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Scelta delle sonde per lo studio dei solidi
L’informazione sperimentale è mediata da particelle sonda. Per la loro scelta bisogna considerare:
1) la profondità di informazione
2) la sezione d’urto di interazione (elastica ed anelastica)
ad es., per le proprietà magnetiche, particelle con momento di
spin non nullo quali fotoni, neutroni ed elettroni
3) la risoluzione temporale desiderata o necessaria
4) la disponibilità e l’intensità delle sorgenti
in laboratorio o presso grandi facilities
Per le proprietà di volume la sonda deve penetrare nel solido:
fotoni e raggi X, neutroni, elettroni e ioni ad alta energia.
Per lo studio della superficie la sonda deve penetrare poco:
fotoni e raggi X radenti, atomi chimicamente inerti ad
energia termica, elettroni lenti, ioni di energia media e bassa.
Fenomeni ultraveloci possono essere studiati solo con fotoni
Condizione su l
Condizione necessaria per “vedere” un
oggetto è che la lunghezza d’onda l
della sonda sia paragonabile o inferiore
alle dimensioni dell’oggetto stesso.
Per la struttura cristallografica conta il
passo reticolare che tipicamente vale 0.2
nm.
1 keV – 100 keV per fotoni (raggi X)
10 eV – 100 keV per elettroni
10 meV – 1 eV per neutroni ed atomi di He
Questo vincolo fissa una scala sulla
energia della particella sonda nello
studio dei materiali
Questa scala è importante per valutare quanto il risultato della misura
possa essere affetto ed influenzato dalla misura stessa
Spettroscopia
Negli studi spettroscopici le particelle sonda trasferiscono energia al
sistema in studio. Si ricavano informazioni sullo stato
elettronico fondamentale e su quelli eccitati nonché sulle
eccitazioni rotovibrazionali da cui si può determinare stato e
composizione chimica del campione.
Misure possibili:
Flusso di particelle primarie assorbito dal materiale o rimosso
dal fascio: spettroscopie di soglia;
Distribuzione in momento ed energia delle particelle primarie
riflesse o trasmesse anelasticamente: scattering anelastico;
Flusso e distribuzione angolare ed energetica delle particelle
secondarie generate dal fascio.
L’informazione è mediata sia sulla profondità di penetrazione delle
particelle primarie che su quella di estrazione delle particelle
secondarie. Queste ultime possono essere sia dello stesso tipo di
quelle primarie (es. spettroscopie electron in - electron out) che di
tipo diverso (es. spettroscopie photon in - electron out)
sonde spettroscopiche per volume e superficie
• volume:
assorbimento di fotoni della frequenza di interesse:
IR per proprietà roto-vibrazionali,
UV o raggi X per proprietà elettroniche
scattering anelastico di particelle debolmente interagenti quali:
neutroni o raggi X (effetto Raman),
scattering anelastico di particelle energetiche: elettroni veloci (50 keV- 1 MeV), ioni veloci (1 MeV)
superficie: proprietà rotovibrazionali: assorbimento IR (se il volume è inattivo)
proprietà elettroniche:
fotoemissione indotta da raggi UV o X molli sfruttando il
limitato libero cammino medio degli elettroni fotoemessi
scattering anelastico di particelle fortemente interagenti
atomi o elettroni lenti per proprietà vibrazionali
ioni di qualche keV per analisi composizione chimica
emissione di ioni ed elettroni secondari per analisi chimica
emissione di elettroni Auger per analisi chimica
sonde spettroscopiche per volume e superficie
interfacce nascoste e composizione in profondità:
con tecniche di superficie rimuovendo, nel corso della misura,
gli strati più esterni del materiale.
con fotoni emessi o assorbiti solo all’interfaccia (ottica non
lineare, second harmonic generation, sum frequency
generation)
con metodi di volume tagliando il materiale in fette di
spessore di poche centinaia di nanometri disposte
verticalmente all’interfaccia con un Focussed Ion Beam (FIB)
e studiando quindi il campione con microscopia di
trasmissione di elettroni (TEM)
sonde spettroscopiche per volume e superficie
Cristallografia e Microscopia Le informazioni cristallografiche si possono ottenere mediante esperimenti di
scattering. La cessione di energia al corpo deve essere minimizzata per non
alterarne le caratteristiche. Quantisticamente si può isolare lo scattering puramente
elastico. La dimensione massima degli oggetti studiabili dipende dalla coerenza
dell’onda incidente, quella minima dalla sua lunghezza d’onda.
Alternativamente l’informazione si ricava mediante microscopia usando la
particella sonda più conveniente. 1) con ricostruzione di immagini mediante lenti, le cui aberrazioni determinano la
risoluzione raggiungibile
2) con misure in scansione, in cui un fascio di particelle sonda viene focheggiato su
un’area piccola misurando un segnale di risposta ad esso associabile
Per migliorare il contrasto nelle immagini è utile la combinazione della
microscopia con metodi spettroscopici (Spettromicroscopie).
La scelta della particella sonda dipende dalla proprietà in studio:
Volume: raggi X, neutroni, elettroni ad alta energia
Superficie: raggi X radenti (XRD), atomi di He termici (HAS o TEAS),
elettroni lenti (LEED) o elettroni energetici radenti (RHEED),
scattering di ioni.
Metodi diffrattivi per studi cristallografici di volume e di superficie
Le informazioni cristallografiche possono essere ottenute con esperimenti di
scattering effettuati con particelle sonda (elettroni, neutroni, fotoni X) di
lunghezza d’onda inferiore a quella del reticolo cristallino.
L’onda diffusa (o scatterata) è descritta da:
j = 0 eik·R /R f j (k0, k) ei(k-k
o)·R
j
dove fj (k0, k) fattore di scattering atomico
ei(k-ko
)·Rj sfasamento tra centri scatteratori
Dato con a passo reticolare e rj posizione all’interno della cella
unitaria, la funzione dell’onda scatterata totale si partiziona in :
= jj j fj (k0,k) ei(k-ko)·Rj=FG Fattore di struttura dipendente dalla posizione delle singole celle unitarie Fattore di forma
f j
scattering factor atomico dipendente dall’interazione sonda-atomo e dalla posizione degli atomi all’interno della cella unitaria
potere di scattering dei singoli atomi
Fk f j exp ik r j j
jjj ranR
Calcolo Fattore di Struttura G (in 2D)
Esempio: caso 2 Dim. posto Rj=(n1a1,n2a2) e supponendo M1 x M2 celle si ottiene:
L’intensità nei singoli canali di diffrazione vale quindi
che ha massimi per a·(k-ko)=2n, ossia si ahnno massimi in corrispondenza dei vettori
del reticolo reciproco G=(2n/a1, 2m/a2).
Per 2D, non vale la conservazione del momento nella terza dimensione ed i picchi si
estendono indefinitamente (barre o rods). Per 3D il reticolo reciproco formato da punti.
La forma angolare dei picchi di diffrazione è Lorentziana. Sono stretti se M1 e M2 >>1.
M1 ed M2 sono limitati da:
lunghezza di coerenza L, che dipende da come si prepara la superficie. Essa può
eccedere 1000 Å per monocristalli o essere limitata dalla presenza di dislocazioni.
Lunghezza di trasferimento W, dipendente dall’apparato sperimentale
1
0
1
0
)()(1
1
2
2
022011M
n
M
n
kkainkkaineeG
2
2
2
12
02
2
022
2
01
2
0112
))](2
1[sin(
))](2
1[sin(
)](2
1[sin(
))](2
1[sin(
MM
kka
kkaM
kka
kkaM
G
= =
Funzione Lorentziana
b2 2a3 a1
a1 a2 a3
b3 2a1 a2
a1 a2 a3
bi a j 2 ij
con v1, v2, v3 numeri interi
Dimensione di R [L]
Dimensione di g [1/L]
La zona di Brillouin è definita come la cella di Wigner-Seitz cell
nello spazio reciproco
Definizione: spazio reciproco e zona di Brillouin
Caso 3D: una volta definiti i vettori a1, a2, a3 nello spazio diretto
si possono definire i vettori b1, b2, b3
b1 2a2 a2
a1 a2 a3
3
332211321bbbg
Zone di Brillouin in 3D
Le particelle sonda rimbalzano elasticamente conservando energia
(ħk)2 e quantità di moto (ħk)
k2
k'
2
k ' k g hkl
Conservazione dell’energia
Conservazione della quantità di moto
Dove ghkl è un vettore del reticolo reciproco, (2 indici per problemi
in 2 Dim, 3 per problemi in 3 Dim). Per avere diffrazione k’- k deve
essere confrontabile o maggiore di g.
Costruzione di Ewald
Ewald Sphere Construction in 3D Reciprocal Space
k 2
l
2mE2
1 2
1) A vector k is drawn terminating at the origin of the reciprocal space 2) A sphere of radius k is constructed about the beginning of k 3) For any point at which the sphere passes through a reciprocal lattice point, a line to this point from the center of the sphere represents a diffracted beam k’ 4) Notice the reciprocal lattice vector ghkl
Diffraction Techniques in 3D Space
There is a variety of techniques based on the diffraction process suitable for volume structural determination:
Electrons IN/Electrons OUT TEM (Transmission Electron Microscopy)
Photons IN/Photons OUT XRD (X-Ray Diffraction)
Neutrons IN/Neutrons OUT …. (Elastic Neutron Scattering)
The best probe particles to study 3D crystallography by diffraction are
neutrons and X-rays, for which the single scattering (Born)
approximation holds. Inverting the scattered intensities allows to
reconstruct the position of the scatterers in direct space.
Electrons are suited for microscopes since they can be easily focused.
……Photon IN/Electron OUT : EXAFS, PhD (see later …)
Nuclear interaction
range (~10-13 cm)
l ~ 2 Å for thermal neutrons
E ~ 25 meV for thermal neutrons
neutronsthermal
b
bV pseudo
Fermi
A105cm105~ 513
l
Rr
b
Neutrons
Sezione d’urto e lunghezza di scattering
L’interazione dei neutroni con la materia avviene principalmente attraverso le forze
nucleari caratterizzate da un raggio di azione confrontabile alla dimensione del nucleo
atomico (10-14 m). La profondità della buca di potenziale corrispondente all’interazione, V0
è dell’ordine della decina (10-60) MeV. Tale valore non presenta una variazione
sistematica con il peso atomico (come nel caso dei raggi X in cui ciò che conta è la densità
elettronica). A seguito dell’interazione la funzione d’onda associata al neutrone si modifica
da onda piana a ikrrki e
r
fer
)(
Ove f è l’ampiezza di scattering ed è in generale un numero
complesso indipendente dall’angolo di scattering θ.
La diffusione è pertanto isotropa.
Le ragioni di questo comportamento nascono dal fatto che la lunghezza d’onda di de
Broglie del neutrone è molto maggiore del diametro del nucleo. Data la quantità di moto p
ed il parametro d’urto d, il momento angolare è quantizzato:
La distanza corrispondente ad l=1 dpL
)1( llL
l
l
5
1
2)1(
)1(1
ll
k
ll
p
Ld
Che, per l=1Å è di 5 ordini di grandezza maggiore del diametro del nucleo.
→ scattering in onda s, vale approssimazione di Born.
Il neutrone interagisce sia pur debolmente anche attraverso il suo momento magnetico. Se
l’interazione avviene con la nuvola elettronica, essendo questa di dimensioni analoghe alla
lunghezza d’onda del neutrone la diffusione risultante sarà anisotropa rispetto all’angolo
La grandezza f ha le dimensioni di una lunghezza.
Nel limite delle grandi lunghezze d’onda si definisce la lunghezza di scattering
nucleare b: fb lim
La funzione d’onda all’interno di un
nucleo è un’onda stazionaria, che
deve essere raccordata in ampiezza
e derivata con la funzione d’onda
esterna al nucleo stesso ad Rk ,
raggio del nucleo atomico.
Possono verificarsi i casi:
1) nucleo impenetrabile b=Rk
2) interazione relativamente debole:
il neutrone viene scatterato subito
b>0
3) il neutrone viene assorbito e
riemesso dal nucleo b<0
La larghezza dei livelli energetici nel
nucleo comporta che b sia, in generale,
un numero complesso. La probabilità di
cattura dipende al tempo passato vicino
al nucleo e varia quindi come 1/u con u
velocità dei neutroni.
Definizione di sezione d’urto
totale e differenziale
2
2
2
4
4
fut
r
efrut
ikr
uscente
incidenteflusso
uscenteflusso
_
_
2rki
incidente eu
2244 bf
u velocità del neutrone
R posizione nello spazio
(in barn 10-28 m2)
Sezione d’urto differenziale: 22
)(4
bfd
d
L’assenza di dipendenza angolare implica un potenziale approssimato della forma
)(2
)(2
rbm
rV
pseudopotenziale di Fermi
Sezione d’urto totale:
)(2
)(2
jRrbm
rV
che per un reticolo diventa:
La sezione d’urto tra neutroni e nuclei
atomici dipende dalla natura del nucleo e
dal particolare isotopo. Dato un flusso Φ,
N centri scatteratori ed un’efficienza del
detettore di neutroni ottengo: oppure
t= a+ s
s sezione d’urto di scattering
t sezione d’urto totale
a sezione d’urto di assorbimento
I diversi termini vengono descritti da un unico parametro, la lunghezza di scattering dei neutroni (il limite per k0 dell’ampiezza dell’onda diffusa). Esso è legato al raggio della buca di potenziale dell’interazione neutrone-nucleo ed è pertanto dell’ordine dei fm. Per un materiale composito la lunghezza di scattering è data dalla media pesata sulla densità dei singoli componenti.
N
I
dd
d ,,
2
N
I
dd
dd
d
d
te
0
tancos
2
dd
dd
dd
d
ds
2
riv elato re
n eu tro n i in cid en ti camp io n e n eu tro n i trasmessi
k0
k1
n eu tro n i d iffu si
N
Diffusione coerente e incoerente
Poiché i nuclei di un solido sono costituiti da isotopi diversi, con diversa lunghezza di
scattering, l’intensità diffusa presenterà fenomeni di interferenza (diffrazione dal
reticolo cristallino) sovrapposti ad un fondo incoerente (non strutturato).
ijiiqr
j
i
i
j
iqrN
j
j ebbebd
d
2
1
isotopo A concentrazione p
isotopo B concentrazione 1-p
ijBABAji bbppbppbbb 222 ))(1()1(
parte coerente parte incoerente
ij
rrq
coh
jiebd
d )(2
2
2 )1())(1( BABA
inc
bbppNbbpNpd
d
dà luogo a picchi di diffrazione
dà luogo ad un fondo non strutturato
L’incoerenza può essere generata sia dalla presenza di isotopi diversi (Ni: 3,4 su 18 barn coerenti)
sia dall’orientamento magnetico relativo di nucleo e neutrone ( H solo 2 su 80 barn sono coerenti)
Diffusione magnetica Il neutrone ha momento di dipolo magnetico
n=gn s B
espresso in magnetoni di Bohr,
gn= - 1,91 fattore giromagnetico anomalo
s momento di spin.
Analogamente alla lunghezza di scattering
nucleare, b, si può introdurre una lunghezza
di scattering magnetica (atomica) am
am= 2gnref(q)M
re =e2/mc2 raggio classico dell’elettrone (2gnre=1,08 10-22 cm) f(q) fattore di forma magnetico
M proiezione della magnetizzazione a q.
am ed f(q), essendo determinati dal diametro delle orbite elettroniche anziché del nucleo, sono
piccati a piccoli q. Come conseguenza la sezione d’urto per i magnoni diminuisce rapidamente
con q.
Diffusione elastica ed anelastica
La diffusione coerente può essere elastica od
anelastica. E’ anelastica quando si hanno perdite
di energia reticolari (fononi) o magnetiche
(magnoni) di momento trasferito q.
q
k0
k1 k0 > k1 E0 > E1 E > 0
il neutrone CEDE energia al campione
q
k0
k1
k0 < k1 E0 < E1 E < 0 il neutrone ACQUISTA energia dal campione
qel
k0
k1
2sin2 0
kqel
k0
k1
Regione cinematica accessibile
q = k0 – k1
dove
e, dalla conservazione dell’energia,
Diversamente, per un’onda elettromagnetica (fotoni: luce, raggi X E = ħ c k, = c k)
vale :
anche in questo caso a ciascun è associato un set di valori di Q e , con legge diversa
che per particelle massive.
0
2
00
1cos211
k
q
000
1cos211
k
q
0
0,EE
cos2 01
2
1
2
0
2 kkkkq
Limitazione fisica < 0 !!
0
2
0
2
1 1
kk
0
01 1
kk
A ciascun angolo di scattering è associato un
set di valori di Q e determinato dalla
relazione scritta sopra.
180°
30°
0°
60° q/k0
Eloss/E0
Campi applicazione neutroni di diversa energia
Radiografia neutronica
Cristallografia con
diffrazione elastica
Applicazioni:
Determinazione passo reticolare
Studio transizioni di fase
ordine-disordine
Dinamica reticolare con
scattering anelastico
Dispersione fononica
Along Γ-X
The T modes
are degenerate
along X W X modes
with different
symmetry are
observed in the
different Brillouin
Zones
Pb Kohn anomaly
failure of the
Born
Oppenheimer
approx. :
electrons and
lattice interact
Phonon Linewidth (lifetime)
and thermal conductivity
Observing phonons with photons:
Raman scattering
Acoustic phonons
Brillouin Scattering of visible photons
Optical phonons
Raman Scattering of visible light
Raman Scattering of X-Rays
stokes
Anti-stokes
longitudinal
transverse
Magnetismo diffrazione elastica da superreticolo magnetico
transizioni di fase ferro-para magnetico e determinazione curva magnetizzazione
Topografia magnetica
Spin up Spin down Topografia
Visualizzazione domini magnetici
Dinamica magnetica
magnoni
High Resolution in k space
High k-resolution is needed to observe large objects since scattering
must be coherent over them. Large objects give rise to small
momentum transfers --- small angle scattering
Easily achieved with neutrons and Thermal energy atom scattering
for which the sources are far away from the target, more difficult
with electrons which may easily be deflected by stray fields .
Limiti nella risoluzione: Lunghezza di trasferimento
La Lunghezza di trasferimento definisce la zona su cui l’onda incidente è
colpisce il campione con la stessa fase:
Definendo il momento trasferito
q||=kf||-ki ||
q||= k |sinf-sin i|
posto w=2/q|| con q|| incertezza su q||
(larghezza macchie di diffrazione)
q||=(q|| /E) E+(q||/)
si ottiene:
w=2/(kcosi i)
wE=2 2 k/(E |sinf -sini|)
Per la diffrazione di elettroni lenti (LEED)
k 0.51 E con E 100 eV e f 10-2 rad w 100 Å<< wE la nitidezza dell’immagine di diffrazione è limitata dalla divergenza angolare del
fascio di elettroni (l’onda non è piana, ma sferica)
Small Angle Scattering relies on diffraction on larger structures than just atoms,
such as molecules or features that can be hundreds times larger than an atom.
Neutron Small Angle Scattering is a non-destructive method for the determination of
microstructures with lengths between 0,5 nm and 500 nm. It is based on the principle
that an initially parallel neutron beam is scattered by inhomogeneities of a sample.
These can be due to fluctuations in density, concentration or magnetisation. This
method is widely used in biological structure research (viruses, proteins, enzymes),
polymer research (conformation analysis), energy and environmental engineering
(porosity and surfaces of filter materials and catalysts) and the development of
materials. Since the scattering length densities of the elementary volumes can readily
be influenced for neutrons by modifying the isotopic composition of the sample, this
technique ("contrast variation") has largely determined the success of small-angle
neutron scattering in the fields of soft matter and biological structures.
Neutron Small Angle
Scattering
Produzione di neutroni
I neutroni sono prodotti
tramite reazioni nucleari.
Il metodo di produzione di
grandi quantità di neutroni
è scelto in base al “costo”
in termini di energia spesa
per singolo neutrone
prodotto (MeV/n).
I neutroni sono comunque MOLTO costosi, ergo il loro
utilizzo da parte di qualsivoglia gruppo di ricerca è regolato
dall’approvazione di comitati scientifici internazionali
(“proposals referee = degno/non degno”).
SPALLAZIONE “to spall” = “scheggiare”
FISSIONE dell’Uranio (tipicamente)
Bombardare un nucleo pesante
(Uranio/Tantalio) con PROTONI di
alta energia (~ GeV)
Se un neutrone termico colpisce U,
questo si scinde in due atomi più
leggeri (es. Br e La) con emissione
di energia (200 MeV) + ~ 2.5
neutroni veloci, che possono dar
luogo a reazione a catena (con >
1.5/2.5 neutroni per fissione).
~1 neutrone (/fissione) con
energie dell’ordine di 2 MeV
Da MODERARE poi alle energie termiche (25 meV), tramite
scattering anelastico con sistemi leggeri (idrogeno, grafite, metano)
Varie particelle (protoni, neutrini…) +
~ 20 neutroni(/prot.) con energie
dell’ordine di qualche MeV
Sorgenti di neutroni: elevati flussi di neutroni possono venire prodotti solo in
cosiddette large scale facilities. La principale sorgente europea di neutroni è il reattore
sito nei laboratori Laue-Langevin a Grenoble.
Reattori a fissione: Per la reazione di fissione si utilizzano tipicamente nuclei pesanti dal Th all’235U. La reazione più
comune è n+235U= 36Ba+ 56Kr+Nn+ +b
Essa ha sezione d’urto massima per neutroni incidenti
con energia < 1 eV e comporta un numero di neutroni
prodotti N2.5, una energia rilasciata di 200 MeV,
distribuita per 10 MeV nei raggi , per 2 MeV nei neutroni
e per il resto nei prodotti di fissione.
I neutroni hanno energie fino a 15 MeV con un massimo
di probabilità ad 1 MeV, energia a cui vengono facilmente
catturati dall’U238, molto più abbondate dell’U235 . Per
autosostenere la reazione i neutroni generati
vanno quindi rallentati. Allo scopo si immerge la barra in
un moderatore (materiale contenente nuclei leggeri
tipicamente H2O o D2O) cercando di minimizzare il numero di
neutroni persi attraverso le pareti laterali utilizzando opportuni
riflettori. Il D2O (reattore ad acqua pesante) è meglio di
quello ad acqua leggera poiché quest’ultima è troppo
efficiente e rimuove quindi troppi neutroni dalla coda lenta della distribuzione termica.
Schermo: Il reattore va schermato rispetto alle radiazioni ionizzanti prodotte al suo
interno. In particolare per i raggi si usano schermi in calcestruzzo, ferro e boro, spessi
diversi metri. In un reattore di ricerca il moderatore è raffreddato a temperatura
ambiente in modo da produrre neutroni con una distribuzione termica centrata intorno a
25 meV. Tali neutroni hanno velocità traslazionali dell’ordine di 2200 m/sec.
i collimatori del fascio sono realizzati con
insiemi di diaframmi di materiale altamente
assorbente quale il B4C, contenuti in tubi di
acciaio per assorbire i raggi prodotti dal
reattore.
Gli strumenti di misura (beamlines) sono
disposti intorno al reattore in corrispondenza
dei collimatori in modo da ottimizzarne il
numero.
Sorgenti a spallazione
p +A= Nn+ + pp + prodotti spallazione
dove pp sono coppie di particella antiparticella
di piccola massa a riposo e A è un nucleo pesante.
Il protone incidente deve avere energia cinetica
E>0.5 GeV. Per produrlo si necessita di un
protosincrotrone (diametro 100 m) o di un
acceleratore lineare (lunghezza tipicamente 1 km)
o di una combinazione di essi. I neutroni prodotti
sono ad alta energia. N vale tipicamente 10.
Si ottengono flussi di 1016 n/sec concentrati in un
angolo solido molto piccolo (brillanza elevata).
La potenza necessaria per la sorgente di spallazione è quindi NE 100 kW << di quella
necessaria per un reattore che generi un flusso neutronico paragonabile.
La sorgente a spallazione può essere continua o pulsata a seconda di come viene prodotto
il fascio di protoni. Il moderatore necessario per decelerare i neutroni deve assorbirne
l’energia in eccesso (problemi enormi di stress termico e di danno da radiazione
soprattutto per sorgenti pulsate, adatte però ad analisi in tempo di volo).
Sorgente operativa ad Oak Ridge (USA)
Sorgente Europea in costruzione a Lund (SV)
Ottica neutronica:
Per un efficiente uso dei fasci neutronici è necessario incanalarli e focheggiarli sul bersaglio. Questo è possibile grazie all’indice di rifrazione, n, dei neutroni nei materiali che sia pur di poco è inferiore all’unità, permettendo di costruire prismi, lenti e guide ottiche.
n 1 - (nibi)l2/2
ni=densità dell’atomo i-esimo
bi = lunghezza di scattering
l= lunghezza d’onda dei neutroni
Tipicamente 1-n2 10-6.
Per neutroni incidenti a =60°, la deflessione
=(n-1) [tg +tg(- )] =3 10-6,
corrispondente a secondi d’arco.
l2 per cui il prisma è un buon elemento
dispersivo
Lenti neutroniche convergenti hanno
forma concava essendo n<1 nel materiale.
Nel set up in figura il fascio è stato monocromatizzato a l= 2.0 0.15 nm
con una distanza tra la lente e la fenditura S4 di 10 m.
Nel progetto di questi esperimenti bisogna considerare anche la
deviazione causata dalla forza gravitazionale, specialmente per neutroni
ultrafreddi.
Guide d’onda neutroniche
si basano sulla riflessione totale dei neutroni termici per angoli di radenza c <0.1° (56Ni) n = sen( i)/sen( r) = sen(/2 - c) = cos c = 1 - ½c
2 = 1 - (nibi)l2/2
da cui c= l <b>/
Grazie alle guide neutroniche gli esperimenti possono essere posizionati a distanze grandi
dal reattore, variabili a piacimento senza soffrire riduzioni di flusso.
L’isotopo 58Ni va ancora meglio, ma è più caro per cui se ne deposita un film sottile sulle
pareti di una guida in vetro. L’angolo critico è fino a tre volte maggiore se si utilizzano
multistrati non periodici di due materiali con diverso indice di rifrazione.
Questo metodo permette anche la costruzione di specchi per neutroni.
Polarizzazione
Definizione: P=(N+-N-)/(N++N-)
Fasci polarizzati di neutroni si ottengono:
1) per trasmissione attraverso filtri polarizzanti, basati
a) sulla dipendenza dallo spin della sezione d’urto di diffrazione (ferro policristallino,
P0.6);
b) su sezioni d’urto differenti per nuclei in stato di tripletto e di singoletto (cristalli
dopati con Nd3+, P=100% a E= 5 meV);
2) per riflessione totale da uno specchio magnetizzato;
l’angolo critico c = l (N(b am)/ ) con b ed am lunghezze di scattering normale e magnetico
A questo scopo si usa una lega di Ti e Gd.
3) per riflessione alla Bragg da un
monocristallo magnetizzato.
Utilizzando multistrati di materiali con indice
di rifrazione diversi disposti in maniera
ordinata si ottengono dei cosiddetti
superspecchi. Se uno strato è magnetico
si ottengono dei polarizzatori
(fino P98% per multistrati di Ge-Fe).
Rivelatori per neutroni: Il neutrone non è dotato di carica. La sua rivelazione con
tecnologie standard richiede una CONVERSIONE in corrente elettrica.La rivelazione sfrutta
specifiche reazioni nucleari del neutrone con elementi caratterizzati da alto assorbimento (per
neutroni). I più usati sono rivelatori a gas.
Rivelatori a 3He caricato con 10B
3He+n=p+ 3H 10B+n 7Li* +
La reazione con 3He comporta il rilascio di 0.8 MeV ripartiti tra protone e trizio nel rapporto 3:1
essendo l’energia cinetica iniziale praticamente nulla. La reazione con il B, che ha sezione
d’urto maggiore, è simile. Le particelle rilasciate ionizzano il gas e gli elettroni così prodotti
causano altre ionizzazioni nelle vicinanze di un filo posto al centro del cilindro dove il campo
elettrico è più intenso e che agisce da collettore. La corrente raccolta dal filo è proporzionale
all’energia rilasciata nella reazione per cui si possono distinguere i neutroni da altre particelle
ionizzanti. La sensibilità verso i raggi è bassa per via della piccola massa dell’He mentre
l’efficienza per i neutroni è elevata. Essendo il potenziale di ionizzazione dell’ 3He circa 20 eV,
ne consegue che ogni evento produce 1.6 fC. Assumendo che la carica venga raccolta in 1
sec e venga scaricata su una resistenza da 10 M, si ottiene un impulso di 160 mV.
I neutroni devono attraversare però il rivelatore.
Sia sezione d’urto ed densità del gas la trasmissione comporta una perdita di
T= 1/S S e- t(x,y)dxdy
A pressioni di 20 bar un rivelatore di 2.5 cm di diametro ha una trasmittività del 10% (efficienza
del 90%) per neutroni con l=1 Å. I contatori ad 3He possono essere resi sensibili alla posizione
dell’impatto raccogliendo la corrente generata su più fili. Per rivelatori in catene di tempo di volo
l’efficienza è data dal compromesso tra risoluzione e conteggio.
Scintillatori: sono dispositivi che trasformano l’energia del neutrone in luce attraverso il
processo di luminescenza. In generale si tratta di materiali a larga gap dopati con opportuni
attivatori che generano i voluti livelli di impurezze, es. NaI:Tl.
I fotoni liberati vengono raccolti con fotomoltiplicatori che li trasformano in un segnale
elettrico la cui ampiezza è proporzionale all’energia rilasciata. Il limite di questi rivelatori è
la non specificità essendo sensibili anche ad altre radiazioni ionizzanti.
Gli scintillatori sono pertanto usati dove è necessario avere un rivelatore sottile come nel
caso di misure con la tecnica dei tempi di volo
Monocromatori: sono basati sulla diffrazione alla
Bragg su monocristalli tipicamente di Cu o grafite
pirolitica. Questi hanno il vantaggio di essere
idealmente imperfetti (mosaicità tra 0.1° e 1°) in
modo tale da permettere la diffrazione su una
finestra energetica sufficientemente ampia e di
assorbire poco i neutroni. Il problema maggiore è
il flusso di neutroni che è relativamente debole
anche con le sorgenti più potenti. Alla lunghezza
d’onda di 1 Å il Cu ha un picco di riflettività nel
canale (331) del 30%. Per la grafite pirolitica
arriviamo al 70%, ma è più cara.
L’efficienza migliora per monocromatori raffreddati grazie alla riduzione del background
termico (intensità nei picchi di diffrazione decresce come I=Ioe-AT con la temperatura T).
Diffusione anelastica: Tecnica Time of Flight
Chopper
Selettore velocità
Posto su sorgente
stazionaria (reattore) sfrutta
la riflessione di Bragg da
cristalli sia per l’energia
incidente che per quella
diffusa. Le variabili
fondamentali sono gli angoli
di Bragg al monocromatore
M e all’analizzatore A, e
l’angolo di scattering .
[per sistemi amorfi
l’orientazione del
campione non ha
importanza].
Risoluzione tipica in
energia sia per TOF
che per 3 assi E/E~1%
ossia 0,2 meV
Spettrometro a 3 assi
Ciò che si misura veramente è:
in geom. diretta l’intensità I(S,A) a M fissato
in geom. inversa l’intensità I(S,M) a A fissato
[ciò comporta la necessità di muovere i vari componenti
attorno ai 3 assi di rotazione individuati da monocromatore,
campione e analizzatore].
In entrambe le geometrie, ciascuna terna
(S,M,A) definisce un valore di Q.
La coppia (M,A) stabilisce .
E’ possibile fare misure in funzione
dell’energia scambiata, a Q costante.
Cristallo
monocromatore
Campione
Cristallo
analizzatore
Rivelatore
3-assi in geometria diretta
2M
2A mono
2M
chopper
sample
detector
L0 L1
Crystal monochromator
ToF spectrometer
3-assi in geometria inversa
A
3
1A
A
3
A
2
AA
2
AA
0
2
1
0
cossin
cos
sin2
2
2
l
kd
d
d
EE
mm
mm
M0
1M ,
~,
QS
k
kQI
M
3
0M
M
cos
k
d
m
Q
k0 k1
,~
cos)(, A
4
11A QSkkQI
Q
k0 k1
Three-Axis Spectrometer (constant-Q mode)
A0
11A ,
~)(,
QS
k
kkQI
Fixed initial energy (direct geometry)
Fixed initial energy (inverse geometry)
,~
cos, M
2
0M QSkQI
Precessione di Larmor
degli spin dei neutroni
Tecnica dello Spin Eco
La direzione dello spin del neutrone è preservata
nell’impatto con il campione al quale può cedere
energia. Nel tempo di volo verso il rivelatore gli
spin precedono. I neutroni anelastici, essendo più
lenti, restano indietro rispetto alla rotazione dei
compagni riflessi elasticamente.
Risoluzione in energia:
E/E=10-6
a l=4 nm E=10-8 meV
Energie tipiche di processi
di diffusione
Apparato per spin
echo presso
ILL Grenoble
-Spin flipper (campi magnetici incrociati)
Sonda Elettroni
Penetrazione degli elettroni vs la
loro energia cinetica
Gli elettroni giocano un ruolo particolare quali sonde in studi di fisica della materia: 1) È facile produrli e monitorarli 2) La loro profondità di penetrazione
dipende dalla energia cinetica: 10 eV<E<1000 eV sensibilità a superficie ed ad interfacce nascoste; 10 keV<E<100 keV informazioni sul
volume. 3) Sono versatili: Cristallografia: lunghezza d’onda confrontabile o minore del passo
reticolare del campione Spettroscopia: energia sufficiente
per eccitare transizioni sia elettroniche che vibrazionali,
Magnetismo: presenza di spin intrinseco
Fattore di
scattering fj
Il fattore di scattering dipende dall’energia degli elettroni. Ad alta
energia (1100 eV) la sezione d’urto è tutta in avanti (0°). Ad energie
minori (300-500 eV) diventa importante il picco di backscattering
(180°), mentre a bassa energia (<100 eV) si hanno fenomeni di
interferenza che portano intensità anche a grandi angoli dalla
traiettoria incidente (picchi a 60° e 120° in figura).