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NOMELAV: nessun nome lav PAG: 1 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012 /server480/riviste-n/ngcc-12/ngcc7-8-12/santosuos1 ROBOT E DIRITTO: UNA PRIMA RICOGNIZIONE di Amedeo Santosuosso-Chiara Boscarato-Franco Caroleo (*) Sommario: 1. Intelligenza artificiale, robot che cre- scono e diritto. – 2. Un problema di definizioni: quali abilità ha un robot? – 3. Una premessa sul- le fonti del diritto in Europa. – 4. Le norme eu- ropee vigenti. – 5. Segue: il cerchio interno: la di- rettiva Macchine n. 2006/42/CE. – 6. Segue: il cerchio maggiore: la direttiva n. 01/95/CE, la de- cisione n. 768/2008/CE e il reg. n. 765/2008/CE sulla sicurezza generale e la commercializzazione dei prodotti. – 7. Segue: la decisione n. 768/ 2008/CE e il reg. n. 765/2008/CE sulla commer- cializzazione dei prodotti. – 8. Segue: il cerchio esterno: la direttiva n. 99/44/CE sulla vendita e le garanzie dei beni di consumo. – 9. Segue: alcu- ne conclusioni sui robot come prodotti. – 10. Conflitti e contenziosi nei quali sono coinvolti robots. – 11. Segue: Il caso del danno da inadem- pimento contrattuale. – 12. Segue: il caso dei danni causati da difetti di produzione nel robot. – 13. Il caso dei danni causati da azioni e reazio- ni del robot in un contesto di interazione con l’uomo. – 14. Segue: alcune conclusioni sui robot come agenti. – 15. Un caso conclusivo: ha il ro- bot un diritto alla vita? 1. Intelligenza artificiale, robot che crescono e diritto. Nell’ottobre 1950 Alan Turing pubblica sulla rivista Mind l’articolo Computing Machinery and Intelligence ( 1 ), che rappresenta un punto di svolta decisivo negli studi sulla relazione corpo-mente e sull’intelli- genza artificiale (Artificial Intelligence, AI). Parte da lì l’idea e, soprattutto, il progetto di costruire un computer capace di simulare il cervello umano nel suo insieme, fino alla pro- spettiva di avere un’intelligenza senza corpo. Questi progetti (e le idee a essi sottese) vanno sotto il nome di «intelligenza artificiale in sen- so forte» (Strong AI) e vengono sostanzialmen- te abbandonati nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso per quello che, in gergo societa- rio, si potrebbe chiamare «impossibilità so- pravvenuta dell’oggetto sociale», essendo risul- tato evidente che il progetto era impossibile da realizzare a causa di importanti limiti concet- tuali ( 2 ). Si preparano così le condizioni per il passaggio a quella che è stata chiamata «intelli- genza artificiale in senso debole» (Light AI o LAI), che abbandona l’idea mimetica del cer- vello umano, alla base della Strong AI, e adotta un approccio sostanzialmente funzionalista, che tende, semmai, a emulare solo alcune fun- zioni del cervello umano e porta a creare mac- chine che riescono a svolgerle, talora anche meglio degli umani. Ridotte le pretese com- plessive, il salto tecnologico è un successo pra- tico di notevoli dimensioni. (*) European Center For Law, Science And New Technologies, Università degli studi di Pavia (I), http://www.unipv-lawtech.eu/. ( 1 ) Turing, Computing Machinery and Intelli- gence, in Mind, New Series, 1950, vol. 59, n. 236, 433 ss. Sulla complessa e controversa figura di Alan Turing, scienziato straordinario, che lavora per lo spionaggio inglese nella Seconda Guerra Mondiale, che viene poi arrestato a causa della sua omosessua- lità e che muore poi suicida, si veda la presentazione della Stanford Encyclopedia of Philosophy: «Alan Turing (1912-1954) never described himself as a phi- losopher, but his 1950 paper “Computing Machinery and Intelligence” is one of the most frequently cited in modern philosophical literature. It gave a fresh ap- proach to the traditional mind-body problem, by rela- ting it to the mathematical concept of computability he himself had introduced in his 1936-7 paper “On computable numbers, with an application to the Ent- scheidungsproblem”. His work can be regarded as the foundation of computer science and of the artificial intelligence program... [...] Alan Turing’s arrest in February 1952 for his sexual affair with a young Man- chester man, and he was obliged, to escape imprison- ment, to undergo the injection of oestrogen intended to negate his sexual drive. He was disqualified from continuing secret cryptological work. His general li- bertarian attitude was enhanced rather than suppres- sed by the criminal trial, and his intellectual indivi- duality also remained as lively as ever» (in http://pla- to.stanford.edu/entries/turing/ visitato il 7.1.2011). ( 2 ) Floridi, Philosophy and Computing. An In- troduction, Routledge, 1999, 132 ss. NGCC 2012 - Parte seconda 1

ROBOT E DIRITTO: UNA PRIMA RICOGNIZIONE · 2019-09-13 · robotica è inserita nel più ampio quadro delle tecnologie convergenti e ne rappresenta una delle facce e delle frontiere

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NOMELAV: nessun nome lav PAG: 1 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012/server480/riviste−n/ngcc−12/ngcc7−8−12/santosuos1

ROBOT E DIRITTO: UNA PRIMA RICOGNIZIONE

di Amedeo Santosuosso-Chiara Boscarato-Franco Caroleo (*)

Sommario: 1. Intelligenza artificiale, robot che cre-scono e diritto. – 2. Un problema di definizioni:quali abilità ha un robot? – 3. Una premessa sul-le fonti del diritto in Europa. – 4. Le norme eu-ropee vigenti. – 5. Segue: il cerchio interno: la di-rettiva Macchine n. 2006/42/CE. – 6. Segue: ilcerchio maggiore: la direttiva n. 01/95/CE, la de-cisione n. 768/2008/CE e il reg. n. 765/2008/CEsulla sicurezza generale e la commercializzazionedei prodotti. – 7. Segue: la decisione n. 768/2008/CE e il reg. n. 765/2008/CE sulla commer-cializzazione dei prodotti. – 8. Segue: il cerchioesterno: la direttiva n. 99/44/CE sulla vendita ele garanzie dei beni di consumo. – 9. Segue: alcu-ne conclusioni sui robot come prodotti. – 10.Conflitti e contenziosi nei quali sono coinvoltirobots. – 11. Segue: Il caso del danno da inadem-pimento contrattuale. – 12. Segue: il caso deidanni causati da difetti di produzione nel robot.– 13. Il caso dei danni causati da azioni e reazio-ni del robot in un contesto di interazione conl’uomo. – 14. Segue: alcune conclusioni sui robotcome agenti. – 15. Un caso conclusivo: ha il ro-bot un diritto alla vita?

1. Intelligenza artificiale, robot checrescono e diritto. Nell’ottobre 1950 AlanTuring pubblica sulla rivista Mind l’articoloComputing Machinery and Intelligence (1), che

rappresenta un punto di svolta decisivo neglistudi sulla relazione corpo-mente e sull’intelli-genza artificiale (Artificial Intelligence, AI).Parte da lì l’idea e, soprattutto, il progetto dicostruire un computer capace di simulare ilcervello umano nel suo insieme, fino alla pro-spettiva di avere un’intelligenza senza corpo.Questi progetti (e le idee a essi sottese) vannosotto il nome di «intelligenza artificiale in sen-so forte» (Strong AI) e vengono sostanzialmen-te abbandonati nel corso degli anni Ottanta delsecolo scorso per quello che, in gergo societa-rio, si potrebbe chiamare «impossibilità so-pravvenuta dell’oggetto sociale», essendo risul-tato evidente che il progetto era impossibile darealizzare a causa di importanti limiti concet-tuali (2). Si preparano così le condizioni per ilpassaggio a quella che è stata chiamata «intelli-genza artificiale in senso debole» (Light AI oLAI), che abbandona l’idea mimetica del cer-vello umano, alla base della Strong AI, e adottaun approccio sostanzialmente funzionalista,che tende, semmai, a emulare solo alcune fun-zioni del cervello umano e porta a creare mac-chine che riescono a svolgerle, talora anchemeglio degli umani. Ridotte le pretese com-plessive, il salto tecnologico è un successo pra-tico di notevoli dimensioni.

(*) European Center For Law, Science And NewTechnologies, Università degli studi di Pavia (I),http://www.unipv-lawtech.eu/.

(1) Turing, Computing Machinery and Intelli-gence, in Mind, New Series, 1950, vol. 59, n. 236,433 ss. Sulla complessa e controversa figura di AlanTuring, scienziato straordinario, che lavora per lospionaggio inglese nella Seconda Guerra Mondiale,che viene poi arrestato a causa della sua omosessua-lità e che muore poi suicida, si veda la presentazionedella Stanford Encyclopedia of Philosophy: «AlanTuring (1912-1954) never described himself as a phi-losopher, but his 1950 paper “Computing Machineryand Intelligence” is one of the most frequently citedin modern philosophical literature. It gave a fresh ap-proach to the traditional mind-body problem, by rela-ting it to the mathematical concept of computability

he himself had introduced in his 1936-7 paper “Oncomputable numbers, with an application to the Ent-scheidungsproblem”. His work can be regarded as thefoundation of computer science and of the artificialintelligence program... [...] Alan Turing’s arrest inFebruary 1952 for his sexual affair with a young Man-chester man, and he was obliged, to escape imprison-ment, to undergo the injection of oestrogen intendedto negate his sexual drive. He was disqualified fromcontinuing secret cryptological work. His general li-bertarian attitude was enhanced rather than suppres-sed by the criminal trial, and his intellectual indivi-duality also remained as lively as ever» (in http://pla-to.stanford.edu/entries/turing/ visitato il 7.1.2011).

(2) Floridi, Philosophy and Computing. An In-troduction, Routledge, 1999, 132 ss.

NGCC 2012 - Parte seconda 1

NOMELAV: nessun nome lav PAG: 2 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012/server480/riviste−n/ngcc−12/ngcc7−8−12/santosuos1

Lo sviluppo pragmatico della Light AI incro-cia l’antico sogno della creazione di automatadi hobbesiana memoria (3) e contribuisce, in-sieme alla convergenza con altre tecnologie(come le neuroscienze), allo sviluppo della mo-derna robotica, tanto che oggi tutto lascia pen-sare a robot che gradualmente avranno un ruo-lo crescente nella vita di ognuno di noi. I robot(il cui nome deriva dal ceco robota, che signifi-ca lavoro forzato (4)) stanno acquistando cre-scenti capacità in alcune specifiche attivitàumane. Un passaggio cruciale è costituito dairobot dotati di capacità di imparare sulla basedella loro esperienza e, quindi, di compiere attinon prevedibili dal costruttore nel loro detta-glio. La condotta dei robot e il rapporto con gliumani sono oggetto delle Three Laws of Robo-tics (5) formulate da Isaac Asimov nel 1940 e,oggi, di una nuova disciplina, chiamata roboe-tica (6). Ma anche il diritto è evidentementechiamato ad affrontare la molteplicità dei con-flitti che queste nuove opportunità tecnologi-che possono creare.

In termini generali si può dire che oggi larobotica è inserita nel più ampio quadro delle

tecnologie convergenti e ne rappresenta unadelle facce e delle frontiere. Nelle prossimedecadi, la convergenza di nanotecnologie,biotecnologie, tecnologie dell’informazione escienze cognitive promette, secondo alcuni,«di incrementare significativamente il nostrolivello di comprensione, di trasformare le ca-pacità sensoriali e fisiche degli umani e di mi-gliorare le interazioni tra la mente e gli stru-menti, tra individuo e gruppo». Così senten-ziava, nel 2002, un autorevole rapporto (RocoReport) della statunitense National ScienceFoundation (NSF), spingendosi a prevedereche, in alcuni decenni, l’umanità avrebbe po-tuto raggiungere una vera e propria «età del-l’oro» e che il ventunesimo secolo si sarebbechiuso in una situazione di pace e prosperitàuniversale (7). Più realisticamente si può direche il fiorire di queste tecnologie non sembra,almeno per ora, ridurre la necessità di rego-lazioni giuridiche, che, anzi, secondo le ulti-me rilevazioni in ambito europeo (8), sono

(3) Parla di automata Thomas Hobbes nelle pri-me righe dell’Introduzione del Leviatano: Hobbes,Leviatano, 1651.

(4) La parola robot (con l’accento sulla prima sil-laba) è stata usata per la prima volta nel 1920 da Ka-rel CÛapek, uno scrittore ceco, nella sua opera Ros-sum’s Universal Robots, su suggerimento del fratelloJosef (pittore cubista e scrittore), che aveva in prece-denza usato la parola automat nel suo breve raccon-to Opilec nel 1917 (in http://capek.misto.cz/english/robot.html).

(5) Le Tre leggi della robotica (ideate da Asimovnel 1940) sono le seguenti:

1. Un robot non può recar danno a un essereumano né può permettere che, a causa del propriomancato intervento, un essere umano riceva danno.

2. Un robot deve obbedire agli ordini impartitidagli esseri umani, purché tali ordini non contrav-vengano alla Prima Legge.

3. Un robot deve proteggere la propria esistenza,purché questa autodifesa non contrasti con la Primao con la Seconda Legge.

(6) Veruggio, The birth of Roboethics, in Lea-dership Medica, 2007, X, reperibile in: http://www.leadershipmedica.com/sommari/2007/numero_10/Veruggio/Verruggio.pdf.

(7) Mihail-Bainbridge, Overview, in Mihail-Bainbridge (eds), Converging Technologies for Im-proving Human Performance. Nanotechnology, Bio-technology, Information Technology And CognitiveScience (National Science Foundation/DOC-spon-sored report), 2002, 6. Una visione ottimistica di talgenere, si trova anche in altri autori dell’inizio delmillennio, quali, fra i molti, Naam, More Than Hu-man, Broadway Books, 2005, 234; Brockman, TheNew Humanists: Science at the Edge, Barnes & No-ble, 2003. Un rapporto analogo al Roco Report vie-ne commissionato dall’Unione europea nel 2004:Nordmann Alfred (Rapporteur), Converging Te-chnologies – Shaping the Future of European Socie-ties, Report 2004, reperibile in http://ec.europa.eu/research/conferences/2004/ntw/pdf/final_report_en.pdf. Per una più ampia discussione sulle «tecnologieconvergenti» e sui molteplici sensi che esse assumo-no (anche in relazione al diverso contesto europeo enordamericano) sia consentito il rinvio a Santo-

suosso, Diritto, scienza, nuove tecnologie, Cedam,2011.

(8) Una rilevazione operata dal Direttorato Ge-nerale per la ricerca UE, ha mostrato che tra i citta-dini europei sia oggi, a differenza del passato, diffu-so un certo «ottimismo tecnologico». Se si escludo-no coloro i quali sono già a favore delle innovazioniscientifiche e la quota di coloro che sono pregiudi-zialmente contrari, circa il 50% è ben disposto versotecnologie come cellule staminali embrionali, biolo-

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2 NGCC 2012 - Parte seconda

NOMELAV: nessun nome lav PAG: 3 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012/server480/riviste−n/ngcc−12/ngcc7−8−12/santosuos1

sempre più richieste dall’opinione pubblica.Da un punto di vista strettamente giuridico

si può rilevare che non esiste, a oggi, una defi-nizione delle nuove tecnologie, come area spe-cifica di conflitti per i quali il diritto è interve-nuto o si sente il bisogno che intervenga. Peresempio, la Corte Europea per i Diritti del-l’Uomo, pur essendosi occupata di vari casiche, secondo la stessa corte, riguardano le nuo-ve tecnologie e pur mostrando una certa dime-stichezza con alcune di esse (9), non ha definitole nuove tecnologie, né può dirsi che abbia ela-borato una sua posizione coerente in materia.La Carta dei Diritti Fondamentali dell’UnioneEuropea, per parte sua, regola varie materie,che rientrano nel generale campo delle nuovetecnologie (come quelle di cui all’art. 3 (10)) e,in più, ha un art. 8 (una novità rispetto allaConvenzione EDU), che esplicitamente è aprotezione dei dati di carattere personale (11),

una questione particolarmente delicata in cam-po ICT. Tuttavia, nemmeno la Carta contieneun criterio che consenta di stabilire cosa debbaintendersi per «nuova tecnologia» o per «tec-nologie convergenti». Esistono, poi, documen-ti internazionali che affrontano aspetti partico-lari, come l’interessante (anche se ormai data-to) parere del Gruppo europeo EGE su EthicalAspects of ICT Implants in the Human Bo-dy (12), ma nessuno di essi va oltre la ricogni-zione di problemi e aspetti particolari.

In quest’articolo (13), fatte alcune premessesulle abilità attuali di alcuni robot e sui livelli dicomplessità delle loro condotte, viene esamina-to il quadro giuridico esistente in relazione adalcune domande come, per esempio: chi è re-sponsabile per la condotta del robot? Si puòparlare di unicità del soggetto agente? Oppurepuò parlarsi di un diritto alla vita per un ro-bot? È evidente che questi temi abbiano alcuneimportanti implicazioni filosofiche e sociali cheriguardano lo spartiacque tra umano e non-umano. Tuttavia, in questa sede ci limitiamo,anche per ovvi motivi di spazio, al problemagiuridico di quale dovrebbe essere il quadrogiuridico europeo in grado a) di sfruttare latecnologia sviluppata nell’ambito della roboti-ca e dell’intelligenza artificiale; b) di regolare laproduzione e la commercializzazione dei ro-bot; c) di garantire la sicurezza pubblica; d) diproteggere i diritti e le libertà degli individui.In particolare sono analizzati gli assetti norma-tivi vigenti al fine di verificare se essi consenta-

gia sintetica, terapie geniche, xenotapianti e humanenhancement, a condizione che vi siano adeguate re-golazioni giuridiche: Gaskell et al. (eds.), Euro-peans and biotechnology in 2010. Winds of change?A report to the European Commission’s Directorate-General for Research, October 2010, in particolarela Figura 20, 53, in http://ec.europa.eu/research/science-society/document_library/pdf_06/europeans-biotechnology-in-2010_en.pdf (visitato il 30.12.2010).

(9) Interessante il video su youtube http://www.youtube.com/watch?v=SZzFaQyK-cM (visitatoil 7.5.2012). Sulla giurisprudenza della Corte EDU,cfr. Murphy-Cuinn, Works in Progress: New Tech-nologies and the European Court of Human Rights,in Human Rights Law Review, 10:4, 2010, 601-638(617 in particolare), disponibile presso: http://hrlr.oxfordjournals.org/content/10/4/601.abstract.

(10) Art. 3, Diritto all’integrità della persona: 1.Ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica epsichica. 2. Nell’ambito della medicina e della biolo-gia devono essere in particolare rispettati: a) il con-senso libero e informato della persona interessata,secondo le modalità definite dalla legge, b) il divietodelle pratiche eugenetiche, in particolare di quelleaventi come scopo la selezione delle persone, c) il di-vieto di fare del corpo umano e delle sue parti inquanto tali una fonte di lucro, d) il divieto della clo-nazione riproduttiva degli esseri umani.

(11) Art. 8, Protezione dei dati di carattere perso-nale: 1. Ogni persona ha diritto alla protezione deidati di carattere personale che la riguardano. 2. Talidati devono essere trattati secondo il principio di

lealtà, per finalità determinate e in base al consensodella persona interessata o a un altro fondamento le-gittimo previsto dalla legge. Ogni persona ha il dirit-to di accedere ai dati raccolti che la riguardano e diottenerne la rettifica. 3. Il rispetto di tali regole èsoggetto al controllo di un’autorità indipendente.

(12) European group on ethics in science

and new technologies, Ethical Aspects of ICTImplants in the Human Body, a cura di Rodotà eCapurro, 20, 16.3.2005, in: http://ec.europa.eu/european_group_ethics/avis/index_en.htm.

(13) Di qui in avanti ci avvaliamo del lavoro danoi svolto nell’ambito del Gruppo di Studio Euro-pean Robotics Coordination Action, (euRobotics), unprogetto UE finanziato all’interno del VII program-ma quadro (http://www.eurobotics-project.eu/cms/index.php?idcat=4), allo scopo di elaborare unGreen Paper sulla legislazione in tema di robotica.

Robot e diritto: una prima ricognizione

NGCC 2012 - Parte seconda 3

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no di dare una risposta alle criticità sollevate.Solo qualora non si dovesse riscontrare una so-luzione adeguata, si potrà considerare la possi-bilità di introdurre nuove regole o di modifica-re quelle esistenti. In altre parole, si intendeevitare un approccio eccezionalista, che è tipi-co di chi considera a priori le norme attuali ina-deguate a disciplinare le questioni che emergo-no alla luce dagli sviluppi tecnologici, ritenen-do, quindi, sempre necessario creare nuove re-golamentazioni ad hoc.

Nei paragrafi seguenti la questione viene af-frontata secondo quattro punti di vista: in pri-mo luogo, secondo le definizioni e le tipologiedi prodotti (par. 2); in secondo luogo, alla lucedella legislazione europea in materia di sicurez-za e commercializzazione dei beni di consumo(par. 3-4); in terzo luogo, sotto il profilo dellaresponsabilità giuridica (par. 5). Da ultimo sipropone una breve esercitazione volta a prefi-gurare alcuni tra gli scenari futuri che si apro-no all’orizzonte delle relazioni tra umani e non-umani (par. 6).

2. Un problema di definizioni: quali

abilità ha un robot? Non è semplice trovareuna chiara definizione della parola «robot», nénel linguaggio comune né in quello tecnico.Navigando in rete, la maggior parte dei siti usail significato di robot come un dato di fatto. Inverità, non c’è un generale consenso su cosa unrobot sia e quali macchine possano essere qua-lificate come tale.

Partendo dalla definizione più semplice, unrobot può essere «an automatic machine thatdoes the work of a human» (14). Secondo la vo-ce robot in Wikipedia, «a robot is a mechanicalor virtual intelligent agent (but the latter areusually referred to as bots) which can performtasks on its own, or with guidance. In practice arobot is usually an electro-mechanical machinewhich is guided by computer and electronic pro-gramming» (15). In questa prospettiva, la robo-tica (cioè la disciplina che si occupa della pro-gettazione, della costruzione e del funziona-mento dei robot) è collegata alle discipline del-

l’ingegneria, dell’elettronica e della meccanica,oltre che all’informatica e all’intelligenza artifi-ciale. L’Enciclopedia Britannica, invece, dà laseguente definizione: «any automatically opera-ted machine that replaces human effort, thoughit may not resemble human beings in appearan-ce or perform functions in a humanlike man-ner» (16). Il dizionario Merriam-Webster (17)fornisce addirittura tre definizioni diverse: a) amachine that looks like a human being and per-forms various complex acts (as walking ortalking) of a human being; b) a device that auto-matically performs complicated often repetitivetasks; c) a mechanism guided by automatic con-trols». Queste definizioni sono leggermentefuorvianti. In particolare, la forma human-likenon è necessaria perché un dispositivo vengaqualificato «robot» né il robot automatico èquello che compie in gran parte compiti ripeti-tivi. A ben vedere esse risultano coerenti solose vengono concatenate tra di loro con unaproposizione di tipo «or».

Definizioni più tecniche usano differenti pa-role e parlano di «agenti non umani» o «mac-chine intelligenti»: «the intelligent machine canbe a robot, an artificial agent or other machinethat implements some functions requiring auto-nomous decision making. Such a machine consi-sts of the machine hardware, software, and anadditional level of abstraction, the machine co-gnition» (18).

Nel suo blog, Lilian Edwards, esperta di di-ritto e di proprietà intellettuale, ha sottolineatoche i «robots are still something different fromordinary “machines” or tools or software. First,they have a degree of mobility and/or auto-nomy. This implies a degree of sometimes threa-tening out of control-ness. Second, they mostlyhave capacity to learn and adapt» (19).

Il direttore del Laboratory for Computational

(14) http://news.bbc.co.uk/cbbcnews/hi/find_out/guides/tech/robots/newsid_3914000/3914167.stm.

(15) http://en.wikipedia.org/wiki/Robot.

(16) http://www.britannica.com.(17) http://www.merriam-webster.com/dictionary/

robot.(18) Huttunen et al., Liberating Intelligent Ma-

chines with Financial Instruments, in Nordic Journalof Commercial Law, 2010, 2, reperibile al sito inter-net http://ssrn.com/abstract=1633460.

(19) Edwards, PanGloss, su http://blogscript.blogspot.com/2010/10/edwards-three-laws-for-robotici-sts.html (visitato il 30.10.2011).

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4 NGCC 2012 - Parte seconda

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Intelligence della University of British Colum-bia, Alan Mackworth, afferma persino che unrobot è «a machine that can sense and act andreact in the world and possibly involves somereasoning for performing these actions, and itdoes so autonomously» (20), soffermandosiquindi sui robot autonomi in grado di interagi-re in maniera complessa con l’ambiente che licirconda.

In generale si può dire che alcune definizionisu riportate pongono l’accento sulla ripetizionedi compiti e attività, spesso in sostituzione del-l’uomo, mentre altre sull’autonomia del robot.Altre ancora si spingono fino a ricercare/rico-noscere eventuali ulteriori abilità, quali quelledi ragionamento, programmazione, adatta-mento. In realtà, nessuna di queste definizioniè totalmente sbagliata o giusta, dal momentoche esistono robot molto differenti tra di loro.

In un quadro di tal genere, piuttosto checontinuare a elencare definizioni (ognuna di-vergente sotto qualche profilo) è probabile chela cosa più saggia sia tornare all’originale defi-nizione di Capek, «lavoro». Ai fini del presentescritto, quindi, quando parleremo di robot fa-remo riferimento a «una macchina che svolgeautonomamente un lavoro». Infatti, già l’ag-giunta di una specificazione come «un lavoroal posto dell’uomo» non è completamente esat-ta, in quanto sono ormai all’ordine del giornorobot che hanno abilità perfino superiori aquelle dell’uomo (ad esempio, i robot volantichiamati «droni»).

Una definizione così generale ha il vantaggiodi riuscire a comprendere tutte le diverse abili-tà pratiche che i robot possono avere e i rispet-tivi ambiti di utilizzo: dalla robotica educativa(attraverso cui avviene un insegnamento a stu-denti) e di intrattenimento (che può andaredalla ricostruzione di paesaggi e animali, finoalla produzione di effetti speciali o ai sex-ro-bot), ai personal robot e ai robot di compagnia(utili per la realizzazione di lavori domestici ocome assistenza a bambini, malati e anziani);dai trasporti automatici di beni e persone (lenote auto self-driving) alla robotica in ambito

medico (per operazioni chirurgiche o per la fi-sioterapia), ai robot come assistenti in alcuneprofessioni (in particolare in ambito industria-le); dai robot per la sicurezza e sorveglianza aquelli usati in ambito militare, e si potrebbecontinuare. Quindi, è più utile capire cosa unrobot sia partendo da ciò che sa fare, dalle suecaratteristiche e dai compiti che svolge, la-sciando per il momento da parte ogni pretesaontologica. Come disse il padre della robotica,Joseph Engelberger (21): «I can’t define a robot,but I know one when I see one» (22).

In questo articolo, al fine di definire le carat-teristiche di un robot, ci siamo basati su un do-cumento ufficiale stilato da alcuni esperti delsettore: il Glossario Tecnico della Strategic Re-search Agenda (SRA) for Robotics in Europe.Sulla base di tale glossario, si può dividere ilpanorama dei robot in tre differenti macro ca-tegorie:

a) Robot tele-operati: sono composti da unset di parti mosse da motori controllati da per-sone fisiche tramite specifiche interfacce, qualiun joy-stick o anche uno smartphone. Le azionidi questi robot sono completamente controlla-te dall’uomo, e di conseguenza essi possonoconfigurarsi come semplici strumenti nelle ma-ni dell’operatore (23).

b) Robot autonomi: l’autonomia è l’abilitàdi svolgere un compito senza nessun interventoumano durante il processo. Questo, secondo ilGlossario Tecnico SRA, comprende anche lacapacità di giudicare un azionamento nell’am-biente e decidere su di esso. Il livello di auto-

(20) http://www.cbc.ca/technology/technology-blog/2007/07/your_view_how_would_you_define.html (vi-sitato il 16.3.2012).

(21) Joseph Engelberger fu il primo a sviluppareun robot industriale, negli anni ’50. Il premio «Jose-ph Engelberger Awards» è il più prestigioso nel set-tore della robotica e mira a premiare i maggiori con-tributi nel progresso della robotica al servizio del-l’umanità (http://www.robotics.org/events/event.cfm?id=50, visitato il 16.3.2012).

(22) http://www.cbc.ca/technology/technology-blog/2007/07/your_view_how_would_you_define.html (vi-sitato il 16.3.2012).

(23) Traiamo questa definizione da un contributodi Bonarini-Matteucci, Technical perspective oncare robots, Laboratorio di Intelligenza Artificiale eRobotica, Dipartimento di Elettronica e Informazio-ne, Politecnico di Milano, relazione tenuta nell’am-bito del progetto Eurobotics.

Robot e diritto: una prima ricognizione

NGCC 2012 - Parte seconda 5

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nomia dipende quindi dal livello di interventoumano necessario per il compimento dell’azio-ne.

Un aspetto molto importante da tenere inconsiderazione è la differenza tra un robot«automatico» e un robot «autonomo», inten-dendosi con il primo un robot con capacità direazione a determinati sensori, mentre con ilsecondo la capacità supplementare di perce-zione dell’ambiente nel suo complesso.

c) Robot cognitivi: sono robot autonomi chesfruttano processi analoghi ai processi cogniti-vi umani. Questo tipo di robot è capace dicomportamento intelligente, e possiede abilitàquali il ragionamento, la pianificazione e l’ap-prendimento (non necessariamente tutte e trele abilità devono essere presenti contempora-neamente). Il robot si basa su una rappresenta-zione interna del mondo esterno, e riesce adadattarsi anche a un ambiente parzialmentesconosciuto e mutevole (24).

Si può subito rilevare che il confine tra robotautonomo e robot cognitivo è abbastanza sfu-mato, in quanto nella maggior parte dei casi unrobot con un elevato grado di autonomia è an-che un robot cognitivo. Comunque, le due ca-tegorie possono essere tenute distinte giacchépuò tecnicamente esistere un robot autonomoche non sia anche cognitivo, in quanto abbia,ad esempio, la sola capacità di percezione del-l’ambiente esterno, senza quella di elaboraregli stimoli in entrata e, quindi, di adattarsi a es-so.

In termini generali si può dire che i robot so-no oggetti, artefatti nelle mani del produttore,del programmatore, del proprietario e dell’uti-lizzatore. I problemi giuridici che può solleva-re l’uso di un robot possono ricondursi a diver-se macroaree, come ad esempio la sicurezzadelle nuove tecnologie, specie per il loro utiliz-zo sul posto di lavoro o nel contesto di attivitàpericolose; la messa in circolazione del prodot-to «robot» e della sorveglianza del mercato (at-tualmente gli standard ISO in materia di robo-tica sono ancora in via di definizione); la pro-

prietà intellettuale (a chi riconoscere il dirittodi proprietà intellettuale quando un robot ef-fettua una nuova invenzione?).

A un secondo livello, però, i robot, specie seautonomi e cognitivi, possono essere visti an-che come agenti, in quanto entità che agisconoe reagiscono nell’ambiente in cui sono immer-si. In questo ultimo caso, il problema della re-sponsabilità per le azioni del robot diventa cru-ciale.

È per questa ragione, che, come anticipatosopra, abbiamo diviso l’analisi in due differentiparti: in primo luogo la legislazione europeasui requisiti tecnici al fine di proteggere i con-sumatori e, successivamente, la responsabilitàderivante da azioni dannose dei robot.

3. Una premessa sulle fonti del dirit-

to in Europa. Il sovrapporsi di fonti normati-ve in Europa disegna una realtà a più livelli.Attualmente, sia nell’Unione Europea sia inogni Stato membro, il diritto è il risultato di unprocesso di creazione che ha molte facce, an-che alla luce della significativa varietà di organiche partecipano alla produzione normativa.

In termini molto schematici si possono ri-chiamare i seguenti livelli:

– Fonti internazionali, all’interno delle qualidevono ritenersi compresi i trattati e le conven-zioni internazionali che coinvolgono ancheStati non europei (per es. la World IntellectualProperty Organization – WIPO – e la Conven-zione WIPO del 1967, la World Trade Organi-zation – WTO).

– A un diverso livello, da non intendersi insenso gerarchico, si collocano le Convenzioni egli accordi firmati in seno al Consiglio d’Euro-pa, che conta ad oggi 47 Paesi membri.

– In ambito più propriamente comunitario,vi sono poi le fonti del diritto dell’Unione Eu-ropea (25). Si ricorda a questo proposito, la di-

(24) Il glossario, datato luglio 2009, è reperibilesul sito ufficiale del progetto EUROP (the EuropeanRobotics Technology Platform): http://www.robotics-platform.eu/cms/index.php.

(25) Art. 288 del Trattato di Funzionamento del-l’Unione Europea (formalmente art. 249 TEC): 1.Per l’assolvimento dei loro compiti e alle condizionicontemplate dal presente trattato il Parlamento eu-ropeo congiuntamente con il Consiglio, il Consiglioe la Commissione adottano regolamenti e direttive,prendono decisioni e formulano raccomandazioni opareri. Il regolamento ha portata generale. Esso èobbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente

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6 NGCC 2012 - Parte seconda

NOMELAV: nessun nome lav PAG: 7 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012/server480/riviste−n/ngcc−12/ngcc7−8−12/santosuos1

stinzione fondamentale tra fonti primarie(Trattati istitutivi delle Comunità e dell’Unio-ne, all’esito della riforma avvenuta con il Trat-tato di Lisbona; i cosiddetti «principi generalidi diritto», quali ad esempio il principio di sus-sidiarietà, di proporzionalità, di leale coopera-zione; la Carta dei diritti fondamentali del-l’Unione Europea, a cui oggi è riconosciuto lostesso valore giuridico dei Trattati) e atti defi-niti di diritto comunitario derivato, in quantoadottati alla luce e secondo le modalità pre-scritte dai Trattati (regolamenti, direttive, deci-sioni, raccomandazioni e pareri) (26). Con rife-rimento agli atti di diritto derivato, è opportu-no svolgere un’ulteriore distinzione tra atti vin-colanti (regolamenti, direttive e decisioni) e attinon vincolanti (pareri e raccomandazioni) (27).In particolare, in relazione agli atti vincolanti, èbene precisare che: a) i regolamenti sono attilegislativi obbligatori per gli Stati membri intutti i loro elementi e hanno diretta e immedia-ta applicazione all’interno di ogni stato mem-bro; b) le direttive vincolano gli Stati membri alraggiungimento di un determinato risultato,senza dettare le modalità di attuazione, e sonogeneralmente prive del carattere di applicabili-tà diretta; c) le decisioni sono obbligatorie intutti i loro elementi, sono immediatamente ap-plicabili ma sono rivolte solo a soggetti da que-ste designati (28). Al contrario, alle raccoman-dazioni e ai pareri si attribuisce un valore me-ramente esortativo nel senso di sollecitare i de-stinatari ad orientare il loro comportamento inconformità agli interessi dell’Unione (29).

– Un ulteriore livello è costituito dalle nor-

me transnazionali, che si vengono a formareestrapolando principi e regole concernenti lamateria delle relazioni transnazionali; le normetransnazionali sono desumibili dalle norme dialtri ordinamenti, compresi quelli sovranazio-nali ed internazionali, e anche dalle pronuncedelle diverse corti di tali ordinamenti (tipico èil caso del flusso dei concetti e degli standardlegali che attraversa i confini nazionali in sensoorizzontale, come accade sempre più di fre-quente nei settori delle transazioni commercia-li o in quelli legati alle applicazioni scientifichee tecnologiche).

– Infine, occorre tenere conto anche dellelegislazioni nazionali dei singoli Stati, che al lo-ro interno includono fonti statali, fonti locali enorme nazionali, che a loro volta permettonol’ingresso nell’ordinamento interno delle nor-mative internazionali e sovranazionali (30).

Prima di poter affrontare il tema della re-sponsabilità in riferimento alle azioni dei robot(che si suppone siano inseriti nella vita socialeattraverso la messa in commercio), diventa al-lora opportuno verificare proprio se l’attualenormativa comunitaria sia in grado di regolareil mercato degli stessi robot. In altre parole, oc-corre valutare se le fonti europee vigenti offra-no una disciplina adeguata per la produzione ela commercializzazione dei robot nel rispettodelle garanzie di sicurezza pubblica e tutela deiconsumatori. Si tratta di un’indagine che assu-me notevole rilevanza anche per il nostro ordi-namento, tenuto conto che, oltre alla normati-va consumeristica, il legislatore italiano non siè mai preoccupato nello specifico di regolare lequestioni giuridiche che stanno emergendo nelcampo della robotica.

4. Le norme europee vigenti. Lo scopodi questo lavoro è quello di verificare se nelquadro giuridico europeo vi siano norme ido-nee a dar conto dei conflitti che l’utilizzo dei

applicabile in ciascuno degli Stati membri. 2. La di-rettiva vincola lo Stato membro cui è rivolta perquanto riguarda il risultato da raggiungere, salva re-stando la competenza degli organi nazionali in meri-to alla forma e ai mezzi. 3. La decisione è obbligato-ria in tutti i suoi elementi per i destinatari da essadesignati. 4. Le raccomandazioni e i pareri non sonovincolanti.

(26) Gaja-Adinolfi, Introduzione al diritto del-l’Unione Europea, Laterza, 2010.

(27) Adam-Tizzano, Lineamenti di diritto del-l’Unione Europea, Giappichelli, 2010.

(28) Tesauro, Diritto dell’Unione europea, Ce-dam, 2010.

(29) Daniele, Diritto dell’Unione europea. Siste-

ma istituzionale - Ordinamento - Tutela giurisdizio-nale - Competenze, Giuffrè, 2010.

(30) Per uno sguardo sullo stato delle fonti del di-ritto in Europa si veda Santosuosso-Azzini, Scien-za, tecnologia e gli attuali flussi giuridici transnazio-nali, in Trattato di biodiritto, diretto da Rodotà-

Zatti, I, Ambito e fonti del biodiritto, a cura di Ro-dotà e Tallacchini, Giuffrè, 2010, 731-769.

Robot e diritto: una prima ricognizione

NGCC 2012 - Parte seconda 7

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robot può creare. Se si volge lo sguardo al qua-dro giuridico comunitario si può individuareuna struttura normativa che può essere benespressa mediante l’immagine di tre cerchiconcentrici. In tutti i casi, si tratta comunquedi norme non dettate appositamente per i ro-bot, per le quali va dunque valutata l’applicabi-lità ai temi di questo lavoro. Il cerchio che ab-biamo definito interno è costituito dalla diretti-va n. 06/42/CE, che disciplina la progettazionee la costruzione delle macchine e che interessada vicino i robot considerati quali meri artefat-ti meccanici. Vi è, poi, un cerchio maggiore, nelquale si trovano le misure più generali in temadi salute, pubblica sicurezza e tutela dei consu-matori: la direttiva n. 01/95/CE, la decisione n.768/2008/CE e il reg. n. 765/2008/CE, che fis-sano le regole per la sicurezza dei prodotti al-l’interno del mercato europeo. Qui il robot èconsiderato, al pari di qualsiasi altro prodotto,quale possibile fonte di pericolo per la sicurez-za pubblica. Infine, vi è un cerchio esterno, do-ve si collocano i diritti e le garanzie riconosciu-te ai consumatori dalla direttiva n. 99/44/CEsulla vendita dei beni di consumo.

5. Segue: il cerchio interno: la diretti-

va Macchine n. 2006/42/CE. La direttiva n.06/42/CE ha il duplice scopo di armonizzare irequisiti di salute e sicurezza, che devono averei macchinari in base ad un alto livello di prote-zione e, contestualmente, di favorire la liberacircolazione di questi prodotti all’interno delmercato europeo.Ambito e definizioni

L’art. 1 della direttiva delinea l’ambito di ap-plicazione, vale a dire i prodotti a cui le dispo-sizioni della direttiva fanno riferimento. Taledisposizione fornisce un elenco di sette catego-rie a cui vanno applicate le norme in questione(a. macchine; b. attrezzature intercambiabili; c.componenti di sicurezza; d. accessori di solle-vamento; e. catene, funi e cinghie; f. dispositiviamovibili di trasmissione meccanica; g. quasi-macchine). In questa sede, è opportuno soffer-marci sulla prima di queste categorie, «macchi-ne», di cui l’art. 2 fornisce alcune definizioni:

«Si applicano le definizioni seguenti:a) “macchina”:– insieme equipaggiato o destinato ad essere

equipaggiato di un sistema di azionamento di-

verso dalla forza umana o animale diretta,composto di parti o di componenti, di cui al-meno uno mobile, collegati tra loro solidamen-te per un’applicazione ben determinata,

– insieme di cui al primo trattino, al qualemancano solamente elementi di collegamentoal sito di impiego o di allacciamento alle fontidi energia e di movimento,

– insieme di cui al primo e al secondo tratti-no, pronto per essere installato e che può fun-zionare solo dopo essere stato montato su unmezzo di trasporto o installato in un edificio oin una costruzione,

– insiemi di macchine, di cui al primo, al se-condo e al terzo trattino, o di quasi-macchine,di cui alla lettera g) (31), che per raggiungereuno stesso risultato sono disposti e comandatiin modo da avere un funzionamento solidale,

– insieme di parti o di componenti, di cui al-meno uno mobile, collegati tra loro solidal-mente e destinati al sollevamento di pesi e lacui unica fonte di energia è la forza umana di-retta».

Perché un prodotto possa rientrare in questacategoria è necessario che presenti delle parti odei componenti collegati tra loro in un insieme.Pertanto, i robot, secondo la descrizione trat-teggiata in precedenza, possono facilmente es-sere annoverati all’interno della definizione di«macchina».Immissione sul mercato e messa in servi-zio

L’art. 5 elenca gli obblighi previsti in capo aiproduttori di macchine o i loro rappresentantiautorizzati. Prima di poter mettere sul mercatouna macchina, il fabbricante o il suo mandata-rio devono accertarsi che il macchinario soddi-sfi i requisiti essenziali di sicurezza e di tuteladella salute (32); inoltre, devono essere fornite

(31) Art. 2, lett. g): «quasi-macchine»: insiemi checostituiscono quasi una macchina, ma che, da soli,non sono in grado di garantire un’applicazione bendeterminata. Un sistema di azionamento è una qua-si-macchina. Le quasi-macchine sono unicamentedestinate ad essere incorporate o assemblate ad altremacchine o ad altre quasi-macchine o apparecchiper costituire una macchina disciplinata dalla pre-sente direttiva [...].

(32) Fraser (ed.), Guida all’applicazione della di-rettiva «macchine» 2006/42/CE, Commissione Eu-

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le informazioni necessarie (quali, ad esempio,le istruzioni) e occorre sottoporre la macchinaalle procedure di valutazione della conformitàai sensi dell’art. 12 (33). Le procedure di valuta-zione sono obbligatorie e, per alcune categoriedi macchinari, sono previste procedure alterna-tive tra le quali il produttore può scegliere (34).

Solo una volta aver eseguito le richiamate pro-cedure di valutazione, il produttore può redige-re la dichiarazione CE di conformità e apporre lamarcatura «CE» ai sensi dell’art. 16 (35).

Marchio CEIl reg. n. 765/2008/CE definisce la «marcatu-

ra CE» come il procedimento attraverso il qua-le il produttore indica che il prodotto è confor-me ai requisiti stabiliti dalla legislazione comu-nitaria di armonizzazione.

Apponendo il marchio CE, il produttore siassume la responsabilità circa la conformità delprodotto (36). Il marchio consiste nelle iniziali«CE» nella forma grafica illustrata nell’Allega-to III. La marcatura CE è l’unica marcaturache attesta la conformità del prodotto ai requi-siti fissati dall’Unione Europea.Titoli e riferimenti di norme armonizza-te ai sensi della direttiva

La Comunicazione della Commissione Eu-ropea del 20.7.2011 volta a favorire l’applica-zione della direttiva n. 06/42/CE ha pubblica-to i relativi titoli e riferimenti degli standardtecnici armonizzati. In particolare, la Comuni-cazione prevede l’applicazione dello standardEN ISO 10218-1:2008 per i robot in ambienteindustriale (Requisiti per la sicurezza – Parte1: Robot – ISO 10218-1:2006, incluso Cor1:2007).

L’esteso ambito di applicazione della diretti-va Macchine definito agli artt. 1 e 2 consente diritenere pacificamente che i robot rientrinonelle categorie di macchine (art. 1, lett. a) oquasi-macchine (art. 1, lett. g). Le disposizionipreviste in materia di immissione sul mercato emessa in servizio devono dunque valere ancheper il commercio dei robot. Pertanto, la fabbri-cazione e la successiva commercializzazione diun robot sono vincolate al rispetto delle proce-dure di valutazione di conformità prescritte e ilproduttore è tenuto a soddisfare integralmentele condizioni e i requisiti fissati dalla direttiva

ropea Imprese e Industria, 2010, su http://ec.euro-pa.eu/enterprise/sectors/ mechanical/files/machinery/guide-appl-2006-42-ec-2nd-201006_it.pdf, visitato il14.2.2012.

(33) Article 12: 2. Where the machinery is not re-ferred to in Annex IV, the manufacturer or his autho-rised representative shall apply the procedure for as-sessment of conformity with internal checks on themanufacture of machinery provided for in AnnexVIII. 3. Where the machinery is referred to in AnnexIV and manufactured in accordance with the harmo-nised standards referred to in Article 7(2), and provi-ded that those standards cover all of the relevant es-sential health and safety requirements, the manufac-turer or his authorised representative shall apply oneof the following procedures: (a) the procedure for as-sessment of conformity with internal checks on themanufacture of machinery, provided for in AnnexVIII; (b) the EC type-examination procedure provi-ded for in Annex IX, plus the internal checks on themanufacture of machinery provided for in AnnexVIII, point 3; (c) the full quality assurance procedureprovided for in Annex X. 4. Where the machinery isreferred to in Annex IV and has not been manufactu-red in accordance with the harmonised standards re-ferred to in Article 7(2), or only partly in accordancewith such standards, or if the harmonised standardsdo not cover all the relevant essential health and sa-fety requirements or if no harmonised standards existfor the machinery in question, the manufacturer orhis authorised representative shall apply one of thefollowing procedures: (a) the EC type-examinationprocedure provided for in Annex IX, plus the internalchecks on the manufacture of machinery provided forin Annex VIII, point 3; (b) the full quality assuranceprocedure provided for in Annex X.

(34) Procedura di valutazione della conformitàcon controllo interno sulla fabbricazione della mac-china, Allegato VIII; procedura di esame per la cer-tificazione CE, Allegato IX; procedura di garanziadi qualità totale, Allegato X.

(35) Article 16: 1. The CE conformity marking

shall consist of the initials CÈ as shown in AnnexIII.2. The CE marking shall be affixed to the machi-nery visibly, legibly and indelibly in accordance withAnnex III.3. The affixing on machinery of markings,signs and inscriptions which are likely to misleadthird parties as to the meaning or form of the CEmarking, or both, shall be prohibited. Any othermarking may be affixed to the machinery providedthat the visibility, legibility and meaning of the CEmarking is not thereby impaired.

(36) Fraser (ed.), Guida all’applicazione della di-rettiva «macchine» 2006/42/CE, cit.

Robot e diritto: una prima ricognizione

NGCC 2012 - Parte seconda 9

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(dichiarazione di conformità, marcatura CE,manuale d’istruzione, fascicolo tecnico, etc.).

6. Segue: il cerchiomaggiore: la diretti-va n. 01/95/CE, la decisione n. 768/2008/CEe il reg. n. 765/2008/CE sulla sicurezza ge-

nerale e la commercializzazione dei pro-

dotti. La direttiva n. 01/95/CE impone un re-quisito generale di sicurezza per ogni prodottomesso sul mercato e destinato al consumo, com-presi i prodotti utilizzati nell’ambito di un servi-zio. È considerato sicuro il prodotto che, in con-dizioni di uso normali o ragionevolmente preve-dibili, compresa la durata e, se del caso, la messain servizio, l’installazione e le esigenze di manu-tenzione, non presenta alcun rischio oppure pre-senta unicamente rischi minimi, compatibili conl’impiego del prodotto e ritenuti accettabili nelrispetto di un livello elevato di tutela della salutee della sicurezza delle persone.Prodotto sicuro

Ai sensi dell’art. 3 della direttiva, un prodot-to è considerato sicuro quando, in mancanza dinorme comunitarie specifiche che ne discipli-nino la sicurezza, è conforme alle normativenazionali specifiche dello Stato membro nelcui territorio è commercializzato. Un prodottoè altresì sicuro quando rispetta gli standard eu-ropei fissati dalle procedure previste nella di-rettiva. In assenza di tali normative, la confor-mità di un prodotto è valutata in base ai se-guenti elementi (37):

a) le norme nazionali non cogenti che rece-piscono norme europee;

b) le norme in vigore nello Stato membro incui il prodotto è commercializzato;

c) le raccomandazioni della Commissionerelative ad orientamenti sulla valutazione dellasicurezza dei prodotti;

d) i codici di buona condotta in materia disicurezza dei prodotti vigenti nel settore inte-ressato;

e) gli ultimi ritrovati della tecnica;f) la sicurezza che i consumatori possono ra-

gionevolmente attendersi.

Gli obblighi del produttore e del distri-butore

I produttori possono mettere sul mercato so-lo prodotti che siano conformi al requisito ge-nerale di sicurezza. Inoltre, essi devono fornireal consumatore le informazioni che consentanodi valutare i rischi inerenti ad un prodotto, du-rante la durata di utilizzazione normale o ra-gionevolmente prevedibile, allorché questi ulti-mi non siano immediatamente percettibili sen-za adeguate avvertenze, e di premunirsi controdetti rischi (art. 5, par. 1). Di conseguenza, i di-stributori sono responsabili qualora mettano incommercio prodotti di cui conoscevano o dicui avrebbero dovuto conoscere la non confor-mità (38).

Nel caso in cui i produttori o i distributoriscoprano che un prodotto da loro messo incommercio presenti rischi incompatibili con ilrequisito generale di sicurezza, hanno l’obbligodi informare immediatamente le autorità com-petenti degli Stati membri.Obblighi degli Stati membri

Gli Stati membri sono responsabili per glieventuali inadempimenti dei produttori e deidistributori (art. 6). Ogni Stato deve pertantoistituire autorità competenti preposte al con-trollo della conformità dei prodotti, attribuen-do loro i necessari poteri per adottare opportu-ni provvedimenti (39). Inoltre, gli Stati membrisono tenuti a determinare un impianto sanzio-natorio per punire le eventuali violazioni e de-vono assicurare un sistema di tutela che con-senta ai consumatori e agli altri interessati disporgere reclami presso le autorità competenticon riguardo alla sicurezza dei prodotti e alleattività di controllo e sorveglianza.

7. Segue: la decisione 768/2008/CE e il

reg. 765/2008/CE sulla commercializza-

zione dei prodotti. La decisione n. 768/2008/CE fissa, nella forma di norme di princi-pio, gli obblighi generali per gli operatori eco-nomici per la commercializzazione dei prodottie disciplina una serie di procedure di valuta-

(37) Sintesi della legislazione dell’UE, Sicurezzadei prodotti: regole generali, su http://europa.eu/legi-slation_summaries/consumers/consumer_information/l21253_it.htm, visitato il 14.2.2012.

(38) Sintesi della legislazione dell’UE, Sicurezzadei prodotti: regole generali, cit.

(39) Sintesi della legislazione dell’UE, Sicurezzadei prodotti: regole generali, cit.

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zione di conformità. Vengono inoltre stabilitealcune regole specifiche in tema di marcaturaCE. Ma l’importanza della decisione risiede inparticolare nelle definizioni in essa contenutedi alcuni concetti fondamentali quali «produt-tore», «distributore», «importatore», «normearmonizzate», «immissione nel mercato» e «va-lutazione di conformità». Fornire singole defi-nizioni così esplicite rende certamente più age-vole l’interpretazione e l’applicazione delle leg-gi in questo campo.Gli obblighi dei produttori, degli impor-tatori e dei distributori

Perché un prodotto possa essere messo incommercio occorre che sia conforme ad alcunirequisiti essenziali. Pertanto, gli operatori eco-nomici, in funzione dei loro rispettivi ruoli nel-la catena di fornitura, sono responsabili dellaconformità dei loro prodotti, dovendo effet-tuare le relative procedure di valutazione. Leprocedure da utilizzare vanno scelte tra i mo-duli stabiliti e specificati nell’Allegato II delladecisione. La procedura di valutazione si con-clude con la marcatura CE e può essere previ-sto che il produttore debba allegare una di-chiarazione secondo cui la conformità di unprodotto alle prescrizioni è stata dimostrata(«dichiarazione CE di conformità») (40).

Il prodotto deve essere accompagnato daistruzioni e informazioni sulla sicurezza in unalingua che sia di facile comprensione per ilconsumatore.

L’importatore e il distributore, se ritengonoo hanno motivo di credere che il prodotto nonsia conforme, non possono mettere il prodottosul mercato. Inoltre, quando un prodotto pre-senta un rischio hanno l’obbligo di informare ilproduttore e le autorità di vigilanza del merca-to.

In ogni caso, deve essere sempre garantita latracciabilità del prodotto messo in commer-cio (41).

Accreditamento e vigilanza del mercatoIl reg. n. 765/2008/CE, complementare alla

decisione n. 768/2008/CE, delinea la strutturarelativa all’organizzazione e alla gestione delleoperazioni di accreditamento per gli organismideputati a svolgere attività di valutazione dellaconformità dei prodotti da mettere in commer-cio, fra cui tarature, prove, certificazioni e ispe-zioni. Si fornisce così un quadro generale per lavigilanza del mercato dei prodotti per garantireche essi soddisfino requisiti che offrano un gra-do elevato di protezione di interessi pubblici,come la salute e la sicurezza in generale, la sa-lute e la sicurezza sul luogo di lavoro, la prote-zione dei consumatori, la protezione dell’am-biente e la sicurezza pubblica.

Gli Stati membri sono chiamati a garantireun’effettiva vigilanza del mercato affinché iprodotti suscettibili di compromettere la saluteo la sicurezza degli utenti che non risultinoconformi alle normative comunitarie siano im-mediatamente ritirati e i consumatori, la Com-missione Europea e gli altri Stati membri nesiano conseguentemente informati. Ogni Statodeve inoltre istituire adeguati meccanismi dicomunicazione e coordinamento tra le proprieautorità di vigilanza del mercato e attivare pro-cedure per dare seguito ai reclami, per monito-rare gli eventuali infortuni e danni alla saluteprovocati dai prodotti non conformi e per se-guire gli sviluppi scientifici e tecnici in materiadi sicurezza (art. 18).

Una volta ritenuta, come è incontroverso,applicabile la direttiva n. 06/42/CE in relazio-ne alle componenti di robotica, è chiaro cheanche i robot, quali macchine o quasi-macchi-ne, siano sottoposti alla disciplina più generalein materia di sicurezza e commercializzazionedei prodotti di cui alla direttiva n. 01/95/CE,alla decisione n. 768/2008/CE e al reg. n. 765/2008/CE. Del resto, si tratta, di disposizioniche intervengono per colmare le eventuali la-cune presenti nelle specifiche normative di set-tore, qual è la direttiva Macchine. In questosenso, mentre per gli aspetti relativi agli stan-dard di sicurezza e alle procedure di valutazio-ne e marcatura CE la direttiva n. 06/42/CEprevede una compiuta disciplina, assumono si-gnificativa rilevanza le definizioni contenutenella decisione n. 768/2008/CE (che di certoagevolano di molto l’interpretazione della di-

(40) Sintesi della legislazione dell’UE, Commer-cializzazione dei prodotti – Marcatura CE di confor-mità, su http://europa.eu/legislation_summaries/consumers/consumer_safety/l10141_it.htm, visitatoil 14.2.2012.

(41) Sintesi della legislazione dell’UE, Commer-cializzazione dei prodotti – Marcatura CE di confor-mità, cit.

Robot e diritto: una prima ricognizione

NGCC 2012 - Parte seconda 11

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rettiva) e le regole predisposte dal reg. n. 765/2008/CE per ciò che concerne gli obblighi divigilanza (previsti dalla direttiva solo in manie-ra vaga nel quadro di una più generica coope-razione tra Stati membri). Si può quindi affer-mare che, da un punto di vista generale, la di-sciplina in materia di sicurezza e commercializ-zazione è completa in quanto garantisce ancheper i robot il quadro di tutela assicurato pertutti i beni di consumo.

8. Segue: il cerchio esterno: la diretti-

va n. 99/44/CE sulla vendita e le garanzie

dei beni di consumo. Scopo della direttiva n.99/44/CE è l’armonizzazione delle leggi, deiregolamenti e dei provvedimenti amministrati-vi degli Stati membri dell’Unione Europea inmerito ad alcuni aspetti relativi alla vendita deibeni di consumo e alle relative garanzie perraggiungere un livello minimo uniforme di tu-tela del consumatore nell’ambito del mercatocomunitario (42).Il contratto di vendita

I beni consegnati al consumatore devono es-sere conformi a quanto stabilito nel contrattodi vendita. Si presume che i beni siano confor-mi al contratto se (art. 2):

«a) sono conformi alla descrizione fatta dalvenditore e possiedono le qualità del bene cheil venditore ha presentato al consumatore co-me campione o modello;

b) sono idonei ad ogni uso speciale volutodal consumatore e che sia stato da questi por-tato a conoscenza del venditore al momentodella conclusione del contratto e che il vendi-tore abbia accettato;

c) sono idonei all’uso al quale servono abi-tualmente beni dello stesso tipo;

d) presentano la qualità e le prestazioni abi-tuali di un bene dello stesso tipo, che il consu-matore può ragionevolmente aspettarsi, tenutoconto della natura del bene e, se del caso, delledichiarazioni pubbliche sulle caratteristichespecifiche dei beni fatte al riguardo dal vendi-tore, dal produttore o dal suo rappresentante,

in particolare nella pubblicità o sull’etichetta-tura».

Il venditore risponde per qualsiasi difetto diconformità esistente al momento della conse-gna del bene (art. 3). In caso di difetto di con-formità, il consumatore ha diritto al ripristino,senza spese della conformità del bene median-te riparazione o sostituzione, ad una riduzioneadeguata del prezzo o alla risoluzione del con-tratto relativo a tale bene.La garanzia commerciale

Ai sensi dell’art. 6 della direttiva n. 99/44/CE, la garanzia deve vincolare giuridicamentela persona che la offre secondo le modalità sta-bilite nella dichiarazione di garanzia e nella re-lativa pubblicità. In ogni caso, la garanzia deveindicare i diritti di cui è titolare il consumatore,secondo la legge nazionale applicabile alla ven-dita dei beni di consumo e specificare che lagaranzia lascia impregiudicati tali diritti.

La direttiva n. 99/44/CE predispone unaparticolare disciplina nel caso in cui i beni diconsumo venduti, tra i quali possono rientrareanche i robot in quanto sottoposti al regimefissato nella direttiva Macchine, presentino deivizi. Le norme in questione parlano di difettodi conformità e assicurano al consumatore (nelnostro caso, ad esempio, un disabile che ha ac-quistato una sedia a rotelle intelligente oppureuna famiglia che si è dotata di un robot-came-riere) una tutela finalizzata al mantenimento invita del contratto e all’ottenimento della pre-stazione promessa.

9. Segue: alcune conclusioni sui robot

come prodotti. Come si è potuto vedere,non sorge alcun dubbio sull’applicabilità dellenormative commentate rispetto alla materia deirobot. La copertura offerta dalla direttiva Mac-chine consente, infatti, di considerare i robotnell’alveo dell’ampia categoria dei beni di con-sumo. Da qui, pertanto, la piena compatibilitàdel settore di produzione afferente alla roboti-ca con le norme su cui si fonda la disciplina ge-nerale in tema di sicurezza e commercializza-zione dei prodotti. Ed invero, le disposizionirelative ai sistemi di vigilanza sul mercato e ac-creditamento, così come la tutela garantita inordine ai rimedi per il ripristino del bene even-tualmente viziato, costruiscono un impiantogiuridico volutamente esteso, che è in grado di

(42) Sintesi della legislazione dell’UE, La venditae le garanzie dei beni di consumo, su http://euro-pa.eu/legislation_summaries/consumers/protectio-n_of_consumers/l32022_it.htm, visitato il 14.2.2012.

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ricomprendere qualsiasi bene che venga fattocircolare all’interno del mercato comunitario.

Se dunque sotto il profilo della disciplina ge-nerale del consumo la categoria dei robot rice-ve sufficiente protezione, non si può dire lostesso in merito alla normativa di settore. Ci siriferisce più precisamente alla mancanza nelladirettiva Macchine di un regolamento più par-ticolareggiato per le macchine «intelligenti».

La direttiva n. 06/42/CE accomuna, all’in-terno della stessa procedura di valutazione diconformità, categorie di macchine molto diver-se tra loro. Se ciò non crea problemi quando laverifica attiene alle componenti meccanichedel macchinario, il discorso cambia in fase dianalisi del funzionamento. Ritorna a tal propo-sito il tema dell’autonomia e delle capacità co-gnitive di cui si è discusso in precedenza. Edinvero, oggi appare piuttosto difficile ritenereche un robot autonomo, se non cognitivo, ven-ga semplicemente sottoposto allo stesso siste-ma di verifica interna che viene richiesto peruna gru o per un trattore agricolo. Le capacitàdi reazione e di apprendimento di un robot do-vrebbero meritare una controllo qualitativa-mente più incisivo, tenuto conto dei rischi chepossono derivare.

Del resto, la questione sulle procedure di va-lutazione è strettamente legata al problemadella revisione degli standard tecnici. Non è uncaso, infatti, che gli unici standard ISO al mo-mento stabiliti in relazione alla direttiva Mac-chine per il settore della robotica riguardino irobot in ambiente industriale (43). Non esisto-no ancora quindi requisiti di sicurezza per i ro-bot che interagiscono con un soggetto diversodall’ingegnere che lavora alla realizzazione delrobot stesso. Solo tali requisiti permetterannodi immaginare procedure di valutazione adattealle nuove capacità dei robot. Solo in questomodo potranno trovare una copertura legale leautomobili cosiddette «self-driving» o i robot-assistenti. Senza contare che, una volta definitele procedure di valutazione, sarà possibile di-

stinguere anche giuridicamente i robot dotatidi capacità cognitive rispetto alle macchine te-le-operate (si pensi ai tram senza guidatore oagli shuttle autonomi che si muovono all’inter-no degli aeroporti).

La l. 6.2.1996, n. 52 (Disposizioni perl’adempimento di obblighi derivanti dall’appar-tenenza dell’Italia alle Comunità europee – leg-ge comunitaria 1994) e, successivamente, il d.legis. n. 6.9.2005, n. 206 (Codice del consumo,a norma dell’articolo 7 della legge 29 luglio2003, n. 229) hanno introdotto in Italia unadisciplina posta a tutela dei diritti dei consu-matori che recepisce le normative di matricecomunitaria richiamate nei paragrafi prece-denti. Nel nostro ordinamento, dunque, i ro-bot, considerati quali prodotti, trovano oggiuna buona copertura legislativa a livello gene-rale. Ma la situazione si complica nel momen-to in cui si tenta di individuare tra le leggi ita-liane una regolamentazione più specifica perle macchine intelligenti. Anche in Italia, infat-ti, mancano disposizioni più dettagliate in ma-teria di procedure di valutazione e standard disicurezza in ambito robotico. Il diritto internosembrerebbe soffrire di una forma acuta di in-comunicabilità nei confronti delle nuovescienze tecnologiche. Ci si chiede se il legisla-tore nazionale non intervenga per motivi disensibilità o per timori sociali. Probabilmente,l’estrema peculiarità della materia e i suoi re-centi sviluppi lasciano gli operatori del dirittoabbacinati e al tempo stesso insicuri rispettoalle soluzioni giuridiche da prospettare. Eppu-re, il mondo della robotica non è del tuttoignoto al mercato del nostro paese. Anzi, aben vedere, la produzione italiana in questosettore registra ormai da qualche anno indica-tori sempre positivi. Nel 2009 l’Italia si è gua-dagnata il settimo posto nella graduatoriamondiale per numero di robot industriali in-stallati e nel 2010 risultava addirittura terza(dopo Giappone e Germania) nell’utilizzo dirobot nel comparto automobilistico (44). A talproposito, preme rilevare che la principaleproduzione delle nostre imprese non è quella

(43) La delegazione britannica ISO TC 184 SC2WG7 promette che per agosto 2013 verranno pub-blicati gli standard ISO per i Personal Care Robots,così Harper, Current Activities in International Ro-botics Standardisation, in occasione di European Ro-botics Forum, Odense, 6.3.2012.

(44) International Federation of Robotics, WorldRobotics Industrial Robots 2011. Statistics, MarketAnalysis, Forecasts and Case Studies, 2011.

Robot e diritto: una prima ricognizione

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più eccentrica dei robot-ballerini o dei robot-camerieri, ma si concentra sui macchinari in-telligenti impiegati all’interno delle industrie(la cosiddetta meccanica strumentale) (45).Non si può negare, allora, che l’Italia sia at-tualmente uno dei paesi più all’avanguardianell’industria robotica. E questa è una ragionepiù che sufficiente perché in campo giuridicosi rompano gli indugi e si avvii un processo le-gislativo che offra una disciplina adeguata aun settore in così rapida espansione.

La prima sfida in campo giuridico lanciatadai robot diventa allora una sfida che compor-ta una collaborazione stretta tra giuristi e tecni-ci esperti allo scopo di ridefinire i parametri disicurezza che possano garantire una commer-cializzazione dei robot posta a tutela degliutenti.

10. Conflitti e contenziosi nei quali

sono coinvolti robots. Analizzata finora lanormativa europea applicabile ai robot come«prodotti» (e quindi come oggetti), si può orapassare a prendere in esame alcune situazioninelle quali essi si pongono sia come oggetti siacome agenti.

Se è vero, infatti, che lo scopo della respon-sabilità civile è quello di identificare il soggettotenuto alla riparazione della lesione di un dirit-to o interesse altrui e che, in termini generali (eun po’ in tutti gli ordinamenti (46)), sussistonodue forme diverse di responsabilità civile,quella contrattuale (che deriva dal mancato oinesatto adempimento di un’obbligazione) equella extracontrattuale, o aquiliana (cheemerge nel caso in cui l’agente violi una situa-zione giuridicamente protetta indipendente-mente dall’esistenza di un contratto), ci si devechiedere in quale modo la presenza di un robotin una situazione concreta incida nella rico-struzione dell’azione e nell’individuazione del

soggetto responsabile della condotta e, quindi,responsabile per il danno.

Tradizionalmente, l’istituto della responsabi-lità civile è stato dominio dei singoli stati, equindi regolato in gran parte dalle legislazioninazionali. Nondimeno l’Unione Europea hagià mostrato interesse per una disciplina euro-pea in materia, emanando in un primo momen-to la direttiva sulla responsabilità del produtto-re per danni derivati da un prodotto difettoso(direttiva n. 85/374/CEE) e istituendo, in unsecondo momento, alcuni gruppi di studio perla elaborazione di un Codice Civile Europeo(CCE).

L’interesse per un Codice Civile Europeonacque alla fine del secolo scorso, dopo due ri-soluzioni del Parlamento Europeo nel 1989 enel 1994 (47). Inizialmente, la proposta interes-sò il mondo accademico e fu istituita una«Commissione sul diritto contrattuale euro-peo» (Commissione Lando) (48), che pubblicòi «Principi di diritto europeo dei contratti»(PECL) in tre parti: la prima parte nel 1995, laseconda nel 1999 e l’ultima nel 2003 (49). In se-guito, nel 2001, la Commissione Europea pro-pose di estendere lo studio anche alle altre areedel diritto privato, e istituì un «Gruppo di Stu-dio per un Codice Civile Europeo» compostoda accademici e ricercatori in diritto privatoprovenienti da diversi stati membri. Lo scopoera di produrre un set codificato di principi didiritto europeo per il diritto delle obbligazionie per gli aspetti principali del diritto della pro-prietà (50). Nel 2006 è stato pubblicato il testodefinitivo dei «Principi di responsabilità extra-

(45) Le aree applicative predominanti sono quelladella manipolazione (in particolare stampaggio diplastica e carico e scarico macchine) e quella dellasaldatura: International Federation of Robotics,World Robotics Industrial Robots 2011. Statistics,Market Analysis, Forecasts and Case Studies, 2011.

(46) Torrente-Schlesinger, Manuale di dirittoprivato, 19a ed., a cura di Anelli e Granelli, Giuf-frè, 2009, 817.

(47) Risoluzioni del Parlamento Europeo del26.5.1989 (Doc A2-157/89, OJ 1989 C 158/89,400), e del 6.5.1994 (Doc A3-329/94, OJ 1994 C205/94, 518).

(48) http://www.cisg.law.pace.edu/cisg/text/peclin-tro. html, (visitato il 16 marzo 2012).

(49) Reperibili sul sito web: frontpage.cbs.dk/law/commission_on_european_contract_law/, (visitato il16 marzo 2012). Da notare che nel 1994 UNI-DROIT aveva già pubblicato la prima edizione deiPrinciples of International Commercial Contracts, an-ch’essi senza forza vincolante, riediti successivamen-te nel 2004 e nel 2010.

(50) «Produce a codified set of Principles of Euro-pean Law for the law of obligations and core aspects

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contrattuale» (PEL), all’interno del più ampioprogetto per un Codice Civile Europeo (CCE).I due gruppi hanno svolto un’analisi compara-tiva dei sistemi giuridici degli stati membri alfine di raggiungere un sistema giuridico unifor-me a livello europeo, superando le esistenti di-versità attraverso la ricerca di principi comuni.

Per questo motivo, i due testi si presentanocome gli strumenti giuridici maggiormente utiliper iniziare una discussione a livello europeo,anche in un settore così particolare come quel-lo dei conflitti connessi all’utilizzo di robot. Intermini generali, si può dire che appare impro-babile che venga ufficialmente emanato un Co-dice Civile Europeo, in quanto non si tratta dimateria compresa tra quelle di competenzadella UE. È più probabile che il CCE sia adot-tato come legislazione (puramente) nazionale,oppure che venga utilizzato come set di normee concetti giuridici, che spontaneamente attra-verseranno i confini nazionali nel modo tipicodel diritto transnazionale.

11. Segue: il caso del danno da inadem-

pimento contrattuale. Per valutare i variaspetti e le diverse possibili forme di responsa-bilità civile, si può partire da un caso ipotetico,ma non impossibile. Si ipotizzi il caso di un ro-bot cane guida per persone non vedenti (Ro-Dog).

In primo luogo occorre soffermarsi ancorauna volta a considerare il robot come un sem-plice prodotto, oggetto della compravenditaintercorsa tra il produttore/rivenditore e l’ac-quirente/utilizzatore. Il venditore è quindi te-nuto alle norme generali che regolano tale isti-tuto.

Escluso che si possa procedere, in questa se-de, a un’analisi completa della disciplina dellaresponsabilità contrattuale, ci si limiterà a ri-chiamare i punti principali disciplinati dai«Principi di diritto europeo dei contratti».

Il termine «inadempimento», secondo l’art.1:301 dei PECL, indica «qualsiasi mancanzadella prestazione dovuta in base al contratto,che sia fonte di responsabilità o no, compreso

il ritardato e l’inesatto adempimento nonché laviolazione dell’obbligo di cooperare al fine didare piena esecuzione al contratto». Per speci-fica previsione dello stesso articolo, ai compor-tamenti posti in essere «con volontà» (51) sonoequiparati quelli gravemente colposi.

Dopo una parte dedicata alla formazione evalidità del contratto e alla disciplina generaledei contratti, il Capitolo 8 tratta dell’inadempi-mento. Ai sensi dell’art. 8:101 (52), in caso diinadempimento imputabile al debitore, il cre-ditore insoddisfatto potrà ricorrere ai mezzi ditutela previsti nel Capitolo nono. Si tratta deimezzi tradizionalmente previsti anche dal dirit-to italiano: richiesta di adempimento, eccezio-ne d’inadempimento, risoluzione del contratto,riduzione del prezzo, risarcimento del danno.

L’inadempimento è qualificato come «gra-ve» (art. 8:103) se: «(a) la stretta osservanzadell’obbligazione appartiene alla natura delcontratto; o (b) l’inadempimento priva sostan-zialmente il creditore insoddisfatto di ciò cheesso ha il diritto di ricevere in base al contratto,salvo che il debitore non ha né avrebbe ragio-nevolmente potuto prevedere tale risultato; o(c) l’inadempimento è dovuto a dolo e dà alcreditore ragione di ritenere di non potere piùfare affidamento sui successivi adempimenti».

L’art. 8:108 dei PECL disciplina l’inadempi-mento dovuto a causa non imputabile al debi-tore, stabilendo che egli non risponde se provache tale inadempimento è dovuto a un impedi-mento «al di là della propria sfera di controlloe del quale non ci si poteva ragionevolmenteaspettare che egli tenesse conto al momento

of the law of property» http://www.sgecc.net/pages/en/introduction/index.introduction.htm (visitato il16.3.2012).

(51) Intentional, nella versione inglese dei PECL.(52) Art. 8:101: Mezzi di tutela: 1. Quando il de-

bitore non adempie l’obbligazione sorta dal contrat-to e l’inadempimento è imputabile perché non trovaapplicazione l’art. 8:108, il creditore insoddisfattopuò ricorrere ai mezzi di tutela previsti nel Capitolonono. 2. Quando il debitore non risponde dell’ina-dempimento secondo quanto previsto dall’art.8:108, il creditore insoddisfatto può ricorrere aimezzi di tutela previsti nel Capitolo nono ma nonpuò domandare l’adempimento né il risarcimentodel danno. 3. Il creditore non può ricorrere ad alcu-na delle tutele previste dal Capitolo nono nella mi-sura in cui è stata la sua condotta a causare l’ina-dempimento del debitore.

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della conclusione del contratto né che dovesseevitare o superare l’impedimento o le sue con-seguenze». È comunque prevista la legittimitàdi clausole volte a limitare o escludere le tuteleper l’inadempimento, salvo che ciò non siacontrario a buona fede e correttezza (art.8:109).

Nel diritto italiano, la responsabilità per ina-dempimento è disciplinata dall’art. 1218 delcodice civile. Anche la normativa italiana tieneconto dell’impossibilità della prestazione deri-vante da causa non imputabile al debitore, chene esclude la responsabilità.

Inoltre, va ricordato che il robot può essereconsiderato come «bene di consumo», pertan-to rientrante nella disciplina stabilita dalla di-rettiva n. 99/44/CE. Il compratore è, quindi,tutelato dalle varie disposizioni in tema di ga-ranzia commerciale e rimedi in caso di difettodi conformità visti sopra (par. 4.3). Nel codicecivile italiano la garanzia per i vizi in caso divendita (art. 1490 cod. civ.) è una delle obbli-gazioni tipiche del venditore. Per «vizi» si in-tendono le imperfezioni o alterazioni di un be-ne dovute alla sua produzione o conservazio-ne (53), che siano tali da rendere il bene inido-neo all’uso cui è destinato o ne diminuiscano inmodo apprezzabile il valore.

In questa dimensione «statica», guardando ilrobot quale mero oggetto di scambio, non ricor-rono dunque problemi di sorta ad applicare lanormativa tradizionale in tema di responsabilitàda inadempimento contrattuale. Si può conclu-dere sul punto affermando che la disciplina esi-stente nel diritto italiano di origine interna e co-munitaria, e quella delineata a livello europeo,non sembrano richiedere alcuna aggiunta o mo-difica in relazione al fatto che oggetto della rela-zione giuridica intercorsa sia un robot.

12. Segue: il caso dei danni causati da

difetti di produzione nel robot. Una del-le questioni più interessanti della robotica vistadal diritto riguarda la responsabilità extracon-trattuale derivante da un comportamento dan-noso del robot, quando un soggetto subisce, acausa di un’azione compiuta da (o nella quale ècoinvolto) un robot, un «danno giuridicamente

rilevante» (indipendentemente dall’esistenzadi un contratto o in concorso, a vario titolo,con un contratto).

Pensando ai robot, ci si può trovare di frontea due situazioni diverse. In primo luogo, si puòipotizzare che il nostro Ro-Dog, a causa di undifetto nel sistema di locomozione, sbandi e ur-ti un tavolino nel soggiorno del suo proprieta-rio, facendo cadere un prezioso vaso di cristal-lo. In questo caso, entra in gioco la ben nota di-rettiva n. 85/374/CEE, modificata dalla diretti-va n. 99/34/CE, che si occupa della responsabi-lità derivante da prodotti difettosi, stabilendo ilprincipio della responsabilità oggettiva (o re-sponsabilità senza colpa) del produttore in casodi «danno da prodotto difettoso».

Per prodotto (art. 2) si intende «ogni benemobile, anche se fa parte di un altro bene mobi-le o immobile». Un prodotto è difettoso (art. 6)quando «non offre la sicurezza che ci si può le-gittimamente attendere tenuto conto di tutte lecircostanze, tra cui la presentazione del prodot-to, l’uso al quale il prodotto può essere ragione-volmente destinato e il momento della messa incircolazione del prodotto». Importante per lavalutazione della pericolosità di un prodotto èlo «stato dell’arte» delle macchine robotichepresenti sul mercato al momento della messa incircolazione: un prodotto-robot non può essereconsiderato difettoso per il solo fatto che, suc-cessivamente, sia stato messo in circolazione unprodotto-robot più perfezionato.

Se un soggetto subisce un danno derivanteda un robot difettoso, responsabile è il produt-tore di tale robot. Con il termine produttore siintende «il fabbricante di un prodotto finito, diuna materia prima o di una parte del prodottofinito» (art. 6). Se più persone sono responsa-bili per uno stesso danno, può esserci respon-sabilità solidale. Ad esempio, per esplicita pre-visione della direttiva, se il prodotto viene im-portato da uno Stato al di fuori dell’UnioneEuropea, alla responsabilità del produttore siaggiunge quella dell’importatore. Se il produt-tore non è identificato, si considera responsa-bile il fornitore, ovvero la persona che ha forni-to il prodotto all’acquirente (ipotesi di c.d. re-sponsabilità per fatto altrui (54)).

(53) Torrente-Schlesinger, cit., 666. (54) Torrente-Schlesinger, cit., 866.

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L’onere della prova ovviamente cade suldanneggiato, che deve provare il difetto delprodotto, l’esistenza di un danno e il nessocausale tra il difetto e il danno, ovvero che ildifetto del prodotto sia stata l’effettiva causadel verificarsi del danno (causa giuridicamenterilevante). In questo modo l’onere probatoriodel danneggiato è notevolmente alleggerito ri-spetto alla tradizionale ipotesi di responsabilitàextracontrattuale (vedi paragrafo successivo),che necessita della prova anche di dolo e colpadel produttore. Nel caso di prodotto difettoso,invece, il produttore è responsabile per il solofatto di aver messo in circolazione tale prodot-to, indipendentemente dall’esistenza di dolo ocolpa. Tale forma di responsabilità è un chiaroesempio di responsabilità oggettiva.

La prova liberatoria a disposizione del pro-duttore è tipizzata dalla direttiva, essendo pos-sibile solo se egli prova (art. 7): «a) che non hamesso il prodotto in circolazione; b) che, tenu-to conto delle circostanze, è lecito ritenere cheil difetto che ha causato il danno non esistessequando l’aveva messo in circolazione o sia sor-to successivamente; c) che non ha fabbricato ilprodotto per la vendita o qualsiasi altra formadi distribuzione a scopo economico, né l’hafabbricato o distribuito nel quadro della suaattività professionale; d) che il difetto è dovutoalla conformità del prodotto a regole imperati-ve emanate dai poteri pubblici; e) che lo statodelle conoscenze scientifiche e tecniche al mo-mento in cui ha messo in circolazione il pro-dotto non permetteva di scoprire l’esistenzadel difetto; f) nel caso del produttore di unaparte componente, che il difetto è dovuto allaconcezione del prodotto in cui è stata incorpo-rata la parte o alle istruzione date dal produtto-re del prodotto».

Anche i danni risarcibili sono previsti espres-samente dalla direttiva (art. 9), e sono: «a) ildanno causato dalla morte o da lesioni perso-nali, b) il danno o la distruzione di una cosa di-versa dal prodotto difettoso, previa detrazionedi una franchigia di 500 ECU, purché la cosasia del tipo normalmente destinato all’uso oconsumo privato e sia stata utilizzata dal dan-neggiato principalmente per proprio uso oconsumo privato». L’articolo contiene un rin-vio alle disposizioni nazionali relative ai dannimorali, che vengono lasciate impregiudicate.

Vale la pena notare che anche il CCE forni-sce, all’art. 3:204 (55), una disciplina generaledella responsabilità da prodotto difettoso mol-to simile a quella della direttiva. L’articolo,inoltre, fornisce all’ultimo comma la medesimadefinizione di «difetto» data dalla direttiva,usando praticamente le stesse parole.

La disciplina europea della responsabilitàdel produttore costituisce un punto fermo inmateria di responsabilità extracontrattuale perdanni provocati da un robot difettoso. Deri-vando da una direttiva, essa richiede l’imple-mentazione nello stato nazionale, tramite spe-cifica legge. Nella maggior parte degli StatiMembri, le disposizioni nazionali di attuazionedella direttiva sono applicate parallelamente adaltre normativa sulla responsabilità, contrat-tuale o extracontrattuale (56), possibilità previ-

(55) Art. 3:204: 1. Il produttore di un prodotto èresponsabile per le lesioni personali e il conseguentedanno, e, in relazione ai consumatori, la perdita de-rivante da danni alla proprietà da un difetto nel pro-dotto. 2. La persona che ha importato il prodottonell’area economica europea per la vendita, il noleg-gio, il leasing o la distribuzione nel corso della pro-pria attività è responsabile di conseguenza. 3. Il for-nitore del prodotto è di conseguenza responsabilese: a) il produttore non può essere identificato, o b)nel caso di un prodotto importato, il prodotto nonindica l’identità dell’importatore, a meno che il for-nitore comunichi al danneggiato, entro un termineragionevole, l’identità del produttore o della perso-na che gli ha fornito tale prodotto. 4. Una personanon è responsabile, ai sensi del presente articolo, sedimostra che: a) non ha messo il prodotto in circola-zione; b) è probabile che il difetto che ha causato ildanno non esisteva al momento della messa in circo-lazione del prodotto; c) che la persona non ha fab-bricato il prodotto per la vendita o la sua distribu-zione a scopo di lucro, né l’ha fabbricato o distribui-to nel corso della sua attività; d) il difetto è dovutoalla conformità del prodotto a regole imperativeemanate dalle autorità pubbliche; e) lo stato delleconoscenze scientifiche e tecniche al momento dellamessa in circolazione del prodotto non ha consenti-to l’esistenza del difetto da scoprire, o f) nel caso diun fabbricante di un componente, il difetto è dovu-to a: i) la progettazione del prodotto in cui il compo-nente è stato installato, o ii) le istruzioni fornite dalproduttore del prodotto.

(56) Quarta relazione sull’applicazione della diret-tiva 85/374/CEE del Consiglio reperibile all’indiriz-

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sta esplicitamente dalla direttiva. In Italia il re-cepimento è avvenuto prima attraverso il d.p.r.24.5.1988, n. 224 e, successivamente, la disci-plina è stata trasfusa nel d. legis. n. 206/2005(c.d. Codice del Consumo).

Quindi, per ottenere il risarcimento del pre-zioso vaso di cristallo andato in frantumi a cau-sa del movimento di Ro-Dog, il danneggiatopuò rifarsi sul produttore. Nel corso del giudi-zio, però, dovrà dimostrare che lo spostamento«maldestro» è stato causato da un difetto diproduzione. Lo strumento ideale pare quellodi una perizia su Ro-Dog effettuata da un inge-gnere competente in robotica, che terrà contodello stato dell’arte del settore al momento del-la vendita del robot e del modo in cui il robot èstato utilizzato. Ad esempio, Ro-Dog non po-trebbe essere considerato difettoso se venisseusato in violazione delle norme di sicurezzapreviste dal libretto di istruzioni (ad esempiosu un tappeto con frange molto lunghe, chepotrebbero falsare l’andatura del robot).

13. Il caso dei danni causati da azioni

e reazioni del robot in un contesto di

interazione con l’uomo. La direttiva sullaresponsabilità del produttore costituisce sicu-ramente un punto di riferimento in materia diresponsabilità connessa ai robot, ma di fattoriesce a dar conto soltanto del robot quale me-ro prodotto, cioè oggetto. Il problema è che,come si è accennato nella prima parte, la nuovagenerazione di robot è dotata di capacità co-gnitive e di adattamento all’ambiente esterno,una caratteristica che comporta un certo gradodi imprevedibilità del comportamento del ro-bot, la cui condotta, pur riconducibile al pro-gramma impostato dal produttore o dal pro-grammatore, non sia stata prevista nel suo spe-cifico contenuto vuoi per la complessità delsoftware vuoi per l’incremento di esperienzache l’utilizzo comporta.

Si può ipotizzare un caso in cui un robot do-tato di capacità adattative e di apprendimentosia lasciato libero di interagire con l’uomo inun ambiente non controllato. Qualsiasi inge-

gnere esperto di robot direbbe che attualmenteuna cosa del genere non è del tutto sicura, inquanto il robot potrebbe reagire in manieraimprevedibile ai nuovi input ricevuti. Nel casoin cui, a causa della reazione a tali input prove-nienti dall’ambiente in cui si trova, il robotprovochi una lesione personale a un essereumano, la questione dell’attribuzione della re-sponsabilità civile può non essere agevole (57).

In sintesi, cosa accade se il danno non derivada un difetto del robot, ma da un suo compor-tamento (58)?

Sarebbe ancora possibile ritenere responsa-bile il produttore? Se il comportamento è statoimpostato come standard dal produttore, cer-tamente sì. La situazione cambia notevolmentese, invece, si considera un robot con capacitàdi apprendimento, che è capace di «imparare»nuovi comportamenti e reazioni per effettodella propria esperienza e interazione conl’ambiente.

Vale la pena tornare al nostro esempio, im-possibile oggi ma non improbabile in un pros-simo futuro. Il nostro Ro-Dog potrebbe esseredotato di avanzati sensori di rilevamento dellapropria posizione spaziale, attraverso un colle-gamento in tempo reale con un satellite (tecno-logia già disponibile oggi). Per accompagnareil proprietario a fare la spesa, a Ro-Dog è statoimpostato un percorso standard. Attraverso lostudio dei dati geografici raccolti grazie al flus-so di dati ricevuti dal satellite, però, Ro-Dogidentifica una scorciatoia e modifica il percor-so. Se, a causa di questa modifica di percorsooperata dal robot, dovesse derivare un dannoal proprietario (supponiamo che la strada siamalmessa e il signore cada fratturandosi unagamba) chi risponderebbe? Il Comune (ex art.2043 cod. civ. o ex art. 2051 cod. civ. quale«custode» della res strada), il produttore diRo-Dog (che ha previsto un algoritmo di au-toapprendimento), il programmatore (che ha

zo http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2011:0547:FIN:IT:PDF (visitato il16.3.2012).

(57) Si consenta il rinvio a Boscarato, Who is re-sponsible for a robot’s actions?, in Technologies onthe stand: Legal and ethical questions in neuroscienceand robotics, a cura di Van der Berg e Klaming,Wolfpublisher, 2011, 383-402.

(58) Per «comportamento» del robot si intende ilmodo di agire di un robot così come viene percepitoda un osservatore esterno.

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implementato il collegamento con il satellitesenza un adeguato «filtro di sicurezza»)? E seinvece Ro-Dog urtasse e facesse cadere un ter-zo (si supponga, anche in questo caso, non ve-dente), potrebbe rispondere del danno il pro-prietario? E a quale titolo?

Non esistono, attualmente, regolamentazionidella responsabilità extracontrattuale ad hocper i robot, e a maggior ragione non ne esisto-no di specifiche per i robot di tipo cognitivo.Bisogna quindi rifarsi alla disciplina delle cate-gorie tradizionali di responsabilità.

Se consideriamo la disciplina della responsa-bilità extracontrattuale fornita dal CCE, l’art.1:101 stabilisce che una persona che soffre diun danno giuridicamente rilevante ha il dirittodi ottenerne la riparazione dalla persona cheha causato tale danno intenzionalmente o ne-gligentemente, o che sia altrimenti responsabi-le per il verificarsi del danno (59).

In linea generale, la disciplina della respon-sabilità extracontrattuale nel CCE è molto si-mile a quella del codice civile italiano, soprat-tutto per quanto riguarda l’individuazione de-gli elementi fondamentali e la previsione di una

(59) Gli elementi essenziali che il danneggiato de-ve provare sono il danno giuridicamente rilevante,l’intenzionalità (dolo) o la negligenza (colpa), e ilnesso causale. Secondo l’art. 2:101 la perdita (ovve-ro il danno) è giuridicamente rilevante se a) una del-le regole del presente capitolo così provvede, b) laperdita o il danno risulta da una violazione di un di-ritto altrimenti conferito dalla legge o c) la perdita oil danno risulta da una violazione di un interesse me-ritevole di protezione giuridica. La perdita può esse-re sia economica che non economica: la prima inclu-de la perdita di reddito o di profitto, gli oneri soste-nuti e una riduzione del valore della proprietà; la se-conda comprende la sofferenza personale e la com-promissione della qualità della vita. Riguardo a unapersona fisica, la perdita può essere causata da lesio-ni personali ma anche dalla violazione di diritti co-me la dignità, la libertà o la privacy. Il danno giuridi-camente rilevante può essere causato intenzional-mente (art. 3:101) quando è causato alternativamen-te con l’intenzione di causare proprio quel danno oda un comportamento che la persona intende tenerenonostante la consapevolezza che questo equivarràquasi certamente a produrre quel danno (o un dan-no di quel tipo). Altrimenti, il danno giuridicamenterilevante può essere causato negligentemente (art.3:102), se la condotta del danneggiante non ha se-guito i particolari standard di diligenza previsti dauna disposizione il cui scopo è la tutela della perso-na ferita dai danni subiti, o non equivale comunquealla diligenza che ci si sarebbe ragionevolmenteaspettata da una persona media (nel diritto italiano,

il c.d. buon padre di famiglia) nelle circostanze delcaso. La colpa, quindi, non è da intendersi in sensosoggettivo, ma in senso oggettivo, dal momento cheutilizza come parametro il comportamento che ci sipuò legittimamente aspettare da una persona nor-malmente attenta in relazione alle circostanze speci-fiche del caso. Inoltre, il CCE prevede alcuni casi diresponsabilità senza dolo o colpa come ad esempio,per quanto ci interessa in questa sede, la responsabi-lità per danni causati da dipendenti e rappresentantie la responsabilità per i danni causati da prodotti di-fettosi, quest’ultima già vista in precedenza. Si trattadi casi di responsabilità oggettiva, in quanto la re-sponsabilità viene attribuita indipendentemente dauna «colpevolezza», a causa dell’intrinseca pericolo-sità della situazione. In questi casi, il danneggiatodeve solo provare il danno e il nesso causale, senzache debba provare il dolo o la colpa del presunto re-sponsabile contro cui agisce. Il convenuto si trova inuna posizione svantaggiata in quanto dotato solo diuna difficile prova liberatoria, generalmente il casofortuito. La persona che assume o comunque dia la-voro a un’altra è responsabile per i danni giuridica-mente rilevanti sofferti dal terzo se il lavoratore (art.3:201) ha causato, nel corso del rapporto di lavoro odi impiego, il danno intenzionalmente o per negli-genza, o sia comunque altrimenti responsabile delverificarsi del danno. Secondo la regola generale delnesso di causalità (art. 4:101), il danno deve essereconsiderato come una conseguenza del comporta-mento di quella persona o della fonte di pericolo dicui tale persona è responsabile. In caso di lesionipersonali o morte, è presa in considerazione la pre-disposizione della persona infortunata per quantoriguarda il tipo o la portata del danno subito. Quan-do la persona danneggiata ha contributo con il suocomportamento al verificarsi del danno (concorsocolposo del danneggiato), l’entità della riparazionedeve essere ridotta in proporzione al suo grado dicolpa (art. 5:102). Il capitolo 6 considera i rimedidel danneggiato, il quale ha diritto, innanzitutto, allareintegrazione del danno subito con il ripristino nel-la posizione iniziale (ovvero la posizione in cui si sa-rebbe trovato se il danno non fosse mai avvenuto).La riparazione può essere in denaro (compensazio-ne) o altrimenti effettuata nel modo più appropria-to, tenendo in considerazione il tipo e la portata deidanni subiti e tutte le altre circostanze del caso.

Robot e diritto: una prima ricognizione

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NOMELAV: nessun nome lav PAG: 20 SESS: 8 USCITA: Fri Jun 22 13:48:29 2012/server480/riviste−n/ngcc−12/ngcc7−8−12/santosuos1

condotta dolosa o colposa. Ma la normativaitaliana risulta molto più articolata e specifica.Il CCE disciplina i casi di danni provocati dadipendenti, da prodotto difettoso, da autovei-coli, da rovina di edifici, da sostanze pericolo-se, prevedendo poi una norma di chiusura per«qualsiasi altro tipo di danno giuridicamenterilevante» (art. 3:207) ma, ad esempio, per idanni causati da animali (art. 3:203) mancacompletamente la previsione di una prova libe-ratoria, sia essa anche il solo caso fortuito.Inoltre, non è regolata la responsabilità del cu-stode per i danni provocati dalle cose che ha incustodia, come invece è previsto dall’art. 2051cod. civ. La previsione di una simile fattispecierisulta importante per il caso dei robot inquanto, se si segue l’orientamento restrittivoche li considera come meri oggetti, sarebbel’unica norma certamente applicabile alle ipo-tesi di danni.

Già più controversa potrebbe apparire l’ap-plicazione dell’art. 2052 cod. civ. in tema di re-sponsabilità del proprietario di animali, inquanto si potrebbe obiettare che un robot nonha nulla a che fare con un animale. In realtà, dauna lettura sistematica degli artt. 2051 e 2052cod. civ., la caratteristica che sembra distingue-re cose e animali è la capacità di muoversi libe-ramente nello spazio circostante. Si noti cheun’analogia tra un animale e un oggetto in mo-vimento è già stata usata nelle Corti america-ne (60).

Ma, addirittura, ci si potrebbe spingere an-cora un passo oltre. Ci si potrebbe anche rifa-re al modello genitoriale, assimilando i robotcognitivi ai minori che imparano durante ilproprio percorso di crescita: come questi ulti-mi agiscono in base all’educazione ricevuta edevono essere guidati dai loro genitori, i pri-mi agiscono in base al comportamento inse-

gnato e devono essere educati dall’utilizzato-re.

Se un robot è in grado di apprendere diretta-mente da un essere umano, quest’ultimo diven-ta il suo insegnante. A tale riguardo, potrebbeessere preso in considerazione l’art. 2048 cod.civ., comma 2o, che disciplina la responsabilitàdi «coloro che insegnano un mestiere o un’ar-te» per i danni causati dai propri «allievi e ap-prendisti» durante il tempo in cui sono sotto laloro vigilanza. Se il danno deriva da un com-portamento acquisito del robot la responsabili-tà cade sul suo insegnante.

La fattispecie, però, avrebbe bisogno diqualche modifica per adeguarsi maggiormentealla situazione specifica dei robot con capacitàdi apprendimento. Infatti, il punto centrale èse l’insegnante debba o no essere responsabileper i danni causati in conseguenza di un com-portamento insegnato al robot anche quandoquesto non si trovi sotto la propria «vigilanza».Altrimenti, si correrebbe il rischio di un gap diresponsabilità nel caso in cui Ro-Dog provochiun danno in conseguenza di un comportamen-to appreso dal proprietario ma compiuto al difuori della sua sfera di controllo. Se in quelmomento Ro-Dog si trovasse sotto la custodiadi un terzo, il danno sarebbe allora imputabilea quest’ultimo ex art. 2051 cod. civ., a menoche la condotta del robot a seguito di appren-dimento non possa essere equiparata al casofortuito.

14. Segue: alcune conclusioni sui robotcome agenti. Come già notato nel par. 4.4 inrelazione alla normativa europea sulla tuteladel consumatore, allo stato attuale non esisteuna disciplina legislativa per i robot e soprat-tutto non esiste una disciplina specifica sul te-ma della responsabilità civile.

Adottando un approccio non eccezionalista,questo lavoro costituisce un tentativo di appli-care le tradizionali categorie della responsabili-tà civile, anche in una prospettiva europea. Laresponsabilità del produttore, attualmente sta-bilita per danni provocati da difetti di produ-zione o da comportamenti impostati in originecome standard, deve essere contemperata an-che con una tutela in via preventiva, da realiz-zare direttamente in sede di progettazione esviluppo.

(60) Si veda, ad es., il caso Popov v. Hayashi, de-ciso dalla Superior court of California il 12.12.2002,#4005545: www.findlaw, in cui il Giudice McCarthydecide la controversia in merito del diritto di pos-sesso di una palla da baseball afferrata da diversispettatori di una partita di baseball utilizzando co-me precedenti alcuni casi riguardanti la cattura dianimali in fuga. Walton, Similarity, precedent andargument from analogy, in AI&Law, 2010, 18, 217-246.

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Ci riferiamo ad esempio al principio dellaPrivacy by design (61), secondo cui la previsionedi misure a protezione dei dati personali rac-colti (nel nostro caso, da un robot) deve avve-nire già al momento della progettazione di unprodotto o di un software. Un’altra ipotesi po-trebbe essere quella di dotare i robot con capa-cità cognitive di un codice etico di condottache permetta loro, attraverso un algoritmo diapprendimento allenato su una serie di esempi(example-based learning), di capire qual è ilcomportamento «giusto» e quale quello «sba-gliato» secondo una gerarchia di valori (62). Sela ricerca in questo campo dimostrasse la realeutilità di un codice etico nell’indirizzare la con-dotta del robot capace di decisioni autonome,allora la sua installazione potrebbe diventareresponsabilità specifica del produttore. Ma ilcodice di condotta potrebbe essere modulatosulla base della situazione specifica in cui il ro-bot deve operare, e quindi essere concordatoindividualmente con il proprietario/utilizzato-re finale (ad es. un robot che opera come ausi-liario in ambito ospedaliero dovrebbe avere uncodice di comportamento del tutto diverso dalrobot che opera come spazzino per le strade).L’assenza di tale codice di condotta, o la suainadeguatezza, che dipenda dall’utente finalepotrebbe essere equiparata alla mancata super-visione, o al cattivo insegnamento. Di più, sipotrebbe pensare di assegnare lo sviluppo deicodici di condotta a un organismo di garanzia,quale ad esempio un Comitato istituito ad hoc,sulla falsa riga dell’International Organization

for Standardization, responsabile di definire lenorme tecniche (ISO).

Per questo, la soluzione qui prospettata è dimodulare la responsabilità alla luce delle diver-se abilità di un robot, bilanciandola tra i diversisoggetti coinvolti. Nel caso di robot con capa-cità di apprendimento, ad esempio, potrebbeessere utile una ripartizione della responsabili-tà tra il produttore, il programmatore e l’uten-te. In sede giurisdizionale, inoltre, dovrebbeessere appurata la causa del comportamentodannoso del robot e, di conseguenza, la perso-na cui è imputabile.

In definitiva, ci pare ragionevole pensare chedebba esservi un qualche collegamento tra lacapacità adattativa e di apprendimento del ro-bot e la responsabilità riconosciuta. Rinviandoa altra sede per una dettagliata analisi, ci limi-tiamo qui a suggerire qualche criterio che po-trebbe essere seguito:

– Le abilità acquisite tramite l’educazionedevono essere tenute distinte da quelle stretta-mente dipendenti dall’algoritmo e, quindi, at-tribuibili al produttore.

– A una maggiore capacità di apprendimen-to e di adattamento del robot dovrebbe corri-spondere una minore responsabilità del pro-duttore, che non può prevedere in anticipo inquale direzione avverrà l’apprendimento dinuove abilità del robot.

– Più i comportamenti del robot dipendonodalla «istruzione» ricevuta dal proprietario,maggiore sarà la responsabilità di quest’ultimo,sotto il profilo della culpa in educando, in quan-to soggetto che poteva concretamente impedi-re l’apprendimento di un comportamento dan-noso.

Naturalmente l’applicazione del CCE, o diqualunque altro testo normativo in tema di re-sponsabilità, al caso di danni provocati da unrobot può certamente far sorgere alcune per-plessità.

Il soggetto delle disposizioni del CCE è la«persona», mentre nel codice italiano il sogget-to gravato da responsabilità extracontrattualeviene individuato, dall’art. 2043 cod. civ., conil termine «colui». Possiamo assumere che«persona» o «colui» indichino in realtà «l’au-tore» o «l’agente», anche per la parte che, inipotesi, non possa essere fatta risalire dal robot(come oggetto manufatto) al suo proprietario o

(61) Il principio della Privacy by design è espressa-mente previsto nella proposta della CommissioneEuropea del 25.1.2012 di un regolamento per la ri-forma della disciplina sulla Privacy.

(62) Si veda ad es. Anderson-Anderson, Ilbuon robot, in Le Scienze, 2010, 508, 90-95. Gli au-tori hanno lavorato sul robot NAO (http://www.aldebaran-robotics.com/en/Nao.php) implementan-do un codice etico di condotta basato sui generaliprincipi della bioetica nord americana (beneficenza,non maleficenza, giustizia, autonomia). L’algoritmodi apprendimento del robot elabora, dopo aver«studiato» una serie di casi inseriti dai ricercatori,un principio generale di comportamento che per-mette al robot di scegliere, tra tre possibili azioni,quali eseguire e in che ordine.

Robot e diritto: una prima ricognizione

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possessore? In questo caso, occorrerebbe unintervento legislativo volto a estendere l’appli-cabilità della disciplina anche a entità che nonsono attualmente riconosciute come soggetti?Si è, quindi, di fronte a un interessante feno-meno: pur avendo deciso di non affrontare laquestione ontologica della soggettività dei ro-bot, essa viene naturalmente in gioco comeconseguenza inevitabile di un esame delle ipo-tesi di responsabilità, seguendo un approcciodi tipo bottom-up. Tanto da potersi dire chesoggettività e livello di responsabilità attribui-bile risultano, per una certa parte, strettamenteintrecciati anche nel caso dei robot.

Continuare a considerare il robot quale merares appare, in definitiva, inadeguato, mentresembra che produttore, programmatore, pro-prietario e utente stiano assumendo il ruolo di«controllore esterno» di un’entità che è in gra-do di manifestare livelli embrionali ma cre-scenti di autonomia. Certamente, è necessarioche il giurista si attrezzi per trovare soluzioni aproblemi che, a dispetto del loro aspetto futu-ristico, possono concretizzarsi in un’aula di tri-bunale in modo improvviso.

15. Un caso conclusivo: ha il robot un

diritto alla vita? Si immagini il caso di unrobot che svolge compiti assistenziali in unospedale: somministra farmaci, dà primi consi-gli, chiama i medici e gli assistenti umani se ne-cessario, controlla che gli impianti di supportorespiratorio e alimentazione dei pazienti sianoconnessi e provvede alle riparazioni e riattiva-zioni necessarie, e altro ancora. Un malinten-zionato s’introduce nell’ospedale e sta per di-sconnettere un tubo respiratorio o una fleboche somministra un farmaco essenziale. Il ro-bot rileva l’anomalia e interviene per evitareche accada o per ripararla. Il malintenzionatoaggredisce il robot. Il robot reagisce attivandoil sistema di allarme e, intanto, oppone resi-stenza all’umano aggressore. Alla fine il malin-tenzionato riporta lesioni personali.

La domanda in termini giuridici è la seguen-te: vi è responsabilità per le lesioni riportatedal malintenzionato? E di chi?

Per rispondere dobbiamo presupporre alcu-ne cose, come, per esempio, che il robot siastato progettato incorporando alcune regoleetiche, come le leggi di Asimov (vedi sopra nt.

6). La condotta del robot del nostro esempio,che viola prima facie la prima legge, avendo ar-recato danno a un umano, si presta però a di-versa considerazione alla luce della altre «leg-gi». Infatti, il secondo inciso della prima leggeimpone al robot di «non permettere che, a cau-sa del proprio mancato intervento, un essereumano riceva danno», tanto che si potrebbedire che il robot, che fosse rimasto inerte difronte all’aggressore (che, si badi bene, in pri-ma battuta aggrediva un impianto medico enon il robot direttamente) e non avesse tentatodi conservare quella funzionalità a garanzia delpaziente, avrebbe violato proprio quella legge.In più, si è visto che la condotta del malinten-zionato, in prima battuta indirizzata al tuboper la respirazione, si volge poi contro il robot,che quel tubo vuole preservare. Se, nel corsodella colluttazione che segue tra uomo e robot,l’umano ha la peggio, il robot può invocare laterza legge di Asimov, secondo la quale il robot«deve proteggere la propria esistenza, purchéquesta autodifesa non contrasti con la Prima ocon la Seconda Legge». Come si è visto la con-dotta del nostro robot non contrasta né con laprima, né con la seconda legge di Asimov, se-condo la quale il robot «deve obbedire agli or-dini impartiti dagli esseri umani, purché tali or-dini non contravvengano alla Prima Legge»,che abbiamo visto essere rispettata.

Nell’analisi di questo caso, alla luce delle«leggi di Asimov», si ode l’eco dei ragionamen-ti di diritto positivo su svolti:

– sembra potersi escludere la responsabilitàdel produttore, perché quanto accaduto nonpuò dirsi conseguenza di un difetto di proget-tazione o di fabbricazione;

– sembra potersi escludere anche la respon-sabilità dell’utilizzatore (l’ospedale), perchél’accaduto è conseguenza di una condotta sicu-ramente anomala dell’aggressore. L’utilizzato-re ha evidentemente impostato correttamentele opzioni del robot, mentre sarebbe stato di-verso se, ad esempio, il robot avesse aggreditoun familiare in visita o un addetto alle pulizie.Il robot ha reagito a un malintenzionato chestava per arrecare danno a un terzo indifeso;

– si può dire che il robot era nello svolgi-mento di un compito assistenziale, e che quin-di stava adempiendo a un dovere;

– in questa prospettiva la sua condotta è

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scusata, secondo le categorie civilistiche e... an-che penalistiche (art. 51 cod. pen.);

– l’aggressore dovrà, dunque, subire le con-seguenze delle proprie azioni senza poter invo-care la responsabilità di chicchessia, robot in-cluso.

Questa sulla responsabilità dei robot può es-sere vista come una semplice esercitazione permenti giuridiche, che, così facendo, possanoverificare la capacità del sistema giuridico didare conto di situazioni nuove (63). Il fatto chesi arrivi ad applicare a robot norme pensateper gli umani non rende, di per sé, umani i ro-bot, ma ci deve indurre a «lentamente accetta-

re l’idea che potremmo non essere così netta-mente diversi da altre entità e agenti informa-zionali e intelligenti, e da artefatti ingegnerizza-ti» che ormai popolano il mondo (64). Se poi,tra un’esercitazione e l’altra, si sono prefiguratiscenari realistici per il futuro, saranno gli uo-mini e le donne del domani a giovarsene. Inogni caso, nel cercare le soluzioni giuridicheaderenti a questo modo tecnologizzato della vi-ta degli umani oggi, è sempre consigliabile ave-re un tocco leggero (a light touch (65)) onde evi-tare che la regola del diritto sia semplicementerimpiazzata da quella della tecnologia (66).

(63) Era con questo spirito che il caso ipoteticoera presentato in Santosuosso, cit., 277.

(64) Floridi (ed.), Philosophy of computing andinformation. 5 Questions, Automatic Press / VIP,2008, 95.

(65) Murphy-Cuinn, cit. 601-638.(66) Parla di displacing the Rule of Law by the Ru-

le of Technology Roger Brownsword (come è notoRule of Law non può essere tradotto con Stato di di-ritto, ed è perciò che abbiamo preferito la traduzio-ne riportata nel testo) nel suo interessante libro sulledifficoltà (ma anche opportunità) di porre regole difronte alle tecnologie del XXI secolo: Brown-

sword, Rights, Regulation, and the TechnologicalRevolution, Oxford University Press, 2008.

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