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Salviamo i servizi pubblici in Campania

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per evitare il fallimento, le proposte del Partito Democratico

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a crisi della finanza pubblica e l’impatto che sta determinando sugli enti locali e in modo particolare in quelli del Mezzogiorno e in Campania impone

alle forze politiche e al Pd per primo, di assumersi fino in fondo le responsabilità che gli competono per portare la Campania fuori dalla condizione di cenerentola d’Europa.

La nascita del governo Monti, dovuta alle drammatiche esigenze di finanza e all’incapacità del governo di centro-destra, segna un cambio di passo dal quale non si tornerà più indietro. La classe dirigente dovrà cambiare approccio alle regole generali dell’economia e misurarsi con nuovi ed inediti problemi.

Le tradizionali misure anticicliche basate sull’intervento pubblico sono non solo allo stato attuale inimmaginabili ma stanno entrando in crisi in sé, segnando un’impressionante riduzione della quantità e della qualità dei servizi erogati.

Per decenni tante crisi industriali sono state affrontate e risolte con l’intervento dello Stato e nell’ultimo ventennio anche dagli enti locali. Ora, non solo non si è più in grado di affrontarle in tale guisa, ma sono messe in discussione le stesse misure del ventennio, consegnandoci uno scenario che, se non affrontato con coraggio e serietà, ci consegnerà un panorama di crisi irreversibili con perdita di posti di lavoro e servizi sempre minori e di qualità peggiore.

Il livello delle prestazioni sanitarie, il costo e la qualità dell’energia così come del ciclo dei rifiuti, la depurazione e la gestione del Ciclo integrato delle Acque, la drammatica crisi in cui versa il trasporto pubblico, impongono una radicale ed urgente scelta di campo.

Non può che farlo la politica. Non può sottrarsi il sindacato. A una condizione: si riconosca che l’intervento pubblico nell’economia non sempre è stato utilizzato dalla politica per i suoi fini nobili di strumento anticiclico e di fornitura di servizi pubblici universali. A volte, forse troppe, è degenerato. È stato utilizzato per sviluppare e consolidare un improprio consenso. È stato fonte di sprechi e di corruttele. Ha sostituito politiche di welfare con strumenti impropri, con esiti drammatici sulla finanza pubblica locale e sulle stesse prospettive di sviluppo. È ora di dire basta, di impegnarsi solennemente e pubblicamente a non farlo più e a porre rimedio ai guasti del passato.

Premessa

L

In Campania, come in tutto il Paese e in tante zone d’Europa, si sta generando, a fianco di un generale arretramento del già debole apparato industriale privato, una crisi nuova e inedita di tutte le forme d’intervento pubblico e in particolare quelle che hanno preso forma e sono definite come le aziende dei pubblici servizi.

Ci guida la cura e

l’interesse per le nostre comunità,

e la tutela delle fascepiù deboli della popolazione

IL RIGORE

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e difficoltà in cui si dibattono le aziende pubbliche sono sotto gli occhi di tutti. In alcuni casi siamo già oltre il limite. Il fallimento di tante aziende d’igiene

pubblica dei mesi scorsi - la rescissione del contratto di Project Financing per la depurazione, il fallimento dell’azienda dei trasporti di Caserta, l’imminente avvio delle procedure di liquidazione dell’azienda dei trasporti di Salerno, i dati drammatici, finanziari e di esercizio, di Circumvesuviana, Sepsa e di Metrocampania Nord Est, le stesse aziende del Comune di Napoli ormai in una situazione di credit crunch strutturale - non hanno bisogno più di commenti.

L

Va colta quest’opportunità. Ne va fatto un uso diligente con l’obiettivo di assicurare servizi pubblici di qualità ai cittadini e a tariffe compatibili e socialmente accettabili.

Gli enti locali della Campania, in primis la Regione, sono chiamati nei prossimi giorni ad assumere decisioni impegnative che ridisegneranno la qualità e la quantità dei servizi “erogabili”. Allo stato assistiamo a un silenzio assordante che intendiamo interrompere chiamando a discutere la nostra comunità e impegnando i nostri amministratori locali ed eletti a farsene promotori.

Uscire dalla crisi: evitare

il fallimento

DECRETO LIBERALIZZAZIONIora trasformato in legge

La strada che noi tracciamo è quella prevista dal

Entro il 30 giugno la Regione Campania deve definire gli ambiti ottimali entro i quali andranno gestiti i servizi pubblici locali, anche su proposta dei Comuni, da presentare entro il 31 maggio.

Entro dicembre 2012 e marzo 2013 cessano gli affidamenti diretti alle aziende, la possibilità della gestione in house è residuale e limitata a servizi il cui valore economico è pari o inferiore a 200.000,00 euro.

Entro dodici mesi dall’entrata in vigore del decreto gli Enti Locali devono adottare una delibera quadro che individua, motivandola, i settori sottratti alla liberalizzazione, sottoponendola all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il principio che si afferma è che ogni servizio si affidi per gara. Che alle gare partecipino società pubbliche o private. Che la presenza di capitale privato nelle società miste debba essere di almeno il 40%. Che l’affidamento diretto delle gestioni è residuale e in ogni caso sono assoggettati al patto di stabilità e alle norme degli enti locali. Sono previste sanzioni e poteri sostitutivi in caso di inerzia. Sono previste premialità per gli enti che affidano i servizi con procedure di evidenza pubblica.

Bisogna rompere gli indugi: riflettere, discutere, e agire in fretta.

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ensiamo che la gestione dei servizi pubblici debba essere dimensionata, tranne in caso di vincoli, tecnici o naturali, su scala Regionale. È questa,

in Campania, la dimensione più ragionevole del bacino ottimale, tecnicamente ed economicamente più efficace ed efficiente.

Per il trasporto pubblico locale su gomma e su ferro, compreso quello Regionale, per la gestione del Ciclo industriale dei Rifiuti, per la gestione del Ciclo integrato delle Acque, seppur nel rispetto dell’esito del Referendum popolare. Per il Gas gli ambiti già esistono e noi proponiamo che si indichino rapidamente le gare per l’affidamento della distribuzione, da anni gestita nel nostro territorio da pochi ed immutabili gestori per lo più privati.

La legge prevede di norma ambiti almeno provinciali con possibilità di deroga motivata.

Il dimensionamento proposto consentirebbe alla Campania di affrontare il complesso tema dell’erogazione dei servizi in termini finalmente industriali e su una scala appetibile a grandi player nazionali e internazionali.

Sono necessari ingenti e indispensabili investimenti dall’acqua ai trasporti, dall’igiene all’energia. Potremo essere in grado di costruire un mix di interventi dove insieme all’utilizzo dei fondi europei intervenga il capitale di rischio degli operatori privati anche locali.

A loro chiediamo di affrontare questa sfida insieme con noi. È giunto anche per l’impresa privata il tempo di metterci la faccia. Di contribuire in questi settori con

Proposte

Parliamo di

per la vita delle nostre comunità ma anche di imprese

capaci di rappresentare un fenomenale fattore di

e quindi di

SETTORI STRATEGICI

SVILUPPO INDUSTRIALE

LAVORO

capitale di rischio e di misurare i propri capitali di industria alla guida di questa sfida. Da oggi i soggetti titolari della gestione non saranno più semplici “stazioni appaltanti” distributrici di “appalti” per l‘erogazione dei servizi. Sarà il mercato il luogo ideale per competere e dar prova del proprio valore e delle proprie capacità imprenditoriali.

La liberalizzazione di questo mercato è una sfida per tutti. Per la politica, che deve disegnare le regole, per gli imprenditori, che devono cimentarsi, in particolare nel Mezzogiorno, con il rischio e la gestione, per il sindacato e i lavoratori che devono affrontare questo cambiamento come un’opportunità e non come un pericolo.

Sarà indispensabile prevedere nell’ambito della più generale riforma del mercato del lavoro e del welfare strumenti per gestire, nel breve periodo, probabili esuberi e riconversioni professionali.

La pubblica amministrazione dovrà affrontare anch’essa una rivoluzione. Per questi settori in particolare deve vigere la regola più Stato e più mercato.

Più si apre al mercato e alla concorrenza, più lo stato deve concentrasi sui poteri di indirizzo, programmazione, e controllo. Per farlo abbiamo bisogno di una giovane leva di funzionari pubblici, ingegneri, economisti, giuristi, informatici, matematici, che, forti delle conoscenze dei moderni modelli gestionali e delle nuove tecnologie, garantisca ai cittadini che questi servizi vengano resi dal mercato nel rispetto dei principi di concorrenza, libertà di stabilimento, di libera prestazione dei servizi di universalità e accessibilità.

Abbiamo ben presente che, non nascondendo limiti e inefficienze, in queste aziende lavorano migliaia di persone e che esse sono nate e cresciute con le imposte delle comunità. Sono aziende che contengono assets industriali e capitale umano di inestimabile valore. È ora che questo valore sia messo a frutto e reinvestito a favore delle nostre comunità che ne sono i veri proprietari. Dobbiamo farlo per la Campania e per il Paese.

È possibile una svolta. I numeri in gioco sono rilevanti per volumi d’investimento, addetti e cittadini serviti. Esiste un mercato enorme e appetibile, che se sarà gestito come stiamo proponendo, può costituire la vera manovra anticiclica e contribuire in modo determinate alla crescita e allo sviluppo, mobilitando risorse pubbliche e private, assicurando investimenti infrastrutturali, gestioni sane ed efficienti e - quello che più ci sta a cuore - servizi alle imprese e alle famiglie con standard di qualità e tariffe degne di una grande regione d’Europa.

P

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N

V

el breve periodo e nelle more della apertura ai mercati va affrontato con misure straordinarie il debito accumulato dalle aziende pubbliche campane, in

modo rilevante nei trasporti e ormai insostenibile.A tal fine è indispensabile procedere alla definizione

di un piano di rientro a medio lungo termine con tutti i creditori, attraverso un fondo immobiliare di valorizzazione a garanzia dell’operazione.

Tale strumento potrebbe consentire un allentamento della tensione finanziaria sulle aziende e consegnare agli enti proprietari il tempo necessario alla predisposizione delle procedure previste dal decreto liberalizzazioni.

Per la riuscita dell’operazione è imprescindibile l’accompagnamento di un impegnativo e non derogabile piano di risanamento delle aziende in tutte le loro componenti, oltre a un chiaro e definitivo crono programma di atti per celebrare le gare.

Le procedure di affidamento pubbliche, oltre a tutti i requisiti previsti dalla legge, anche un obbligo per i nuovi gestori di far fronte a una parte dello stock di debito accumulato per non farlo gravare ulteriormente sulla fiscalità generale.

È una strada difficile che tenta di tenere insieme la continuità dei servizi erogati e il pagamento del debito accumulato .

Affrontare l’emergenza trasporti: proposte

Riformenecessarie

a ridefinita, alla luce delle novità normative, l’intera materia del trasporto pubblico regionale e locale. L’individuazione, che noi proponiamo, di un unico

bacino regionale, è in grado di semplificare la governance del settore, diminuire il numero dei vettori, favorendo l’aggregazione e l’aumento dimensionale dei gestori.

Tale dimensionamento insieme alla previsione della integrazione tra ferro e gomma è l’unica in grado di attrarre competitori Nazionali e internazionali per la gestione dei servizi.

È indispensabile procedere con ogni rapidità alla separazione delle infrastrutture, garantendone il controllo pubblico, dall’esercizio da sottoporre a procedura competitiva.

Interventi urgenti

Bisogna rompere gli indugi:riflettere, discutere e agire in fretta.

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