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ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA

romagnosi, una lunga giovane storia

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il primo capitolo del libro celebrativo dei 150 anni di fondazione della scuola

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ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE

“G.D. ROMAGNOSI”

PIACENZA

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1860 - 2010 ROMAGNOSI una lunga, giovane storia

Il comitato di redazione rivolge un particolare ringraziamento:

- alla prof. Liliana Cravedi che ha curato la raccolta e la digitalizzazione delle immagini;- a tutti coloro che hanno fornito testi, notizie, testimonianze, materiale fotogra- co ed hanno

messo a disposizione i propri ricordi;- ai docenti, al personale di segreteria, ai collaboratori dell’Istituto e, in modo speciale, alla

prof. Anna Ceresa.

Inoltre, esprime sentita riconoscenza alla Fondazione di Piacenza e Vigevano per aver reso possibile la pubblicazione di questo volume.

Tutti i diritti sono riservati.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconogra- che non identi- cate.

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Era una mattina di - ne settembre del 2009 quando per la prima volta ci sia-mo incontrati nella Biblioteca del “Ro-

magnosi” ed abbiamo discusso su cosa fare per celebrare un avvenimento così importante: i 150 anni dell’Istituto. L’idea più giusta ci è parsa quella di realizzare una pubblicazione in cui raccogliere i ricordi, i racconti, le immagini e tutto quello che ha contrassegnato la vita della Scuola dalle sue origini ai giorni nostri, per lasciare traccia nel tempo anche a chi non ha vissuto questi avve-nimenti in prima persona e per rinsaldare lo spirito di solidarietà che virtualmente unisce chi – come preside, docente o allievo – sente di far parte della grande famiglia del “Roma-gnosi”.Da quel momento è iniziato un avventuroso e lungo cammino, talora dif- cile e faticoso, ma interessante, per ricercare il materiale, contat-tare gli ex alunni e gli insegnanti, raccogliere fotogra- e, consultare gli archivi dell’Istituto, della Biblioteca comunale, dell’Archivio di Stato. Le persone interpellate hanno risposto con entusiasmo ed il risultato di mesi e mesi di impegno è questo volume che nasce, sia dal contributo diretto del comitato di redazione, sia dalla raccolta delle numerose testimonianze

fornite. Ogni disponibilità alla collaborazione è stata benvenuta e ben accetta; il testo è, di conseguenza, molto vario e, per certi versi, un po’ disomogeneo, proprio perché ricco dell’ap-porto di tanti che desideravano condividere i ricordi del loro passato scolastico, più o meno lontano. Speriamo, comunque, che il lettore lo trovi interessante, si riconosca in situazioni, aneddoti, immagini ed apprezzi la possibilità di fare un tuffo nel proprio vissuto, di rivedere edi- cio, aule, presidi, professori, compagni, di rivivere le esperienze e le emozioni che qui si narrano. Ripercorrere centocinquant’anni di vita non è stato facile e ci spiace se, involontariamente, abbiamo dimenticato qualche persona che ha avuto parte importante nella vita della Scuo-la. Avremmo veramente voluto ricordare tutti e raccontare tutto. Non ci siamo certamente riusciti, ma ci conforta il fatto che il legame che unisce gli appartenenti alla nostra grande Famiglia è molto forte e viene mantenuto co-stantemente vivo: ogni momento di incontro e di dialogo, ogni raduno di classe che verrà organizzato negli anni a venire, sarà l’occasione per aggiungere a queste pagine un altro pez-zetto di storia del “Romagnosi”. Il comitato di redazione

Premessa

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L’ingresso principale dell’edi� cio quando ancora era delimitato dalla cancellata.

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Volentieri presento questo libro, per-ché è un piccolo ma prezioso saggio, dell’impegno e della dedizione di

coloro che hanno vissuto e che vivono la loro esperienza professionale all’Istituto Tecnico Romagnosi. Lo dirigo da non tanti anni eppu-re già sento di farne pienamente parte.Il senso d’appartenenza, appunto: tratto di-stintivo delle relazioni interpersonali, culla di un’attiva e dinamica associazione culturale come “Gli amici del Romagnosi”, spirito che ha animato tanti colleghi in servizio e tanti “ex” (e non solo insegnanti, anzi!) che hanno ri-sposto con entusiasmo alla richiesta di offrire il loro contributo per la riuscita di quest’opera.Troverete le loro testimonianze nelle prossime pagine e noterete, come è successo a me, che, malcelato sotto l’intento celebrativo, traspare in esse, profondo, il piacere della condivisione, l’orgoglio – di solito schivo – di essere “uno del Romagnosi”.Scuola dalla lunga tradizione, la nostra, antica e prestigiosa che, - n dalle sue origini ottocen-tesche, ha saputo accompagnare e stimolare lo sviluppo della città e del territorio nei settori chiave dell’imprenditoria, della - nanza, del commercio, del terziario, preparando persona-le specializzato, serio e competente da inserire nel mondo del lavoro, e allievi ben preparati da avviare con successo agli studi universitari.Troverete nomi noti e illustri, fra queste pagi-

ne. Molti non saranno stati degnamente ricor-dati; tra i tanti non citati, ci sono certamente schiere di ex-studenti che si sono fatti onore nel lavoro e nella vita, che hanno impreziosi-to il tessuto sociale ed economico della nostra realtà, anche grazie agli insegnamenti che qui hanno ricevuto e che, non di rado incontran-doci, ricordano.Sì, perché al Romagnosi si sono sempre profu-se valide energie, in risorse umane e materia-li, per integrare i saperi culturali alti e le più specialistiche competenze tecniche, da un lato, e per sostenere, dall’altro, l’aggiornamento e l’innovazione sia delle attrezzature che della didattica. Sotto l’immagine vagamente con-servatrice che, a un occhio frettoloso, sembra di cogliere se guarda in super- cie, c’è (perché c’è sempre stata - n dalle sue origini) la voca-zione al nuovo, la capacità di essere al passo coi tempi, attuando, con serietà e ponderatezza, oculate trasformazioni didattiche, tecniche e tecnologiche per offrire risposte autenticamen-te attuali, e spesso anticipatrici, ai reali biso-gni formativi dei suoi allievi. Le pagine di questo libro corale, che vi invito a sfogliare e a leggere insieme a me, vi parleran-no, allora, anche del presente della nostra scuo-la, non solo del suo glorioso passato; perché è questa la storia del Romagnosi …“una lunga, giovane Storia!”

Franco Balestra

PARTE GENERALE

Presentazione

Centocinquant’ anni… e non li dimostra!

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Una immagine storica dello scalone principale dell’Istituto.

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La nascita del Regio Istituto Tecnico di Piacenza è strettamente collegata all’emanazione del Regio Decreto 13

novembre 1859, entrato in vigore nel gennaio 1860, che va sotto il nome di Legge Casati – dal nome del Ministro dell’Istruzione a quel tempo – che riformava l’ordinamento scolasti-co del Regno Sabaudo poi esteso agli altri Stati annessi al Regno d’Italia.La struttura della Scuola Superiore era caratte-rizzata da due percorsi rigorosamente separati: da un lato l’Istruzione Classica, unica prepo-sta al proseguimento degli studi accademici, dall’altro l’Istruzione Tecnica la quale, recitava la Legge, “ha per - ne di dare ai giovani, che intendono dedicarsi a determinate carriere del Pubblico Servizio, alle industrie, ai commerci e alla condotta delle case agrarie, la convenien-te cultura generale e speciale”.La Scuola disegnata dalla Riforma era indubbia-mente ancora di tipo elitario, in quanto il pri-mato assoluto dell’istruzione spettava sempre alla cultura classica; tuttavia, il fatto che, per la prima volta, si prevedesse la presenza di una forma di istruzione tecnica di livello superiore, denotava l’esigenza di un rinnovamento che te-neva conto delle istanze culturali, storiche, so-ciali e pratiche, richieste dai nuovi tempi. La Scuola italiana, abituata da sempre a privile-giare gli studi umanistici e letterari, aveva ne-cessità di immergersi nella realtà e nel tessuto sociale del ciclo produttivo e di reinterpretarlo

nell’ottica dello sviluppo sociale, industriale ed economico del Paese.La Riforma prevedeva che l’Istruzione Tecni-ca fosse suddivisa in due gradi: “inferiore” e “superiore”. Le scuole del grado superiore, col-locate nelle città sedi di signi- cative attività industriali e commerciali, erano articolate in più sezioni e/o indirizzi, - nalizzati ciascuno ad un determinato ordine di professioni ed era-no gestite dalle Amministrazioni Provinciali, mentre quelle del grado inferiore, che funge-vano da corso preparatorio, erano di competen-za dei Comuni.Sulla base di queste premesse giuridiche, nor-mative e sociali il Procuratore delle Provin-ce dell’Emilia, Carlo Farini, con il Decreto dell’11 febbraio 1860, istituì a Piacenza e a Reggio Emilia l’Istruzione Tecnica Superiore: l’Istituto piacentino ad indirizzo commerciale, il reggiano ad indirizzo agronomico.Il Consiglio Provinciale di Piacenza, nella se-duta del 13 settembre 1860, prese quindi in esame il problema dell’apertura dell’Istituto Tecnico, riservandosi di veri- care accurata-mente le reali necessità e i bisogni della popo-lazione. La delibera dell’avviamento del Regio Istituto avvenne quindi nella seduta del 21 no-vembre 1860, presieduta da Filippo Grandi, con l’impegno di reperire i fondi necessari e di individuare la sede. Per questi motivi l’effetti-vo funzionamento della scuola e l’inizio delle lezioni avvennero solo più di un anno dopo.

Una storia lunga 150 anni

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Il 13 gennaio 1862 fu aperta la scuola con un primo corso frequentato da 23 studenti e due esterni; per le funzioni di preside venne desi-gnato il prof. Carlo Fioruzzi, personaggio di spicco della vita politica e culturale piacen-tina, che tanto si adoperò e contribuì a fare dotare la scuola delle attrezzature e dei primi laboratori.Questi gli indirizzi di studio allora presen-ti: Commercio e Amministrazione, Fisico/Matematico, Agrimensura. Gli insegnamenti impartiti erano: letteratura italiana, storia e geogra- a, lingua straniera, diritto, economia, discipline commerciali, matematica, chimica e - sica, disegno, agronomia e storia naturale.Nel 1865 la sezione “Fisico/Matematica” fu sostituita da “Costruzioni e Meccanica” per es-sere di nuovo ripristinata nel 1873, mentre nel

1867 alla sezione “Commercio” fu aggiunto il nome di “Ragioneria”.Nello stesso anno, dopo il ritiro volontario del preside Fioruzzi, la direzione dell’Istituto fu af- data a una Giunta di Vigilanza, di recente istituzione, che si impegnò a sistemare il ma-teriale scienti- co in base ai - nanziamenti del Consiglio Provinciale. Nell’anno scolastico 1867/68 ebbe l’incarico di preside Francesco Brioschi, matematico, docente all’Università di Pavia, autore di numerosi studi, deputato e poi senatore, fondatore nel 1863 del Politecnico di Milano. In questo torno di tempo, a sottolineare e a documentare l’impegno e l’ini-ziativa soprattutto del preside Brioschi, si riscon-trò un crescente numero di iscritti che passarono da 77 unità, nell’anno scolastico 1869/70, a 190 unità nell’anno scolastico 1876/77.

Una classe della � ne anni Venti. A sinistra, il preside Maccaferri.

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Nel 1875 venne istituito anche il corso serale, auto- nanziato con una sottoscrizione pubblica.In quel periodo l’Istituto venne intitolato a Gian Domenico Romagnosi.Da notare che, a quel tempo, lo stipendio degli insegnanti era per metà a carico del Ministero mentre l’altra era di competenza dell’Ammini-strazione provinciale.La struttura didattica e organizzativa così deli-neata proseguì, pressoché inalterata, anche nei primi due decenni del Novecento.Il numero degli alunni andò via via aumentan-do, se si eccettua il calo temporaneo causato dalla prima guerra mondiale, raggiungendo nel 1922/23 la notevole quota di 492 unità.Nel corso del conK itto furono chiamati alle armi molti studenti del Romagnosi. Al termi-ne della guerra la Scuola fece scolpire i nomi dei suoi caduti per la Patria su una lapide af-- ssa nel muro dello scalone d’ingresso, ancor oggi visibile. La cerimonia di inaugurazione avvenne il 15 marzo 1920. In quegli anni, il Romagnosi, per la qualità dell’insegnamento e per l’eccellente dotazione scienti- ca, viene annoverato fra i migliori e più prestigiosi istituti tecnici dell’area centro padana: il diploma ottenuto nel Regio Istituto di Piacenza era una garanzia per l’assunzione in banca o negli uf- ci pubblici non solo nella nostra provincia, ma anche in quelle limitrofe di Pavia, Cremona, e nel Lodigiano. Con l’avvento dell’era fascista le cose per il no-stro Istituto cambiano radicalmente per effetto del Regio Decreto 6/5/1923 n°1056, ossia con la Riforma scolastica di Giovanni Gentile, al-lora Ministro dell’Istruzione. L’Istruzione Tecnica, come peraltro i Licei e gli Istituti Magistrali, era strutturata in un corso inferiore ed uno superiore, entrambi quadrien-nali.Il corso inferiore, progenitore della futura Scuola Media, fungeva da percorso preparato-

rio al corso superiore, al quale si accedeva tra-mite un esame di ammissione.Il Romagnosi venne quindi strutturato in due sezioni, ragioneria e agrimensura, mentre fu soppressa la sezione - sico/matematica, conK u-ita nel Liceo Scienti- co.Il corso superiore si concludeva con l’esame di abilitazione tecnica, che aveva luogo in due sessioni: estiva e autunnale. Gli studenti che nello scrutinio - nale o nell’esame di prima sessione risultavano insuf- cienti in non più di due materie, erano ammessi a ripetere le relati-ve prove d’esame nella sessione autunnale. A partire dall’anno scolastico 1933/34, a segui-to della riforma degli Istituti Tecnici, i diplo-mi furono indicati come “Abilitazione tecnico commerciale per Ragionieri” e “Abilitazione tecnica per Geometri”; il termine Agrimen-sore venne così soppiantato dalla terminologia professionale e burocratica.Nel 1933 l’Istituto fu riconosciuto come Ente dotato di personalità giuridica con il Regio Decreto n° 2309 del 31 agosto.Gli Anni Trenta furono contrassegnati da un notevole incremento di iscritti nel corso infe-riore e nella sezione per geometri e da una sen-sibile diminuzione nel corso ragionieri, calo imputabile principalmente alla crisi - nanzia-ria del 1929 che colpì qualche anno dopo an-che la nostra città.Questa struttura restò pressoché inalterata - no alla cosiddetta Riforma Bottai del 1939, peral-tro solo in parte realizzata a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.Ad ogni buon conto, in conseguenza della nuo-va legge, i corsi inferiori dei Licei, delle Magi-strali e degli Istituti Tecnici furono sostituiti da un’unica scuola media di durata triennale, del tutto autonoma rispetto agli istituti su-periori, la quale, grazie allo studio del latino, consentiva l’accesso a qualunque ordine scola-stico superiore. Parallelamente si sviluppava

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Gli abilitandi ragionieri

dell’a.s. 1954-55.Tra gli alunni:

Giorgio Campominosi e Agostino

Damiani.

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la Scuola di Avviamento Professionale, pure triennale, che, non prevedendo l’insegnamen-to del latino, precludeva la prosecuzione degli studi.Nel 1940 l’Istituto Romagnosi perse quindi il corso inferiore e fu suddiviso in due sezio-ni quinquennali, una per ragionieri, l’altra per geometri. In quell’anno il numero degli iscrit-ti era di 458 unità di cui 261 nelle classi del corso inferiore ad esaurimento, 84 nella sezio-ne commerciale e 113 in quella per geometri. Nel periodo bellico le attività didattiche si svolsero in modo continuo, fatta eccezione per periodiche brevi sospensioni dovute ai bom-bardamenti. Al termine del conK itto, nel mag-gio 1945, l’edi- cio del Romagnosi fu occupato per alcuni mesi dalle truppe alleate, quale sede del comando delle forze armate brasiliane, che

vi restarono - no al mese di luglio, rendendo necessario lo spostamento della sessione estiva degli esami. Nel dopoguerra e - no all’inizio degli anni Ses-santa il percorso didattico dell’Istituto restò pressoché immutato.Nell’anno 1964/65 il Romagnosi si arricchiva di una nuova specializzazione: Perito Azienda-le e Corrispondente in lingue estere, mentre nel 1969 avveniva il distacco del corso per ge-ometri con la sua trasformazione in istituto au-tonomo intitolato ad Alessio Tramello, il qua-le, dopo alcuni anni di coabitazione al 2° piano nella sede di via Cavour con ingresso distinto nell’attuale via Bacciocchi, veniva trasferito al Campus della Strada Agazzana (1975).Nel suo primo anno di funzionamento, il 1969/70, il Tramello fu retto dal prof. Edoar-

A.s. 1979-80. Cena di � ne anno del corso serale per Ragionieri. Si riconoscono i proff. Dramis, Bonino, Piva, Cravedi, Groppelli e il bidello Boselli.

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do Lazzara che fu poi preside del Romagnosi dal 1975 al 1982.L’avvento della scuola media uni- cata nel 1963 (che aboliva le scuole di avviamento professio-nale e l’insegnamento obbligatorio del latino) e le migliorate condizioni economiche del Pa-ese portarono come conseguenza la diffusione di massa dell’istruzione e una generalizzata ri-chiesta di proseguire gli studi per l’ottenimen-to del diploma di istruzione superiore. Nac-que così la “scuola di massa” che inizialmente, negli anni Settanta e Ottanta, si realizzò so-prattutto nel settore dell’Istruzione Tecnica e Professionale. Al - ne di rispondere a queste nuove esigenze, fu ripristinato nel 1970 il corso serale sospeso in precedenza per mancanza di iscritti e furo-no aperte le due sedi staccate di Fiorenzuola, (aggregata nel 1977 all’Einaudi), e Borgonovo, poi divenute istituzioni autonome nel 1979 e intitolate rispettivamente a Enrico Mattei ed Enrico De Nicola. Nel 1974, sulla spinta della contestazione stu-dentesca e della rivoluzione culturale del ‘68, vennero approvati i cosiddetti “decreti de-legati”, i quali, introducendo nella Scuola il concetto di rappresentanza e di partecipazio-ne democratica, si oggettivarono, a livello di istituto scolastico, negli organi collegiali tut-tora in vigore: Collegio dei Docenti, Consigli di Classe, Consiglio di Istituto. In particolare, nel Consiglio di Istituto, principale organo di indirizzo della scuola, sono presenti, per elezio-ne, oltre ai delegati dei docenti e del personale Ata, i rappresentanti dei genitori e, nelle scuo-le superiori, degli alunni ed è presieduto, fat-to del tutto nuovo, da uno dei genitori eletti. Ricordiamo qui i nomi di coloro che, a partire dall’entrata in vigore dei decreti nel 1975, si sono succeduti alla presidenza del Consiglio di Istituto del Romagnosi: Alessandro Granelli (1975/1978), Ercolina Moro (sett./ott.1978),

Giorgio Valcher (1978/1981), Domenico Sca-ravaggi (genn./giugno 1982), Arturo Ghinel-li (1982/1984), Sergio Zanasi (1985/1988), Edoardino Tansini (marzo 1988/1990), Giu-liano Agosti (1990/nov.1991), Giorgio Co-lombi (dicembre 1991/1994), Giuseppe Veneziani (settembre 1994/1995), Ornella So-ressi (sett./ott.1995) Valter Bisagni (novembre 1995/1997), Raffaella Sozzi (sett.1997/1999), Eugenio Bianchi (novembre 1999/2002), Pao-lo Castellini (sett./nov. 2002), Pietro Favari (dicembre 2002/2005), Gino Luigi Acerbi (dal novembre 2005).Nell’anno scolastico 1975/76, a causa dell’ele-vatissimo numero della popolazione scolasti-ca, che l’edi- cio di via Cavour non riusciva a contenere per intero, venne istituto a Piacenza un secondo istituto tecnico commerciale, in-titolato a Luigi Einaudi, con sede nei locali dell’ex Seminario Vescovile di via Scalabrini, oggi occupato dal Liceo Artistico Cassinari. L’”Einaudi” resterà in vita - no all’anno sco-lastico 1997/1998 quando, per il ridotto nu-mero degli iscritti, sarà riaccorpato all’Istituto Romagnosi, pure parzialmente ridimensionato numericamente. Le classi dell’ ”Einaudi” ri-masero ancora un anno come succursale in via Scalabrini per poi ritornare de- nitivamente nell’unica sede di via Cavour.Nel 1981/82 a seguito della massiccia diffu-sione dell’informatica, venne introdotto il cor-so triennale per “Ragionieri Programmatori”. L’Istituto, a quel punto, era dotato dei tre in-dirizzi di studio ancor oggi esistenti e funzio-nanti: ragioniere amministrativo, ragioniere programmatore, perito aziendale e corrispon-dente in lingue estere. Il continuo aumento della popolazione scola-stica raggiunse il suo apice nell’anno scolastico 1988/89, quando fu raggiunta la cifra di 1750 iscritti e di 75 classi funzionanti: in quell’an-no e in quello successivo, alcune classi furono

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A.s. 1989-90. La classe 1a I con la prof. Cravedi nel cortile della sezione staccata del Romagnosi presso la scuola elementare “Don Minzoni”.

traslocate, e ospitate, dalla Scuola Elementare Don Minzoni, al Belvedere, per l’impossibilità di contenerle tutte nell’edi- cio di via Cavour. Contemporaneamente fu aperta una sezione staccata a Pontedellolio che, dopo un breve pe-riodo di operatività, venne poi de- nitivamente reintegrata nella sede centrale.Gli anni Novanta furono caratterizzati dalla diffusione nelle scuole dei progetti sperimen-tali, fenomeno che coinvolse anche il nostro Istituto. In conseguenza delle modi- che e delle

innovazioni dei programmi nei tre indirizzi di studio esistenti, vennero avviate le sperimen-tazioni “Mercurio” per il corso programmatori nel 1992, ”Igea” per i ragionieri ed “Erica” per i periti aziendali nel 1996, le quali, dopo al-cuni anni, passarono in ordinamento, rimpiaz-zando gli indirizzi originari.Nel 1999, a seguito dell’attuazione del Piano regionale di dimensionamento delle Istituzio-ni scolastiche, che prevedeva l’accorpamento di alcune scuole numericamente sottodimensio-

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nate ad altre quantitativamente più consisten-ti, l’Istituto Professionale per il commercio e il turismo “Alessandro Casali” di via Piatti ven-ne aggregato al Romagnosi che, per tale mo-tivo, modi- cò la sua denominazione uf- ciale in “Istituto di Istruzione Superiore G. D. Ro-magnosi” (“I.I.S. Romagnosi”): così infatti, nel linguaggio ministeriale, vengono denominate le Istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno percorsi formativi appartenenti a diversi ordini di istruzione, nel nostro caso l’ordine tecnico (il Romagnosi) e l’ordine pro-fessionale (il Casali).Ed eccoci giunti ai giorni nostri con la pro-spettiva di una nuova scuola superiore ridise-gnata dalla cosiddetta Riforma Gelmini (Legge 2/4/2007 n°40), dal nome dell’attuale Mini-stro dell’Istruzione, il cui inizio è avvenuto a partire dalle prime classi dell’ anno scolastico 2010/11.La Riforma prevede che le istituzioni scolasti-

che esistenti siano collocate nel nuovo ordina-mento in settori af- ni agli ordini scolastici e alle tipologie a cui attualmente appartengono. Il nostro Istituto è stato inserito nel Settore Economico, il quale, dopo un biennio comune, si suddivide in tre indirizzi di specializzazio-ne: “Amministrazione, - nanza e marketing” che raccoglie l’esperienza dell’indirizzo Igea del vecchio ordinamento, “Sistemi informativi aziendali” che rinomina l’indirizzo Mercurio, “Relazioni internazionali, turismo e marke-ting” per l’attuale indirizzo Erica.La storia dei primi 150 anni del nostro Isti-tuto, iniziata con una Riforma, si conclude con un’altra: l’auspicio è che la coincidenza rappresenti il viatico per rinnovati successi e soddisfazioni al servizio della formazione e dell’istruzione delle future generazioni.

Pierangelo Torlaschi – Gregorio Villa

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Quando si trattò di dare un nome al nuovo Regio Istituto Tecnico, la scelta cadde su G.D. Romagnosi.

Per molti piacentini è solo il nome di una via centrale, per altri il monumento davanti alla chiesa di S.Francesco e il cui piedistallo spesso costituisce un comodo sedile per riposare e… chiacchierare.Giandomenico Romagnosi fu il pensatore più importante in Italia fra la - ne del Settecento e il primo trentennio del 1800; eminente e pro-fondo giurista, pubblicò opere famose e fonda-mentali in tutta Europa nel campo del diritto, dell’organizzazione politica e sociale. Vissuto a cavallo fra due secoli, cresciuto in un ambiente illuminista e aperto a quelle idee e al fervore razionalistico del Settecento, seppe coniugare

tali valori con le esigenze del nuovo secolo che concepiva la realizzazione dell’uomo nell’affer-mazione di una coscienza borghese consapevo-le dei propri diritti e dell’idea di libertà e di indipendenza dell’Italia.G.D. Romagnosi era nato a Salsomaggiore, allora appartenente al distretto piacentino, l’11 dicembre 1761. Grazie all’interessamento dello zio paterno Giovanni Battista, canonico della Cattedrale di Piacenza, a undici anni en-trò nel Ginnasio dei Gesuiti di Borgo S. Don-nino (oggi Fidenza) passando, nel 1775, come convittore nel Seminario Vescovile di Piacenza e poco dopo, superando brillantemente l’esa-me di ammissione, nel prestigioso Collegio di S.Lazzaro Alberoni dove rimase sei anni, im-pegnandosi in particolare in studi di - loso- a, teologia e morale, ma interessandosi pure alle scienze come la - sica e la matematica.Nel 1781 lasciò il Collegio Alberoni e gli stu-di ecclesiastici e si dedicò alla professione lega-le, aprendosi alle idee dell’Illuminismo senza tuttavia mai rinnegare i valori religiosi che avevano caratterizzato la sua formazione.In seguito frequentò l’Università di Parma dove, nel 1786, si laureò in Giurisprudenza. All’inizio, seguendo le orme paterne, esercitò (peraltro senza grande fortuna) il notariato nel-la nostra città; di tale sua attività l’Archivio Notarile di Piacenza conserva in un volume gli undici rogiti da lui redatti. In questo periodo acquisì una notevole fama con la pubblicazione del volume Genesi del diritto penale (1791). Il

Giandomenico Romagnosi: un pensatore,

un giurista, un maestro.

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trattato, che basa la sua struttura portante sul diritto alla difesa, fu accolto con grande ap-prezzamento dal mondo culturale del tempo, adottato come libro di testo in varie Università e tradotto in diverse lingue. In Francia fu pre-so come modello per redigere il nuovo Codice Penale. Nel settembre 1791 il Principe-Vescovo di Trento lo invitò a coprire l’uf- cio di Pretore, che egli tenne - no al 1793, pubblicando nel frattempo Cosa è la Libertà. Primo avviso al Po-polo e Cosa è l’Uguaglianza. Nel 1796 l’esercito francese, guidato dai gene-rali Massena e Dubois, vinse a Rovereto la bat-taglia decisiva contro gli Austriaci e occupò il Tirolo. In quella circostanza il comportamen-to del Romagnosi, nel suo ruolo istituzionale, fu, a detta dei contemporanei, di alta strategia politica; mise in luce la sua competenza come magistrato nel difendere gli interessi della po-polazione trentina, ma anche la sua simpatia per le nuove idee portate dai Francesi. Pochi mesi dopo, l’esercito austriaco e quello russo congiunti riconquistarono il Tirolo; il Roma-gnosi, sospettato di essere giacobino, fu ar-restato e portato in catene ad Innsbruck; qui rimase quindici mesi sino a che fu prosciolto dall’accusa per insuf- cienza di prove e liberato con grande esultanza degli amici e della popo-lazione trentina.Quando, nel 1801, il Tirolo ritornò ai France-si, il Nostro fu nominato Segretario Generale del Governo Provvisorio che reggeva il Trenti-no e il Tirolo meridionale, carica che tenne un paio di anni. G.D. Romagnosi, a tutti noto per i suoi studi - loso- ci, giuridici ed economici, si interessava anche alle scienze sperimentali, da vero - glio del “secolo dei lumi”. Durante il soggiorno a Trento, nel 1802, fu protagonista di un sin-golare – ed importante – esperimento di - sica con il quale dimostrò che la corrente elettrica,

prodotta dalla pila che Alessandro Volta ave-va inventato due anni prima, poteva produrre una forza in grado di modi- care la direzio-ne dell’ago magnetico. Egli anticipava in tal modo la scoperta dell’elettromagnetismo, base fondamentale delle moderne tecnologie infor-matiche e delle telecomunicazioni. I risulta-ti del suo esperimento furono riportati sulla “Gazzetta di Trento”, ma il mondo scienti- co del tempo non vi attribuì molta importanza. La scoperta uf- ciale dell’elettromagnetismo avvenne venti anni più tardi per opera del - -sico danese Hans Christian Oersted, il quale riconobbe al Nostro il merito di averne intuito i principi basilari.Con la pace di Luneville, in seguito alla quale il Trentino era restituito all’Austria, il Roma-gnosi decise di tornare a Parma dove, dal go-vernatore Moreau di St. Méry, gli venne asse-gnata la cattedra di diritto pubblico in quella Università.Fu in quel tempo che stese la sua più impor-tante opera L’introduzione allo studio del Diritto Pubblico Universale (1805). Un anno dopo, in-vitato a Milano dal Ministro di Giustizia, il conte G. Luosi di Mirandola, per collaborare alla stesura del Codice Penale e di Procedura Penale, si dimise dalla cattedra di Parma.Successivamente fu nominato, oltre che Con-sultore presso il Ministero della Giustizia, pro-fessore di Diritto Civile all’Università di Pavia. Nel 1808 il vicerè Eugenio di Beauharnais lo chiamò ad insegnare nella cattedra di Alta Le-gislazione a Milano, una Scuola prestigiosa che aveva il compito di formare i dirigenti statali di grado elevato: magistrati, politici, giuristi.Per il Romagnosi quelli furono anni di intensa attività ed anche del maggiore successo e della gloria. Fra il 1808 e il 1814 diresse il Giorna-le di Giurisprudenza Universale, trattando i più grandi problemi di giurisprudenza teorica e pratica, e gettò le basi della scienza dell’ammi-

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ISTITUTO “G.D. ROMAGNOSI” PIACENZA

nistrazione. Con la pubblicazione della Ragione civile delle acque diede sistematicità giuridica alla gestione e all’uso delle acque, delle quali codi- cò il possesso, la classi- cazione, le servitù di acquedotto, il diritto di scarico, i titoli di concessione, il funzionamento e la rotazione per l’irrigazione, regole che in buona parte ri-sultano ancora attuali.Allorché, nel maggio 1814, gli Austriaci tor-narono in Lombardia, Romagnosi venne licen-ziato dalla cattedra delle Scuole Speciali di Mi-lano, poi ripristinato nell’incarico, ma solo - no al settembre 1817 quando queste scuole furono soppresse. Non potendo ottenere dal Governo Austriaco il permesso per l’insegnamento pub-blico (avendo egli collaborato con i Francesi) non gli rimase che dedicarsi a quello privato, dove ebbe come allievi Giuseppe Ferrari, Cesa-re Cantù, i cugini Defendente, Giuseppe Sac-chi e Carlo Cattaneo. In quel tempo diede alle stampe varie opere, fra cui Della Costituzione di una Monarchia nazionale rappresentativa (1817) e l’Assunto primo delle scienze di diritto naturale (1820).Il Nostro fu anche attirato e affascinato dalle teorie esoteriche e - loso- che e dai princìpi di libertà, fratellanza e tolleranza ai quali si ispi-rava la società massonica del tempo e a cui si af- liò già dal 1807, mentre va precisato che mai volle aggregarsi alla Carboneria malgrado le sollecitazioni di Silvio Pellico, con il quale collaborava nel Conciliatore, il periodico lette-rario e politico che rappresentò il tramite per la diffusione delle teorie romantiche e delle idee patriottiche.Nel 1821, Romagnosi, sospettato di massone-ria e vigilato dalle autorità austriache per il suo passato liberale e i sentimenti italiani, fu coinvolto nel processo contro i Carbonari con l’accusa di correità nel delitto di alto tradi-mento per non avere denunciato i cospiratori.Per questo fu arrestato e rinchiuso nelle carceri

di San Michele a Venezia. Durante la prigionia lavorò attorno all’opera Dell’insegnamento pri-mitivo delle matematiche e alla preparazione del-la sua Difesa. Grazie proprio ad una mirabile autodifesa, fu assolto per “difetto delle prove legali“ dopo sei mesi di detenzione.Tornò a Milano dove però gli venne proibi-to l’insegnamento privato; non solo, ma non gli fu neppure concesso il passaporto che gli avrebbe consentito di recarsi a Corfù dove era stato chiamato dal Governatore delle Isole Io-nie, per conto del Governo Inglese, a reggere il rettorato di quella Università e ad insegnare nella cattedra di diritto pubblico. Il divieto gli provocò un grave sconforto, aggravato da note-voli dif- coltà economiche.Gian Domenico Romagnosi passò l’ultimo pe-riodo della sua vita in condizioni penose, af-K itto da varie infermità, obbligato per vivere a dare lezioni e a fornire consulenze private, pur continuando a collaborare alla Biblioteca Italia-na, agli Annali di Statistica, all’Antologia e ad altre prestigiose riviste.Si orientò verso gli studi di economia, di - lo-so- a teoretica e civile, pubblicando vari libri, fra cui Le vedute dell’arte logica e Dell’indole e fat-tori dell’incivilimento.Malgrado le condizioni di vita cui era costret-to, il Romagnosi tenne sempre fede alla causa liberale e nazionale. In quegli anni divise la sua esistenza (insieme al fedele maggiordomo e amico fraterno An-giolino Castelli, al suo servizio - n dal 1810) fra la sua abitazione di Milano e la villa di Ca-rate Brianza, di proprietà di Luigi Azimonti, un ricco commerciante milanese che, affasci-nato dalla fama e dalla cultura di Romagno-si, si avvalse delle sue consulenze di carattere economico e industriale, ne divenne amico e prodigo di aiuti, sempre elargiti con estrema delicatezza.Gian Domenico Romagnosi morì a 73 anni, l’8

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giugno del 1835, a Milano, circondato dai suoi amici ed ex allievi: Cesare Cantù, i cugini De-fendente, Giuseppe Sacchi, Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo, “la pupilla dei suoi occhi”, dal fedele Angiolino Castelli e da Luigi Azimonti che, rispettando la volontà del defunto, lo fece seppellire nella propria cappella di famiglia a Carate Brianza, ora Villa Cusani Confalonieri e sede di un museo dedicato al grande giurista.I contemporanei, con il linguaggio - orito del tempo, scrissero che “la sua fama con le ali del-le aquile sorpassò le Alpi e corse sublime per tutta l’Europa; il suo nome s- da l’avvicendarsi dei secoli”.Romagnosi fu un grande, uno dei più insigni luminari d’Italia; ebbe larghezza di vedute, ricchezza di nozioni, profondità di acume e seppe proiettarsi nel futuro; poche pagine non ne possono riassumere e illustrare l’attività, la dottrina, la scienza, la lungimiranza. Nel 1800 e 1900 furono spesso organizzati, non solo in Italia, convegni e incontri di stu-dio per celebrare la sua memoria e diffondere il suo pensiero. A lui sono state intitolate strade, scuole e dedicati monumenti. Quello che sor-ge a Salsomaggiore, inaugurato nel 1874, era

opera del suo compaesano Cristoforo Marzaroli il quale, nel 1867, realizzò pure la statua in marmo del grande giurista che si trova a Pia-cenza davanti alla chiesa di S. Francesco. Sem-pre dello stesso autore è la scultura in gesso collocata nella sede dell’Università di Parma. A Milano il monumento a Romagnosi, voluto dal suo amico Azimonti, che raccolse i fondi per la realizzazione, è situato nel cortile d’in-gresso della Biblioteca Ambrosiana. La via di Salsomaggiore dove si trova la sua casa natale, gli fu intitolata nel 1865.A Piacenza, nella via Romagnosi, che congiun-ge Piazza Duomo a Via Cavour, si trova l’antico Palazzo S. Pietro che ospitò l’Istituto Tecnico Romagnosi dalla sua fondazione - no al 1924 e che oggi è sede della prestigiosa Biblioteca Comunale Passerini Landi.A Gian Domenico Romagnosi sono intitolati il Liceo Classico di Parma, l’Istituto Tecnico Commerciale di Piacenza (ora denominato Istituto di Istruzione Superiore), la Scuola ele-mentare di Carate Brianza, oggi Istituto Com-prensivo, e l’Istituto di Istruzione Superiore di Erba.

Pierangelo Torlaschi