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Come cambia la disciplina Terre e rocce. Il Dpr annulla l’obbligo di comunicazione per i trasporti La durata minima del tirocinio è di tre anni, ma sono consentiti anche tirocini più lunghi TIROCINIO Il tirocinio dei revisori legali deve ora avere una durata minima di tre anni PRIMA DOPO Le prove per l’abilitazione alla professione di revisore legale si dovevano svolgere almeno due volte l’anno ESAME DI ABILITAZIONE Con la riforma varata dal governo la sessione d’esame si svolgerà soltanto una volta l’anno È un requisito che deve sussistere tra l’ente sottoposto a revisione e il revisore legale INDIPENDENZA È un requisito che deve sussistere tra l’ente sottoposto a revisione e il revisore legale e qualsiasi persona possa influenzare l’esito della revisione Fino all’attuazione della riforma il registro prevedeva soltanto la distinzione tra attivi e inattivi REGISTRO D’ora in avanti si distingue tra la sezione A (chi svolge incarichi di revisione legale) e sezione B (chi è abilitato in seguito all’iscrizione al Registro ma non svolge concretamente la revisione) 1. Dichiarazione di mancanza dei requisiti della relazione di revisione ; 2. Censura e sospensione dal Registro; 3. Revoca dell'incarico; 4. Divieto di accettare nuovi incarichi per almeno 5 anni; 5. Cancellazione dal Registro. SANZIONI AMMINISTRATIVE 1. Avvertimento al responsabile; 2. Dichiarazione di mancanza dei requisiti della relazione di revisione; 3. Censura e sospensione dal Registro; 4. Revoca dell’incarico; 5. Divieto di accettare nuovi incarichi per almeno tre anni; 6. Cancellazione dal Registro. Pubblicità delle sanzioni sul sito istituzionale del Mef

Sanzioni più severe per i revisori - ilsole24ore.com · a quando si veda l’articolo a lato non saranno operative le lauree ... molti aspetti della normativa ... norma Uni 10200,

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Venerdì 15 Luglio 2016 IL GIORNALE DEI PROFESSIONISTI www.ilsole24ore.com

t @ 24NormeTributi

DICHIARAZIONI

Il modello 770slitta al 22 agostoDe Stefani upagina 43

LA SETTIMANA DI NORME & TRIBUTI

LUNEDÌ: Edilizia e ambiente, Il merito, Autonomie locali e PaMARTEDÌ: Condominio MERCOLEDÌ: Diritto dell'economia GIOVEDÌ: Giurisprudenza / Il merito VENERDÌ: Incentivi e agevolazioni

Cdm. Approvato il Dlgs che attua la direttiva 2014/56 ­ Tirocinio di 36 mesi prima di poter sostenere l’esame

Sanzioni più severe per i revisoriI corrispettivi per le verifiche vanno separati da quelli per ulteriori servizi

Nicola CavalluzzoValentina Martignoni

pProva scritta e orale per i dottori commercialisti che in­tendono abilitarsi alla professio­ne di revisore legale, nuove re­gole in fatto di sanzioni, requisi­ti e svolgimento del tirocinio. IlConsiglio dei ministri ha varato ieri il Dlgs che attua la direttiva 2014/56/Ue confermando, salvo sorprese dell’ultima ora, quellache resta la novità principale: ecioè che i dottori commercialisti(così come gli avvocati) dovran­no comunque sostenere la provascritta e orale, seppure in forma semplificata, sulle materie di re­visione (i principi di revisione, ladisciplina della revisione legale, la deontologia professionale e l’indipendenza nonché sulla tec­nica professionale, almeno finoa quando ­ si veda l’articolo a lato­ non saranno operative le laureeche comprendono anche gli esa­mi specifici sulla revisione). 

Il  Dlgs  varato  dal  governo,inoltre, precisa in modo detta­gliato le regole a cui dovrà atte­nersi il revisore legale (o la socie­tà di revisione) nello svolgimen­to della propria attività. Egli de­ve effettuare una attenta analisi dell’incarico che definisca ido­nee procedure e sistemi di con­trollo interno di qualità che pos­sano assicurare il rispetto delleregole da tutto il “team di lavoro”e che la revisione sia svolta inconformità ai principi di revisio­ne Isa, adottati con determina del  Ragioniere  generale  dello Stato del 23 dicembre 2014.

Innanzitutto, il soggetto inca­ricato della revisione (sia esso ilrevisore o la società di revisio­ne), deve stabilire le direttiveche gli permettano di assicurareil rispetto del requisito di indi­pendenza e obiettività, nonché avvalersi di efficaci meccani­smi di controllo e tutela in mate­ria di sistemi di elaborazione elettronica dei dati. 

L’attuazione delle idonee pro­cedure da parte del revisore per­metterà, in caso di esternalizza­zione dell’attività di revisione, che non venga compromesso il suo ambito di responsabilità el’efficacia del suo controllo in­terno di qualità.

Il sistema di controllo internodeve consentire che gli incarichivengano svolti in conformità ai principi professionali e alle di­sposizioni di legge e regolamen­tari applicabili, come ad esem­pio la continuità e la regolarità nello svolgimento dell’incarico, l’organizzazione della strutturadel fascicolo di revisione, la for­mazione, il monitoraggio e il rie­same del lavoro di coloro che partecipano alla revisione. 

Le disposizioni organizzati­ve e operative adottate, devonofar si che possano essere fron­teggiati  e  documentati  even­tuali incidenti, aventi, anche so­lo potenzialmente, gravi riper­cussioni  sull’integrità  della propria attività.

Il revisore deve saper dimo­strare che le direttive e le proce­dure di controllo interno della qualità sono adeguate in consi­derazione dell’ampiezza e della complessità delle attività di revi­sione legale svolte; inoltre ogni anno deve effettuare la valuta­zione dell’adeguatezza e dell’ef­ficacia del sistema di controllo diqualità e, in caso di carenze, deveadottare idonee contromisure. Di tale attività valutativa deve conservarne traccia ed evidenzanelle carte di lavoro. Nel caso in 

cui l’incarico sia conferito ad unasocietà di revisione, essa deve designare almeno un responsa­bile, tenendo conto della qualità del lavoro che si prospetta, del requisito  dell’indipendenza  e delle competenze richieste. 

Il  revisore  deve  mantenereuna registrazione per ogni clien­te sottoposto a revisione, conte­nente la denominazione sociale,l’indirizzo e il luogo di attività delcliente  nonché  i  responsabili chiave della revisione, in caso di società di revisione. Dovranno inoltre essere indicati distinta­mente i corrispettivi per la revi­sione e gli eventuali corrispettiviper ulteriori servizi, coerente­mente con quanto previsto dal comma 16­bis dell’articolo 2427 Codice civile, introdotto dall’ar­ticolo 37, comma 16, Dlgs 39/2010che prevede l’indicazione, in no­ta integrativa, dell’importo tota­le dei corrispettivi spettanti al revisore distinguendo tra com­pensi per la revisione, per gli altriservizi di verifica, per i servizi diconsulenza fiscale e per altri ser­vizi diversi dalla revisione.

Ogni revisore deve attuare unpersonale fascicolo di revisione che, oltre ai documenti rilevanti a sostegno della relazione di re­visione, deve contenere, tra glialtri, i documenti a supporto del­la sussistenza dei requisiti di in­dipendenza. Il fascicolo, che vie­ne chiuso entro 60 giorni dalla data in cui viene sottoscritta larelazione, deve essere conserva­to per 10 anni dalla data della re­lazione di revisione alla quale si riferisce. Si ricorda, infine, che con la soppressione del libro del revisore è stata imposta la con­servazione delle carte di lavoro per 10 anni. Vanno inoltre con­servati eventuali reclami scrittirelativi all’esecuzione delle revi­sioni legali effettuate per 10 anni dalla data della relazione di revi­sione alla quale si riferiscono.

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Come cambia la disciplina

Equipollenza. Per chi all’università ha seguito le materie specialistiche

Niente esame di Statoper i commercialisticon curriculum docGiorgio Costa

pTaglia il traguardo la com­plessa vicenda del regime di ac­cesso al Registro dei revisori legali che si innescò nel settem­bre 2013 quando la Dg Capitali e imprese della Commissione Ue chiarì che l’equipollenza senza esame integrativo era in contra­sto con la direttiva 2006/43/Ce. Partì in quel momento una con­trapposizione tra professionisti (in particolare tra dottori com­mercialisti e revisori legali) ma anche tra ministeri di Giustizia, Economia e Istruzione. Poi un regolamento ministeriale sancì la  fine  dell’equipollenza  che venne  reintrodotta,  dopo un’aspra contesa politica, con il decreto Milleproroghe di fine 2013 che è stato in vigore fino al 19 maggio scorso quando diven­ne operativo il decreto 63/2016 che contiene il regolamento at­tuativo delle norme in materia di esame di idoneità professio­nale per l’abilitazione all’eserci­zio della revisione legale; che fissa la necessità di un doppio, seppure  semplificato,  esame. Ora il Dlgs che attua la direttiva 2014/56 ribadisce e conferma il concetto. Anche se dal Consi­glio nazionale dei dottori com­mercialisti arriva rassicurazio­ne che, di fatto, l’equipollenza tornerà. Per la ragione che i cur­ricula di Economia, a regime ­ e cioè completate le convenzioni con tutti gli atenei d’Italia ­con­terranno tutte le materie della revisione; e siccome il Dlgs pre­vede che si possa essere esone­rati da una prova dell’esame di idoneità se si è sostenuto un esa­me universitario nell’ambito di un corso di laurea convenziona­to, il cerchio si chiude.

«In questi mesi ­ spiegano ilvicepresidente Cndcec Davide Di Russo e il consigliere nazio­nale delegato alla revisione lega­le, Raffaele Marcello ­ abbiamo avuto una costante e proficua in­

terlocuzione  con  il  ministero dell’Economia, e il Dlgs consen­tirà in futuro ai giovani che sce­glieranno di svolgere la profes­sione di commercialista di non dover sostenere alcun esame ag­giuntivo per lo svolgimento del­l’incarico di  revisore, proprio grazie alle convenzioni stipula­te dai nostri Ordini territoriali con gli atenei che prevedono nelpercorso universitario il supe­ramento di una specifica prova in materia di revisione legale. L’equipollenza è nei fatti». E , concretamente, sarebbero pe­nalizzati solo coloro che si sono laureati, senza aver sostenuto quegli esami, dopo il 19 maggio 2016 e prima delle convenzioni in questione. 

Uno dei più strenui difensoridella necessità di fermare l’equi­pollenza fu l’Inrl, Istituto nazio­nale dei revisori contabili guida­to da Virgilio Baresi. «Finalmen­te abbiamo raggiunto il risultatodi far allineare il sistema norma­tivo italiano alle regole europee ­spiega Baresi ­ e i dottori com­mercialisti devono prendere at­to che le regole comunitarie val­gono anche per loro. La battagliacondotta dal Consiglio naziona­le dei dottori commercialisti e degli esperti contabili sull’equi­pollenza, in questo senso, era to­talmente fuori luogo e priva di fondamento giuridico rispetto al dettato comunitario che di­stingue nettamente la professio­ne del revisore da quella del commercialista».

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Condominio. Il decreto approvato ieri sposta le sanzioni sui singoli proprietari

Contabilizzatori, si cambia Saverio Fossati

pPer i condomìni è l’ennesima rivoluzione in corso d’opera. L’in­stallazione dei contabilizzatori di calore sui termosifoni (dove ci sono impianti centralizzati) è un obbligo il cui termine è il 31 dicem­bre di quest’anno ma al quale in moltissimi casi è già stato dato adempimento. Ora il decreto legi­slativo approvato ieri al Consigliodei ministri, che va a modificare il Dlgs 102/2014, sulla base delle ri­chieste dell Commissione euro­pea (la procedura d’infrazione eraprossima alla scadenza), incide sumolti  aspetti  della  normativa energetica. Ma anche sul proble­ma contabilizzatori.

In particolare l’articolo 12 (cheimpatta sull’articolo 16 del Dlgs 102/2014), di nuova introduzione rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri in prima lettura, stabilisce che a pagare la sanzione per non aver installato i contabilizzatori è direttamente ogni singolo condòmino, nella misura da 500 a 2500 euro per ogniappartamento. Tuttavia questa disposizione non si applica se l’in­stallazione risulta non «efficien­te in termini di costi». E in effettiun'altra norma, l’articolo 9 del Dl­sg 102 (modificato anch’esso dal nuovo decreto) stabilisce che il 

compito di  installare  i «sotto­contatori» spetta al singolo pro­prietario. E introduce un concet­to nuovo: oltre ai casi di «impos­sibilità tecnica» di installazione viene introdotto anche il caso di «inefficienza in termini di costi e sproporzione rispetto ai risparmienergetici  potenziali»,  purché queste condizioni siano illustratein una specifica relazione tecnicadel progettista o del tecnico abili­tato. Il criterio da adottare per sta­bilire l’inefficienza è quello di se­guire le indicazioni della norma Uni En 15459. La stessa norma va usata  quando,  constatata  l’im­possibilità di installare dei sotto­contatori, si ricorra, come preve­de la nuova norma, «sistemi di termoregolazione e  contabiliz­zazione del calore individuali» ma ciò non risulti inefficiente «in termini di costi».

La modifica più importante, ri­spetto al testo di prima lettura, è però la possibilità di derogare alla norma Uni 10200, quella che in so­stanza obbliga a tarare tutti i con­sumi involontari (i vecchi “costi fissi” o di dispersione) su quelli volontari e contabilizzati. A segui­to di relazione tecnica che attesti che ci sono differenza di fabbiso­gno termico superiori al 50% tra unità immobiliari dello stesso edi­

ficio (in sostanza quando è tal­mente energivoro da penalizzare tanto le case esposte a nord o al­l’ultimo piano o simili) i condòmi­ni potranno infatti suddividere le spese limitando quelle da consu­mi volontari al 70% e ripartendo il resto con i vecchi criteri (millesi­mi, metri quadri, metri cubi o al­tro). Questo correttivo vanifica la ripartizione basata praticamente solo sui consumi volontari. Anchechi ha già fatto lavori e effettuato laripartizione le spese potrà rive­derla. Il che provocherà, c'è da scommetterci, polemiche e con­tenziosi a non finire.

Il Governo, comunque, intendepuntare sul risparmio energetico nei condomìni: lo ha riaffermato ieri il ministro delle Infrastruttu­re,Graziano del Rio, all’assembleadell’Ance: «Subito possiamo fare la centralità della riqualificazione dei condomini. Abbiamo comin­ciato con la legge di Stabilità, con l’estensione agli incapienti. Biso­gna che troviamo un meccanismopiù semplificato perché il condo­minio possa fare subito operazio­ni di riqualificazioni e i condòminipossano cedere il credito». Mec­canismo che l’Enea ha già messo a punto (si veda il Sole 24 Ore del 28 giugno scorso). 

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Terre e rocce. Il Dpr annulla l’obbligo di comunicazione per i trasporti

Cantieri con meno vincoli Paola Ficco

pIl Consiglio dei ministri ha ap­provato ieri il Dpr che, con 31 arti­coli e 10 allegati, riforma la disci­plina sulla gestione delle terre e rocce di scavo. Il nuovo Dpr at­tua la delega regolamentare con­cessa dal Parlamento al Governo con l’articolo 8 del Dl 133/2014 (legge 164/2014) e riscrive inte­gralmente, semplificandola, una disciplina articolata e complessa.Per i piani approvati prima del­l’entrata in vigore del Dpr la disci­plina abrogata è ultrattiva e si ap­plicherà a tali piani e alle loro mo­difiche. Per i progetti in corso, le imprese avranno sei mesi di tem­po per decidere se aderire alla nuova disciplina.

Il testo detta disposizioni co­muni ma differenzia anche tra terre e rocce prodotte in cantieri di grandi e piccole dimensioni eterre e rocce prodotte in cantieri di grandi dimensioni non sogget­ti a Via e ad Aia. Non dimentica le norme su terre e rocce intese co­me rifiuti né quelle che, invece, sono escluse dalla disciplina dei rifiuti e le altre che provengono dai siti oggetto di bonifica. Un va­sto orizzonte regolamentare do­ve, oltre al fatto che le definizioni sono armonizzate e coerenti, me­ritano menzione i seguenti aspet­

ti innovativi improntati anche al­la semplificazione procedurale: tra le norme comuni, il deposito intermedio  prima  dell’utilizzo può essere effettuato anche in luogo diverso dal sito di produ­zione e da quello di destino pur­ché siano rispettati i requisiti in­dicati all’articolo 5, comma 1 e il si­to di deposito rientri nella stessa classe urbanistica del sito di pro­duzione. Sul fronte dei grandi 

cantieri, viene meno la comuni­cazione all’autorità competente di ogni trasporto di terre e rocce intese come sottoprodotti. 

La gestione e l’uso di terre erocce come sottoprodotti non so­no più subordinati alla previa ap­provazione del piano di utilizzo da parte dell’Autorità competen­te: decorsi 90 giorni dalla presen­tazione del piano, il proponente può avviare la gestione nel rispet­to del piano di utilizzo. Non solo, 

il piano di utilizzo potrà essere prorogato di due anni mediante semplice comunicazione al Co­mune e all’Arpa. Per i cantieri pic­coli e per quelli grandi non sotto­posti a Via o ad Aia, basterà una semplice comunicazione per ap­portare modifiche sostanziali al piano di utilizzo o per prorogarlo.

Sul fronte dei piccoli cantieri,si riprende la sostanza dell’arti­colo 41­bis, Dl 69/2013 sull’uso co­me sottoprodotti di terre e rocce in quantità non superiore a 6.000 cubi destinate a recuperi, ripristi­ni, rimodellamenti, riempimenti o altri usi sul suolo. A tal fine, il produttore  deve  dimostrare  il non superamento dei valori delle concentrazioni soglia di conta­minazione previsti per le bonifi­che con riferimento alle caratte­ristiche delle matrici ambientali ealla destinazione urbanistica in­dicata nel piano di utilizzo. Ri­spetto ad oggi, si aggiunge la pos­sibilità di aggiornare la dichiara­zione di utilizzo in presenza di va­riazioni delle condizioni previsteper la sussistenza dei sottopro­dotti. Per terre e rocce che resta­no rifiuti, il Dpr modifica i volumedel deposito temporaneo innal­zandolo a 4.000 metri cubi, di cui 800 se pericolose.

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CONSENSO IMPLICITOPer il rifiuto che diventa materiale riutilizzabile possibile il reimpiegose entro 90 giornil’autorità non si esprime

VAGLIO ATTENTOIl professionistadeve effettuare ogni annola valutazione dell’efficaciadel sistema di verificadel controllo di qualità

L’ESCAMOTAGEIl Consiglio nazionalestipulerà convenzionicon gli atenei per allinearela preparazione

La durata minima del tirocinio è di tre anni, ma sono consentitianche tirocini più lunghi

TIROCINIOIl tirocinio dei revisori legali deve ora avere una durata minima di tre anni

PRIMA DOPO

Le prove per l’abilitazione alla professione di revisore legale si dovevano svolgere almeno due volte l’anno

ESAMEDI ABILITAZIONE Con la riforma varata

dal governo la sessioned’esame si svolgerà soltanto una volta l’anno

È un requisito che deve sussistere tra l’ente sottoposto a revisione e il revisore legale

INDIPENDENZA È un requisito che deve sussistere tra l’ente sottoposto a revisione e il revisore legale e qualsiasi persona possa influenzare l’esito della revisione

Fino all’attuazionedella riforma il registro prevedeva soltanto la distinzione tra attivi e inattivi

REGISTROD’ora in avanti si distingue tra la sezione A (chi svolge incarichi di revisione legale) e sezione B (chi è abilitato in seguito all’iscrizione al Registro ma non svolge concretamente la revisione)

1. Dichiarazione di mancanzadei requisiti della relazione di revisione ; 2. Censura e sospensione dal Registro; 3. Revoca dell'incarico; 4. Divieto di accettare nuovi incarichi per almeno 5 anni; 5. Cancellazione dal Registro.

SANZIONIAMMINISTRATIVE 1. Avvertimento al responsabile;

2. Dichiarazione di mancanza dei requisiti della relazione di revisione; 3. Censura e sospensione dal Registro; 4. Revoca dell’incarico; 5. Divieto di accettare nuovi incarichi per almeno tre anni; 6. Cancellazione dal Registro. Pubblicità delle sanzioni sul sito istituzionale del Mef

Lavoro. Si applicheranno le regole italiane

Stretta sui lavoratoridistaccati dall’esteropVincoli più severi per l’im­piego in Italia di lavoratori di­staccati da aziende di altri Pae­si dell’Unione europea o terzi. Il decreto legislativo approva­to dal Consiglio dei ministri vuole contrastare il fenomeno che comporta il ricorso a per­sonale dipendente di aziende straniere (per lo più di Stati ne­ocomunitari dell’Est), impie­gati in Italia presso imprese dello stesso gruppo, oppure di altre imprese o altre unità pro­duttive o destinatari, a cui si applicano però regole e tratta­menti retributivi e previden­ziali del Paese d’origine per­ché più convenienti.

Per  effetto  del  provvedi­mento, che vale anche per leagenzie di somministrazionee per il settore del trasportosu strada, al personale distac­cato devono essere  ricono­sciute le stesse condizioni dilavoro e di occupazione ap­plicate nel Paese in cui si svol­ge il distacco. Ciò significa ri­conoscere la stessa retribu­zione minima e i giorni di fe­rie  previsti  dal  contrattocollettivo di riferimento.

Se viene verificato che il di­stacco non è autentico, l’ad­detto  viene  considerato  undipendente dell’azienda che lo ha utilizzato e quest’ultima,oltre al distaccante, sono pu­niti con una sanzione di 50 eu­ro per ogni giorno e per ognilavoratore, con un minimo eun massimo di di 5.000 e di50.000 euro.

Prima  di  ogni  distacco,l’azienda  distaccante  dovràcomunicare al ministero delLavoro diverse informazioni,tra cui il numero dei lavorato­ri coinvolti, inizio e fine del di­stacco, luogo di svolgimentodella prestazione. Inoltre do­vranno  essere  predisposti, anche in italiano, il contratto di lavoro nonché i prospettipaga, la documentazione rela­tiva al pagamento delle retri­buzioni e dovrà essere desi­gnato un referente domicilia­to in Italia e incaricato a rice­vere e inviare atti. Il mancatorispetto  di  questi  adempi­menti fa scattare sanzioni fin oltre 150mila euro.

M.Pri.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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