,Un suo sospir con que' di lei confuse. Gace il compagno appo il compagno Tanto scemava il suo furor Rinaldo.

110 estinto: 59Sente la donna il cayalier che geme; Giace il nemico appo il aemico, e spesso Poichè sdegoossi in fuggitiyo dorso

E forza è put che si corfolti alquarto. Sul morto il vivo, il vbcitor sul vinto. Le nobifire ir coosumando invano;Apri gli occhj, Tarcredi, a queste estreme Non t'è sileozio, e aon t'è grido espresso; Yerso la fantedavoltò il suo corso,Esequie, grid4 ch'io ti fo col pianto. Ma odi. un non so chè loco e isdistinto: Cliebbe l'Arabo al fiaaco, e l'i.fticaao;Riguatda me, chè wò vedt:oe insieme Fremiti di futor, morrhori d'iÉ, Or nuda è da quel lato, e chi soccorsoLa luaga strada, e vuò morirti accanto. Gemiti di chi laague, e di chi spira. Darle dovev4 o giace od è loataro.Riguarda me: oon ten fi1ggir sì presto. 52 Viea da traverso, e le pedestd schiereL'r:.ltimo don ch'io ti dimaldo è questo, I/arme, che già sì Liete in vista foro, La gente d'arne impetuosa fere.

777 Faceaao ot rnoslra spaveltosa e mesta. 60,{pre Tanctedi gli occhj, e poi gii Perduti ha i lampi il feno, i ragj l'orc: Ruppe l'aste, e gl'iatoppi, e 1 violento

abbassa Nullzvaghezza aibei coTor più resta- Impeto vilse, e penetrò fia eqse:

Tolbidi e gravi: ed ella pur si lagna, Quanto apparia d'adomo e di decoro l,e sparse, e Ie atteuò: tempesta o veatoDice Va&ino a lei: questi non passa; Ne' cimieri e ne' fregj, or si calpesta. Meo tosto abbatie 1a pieglevol messe.

Curisi aduaque pdm4 e poi si pi4gna La polve iagombra ciò cl'al saague avanza Lasùicato col sangue è il pavimeatoEgli il disarma: ella temante e lassa Tanto i campi mutata aveut sanbiatzal D'arne e di membra petfotate e fesse:Porge la ma::o all'opele compagoa- 53 E la cavalleria coreado tl calcaMir4 e tratta le piagbe, e di fetute G1i Arabi aliora, e gli Eti6pi, e i Motl, Serza ritegno, e fera oltra seo valca-Giudice espert4 spera indi salute. Che l'estrerrxo telean del lato ma.aco,

712 Giaasi spiegaado e distenderdo in fuori:Vede che 1nral dalla stad\cÀezz"nasca, Iadi gìraval de'nemici al 6arco.

E d€,i uoori in tloppa copia sparti. Ed omai sagittaj e ftombatoriMa non ha, fuot che ìrn velo, onde gli fasce Molestavaa da luage il popol Franco;Le sue ferite io sì solingle parti. Quaado Rioaido e 1 su.o drappel si mosse.Amor le trova inusitate fasce, E parve che tremoto, e tuoao fosse,E di pietà le insegna insolite af,ti: 54lc asciugò coo le-chiome, e rilegolle Assimiro di Meroe, io&a ì'adustoPur con le chiome che àoacarsi volle; Stuol d'Etiopi4 era il pdr':riet de' forti.713 Rinaldo il colse ove s'araoda al busto

Perocchè l velo suo bastar non puote, 11 nero collo, e '1 fr cader tra' aorti.Breve e sottile, alle sì spesse piagle. Poich'eccitò della vittoda il gustoDittamo e croco noa ayea)nra note fappetito del sangue e delle mortiPer uso tal sapea poteuti e maghe. . Nel fero vincitore, egli € cose

Già il mortifero sooao ei da se scuote: Incredibili, orrende, e mostuose.Già può le luci alzar mobili e vaghe. 55Vede il suo servo, e la pietosa donna Diè più morti che colpi; e pur &equeoteSopra si mira in peregrina gonna- De' suoi graa colpi la teÉpesta cade.774 Qual tre lingue viber sembra il selpente,

Chiede: o Vaftio, quì come girmgi, e Chè Ia ptestezza d'uaa il persuade;quardo? , Tal credea lui Ia sbigottita genteE tu chi sei, medica mia pietosa? Con la rapida matr girar tre spade.

Ella fra lietz e dubbì4 sospiraado, Lbcchio al moto deluso il falso cede,Iinse il bel volto di color di rosa. E 1 terore a que' mostd accresce fede.Saprai, rispose, i1 tutto: or (te'l comafldo, 56Cooe medìca tua) taci, e riposa. I Libici Tianni, e i negli Regr,

Salute avlai prepara il guiderdooe. L'un ae1 sangue dell'altro a morte stese.Ed al suo capo il grembo indi soppone. Dier sowa gli altri i suoi coopagni egregj,115 Cui dèmlIo furor l'esgmpio accese.

Pensa htanto Va&io coa.e allbstello Cadeane cor orribili dispregj

\iato il porti anzi più fosca sera- L'infedel plebe, e ooa facea difese.Jà ecco di guerrier giruge uo drappello. Pugna questa oon è, ma strage sola,lonosce ei ben che di Taapredi è schieta. Che quinci optaao iì ferro, iadi la gola.

]ua:rdo af&ontò il Circasso, e per appello 57)i battaglia chiemollo, insieme egfi eu- Ma noo lunga stagion volgon la facci4$oo segrù lui, perch'ei aon voile allor4 Ricevendo le piaghe ia oobil pate.)oi dubbioso iI cercò della dir:rora- Fuggon le turbe: e sì il tioor le cacci4

Chiog+i ordiaanza ior scoop€rra e parte.UNAIDO FÀ. STBAGE DI NEMICI Ma segue pur senza Iuciatla tacd4i0 Siochè le ha in Utto dissipate e spaite:

Così si combatteva, e in dubbia laace Poi si raccogfie il t incitor velocqìo1 tioor le speraoze eran sospese. Che sowa i più fugaci è oea feroce.

'ieo tutto il campo è di spezzatelarrce, 58)i rotti sctrdi, e di troncato amese: Qual vento a cui s'oppone o selva o)i spade ai petti, alle squarciate paace colle,

'ltre cotr6tte, altre per telta stese: Doppia oella contes ai sotrl eftra.)i coqpi, altti supir:i altri co' vold Ma coa fiato più placido e più molle

]uasi mordendo il suolo, a1 suol rivolti. Per le caapagne Jibere poi spira-Come &a scogfj il mar spuma e dbolle: