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Russia, terra di rivoluzioni La rivoluzione russa del 1905 La disastrosa sconfitta subita dalla Russia nella guerra contro il Giappone, mettendo in piena luce l'inefficienza e la corruzione del regime zaristico, contribuì a scatenare le tendenze rivoluzionarie che da tempo minavano la società russa. Alla morte violenta dello zar Alessandro II, ucciso in un attentato terroristico, aveva fatto seguito una feroce reazione. Il nuovo zar, Alessandro III (1881-1894), con il pieno appoggio della Chiesa ortodossa e della nobiltà (le due colonne su cui si reggeva da sempre l'autocrazia zarista), cancellò ogni traccia delle timide concessioni fatte dal padre. Per legittimare in qualche modo la propria politica di integrale restaurazione dell'autocrazia, Alessandro III ricorse agli appelli alla salvaguardia dei valori tradizionali della "grande madre Russia". La polizia politica (Ochrana) infierì contro oppositori e studenti universitari, accusati di essere pericolosi propagatori di idee contrarie all'autentico rito nazionale e sovvertitrici dell'ordine sociale; le popolazioni non russe dell'Impero vennero sottoposte a una brutale russificazione; le religioni diverse da quella ortodossa perseguitate. Contro gli ebrei venne lasciata mano libera al cieco risentimento popolare, che sfociò in sanguinosi pogrom 1 . Sotto Alessandro II e, successivamente, Nicola II (1894-1917) ben poco si era fatto per risolvere i problemi delle masse popolari, specialmente contadine, che premevano tumultuosamente per ottenere condizioni di vita almeno tollerabili. Riforme notevoli, ma non certo atte ad alleviare tali condizioni, erano invero state promosse da Sergej Julevic Vitte, ministro delle comunicazioni, delle finanze e dell'industria dal 1892 al 1903: questi infatti, inasprendo la pressione fiscale sulle campagne, era riuscito a stabilizzare il rublo e a favorire quindi quel flusso di capitali stranieri che aveva largamente contribuito al decollo industriale della Russia. Per ammodernare le infrastrutture del paese egli aveva inoltre promosso la costruzione della ferrovia transiberiana. Ma la stessa borghesia, che pure aveva cominciato ad assumere una certa importanza grazie appunto al diffondersi di nuovi metodi di produzione, si vedeva negati i più elementari diritti politici. Essa pertanto esprimeva le proprie aspirazioni nel Partito democratico-costituzionale (meglio noto come Partito cadetto); così come il proletario rurale e urbano trovava i propri difensori nelle minoranze dell'intellighenzia che militavano nel Partito socialista rivoluzionario e nel Partito socialdemocratico russo. Indipendentemente da questi ristretti gruppi politici, che solo più tardi avrebbero svolto una funzione determinante, le masse popolari esprimevano comunque la loro protesta attraverso frequenti ribellioni, regolarmente represse con spietata durezza dall'autocrazia zarista. Il crescente malcontento portò, il 22 gennaio 1905 (9 gennaio 1905 secondo il calendario giuliano), ad un imponente manifestazione popolare. Guidati dal pope Gapon, il corteo di lavoratori marciò sul palazzo d'inverno. I manifestanti non intendevano chiedere un cambiamento di regime , né mettere in discussione la sovranità dello zar, ma soltanto presentare una petizione con cui supplicavano lo zar di porre termine alla guerra col Giappone, nonché di ottenere alcuni 1

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Russia, terra di rivoluzioni

La rivoluzione russa del 1905La disastrosa sconfitta subita dalla Russia nella guerra contro il Giappone, mettendo in piena lucel'inefficienza e la corruzione del regime zaristico, contribuì a scatenare le tendenze rivoluzionarieche da tempo minavano la società russa.Alla morte violenta dello zar Alessandro II, ucciso in un attentato terroristico, aveva fatto seguitouna feroce reazione. Il nuovo zar, Alessandro III (1881-1894), con il pieno appoggio della Chiesaortodossa e della nobiltà (le due colonne su cui si reggeva da sempre l'autocrazia zarista), cancellòogni traccia delle timide concessioni fatte dal padre. Per legittimare in qualche modo la propriapolitica di integrale restaurazione dell'autocrazia, Alessandro III ricorse agli appelli allasalvaguardia dei valori tradizionali della "grande madre Russia". La polizia politica (Ochrana)infierì contro oppositori e studenti universitari, accusati di essere pericolosi propagatori di ideecontrarie all'autentico rito nazionale e sovvertitrici dell'ordine sociale; le popolazioni non russedell'Impero vennero sottoposte a una brutale russificazione; le religioni diverse da quella ortodossaperseguitate. Contro gli ebrei venne lasciata mano libera al cieco risentimento popolare, che sfociòin sanguinosi pogrom1.Sotto Alessandro II e, successivamente, Nicola II (1894-1917) ben poco si era fatto per risolvere i problemi delle masse popolari, specialmente contadine, che premevano tumultuosamente perottenere condizioni di vita almeno tollerabili.Riforme notevoli, ma non certo atte ad alleviare tali condizioni, erano invero state promosse daSergej Julevic Vitte, ministro delle comunicazioni, delle finanze e dell'industria dal 1892 al 1903:questi infatti, inasprendo la pressione fiscale sulle campagne, era riuscito a stabilizzare il rublo e afavorire quindi quel flusso di capitali stranieri che aveva largamente contribuito al decolloindustriale della Russia. Per ammodernare le infrastrutture del paese egli aveva inoltre promosso lacostruzione della ferrovia transiberiana. Ma la stessa borghesia, che pure aveva cominciato ad assumere una certa importanza grazieappunto al diffondersi di nuovi metodi di produzione, si vedeva negati i più elementari dirittipolitici. Essa pertanto esprimeva le proprie aspirazioni nel Partito democratico-costituzionale(meglio noto come Partito cadetto); così come il proletario rurale e urbano trovava i propridifensori nelle minoranze dell'intellighenzia che militavano nel Partito socialista rivoluzionario enel Partito socialdemocratico russo.Indipendentemente da questi ristretti gruppi politici, che solo più tardi avrebbero svolto unafunzione determinante, le masse popolari esprimevano comunque la loro protesta attraversofrequenti ribellioni, regolarmente represse con spietata durezza dall'autocrazia zarista.

Il crescente malcontento portò, il 22 gennaio 1905 (9gennaio 1905 secondo il calendario giuliano), ad unimponente manifestazione popolare. Guidati dal popeGapon, il corteo di lavoratori marciò sul palazzod'inverno. I manifestanti non intendevano chiedere uncambiamento di regime , né mettere in discussione lasovranità dello zar, ma soltanto presentare unapetizione con cui supplicavano lo zar di porre terminealla guerra col Giappone, nonché di ottenere alcuni

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provvedimenti di riforma - come la convocazione di un'assemblea costituente - e miglioramentisalariali. Il popolo si rivolse al

1 Pogrom: termine russo (distruzione) usato per indicare atti di violenza contro le minoranze ebraiche, spesso condotte dalle stesse autorità. sovrano come a un padre reclamando la sua protezione - la presenza di intere famiglie e le iconeche rappresentavano lo zar ne sono una chiara 1dimostrazione. Nonostante ciò i dimostranti furonoaccolti dalle fucilate dei soldati che provocarono molte centinaia di morti e di feriti, tanto che quelgiorno è passato alla storia col nome di domenica di sangue.L'indignazione popolare divampò allora diffusamente per tutta la Russia. Operai, soldati e marinai,si sollevarono spontaneamente , rilevando la profondità del malcontento che covava sotto la cenere,e il moto di protesta assunse ben presto le dimensioni di un autentica rivoluzione, da "oggetto"passivo della violenza delle autorità, il popolo mutò in "soggetto" attivo della rivoluzione.Il 22 giugno 1905, dopo l'uccisione per mano di un ufficiale, di un marinaio, l'equipaggio dellacorazzata Potemkin si ammutinò, impadronendosi della nave. I ribelli issarono la bandiera rossanella baia di Sebastopoli, sul mar Nero, e dopo fatto scalo a Odessa puntarono sulla Romania, doveottennero asilo politico.Per la prima volta fecero la loro comparsa i soviet (consigli), organismi rappresentativi deilavoratori sorti in modo spontaneo a Pietroburgo e, successivamente, nelle altre principali città. Ilmoto rivoluzionario toccava così il suo apogeo. Il 17 ottobre lo zar si risolse finalmente asottoscrivere un Manifesto, col quale si impegnava solennemente a concedere le fondamentalilibertà politiche e a istituire un parlamento elettivo o Duma.

Situazione socioeconomica della Russia tra il 1914 e 1917 Nel 1914, a differenza delle altre potenze europee, la Russia viveva ancora in un paradossaleintreccio di arretratezza semifeudale e di capitalismo industriale moderno.Nella Russia del tardo '800 e del primo '900, infatti, l'industrializzazione, promossa e acceleratadal Vitte, è particolarmente avanzata nelle regioni minerarie degli Urali, nella zona petrolifera diBaku e intorno alle grandi città di Mosca e di Pietroburgo, ed è alimentata da un massicciointervento statale e da un forte afflusso di capitali europei. Fra il 1888 e il 1913 la rete ferroviariaviene più che raddoppiata, le esportazioni (principalmente di materie prime) crescono di quattrovolte, le importazioni (principalmente di manufatti), di cinque. Gli operai, che nel 1890 eranocirca 1 400 salgono a quasi 3.000.000 ai primi del '900, e il loro numero è in continua ascesa. Maal promettente sviluppo economico non si accompagna alcun miglioramento nella vita deilavoratori, retribuiti con salari miserandi, costretti a lavorare per 10-12 ore al giorno, privi diogni diritto di sciopero e di organizzazione sindacale. In condizioni diverse, ma certo non migliori, vivono le masse di gran lunga più numerose deicontadini, i quattro quinti dei quali, dopo l'abolizione nel 1861 della servitù della gleba, sonorimasti legati alle comunità semifeudali dei mir. Data la continua crescita della popolazione, leterre dei mir vengono divise tra le famiglie delle singole comunità in appezzamenti sempre piùpiccoli, e le comunità devono pagare solidalmente le imposte e il riscatto previsto dalla riformadi Alessandro II, non ancora estinto nel 1906. Lo stato preleva principalmente dai contadini le somme necessarie per pagare gli interessi deicapitali prestati dagli stranieri, cosicché i contadini, nonostante l'insufficienza delle loro entrate,

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sostengono gran parte del costo dell'industrializzazione, mentre il mir, che comporta obblighi ediritti colletti incompatibili con l'avvento di una società borghese, ostacola il progressodell'agricoltura, già di per sé molto arretrata per scarsità di capitali.La borghesia russa, comprendente liberi professionisti, commercianti, finanzieri, direttori tecnici,funzionari. Questa classe non ha sufficiente forza economico-politica per imporsi come egemonenel processo di rinnovamento del paese né per imporre allo zar l'auspicata svolta democratico-costituzionale, perché non ha alle spalle un lungo periodo di tirocinio politico, e perché granparte degli impianti e delle fabbriche appartengono non a borghesi russi ma, come si è detto, acapitalisti stranieri o allo stato.

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Al vertice della società russa, come autentico retaggio di feudalesimo, sta la nobiltà terriera, checirconda lo zar e ne condiziona e consiglia 1a politica, o che vive in provincia curando la gestionedei propri latifondi e monopolizzando l'amministrazione periferica.La nobiltà considera mostruose anche le riforme promosse dal Vitte e dallo Stolypin, responsabili diaver introdotto nella «Santa Russia» i metodi capitalistici di produzione; tanto che, quando nelsettembre 1911 lo Stolypin cade vittima di un attentato, molti pensano non senza ragione che il«rivoluzionario» autore dell'assassinio sia in realtà un agente dell'Okhrana, cioè della poliziapolitica segreta zarista, postosi al servizio degli ambienti più reazionari. La presenza incombente della nobiltà conferisce un'impronta arcaica alla Russia dell'epoca, cherisulta divisa piuttosto in caste che in classi: un abisso invalicabile separa infatti i mugik e glioperai, reietti e analfabeti - i «poveri e ubriaconi» della tracotante definizione di Stolypin - dalmondo dei ricchi e dei nobili che, per cultura, costumi, stile di vita, presumono di appartenere aun'umanità superiore e diversa.La rivoluzione del 1905 non ha modificato radicalmente il regimepolitico. La prima Duma, eletta nel 1906 secondo modalità che favoriscono gli agrari e i nobili ascapito dei contadini e degli operai, viene sciolta dallo zar dopo solo due mesi di vita perché lamaggioranza cadetta invoca una riforma democratica della legge elettorale e pretende di esercitareil controllo sul governo, che invece - secondo la costituzione allora concessa - risponde del propriooperato soltanto allo zar. Nel paese si succedono intanto disordini molto gravi e ammutinamentinelle file stesse dell'esercito, a fronte dei quali - con la connivenza documentata delle autorità - siconsumano anche nuovi sanguinosi pogrom.Viene, allora chiamato alla presidenza del Consiglio il ministro degli interni Pëtr ArkadevicStolypin (luglio 1906), che per ristabilire l'ordine nelle campagne procede bensì a una granderiforma agraria (v. sotto), ma non appena si scontra con l'opposizione dei cadetti, non esita né astroncare le proposte democratiche da loro avanzate, né a imporre una serie di drastiche limitazionialla libertà di propaganda, né infine a far sciogliere il 16 giugno del 1907, anche la seconda Dumaeletta in gennaio. Infine la terza Duma (1907-1912), eletta con una nuova legge che accentuaulteriormente i privilegi dei grandi proprietari, evita lo scioglimento anticipato in quanto è formatada una maggioranza conservatrice, che appoggia il governo senza ovviamente pretendere, alcunaconcessione di carattere liberale. La quarta Duma (1912-1917), composta nonostante tutto da unamaggioranza liberal-democratica, conduce bensì una decisa opposizione ai governi ma riesce solo aottenere che essi si avvicendino continuamente, senza mutarne però l'indirizzo politico reazionario. Una riforma veramente significativa, come si è detto, viene però attuata dallo Stolypin, che tiene lapresidenza del consiglio sino al 1911. Convinto che il governo debba sì respingere tutte le istanzeliberal-democratiche, ma debba nello stesso tempo assicurarsi, mediante un'efficace iniziativa diammodernamento delle strutture produttive, l'appoggio di coloro che non siano affetti da odiopregiudiziale per qualsiasi novità, egli esprime con Brutale franchezza i propri intendimenti politiciin un discorso tenuto alla terza Duma nel 1908: "II governo non ripone le proprie speranze neipoveri e negli ubriaconi, ma nella gente solida e vigorosa: in forti proprietari che sono chiamati asvolgere la loro parte nella ricostruzione del nostro zarismo".Pertanto, nella giusta convinzione che il mir sia un'unità produttiva antiquata e inefficiente, loStolypin favorisce in ogni modo la formazione di proprietà individuali capitalistiche, sia abolendo iriscatti che i mir dovrebbero pagare collettivamente, sia autorizzando i contadini a vendere i lorodiritti di proprietà comune e a liberarsi così dagli obblighi che ne derivano. In tal modo ottiene unduplice risultato: per un verso facilita e accelera la nascita di una classe di liberi e ricchi proprietaridi terre (detti più tardi kulak), per l'altro stimola l'esodo dal mir di manodopera che potrà essereingaggiata nelle attività industriali.La riforma Stolypin, varata nel 1906, consegue un notevole successo: più di sei milioni di famiglie,sui sedici che ne avevano diritto, abbandonano effettivamente il mir nel corso di un decennio, e piùdi dieci milioni di ettari di terra, sciolti da ogni vincolo passano alla libera disponibilità dei loropadroni; ma la nuova classe dei kulak rimane pur sempre ultraminoritaria rispetto alle plebi rurali

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sfruttate. Pertanto, anche dopo la riforma, mentre circa 30.000 famiglie di nobili di latifondisti e dikulak posseggono un terzo del suolo nazionale gli altri due.Terzi sono suddivisi fra 13-14 milioni di famiglie: e mediamente gli agricoltori ricchi posseggonoterreni 225 volte più estesi di quelli dei contadini poveri. Questi ultimi non solo dispongono diterreni insufficienti, ma per la loro miseria non sono in grado di procurarsi i mezzi per unosfruttamento razionale delle loro esigue proprietà, e spesso si riducono alla condizione di bracciantisalariati (mugik) o alternano il lavoro sul proprio campo col lavoro alle dipendenze di un padrone.

Lo scenario politicoGli schieramenti politici russi possono essere distinti a seconda che essi appartengono alla fase pre-marxista1 o alla fase successiva. Tra gli schieramenti della prima fase distinguiamo:� Gli Anarchici, guidati da Mikhail Bakùnin (1814-1876), sostenevano che i metodi rivoluzionari

tradizionali delle congiure e degli attentati, ed erano contrari ad ogni forma di collettivismo,rappresentano il cosiddetto sottoproletariato2 ed attribuiscono la massima importanza della lottaall'iniziativa di singoli individui e di piccoli gruppi di avanguardia.

� I Populisti, rappresentano un complesso movimento politico, genericamente affine al socialismoutopistico che si fonda su un presunto istinto rivoluzionario delle masse contadine. Sostengonoil passaggio diretto dalla obscina3 al socialismo senza passare dall'esperienza capitalista. Il nomedel movimento deriva dalla famosa frase di uno dei massimi rappresentanti, Alexandr IvanovicHerzen (andare verso il popolo). Per ottenere questo scopo si organizzavano in partiticlandestini combattendo il regime con azioni terroristiche.

� I Nichilisti, costituiscono un movimento filosofico-letterario, che contrapponeva alla liberazionesociale, quella individuale, riaffermando l'importanza delle "minoranze pensanti".

� I Marxisti, intesi come effettivi sostenitori delle teorie di Karl Marx. Era un gruppopraticamente inesistente in Russia, sia perché le opere del filosofo tedesco non erano ancorastate tradotte in russo, sia perché tali teorie erano difficilmente applicabili alla realtà russa. Inseguito all'opera di Plechanov prima e di Lenin poi, il movimento diventerà la base per lanascita del Partito operaio socialdemocratico russo. Esso si rivolgeva al proletariato industriale esostenendo la lotta di classe condotta da grandi masse auspicava alla presa del potere e allacollettivizzazione dei beni di produzione.

Alla fase successiva appartengono i seguenti partiti politici:� Partito costituzionale democratico o Partito cadetto: d'ispirazione liberale, esso rappresenta la

borghesia russa, per la tenacia con cui si batterono contro l'autoritarismo zaristico, i cadettigoderono di un certo prestigio sino alla rivoluzione bolscevica dell'ottobre 1917. Decisivo fu ilruolo di opposizione nei confronti dei "governi zaristi"4.

� Socialisti Rivoluzionari (comunemente designati con le iniziali «SR»), riprendendo alcuni temicari al populismo, concentravano la propria attenzione sulle campagne e puntavano sullanaturale tendenza dei contadini al socialismo, che si sarebbe dovuto realizzare non già passandoattraverso la preliminare introduzione del capitalismo nelle campagne, ma per lievitazione etrasformazione spontanea della vecchia obscina. Lenin era invece convinto che il capitalismo sistesse già affermando nelle campagne e già stesse disgregando le arcaiche strutture dellaobscina; e riteneva d'altra parte che i contadini non avessero alcuna naturale vocazione alsocialismo, ma aspirassero semplicemente - grazie alla distribuzione delle terre - a trasformarsi

1Pre-marxista: con questo termine si indica la fase precedente alla divulgazione delle teorie marxiste in Russia, determinante fu il lavoro svolto a tal fine da Georgij Valentinovic Plechanov (1857-1918).

2Sottoproletariato: A questo ceto appartengono i mendicanti, i delinquenti, gli straccioni: ceti e ambienti molto diversi dal proletariato che lavora e produce.

3Obscina: tradizionale comunità rurale slava.4Governi zaristi: governi nominati dallo zar senza tener conto della maggioranza presente in parlamento ( es. Stolypin).

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in proprietari, secondo un ideale piccolo-borghese che col socialismo non aveva nulla a chefare.

� Partito operaio socialdemocratico russo: Le polemiche ideologiche cui abbiamo accennato nonsarebbero però state di alcuna utilità, se non si fossero diffuse nella realtà concreta dei partiti edei movimenti di ispirazione socialista, costretti in Russia alla clandestinità e di fatto assai pococonsistenti. Dal punto di vista quantitativo, infatti, lo stesso Partito operaio socialdemocraticorusso, fondato a Minsk nel 1898 da solo nove rappresentanti di disparate organizzazioni localidelle grandi città (Pietroburgo, Mosca, Kiev) e destinato vent'anni più tardi ad assumere la guidadella rivoluzione, era ancora di dimensioni assai modeste nel 1903, quando si riunì all'estero,prima a Bruxelles poi a Londra, il suo II Congresso.Risale a questo congresso la distinzione fra bolscevichi e menscevichi, che in realtà, nonostante iripetuti tentativi di conciliazione, costituirono fin d'allora due diversi partiti, e nel 1912 sisepararono anche formalmente. Nel 1912, infatti, Lenin convocò a Praga un congresso,presentandolo come VI congresso del partito socialdemocratico russo, ma invitando aparteciparvi solo gli esponenti della frazione bolscevica: ne rimasero pertanto esclusi ancheuomini come Plechanov e Trotzkij che, pur essendo esponenti di primo piano del mondosocialista internazionale, avevano il torto di non condivide le idee di Lenin.Prescindendo dalla "legittimità" di questo VI Congresso, che è problema di scarsa rilevanzastorica, va comunque rilevato che le differenze di prospettiva di metodo fra bolscevichi emenscevichi erano tali da rendere improponibile un'ulteriore convivenza. I bolscevichi, guidatida Lenin, sostenevano la tesi del partito compatto, centralizzato, formato sostanzialmente darivoluzionari di professione, impegnati fino in fondo nella lotta politica. I menscevichiponevano invece una prospettiva più aperta e graduale, capace mobilitare un grande movimentodi opinione, che doveva in primo luogo battersi per una riforma democratica della società,lasciando al futuro il trapasso al socialismo. Essi accusavano Lenin di bonapartismo edenunciavano il pericolo implicito nelle tesi da lui sostenute, che - secondo quanto obiettavaTrotzkij, allora militante nelle file dei menscevichi di sinistra - avrebbero favorito l'instaurarsidi una dittatura sul proletariato e non del proletariato, perché la rigida disciplina necessaria perbruciare le tappe verso la rivoluzione avrebbe imposto l'egemonia dell'apparato organizzativosul partito, del comitato centrale sull'apparato, e infine del potere personale di un dittatore sullostesso comitato centrale.

Le rivoluzioni del 1917 furono guidate dalle minoranze politiche di cui si è detto; esse, peraltro, nonfurono certo "inventate" arbitrariamente da tali minoranze, ma nacquero dalla crescente e diffusainsofferenza popolare per le iniquità del regime zaristico, rese più acute ed evidenti dalle provedurissime della guerra. Le sconfitte del 1914-15 erano costate ai Russi più didue milioni di uomini e avevano comportato la perdita di grandi quantità di materiale bellico. Lastessa vittoriosa avanzata del Brusilov nel 1916 aveva dovuto essere precocemente interrotta e allafine risolta in un grave insuccesso, seguito da sempre più numerose diserzioni.disastri analoghi, per il vero, avevano subito tutti i paesi belligeranti, ma altrove si era corsi ai riparimediante tempestive rettifiche politiche e militari, la Russia zarista si dimostrava incapace di ognitrasformazione. La stessa borghesia liberale, che si era spontaneamente mobilitata per sostenere losforzo bellico con svariate iniziative, era guardata con sospetto. Fra gli alti funzionari non pochiparteggiavano per gli Imperi Centrali, perché temevano il contagio democratico dei Francesi e degliInglesi; altri speravano che la vittoria dei nemici fornisse l'occasione per abrogare anche le precarieconquiste costituzionali del 1905. Dopo l'assassinio dello Stolypin, ultimo autentico statistadell'ancien régime, si erano avvicendati al governo uomini retrivi e del tutto insignificanti. Gliambienti di corte, e specialmente la zarina Alessandra, subivano la nefasta influenza di GrìgorijEfimovic Novych, più noto sotto lo pseudonimo di Rasputin: un santone ciarlatano e guaritore, senzai buoni uffici del quale era ben difficile trovare udienza presso i sovrani.

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Verso la fine del 1916 la quarta Duma eleva una indignata protesta contro questa situazioneintollerabile, e un complotto, cui partecipa anche un parente dello zar, pone termine agli intrighi diRasputin eliminandolo (30 dicembre 1916). Ma, di fronte a questi episodi che sono soltanto isintomi della ben più vasta crisi dell'esercito e del paese, lo zar non sa reagire altrimenti cherafforzando la polizia e disponendosi a nuove repressioni, ormai chiaramente impraticabili dato cheegli non può più contare sull'obbedienza dell'esercito.Il seguito degli avvenimenti è di per se stesso eloquente. L'8 marzo 1917 (23 febbraio) gli operai diPietrogrado insorgono perché la città e rimasta priva di pane. Le truppe di guarnigione si rifiutanodi sparare sulla folla. Come nel 1905 si formano i soviet degli operai e dei soldati (ormai acquisitialla causa della rivoluzione). La Duma preme perché si formi un nuovo governo, ma lo zar lascioglie. I liberali più autorevoli, riuniti in un comitato provvisorio della Duma, cercano di«ristabilire l'ordine statale e sociale» e di «creare normali condizioni di vita nella capitale»,nominando un governo provvisorio e chiedendo l'abdicazione dello zar. Nicola II, quando anche isuoi generali gli dichiarano di non poter più rispondere dei loro reparti, si risolve finalmente adabdicare in favore del fratello, granduca Michele (14 Marzo), che peraltro, data la situazione, rifiutala corona, ormai evidentemente priva di significato. Dal 17 marzo la Russia è dunque di fatto una repubblica, anche se ufficialmente lo sarà solo dalsettembre per le resistenze opposte dai moderati, che non vorrebbero dichiarare decaduta lamonarchia. E in questa repubblica - mentre è in corso un caotico processo di trasformazione -emergono due opposti punti di riferimento: il governo provvisorio, presieduto dal principe GeorgijL'vov, liberale e sostenuto dalla borghesia, e il soviet di Pietrogrado, formato da SR, menscevichi,bolscevichi e socialisti indipendenti, sostenuto dalle masse popolari. Sull'esempio di Pietrogrado,altri soviet si formano nelle principali città della Russia occidentale e più tardi anche nellecampagne.I rapporti fra governo provvisorio e soviet - nel periodo del «doppio potere», che si protrarrà finoalla Rivoluzione di Ottobre — non sono ovviamente regolati da alcuna norma giuridica e varianodalla collaborazione all'antagonismo, a seconda delle circostanze e del prevalere di questo o quelpartito: mentre infatti gli SR e i menscevichi vogliono che i soviet si limitino a sorvegliare estimolare il governo provvisorio, i bolscevichi, sotto l'influenza di Lenin, considerano i soviet comeuno strumento rivoluzionario, destinato in prospettiva a eliminare e sostituire il governoprovvisorio. I socialrivoluzionari, peraltro, sono divisi sin dall'inizio della guerra in unamaggioranza «patriottica», relativamente moderata, che si batte per la difesa della patriarivoluzionaria, e in una minoranza di estrema sinistra, assolutamente contraria alla continuazionedella guerra, che finirà col confluire nelle file dei bolscevichi. L'avversione di Lenin per il governoprovvisorio e la sua predilezione per i soviet sono nette e senza tentennamenti. Fin dal 1906, nellesue riflessioni sulla rivoluzione del 1905, egli aveva scritto: «I soviet furono costituiti esclu-sivamente dagli strati rivoluzionari della popolazione, furono fondati in una maniera del tuttorivoluzionaria, al di fuori di ogni legge e regolamento, come prodotto della primigenia capacitàcreativa popolare, come indicazione dell'attività indipendente del popolo». Rientrato dall'esilio svizzero con l'aiuto dei Tedeschi, che consideravano il "disfattismo nazionale"da lui propugnato un'arma potente rivolta contro la Russia, Lenin giunge a Pietrogrado nell'aprile1917, e, coerentemente con la sua diagnosi sui soviet, pubblica immediatamente le tesi (noteappunto come «Tesi di aprile» sui Compiti del proletariato nella rivoluzione attuale. Il proletariato- egli sostiene - deve battersi perché il potere passi per intero ai soviet, i quali, se non potranno per ilmomento eliminare la proprietà privata e operare il trapasso al socialismo, dovranno almenoassumere il controllo «della produzione sociale e della distribuzione dei prodotti», ossia di tuttal'attività economica. Questa scelta, riassunta nella parola d'ordine «Tutto il potere ai soviet», vieneinizialmente respinta a grande maggioranza dagli stessi bolscevìchi, ma alla distanza essa risulteràdecisiva per le sorti della Russia e per la vittoria della rivoluzione, quale Lenin la concepiva.

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DOCUMENTI

LE TESI D'APRILE

1. Nel nostro atteggiamento verso la guerra, la quale - sotto il nuovo governo L'vov e C., e amotivo del carattere capitalistico di questo governo - rimane incondizionatamente, da parte dellaRussia, una guerra imperialista di rapina, non è ammissibile alcuna concessione al « defensismorivoluzionario ».A una guerra rivoluzionaria, che giustifichi effettivamente il defensismo rivoluzionario, ilproletariato cosciente può dare il proprio consenso soltanto alle seguenti condizioni:

a) passaggio del potere nelle mani del proletariato e dei contadini poveri che si schieranodalla sua parte;

b) rinuncia effettiva, e non a parole, a qualsiasi annessione;c) rottura completa, effettiva, con tutti gli interessi del capitale.

Data l'innegabile buona fede dei larghi strati delle masse che sono per il defensismo rivoluzionario eche ammettono la guerra solo come necessità e non per spirito di conquista; dato che essi sonoingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, tenacia e pazienza il loroerrore, mettendo in rilievo il legame indissolubile che esiste fra capitale e guerra imperialista,dimostrando che non è possibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e nonimposta con la forza, senza abbattere il capitale.Organizzazione della più vasta propaganda di questo concetto nell'esercito combattente.Fraternizzazione.

2. L'originalità dell'attuale momento in Russia sta nel passaggio dalla prima tappa dellarivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell'insufficiente grado di coscienza e diorganizzazione del proletariato, alla seconda tappa, che deve dare il potere al proletariato e aglistrati poveri dei contadini.Da una parte, questo passaggio è caratterizzato dal massimo di legalità (fra i paesi belligeranti, laRussia è, oggi, il paese più libero del mondo); d'altra parte, dall'assenza di violenza sulle masse e,infine, dalla fiducia incosciente riposta dalle masse nel governo dei capitalisti, i peggiori nemicidella pace e del socialismo.Questa caratteristica ci impone di saperci adattare alle particolari condizioni di lavoro del partito frale immense masse proletarie appena svegliate alla vita politica.

3. Nessun appoggio al governo provvisorio; dimostrare la completa falsità di tutte le suepromesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governoinvece di « esigere » (ciò che è inconcepibile e genera illusioni) che esso, governo di capitalisti,cessi di essere imperialista.

4. Riconoscimento del fatto che il nostro partito è in minoranza, e per ora in piccola minoranza,nella maggior parte dei Soviet dei deputati, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistipiccolo-borghesi, soggetti all'influenza della borghesia e portatori dell'influenza borghese sulproletariato: dai socialisti populisti e dai socialisti rivoluzionari al Comitato di organizzazione(Ccheidze, Cereteli, ecc.), a Stekiov, ecc.Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati degli operai sono la sola forma possibile di governorivoluzionario e che, per conseguenza, il nostrocompito, finché questo governo sarà soggetto all'influenza della borghesia, può consistere soltantonella spiegazione paziente, sistematica,perseverante - particolarmente adatta ai bisogni pratici delle masse - degli errori della loro tattica.Finché saremo in minoranza, faremo un lavoro di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo altempo stesso la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati degli operai,affinché le masse, sulla base dell'esperienza, si liberino dai propri errori. 5. Nessuna Repubblica parlamentare ~ ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati degli operaisarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet dei deputati degli operai, dei salariati agricolie dei contadini, in tutto il paese, dal basso all'alto.

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Soppressione della polizia, dell'esercito e del corpo dei funzionari (cioè sostituzione del popoloarmato all'esercito permanente) .Eleggibilità e revocabilità, in qualsiasi momento, dei funzionari il loro stipendio non deve superareil salario medio di un buon operaio. 6. Nel programma agrario trasferire il centro di gravita sul Soviet dei deputati dei salariatiagricoli. Confisca di tutte le terre dei proprietari fondiari. Nazionalizzazione di tutte le terre delpaese; le terre saranno a disposizione dei Soviet locali dei deputati dei salariati agricoli e deicontadini. Formazione di Soviet dei contadini poveri. Di ogni grande proprietà (da 100 a 500 ettaricirca, secondo le condizioni locali e altre, e secondo il parere delle istituzioni locali) fare delleaziende modello, sottoposte al controllo dei Soviet dei deputati dei salariati agricoli e coltivate perconto della società. 7. Fusione immediata di tutte le banche in un'unica banca nazionale, sotto il controllo dei Sovietdei deputati degli operai. 8. Nostro compito immediato non è l'« instaurazione » del socialismo, ma, per ora, soltanto ilpassaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Sovietdei deputati degli operai. 9. Compiti del Partito:

a) Convocare immediatamente il Congresso del Partito;,b) Modificare il programma del Partito e in primo luogo: 1) sull'imperialismo e sulla guerra imperialista;

2) sull'atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello « Stato-Comune »

(cioè di uno Stato di cui la Comune di Parigi ha dato il modello); 3) correggere il precedente programma minimo invecchiato;c) Cambiare il nome del Partito (invece di « socialdemocratico », i cui capi ufficiali - «

defensisti » e « kautskiani incerti » - hanno tradito il socialismo in tutto il mondo passando alla bor-ghesia, dobbiamo chiamarci Partito Comunista). 10. Ricostituire l'Internazionale.

Fonte: Lenin, Oeuvres, XXIV, pag. 3.

La Rivoluzione di Ottobre Il governo provvisorio, nel quale l’unico socialista (SR)era Aleksandr Fëdorovic Kerenskij, entrò incrisi nel maggio del’ 17 e fu sostituito da un nuovo governo, sempre sotto la presidenza del L’vov,nel quale, oltre a Kerenskij che fu nominato ministero della guerra, entrarono altri cinque socialistima nessun bolscevico. Così i menscevichi e gli SR (o almeno i socialrivoluzionari che come ilKerenskij erano piuttosto su posizioni democratico- radicali)si impegnavano nell’eserciziodell’autorità e tendevano a chiudere il circuito della rivoluzione tentando di accogliere le esigenzemediante un profondo rinnovamento delle leggi; i bolscevichi invece, ormai convertiti alla parolad’ordine lenista “Tutto il potere ai soviet”, conservavano piena libertà d’azione, proprio mentreerano sul tappeto questioni di immediato interesse per le masse popolari, come la cessazione dellaguerra e la distribuzione delle terre ai contadini.Sulla necessità della pace erano d’accordo anche i menscevichi e gli SR, ma essi insistevano nelvoler ottenere una “pace democratica”, senza poter indicare con quali forze effettive una pacedemocratica, senza annessioni e senza indennità, potesse essere imposta ai nemici vittoriosi. Ibolscevichi, dopo alcune iniziali oscillazioni, si resero invece conto che - salvo la speranza ditrasformare la “guerra imperialistica in guerra civile del proletariato contro le classi dominantiall’interno di ogni paese- la Russia doveva comunque accettare le condizioni imposte dai Tedeschi:i contadini- soldati, secondo l’espressione di Lenin, stavano già votando “con i tacchi” (ossiadisertando) contro la guerra. I bolscevichi si fecero pertanto promotori del disfattismo nazionale dicui si è detto, inteso ad imporre a qualsiasi costo la liquidazione della guerra, e ottennero vasti eovvi consensi fra le masse popolari.

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Più difficile si presentava per i bolscevichi, che avevano la loro base principalmente nel proletariatourbano, il problema della distribuzione delle terre, perché, mentre i contadini aspiravanosemplicemente a dividersele e a trasformarsi in piccoli proprietari, i bolscevichi miravano invece aorganizzare una produzione agricola largamente socializzata, che secondo le loro speranze avrebbepermesso l’adozione di metodi di coltura moderni ed efficienti. In una conferenza panrussa delpartito, svoltasi in aprile, Lenin aveva illustrato questa tesi dicendo fra l’altro: “Non possiamonascondere ai contadini e tanto meno ai proletari e semiproletari della campagna, che lacoltivazione su piccola scala non riuscirà a liberare l’umanità dalla miseria di massa; che ènecessario per il benessere sociale prendere in considerazione il passaggio alla coltivazione su largascala e mettervi immediatamente mano, insegnando alle masse e imparando dalle masse il modo percompiere tale passaggio con i mezzi pratici più adatti”.Nei soviet, d’altra parte, la situazione dei bolscevichi non era inizialmente facile. Ancora nel giugno1917, quando a Pietrogrado si riunì il I Congresso panrusso dei soviet, su 822 delegati, 285 eranoSR, 248 menscevichi e solo 105 bolscevichi. Una mozione presentata da questi ultimi per iltrasferimento del potere ai soviet fu respinta, e il Congresso approvò invece una mozione di fiduciaal governo provvisorio, nel quale SR e menscevichi avevano i loro rappresentanti. I rapporti di forzaerano però profondamente diversi nelle azioni di massa, nelle quali prevalevano le parole d’ordinelanciate dai bolscevichi. La cosa risultò particolarmente chiara nelle minacciose manifestazioni delluglio contro il governo provvisorio, che aveva messo in atto l’offensiva in Galizia. In quell’occasione il governo provvisorio raccolse però la sfida e procedette a un’energicarepressione ordinando l’arresto dei principali esponenti bolscevichi, tanto che lo stesso Lenindovette riparare in Finlandia. Intanto il fallimento dell’offensiva in Galizia determinava la crisi delgoverno L’vov, e la presidenza passava al Kerenskij. Così, mentre la rivoluzione era ancora benlontana dall’aver esaurito le proprie, potenzialità eversive, SR e menscevichi tentavano di esercitarei poteri che competono a ogni autorità costituita, e questo atteggiamento danneggiavaparticolarmente gli SR, che, insediati nel ministero dell’agricoltura, erano tenuti a contrastare ilcaotico movimento dei contadini e a rinviare la questione della terra alle decisioni dell’assembleacostituente: un’assemblea che il governo s’era bensì impegnato a convocare al più presto, ma checomunque apparteneva al futuro e non aveva dunque, per le masse rurali, la corposa e certaconsistenza dell’immediato presente. Ancora una volta, soltanto i bolscevichi conservavano piena libertà d’azione e non facevano alcuntentativo di creare al più presto un ordine nuovo, giuridicamente configurato. La situazione si avvia al chiarimento definitivo nel settembre del 1917, quando il generale LavrGeorgievic Kornilov, dal 31 luglio nominato da Kerenskij comandante supremo dell’esercito,emette un proclama nel quale- premesso che “il governo provvisorio, sotto la pressione dellamaggioranza bolscevica dei soviet, sta agendo in completa armonia con lo stato maggiore tedesco e… sta uccidendo l’esercito e minando il paese”- chiede che gli vengano concessi i pieni poteri. Epoiché le sue intimidazioni vengono ovviamente respinte, tenta di liquidare con le armi sia ilgoverno provvisorio sia i soviet. L’iniziativa fallisce in pochi giorni (6-12 settembre), perché unosciopero dei ferrovieri blocca le truppe in viaggio verso la capitale e perché le truppe stesse sonoindotte alla resistenza dalla propaganda degli agitatori bolscevichi. I bolscevichi, anzi, per avercontribuito a sventare il colpo di stato, escono dalla prova con rinnovato spirito d’iniziativa e conpiù saldo prestigio, tanto che conquistano la maggioranza nei soviet di Pietrogrado e di Mosca, cioènei centri politici più importanti dell’intero paese. Di fronte alle ambiguità dei governo Kerenskij, responsabile quanto meno d’aver nominatoKornilov comandante in capo dell’esercito, Lenin, rientrato clandestinamente in Pietrogrado,formula allora in termini perentori il dilemma che si presenta:” La situazione è chiara. O la dittaturadi Kornilov, o la dittatura del proletariato e degli altri strati più poveri della classe contadina... Lemasse hanno dato la loro fiducia ai bolscevichi e si aspettano fatti e non parole”.La repressione delle manifestazioni di luglio, del resto, era stata l’ultimo successo del governoprovvisorio e della maggioranza relativamente moderata che lo sosteneva in generale, infatti, i

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rapporti di forza fra governo provvisorio e soviet, nonché fra i bolscevichi e gli altri partiti dellasinistra ,erano rispettivamente favorevoli ai soviet e ai bolscevichi. In modo più efficace di quantoconsenta un’esposizione indiretta, tali rapporti possono essere illustrati dalle testimonianze dirette dicoloro che vivevano nel bel mezzo della lotta. “Il governo provvisorio- scrive per esempio nelmarzo del ‘17 il ministro della guerra del governo stesso al comandante in capo delle forze armate-non possiede un potere reale, e i suoi ordini sono eseguiti solo per quel tanto che è permesso daisoviet dei rappresentanti degli operai e dei soldati, che ha in mano gli elementi più importanti delvero potere, cioè i soldati, le ferrovie, il servizio postale e telegrafico”. E alla vigilia dellarivoluzione bolscevica, che avrebbe abbattuto lo stesso governo provvisorio, un giornalista SRcommenta in questi termini quanto sta accadendo nella città di Vitebsk: “L’epidemia bolscevica nonha risparmiato la nostra città. Come dappertutto, da noi si svolgono adesso nuove elezioni per ilsoviet dei deputati degli operai e dei soldati. Intervenendo nelle riunioni elettorali, gli oratoribolscevichi sottopongono a dura critica la tattica dei socialisti rivoluzionari e menscevichi.L’uditorio interpreta i loro slogan- “abbasso la guerra” e simili- nel senso che bisogna concluderesubito una pace separata. Parlando nelle caserme e nelle campagne gli oratori pongono domande deltipo “chi vi darà il pane e la pace?”, per rispondere essi stessi all’istante “noi bolscevichi”. Lemasse, dotate di scarsa coscienza politica, credono a queste larghe promesse e, non danno aglioratori menscevichi e socialrivoluzionari la possibilità di esprimersi. Quando questi ultimiintervengono, si levano grida ostili: “complici di Kornilov”, “difensori della monarchia zarista”,“servi della borghesia”.Nonostante l’opposizione di alcuni esponenti del bolscevismo, come Leo Borrisovic Kamenev eGrigori Jeksejevic Zinoviev, Lenin, Trotzkij e altri dirigenti decidono di passare all’azione: formanoun Comitato militare rivoluzionario, presieduto da Trotzkij (che rientrato in Russia nel maggio èpassato in agosto tra le file dei bolscevichi, e dal settembre è presidente del soviet di Pietrogrado), eprefigurano gli organi di un nuovo potere che dovrà sostituirsi al governo provvisorio, ormai,completamente screditato. Nella notte fra il 6 e il 7 novembre 1917 (24-25 ottobre) i bolscevichi occupano poi i punti strategicidi Pietrogrado: centrali telefoniche, stazioni ferroviarie, impianti elettrici. Una nave da guerra puntai suoi cannoni sul Palazzo d’inverno, sede dei governo provvisorio. Kerenskij, abbandonato da tutti,fugge dalla città sperando invano di trovare altrove reparti militari che gli consentano di rientrarvivittorioso. Alcuni ministri vengono arrestati, ma sono presto rilasciati. L’insurrezione vince inmodo quasi incruento, senza incontrare alcuna valida resistenza. La data del 7 novembre non era stata scelta a caso: per quel giorno era convocato in Pietrogrado ilII Congresso panrusso dei soviet, che, ratificando il fatto compiuto e proclamando il trapasso ditutta l’autorità ai soviet, accentuò il significato politico e non puramente militare e minoritariodell’iniziativa bolscevica. Il giorno successivo, il Congresso approvò la composizione di unConsiglio dei Commissari del Popolo, che non volle ripetere neppure nel nome la consuetadenominazione di “governo” o di “consiglio dei ministri” (e che, dall’inizio delle parole russecorrispondenti a “consiglio”, sov, “popolo”, nar, e “comitato”, kom, fu detto brevementesovnarkom). A Lenin spettò naturalmente la presidenza a Trotzkij il commissariato (cioè ilministero) degli affari esteri, a Stalin, che nella Rivoluzione di Ottobre aveva svolto una partesecondaria, li commissariato delle nazionalità. Le decisioni del Congresso furono votate, oltre chedai bolscevichi, anche dalla sinistra SR; i rappresentanti SR delle altre correnti, i menscevichi ecadetti protestarono invece contro l’iniziativa insurrezionale presa unilateralmente dai bolscevichi,ma non si spinsero oltre la denuncia del sopruso anche perché contavano che la convocazionedell’Assemblea Costituente, prevista per la fine di novembre, avrebbe spezzato il dominio deibolscevichi. Ben presto però le loro speranze si sarebbero dimostrate vane.Lo storico inglese Edward Carr, dopo aver affermato che la politica di Lenin e dei bolscevichi erastata probabilmente “l’unica concepibile in rapporto alla situazione russa del momento”, soggiunge:“Ma questa politica impegnava i suoi patrocinatori nientemeno che alla transizione diretta dalleforme più arretrate di organizzazione politica ed economica a quelle più avanzate. In sede politica,

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il programma comportava il tentativo di superare l’abisso esistente tra l’autocrazia e la democraziasocialista facendo a meno della lunga esperienza e del lungo esercizio dei diritti civili e politici chela democrazia borghese, con tutti i suoi difetti, aveva reso possibile in Occidente. In sedeeconomica, esso significava la creazione di un’economia socialista in un paese che non aveva maiavuto le risorse di attrezzature tecniche e di operai specializzati, caratteristiche di un sistemacapitalista sviluppato. Questi pesanti handicap la vittoriosa Rivoluzione di Ottobre doveva ancorasuperarli. La sua storia è il resoconto dei successi e degli insuccessi incontrati nella realizzazione diquesto compito”.

Eliminato il governo provvisorio e istituito il Sovnarkom, il fine dei bolscevichi muta radicalmente:prima essi miravano a dissolvere anche le ultime vestigia dell’ordine politico-sociale precedente;ora, poiché il potere è nelle loro mani, s’impegnano nel tentativo di edificare l’ordine nuovo e disottrarre il paese ai pericoli dell’imminente caos, che essi stessi hanno contribuito a scatenare nellafase precedente della rivoluzione. Premessa necessaria dell’auspicata fase costruttiva è però laliberazione della Russia dal peso insostenibile della guerra, cui i bolscevichi pongono termine fra ildicembre 1917 e il marzo 1918 con l’armistizio e la pace di Brest-Litovsk, accettandorealisticamente - nonostante l’opposizione, di tutti i partiti, SR di sinistra compresi - le durissimeimposizioni dei Tedeschi.

Ma non meno urgente è il compito di ridare un ordine alla produzione sia nelle campagne sia nelleindustrie. Nell’uno e nell’altro settore la situazione è gravissima, e i provvedimenti si susseguono aritmo incalzante. L’8 novembre 1917 si sancisce la nazionalizzazione della terra, la cuiassegnazione ai contadini viene affidata ai soviet di villaggio: si fa però eccezione per la media epiccola proprietà, nonché per le grandi proprietà coltivate razionalmente, che il decreto vorrebberimanessero indivise per essere trasformate in aziende modello di proprietà sociale. Nei fatti, gliobiettivi dei bolscevichi, che si propongono di nazionalizzare la produzione e che respingono "ogniforma di appropriazione privata della terra", devono fare i conti con le tendenze dei contadini, e lariforma viene attuata in modo alquanto caotico: solo l’l1% delle terre confiscate va allo stato,mentre l’86% viene distribuito fra i contadini, sia pure in semplice usufrutto, e il 3% è assegnato adenti agricoli collettivi1. Il 15 novembre, vengono proclamati i Diritti dei popoli della Russia, che sanciscono la perfettaparità fra i popoli già compresi entro l’impero zarista e riconoscono che essi sono completamenteliberi di "disporre di se stessi, sino ad aver diritto di staccarsi e di costituire unità politicheindipendenti". Ma questa libertà di secessione rimarrà di fatto una pura e astratta formula verbale.Il 27 novembre viene imposto il controllo operaio sulle fabbriche, affidato a particolari Comitati -da eleggersi con la partecipazione dei rappresentanti degli impiegati e del personale tecnico"- chedovrebbero riorganizzare e dirigere il lavoro; ma in realtà, anche per l’indisciplina invalsa ormai daparecchi mesi, nonché per la crisi dei trasporti e dei rifornimenti di materie prime questi Comitatinon riescono a riprendere il controllo delle fabbriche e a non rallentare il calo della produzione. Il 27 dicembre infine il Sovnarkom vara i provvedimenti che sanciscono la nazionalizzazione dellebanche, la sospensione del pagamento dei dividendi azionari e la limitazione del pagamento degliinteressi ai soli piccoli risparmiatori. Questi provvedimenti, per quanto drastici, non hanno ancora un carattere specificamente socialista:i bolscevichi infatti, attenendosi alla linea delle Tesi di aprile, si limitano per ora ad assicurarsi ilcontrollo delle attività economiche senza procedere all’abolizione della proprietà privata, e solo laguerra civile li costringerà a "distruggere i vecchi rapporti in misura assai più vasta di quantoavevano previsto all’inizio"(Lenin).

1 Circa la riforma agraria i bolscevichi avevano dovuto rinunciare da tempo al loro "vero" programma: fin dall'agosto1917, il giornale Isvestija ("Notizie"), che esprimeva i loro punti di vista, aveva infatti pubblicato un articolo in cui siparlava apertamente di spartizione della terra fra i contadini "secondo princìpi egualitari". L'assegnazione della terra inusufrutto, anziché esplicitamente in proprietà, poteva servire tutt'al più a "salvare la faccia".

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Nel frattempo, adempiendo a un impegno del governo provvisorio che i bolscevichi avevanosempre condiviso, si procede all’elezione a suffragio universale dell’Assemblea Costituente(novembre 1917), e i bolscevichi escono nettamente sconfitti dalla consultazione popolare: su 36milioni di votanti, ottengono infatti solo 9 milioni di voti e 175 seggi, contro i 21 milioni e 410seggi degli SR, gli 86 seggi dei cosiddetti "gruppi nazionali", per lo più antibolscevichi, i 17 seggidei cadetti, i 16 seggi dei menscevichi. E' vero che proprio in quei giorni la maggioranza degli SR(ma fra i loro deputati solo 40!) si associa ai bolscevichi, e che questi hanno raggiunto lamaggioranza assoluta nelle grandi città di Mosca, e di Pietrogrado, ma comunque i bolscevichi (chesu una popolazione di circa 150 milioni contano forse meno di centomila iscritti, benché Stalin nedichiari 240 000) si trovano ora di fronte un organismo legale decisamente ostile, proprio mentre inUcraina, nella Russia Bianca e nel Caucaso prende corpo una controffensiva antisovietica,alimentata non solo da zaristi impenitenti, come il generale Aleksej Maksimovíc Kaledin, ma anchedai cadetti. Lenin, comunque, per nulla propenso a lasciarsi frenare da scrupoli giuridici o dal rispetto degliimpegni assunti prima della Rivoluzione di Ottobre, il 26 dicembre pubblica sulla Pravda ("Laverità"), organo del partito bolscevico, le sue Tesi sull’Assemblea Costituente, scrivendo fra l’altro:"in una repubblica borghese l’assemblea costituente è la più alta espressione del principiodemocratico", ma "una repubblica di soviet rappresenta una forma dei principio democratico piùalta dell’ordinaria repubblica borghese", ed è l’unica istituzione "capace di assicurare la transizionemeno gravosa possibile al socialismo"; d'altra parte la controrivoluzione di Kaledin e dei cadetti ha"eliminato ogni possibilità di risolvere le questioni più acute con i metodi della democraziaformale", e quindi l’Assemblea Costituente deve dichiarare la propri "accettazione incondizionatadel potere dei soviet": ossia, in pratica, deve sottoscrivere il proprio atto di morte. Le argomentazioni di Lenin avevano il torto di dare per dimostrato ciò che appunto si dovevadimostrare. La superiorità democratica dei soviet era infatti scontata solo se si assumeva per veroche democrazia non è governo della maggioranza, ma governo di coloro che meritano di averediritto di voto. E il sottinteso ovvio di una tale massima è che meritevoli siano coloro che dannoragione a chi la formula. Con queste dichiarazioni di Lenin, comunque, il destino della Costituente è segnato. Essa si riunisceil 18 gennaio 1918, respinge la proposta dei bolscevichi. di piena accettazione del potere dei soviete viene sciolta il giorno dopo su proposta dello stesso Lenin. Lo scioglimento coatto dell’Assemblea spinge su posizioni controrivoluzionarie anche gruppi dimenscevichi e di SR non sospettabili di nostalgie zaristiche; d’altra parte, almeno una delle tesi diLenin sulla Costituente è senz’altro fondata: poiché il boicottaggio del nuovo regime e la lottaarmata antibolscevica sono già in atto, non esiste più uno spazio politico dove si possano collocare ilavori dell’Assemblea, e il problema reale della rivoluzione è ormai uno solo: il problema di vincerela guerra civile. E diciamo "problema della rivoluzione" e non "problema dei bolscevichi", perché lacoalizione delle forze antibolsceviche è nettamente dominata dai reazionari. Fin dal dicembre del1917, infatti, generali bianchi come Anton Ivanovic Denikin, Pëtr Níkolaevic Vrangel’ e il già citatoKornilov (che dopo il tentativo di golpe era stato arrestato e condannato al confine, ma era poiriuscito a fuggire) organizzano gruppi armati antibolscevichi nella valle del Don. Nella stessaregione agisce il Kaledin, che inizialmente ottiene notevoli successi, e avanzando verso nords’impadronisce della città di Rostov, ma viene poi sconfitto e si dà la morte (1918). Più tardi sicostituiscono sul medio Volga formazioni militari capeggiate dagli SR non convertiti albolscevismo. Nel maggio del 1918, 45 000 soldati cechi (già disertori dell’esercito austro- ungaricoe passati dalla parte dei Russi per combattere contro gli Imperi Centrali) si uniscono alle ArmateBianche. Buona parte della Siberia è controllata dagli zaristi, guidati dall’ex ammiraglio AleksandrVasilevic Kolcak che si presenta addirittura come governatore di tutta la Russia: sconfitto dai Rossinell’aprile del 1919, egli viene però abbandonato dai Cechi e dagli altri reparti che combattevanoalle sue dipendenze e che si disgregano, e l’anno seguente viene catturato dai Rossi e fucilato.

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Gli Alleati occidentali, convinti che il bolscevismo sia una follia di breve durata, sbarcano truppe aMurmansk e ad Arcangelo. Una spedizione ben più consistente, di 8 000 Americani e di 72 000Giapponesi, approda a Vladivostok nel 1918 progettando di attraversare l’intera Russia, di abbattereil regime sovietico e di riaccendere la guerra contro i Tedeschi sul fronte orientale (benché laGermania sia ormai prossima alla resa). Dall’aprile del 1920 anche la Polonia, sostenuta dallaFrancia, muove guerra alla Russia. Dalla metà del 1918 sino al 1920-21, la Russia sovietica è quindi esposta a un attacco concentrico,mentre le sue condizioni economiche si fanno sempre più disastrose: gli indici di produzioneindustriale precipitano a meno di un quinto dei livelli raggiunti nell’anteguerra, e il valore del rublo(la cui circolazione dal 1918 al 1921 passa da 27 a 1169 miliardi di rubo) si riduce paurosamente2.Questi sono i risultati inevitabili dei cosiddetto comunismo di guerra, conseguenza a sua voltainevitabile della guerra civile e del sabotaggio dei proprietari, dei direttori di fabbrica e degliazionisti, passati in gran parte nelle file della controrivoluzione.A ritmo vertiginoso le industrie vengono quindi nazionalizzate, e lo stato è costretto aimprovvisarne la gestione non tanto per edificare il socialismo, quanto per salvare l’economia russadall’estremo collasso. Anche più urgenti dei problemi industriali sono i problemi dell’approvvigionamento e dell’alimentazione, cui lo statoprovvede assumendo il monopolio del commercio del grano e ordinando che "ogni eccedenza diraccolto venga messa a disposizione del governo dei soviet, a profitto dei bisogni sociali". Ma lerequisizioni sottraggono talvolta ai contadini anche il necessario, e li privano comunque di ogniincentivo a produrre: i raccolti pertanto diminuiscono, e cresce invece l’ostilità dei contadini per ibolscevichi, tenuta per il momento a freno solo dal timore che un’eventuale vittoria dei Bianchirestituisca ai vecchi e odiati padroni le terre confiscate.Nonostante le immani difficoltà, la rivoluzione trova comunque forze sufficienti per tener testa atutti i nemici e per assicurarsi la vittoria finale. Gli stessi soldati, che avevano votato "con i tacchi"contro il proseguimento della guerra esterna, sono dunque ancora pronti a combattere nella guerracivile contro le armate zariste! Questo risultato paradossale si spiega, innanzitutto, con la superioritàpolitica della rivoluzione, guidata da uomini che emergono non per privilegio di nascita ma perintelligenza e per autentica dedizione alla causa. La rivoluzione vuole eliminare il dominio di classee restituire agli sfruttati la loro dignità, riconosce alle donne piena uguaglianza di diritti con gliuomini, si propone, di assicurare alle nuove generazioni i mezzi materiali e morali che nepermettano il pieno sviluppo, vuole costruire una scuola capace di liberare le masse dal loroendemico analfabetismo, vuole infine riscattare la Russia dall'arretratezza. Le future delusioni e lerepressioni dello stalinismo non sono ovviamente previste, e questi grandiosi progetti convinconoper ora sia la maggioranza dei popolo sia le più creative élites culturali.Il fronte della controrivoluzione non offre invece né idee né speranze. Le Armate Bianche sono solol'espressione postuma di un regime crollato nella vergogna, i corpi di spedizione stranieriperseguono finalità estranee e contrarie agli interessi del popolo russo, le formazioni militari variaestrazione socialista sono costituite da idealisti, che hanno ottime ragioni di ribellarsi ai metodiadottati da Lenin, ma che, d'altronde, si trovano schierati dalla parte della pura reazione: dalla partedi quei generali zaristi che non esitano a ricorrere al terrore bianco pur di restaurare nelle campagneil vecchio regime di proprietà. La superiorità politica della rivoluzione si traduce in termini militari con la formazione dell'ArmataRossa (gennaio 1918), che Trotzkij affida al controllo di commissari politici e al comando di altiufficiali sicuramente fedeli alla causa socialista. Sul fronte interno la Ceka ("Commissione specialepanrussa per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio") combatte con implacabile durezza econ i metodi sommari del terrore rosso contro i nemici veri o presunti della rivoluzione e contro gli

2 Nell'indescrivibile caos creato dalla Grande Guerra e dalla rivoluzione, né il governo provvisorio né il Consiglio deiCommissari del Popolo avevano potuto esigere le imposte con un minimo di regolarità: l'unico mezzo a lorodisposizione per procurarsi del denaro era dunque l'emissione di nuova moneta. Ma l'aumento del circolante creainfallibilmente una progressiva svalutazione della moneta e un progressivo rialzo dei prezzi.

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accaparratori di derrate alimentari. Come già durante la rivoluzione francese, l'essenza dei terrorerosso è la lotta contro il nemico di classe, cosicché l'origine sociale e la professione degli imputatidiventano con patente iniquità elementi di prova della loro colpevolezza. La rivoluzione si eraaffermata inizialmente in modo quasi incruento, ma la guerra civile e la carestia costano milioni dimorti. In tale contesto va collocato il terrore, che è un'azione di guerra e non di giustizia, così comefu orrenda azione di guerra l'eccidio dello zar e di tutta la sua famiglia, consumato a Ekaterinburgnel luglio del 1918 per ordine del soviet regionale dell'Ural, che, temendone la liberazione ad operadelle truppe controrivoluzionarie guidate dal Kolkak e ormai giunte nella regione compresa fra gliUrali e il Volga, volle togliere ai nemici ogni punto di riferimento dinastico3.Con questi strumenti e con questi metodi la rivoluzione riesce ad avere la meglio: entro il marzo del1920 i Bianchi sono scacciati da tutta la Siberia e alla fine dell'anno si può già dire che la guerracivile sia sostanzialmente finita. Nel corso del 1921 la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaigian e ilTurkestan sono riconquistati. Nel 1922 anche l'ultimo corpo di spedizione straniero abbandona ilterritorio russo, sgomberando la base di Vladivostok. La Russia recupera cosa in Oriente i confinidell'anteguerra. Diversa è invece la situazione in Occidente, dove i trattati di pace hanno fatto sorgere o rafforzatogli stati compresi tra la Finlandia e la Romania (ingrandita della Bessarabia), e dove la Polonia,grazie ai sostanziosi aiuti ricevuti dalla Francia, è riuscita a imporre alla Russia la pace di Riga (18marzo 1921) e si è impadronita di vasti territori abitati da Ucraini, Russi Bianchi e Grandi Russi. Siè così costituito un "cordone sanitario" contro la diffusione del bolscevismo, e di fatto le speranze diLenin nella rapida espansione internazionale della rivoluzione sono tramontate. D'altra parte, suiterritori del vecchio impero degli zar si può ormai costituire l'Unione delle Repubbliche SocialisteSovietiche (30 dicembre 1922).Durante la guerra civile si è però consumata una spaccatura che è segno premonitore delle futureinvoluzioni. Di fronte a Pietrogrado, sull'isola di Kotlin, la base navale di Kronstadt era stata findalla Rivoluzione di Febbraio dominata da reparti di marinai di tendenze libertarie, che avevano poipartecipato alla Rivoluzione d'Ottobre e si erano battuti valorosamente nella guerra contro leArmate Bianche. Nel marzo del 1921 costoro si ribellarono alla dittatura bolscevica e ai metodi delcomunismo di guerra e chiesero che si restaurassero le libertà politiche e si procedesse alla liberaelezione di nuovi soviet. La loro protesta, condivisa anche da alcuni gruppi operai delle grandi città,poteva ovviamente mettere in pericolo il dominio bolscevico e con esso, forse, le sorti non ancoraconsolidate della rivoluzione. Trotzkij inviò allora le truppe comandate dal generale MichajlNikolaevic Tuchacevskij a stroncare la ribellione. Ai marinai fu intimata la resa senza condizioni eal loro rifiuto fu risposto con una serie di attacchi violentissimi, che ovviamente si conclusero con laconquista della cittadella. I superstiti furono passati per le armi o deportati. Il bolscevismo, che aveva "cavalcato" le tendenze libertarie e l'anarchismo dell'azione diretta finquando si era trattato di distruggere l'ancien régime, si dimostrava ora duramente repressivonell'opera di costruzione del nuovo ordine.

3 Sia ben chiaro che con questa considerazione non intendiamo giustificare il terrore, ma solo riportare la riflessione sulvero problema: sul problema della guerra e delle sue immancabili atrocità.

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Le date della rivoluzione

1881 Muore Alessandro II, vittima di un'attentato di Volontà del Popolo.Sale al trono Alessandro III.

1884 Comincia l'industrializzazione del paese. 1891 Comincia la costruzione della ferrovia transiberiana (portata a

termine nel 1904).

1892 II conte Vitte è nominato ministro delle comunicazioni e poi dellefinanze). ]1894 Muore Alessandro III. Sale al trono Nicola II.

1895 Lenin viene confinato in Siberia.

1898 Costituzione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo(POSDR). |1903 Congresso del POSDR a Londra; scissione tra menscevichi ebolscevichi.1904 Guerra russo-giapponese (fino al 1905).

1905 "Domenica di sangue". Ammutinamento del Potemkin. Creazionedei Soviet1906 Prima e seconda Duma.

1907 Terza Duma.

1911 Assassinio di Stolypin.

1914 Scoppia la prima guerra mondiale. La Germania dichiara guerra allaRussia.1915 Lo zar Nicola II assume personalmente il comando dell'esercito. ,

1916 Un complotto di aristocratici guidati dal principe Jusupov portaall'assassinio di Rasputin. 1

1917" Scioperi a Pietrogrado. Inizia il processo rivoluzionario.

27 febbraio Costituzione del Comitato Provvisorio della Duma e del Soviet di28 febbraio Costituzione del Soviet di Mosca. •

2 marzo Abdicazione di Nicola II.

5 marzo Costituzione del Governo Provvisorio.3 aprile Lenin arriva a Pietrogrado.

7 aprile Pubblicazione delle "Tesi di aprile".2 maggio Dimissioni del ministro degli esteri Miljukov.

5 maggio Costituzione del primo governo di coalizione.

18 giugno Fallimento dell'offensiva lanciata da Kerenskij in Galizia.

3 luglio Manifestazioni insurrezionali a Pietrogrado.

8 luglio Dimissioni del principe Lvov, sostituito da Kerenskij allapresidenza del governo.

16 luglio Il generale Kornilov viene nominato comandante in capodell'esercito russo-24 luglio Secondo governo di coalizione.

21 agosto I tedeschi conquistano Riga.

27 agosto Tentativo di golpe militare da parte di Kornilov.

9 settembre I bolscevichi conquistano la maggioranza nel Soviet di Pietrogrado.24 settembre Terzo (e ultimo) governo di coalizione.

9 ottobre Creazione del Comitato Militare Rivoluzionario del Soviet diPietrogrado.10 ottobre Il Comitato centrale del Partito bolscevico approva l'insurrezionearmata, proposta da Lenin.

24-25ottobre

Trionfa l'insurrezione armata dei bolscevichi; destituzione delGoverno Provvisorio.

26 ottobre Instaurazione del regime sovietico.

30 ottobre La Guardia Rossa sconfigge a Pulkovo le truppe antibolscevicheche marciano su Pietrogrado.

1918 Apertura e scioglimento dell'Assemblea Costituente. Pace di Brest-Litovsk con la Germania.