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COPIA GRATUITA 4 scritti d’autore Numero 11 - Novembre Dicembre 2007 Stardust Io non sono qui Scripta manent Lettera degli studenti Berlino e domande Erasmus Cinema Musica Italia Fine antipolitica? Birmania e Turchia Università Stile libero De Boca Bona Enzo Biagi e Luttazzi Statuto FVG www.sconfinare.net L’editoriale Orchestra a fiati Gorizia R.E.M. E’ crollato! Direttrice: Annalisa Turel Speciale Sconfinare Internazionale periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio 2006, n° di registra- zione 4/06. Editore e Propietario Assid “Associazione studenti di scienze internazionali e diplomatiche”. Redazione Paola Barioli, Andrea Bonetti, Marco Brandolin, Edoardo Buonerba, Elisa Calliari, Davide Caregari, Giovanni Collot, Giulia Cragnolini, Lisa Cuccato, Emmanuel Dalle Mulle, Edoar- do Da Ros, Nicoletta Favaretto, Antonino Ferrara, Michela Francescutto, Francesco Gallio, Davide Goruppi, Ian Hrovatin, Isabella Ius, Davide Lessi, Tom Loèniskar, Andrea Lucchetta, Francesco Marchesano, Mattia Mazza, Monica Muggia, Luca Nicolai, Agnese Ortolani, Leo- netta Pajer, Federico Permutti, Giacomo Antonio Pides, Massimo Pieretti, Diego Pinna, Giulia Pizzini, Federica Salvo, Bojan Starec, Eva Stepancic, Rodolfo Toè, Athena Tomasini. www.sconfinare.net ...Sconfinare... C i siamo. Sconfinare tra pochi giorni non significherà più attraversare un valico, ma sem- plicemente camminare lungo una strada, magari via San Gabriele, e senza accorgersene ritrovarsi in un altro Stato, in Slovenia. La mezza- notte di giovedì 20 dicembre segne- rà una svolta per la città, per i gori- ziani e per chi di Gorizia ha fatto la sua seconda residenza, come gli au- tori degli articoli di questo numero di “Sconfinare”. Un numero dedi- cato in gran parte – e non poteva essere altrimenti - all’ingresso della Slovenia nell’area Schengen e alla caduta dei confini. Un evento che porta con sé anche una scia di pole- miche. Prima su quello che da molti è stato considerato uno “scippo” da parte di Trieste, ovvero il trasferi- mento da Gorizia a Rabuiese della manifestazione ufficiale. Poi l’incer- tezza, fino all’ultimo minuto, sul programma di festeggiamenti che la città avrebbe offerto. Nell’attesa della mezzanotte del 20 dicembre, già con qualche settimana di anti- cipo hanno preso il via – almeno da parte slovena – i lavori di smantel- lamento delle vecchie garitte della polizia. Pezzi di lamiera, finestre, cemento sono finiti nei cassonetti, nei kosovni odpadki, che al valico di Sant’Andrea hanno segnato per qualche giorno la linea di confine fra Italia e Slovenia. Annalisa Turel Il Vino di M. Pieretti 5 pagine extra sulla caduta del confine Tutta la redazione vi augura buone feste e vi porge gli auguri più sentiti sconfinati!

Sconfinare numero 11 - Dicembre 2007

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COPIA GRATUITA

4 scritti d’autore

Numero 11 - Novembre Dicembre 2007

StardustIo non sono qui

Scripta manent

Lettera degli studenti Berlino e domande Erasmus

Cinema

Musica

ItaliaFine antipolitica? Birmania e Turchia

Università

Stile libero

De Boca Bona

Enzo Biagi e LuttazziStatuto FVG

www.sconfinare.net

L’editoriale

Orchestra a fiati GoriziaR.E.M.

E’ crollato!

Direttrice: Annalisa Turel

Speciale Sconfinare

Internazionale

periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio 2006, n° di registra-zione 4/06.

Editore e PropietarioAssid

“Associazione studenti di scienze internazionali e diplomatiche”.

RedazionePaola Barioli, Andrea Bonetti, Marco Brandolin, Edoardo Buonerba, Elisa Calliari, Davide Caregari, Giovanni Collot, Giulia Cragnolini, Lisa Cuccato, Emmanuel Dalle Mulle, Edoar-do Da Ros, Nicoletta Favaretto, Antonino Ferrara, Michela Francescutto, Francesco Gallio, Davide Goruppi, Ian Hrovatin, Isabella Ius, Davide Lessi, Tom Loèniskar, Andrea Lucchetta, Francesco Marchesano, Mattia Mazza, Monica Muggia, Luca Nicolai, Agnese Ortolani, Leo-netta Pajer, Federico Permutti, Giacomo Antonio Pides, Massimo Pieretti, Diego Pinna, Giulia Pizzini, Federica Salvo, Bojan Starec, Eva Stepancic, Rodolfo Toè, Athena Tomasini.

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...Sconfinare...

Ci siamo. Sconfinare tra pochi giorni non significherà più

attraversare un valico, ma sem-plicemente camminare lungo una strada, magari via San Gabriele, e senza accorgersene ritrovarsi in un altro Stato, in Slovenia. La mezza-notte di giovedì 20 dicembre segne-rà una svolta per la città, per i gori-ziani e per chi di Gorizia ha fatto la sua seconda residenza, come gli au-tori degli articoli di questo numero di “Sconfinare”. Un numero dedi-cato in gran parte – e non poteva essere altrimenti - all’ingresso della Slovenia nell’area Schengen e alla caduta dei confini. Un evento che porta con sé anche una scia di pole-miche. Prima su quello che da molti è stato considerato uno “scippo” da parte di Trieste, ovvero il trasferi-mento da Gorizia a Rabuiese della manifestazione ufficiale. Poi l’incer-tezza, fino all’ultimo minuto, sul programma di festeggiamenti che la città avrebbe offerto. Nell’attesa della mezzanotte del 20 dicembre, già con qualche settimana di anti-cipo hanno preso il via – almeno da parte slovena – i lavori di smantel-lamento delle vecchie garitte della polizia. Pezzi di lamiera, finestre, cemento sono finiti nei cassonetti, nei kosovni odpadki, che al valico di Sant’Andrea hanno segnato per qualche giorno la linea di confine fra Italia e Slovenia.

Annalisa Turel

Il Vino di M. Pieretti

5 pagine extra sulla caduta del confine

Tutta la redazione vi augura buone feste e vi porge gli auguri più sentiti sconfinati!

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Myanmar, noi non spegniamo I riflettori

Sconfinare Novembre - Dicembre 20072Mondo

15 ottobre

15 ottobreCINADurante il discorso di apertura il presidente Hu Jintao ha sottolineato la minaccia della corruzione all’interno della struttura del partito. Il leader cinese ha affermato inoltre la piena sovranità cinese sull’isola di Tai-wan, formalmente indipendente dal 1949, e ha promesso di quadrupli-care il prodotto interno lordo entro il 2020. Intanto la Banca industriale e commerciale cinese (Icbc) ha annunciato l’acquisto del 20 per cento della Standard Bank of South Africa, per 5,6 miliardi di dollari L’ope-razione è il più grande investimento estero mai effettuato in Africa.

2 dicembre RUSSIANelle elzioni per il rinnovo del Parlamento russo (la Duma), Russia Unita ha registrato un consenso plebisci-tario (oltre il 60% dei voti) che non ha fatto che confer-mare il predominio del presidente Vladimir Putin. L’UE si è espressa chiaramente sulle elezioni, sostenendo che non sono state rispettate le norme internazionali. Per l’ex campione di scacchi Kasparov le elezioni per il rinnovo della Duma svoltesi oggi in Russia sono state “una farsa”.

31 ottobre BIRMANIADopo le repressioni dello scorso mese, i monaci buddisti tornano a sfilare contro il regime. Denunciano l’esercito birmano, che arruola bambini soldato per arginare il feno-meno della diserzione. Il rapporto di Human rights watch, dal titolo “Venduti per essere soldati”, sostiene che sono migliaia i bambini vittime di questo traffico e che i gene-rali del governo non puniscono coloro che lo esercitano.

28 novembre MEDIO ORIENTELa conferenza di Annapolis, nel Maryland, si è con-clusa. Per la creazione di uno stato palestinese, ha spiegato il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, “bisogna sostenere i negoziati con delle misure dirette sul campo, dimostrando che ci siamo incamminati sulla strada irreversibile della pace”. Il successo dei negoziati dipenderà dalle pressioni che Washington eserciterà su israeliani e palestinesi.

6 novembre TURCHIANell’incontro tra il primo ministro turco Erdogan e il presi-dente statunitense Bush si è parlato di aumentare gli sforzi militari e dell’intelligence che sosterranno la Turchia contro i guerriglieri curdi del Pkk presenti nel nord dell’Iraq. Nella regione gli scontri sono iniziati dopo l’uccisione di 13 sol-dati turchi, a cui ha fatto seguito la mozione del Parlamen-to turco di far avanzare l’esercito nel Kurdistan iracheno.

17 ottobre IRANDurante la sua storica visita a Teheran, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato in una conferenza stampa che l’Iran “ha diritto allo sviluppo del suo programma per il nu-cleare civile”. Secondo l’intelligence americana l’Iran non produce armi nucleari dal 2003. Dei progressi nella colla-borazione con la comunità internazionale sul programma nucleare ha parlato anche l’Aiea, secondo la quale l’Iran ha però superato la soglia delle tremila centrifughe per la pro-duzione dell’uranio.

Dice il C.I.A. World Factbook 2007 del Myanmar: “Her supporters, as well as all those who promote democracy and im-proved human rights, are routinely haras-sed or jailed.” riferendosi a Aung San Suu Kyi, l'ormai celeberrimo premio Nobel per la pace del 1991. La situazione e' venuta alla ribalta di re-cente, in seguito all'aumento dei prezzi dei beni di prima necessita' dovuto al rincaro della benzina stabilito dalla giunta mili-tare che governa il paese. Migliaia di per-sone sono scese in piazza, affiancate dai pochi attivisti ancora in liberta' e, fatto nuovo nella storia delle lotte per la demo-crazia del paese, da centinaia di monaci buddhisti. In loro sostegno, ingente e' sta-ta anche la mobilitazione internazionale, con Amnesty International in prima fila nel sostenere la rivolta in nome dei diritti umani e di forme di governo meno op-pressive. Numerose le manifestazioni che in tutto il mondo occidentale sono state organizzate in solidarieta' al popolo bir-mano.Eppure niente e' cambiato, se non l'uc-cisione di svariati giornalisti, birmani e non, che ha fatto inorridire tutti quanti, la detenzione in campi di concentramen-to di alcuni di coloro che hanno sfidato il potere della Giunta. Perche' non e' cambiato nulla? Perche' l'O.N.U. non ha fatto niente per cambiare la situazione? Non e' cambiato nulla perche', come spesso avviene in que-sti casi, il cambiare qualcosa non risulta conveniente, tant'e' vero che sia la Russia sia la Cina, mesi fa, posero il veto su un eventuale intervento delle N.U. in sede del

Consiglio di sicurezza.LeiIl perche' e' facilmente motivabile: la Cina nel 2003 si e' vista sottrarre dagli Stati Uniti il proprio benzinaio di fidu-cia (si, inizia per I e finisce per RAQ) e non e' disposta a vedersi sottrarre un'altra comodissima fonte di idrocarburi tanto facilmente. Inoltre, i porti birmani sono sicuramente la via d'accesso piu' rapida e meno costosa al petrolio arabo e africano di cui la Repubblica Popolare ha estremo bisogno e un cambiamento al vertice del governo di Myanmar non garantirebbe le stesse garanzie che la Giunta di Than Shwe offre al PCC.Le altreLa Russia, per bocca di Vladimir Putin, nei giorni in cui la rivolta veniva soppres-sa, bollava come “fatto interno” il massa-cro (quasi a premunirsi contro un'even-tuale accusa sulla situazione cecena) e nel frattempo firmava a Naypyidaw un accordo con la Giunta per l'esplorazio-ne, in cerca di gas naturali, delle acque territoriali birmane a cui parteciperanno due imprese russe (Zarubezhneft e Itera Oil), l'indiana Sun Group e la nazionale MOGE. L'India inoltre ha degli evidenti interessi strategici in Birmania, dato che non puo' permettersi di lasciare che la Cina eserciti un'influenza troppo forte su un paese confinante, situato per di piu' in una posizione ottimale per rendersi utile alla Repubblica Popolare, non puo' aper-tamente schierarsi contro la Giunta fin-tanto che essa detiene il potere.Un'altra ancoraMa non sono solo le grandi potenze a

t r a r r e vantaggio dalla si-tuazione p o l i t i c a birmana. Un altro paese con-finante ha tutto l'in-teresse a mantene-re lo sta-tus quo: la Thai-l a n d i a , anch'essa g u i d a t a da una giunta mi-

litare. Oltre a essere il principale partner commerciale del Myanmar (circa il 49% delle esportazioni birmane sono dirette in Thailandia e si tratta soprattutto di gas e petrolio, che vengono scambiati con tec-nologie e altri beni), e' anche inserita in appalti per progetti fondamentali per la vita di una nazione, come le due centrali idroelettiche in costruzione sul fiume Sal-ween.Energia, solo energia?No, il Myanmar e' anche parte di progetti che trascendono le necessita' d'imposses-sarsi di combustibili. La Cina ha infatti iniziato la costruzione di un grande com-plesso autostradale destinato a collegare la regione dello Yunnan ai porti birmani, inteso a velocizzare il trasporto di merci dalla Cina all'Europa e al Medio Oriente.L'occidente sta a guardare?Non esattamente. La mozione proposta al consiglio di sicurezza dell'O.N.U. e' sta-ta bocciata per volere Russo e Cinese, ma c'e' chi ha preso iniziative unilaterali. Gli Stati Uniti hanno stabilito un nuovo em-bargo ai danni dello stato birmano, rivol-to soprattutto a colpire i ceti piu' alti, uo-mini d'affari e gerarchi in primis, vietando alcune esportazioni, in particolare di beni di lusso. Che questa mossa possa risolve-re qualcosa credo sia un'ipotesi che non vada nemmeno presa in considerazione, ma gli States hanno tutto da guadagnarci nel risolvere la questione. L'Unione Eu-ropea, tramite il proprio “ministro degli esteri” Javier Solana, ha scelto Piero Fas-sino come inviato speciale per l'EU in Bir-mania. L'incarico dell'ex segretario dei DS

sara' quello di osservatore e di mediatore, compito che svolgera' a stretto contatto con Ibrahim Gambari, inviato speciale del Segretario delle Nazioni Unite.Nonostante gli sforzi diplomatici ed eco-nomici, la sensazione e' che la dittatura in Myanmar, una delle piu' vecchie ancora in vita, sia in quella posizione e non ab-bia alcuna intenzione di esserne rimossa. Risulta infatti evidente che la tattica della non-violenza non ha sortito alcun effetto. Anche una rivolta armata avrebbe proba-bilmente poche chances di successo nelle condizioni attuali; banalizzando molto gli esempi di due delle piu' importanti rivolu-zioni armate della storia, quella francese e quella bolscevica, si puo' dire che, affin-che' una rivolta diventi una rivoluzione, essa deve poter contare sull'appoggio di ampi strati di popolazione e soprattut-to sull'appoggio dei soldati, gli unici che hanno reale potere coercitivo nei confron-ti dei gerarchi. Per evitare un eventuale tradimento delle forze armate, la Giunta ha sempre garantito enormi privilegi ai quattrocentomila uomini arruolati nelle fila dell'esercito birmano, rendendo remo-ta questa possibilita'. L'unica speranza di poter un giorno par-lare della Birmania come di uno stato democratico, in cui i diritti civili sono ga-rantiti a tutti i cittadini, e' rappresentata da una presa di coscienza delle truppe bir-mane, oppure dalla consapevolezza delle grandi potenze del ruolo che giocano nei confronti di milioni di persone, nel bene e nel male.

Edoardo Da Ros.

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SconfinareNovembre - Dicembre 2007 3

9 dicembre PAKISTANI due principali partiti dell’opposizione pachistana, guidati da Benazir Bhutto e da Nawaz Sharif, parteciperanno alle elezioni legislative dell’8 gennaio. In un primo momento l’ex primo ministro Sharif, tornato dall’esilio, aveva deciso di boicottare le elezioni per protestare contro la repressione del presidente Pervez Musharraf. In effetti quest’ultimo, in seguito al rientro in patria della ex premier Benazir Bhutto e i successivi scontri, aveva proclamato lo stato d’emergenza, sospeso la costituzione e arrestato centinaia di oppositori. La commissione mi-nisteriale del Commonwealth aveva provveduto a sospendere il Pakistan.

20 dicembre UNIONE EUROPEADal 21 dicembre lo spazio di Schengen per la libera circolazione dei cit-tadini comprenderà altri nove Paesi. I ministri dell’Interno dell’Ue hanno dato il via libera definitivo all’adesione di Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Malta. La convenzione di Schengen abolisce i controlli sulle persone alle frontiere, armonizza quelli alle frontiere esterne e prevede una politica comune in materia di visti d’ingresso e di cooperazione di polizia e giudiziaria.

15 dicembre10 dicembre KOSOVO

Scaduto con un “niente di fatto” il termine dei negoziati bilaterali serbo-koso-vari per la definizione dello status della regione. I dirigenti della comunità al-banese hanno annunciato che intraprenderanno immediatamente i primi passi verso la proclamazione unilaterale d’indipendenza dalla Serbia, avviando con i governi occidentali colloqui intesi per ottenere il riconoscomento interna-zionale del nuovo Stato. La secessione – secondo quanto dichiarato dal porta-voce della delegazione negoziale kosovara, Skender Hyseni - avverrà “molto prima del prossimo maggio”. Ma la Serbia, appoggiata dalla Russia, ha già manifestato la sua intenzione di non concedere l’indipendenza al territorio.

3 dicembre VENEZUELAI venezuelani hanno bocciato la riforma costitu-zionale voluta dal presidente Hugo Chavez, che avrebbe tolto ogni limite al mandato presidenziale. Il presidente venezuelano ha ammesso la sconfit-ta.

Turchia e Curdi: un dilemma irrisoltoUltimamente la questione curda è torna-ta nelle prime pagine dei giornali dopo le dichiarazioni del premier Erdogan sulla necessità di una presa di posizione euro-pea e statunitense sulla questione e dopo l’inasprirsi degli scontri al confine col nord dell’Iraq. Pronta la risposta degli Stati Uniti, che si è dichiarata solidale con Ankara per non perdere un alleato fon-damentale nel panorama mediorientale (soprattutto dopo il riconoscimento del genocidio degli Armeni che ha in parte in-crinato i rapporti diplomatici); più cauta l’Europa, le cui decisioni per il futuro del-la Turchia nell’Unione dipendono anche dal trattamento riservato alle minoran-ze. Il conflitto tra curdi e governo turco ha decenni di storia alle spalle e ha visto continue evoluzioni, senza mai sopirsi. I Curdi (oggi circa 20 milioni di persone, la metà delle quali vive in Turchia) fanno parte di un gruppo etnico di ceppo iranico con una propria lingua (il primo scritto ri-sale al VII secolo), il cui territorio, a lungo conteso tra Persia ed Impero Ottomano, venne totalmente conquistato da quest’ul-timo nel XIX secolo. All’indomani della prima guerra mondiale, la volontà curda di riottenere uno stato indipendente non fu nemmeno considerata, tanto che dopo la dissoluzione dell’Impero, il territorio considerato facente parte del Kurdistan fu smembrato tra Turchia, Iraq, Iran e Siria. Già con Mustafa Kemal, che nel 1923 fon-dò la Repubblica turca e ne divenne il pre-sidente fino al 1938, l’unità nazionale del popolo turco è una delle 6 frecce del suo

programma: di conseguenza, ogni forma di rivendicazione era vietata perché avreb-be minato alle basi il suo potere. Numero-se proteste si susseguirono senza risultato, ma il movimento indipendentista non si acquietò. Nel 1974 in Siria venne fonda-to il Partîya Karkerén Kurdîstan (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), che diven-ne ufficialmente un partito politico nel 1978 guidato da Abdullah Öcalan. Con il colpo di stato dell’esercito nel 1980 le tre parole chiave furono kemalismo, turco e sunnismo, e fu vietata la diffusione della lingua e della cultura curda, pena l’accu-sa di cospirazione (89 condanne a morte tra i membri del PKK). Nella prima metà degli anni 80 si susseguirono aggressioni dell’esercito nei villaggi curdi, molti dei quali vennero distrutti e gli abitanti co-stretti a muoversi verso Istanbul, in cui sono andati ad infoltire la popolazione nei gecekondu (quartieri in gran parte abusivi della periferia). La repressione da parte del governo si estese anche ai turchi che rifornivano finanziariamente il grup-po terroristico; molte persone vennero arrestate, compresa Leyla Zana, che da-vanti al parlamento affermò la necessità della nascita di uno stato curdo su territo-rio turco. Nel 1999 il leader Öcalan, dopo aver chiesto asilo politico all’Italia ed es-sere fuggito in Kenya, viene catturato da-gli agenti della CIA ed estradato in Tur-chia. Il suo arresto causa lo scioglimento del PKK e la nascita del Congresso per la Libertà e la Democrazia del Kurdistan (Kadek), al quale sono state affiancate le

Unità di Difesa del Popolo. Nonostante il tentativo di apertura dell’Unione Europea (nel 2000 a Strasburgo fu nominato come portavoce permanente un rappresentan-te del Kurdistan turco), dopo l’attentato alle Torri gemelle anche il PKK fu inse-rito nella lista delle organizzazioni terro-ristiche. Nel 2004, dopo vari annunci di tregue unilaterali e la formale rinuncia al separatismo da parte del PKK, compare il gruppo Kongra Gel, che ne rivendica l'eredità politica e militare. La censura e la repressione della cultura curda sono degli elementi purtroppo ancora attuali, nono-stante le dichiarazioni del 1999 di Helsin-ki in cui il rispetto delle minoranze era uno dei requisiti per l’entrata nell’Unione Europea. Più di 100 giornalisti curdi sono morti negli anni ’90; nel 2000 lo sciopero della fame dei familiari di prigionieri cur-di ha causato 135 morti, passando sotto l’indifferenza e la censura sia di Ankara che della comunità internazionale; molti studenti sono stati arrestati per aver ma-nifestato per l’indipendenza del Kurdi-stan. In effetti, nonostante momenti di apparente distensione il conflitto è sempre latente: sono frequenti sia incursioni di guerriglieri che dell’esercito turco, che ora ha 100.000 uomini al confine col cosiddet-to Kurdistan iracheno, ormai diventato un punto di riferimento per la comunità curda soprattutto dopo la fine di Saddam Hussein e la proclamazione di un autogo-verno. E’ proprio in questa zona che gli

Mondo

scontri si stanno facendo sempre più duri: il 22 ottobre un attacco alle truppe turche ha causato 17 morti ed è stato seguito da rappresaglie da entrambe le parti in gio-co. Dal 1984 i morti in totale sono circa 40.000, migliaia anche i profughi. Dal 2006 a novembre 2007, sono 113 i guerri-glieri curdi e 79 i militari turchi uccisi, ma il bilancio è destinato a salire. E la conflit-tualità si posta anche sul piano politico: il 16 novembre le autorità turche hanno presentato istanza presso la Corte Costi-tuzionale per bandire il Democratic So-ciety Party, principale formazione politi-ca pro-curda del Paese, poiché accusato di sostenere direttamente il PKK. Gli scontri militari continuano anche in questi giorni con perdite non precisate sia tra i guerri-glieri che tra i membri dell’esercito e una soluzione in tempi brevi sembra lontana. La Turchia dunque si trova in una fase molto delicata anche di fronte alla comu-nità internazionale. Senza dimenticare i problemi nell’ambito dei diritti umani per il rispetto e la non discriminazione delle minoranze etniche, nonché per la liber-tà di stampa e di espressione che a volte colpisce anche giornalisti ed intellettuali turchi per le loro ricerche. Un cammino dunque ancora lungo e difficile ma che dovrà essere necessariamente intrapreso per integrarsi sia nel panorama europeo che su quello mondiale.

Lisa Cuccato

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SconfinareNovembre - Dicembre 2007 4Italia2 novembre

La notizia della brutale aggressione di una donna di 47 anni da parte di un giovane rumeno a Roma ha aperto tutti i tg. L’episodio è stata la miccia di un incendio che covava da tempo: quello della rabbia contro gli immigrati rumeni, protagonisti di molti episodi di criminalità. Romano Prodi ha immediatamente convocato un consiglio dei ministri straordinario per varare il decreto legge in cui sono state trasferite le norme sulle espulsioni degli stranieri che commettono reati, contenute nel ddl sicurezza.

22 novembreCittadella, una piccola città del nord d’Italia, ha deciso di chiudere le porte agli immigrati poveri, a quelli che non hanno un lavoro o sono stati in carcere e in generale a tutti gli stranieri senza mezzi economici e considerati socialmente pericolosi. Venerdì scorso è entrata in vigo-re un’ordinanza che impone un reddito minimo di 420 euro agliimmigrati che chiedono la residenza.

1 novembre

15 dicembre12 novembreL’Italia del football è ancora vittima della violenza.Qualche mese dopo la morte di un poliziotto a margine del derby siciliano tra Catania e Palermo, un tifoso è statoucciso ieri mentre era diretto a Milano per seguire la sua squadra. La notizia della morte del giovane laziale ha immediatamente scatenato la reazione violenta degli ultrà di diverse squadre. In Italia, infatti, i gruppi di tifosi organizzati sono nemici tra di loro ma spesso fanno causa comune contro le autorità e la polizia.

19 novembreIl leader dell’opposizione Silvio Berlusconi ha annunciato la nascita di una nuova formazione politica, il Partito popolare ita-liano della libertà, in cui confluirà Forza Italia. Secondo Berlu-sconi, che afferma di aver raccolto più di sette milioni di firme contro il governo di Romano Prodi, un nuovo partito è quello che oggi gli italiani si aspettano dall’opposizione.

La sconfitta dell’antipolitica #1

27 novembreCinque milioni di appuntamenti saltati e 45mila interventi chi-rurgici rinviati. Sono i principali effetti dello sciopero di venti-quattr’ore indetto ieri dai medici ospedalieri italiani per protesta-re contro il mancato rinnovo del contratto e il ricorso ai contratti a breve termine per dodicimila medici. Sono stati assicurati solo i servizi di emergenza. Lo sciopero ha coinvolto 135mila lavo-ratori tra medici, infermieri e personale amministrativo.

9 giugno 2007. Manifestazione contro la visita di Bush a Roma. La sinistra radica-le in piazza, divisa. Da una parte il corteo che non vuole etichette, dall’altra un sit-in rigorosamente filogovernativa. Ed è un flop. Il segretario e qualche altro personaggio del comitato politico chiacchierano imbarazza-ti, in una piazza del Popolo quasi deserta. A pochi km di distanza, il senatore Selva di Alleanza Nazionale ha fretta, è ospite a La7. Ma Roma è mezza bloccata dal cor-teo (questo abbastanza numeroso), e Selva è in ritardo. Tira fuori il telefonino: 113. L’ambulanza giunge in un attimo. E via, fingendosi malato, verso la clinica priva-ta del dottore di fiducia sita proprio nello stesso palazzo degli studi televisivi di La7. Per arrivarci ci arriva, leggermente in ritar-do. In studio, il parlamentare verde Cento, costretto a commentare quella piazza deso-lata. Selva si scusa per il ritardo (pochi se-condi prima ha inveito contro il personale dell’ambulanza), Roma è impraticabile. Poi non resiste, e svela il vecchio “trucco da giornalista”. È scandalo, si dimette. Ma due settimane dopo ritorna al suo posto, com-mentando “la gente è con me”.Il giorno dopo, una notizia emerge dal pa-lazzo. Con una dichiarazione congiunta parlamentari dei due schieramenti hanno chiesto che si potesse servire il gelato alla buvette della Camera dei deputati. È estate, fa caldo, il lavoro è tanto. Di fare due passi a Roma fra la gente e i tuoi elettori fino alla gelateria all’angolo, non se ne parla. E la ri-chiesta è ascritta tra le “priorità”.

Luglio, alcuni parlamentari si sottopongo-no al test anti-droga. Come dire ai ciclisti: “guardate che fra un mese state tutti puliti, che vi fanno il controllo”. Ma non importa, è il gesto che conta. Il parlamentare Caruso non nasconde i propri vizi, e ammette di fu-mare 1 – 2 spinelli al giorno. Ora meno però, il lavoro è tanto. E scherza sulla vecchia di-chiarazione che aveva fatto scandalizzare il centro destra: “ho piantato dei semi di ma-rijuana sulle piante fuori da Montecitorio”. Tutti in fila, sembrano dei ragazzini. Casini, apri la bocca… flash dei giornalisti, e tutto sulle prime pagine dei giornali, “UDC: chi legifera non può drogarsi”.Pochi giorni dopo, ore 21:00. In aula si pro-traggono i lavori per le votazioni; alcuni re-stano, altri vanno. Cosimo Mele va, a cena con amici. Notte di sesso e droga all’hotel Flora, una delle due ragazze rischia di ri-manerci secca. Alla faccia della famiglia tradizionale. “Ma non l’ho pagata, le ho fatto solo un regalo in denaro”, tra le tante dichiarazioni disperate. Cesa, sguardo cupo, nel tardo pomeriggio affronta l’inevitabile: “il comportamento di Cosimo Mele è in-compatibile con i valori dell’UDC”. Tenta-no di uscirci a testa alta. “Sapete, la vita del parlamentare è dura.. sempre soli, a Roma, lontano dalla famiglia… noi dell’UDC sia-mo sempre stati favorevoli a incentivare il ri-avvicinamento coniugale dei parlamentari”. Tentano, appunto.Settembre, sull’Espresso le foto di Rutelli e Mastella che prendono l’aereo di stato per volare a Monza. Rutelli in “missione ufficia-

le”, Mastella si fa dare un passaggio. “Tan-to, che l’aereo parta con due o tre persone, che cambia?” e così ci porta anche il figlio. A saperlo chiedevo anch’io un passaggio. Par-te la campagna contro Mastella: la “gogna mediatica”, il “volo di Icaro”. Resta il fatto che mentre il ministro della giustizia vola per vedere il Gran premio e alla questura di Bari mancano benzina e computer.Tutto questo fino all’8 settembre, Bologna. Il Vaffanculo-day. Anniversario triste, quel-lo dell’8 settembre ’43: in piena guerra, un re incapace che fugge e lascia l’Italia allo sban-do. Un po’ come i nostri politici. Sì, perché le faccende tragicomiche di questi ultimi tre mesi fanno davvero incazzare. Uniscici il li-bro di Stella e Rizzo, un Montezemolo che invoca un governo di tecnici, sindacati con-federali e clero (le “altre caste”), un comico che fa il politico (preferito giustamente a dei politici comici), ed ecco che una parolina che prima tutti pronunciavano a bassa voce ora inizia a fare paura. Uno spettro si aggi-ra per l’Italia –rievocando altri incipit-, lo spettro dell’antipolitica. Ma quella piazza era davvero antipolitica? O forse l’antipolitica è proprio quella di co-loro che la fanno per mestiere? Forse l’anti-politica è quella delle vicende tragicomiche, e delle risposte non date ad un paese che ne ha bisogno.Ma incazzarsi, indignarsi, anche se legitti-mo (e niente affatto antipolitico), non ba-sta. Al Grillo che si scaglia contro i partiti io chiedo solo di parlare con i giovani De-mocratici che hanno preparato e allestito i

gazebo per le primarie del partito democra-tico, e a quelli che hanno fatto la fila e ver-sato un euro per votare. Chiedo di parlare con i manifestati di AN e con quelli della “Cosa Rossa”, che hanno invaso le strade della capitale (in giorni diversi, e con richie-ste diverse) con un successo superiore alle aspettative. E ancora ai giovani dei circoli della libertà, che in questi giorni allestisco-no banchetti e raccolgono firme. È strano, mettere tutti in fila, e affiancare esperienze e modi di fare politica così di-stanti fra loro. Ma la realtà è che l’autun-no caldo è appena passato, e ha seppellito definitivamente l’antipolitica che voleva distruggere i partiti. La verità è che di fron-te all’antipolitica (quella del palazzo), gli italiani, in particolar modo giovani, hanno saputo reagire nel migliore dei modi. Con forte partecipazione democratica e fiducia in una nuova politica, diversa, che li vede il più possibile protagonisti. Per questo il prossimo numero lo dedicheremo a loro: una tavola rotonda sui giovani, la politica e l’antipolitica; sull’impegno in diverse espe-rienze che li trova coinvolti e giudizi sugli avvenimenti di questo autunno, che resterà caldo ancora per un bel po’.p. s. la richiesta del gelato alla bouvette alla camera è stata respinta: non si poteva ascri-vere tra le priorità. Segno che forse anche lì dentro qualcosa funziona.

Matteo Lucatello

Il 2 Novembre, presso l’Istituto di Cultura Friulano, c’è stato un interessante incontro-dibattito con il giornalista Marco Travaglio che attualmente è ospite fisso alla trasmis-sione di Michele Santoro “Annozero” ed è autore di numerosi libri di successo come “Le mille balle blu”, “La scomparsa dei fat-ti”… Il suo successo è dovuto soprattutto alla sua schiettezza o, meglio, alla sua faccia tosta che gli consente di criticare quotidia-namente un sistema ed una classe politica poco o per nulla efficiente e di analizzare con estrema lucidità e pacatezza i fatti più scottanti dell’Italia contemporanea. Uno di questi è il divario “politica-antipolitica”, emerso dopo l’oramai celeberrimo V-Day di Beppe Grillo. Comico di vecchia data, ha inaugurato, non molto tempo fa, un blog in cui si denunciano le innumerevoli illicei-tà della politica italiana, attirando un a sé un vasto seguito di giovani e non. Il suo modo di fare è stato definito “antipolitica”, probabilmente perché la “voglia di cambia-mento” non proviene dal Parlamento o di altre istituzioni, ma da una piazza. E cos’è

la democrazia se non un’iniziativa popola-re che può, anzi deve, partire dalle piazze? Dopotutto, come ha sottolineato Travaglio, in Italia è facile travisare il significato vero delle parole o, come direbbero i sociologi, trasformare i “disaccordi” in “dissidi” ri-schiando così di creare dei grossi equivoci: adesso, per esempio, è normale chiamare la guerra “missioni di pace”! Per questo, a proposito di Grillo, si è parlato di populi-smo, di manifestazione “qualunquista”, di “movimento di nuovi barbari” o addirittura di “una nuova marcia su Roma”, evocando, in quest’ultimo caso, uno dei “mostri” della storia italiana sicuramente capace di per-suadere- se non persino di destare sgomen-to- nell’opinione pubblica. I giornalisti han-no pensato bene di raccontare il contrario di quello che è realmente accaduto, venendo

meno ad uno dei principi cardine dell’info-mazione: la descrizione dei fatti deve essere precisa ed accurata, soprattutto se si parla di questioni di una certa rilevanza. Invece in piazza, a Bologna, l’8 settembre, non v’era neanche una troupe giornalistica naziona-le: erano presenti solamente quelle di “An-nozero”, “Sky” e “EcoTv”. Anche del Tg3 dell’Emilia Romagna non v’era traccia e proprio nel momento in cui l’Italia stava re-clamando una “ripulita” del Parlamento dai condannati con sentenza passata in giudica-to. Suscitando un’ilaria generale, Travaglio ha riportato l’opinione di Tremonti sulla questione: egli sostiene che cacciare i con-dannati dal Parlamento è incostituzionale perché non è scritto nella Costituzione. Di Pietro ha- giustamente- obiettato che ai tem-pi della Costituente non si credeva si potesse

cadere così in basso. Travaglio ha aggiunto che oggigiorno ci siamo addirittura ridotti a chiedere una cosa che invece dovrebbe esse-re del tutto ovvia, cioè essere rappresentati da persone “pulite”. Ma, ahimè, ci siamo abituati a restringere la nostra sfera di dirit-ti, soprattutto da quando l’Italia si è “berlu-sconizzata”. Berlusconi, infatti, è riuscito a creare un sistema, un tipo di politica che fa comodo a tutti: privilegi, soldi, intoccabili-tà. Ovviamente ciò piace a destra così come a sinistra: si è creata una vera e propria élite che protegge la classe dirigente e che non fa nulla per il popolo. I “grillini” non sono per questo giustizialisti: non “pretendono” che i condannati vadano in carcere, ma che se ne restino a casa propria. Secondo Travaglio, giustizialista è Veltroni, che, dopo il massa-cro di una donna da parte di un rumeno, ha immediatamente abbattuto la baraccopoli, facendo “di tutta l’erba un fascio”. Dunque, è inutile parlare di “antipolitica”: questa è la voce della gente. Che lo si voglia o no.

Federica Salvo

Il giornalista spiega ai goriziani perchè non è giusto parlare di antipolitica.

Marco Travaglio a Gorizia

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15 Novembre

Sconfinare2007 Novembre - Dicembre 5Speciale Sconfinare

15 Dicembre

CAMPUSSarà pronto nel 2010 il nuovo campus dell’Univer-sità di Udine. Cresce dunque il dualismo universita-rio a Gorizia, con la cittadella che dovrà sorgere in via Nizza dopo la demolizione dell’edificio dell’ex Loc-chi e l’acquisizione di parte del complesso gesuiti-co della Stella Matutina da parte dell’Ateneo friulano.

CARCERENuove verifiche sulla localizzazione del carcere goriziano. L’edificio fatiscente di via Barzellini nono sarebbe infatti più in grado di ospitare i detenuti: una situazione denunciata da anni da detenuti, associazioni ed esponenti politici. Si parla di nuovo di una possibile collocazione alla caserma Pecorari di Lucini-co, ma il sindaco Romoli ha già espresso il suo parare contrario.

MIRKO SPACAPANScompare una delle persone che hanno rappresentato un punto di riferimento nei rapporti transfrontalieri. E’ morto il 23 novembre Mirko Špacapan. Nato in Argentina nel 1953, da famiglia di emigrati sloveni, era stato assessore provin-ciale negli anni 1984-1993, per due volte segretario pro-vinciale dell’Unione slovena e quindi consigliere regionale.

LORITOIl dirigente della divisione Anticrimine della Questura di Gorizia, Carlo Lorito, viene stato arrestato con le accuse di corruzione, favoreggiamento e rivelazione di segreti d’ufficio a un’organizzazione dedita allo spaccio di droga tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. L’indagine, condotta dalla Procura della repubblica di Trieste, ha portato in carcere anche altre due persone: un trevigiano e il gestore di alcuni locali notturni a Trieste e Lignano.

Parole, parole, parole, cantavano Mina e Alberto Lupo nei lontani anni settanta. Il titolo di questa indimen-ticabile canzone ben si addice a tutti i progetti finalizzati alla coopera-zione transfrontaliera qui a Gorizia. Difficile sarebbe qui elencarli tutti, per gli interessati ricordo che già nel lontano 1999 la London School of Economics preparò, su commissio-ne dei tre comuni di Gorizia, Nova Gorica e San Pietro, uno studio di circa 180 pagine sull’argomento. Inutile ripetere che nulla o quasi nulla è stato poi eseguito. Qui pre-me ricordare due particolari progetti infrastrutturali pensati e purtroppo mai realizzati. Il polo universitario transfrontaliero-europeo e il polo sanitario transfrontaliero. Il primo progetto, che ci toccherebbe da vici-nio (se venisse realizzato), parte da molto lontano infatti i primi discorsi a riguardo vengono portati avanti già a metà degli anni novanta da persone “illuminate” della cosiddetta socie-tà civile goriziana. L’idea origina-ria era quella di costruire all’interno della varie strutture universitarie già esistenti a cavallo del confine, dei corsi universitari e post universitari ad altissima specializzazione. Inutile ricordare come secondo tali progetti il nostro Corso in Scienze Interna-zionali e Diplomatiche avrebbe rive-stito posizione centrale e caratteriz-zante. E’ sotto gli occhi di tutti come nulla di tutto ciò sia stato fatto, ed anzi le nuove “politiche” universi-tarie sembrano discostarsi ancora di più da tali idee. A riprova di ciò si noti come all’interno dei differenti curricula non esista un solo corso di

lingua slovena! Altro macro proget-to preparato e mai realizzato è quel-lo del polo sanitario transfrontaliero.

Forse non tutti sanno che il “vec-chio” ospedale di Gorizia e quello di Nova Gorica distano in linea d’aria non più di trecento metri. Partendo

Parole, parole, parole...

da questo dato fisico e dal bisogno di creare un polo sanitario specializza-to gli ideatori del progetto pensarono

di collegare le due strutte per mez-zo di un tunnel sotterraneo, che così avrebbe permesso un rapido scambio di informazioni ed in sostanza avreb-

be unificato i due ospedali. Qui, se possibile, la situazione risulta essere ancora più complessa ed articolata rispetto al progetto del polo univer-sitario europeo. In questo caso infat-ti oltre a serie problematiche di tipo legislativo e strutturale si sono forte-mente sovrapposte scelte politiche. Nel caso specifico una larga parte della destra cittadina e regionale si è sempre opposta ideologicamente all’idea di una reale cooperazione in campo sanitario con la vicina città di Nova Gorica. Tale comportamento si è avuto per evidenti motivi, o me-glio limiti, ideologici; ma anche per una presunta idea di grandezza della cittadina di Gorizia. Fatto sta che ad oggi non solo il progetto non è stato realizzato ma anzi la Giunta regio-nale ha deciso di costruire quasi ex-novo il nuovo ospedale di Gorizia in una posizione assolutamente decen-trata e distante dal confine (zona sta-zione). Si potrebbe dire ancora mol-to su tutti i progetti non realizzati ma mi fermerò qui. Vorrei ricordare solamente che il progetto che meglio rappresenta la realtà cooperativa transfronatliera tra le due Gorizie è l’autobus che attraversa il confine…. Un po’ poco rispetto i progetti dei primi anni duemila. Usando le paro-le dello studio della London School of Economico, potremmo dire che se non verranno sviluppate serie poli-tiche cooperative, i costi dell’inclu-sione della Slovenia nella U.E. ed in Schengen saranno molto più alti rispetto i benefici dati da questa en-trata. Credo che ormai il tempo sia già passato, ma spero di sbagliarmi.

Marco Brandolin

Ovvero i progetti transfrontalieri mai realizzati

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Sconfinare Novembre - Dicembre 20076Speciale Sconfinare

Una cosa che mi risulta sempre dif-ficile da comprendere è come in una realtà locale si riesca a fare confu-sione tra le tematiche politicamente individuali e dati di fatto, oggettivi, che non hanno bisogno di nessuna chiave di lettura soggettiva ben-sì di semplice buon senso. Sono proprio questi esempi che peg-giorano e sfiduciano la presunta società civile, che fomentano il senso di impotenza ed i movimen-ti di antipolitica di questi mesi. La politica di Romoli e della sua giunta, forse per fedeltà ad un elettorato o ancor peggio ad ide-ologie, hanno di fatto rilegato Gorizia ad un ruolo marginale nei festeggiamenti per l’entrata della Slovenia nell’area Schengen. Tra poco meno di un mese il confine di Stato sarà così permeabile che non ci sarà più se non nella men-te e nelle chiavi di lettura psico-logiche delle persone, chiavi in possesso ad una rappresentanza politica goriziana probabilmente non ancora abbastanza matura.Ricapitoliamo, la Slovenia entra 3 anni e mezzo fa nell’Unione Eu-ropea, tanto clamore, la tanto attesa svolta dell’allargamento all’Europa orientale, i paesi dell’est. Gorizia di-venta uno centri e ponti per questa fondamentale fase di transizione, la Transalpina diventa un simbolo non solo nazionale ma addirittura Euro-peo. L’allora presidente della Com-missione Prodi onora l’abbattimento di questo muro che tanto aveva sim-boleggiato politicamente insieme a tutte le principali rappresentanze politiche sia Italiane che slovene in transalpina, il vero punto medio: l’artificiale punto di divisione diven-ta il naturale punto di incontro. Ma localmente nulla cambiò. Mi spiego meglio, il 2004 è stata un data fon-damentale per la politica internazio-nale dell’Italia e dell’Europa intera ma questo dicembre sarà qualcosa

di ancora più importante per Gorizia in sé e sembra proprio lei l’unica a non accorgersene. Tre anni fa è stata soprattutto la Slovenia ad avere una data storica, entrava definitivamente nel club dei Paesi Europei, uno status che neanche poteva immaginarsi solo 20 anni fa; A livello macropolitico

senza dubbio l’evoluzione è stata im-portante anche per l’Italia, ma a livel-lo locale Gorizia ha aperto solo qual-che valico in più a l’accesso di tutti i cittadini italiani e poco altro oltre ad una serie di incontri informali tra le amministrazioni locali. In concreto nulla di diverso per i goriziani muni-ti di lasciapassare, veramente nulla. Soltanto i “semplici cittadini Italia-ni” non originari di Gorizia come me avevano acquisito qualche vantaggio in più rispetto a prima, potendo final-mente vivere le due città che forma-no effettivamente uno stesso agglo-merato urbano, con una continuità territoriale attentata negli scorsi de-cenni dalla deviazione/passaggio ob-bligatorio dal valico di Casa Rossa.Il prossimo mese il cambiamento sarà finalmente visibile sotto gli oc-chi di tutti, Gorizia insomma potrà

avere quello che per secoli prima è stata il suo naturale sfogo, cambie-rà per l’ennesima volta la geografia urbana della città, rivoluzionando ancora una volta il baricentro della città. Piazza della Vittoria sarà sem-pre più Travnik e le Postaje como-damente utilizzabili dai cittadini di

Gorizia/Gorica saranno finalmente 2 dando così senso alla definizio-ne di “Gorizia C.le” di Trenitalia.Ed a tutte queste novità che inve-stiranno Gorizia come risponde il nostro sindaco?? Una politica tran-sfrontaliera assolutamente anonima, ancora più gelida se il confronto è con la passata amministrazione. Un esempio su tutti: il 2 novembre da anni si era instaurata una reciproca prassi di commemorare insieme da tutti e due i lati del confine i mor-ti delle 2 amministrazioni gemelle . Quest’anno, proprio nel momento clou per decidere dove concentrare la festa principale con Trieste prima sostituta, il sindaco Romoli decide di tenere la linea dura dichiarando che non ero il caso di riproporre que-sta rievocazione anche questa volta. Ljubljana non è così lontana e gli

echi della altezzosità di Gorizia non possano non aver influito nella per-dita della festa principale. Per non parlare del balletto di proposte sulla location della possibile festa a Gori-zia. Non si può organizzare la vera caduta di questo confine al valico di Casa Rossa, non se esiste Piazza

Transalpina. Perché lo spiazzo è fondamentalmente solo in Ita-lia e non uno spazio condiviso come una piazza. Casa Rossa in confronto più che un simbolo di riavvicinamento mi sembra un posto ideale per una constata-zione amichevole a causa di un incidente! A tutto ciò si aggiunge la sensazione di un isolamento politico del nostro sindaco a cui mancano le capacità di dialo-go con referenti internazionali e nazionali (chissà se Frattini vie-ne…) ma come biasimarlo con il disordine che c’è nella Casa del-le Libertà in questo periodo. Non può quindi sorprendere che l’ac-cordo italo-sloveno sul festeg-giamento della caduta di questa ultima barriera sia stato vinto dal sindaco di Trieste Dipiazza

che, comparato a Romoli, riesce in-credibilmente a dimostrare di avere una politica locale più collaborativa.Il prossimo semestre di presidenza UE è sloveno ed in merito già D’Ale-ma ed il suo omologo sloveno Rupel avevano ventilato di organizzare in zona una serie di conferenze interna-zionali; se il comportamento conti-nuerà ad essere di mutua diffidenza anche questo treno passerà per Trie-ste-Capodistria, tagliando fuori così Gorizia che si potrà riaddormentare come nei più soporiferi ricordi degli anni 70 con il benestare del comitato antischiamazzi dimenticando quella ventata di aria frizzante del 1 mag-gio del 2004. Su ragazzi, tutti a nan-na, si dorme tanto bene in provincia

Giacomo Pides

Rimpiangendo il 2004...

Quello che si sarebbe potuto ma non si è voluto.

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2007 Novembre Dicembre

Speciale Sconfi nareSconfi nareSconfi nareSconfi nare 777

Speciale Sconfi nare

GORIZIA – Appena fuori dal cen-tro, a caccia di opinioni, sono entrato in un negozio di alimentari. La signora goriziana che ci lavora da una vita ri-sponde volentieri alle mie domande.«Sono nata nel ’45, in Italia: po-chi anni dopo, però, la mia casa si trovava al di là del confi ne».Come è stata la sua infanzia in Slovenia?«Quello che ricordo è tanta, tanta mi-seria. Nova Gorìca era in costruzio-ne, c’era solo povertà. Infatti appena ho potuto mi sono spostata in Italia e ho raggiunto mio marito, lui pure italiano nato in Slovenia, che si era già trasferito qualche anno prima».Qual è il suo rapporto con gli sloveni oggi? Come le pare che la pensino i goriziani?«Ho avuto la possibilità di conoscere la loro situazione, perciò li capisco e li ri-spetto: parlo lo sloveno, tanti che ven-gono in negozio preferiscono rivolgersi a me nella loro lingua. La gente di qua è generalmente ben disposta, ma soffro quando sento dire, con superfi cialità, “i è sciavi!” (sono slavi, ndr). Io co-munque mi sento pienamente italiana; infatti mi dispiace che i miei nipoti va-dano alla scuola slovena di Gorizia».Che cosa è cambiato dal 2004 con l’ingresso della Slovenia nell’Unio-ne Europea? Che cosa pensa accadrà ora con l’apertura totale dei confi ni?«Sono un po’ preoccupata, infatti vedo che mentre noi diventiamo sempre più poveri, Nova Gorìca si espande, tanti ita-poveri, Nova Gorìca si espande, tanti ita-liani passano il confi ne per comprare la carne e la benzina, perché i prezzi sono bassi, o per giocare al casinò. In Italia che cosa abbiamo di attraente? Mio fra-tello, poco più giovane di me, aveva scel-to di continuare a vivere in Slovenia: ora ha un bell’agriturismo frequentatissimo. Loro diventeranno signori e noi sempre più poveri, il contrario di un tempo».più poveri, il contrario di un tempo».L’ingresso nel negozio di una cliente anima l’intervista, in particolare quando chiedo del futuro di Gorizia dopo l’en-trata della Slovenia nell’area Schengen.CLIENTE - «Ma quali signori! Verranno

tutti di qua! Nel 2004 ho fatto un giro alla festa, c’erano un sacco di italiani vicino al confi ne, in piazza Transalpina. In Iugo-slavia -cioè in Slovenia, io la chiamo an-cora così- invece la gente era quasi nasco-sta dietro ai vetri della stazione: avevano paura? Non so che cosa succederà, tu rac-cogli pure dei pareri, ma dobbiamo solo aspet-tare e s t a r e a ve-d e re . Certo c h e n o n s a re -mo più z o n a f r a n -ca e perde-r e m o t a n t e a g e -v o -lazioni: ma l’Europa ha voluto così!».Il primo timore di tutti gli interpellati era di non essere abbastanza informati. Tut-tavia ho notato che dietro l’apparente disinteresse di alcuni e nonostante non manchino i pregiudizi, i goriziani sono ben attenti al destino del loro “orticello”. Il benzinaio rassicura: «Grazie all’agevo-lazione regionale i prezzi non dovrebbero salire molto, anche perché oltreconfi ne sono destinati a crescere». Naturalmen-te, i meno preoccupati sono i giovani: «Questo passo è del tutto naturale, met-tere da parte le vecchie ostilità non po-trà che avvantaggiare entrambi i Paesi».Ora che verrà meno la rendita di po-sizione di Gorizia, passaggio obbliga-to per merci e persone, servono nuo-ve idee e intraprendenza. Non l’ha detto un politico, l’ha capito il barista.

Francesco Marchesano

Schengen, che cosa ne pensano i goriziani?Che ariaChe aria si respira a Gorizia a pochi giorni dalla casi respira a Gorizia a pochi giorni dalla caduta duta del confine del confine

e alcune opinioni raccolte a Nova Gorica.

NOVA GORÌCA - Da Gorizia non è dif-fi cile andare a cercare gli altri per scoprire come vivono questi ultimi giorni di frontiere semichiuse: quasi senza rendersene conto ci si ritrova con un piede “di là”, attraversando quasi per gioco il confi ne soltanto disegnato in piazza Transalpina. Con l’aiuto di Dimitri-in-terprete ho sconfi nato verso la “terra dei casi-nò”, patria del divertimento per molti italiani.

La pista ciclabile che porta verso centro di Nova Go-rìca è insolitamente affol-lata; una signora sulla tren-tina sta accompagnando il suo bambino vivacissimo all’allenamento di calcio.Buonasera, parla italiano?La breve intervista si anima in fretta e Alenka ci racconta volentieri qualche pezzetto della sua vita: «Sì, parlo la vostra lingua, come il mio bambino che ha imparato a capirla guardando i cartoni animati alla TV italiana! Io sono più iugoslava che slo-vena, mio padre è kosovaro e mia madre bosniaca». Per

questo, quando le chiediamo che cosa ne pensa dell’Unione Europea e del recente ingresso della Slovenia ci spiega: «Secondo me non è cambiato molto: i soldi che ieri mandavamo a Belgrado oggi arrivano a Bruxelles». L’apertura del confi -ne non genera particolari aspettative, «visto che in Italia i prezzi sono saliti parecchio con l’arri-vo dell’euro; anche qui sono cresciuti un po’, ma molto meno che da voi! Sono piuttosto gli italia-ni che saranno avvantaggiati, vengono sempre più spesso di qua per divertirsi, anche troppo! (ride) Pensate lo Stato ha riservato un centinaio di parcheggi ai clienti italiani del casinò Per-la, togliendoli ai residenti. Comunque, a parte queste piccole cose, la convivenza è buona». Il vero timore di tanti sloveni a dieci giorni dalla “notte di Schengen” è un altro: Quan-do le persone potranno attraversare libera-mente la frontiera, «molti cinesi, romeni e africani – tutti quelli che voi avete di troppo – avranno l’occasione di entrare in Slovenia!».Questo cambio di punto di vista è davvero para-dossale, a pochi metri di distanza da un’Italia che teme un’invasione di migranti dall’Est europeo!È della stessa opinione una giovane coppia di giovani sloveni che incrociamo a passeggiare col cane. «Un grosso problema locale è quel-lo della droga e lo Stato Sloveno non spende

neanche un soldo per risolverlo; Nova Gorìca è neanche un soldo per risolverlo; Nova Gorìca è luogo di spaccio e l’apertura delle frontiere non luogo di spaccio e l’apertura delle frontiere non contribuirà certo a migliorare la situazione. Più contribuirà certo a migliorare la situazione. Più in generale però non ci dispiace una maggiore in generale però non ci dispiace una maggiore apertura: quando ormai il regime di Tito era in apertura: quando ormai il regime di Tito era in bancarotta, il tolar sloveno valeva così poco che bancarotta, il tolar sloveno valeva così poco che qualcuno, per disprezzo, usava le banconote per qualcuno, per disprezzo, usava le banconote per accendersi le sigarette. Oggi va davvero meglio». accendersi le sigarette. Oggi va davvero meglio». Con un vivace scambio di battute condividono Con un vivace scambio di battute condividono con noi alcuni ricordi sul passato del confi ne: con noi alcuni ricordi sul passato del confi ne: «Alla polizia di frontiera bisognava dire tutto, «Alla polizia di frontiera bisognava dire tutto, questo non era certamente piacevole. In Italia questo non era certamente piacevole. In Italia non si poteva comprare più di un Kg di caffè e non si poteva comprare più di un Kg di caffè e non si potevano portare più di 300mila lire al non si potevano portare più di 300mila lire al mese: tutto era controllato tramite dei timbri sul mese: tutto era controllato tramite dei timbri sul lasciapassare. Noi che abitavamo presso il con-lasciapassare. Noi che abitavamo presso il con-fi ne eravamo anche fortunati, perché gli sloveni fi ne eravamo anche fortunati, perché gli sloveni di Lubiana potevano spendere solo la metà». Per Per concedersi qualche lusso in più, raccontano, «na-, «na-scondevamo qualche banconota nelle maniche»..L’esplorazione prosegue verso il centro – com-L’esplorazione prosegue verso il centro – com-merciale – della “città giardino” che Tito ha fatto merciale – della “città giardino” che Tito ha fatto costruire dopo la Seconda Guerra come vetrina costruire dopo la Seconda Guerra come vetrina dell’Est comunista da mostrare all’Occidente. dell’Est comunista da mostrare all’Occidente. Al centro della piazza, due ragazze si stanno Al centro della piazza, due ragazze si stanno salutando. «L’apertura è necessaria e i giova- «L’apertura è necessaria e i giova-ni lo capiscono benissimo: quello di confi ne è ni lo capiscono benissimo: quello di confi ne è un concetto di altri tempi, solo gli anziani che un concetto di altri tempi, solo gli anziani che ricordano il fascismo sono ancora un po’ diffi -ricordano il fascismo sono ancora un po’ diffi -denti. Entrando nella globalizzazione bisogna denti. Entrando nella globalizzazione bisogna accettarne anche i problemi, ma stiamo cammi-accettarne anche i problemi, ma stiamo cammi-nando verso un futuro migliore». Tina frequenta . Tina frequenta Relazioni Internazionali all’Università di Lu-Relazioni Internazionali all’Università di Lu-biana. Capisce perfettamente le mie domande biana. Capisce perfettamente le mie domande in italiano, ma preferisce rispondere nella sua in italiano, ma preferisce rispondere nella sua lingua; la comprensione è ottima perché, come lingua; la comprensione è ottima perché, come molti altri giovani, guarda spesso i programmi molti altri giovani, guarda spesso i programmi TV italiani, che ormai sono celebri anche qui. TV italiani, che ormai sono celebri anche qui. Dall’Italia, Nova Gorìca sembra essere solo ri-Nova Gorìca sembra essere solo ri-storanti economici e casinò, le chiedo che cosa storanti economici e casinò, le chiedo che cosa ne pensa. «Naturalmente non è così, tanti turisti «Naturalmente non è così, tanti turisti visitano il Carso e le Grotte di Postumia; la mia visitano il Carso e le Grotte di Postumia; la mia città ospita spesso eventi culturali importanti, città ospita spesso eventi culturali importanti, opere teatrali ed esposizioni d’arte: io non ci opere teatrali ed esposizioni d’arte: io non ci ho mai visto un italiano, forse perché facciamo ho mai visto un italiano, forse perché facciamo poca pubblicità. Comunque io stessa non attra-poca pubblicità. Comunque io stessa non attra-verso il confi ne per cercare luoghi artistici ita-verso il confi ne per cercare luoghi artistici ita-liani, molto più spesso vado al mare a Duino!»..Ecco come tra una puntata al Perla e una giorna-Ecco come tra una puntata al Perla e una giorna-ta sotto il sole, l’Euroregione si riscopre unita.ta sotto il sole, l’Euroregione si riscopre unita.

Francesco Marchesano Francesco Marchesano con la collaborazione di Dimitri Brandolincon la collaborazione di Dimitri Brandolin

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Sconfi nare Novembre Dicembre 2007 8Speciale Sconfi nare

-Quali sono state le principa--Quali sono state le principa-li tappe dell’ingresso della Slo-li tappe dell’ingresso della Slo-venia nell’Unione Europea?venia nell’Unione Europea?La Slovenia è stata molto motivata a ri-La Slovenia è stata molto motivata a ri-spondere a tutte le richieste dell’Unio-spondere a tutte le richieste dell’Unio-ne sia dal punto di vista politico che ne sia dal punto di vista politico che economico. La nostra adesione non è economico. La nostra adesione non è stata accidentata quanto quella di altri stata accidentata quanto quella di altri Paesi: essa era già legata economica-Paesi: essa era già legata economica-mente ai 15; già quando la Slovenia mente ai 15; già quando la Slovenia faceva parte della Jugoslavia il 40% faceva parte della Jugoslavia il 40% delle esportazioni slovene era rivolto delle esportazioni slovene era rivolto all’UE, e oggi siamo arrivati a quota all’UE, e oggi siamo arrivati a quota 65%. E’ vero piuttosto che il nostro in-65%. E’ vero piuttosto che il nostro in-gresso è stato ritardato di almeno uno gresso è stato ritardato di almeno uno o due anni. Solo al Consiglio di Lus-o due anni. Solo al Consiglio di Lus-semburgo è stato deciso di accogliere semburgo è stato deciso di accogliere dieci Paesi insieme, contrariamente dieci Paesi insieme, contrariamente alle ipotesi iniziali di due allargamen-alle ipotesi iniziali di due allargamen-ti successivi a blocchi di cinque Stati. ti successivi a blocchi di cinque Stati. Comunque, da quel giorno è partita Comunque, da quel giorno è partita una gara a chi si adattava più in fret-una gara a chi si adattava più in fret-ta ai parametri. Tutto è andato liscio, ta ai parametri. Tutto è andato liscio, anche se è stato più facile riformare anche se è stato più facile riformare l’apparato legislativo che plasmare l’apparato legislativo che plasmare una vera mentalità europea, anche e una vera mentalità europea, anche e soprattutto nell’amministrazione. Per soprattutto nell’amministrazione. Per facilitare l’adeguamento alle norme facilitare l’adeguamento alle norme UE, Bruxelles ha inviato consulenti UE, Bruxelles ha inviato consulenti ed esperti, sono state promosse part-ed esperti, sono state promosse part-nership di collaborazione tra i Mini-nership di collaborazione tra i Mini-stri sloveni e i loro omologhi europei. stri sloveni e i loro omologhi europei. Grazie all’ottimo lavoro del governo Grazie all’ottimo lavoro del governo e in particolare a quello del Ministro e in particolare a quello del Ministro degli Esteri Igor Bav�ar l’appoggio degli Esteri Igor Bav�ar l’appoggio popolare alla candidatura è stato con-popolare alla candidatura è stato con-sistente e tale risultato ci riempie di sistente e tale risultato ci riempie di orgoglio. A tutti è stata data la possi-orgoglio. A tutti è stata data la possi-bilità di informarsi correttamente e di bilità di informarsi correttamente e di apprendere i vantaggi dell’adesione.apprendere i vantaggi dell’adesione.- Dunque l’adesione slovena è - Dunque l’adesione slovena è stata appoggiata energicamen-stata appoggiata energicamen-te dal basso. Vi è tuttora reale te dal basso. Vi è tuttora reale sostegno popolare alla politica sostegno popolare alla politica del governo in ambito europeo?del governo in ambito europeo?“Piove governo ladro!”, si dice da “Piove governo ladro!”, si dice da voi, giusto? Siamo sempre stati so-voi, giusto? Siamo sempre stati so-stenuti da un’entusiastica approva-stenuti da un’entusiastica approva-zione popolare; l’89% dei cittadini ha zione popolare; l’89% dei cittadini ha detto sì al referendum del 2003 per detto sì al referendum del 2003 per l’ingresso nell’Unione. In altri Paesi la media era del 75-80% di consen-si. Non si può monitorare costante-mente il morale dell’opinione pub-blica, ma il supporto all’Unione resta a tutt’oggi palpabile. Il problema è più pressante in altri Paesi, poiché l’Europa non ha attuato un’effi cace strategia globale di comunicazione.-In proposito, in Slovenia vi sono movimenti europeisti?Non ne so molto, ma sono attivi due o tre gruppi. Non credo in ogni caso che siano necessarie politiche supplementari per combattere l’eu-roscetticismo, perché la risposta dell’opinione pubblica è già ottima.

-Come è per-cepita l’entra-ta in vigore del trattato di Schengen? L’euroentusia-smo degli sloveni si è potuto nota-re già con l’av-vento dell’euro: in meno di un anno la valuta è stata pienamen-te accettata. Lo stesso spirito ac-compagna l’en-trata nella zona Schengen. Que-sto passo avanti ha un elevato signifi cato sim-bolico poiché riguarda il fatto di poter attraversare libera-mente la frontiera. Tuttavia credo che l’oppressione del confi ne fosse sentita meno dagli sloveni che dagli italiani, non era percepita come una cortina di ferro e i miei connazionali veniva-no spesso “di qua”. Con il passaporto rosso jugoslavo gli sloveni potevano viaggiare liberamente in quasi tutto il mondo ad eccezione di USA, Israe-le, Paraguay e Sud Africa per i quali era necessario un particolare visto. Di fatto il passaporto rosso consentiva di viaggiare in molti più paesi rispetto a quello italiano. Mentre il confi ne, an-che quello del goriziano, veniva visto da parte italiana come una cortina di ferro, i cittadini sloveni e jugoslavi non sentendosi parte del blocco orien-tale, non percepivano il confi ne allo

La Slovenia è pronta a guidare l’EuropaIntervista a Boris Cizelj, ambasciatore della Repubblica Slovena

presso l’Unione Europea e la Nato.

stesso modo e non lo consideravano rigido e impermea-bile. Pensate che un giorno Kruscev venne in Jugoslavia da Stane Dolanc, fu portato vicino al confi ne nel retroterra di Trieste e vedendo la libertà con cui gli sloveni si recavano in Italia, chiese ad un ministro: “Ma non avete paura?”, al che gli fu rispo-sto: “Ma anche loro hanno paura di noi!” -A proposito dei f e s t e g g i a m e n -ti per l’abbat-

timento del confi -ne, cosa pensa della decisione di trasferirli da Gorizia a Trieste?Non sono perfettamente a cono-scenza della problematica. Certa-mente è un grande evento e Trieste potrebbe celebrarlo molto bene. Si-curamente Gorizia avrebbe un si-gnifi cato più simbolico, perché essa è SUL confi ne, non solo vicino.-Crede che la questione diplo-matica con l’Italia (foibe, esu-li...) sia realmente risolta?Sure! Dispiacevole fu (ho messo fu, non é, perchè la questione é defi nitiva-mente risolta) la questione del libero accesso al mercato immobiliare con cui l’Italia condizionava l’appoggio alla Slovenia. Personalmente sono sempre stato a favore di queste libe-ralizzazioni e alla fi ne erano solo una

dozzina di acquisizioni immobiliari dozzina di acquisizioni immobiliari di italiani sulla fascia costiera, mol-di italiani sulla fascia costiera, mol-to più numerosi erano gli acquirenti to più numerosi erano gli acquirenti irlandesi o inglesi. Ogni tensione è irlandesi o inglesi. Ogni tensione è oggi superata. Entrambi i Paesi guar-oggi superata. Entrambi i Paesi guar-dano al futuro. La gente è più dispo-dano al futuro. La gente è più dispo-sta a dimenticare di quanto si pensi; sta a dimenticare di quanto si pensi; le persone non vivono di simboli. Per le persone non vivono di simboli. Per esempio, la riconciliazione dell’Euro-esempio, la riconciliazione dell’Euro-pa con la Germania è assolutamente pa con la Germania è assolutamente compiuta nell’opinione pubblica euro-compiuta nell’opinione pubblica euro-pea più di quanto possa sembrare os-pea più di quanto possa sembrare os-servando le politiche dei vari governi. servando le politiche dei vari governi. -Quali sono le linee cardi--Quali sono le linee cardi-ne della presidenza UE?ne della presidenza UE?You got me! I punti principali sono You got me! I punti principali sono essenzialmente due: ridare forza e vi-essenzialmente due: ridare forza e vi-gore all’Agenda di Lisbona, e soste-gore all’Agenda di Lisbona, e soste-nere i futuri allargamenti, in partico-nere i futuri allargamenti, in partico-lare ai Paesi dei Balcani Occidentali. lare ai Paesi dei Balcani Occidentali. L’obiettivo è quello di rispondere alle L’obiettivo è quello di rispondere alle esigenze di ciascuno senza dare spazio esigenze di ciascuno senza dare spazio a rivalità nazionalistiche. Comunque, a rivalità nazionalistiche. Comunque, dato che ogni Paese si concentra su de-dato che ogni Paese si concentra su de-gli obiettivi specifi ci, la Slovenia vuo-gli obiettivi specifi ci, la Slovenia vuo-le favorire le piccole e medie imprese, le favorire le piccole e medie imprese, nell’ambito del progetto EUREKA. nell’ambito del progetto EUREKA. -Qual è la posizione della Slo--Qual è la posizione della Slo-venia nei confronti del Tratta-venia nei confronti del Tratta-to di riforma che verrà fi rma-to di riforma che verrà fi rma-to il prossimo 14 dicembre?to il prossimo 14 dicembre?Sosteniamo l’aumento di potere degli Sosteniamo l’aumento di potere degli organi decisionali e il ridimensiona-organi decisionali e il ridimensiona-mento del peso dell’unanimità nelle mento del peso dell’unanimità nelle decisioni, in favore di un voto a mag-decisioni, in favore di un voto a mag-gioranza. I politici europei vivono gioranza. I politici europei vivono ancora nel XIX secolo: concepiscono ancora nel XIX secolo: concepiscono l’interesse nazionale in termini di po-l’interesse nazionale in termini di po-litica di potenza e prestigio, disinte-litica di potenza e prestigio, disinte-ressandosi ad una strategia comune. ressandosi ad una strategia comune. Anche il sì al Trattato è sempre su-Anche il sì al Trattato è sempre su-bordinato a due o tre condizioni poste bordinato a due o tre condizioni poste da ciascun Primo Ministro. Intanto, da ciascun Primo Ministro. Intanto, mi pare chiaro che l’Europa stia per-mi pare chiaro che l’Europa stia per-dendo competitività. Il nostro Stato è dendo competitività. Il nostro Stato è indipendente da poco tempo, perciò indipendente da poco tempo, perciò non ci dispiace rinunciare ad alcune non ci dispiace rinunciare ad alcune prerogative nazionali, se questo ser-prerogative nazionali, se questo ser-ve a favorire il processo di integra-ve a favorire il processo di integra-zione europeo, non solo economico zione europeo, non solo economico ma pure politico. Dobbiamo favorire processi di negoziazione più effi caci. -Qual è la sua opinione riguardo alla questione allargamento-approfondi-mento in seno all’Unione Europea?Non c’è contraddizione tra allargamen-to e approfondimento; l’allargamento sta aiutando anche l’approfondimen-to dell’identità europea, e in questo l’ingresso dei dodici non ha compli-cato il panorama, ma lo ha arricchito.

Giulia Cragnolini, Giovanni Collot,

Francesco Marchesano(con la collaborazione di Bojan Starec)

un primo piano dell’ambasciatoreun primo piano dell’ambasciatore

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2007 Novembre Dicembre 9Speciale Sconfi nare

Sconfi nareSconfi nareSconfi nareSpeciale Sconfi nare

Comandante Locati, da quan-ti anni presta servizio a Gorizia?Dal gennaio 2004 quando mi è stato affi dato questo incarico.In che cosa è consentito il suo incarico?Sono un Dirigente della Polizia di Fron-tiera che gestisce le attività nella giurisdi-zione del settore di Gorizia. Praticamente lungo tutta la linea confi naria della Provin-cia: da Mernico (Dolegna del Collio, ndr) fi no quasi a Monfalcone. Questa gestio-ne avviene in cooperazione con l’attività transfrontaliera e la Guardia di Finanza.Cosa è cambiato in questi 5 anni?Moltissimo. Prima del maggio 2004 la Slovenia era un “paese terzo”.Praticamente come vi comportavate allora?Con gli sloveni applicavamo la pro-cedura classica usata con tutti i sog-getti aventi lo status di straniero. Questa comprendeva il controllo dei documenti, quello del permesso del soggiorno, e l’intervista di frontiera.Quali erano, prima del 2004, i criteri con cui accettava-te l’ingresso dello straniero?Una volta che i documenti erano in re-gola procedevamo mediante l’intervista ad accertarci che lo straniero rispettasse determinate categorie. Disporre di mez-zi di sussistenza suffi cienti, o l’essere in possesso di una ricevuta di prenota-zione di un albergo sono due esempi.Dal maggio 2004 non è più così per gli Sloveni...Infatti, con l’ingresso della Repub-blica Slovena nell’Unione Euro-pea, il cittadino sloveno è considera-to comunitario. Di conseguenza a lui sono applicate tutte le norme previ-ste per i soggetti residenti nell’UE. Cosa è cambiato?Non c’è più l’intervista di frontiera, perché non è prevista per legge, né il regime di permesso di soggiorno. Inol-tre si è abbattuto il controllo doganale.Ci sono mai stati momenti di tensione con i colleghi sloveni?No, anzi, i rapporti con loro sono sta-ti ottimi. Basti pensare alla collabo-razione con cui è affrontato il feno-razione con cui è affrontato il feno-meno dell’immigrazione clandestina.L’altro fenomeno legato in partico-lar modo al confi ne tra Nova Gorica e Gorizia è il problema del traffi co dei stupefacenti, tristemente noto ai goriziani per i fatti di cronaca de-gli ultimi anni. Come avete agito e agirete per affrontare il problema?Anche qui c’è un continuo scambio d’in-formazioni con i colleghi sloveni. Que-ste informazioni vengono poi utilizzate all’interno dei due Stati che mantengo-no la sovranità all’interno dei rispettivi confi ni. Tuttavia già dal 2000, con la fi rma dell’accordo bilaterale di Duino, è stato inserito il “pattugliamento misto”, ossia la possibilità per noi e per i nostri colleghi sloveni di sconfi nare in uni-

forme con meri compiti d’osservazione. Siamo in vista di un altro im-portante cambiamento. Cosa succederà tra una settimana?Con l’ingresso della Slovenia in Schengen ci sarà l’abbattimento del controllo di Polizia alle frontiere.Per tale avvenimento la Repubblica Slo-vena ha già provveduto a rimuovere le ga-ritte di alcuni valichi – penso a Sant’An-drea e San Gabriele– perché l’Italia non ha fatto lo stesso ed è stata a guardare?Il regolamento europeo in vigore (Codi-ce Frontiere Schengen) prevede che siano levati gli “ostacoli alla fl uidità”. Di qui alla prossima settimana provvederemo a rimuovere le sbarre doganali e i loro sup-porti. Per quanto riguarda le garitte ci sono delle spese ingenti per le quali bisognerà attendere le indicazioni del Ministero.L’impressione che si ha passando per il valico di Casa Rossa negli ultimi giorni è che i controlli siano aumen-tai anziché diminuire. Condivide?Non bisogna dimenticare che questo è un valico cittadino e quindi è più traffi cato degli altri. Tuttavia, dopo l’ingresso della Slovenia in Schengen, potrebbero essere Slovenia in Schengen, potrebbero essere ripristinati i controlli di Polizia in via tem-poranea. Abbiamo mandato una relazione tecnica al Ministero che deciderà il da farsi.Con quali criteri sono effettuati e, in via temporanea dopo il 20 dicembre, potrebbero essere effettuati i controlli?Si tratta, generalmente, di control-li ai documenti che cercano di sco-prire eventuali falsità attraverso il confronto con la nostra banca dati.Ho letto che con Schengen all’apertura dei confi ni interni corrisponderà un mag-gior rafforzamento di quelli esterni. E’ vero che la Slovenia potenzierà in colla-borazione con l’Italia il confi ne croato?Si, seguendo le norme dettate dal regola-mento europeo. Il concetto di spazio di li-bera circolazione implica il godimento di

Che fare della Polizia di Frontiera senza più frontiera?senza più frontiera?

Intervista al Comandante Andrea Locati

determinate prerogative all’interno della zona Schengen. Ma, se assicuriamo que-sta libertà, dobbiamo garantire allo stes-so tempo un elevato livello di sicurezza per accedere a tale spazio. Anche tenen-do conto il contesto internazionale in cui ci troviamo ad operare, caratterizzato da fenomeni di immigrazione clandestina, di traffi co di stupefacenti e di terrorismo. L’UE ha un’agenzia che coordina l’attivi-tà delle frontiere esterne chiamata FRON-TEX con sede a Varsavia. An-che per il confi -ne con la Croa-zia, quindi, ci sarà un’attività congiunta a cui parteci-peranno tutti gli Stati della UE, per cui anche l’Italia.Allora in che cosa consiste-rà il lavoro della Polizia di Frontiera quando tra pochi giorni verrà a cadere l’ultima fron-tiera italiana?In effetti, fatti salvi i prov-vedimenti del Ministero degli Interni in via t emporanea , il controllo di Polizia non ci sarà più. Tut-tavia saremo attivi nella vigilanza di

“retrovalico”. Non bisogna dimentica-“retrovalico”. Non bisogna dimentica-re che, seppur come frontiera interna, re che, seppur come frontiera interna, la linea di confi ne resterà e i due Stai la linea di confi ne resterà e i due Stai non perderanno le rispettive sovranità. non perderanno le rispettive sovranità. Cambierete il vostro nome?Cambierete il vostro nome?Al 12 dicembre (data dell’inter-Al 12 dicembre (data dell’inter-vista, ndr) non ci sono direttive vista, ndr) non ci sono direttive in tal senso e dovremo continua-in tal senso e dovremo continua-re a chiamarci Polizia di Frontiera.re a chiamarci Polizia di Frontiera.Si sente di far parte ad un avvenimento Si sente di far parte ad un avvenimento storico?Assolutamente si. Era impensabile solo 5 Assolutamente si. Era impensabile solo 5 anni fa. Questo confi ne è stata una ferita anni fa. Questo confi ne è stata una ferita aperta. Ha rappresentato una barriera ideo-aperta. Ha rappresentato una barriera ideo-logica che penso nessuna città, forse solo logica che penso nessuna città, forse solo Berlino, abbia conosciuto. Normalmente Berlino, abbia conosciuto. Normalmente il confi ne è accompagnato da una zona cu-il confi ne è accompagnato da una zona cu-scinetto, mentre a Gorizia corre in mezzo scinetto, mentre a Gorizia corre in mezzo alle case. Forse è anche per questo che la alle case. Forse è anche per questo che la collettività ha percepito come un furto lo collettività ha percepito come un furto lo spostamento della festa uffi ciale a Trieste.spostamento della festa uffi ciale a Trieste.Parteciperà ai festeggiamenti gorizia-Parteciperà ai festeggiamenti gorizia-ni e nova goriziani del 20 dicembre? ni e nova goriziani del 20 dicembre? Sicuramente, gli appuntamenti saran-Sicuramente, gli appuntamenti saran-no tanti. Tra questi quelli del pomerig-no tanti. Tra questi quelli del pomerig-gio sul valico di Sant’Andrea e della sera gio sul valico di Sant’Andrea e della sera qui, alla Casa Rossa. Ancora non è chia-qui, alla Casa Rossa. Ancora non è chia-ro il programma ma so di certo una cosa.ro il programma ma so di certo una cosa.Ci dica...A mezzanotte mi incontrerò con i col-A mezzanotte mi incontrerò con i col-leghi sloveni. Proprio sul confi ne.leghi sloveni. Proprio sul confi ne.

Davide LessiDavide Lessi(con la collaborazione di (con la collaborazione di Francesco Marchesano)Francesco Marchesano)

Il valico di San Gabriele fotografato a 7 giorni dalla caduta del confine...

..la Slovenia aveva già provveduto a rimuovre le garitte di frontiere. L’Italia no.a Slovenia aveva già provveduto a rimuovre le garitte di frontiere. L’Italia no.

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Sconfinare Novembre - Dicembre 2007 10Università

Erasmus che passione

Berlin, mein Schatz

Sono stata a Berlino per più di 11 mesi, ma mi pare di averci passato una vita: ormai da un bel po' la sento come la mia città, seguo le notizie che la interessano, e ho sviluppato un certo campanilismo, fino ad ora a me estraneo. Ho cercato più volte di scrivere un articolo su questa città, sul mio Erasmus, e sulla mia espe-rienza di straniera in terra tedesca: lo trovo molto difficile, non solo perchè raccontare 11 mesi in una pagina non è possibile, ma anche perchè Berlino è difficile da capire se non ci si è già stati e se non ci si è stati per un lungo lasso di tempo. Voi direte che è facile dire così, che ogni città è diversa se ci si passa solo un weekend o se ci si vive per un anno. Questa capitale però ha un'al-tra peculiarità che la distingue dalle altre gran-di capitali imperiali europee come Londra, Pa-rigi, Vienna: è una città ancora in evoluzione, anche dopo secoli dalla sua fondazione, e chi ci è stato ad esempio nel 2004 ora stenta a rico-noscere molti luoghi, perchè edifici sono stati abbattuti, nuove sperimentazioni architettoni-che sono nate al loro posto, e tutt'ora se per un mese non vai in una zona, quando ci ritor-ni vedi che ci sono state delle trasformazioni. Ciononostante la sua storia è visibile ad ogni angolo: i fasti dell'età imperiale, come Unter den Linden, la Porta di Brandeburgo si acco-stano ai simboli dell'epoca nazista, come il Vil-laggio Olimpico e il Monumento alla Shoa, ai monumenti dell'epoca delle due Germanie agli sforzi volti a ricreare una nuova unità tedesca. Berlino è una città di cui ancora si può sentire il respiro, dove ancora molti possono portare avanti le proprie aspirazioni senza dover fare troppi compromessi., Berlino è il primo vero villaggio globale dove non esiste un vero cen-

tro comune, ogni quartiere ha un suo centro ed è ancora divisa tra est ed ovest, non da un muro, ma dal tipo di persone che vivono, dalle attività che vengono svolte nei diversi quartie-ri. E' così che Neukölln, Wedding e Kreuzberg 36 sono i quartieri dove l'immigrazione turca si è maggiormente radicata, Prenzlauerberg è ormai un quartiere bobo ( bourgeois-bohème), a Friedrichshain si incontrano ancora case oc-cupate da punk vecchio stile, per cui gli anni '70 non sono ancora finiti. I quartieri periferici dell'est ancora caratterizzati dai casermoni a scatola di scarpe, dove le risacche di neonazi-smo e xenofobia hanno trovato il loro domici-lio. Ogni quartiere ha la sua storia, i suoi punti di forza che fanno si che uno si innamori di ognuno di essi e che lo tenga nel suo cuore. Per chi si aspetta che la capitale della Germania, nazione che per noi italiani ha sempre rap-presentato il modello di rettitudine e di civiltà da seguire, qui si trova un po' spaesato: Berli-no infatti per molti versi funziona come una città del sud europeo, ha pochi caratteri della Germania Federale e molti retaggi dell'ormai defunta e compianta DDR,sia grazie all'im-migrazione turca che ha portato una ventata di Oriente, sia alla massiccia immigrazione “d'élite” formata da tutti coloro che si sono trasferiti qui da Paesi occidentali per professio-ni prevalentemente artistiche come designer, fotografi, musicisti. Negli ultimi anni questa città è diventata sempre più centro d'attrazione turistica: camminando per le strade del centro turistico, dove c'è la Humboldt Universität, la Staatoper, la porta di Brandeburgo, si sentono turisti provenienti da tutta Europa, dagli Stati Uniti: una volta ho addirittura incontrato due vecchietti di 83 anni che erano stati a Berlino

l'ultima volta subito dopo la sua liberazione nel 1945.. Tuttavia qui i turisti non sono fa-stidiosi, non interferiscono con quella che è la vita normale della gente, e per me che vengo da una città come Venezia è qualcosa di stra-ordinario. La vita a differenza di tante altre città si svolge molto tranquilla, la gente non è molto stressata e il traffico è paragonabile a quello di Gorizia: il weekend soprattutto ha un tempo dilatato, i bar dove si va abitualmente a fare il brunch con gli amici non aprono prima delle 10 e offrono colazioni fino a pomeriggio inoltrato, per tutti coloro che sono tornati a casa dai clubs quando il sole era già alto. An-che i mercatini dell'usato aprono verso le 11: qui la gente non viene a comprare solo curiosi oggetti d'antiquariato, ma si possono compra-re interi salotti in stile “ripresa economica”,

biciclette, mobili per arredare l'intera casa. E poi viene il pezzo forte della vita berlinese, quella che inizia in primavera: le giornate al parco. Eh sì, perchè il parco per una città che per 5 mesi l'anno vede un cielo grigio piombo con temperature che raramente vanno oltre i 3 gradi è come il paese dei balocchi. Appena inizia il tepore primaverile la maggior parte dei berlinesi passano tutto il tempo possibile al parco a giocare a pallone, a fresbee, a fare i vietati ma tanto amati grill, a mettere in mo-stra le proprie grazie come la FKK (la cultura del nudismo) docet. Per concludere vi consiglio vivamente di visi-tare questa capitale europea, perché è un espe-rienza che di certo non vi lascerà indifferenti.

Leonetta Pajer

L’Erasmus è una delle offerte che, sotto il cap-pello del più vasto del programma Socrates, offrono la possibilità di studiare in Europa. Se da un lato l’esperienza è imperdibile, il rove-scio della medaglia – ossia il trafilo burocratico necessario per ottenere una borsa di studio – potrebbe scoraggiare dall’intraprendere questa avventura. Questo articolo è dunque pensato per dare alcuni consigli pratici, sulla base della mia personale esperienza, a chi avesse inten-zione di lanciarsi in un periodo di studi presso una università consorziata.1- Scelta della Sede: Il primo passo da fare è di vistare il sito http://www.univ.trieste.it/~socrates/ che contiene tutte le informazioni del caso. In particolare è utile consultare il link “università partner” che contiene l’elenco per nazione delle università consorziate con Trie-ste. Una cosa non molto nota è che è possibile fare domanda per borse di studio di facoltà diversa dalla propria (ad esempio uno studen-te di Scienze politiche può domandare una borsa di Economia), per cui non è indispen-sabile basarsi solo sulla lista delle borse di stu-dio pertinenti alla propria facoltà. Per questo raccomando di consultare l’intero elenco delle facoltà per nazione. Ad ogni modo essere un “fuori facoltà” – cioè borsista di facoltà diversa dalla propria – non comporta grandi differenze. L’unica formalità aggiuntiva è che l’Università ricevente deve inviarvi una lettera liberatoria dichiarando di accettarvi pur provenendo da una facoltà differente. Questo documento vi sarà indi-spensabile per firmare il learnig agreement. E’ bene inoltre accertarsi che gli esami disponibili presso le Università straniere siamo compa-tibili con il proprio piano di studi. E’ impor-tante sapere a questo proposito che è possibile frequentare all’estero corsi di tutte le facoltà riunite sotto il cappello della stessa Università ospitante. (Per cui paradossalmente uno stu-dente di matematica a Trieste, se interessato,

potrebbe frequentare un corso di latino presso una facoltà dello stesso istituto!) 2- Assegnazione della borsa:Sarà necessario scaricare un modulo in cui indicare in ordine di preferenza le sedi di proprio interesse. At-tenzione che nella ripartizione delle borse tra i richiedenti viene considerato anche l’ordine di preferenza. Per quanto riguarda la facoltà di Scienze Internazionali e Diplomatiche le borse vengono assegnate dai professori dopo un col-loquio individuale con i richiedenti. Consiglio quindi di prendere contatto con il responsabile (o i responsabili) delle borse richieste per in-formarsi della data del colloquio e degli even-tuali pre-colloqui, se previsti. 3- Application Form e Transcript of Records: Una volta selezionati per la borsa sarà neces-sario scaricare l’application form (solitamente dal sito della facoltà ricevente), compilarla e farla firmare al responsabile della propria bor-sa. Questo modulo serve per applicare nella facoltà straniera ed è responsabilità del coor-dinatore farlo pervenire all’ufficio competente. Consiglio di controllare nel sito della facoltà ospite se esistano scadenze per consegnare l’ application form e di sollecitare il proprio responsabile ad essere puntuale. Se venisse richiesto di allegare anche il transcipt of re-cords, sistema europeo di trasferimento dei crediti, sarà necessario sincerarsi presso l’uf-ficio intenzionale di Trieste che questo siste-ma sia già entrato in vigore. In caso negativo, comunicatelo alla facoltà ricevente chiedendo ulteriori delucidazioni. 4- Learning Agreement. Questo documen-to contiene la lista degli esami che si intende sostenere all’estero in sostituzione di esami della propria facoltà italiana. L’Agreement deve essere firmato sia dal responsabile della vostra borsa che dal delegato di Facoltà, che si occupa dei programmi Erasmus. Per un seme-

stre saranno richiesti esami per 30 crediti e per tutto l’anno accademico 60. Questo documen-to vi sarà indispensabile per firmare l’accordo finanziario all’ufficio internazionale. 5- Modifiche all’agreement e certificati di equi-valenza: Solitamente i siti delle diverse univer-sità sono un ricca fonte di informazioni anche per gli esami disponibili. Tuttavia non tutti in corsi vengono confermati da un anno all’al-tro o non sempre i siti sono aggiornati. Non bisogna però preoccuparsi perché una pagina apposita dell’Agreement è dedicata alle varia-zioni del programma di studio che possono essere fatte in ogni momento (anche una volta all’estero) concordandole con il proprio re-sponsabile. Anche questa sezione dovrà essere opportunamente firmata dal vostro responsa-bile. Alcune facoltà – non Gorizia – richiedo-no inoltre che gli studenti in partenza si rechi-no dal professore italiano il cui corso vogliono frequentare all’estero, per fargli firmare (pro-gramma straniero alla mano) un certificato di equivalenza. 6- Firma dell’accordo finanziari: Una volta in possesso dell’agreement firmato dai relativi responsabili, bisognerà recarsi presso l’ufficio internazionale entro le date previste, dotati di codice fiscale, numero di matricola, learning agreement e – per i fuori facoltà – della lettera liberatoria di accettazione, per firmare l’accor-do finanziario che fissa l’importo della borsa di studio Erasmus. 7- Certificato di borsista Socrates-Erasmus: Un mese circa prima della partenza è necessa-rio richiede all’ufficio internazionale il certifi-cato di borsista Erasmus che va ritirato presso l’ufficio stesso dotati di una marca da bollo dell’importo indicato (attorno ai 15€.)8- EILC e problemi linguistici: Se non si cono-sce ancora la lingua del paese ricevente, l’Unio-

ne Europea offre la possibilità di frequentare dalle due alle otto settimane di corsi di lingua intensivi presso le facoltà straniere (Erasmus Intensive Language Course). I corsi sono gra-tuiti e correlati da una borsa di studio di circa 500€. Tuttavia essi sono organizzati solo per le cosiddette “lingue minori” ossia quelle che non sono comunemente insegnate (portoghe-se, svedese, danese…). I corsi sono estivi e in-vernali e l’application form deve essere inviata all’ufficio internazionale che si occupa di gi-rarla all’Agenzia Nazionale. Dal momento che il numero di posti è limitato ed esistono rigide scadenze consiglio di applicare quanto prima per avere maggiori possibilità di essere selezionati. Le informazioni sui corsi e sui pae-si che organizzano i corsi sono disponibili alla pagina: http://www.indire.it/socrates/content/index.php?action=read_azione&id_cnt=6297. Questo sito è inoltre fonte di importanti ed aggiornate informazioni sul programma So-crates-Erasmus. 9 –Prolungamento della Borsa Erasmus: E’ del tutto probabile che abbiate richiesto una borsa di studio semestrale ma che una volta all’estero desideriate prolungare il periodo di permanen-za presso l’università straniera. In questo caso è necessario prendere contatti con l’ufficio in-ternazionale di Trieste con almeno un mese di anticipo rispetto allo scadere della borsa e ri-chiedere il modulo per il prolungamento della borsa stessa. In questo modo si può allungare di uno o più mesi il soggiorno all’estero e con-cludere il semestre o l’anno accademico presso l’università ospite. Effettivamente, anche se la trafila burocratica alla partenza e al ritorno può essere complicata, non fatevi scoraggiare. L’Erasmus è infatti non solo a un’occasione di linguistica ma è soprattutto un’esperienza di vita che vi aiuterà a confrontarvi con sistemi culturali e scolastici sempre nuovi e stimolanti; e lo sforzo vale decisamente la candela.

Francesco Gallio

Impressioni di una città dopo un anno di permanenza

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Sconfinare2007 Novembre - Dicembre 11Università

Lettera studenti SIDUna risposta all’intervista del Preside Gabassi, apparsa sul precedente numero

Riceviamo e pubblichiamo una lette-ra arrivata in redazione, riservandoci di pubblicare le eventuali repliche. Scrivete-ci all’indirizzo email [email protected]. o lasciate un commento sul sito www.sconfinare.net. Speriamo di poter creare un dialogo costruttivo tra studenti e istituzioni.

Spettabile Redazione del mensile “ Scon-finare”,

in qualità di studenti del secondo anno della Laurea Specialistica in Scienze Internazio-nali e Diplomatiche ci sentiamo in dovere di replicare alle dichiarazioni rilasciate dal Prof. Gabassi nel corso dell’intervista allo stesso pubblicata sul vostro giornale nell’edizione di ottobre 2007. Siamo moti-vati a questo in ragione del fatto che, essen-do noi ormai giunti a conclusione del nostro percorso di studi, possiamo far risaltare le incongruenze presenti nelle parole del Pre-sidente del Corso di Laurea, in particolar modo, quando questi si riferisce al più re-cente passato del S.I.D., un passato che ormai solo noi “anziani” conosciamo e che desideriamo non venga mistificato.

In primo luogo, vorremmo sottolineare che la Presidenza del Corso di Laurea, pur non potendo secondo gli ordinamenti vigen-ti esercitare nei confronti dei docenti un po-tere “coartante”, ha sempre svolto una pe-culiare funzione di persuasione grazie alla quale la coordinazione tra insegnanti e inse-gnamenti si è sempre svolta secondo i nor-mali principi di organizzazione di un corpo complesso quale quello in cui ci troviamo ad operare. D’altra parte, non si compren-de quale altra funzione questa carica possa svolgere: più volte alle nostre domande di

intervenire di fronte a situazioni critiche ci siamo sentiti rispondere dal prof. Gabassi “io non ho potere: fate una raccolta firme” e non crediamo che questa risposta possa provenire da chi è stato posto a capo del S.I.D. Che compito dunque svolge il Presi-dente? Di mera rappresentanza?

Spiace altresì constatare come, alla do-manda sul calo delle domande di ammis-sione presso il nostro Corso di Laurea, l’intervistato risponda con una sostanziale fuga rispetto al nocciolo della questione. Un Corso di Laurea vive dei suoi studen-ti, i quali dovrebbero essere posti in primo piano, e dunque la drastica diminuzione di coloro che tentano l’esame di ingresso va attentamente analizzata, diremmo svisce-rata, senza nascondersi dietro un fragile dito costituito dall’affermazione “La quan-tità è calata, ma è aumentata la qualità” (concetto peraltro discutibile).

Di seguito, in relazione alla creazione del nuovo corso “internazionale” di Scienze Politiche a Trieste, il nostro Presidente di-chiara di aver votato a favore di quest’ultimo in Consiglio di Facoltà pur riconoscendone la sua “distonia”. Ora, si presume che chi è a capo di un organismo abbia intenzione di preservarne l’esistenza e, qualora questa sia messa in dubbio, egli ha il dovere di motiva-re le scelte che possono apparire confliggen-ti agli occhi di colui che in quell’organismo agisce sia come docente sia come discente. Tali motivazioni non sono fornite dal no-stro Presidente. Anzi, egli controreplica cambiando argomento e accusando gli in-tervistatori di averlo insultato relativamen-te alle sue presunte velleità di “indirizzare Gorizia alla specializzazione sul Negozia-to”. Si smentisce di voler fare del S.I.D. un

corso “negoziale”, affermando però che in fin dei conti il Negoziato da noi si è sempre fatto con Baldocci, Ferrarsi, Farinelli etc. Noi lo neghiamo. Le personalità citate dal prof. Gabassi non si riuducevano a questo, ma le loro lezioni spaziavano su tematiche ben più vaste (ed interessanti) di carattere politologico ed internazionale.

Per il Presidente “è opinabile che l’offerta formativa in senso negoziale venisse fatta in modo diverso” rispetto alla caratterizza-zione che egli vuole imprimere. Noi rispon-diamo che è vero: era così radicalmente diversa da non essere affatto impostata in senso negoziale.Se poi il Presidente intende percorrere nuo-ve strade ci permetta di dire che queste non rappresentano il motivo per il quale noi ci siamo iscritti a questo corso di Laurea.

Per quanto concerne la cosiddetta “mi-crodidattica” aspettiamo il consiglio dei docenti al quale parteciperà anche la rap-presentanza studentesca; tuttavia ci sia consentito esprimere i nostri dubbi in me-rito alla rilevanza di questo: non sono cer-to le conferenze né tantomeno le lezioni di “Portoghese in 24 ore” ad aumentare l’of-ferta culturale dell’istituzione in oggetto.

In conclusione, quello che più ci sorprende nelle dichiarazioni rilasciate nell’intervista dal Prof. Gabassi nei riguardi del Corso di Laurea che egli dirige, è la totale assenza dell’idea di “prestigio” che per anni ha ac-compagnato Scienze Internazionali e Di-plomatiche. Il prestigio, specialmente negli ultimi cinque anni, ha agito da calamita nei confronti degli studenti ben più che la presenza di nomi autorevoli quali docenti. Oxford rimane Oxford anche in assenza di

rilevanti personalità che lavorano e opera-no al suo interno. Il SID, come è stato di-mostrato recentemente, è rimasto un polo di attrazione per i giovani anche dopo che sono venuti meno i grandi nomi che vi ave-vano insegnato ( si pensi ad Andreotti, ad un Dominick Salvatore, Nobel per l’econo-mia….) e tutto ciò grazie al prestigio ac-cumulato nel tempo. Ora, nelle parole del Presidente non scorgiamo in alcun modo l’orgoglio di presiedere una realtà di tale rilievo e questo è ciò che ci duole di più. Sia ben chiaro che quanto qui scriviamo non è assolutamente finalizzato ad ottenere una contropartita consistente in favori o agevo-lazioni, ma si tratta di un nostro doveroso e giusto scatto di orgoglio. Si tratta anche di un profondo rispetto nei riguardi di un Bene che nel tempo ha distribuito ai suoi studenti non solo notevoli competenze nei settori più specifici e nello stesso tempo più vasti della politica, dell’economia e della diplomazia internazionali, ma anche un ba-gaglio di esperienze che i nostri ex-studenti non dimenticano.

Da tempo gli studenti si lamentano del livello a cui il S.I.D. è giunto e chi scrive ha sempre cercato di evidenziarne i suoi aspetti positivi, anche, e lo ripetiamo, per questioni di anzianità, ma ora non possia-mo permettere che sia la stessa dirigenza a metterne in crisi la sua esistenza.

Ringraziamo per l’attenzione e per la let-tura.

Lettera firmata da 22 studenti del secondo anno del corso di laurea specialistica del SID.

Qui, su Sconfinare non sono mai mancate le denuncie agli sprechi, alle ingiuste sot-trazioni di corsi che andavano e tutt’ora vanno a minare le peculiarità di un Corso di laurea come quello in Scienze Interna-zionali e Diplomatiche.Nella quasi totalità dei casi Professori ed Istituzioni universitarie hanno sem-pre motivato tali scelte al ribasso, non come scelte di tipo “politico” ma bensì come conseguenza di problematiche di tipo prettamente economico che non per-mettevano la presenza di particolari Pro-fessori a contratto o di particolari corsi complementari. Se poi ritorniamo con il pensiero nella nostra realtà locale, spesso si è detto che una regione piccola come il Friuli Venezia Giulia ed al suo inter-no un’Università come quella di Trieste, non si possono assolutamente permettere doppioni, non si possono assolutamente permettere corsi dove partecipano non più di cinque ragazzi. Se a quanto fin qui detto aggiungiamo le varie, e spesso in-comprensibili, riforme del mondo univer-sitario allora il gioco è fatto.Allora, o te ne fai una ragione, e ti dici “ bhè bisogna tirar la cinghia”; e allora an-che se un po’ incavolato vai avanti e cerchi

di tirare fuori il meglio da quello che resta, oppure prendi e vai da un’altra parte.Ma nel caso fossi rimasto qui, ti può capi-tare di tutto. Ti può anche capitare (come è successo a me) di leggere per caso “Il Piccolo” e scoprire con grandissimo stu-pore che: “L’università della terza età atti-va corsi di lingua cinese”.Come… Corsi di cinese??Il cinese, lingua strana, qui al S.I.D. l’han-

no tolto dal piano di studio circa due anni fa, a causa dei soliti problemi di bilan-cio e delle solite normative ministeriali, che obbligano a riformare i curricula. E chissenefrega se il cienese lo parlano più di un miliardo di persone, e chissenefre-ga se secondo molti sarà una delle lingue fondamentali per il futuro. La realtà è che noi qui oggi non possiamo studiarlo perché non rientra più nel nostro piano di studio. Detto ciò mi chiedo: ma com’è possibile che a Gorizia possa partire un corso di lingua cinese, con tanto di lettri-ce, per i frequentanti dell’università della terza età?Vabbè che qui i vecchi ed i pensionati pullulano, ma di questi quanti andranno a frequentare un corso di lingua cinese?? Più o meno di cinque…Ma soprattutto a che scopo? Cultura per-sonale? Tempo libero? Hobby? Oppure si stanno preparando per sbarcare in massa a Pechino per le Olimpiadi 20008?Sia ben chiaro, le università della terza età hanno tutto il diritto di fornire nozioni anche a chi, magari, a vent’anni era co-stretto a lavorare, però questo non giu-stifica ciò che è accaduto: da un lato noi non possiamo studiare il cinese, mentre

dall’altro i pensionati lo possono fare.Sembra una riproposizione al contrario di certe tematiche legate al ’68. Penso pri-ma di tutto al diritto allo studio. Infatti in quegli anni i giovani chiedevano, ai loro padri e ai loro “vecchi” garanzie e diritti nei loro confronti; mentre oggi sembrano essere i “vecchi” (quelli che nel ’68 ave-vano circa vent’ani) a chiedere ulteriori diritti, però sempre nei loro confronti. Il problema è che questa continua richiesta di diritti e garanzie, al giorno d’oggi no fa altro che penalizzare i loro stessi figli, cioè noi! E’ evidente e chiaro, che nel caso specifico, non c’è alcun legame diretto tra la nostra Università e l’Università della terza età di Gorizia; però se pensiamo che in ogni provincia d’Italia è presente un università per anziani, i soldi spesi e gli investimenti fatti cominciano ad essere tanti.Sembra una situazione assurda e parados-sale, ma purtroppo è la mera realtà di un Paese “allo sbando” che pensando sempre a sindacati e pensioni non ha le ben che minima idea di che cosa fare dei suoi gio-vani, cioè del suo futuro!

Marco Brandolin

Oltre il danno la beffa

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Sconfinare Novembre - Dicembre 200712Cinema

Io non sono qui

Stardust

Gusti personali a parte, Bob Dylan può essere sicuramente considerato uno dei personaggi che ha caratterizzato il pa-norama musicale mondiale soprattutto degli anni 60 e 70. Egli è un simbolo di una generazione grazie anche alle sue canzoni di protesta, anche se comunque lui stesso dichiarò che “la musica non cambia il mondo, ho smesso a lungo tempo di crederlo”. “I’m Not Here” (titolo di un traditional americano che Bob Dylan incise nel 1967 poi omesso dalla scaletta definitiva dell’opera ) del regista indipendente Todd Haynes è una sorta di biografia del cantautore statuni-tense attraverso la scomposizione della sua persona in sei personaggi diversi, spesso volutamente esagerati nelle loro caratteristiche. L’intento dell’autore è infatti quello di presentare Dylan attra-verso vari aspetti del suo carattere abbi-nati a particolari momenti della sua vita o anche della sua leggenda: un modo sia per raccontare il personaggio che l’uomo e le loro rispettive evoluzioni. La sceneggiatura non rispetta l’ordine cronologico, ma si ha un alternarsi di scene e personaggi in un ritmo freneti-co e coinvolgente. Così un ragazzino di colore (Marcus Carl Franklin, bravissi-

mo anche a cantare) rappresenta il Dy-lan sognatore che muove i primi passi nel mondo della musica: egli fugge dal-la sua città su un treno, come lo stesso Dylan fece all’età di dieci anni per an-dare a Chicago a suonare. Il personag-gio viene volutamente chiamato Woo-dy Guthrie,un musicista folk girovago (Song to Woody” fu la canzone a lui de-dicata). Un straordinaria Cate Blanchett invece interpreta la svolta da cantante completamente folk verso la ricerca di nuove sonorità: le canzoni diventano più provocatorie e non sempre capite dal suo pubblico; inoltre è un Dylan sfug-gente e sbandato, con problemi di droga e alcool. Richard Gere diventa il perso-naggio che si ritira tra le montagne per fuggire dalla società, per poi ribellarsi comunque al potere per proteggere la sua comunità. Senza dimenticare il Dy-lan poeta o l’attore legato alla francese Claire durante gli anni della guerra del Vietnam o ancora il cantante folk capace di raccontare le vicissitudini della gente comune. Naturalmente a contribuire alla creazione dell’atmosfera e allo scandire delle azioni, è la splendida colonna sono-ra, ovviamente composta dalle canzoni del cantautore statunitense, tra cui “Like a Rolling Stone”,”Idiot Wind”, “I Want You”, “Maggie’s Farm”. Non sono tut-te esecuzioni originali, la maggiorparte sono cover realizzate da I Million Dollar Bashers. Questa una band formata per l’occasione, comprendente; il chitarrista dei Sonic Youth Lee Ranaldo e il batte-rista degli stessi, Steve Shelley; il bas-sista di Bob Dylan, Tony Garnier; Tom Verlaine; il tastierista John Medeski; i chitarristi Smokey Hormel e Nels Cline.Un film dunque da vedere ma so-prattutto da ascoltare per capire u po’ meglio quella che da molti è de-finita la leggenda di Bob Dylan. Lisa Cuccato

USA 2007Regia: Todd HaynesDurata: 135 minuti

Stardust, di Matthew Vaughn, con Charlie Cox, Michelle Pfeif-fer, Robert DeNiro, Claire Danes.

C’è un muro, poco fuori dal villag-gio di Wall, nell’Inghilterra del nord. È un muro basso, costruito con pie-tre a secco, che divide un campo per-fettamente normale. E vi è un var-co, in questo muro, che i cittadini di Wall mantengono presidiato ad ogni ora del giorno e della notte, perché nessuno vi passi attraverso. Questo perché il varco nel muro conduce ad un altro mondo: il regno di Stor-mhold, una terra di magia, avventura e crudeltà. Ed è lì che il giovane Tri-

stan Thorn (Charlie Cox), imbranato garzone di bottega, dovrà recarsi alla ricerca di una stella caduta da offrire alla sua amata Victoria per convin-cerla a sposarlo. Ma la stella è in re-altà una bellissima giovane di nome Yvaine (Claire Danes), e Tristan non è l’unico a cercarla: un trio di stre-ghe guidate dalla perfida Lamia (Mi-chelle Pfeiffer) vuole sacrificarla per ottenere l’eterna giovinezza, mentre lo spietato principe Septimus (Ru-pert Everett) e i suoi crudeli fratelli le danno la caccia per rubarle una collana magica. La missione di Tri-stan diventa sempre più pericolosa e

malgrado l’aiuto del capitano Sha-kespeare (DeNiro) il povero ragazzo non sa se riuscirà a rivedere la sua amata. E neppure chi, tra l’altera Victoria e la radiosa Yvaine, sia ef-fettivamente la sua amata. Stardust è una favola ispirata all’omonimo libro di Neil Gaiman, l’autore della straordinaria serie Sandman (e del deludente Beowulf), uno dei miglio-ri creatori di storie di questi tempi. Si tratta però di una favola moder-nizzata (non parodiata, badate bene) il che aggiunge un tocco di novità ad ogni personaggio o situazione, dai principi che passano il tempo a

cercare di uccidersi l’un l’altro per la successione (osservati e commen-tati dai fantasmi dei fratelli uccisi in precedenza), al feroce pirata volan-te che nasconde un animo raffinato. Per quanto vi siano delle mancanze, il film è sostenuto da un ritmo vivace che le fa passare in secondo piano, grazie anche a dei dialoghi brillanti. Alcuni hanno criticato questo film definendolo “Troppo maturo per i bambini, troppo infantile per gli adulti.” Se è così, allora devo es-sere una persona immatura al pun-to giusto, perché l’ho adorato. VOTO: 8½

Luca Nicolai

ScienceplusfictionLa fantascienza si dà appuntamento a Trieste

Scienceplusfiction è il festival internaziona-le della fantascienza di Trieste, che esplora le nuove tendenze del cinema di fantascien-za, dell’horror e del fantasy. Tenuto ogni anno al Cinecity Multiplex, nel centro com-merciale “Torri d’Europa”, il festival, con le sue numerose première da tutto il mondo, dà uno sguardo nel mondo del fantastico, nel cinema sperimentale e nelle nuove tec-nologie del cinema, della televisione e del-le arti visive. Per l’apertura dell’edizione 2007, la settima, è stato scelto di proiettare la versione restaurata di Metropolis (Ger-mania 1927), di Fritz Lang, con accompa-gnamento musicale dal vivo a cura delle pianiste Federica e Francesca Badalini.Anteprime e retrospettive dunque, nonché eventi speciali ed incontri con autori del ci-nema e della letteratura, sezioni monogra-fiche e concorsi, per una kermesse che dal 2005 fa parte della European Fantastic Film Festivals Federation (network specializzato nella promozione del cinema di genere fan-tasy, science-fiction e horror) ed è ormai ri-conosciuta come rampa di lancio per le ope-re più innovative e per i registi emergenti. Anche quest’anno l’iniziativa - realizzata e promossa dal centro ricerche La Cappella Underground, con il contributo e il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giu-lia, del Comune di Trieste, della Provincia di Trieste, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (DGC) e dell’Università di Trie-ste - si compone di numerose sezioni, ospi-tando molti esponenti del genere fantastico. La sezione “Neon - selezione ufficiale del

festival” propone una panoramica sulle più recenti produzioni nei settori della fanta-scienza, del fantasy e dell’horror; oltre alle anteprime, promosse in collaborazione con le maggiori case di distribuzione italiane e internazionali, è prevista la sezione compe-titiva per il miglior lungometraggio (premio Asteroide) e la selezione per il miglior cor-tometraggio fantastico europeo - European Fantastic Shorts. Presidente della Giuria Internazionale per quest’edizione è Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère, che sarà ospite del festival proprio nell’anno del venticinquennale del suo celebre fumetto. Numerosi i programmi e gli eventi specia-li, per scoprire il pianeta fantascienza sot-to ogni angolazione. Nel cinquantenario dell’impresa dello Sputnik (1957) il festival apre la sezione Marx Attacks! con una gran-de retrospettiva sul cinema di fantascienza sovietico: quindici i titoli selezionati, tra cui i fondamentali Aelita (1924), Chelo-vek Amphibia (1961), Planeta Burg (1962), Stalker (1979) e Kin-dza-dza (1986). Grande attenzione è stata dedicata in par-ticolare alla science fiction francese, con il proseguimento del progetto Voyage Fanta-stique (con il sostegno del Centro Culturale Francese di Milano - Ambasciata di Fran-cia): in calendario un focus sulle ultimissi-me produzioni di cinema di genere d’Oltre-alpe e un programma dedicato agli incroci tra fumetto e film di fantascienza - SF & BD (in collaborazione con Napoli Comicon). Nell’ambito del festival è stato inoltre con-segnato a Joe Dante, regista tra gli altri di Piranha, Gremlins e La seconda guerra civi-le americana, il premio alla carriera Urania d’argento (istituito in collaborazione con la rivista “Urania”). Il regista ha presentato agli spettatori del festival una selezione dei suoi film più acclamati, come Salto nel buio (1987), Matinee (1983) e Small Soldiers (1998), fino al recentissimo Homecoming (2005) tratto dalla serie Masters of Horror.Non sono mancati, infine, alcuni omaggi let-terari, dedicati a Howard Phillips Lovecraft (con una tavola rotonda guidata da Giuseppe Lippi), a Philip K. Dick e a Kurt Vonnegut.

Federico Permutti

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Sconfinare 132007 Novembre - DicembreMusica

Inscimmiarsi per gli Amari

“Città di Gorizia”: quando la buona musica è di casa

Intervista al M° Giorgio Magnarin, direttore dell’or-chestra, alla scoperta di questa realtà goriziana

Gorizia, forse in pochi lo sanno, vanta un’orchestra a fiati. Il 5 dicembre, al Teatro Verdi di Gorizia l’orchestra civi-ca di fiati “Città di Gorizia” ha tenuto il suo concerto per la cittadinanza, con il patrocinio del Consiglio Regiona-le, della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Gorizia, del Lions Cub Gorizia Host e del Comune. Sconfinare ha in-tervistato il suo direttore, M° Giorgio Magnarin, per rendere un po’ più nota agli studenti e non solo questa realtà.Maestro, innanzitutto ci può spie-gare che cos’è un’orchestra a fiati?Secondo me bisogna fare una distin-zione tra banda e orchestra a fiati: l’or-chestra a fiati è un gruppo di persone più qualificate forse, che si avvicina di più all’orchestra sinfonica; è più com-pleta sotto il profilo strumentale e le si può affiancare qualsiasi strumento. Un esempio sono le orchestre a fia-ti olandesi e spagnole, dove vengono aggiunti non di rado violoncelli e con-trabbassi. Nei nostri ultimi due con-certi, per esempio, abbiamo anche noi aggiunto il contrabbasso, perché amal-gama meglio il suono dell’orchestra.Quindi si tratterebbe di una sor-ta di “via di mezzo” fra la ban-da e l’orchestra sinfonica.Sì.Ma questo forse non è molto chiaro alla gente. Come pensa che venga percepi-ta oggi, a Gorizia ma anche se voglia-mo più in generale, l’orchestra a fiati?Beh guarda, spesso a Gorizia la gen-te mi ferma e mi dice: “Come va con la banda?” No, calma, chiamiamo le cose con il loro nome: è un’orche-stra. Certo, ancora non è molto chia-ra la differenza tra queste due realtà. Tra l’altro Gorizia, forse te ne sarai accorta anche tu, è una città difficile.Beh, diciamo che è una città particolare.Sì, è una città in cui convivono diver-se realtà: slovena, goriziana, friulana… Tendenzialmente qui, ognuno pensa a coltivare il proprio orticello ed è difficile creare rapporti, anche tra le stesse scuo-le di musica. Infatti quando abbiamo ini-ziato con l’orchestra civica pensavamo

che, dopo il successo iniziale, l’entusia-smo scemasse. Invece non è stato così.Ben venga! Ma ci racconti un po’ come e perché è nata l’orche-stra civica di fiati Città di Gorizia.L’orchestra nasce perché Gorizia ha una tradizione musicale antica: qui c’era la banda già dalla fine del ‘700, che poi è diventata comunale negli anni successi-vi. Con le guerre mondiali la sua atti-vità si è interrotta, ma dopo la seconda guerra mondiale nessuno ha più pensato di ripristinarla. Creare un’orchestra sin-fonica, anche a livello finanziario, era un’ipotesi distante da Gorizia e quindi ho pensato ad un’orchestra a fiati su modello di quelle belghe e olandesi. Pian piano, dopo quasi un anno di la-voro e con il sostegno del Comune di Gorizia e del Lions Club Gorizia Host che sono soci fondatori, l’11 novembre 2000 abbiamo tenuto il nostro primo concerto presso la palestra dell’Unio-ne Ginnastica Goriziana ed è stato un successo clamoroso, con 1000 spetta-tori. Certo, non mi sono fatto illusioni, perché poteva essere solo l’entusiasmo iniziale, invece sono sette anni che la gente ci segue, ascolta i nostri cd…Avete anche inciso quindi.Sì, abbiamo inciso tre cd, uno ogni due anni. In programma c’è anche un dvd. In cosa consiste l’attività dell’orchestra?Noi teniamo circa 15 concerti all’an-no. L’inizio della stagione è ai pri-mi di marzo e si chiude a dicembre.E i vostri concerti interessano la regione o vi esibite anche su scala più ampia?Principalmente ci esibiamo a livello regionale, ma abbiamo suonato an-che a Cortina, a Carpi e in Austria.E per Lei cosa significa e cosa implica essere il direttore di questa orchestra?Guarda, io ho la mania di spostare, raddoppiare, modificare le parti. Cer-co sempre di metterci del mio per av-vicinarmi il più possibile all’originale. Sai, ci sono parecchie trascrizioni (per orchestre a fiati di partiture nate per orchestre sinfoniche, ndr), soprattutto quelle olandesi, che sono spesso stra-ne. Quindi cerco sempre di renderle più consone al suono dell’orchestra a fiati.Avete in programma dei concerti che possono interessare la città di Gorizia?Sì. il 20 dicembre terremo un con-certo di Natale presso l’Auditorium della Cultura Friulana, che rientra in una serata organizzata da ADO, ADMO e ADVSG sezione di Gorizia.E noi invitiamo tutti a venirvi a sentire.

Isabella Ius

Prima di tutto una breve introduzione per questo quartetto tutto friulano. Gli Amari, questo il loro nome, suonano in-sieme da una decina di anni e con l’eti-chetta RiotMaker sono ormai giunti al loro quinto album. Il vero “botto”, al-meno nel mondo del indie rock italiano, l’hanno avuto nel 2005, anno di uscita di Grand Master Mogol. Grande album dove c’erano almeno tre canzoni spetta-colari come: conoscere gente sul treno, bolognina revolution e campo minato, il cui video è stato girato qui a Gorizia.Ora, il suond della loro ultima fatica, Scimmie d’amore, non si discosta molto da quello di Grand Master Mogol. Le me-lodie ricordano molto il pop anni ’80 an-che se le inflessioni verso l’elettronica ed

anche l’indie rock non mancano di certo.Ad un primo ascolto l’album piace an-che se in certi momenti la somiglian-za con il predecessore è forse troppo forte. Che sia proprio vero, come can-tava anche Capareza, che il secon-do album è sempre il più difficile? Comunque il disco è bello e completo nel suo insieme, forse manca della can-zone che ti permette di essere ascoltato nelle radio main stream. Ma di certo il singolo Le gite fuori porta, bellissimo il video con la presenza di un Frankie Hi-Nrg nel ruolo del boss cattivo, le can-zoni fiamme nel bicchiere e il raffred-dore delle donne hanno tutte le carte in regola per diventare delle piccole hit.Acquisto consigliato a tutti gli aman-ti della musica non proprio commer-ciale che sono alla ricerca di qual-cosa di diverso, con gli Amari e con il loro pop sbagliato si va sul sicuro.

Marco Brandolin

Siedo in un aeroporto, in attesa, mentre tento di scrivere della musica di New Adventures In Hi-Fi. Siedo tra le centinaia di viaggiato-ri che mi scorrono accanto, senza notarmi. Resto tra i loro bagagli. Tra i cappotti. Tra i passi ed i movimenti affrettati. Tra gli orari. Riempio di inchiostro le pagine di un picco-lo taccuino, su questa scomoda panchina di terminal, e so che non vale la pena di guar-dare dalle finestre perché tanto non c’è nulla da vedere, fuori già da un pezzo è notte fatta.Scelgo di scrivere di questo disco mentre sto partendo, e mi dico che non è per caso. Perché parlare delle canzoni che ascolto è parlarti di separazioni, di addii; è parlarti di ciò che ti lasci alle spalle di volta in volta, e che non torna. Di come ti senti stanco e confuso quando ti trovi a giacere da qual-che parte, in mezzo a tutti quegli sconosciu-ti, come una valigia dimenticata, un sacco buttato alla meno peggio in un mondo che non riesci a conoscere, a toccare e fare tuo.Queste canzoni sono le tue canzoni, lo ca-pisci mentre s’intrecciano nella loro trama di disillusione e rabbia. Registrate anch’esse in viaggio, durante un’interminabile serie di concerti, del viaggio hanno la stessa soli-tudine e la stessa nervosa spossatezza – la rassegnazione con cui sempre ti prepari a questa corsa che pare non avere mai fine, la rassegnazione con cui ti chiedi quanto fia-to ti resta ancora da giocarti. Io so che tu vorresti fermarti. Vorresti arrenderti. Vol-tarti e, per una volta, non andare. Trovarti un rifugio. Restare, non essere lontano. Mica vuoi tanto. Solo un piccolo angolo

dove non faccia freddo e si possa piange-re. Non piangeresti mai qui. Non qui. Non in un aeroporto, sotto tutti questi occhi che non conosci. Qui tutto quello che hai è uno sguardo infossato e stanco e qualcosa che dentro di te grida basta. E la tua partenza.New Adventures In Hi-Fi è questo percor-so amaro che hai scelto di battere. Le chi-tarre sembrano grattare, tanto sono scarne e pesanti. Le loro note sono secche, il loro suono è quello di qualcosa che si frantuma irrimediabilmente, che va in pezzi. Per ca-pirlo, basta ascoltare brani come ‘Leave’, ‘Departure’, ‘Low Desert’, ‘Bittersweet Me’ – e, soprattutto, le bellissime ‘E-Bow The Letter’ e ‘So Fast, So Numb’. A queste si alternano momenti di maggiore intimità (‘New Test Leper’, ‘Be Mine’), la confes-sione della propria fragilità – perché alla fine tutto si riduce a questo, no? Alla tua debolezza. Alla sorpresa che ti coglie ogni giorno nel vederti un po’ più magro allo specchio. I tuoi occhi diventano sempre più aridi. Le tue notti perdono il sogno. E capi-sci che per quanto tu possa mangiare sen-tirai sempre questa fame; hai fame, fame, fame, hai fame ed intanto questa cosa senza nome continua a scavarti dentro, lasciandoti stanco e nudo. Partendo porterai con te la tua pioggia. Nelle tue tasche. Nei tuoi ca-pelli. E fuori sarà sempre notte e continue-rai a non volerla guardare. Ma loro non ti lasceranno mai piangere. No, tu non vorrai mai piangere. Non qui. Non in un aeroporto.

Rodolfo Toè

NEW ADVENTURES IN HI–FI (R.E.M.)

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Sconfi nare Novembre Dicembre 200714Scripta manent

Salman Rushdie è il simbolo del fatto che spes-so una minaccia di morte può essere benefi ca per la fama e per le vendite, per chi fa cultura. Penso che molto pochi lettori non abbiano mai sentito parlare della Fatwah lanciatagli contro dall’ayatollah Khomeini dopo la pubblica-zione del suo libro più famoso e controverso, “I versetti Satanici”. Ebbene, questa tragedia (Rushdie non può girare in nessun paese ara-bo, perché secondo la fatwah chiunque voglia bo, perché secondo la fatwah chiunque voglia può ucciderlo senza essere punito dalle leggi, e può ucciderlo senza essere punito dalle leggi, e anzi, si guadagna il paradiso) l’ha trasportato di anzi, si guadagna il paradiso) l’ha trasportato di colpo sulle prime pagine di tutti i giornali, ed colpo sulle prime pagine di tutti i giornali, ed è diventato rappresentante sommo della liber-è diventato rappresentante sommo della liber-tà di pensiero contro i fondamentalismi, come tà di pensiero contro i fondamentalismi, come il premio Nobel 2006 Orhan Pamuk. Ed è con il premio Nobel 2006 Orhan Pamuk. Ed è con questa fama “extraletteraria” che io, povero let-questa fama “extraletteraria” che io, povero let-tore medio, ho dovuto fare i conti; ed è con una tore medio, ho dovuto fare i conti; ed è con una certa forma di pregiudizio che mi sono avvici-certa forma di pregiudizio che mi sono avvici-nato a “I fi gli della Mezzanotte”, un libro meno nato a “I fi gli della Mezzanotte”, un libro meno famoso di quello che gli è valso la maledizione famoso di quello che gli è valso la maledizione del mondo islamico, ma di cui avevo sentito del mondo islamico, ma di cui avevo sentito dire un gran bene. Intendo dire, il mio pensiero dire un gran bene. Intendo dire, il mio pensiero era: è famoso solo per la situazione in cui si è era: è famoso solo per la situazione in cui si è trovato, o vale effettivamente la pena leggerlo? trovato, o vale effettivamente la pena leggerlo? Devo dire che senza ombra di dubbio ne è valsa Devo dire che senza ombra di dubbio ne è valsa la pena. Non solo Rushdie è un ottimo scrittore, la pena. Non solo Rushdie è un ottimo scrittore, ma è anche uno dei massimi di quest’epoca. E ma è anche uno dei massimi di quest’epoca. E “I fi gli della Mezzanotte”, scritto nel 1981, è il “I fi gli della Mezzanotte”, scritto nel 1981, è il suo capolavoro. Nonostante il titolo sembri ri-suo capolavoro. Nonostante il titolo sembri ri-mandare ad un’ambientazione estiva, nel pieno mandare ad un’ambientazione estiva, nel pieno della movida, in realtà il libro è di una comples-della movida, in realtà il libro è di una comples-sità eccezionale. Ma andiamo con ordine. I fi gli sità eccezionale. Ma andiamo con ordine. I fi gli della mezzanotte che danno il titolo al libro sono della mezzanotte che danno il titolo al libro sono 1001 bambini che nascono in India allo scoc-1001 bambini che nascono in India allo scoc-care della mezzanotte del 15 agosto 1947, data care della mezzanotte del 15 agosto 1947, data fondamentale per il loro Paese. Infatti, si tratta fondamentale per il loro Paese. Infatti, si tratta dello stesso momento in cui l’India diventa in-dello stesso momento in cui l’India diventa in-dipendente. Ecco che quindi i bambini nati in dipendente. Ecco che quindi i bambini nati in quest’ora così importante sono tutti dotati di su-quest’ora così importante sono tutti dotati di su-perpoteri: c’è chi riesce a passare attraverso gli perpoteri: c’è chi riesce a passare attraverso gli specchi, chi è talmente bello da bruciare chi lo specchi, chi è talmente bello da bruciare chi lo guarda, chi ha poteri da alchimista. Ma nessuno guarda, chi ha poteri da alchimista. Ma nessuno ha la capacità di Saleem Sinai, il protagonista, ha la capacità di Saleem Sinai, il protagonista, di entrare nelle menti altrui: infatti, è telepati-di entrare nelle menti altrui: infatti, è telepati-co. Per questo, riesce a conoscere molte cose di co. Per questo, riesce a conoscere molte cose di cui non è testimone diretto; e per questo, il libro cui non è testimone diretto; e per questo, il libro è narrato in prima persona dallo stesso Saleem è narrato in prima persona dallo stesso Saleem che, ormai giunto alla fi ne della sua tragicomi-che, ormai giunto alla fi ne della sua tragicomi-ca vita, ne ripercorre le tappe. Ed appare subito ca vita, ne ripercorre le tappe. Ed appare subito chiaro come la sua vita sia intrecciata con quella chiaro come la sua vita sia intrecciata con quella della nazione in cui vive, e che questo sia una della nazione in cui vive, e che questo sia una maledizione ed un dono della mezzanotte. Ogni maledizione ed un dono della mezzanotte. Ogni azione è legata a momenti particolari dell’India; azione è legata a momenti particolari dell’India; ogni sviluppo nella sua storia personale causa ogni sviluppo nella sua storia personale causa

cambiamenti nella macrostoria. Tutto è le-gato, tutto si tiene; e questo non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Infatti, buona

parte della complessità di costruzione del libro deriva dal fatto che esso non narra la singola vita di Saleem, ma comincia da quella di Aa-dam, suo nonno, per poi risalire al contempora-neo. “Per comprendere una persona, dovete in-ghiottire il mondo”; questa è la regola del libro. Ed effettivamente, il libro contiene un mondo: è un romanzo di formazione, la storia di una famiglia, un romanzo storico, un esempio som-mo di realismo magico, persino un giallo,sotto mo di realismo magico, persino un giallo,sotto certi aspetti. E proprio qui sta la grandezza di Rushdie, il suo genio: nel fatto che il libro sia enormemente complesso, che ogni singola pa-gina offra motivi di rifl essione, che si sommi-no storie su storie, che personaggi spariscano e ritornino dopo centinaia di pagine, che ogni frase sia poi richiamata in un altro contesto, e che nonostante ciò il libro scorra via con “piedi di vento”. Rushdie scrive benissimo, con ironia e leggerezza, e riesce a tenere viva la tensione, a richiamare l’attenzione, come ogni migliore giallista dovrebbe fare; ma nello stesso tempo, questo non impedisce al suo romanzo di essere un capolavoro, raramente eguagliato nella no-stra epoca in quanto a profondità. Grazie ad un linguaggio simbolico ricchissimo, Rushdie rie-sce a parlare con la somma semplicità di tutti i problemi maggiori, sia storici che esistenziali; e il suo protagonista diventa il simbolo di ciò che tutti, più o meno, oggi siamo- sradicati, cittadini del mondo, dotati di molteplici identità spesso in disaccordo tra loro- . Così, la storia dell’In-dia moderna, britannica e induista, occidentale e legata alle antiche superstizioni, industriale e contadina, ma anche avanzatissima e nello stes-so tempo nella più grave arretratezza, assurge a esempio delle contraddizioni del nostro mondo globale; e Saleem, “pieno di crepe”, non pie-namente indiano, né pienamente musulmano, né del tutto inglese, ma un po’ di tutto ciò, a suo agio ovunque e da nessuna parte, rappre-senta tutti noi. E in questo discorso rientra il destino dei fi gli della mezzanotte. Essi, legati a doppio fi lo alla loro nazione, sono il simbo-lo dell’India arcaica, magica, che dovrà essere dimenticata dal nuovo Stato indipendente e moderno, e quindi dovranno essere distrutti; o forse sono la nuova speranza di una nazione giovane, i nuovi superuomini che innalzeran-no l’orgoglio indiano nel futuro? Naturalmente non vi anticipo come fi nirà, ma per scoprirlo vi invito a leggere un libro che vi farà affa-scinare ad un’altra cultura e che, nello stesso tempo, vi spiegherà come pochi altri la vostra.

Giovanni Collot

I fi gli della mezzanotteSalman Rushdie Datemi pure della campanilista, ma

sono convinta che non vi siano tanti luoghi, in Italia, più belli e dolci ri-spetto alla mia regione, il Trentino- Alto Adige. Abbiamo paesaggi mozzafi ato, ver-di vallate impreziosite da vigneti e frutteti, montagne maestose, fi umi, cascate, laghetti incastonati nella roccia, dalle sfumature di colore spesso incantevoli...Pensate che v’è anche una leggenda altoatesina che decan-ta questi luoghi tanto ameni e si propone, pure, di spiegare da dove derivi la loro bel-tà. Beh, la spiegazione è piuttosto sempli-tà. Beh, la spiegazione è piuttosto sempli-ce. Dio dopo aver creato tutto il mondo si fermò per riposare, ma gli angeli gli ricor-darono che si era dimenticato di una cosa importante: il Tirolo. E allora il buon Si-gnore dell’Universo creò il proprio capola-voro, e dopo aver fi nito di spruzzarci sopra neve, genziane ed erbe, ci andò a riposare.Ma questo Dio un po’ sbadato, spes-se volte – a mio parere- si dimenticò di garantire alla popolazione di questo Eden anche un po’ di felicità, oltre che un ambiente tanto bello in cui vivere.Le genti del Trentino - Alto Adige hanno do-vuto infatti soffrire tanto, e soprattutto nel-l’ultimo secolo. Prima gli italiani tra Salorno e Borghetto hanno dovuto convivere per se-coli con la dominazione Austro – Ungarica, fi no a che, il primo confl itto mondiale, non ha permesso loro di ricongiungersi alla pro-pria madrepatria, il Regno d’Italia. Poi, qua-si per uno scherzo del destino, gli oppressori si sono trasformati in oppressi e proprio il concludersi della guerra ha segnato l’inizio del tormento di 250 000 altoatesini di lin-gua tedesca, ricompresi all’interno del nuo-vo confi ne italiano del Brennero. Tra le due guerre sono stati costretti a subire gli aspetti peggiori del fascismo, come il duro processo di italianizzazione promosso da Tolomei, la tragedia delle Opzioni ( ovvero il loro eso-do organizzato) e poi l’occupazione nazista. Nel secondo dopoguerra, dopo una prima richiesta di autodeterminazione e ricongiun-gimento all’Austria, gli altoatesini, guidati dalla Sudtiroler Volkspartei, hanno lottato strenuamente per ottenere l’autonomia pro-messa dagli accordi De Gasperi- Gruber, e concessa con ritardi e lacune dal governo di Roma. Il primo esperimento autonomistico si è rivelato però un sostanziale fallimento, tanto da indurre alcuni gruppi di sudtirolesi a

Gianni FlaminiBrennero Connection

tornare a reclamare il diritto all’autodecisio-ne, questa volta però attraverso la dinamite.E “ Brennero Connection” di Gianni Flami-ni parla proprio di questo, dei bui anni del terrorismo altoatesino che ha martoriato la regione per un periodo lunghissimo (1956 - 1988), avente il proprio apogeo negli anni sessanta. Il libro di Flamini, oltre ad essere molto accurato e preciso nelle spiegazioni, molto accurato e preciso nelle spiegazioni, ha il pregio di essere l’unica opera recen-ha il pregio di essere l’unica opera recen-te sul tema e di raccogliere e fondere tutti te sul tema e di raccogliere e fondere tutti dati e le conoscenze messe a disposizione, dati e le conoscenze messe a disposizione, nel corso degli anni, da fonti giornalistiche nel corso degli anni, da fonti giornalistiche o politiche. Importantissimo, in questo sen-o politiche. Importantissimo, in questo sen-so, è stato il lavoro del sen. Marco Boato, il so, è stato il lavoro del sen. Marco Boato, il primo ad interrogarsi sul ruolo che i corpi primo ad interrogarsi sul ruolo che i corpi militari di polizia e di sicurezza dello Stato militari di polizia e di sicurezza dello Stato hanno avuto in connessione alle vicende del hanno avuto in connessione alle vicende del Sudtirolo. Ne emerge un quadro a tinte fo-Sudtirolo. Ne emerge un quadro a tinte fo-schissime, in cui l’Alto Adige si confi gura schissime, in cui l’Alto Adige si confi gura come una specie di laboratorio in cui fu spe-come una specie di laboratorio in cui fu spe-rimentato, per la prima volta, un fenomeno rimentato, per la prima volta, un fenomeno mostruoso: quello della “Strategia della mostruoso: quello della “Strategia della Tensione”. E’ qui che, già a partire dagli Tensione”. E’ qui che, già a partire dagli anni ’60, gli apparati dello Stato superarono anni ’60, gli apparati dello Stato superarono la sottile soglia tra informazione e provoca-la sottile soglia tra informazione e provoca-zione. L’informazione è data dal fatto che zione. L’informazione è data dal fatto che gli apparati debbano infi ltrarsi in gruppi ter-gli apparati debbano infi ltrarsi in gruppi ter-roristici per cercare di conoscerne e control-roristici per cercare di conoscerne e control-larne le mosse. Il passaggio da informazio-larne le mosse. Il passaggio da informazio-ne a provocazione avviene quando,invece, ne a provocazione avviene quando,invece, sapendo il tipo di attività in atto, anziché sapendo il tipo di attività in atto, anziché prevenirla o reprimerla si interviene per prevenirla o reprimerla si interviene per alimentarla attivamente. Questo comporta-alimentarla attivamente. Questo comporta-mento “deviante”, estraneo ai compiti isti-mento “deviante”, estraneo ai compiti isti-tuzionali degli apparati, fu purtroppo attua-tuzionali degli apparati, fu purtroppo attua-to troppe volte nella storia dell’Alto Adige. to troppe volte nella storia dell’Alto Adige. Il libro di Flamini, oltre alla cronistoria del Il libro di Flamini, oltre alla cronistoria del dramma altoatesino, ci permette dunque di dramma altoatesino, ci permette dunque di addentrarci alle origini di quella storia uffi -addentrarci alle origini di quella storia uffi -ciosa che tanto infl uenzò la propria contro-ciosa che tanto infl uenzò la propria contro-parte pubblica nel secondo dopoguerra ita-parte pubblica nel secondo dopoguerra ita-liano. Certo, i toni usati dall’autore scadono liano. Certo, i toni usati dall’autore scadono qualche volta in quelli di una spy-story più qualche volta in quelli di una spy-story più che mantenersi su quelli neutri di un’in-che mantenersi su quelli neutri di un’in-chiesta giornalistica, ma al di là di questa chiesta giornalistica, ma al di là di questa piccola critica mi sento di consigliare il suo piccola critica mi sento di consigliare il suo libro a tutti coloro che vogliano strappare libro a tutti coloro che vogliano strappare il velo di ignoranza che per troppo tempo il velo di ignoranza che per troppo tempo ha circondato le tristi vicende altoatesine. ha circondato le tristi vicende altoatesine.

Elisa CalliariElisa Calliari

Le uova del dragoPietrangelo Buttafuoco

Il libro “Le uova del drago” di Pietrangelo Butta-Il libro “Le uova del drago” di Pietrangelo Butta-fuoco fu osannato nel Natale scorso come il libro fuoco fu osannato nel Natale scorso come il libro che avrebbe ridato fi ato ad una nuova letteratura che avrebbe ridato fi ato ad una nuova letteratura di destra, ad un revisionismo storico che sta tor-di destra, ad un revisionismo storico che sta tor-nando di moda, come ultimamente ci ha ricor-nando di moda, come ultimamente ci ha ricor-dato Storace. Ma se nella politica appellarsi al dato Storace. Ma se nella politica appellarsi al revisionismo storico dei fatti è inattuale, patetico revisionismo storico dei fatti è inattuale, patetico e anacronistico, in un ambito accademico, o più e anacronistico, in un ambito accademico, o più genericamente della cultura, risulta un’impresa genericamente della cultura, risulta un’impresa degna di uno Stato un po’ più evoluto del vecchio degna di uno Stato un po’ più evoluto del vecchio separativismo fascismo/comunismo. La cultura, separativismo fascismo/comunismo. La cultura, ancora oggi, si crede monopolizzata dai comuni-ancora oggi, si crede monopolizzata dai comuni-sti e dalla letteratura di sinistra. Vero e non vero. sti e dalla letteratura di sinistra. Vero e non vero. Vero nella misura in cui effettivamente viene ri-Vero nella misura in cui effettivamente viene ri-presa una storia, che probabilmente ha fatto par-presa una storia, che probabilmente ha fatto par-te più dell’immaginario dei tanti che non della te più dell’immaginario dei tanti che non della storia effettiva dei fatti, soprattutto se smitizza-storia effettiva dei fatti, soprattutto se smitizza-ta da eventi più importanti della seconda guerra ta da eventi più importanti della seconda guerra mondiale. Storia che comunque vuole, pretende, mondiale. Storia che comunque vuole, pretende, una rilettura dell’invasione americana dell’isola una rilettura dell’invasione americana dell’isola siciliana, nei suoi eroi, da un lato e dall’altro, nel-siciliana, nei suoi eroi, da un lato e dall’altro, nel-la rilettura anche dell’aggettivo di “codardi” in la rilettura anche dell’aggettivo di “codardi” in coloro che hanno lasciato e che sono andati sul coloro che hanno lasciato e che sono andati sul continente. Un’amnistia e un riconoscimento, a continente. Un’amnistia e un riconoscimento, a perdenti e vincitori, per il loro credo, per le lotte perdenti e vincitori, per il loro credo, per le lotte che hanno portato avanti fi no al fango e all’oblio. che hanno portato avanti fi no al fango e all’oblio. Non vero, nella misura in cui tale rilettura non Non vero, nella misura in cui tale rilettura non deve però rappresentare l’altro estremo, poiché deve però rappresentare l’altro estremo, poiché si ridurrebbe al racconto di un padre nostalgico ai propri fi gli, si riempirebbe di elementi fuo-ri dall’immaginario che ne sottolineerebbero l’aspetto fi abesco. Una rilettura storica non si può fare nella radicalizzazione degli eventi. E questo, sul confi ne dei nostri studi, anco-ra non è molto chiaro. In un certo senso, è un peccato che ci si ricreda davanti ad un libro da trasposizione per uno dei fi lm storici di rete 4.

Eppure, ad una lettura abbastanza attenta, si no-Eppure, ad una lettura abbastanza attenta, si no-tano elementi non secondari e che, a mia lettura, rendono il libro incredibilmente attuale (e non so se l’autore se ne sia del tutto reso conto). In-nanzitutto perchè la protagonista è una donna, agente dei servizi segreti tedeschi che in Sicilia avrebbe dovuto tenere le “uova del drago”, os-sia il segreto che avrebbe permesso la continui-tà dell’ideale fascista anche dopo la guerra. In un’Italia ancora così indietro nel ruolo femmini-le, un personaggio eroico in rosa è sicuramente un simbolo positivo. Inoltre, l’importanza duran-te il racconto data al centro di studi nucleari di Catania, che rappresentano una storia dimenti-cata dal nostro paese, ora tanto infervorato dalla questione. Terzo punto, una rilettura della lotta alla mafi a durante il fascismo, e il ruolo degli USA nel suo ritorno nella Sicilia liberata, che non è più argomento di strumentalizzazione ma forse un dato da studiare al giorno d’oggi (come, quando, dove si agì). Infi ne, l’elemento milita-re: il rimettere in gioco quei giudizi forse trop-po avventati su chi era in guerra da parte di chi, pateticamente, giudica tra le righe dei libri. Non voglio ricadere nello stesso errore sia chiaro. Ma una lettura come questa, anche se non convince del tutto, almeno ci invita a rimettere in questio-ne cose su cui forse eravamo troppo certi. Come disse Enzo Biagi: “in una democrazia tutti posso-no parlare, ma non si è obbligati ad ascoltare”. E questo è il mio tributo al giornalista scomparso.

Edoardo Buonerba

Sarajevo, mon amourJovan Divijak

“Tutti i problemi sono iniziati in Kosovo e tut-ti fi niranno là”. Parlava così il 10 ottobre scor-so, a due mesi esatti dalla scadenza dei vani negoziati serbo-kosovari, Jovan Divjak. Lui, settantenne, ama defi nirsi “cittadino di mon-do”. Anche se viene da una regione dove la genealogia è drammaticamente legata all’in-fausto concetto di popolo nazione (il Narod). Anche se il mondo preferirebbe dimenticarsi di questa sua regione e di questi suoi popoli.Qualcuno ha scritto che “se avessimo chia-mato i Balcani Balkanistan magari avremo capito un po’ di più”. Il punto è che i Balcani non sono di moda. Non se ne parla più, se non sporadicamente. E, quando lo si fa, prevalgo-no gli aspetti negativi, i lati misteriosi, oscuri. Jovan Divjak tenta d’accendere un lumino in questa zona d’ombra. Lo fa dalle righe del suo Sarajevo, mon amour. Un libro-intervista che è autobiografi a, opera storica e letteraria al contempo. E’ la storia di un uomo che scelse l’amore per la sua città, Sarajevo appunto. No-nostante fosse un generale della Jna (l’Esercito popolare jugoslavo), nonostante la carta d’iden-tità indicasse, impietosamente, la sua prove-nienza serba, l’8 aprile 1992, Jovan scelse di schierarsi con “gli altri”, con lo Stato Maggiore di quello che sarebbe diventato, tre mesi dopo, l’esercito della Bosnia Erzegovina. La storia non scappò alla redazione del New York Times che nel luglio del 1992 titolò: “Il serbo, combat-che nel luglio del 1992 titolò: “Il serbo, combat-tendo contro i serbi, sta difendendo Sarajevo”. Ma la storia non fi nisce qui. Non con quelle mille notti asserragliati nella città serraglio (Sa-rajevo dal turco saray che signifi ca serraglio), Jovan incalzato dall’intervistatrice Florence La Bruyére, si spinge oltre. Cerca di offrire una ricostruzione, utile anche agli storici, degli av-venimenti che portarono alla defl agrazione del confl itto tra il 1992 e il 1995. Condannando,

senza mezzi termini, gli orrori altrui: i crimino-senza mezzi termini, gli orrori altrui: i crimino-si gruppi paramilitari di Arkan e di Seslj, e gli si gruppi paramilitari di Arkan e di Seslj, e gli incresciosi fatti di Markele, Gorazde e della più incresciosi fatti di Markele, Gorazde e della più nota Srebenica. Ma condannando, con la stessa nota Srebenica. Ma condannando, con la stessa onestà, gli orrori commessi dal suo “ben mise-onestà, gli orrori commessi dal suo “ben mise-ro esercito” (ad esempio nel paesotto serbo di ro esercito” (ad esempio nel paesotto serbo di Bradina), e dagli altri gruppi bosniaci unitisi Bradina), e dagli altri gruppi bosniaci unitisi nella battaglia, i Beretti Verdi e i membri della nella battaglia, i Beretti Verdi e i membri della Bosna, una delle componenti della difesa territo-Bosna, una delle componenti della difesa territo-riale bosniaca (DTO) ai tempi della Jugoslavia. riale bosniaca (DTO) ai tempi della Jugoslavia. Nessuno dei protagonisti è escluso. Tudman, Nessuno dei protagonisti è escluso. Tudman, Karadzic, Mladic, Izetbegovic e i caschi blu Karadzic, Mladic, Izetbegovic e i caschi blu olandesi: tutti messi al banco degli imputati. olandesi: tutti messi al banco degli imputati. Jovan Divijak però non vuole urlare i nomi dei Jovan Divijak però non vuole urlare i nomi dei colpevoli alla sorda giustizia internazionale. colpevoli alla sorda giustizia internazionale. Vuole, piuttosto, far conoscere la sua versio-Vuole, piuttosto, far conoscere la sua versio-ne dei fatti, presentarli così come li ha vissuti ne dei fatti, presentarli così come li ha vissuti lui, da generale. Generale di una guerra com-lui, da generale. Generale di una guerra com-battuta sul cortile di casa nostra ma che noi, battuta sul cortile di casa nostra ma che noi, europei ancora poco integrati, abbiamo prefe-europei ancora poco integrati, abbiamo prefe-rito guardare dalla fessura delle saracinesche. rito guardare dalla fessura delle saracinesche. Oggi Jovan Divijak è il presidente di un’asso- Oggi Jovan Divijak è il presidente di un’asso-ciazione, L’Educazione costruisce la Bosnia ciazione, L’Educazione costruisce la Bosnia Erzegovina, che aiuta gli orfani di guerra a ri-Erzegovina, che aiuta gli orfani di guerra a ri-costruirsi un presente dai banchi di scuola. La costruirsi un presente dai banchi di scuola. La sua storia d’uomo, prima che di generale, merita di essere raccontata. Divulgata per scongiurare che tra qualche anno, per non dire mese, ci ri-troveremo a leggere un Pristina, mon amour, piuttosto che un Banja Luka, mon amour. Storie di uomini costretti a scegliere nel fra-stuono del silenzio internazionale e europeo.

Davide Lessi

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Sconfinare2007 Novembre - Dicembre 15Stile libero - Relax

Il destino a volte e' beffardo. La settimana dopo il ritorno nei palinsesti televisivi di

D a n i e l e Luttazzi, se ne va', defitiva-m e n t e , E n z o B i a g i . Non cre-do serva ricordare cosa le-gava due p e r s o n e cosi' di-verse, con mest ier i cosi' di-

versi ep-pure cosi' simili. Il primo un comico, o un autore satirico come sono certo preferisce essere definito, il secondo un giornalista, forse Il Giornalista in Italia insieme a Mon-tanelli. Enzo Biagi disse, poche settimane prima di spegnersi, che non voleva essere ricordato per il cosiddetto “diktat bulgaro” con cui Berlusconi, allora Presidente del consiglio, liquido' la questione riguardante lui, Santoro e Luttazzi. Cerchero' allora di rendere onore alla volonta' del Giornalista e dell'Uomo parlando di cos'altro legava i due: l'amore disincantato per la verita'. En-trambi epurati dalla tv di stato per non aver nascosto il loro pensiero riguardo la situa-zione politica italiana. E se Biagi in RAI, la sua casa per decenni, alla fine e' riuscito a tornarci grazie alla sua fama, Luttazzi pro-prio per la sua fama (di piantagrane) proba-bilmente non ci tornera' piu'.E' un personaggio scomodo Luttazzi, non ha mai risparmiato nessuno con le sue sferzate (per commentare la visita di Papa Giovanni Paolo II ai terremotati in Umbria disse: “ma siamo proprio sicuri che il modo migliore per confortare dei terremotati sia mandar loro un uomo col parkinson?”) non ha mai nascosto il suo pensiero, ha spesso rifiutato il politically correct che in Biagi, personalmente, non apprezzavo. Sono infat-ti convinto che l'informare le persone spes-so debba coincidere con lo scavare un solco nel pensiero dell'informato, soprattutto in un paese politicamente apatico come il no-stro ed ecco dove Luttazzi (e anche il fatal Travaglio) a mio avviso e' sempre riuscito, paradossalmente da comico, e dove molte illustri firme del giornalismo italiano spes-so falliscono. Decameron dava infatti sfogo alla necessità di molti italiani di sentirsi dire le cose, anche le più inquietanti, dato che i telegiornali da anni si rifiutano di farlo per gli ordini che ricevono dall'alto. Non è un caso che Decameron fosse il programma più seguito dell'intero palinsesto di La7, con picchi di 3.000.000 (tre milioni) di spettato-ri, il che, considerato il canale e l'orario a cui andava in onda, indica che quello di Luttaz-zi era un pubblico decisamente interessato a quanto il comico romagnolo aveva da dire. Ciò nonostante i vertici di La7 hanno deciso di chiudere il programma per una battuta, considerata scurrile e oscena. La battuta in-criminata è la seguente: “dopo quattro anni di guerra in Iraq, 3.900 soldati americani uccisi, 85.000 civili iraqeni ammazzati e tutti gli italiani morti sul campo anche per colpa

di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il corag-gio di dire che in fondo lui era contrario alla guerra in Iraq! Come si fa a sopportare una cosa del genere?” “Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema: penso a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno, con Berlusconi e Dell'utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadoma-so che li frusta! Và già meglio, no?”. Questa battuta è andata in onda per ben due volte (è stata anche fatta la replica della quinta ed ultima puntata) prima di essere considerata offensiva nei confronti di Giuliano Ferrara, inoltre essa fa parte del repertorio luttazzia-no da almeno un anno e mezzo e nessuno ha mai urlato allo scandalo. Faccio anche notare che in pochi hanno compreso che in essa era presente un rimando alle vessazioni e umiliazioni subite dai prigionieri iraqe-ni nel carcere di Abu Ghraib e quindi era una geniale battuta nella battuta. La cosa più grave rimane comunque il fatto che le persone non si scandalizzano per quanto affermato da Berlusconi, ma per la coprofa-gia, il sadomasochismo e altre amenità e ciò dovrebbe stimolare una riflessione in tutti noi; è un po' come quando il saggio indica la luna e lo sciocco guarda il dito. Daniele è stato costretto a far intervenire i carabinieri affinchè il suo lavoro passato e futuro non fosse cancellato, intenzione questa dei fun-zionari di La7, che come lui stesso racconta sul suo blog, cacciarono sia lui sia Franza di Rosa (la regista di Decameron) dalla saletta di montaggio dove stavano lavorando all'ul-tima puntata. Ad ogni modo, questa sesta puntata non diventerà il “quarto segreto di Fatima”: essa andrà interamente in scena in un teatro romano (si parlava dell'Ambra Jovinelli).Un' altra cosa inquietante è che non si sa in verità cos'abbia spinto alla chiusura del programma. L'accusa di aver offeso un col-lega di La7 (Ferrara) sembra decisamente pretestuosa: la puntata è andata in onda non una, ma due volte prima che scattasse la censura di La7, quindi c'è da chiedersi chi ha commissionato la chiusura e per-chè, oppure cosa temeva La7 da Luttazzi. Quesiti per cui probabilmente mai avremo una risposta. Certo è che rimane l'amaro in bocca pensando a quanto di buono aveva fatto La7 per affermarsi come rete libera e indipendente (Telecom permettendo, ov-viamente) e di come questo lavoro sia stato mandato a quel paese in pochi istanti: La7 ha perso agli occhi di moltissimi italiani la possibilità di essere considerata una rete li-bera con programmi di qualità e questo lo conferma sia l'affluenza al blog di Luttazzi (50.000 visite pochi minuti dopo la compar-sa degli articoli sui siti di repubblica e del corriere), sia i messaggi di indignazione sui vari blog di La7. L'amaro in bocca aumen-ta quando si leggono articoli di cosiddetti “critici televisivi” come Aldo Grasso che sul Corriere ha scritto, oltre al fatto che la sati-ra politica non è il mestiere di Luttazzi, che questo fatto è legato alla mancanza di “eti-ca aziendale”, ovvero: “non si attaccano le persone con cui si lavora”. Come a dire che la cosa che manca in Italia non è la libertà d'espressione, ma l'etica aziendale.Ciao Daniele, ci vediamo a teatro... come al solito.

Edoardo Da Ros

Chi va... e chi torna e se ne va di nuovo

Il nuovo Statuto speciale proposto dal Con-siglio regionale del Friuli Venezia Giulia è entrato nel vivo dell’iter d’esame da parte del Parlamento nazionale. Dopo essere ap-prodato in commissione Affari costituzio-nali della Camera per un primo dibattito generale, a dicembre il testo sarà esaminato assieme agli emendamenti depositati entro il 30 novembre. Il percorso del disegno di legge, approvato dal Consiglio nel 2005, si presenta tutt’altro che facile. La proposta è nata dalle esigenze di adeguamento alla ri-forma del titolo V della Costituzione: invece di limitarsi a modificare le parti necessarie dello Statuto del 1963, si è preferito riscri-vere completamente il documento, aumen-tando dunque la possibilità di espansione delle competenze regionali e di conflitto con la Costituzione. A rendere la questio-ne ancor più delicata per lo Stato è il fatto che lo Statuto del Friuli Venezia Giulia è il primo ad essere sottoposto all’esame parla-mentare fra quelli delle cinque Regioni ad autonomia speciale in seguito alla modifica costituzionale. Il modo in cui la questione verrà trattata fungerà da precedente per Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. Il presidente della commissione Affari costi-tuzionali Luciano Violante e il ministro de-gli Affari regionali Linda Lanzillotta hanno già rilevato profili di incostituzionalità ri-guardo ad alcuni punti ben precisi. Secondo Violante, la nuova carta fonda l’autonomia speciale della Regione sul pluralismo lingui-stico ed etnico, mentre secondo la Costitu-zione essa discende da una decisione dello Stato sovrano, che la conferisce in base a ragioni storiche ed economiche. Infatti, fra le novità più rilevanti dello Statuto, vi sono la denominazione ufficiale della regione nel-le tre lingue riconosciute come minoritarie (sloveno, friulano e tedesco) accanto a quel-la in italiano e la presenza di un preambo-lo (in cui si sostiene che il Fvg “afferma la sua identità”, senza peraltro spiegare quale dovrebbe essere) che ha suscitato non po-che polemiche. Roberto Menia, deputato di AN, ha dichiarato che il nuovo testo si basa “su una inesistente identità quadrilingue”, mettendo in dubbio la qualificazione dei friulani come minoranza linguistica e sotto-lineando l’inconsistenza numerica dei ger-manofoni che risiedono al confine con l’Au-stria. Anche Alessandro Maran del PD non condivide il fondamento minoritario della specialità, in quanto il friulano “non costi-tuisce una fonte di identificazione collettiva di tipo esaustivo”, e dunque non permette l’individuazione di una comunità etnica. Durante la stesura del testo, l’opposizione di centro-destra aveva proposto di inserire nel preambolo un richiamo esplicito alle “radi-ci cristiane aquileiesi” della Regione, a cui è stata preferita una formula più “sfumata ed inclusiva” (“nel segno di Aquileia”). Una novità rilevante è rappresentata dal titolo II che raccoglie i principi fondamen-tali dell’operato della Regione (pluralismo, parità, pace, integrazione, tutela delle mino-ranze) con l’intento di fondo di coniugare principio personalistico e solidaristico. Il ministro Lanzillotta rileva che il testo in più parti sembra pariordinare i ruoli di Stato e Regione, ed esprime perplessità in particola-

re sul potenziamento dei poteri esteri: l’arti-colo 78 rimette ai decreti legislativi attuativi dello Statuto la definizione di presupposti e modalità dell’esercizio del potere sostituivo dello Stato nel caso in cui esso non adempia agli obblighi previsti dalla normativa inter-nazionale e comunitaria. Viene altresì attri-buito alla Regione un ruolo centrale nella promozione della cooperazione internazio-nale, soprattutto in ambito transfrontaliero. Al riguardo, Violante ha affermato che “la particolare concezione delle relazioni inter-nazionali” del Fvg va rispettata in virtù del-la sua natura di Regione di confine, ma ha ribadito che non deve confliggere con quella dello Stato. Altro punto controverso è quello dell’autonomia fiscale: l’articolo 70 introdu-ce la possibilità di modificare con legge re-gionale gli elementi sostanziali e formali ri-levanti ai fini dell’individuazione delle quote di tributi statali devolute alla Regione. Per quanto riguarda le competenze legislative, il disegno di legge riproduce l’elencazione delle materie di esclusiva competenza dello Stato e delle materie concorrenti e ribadisce il carattere residuale della legislazione regio-nale, ma individua anche un elenco di ma-terie di esclusiva competenza regionale per garantire maggiore chiarezza. Inoltre, inse-risce una serie di materie “legate alle condi-zioni di specialità del Friuli Venezia Giulia” da attribuire in via esclusiva alla Regione, come tutela, valorizzazione ed insegnamen-to delle lingue regionali e minoritarie, ge-stione dei porti e degli aeroporti, ed alcune “competenze aggiuntive”, fra cui quelle in materia di immigrazione, istruzione ed eco-nomia, da disciplinare con legge regionale fatte salve le competenze dello Stato. L’esame parlamentare del documento si preannuncia dunque ricco di ostacoli, anche perché il contemporaneo iter d’approvazione della finanziaria molto probabilmente dila-terà i tempi. Il fatto che si sia preferito abro-gare totalmente il vecchio Statuto ha dato la possibilità di ampliare i campi d’azione di una Regione dal “carattere policentrico” che sicuramente ha bisogno di spazio per gestire le sue particolarità, ma non bisogna dimenticare che l’Italia rimane uno Stato regionale, non federale, e dunque i tentativi troppo eclatanti di espansione potranno es-sere stroncati per incostituzionalità. L’inse-rimento del preambolo e dei principi fonda-mentali tradisce obiettivi troppo ambiziosi per uno Statuto regionale, che dovrebbe limitarsi a disciplinare i rapporti fra Stato e Regione e fra questa e i cittadini: durante la stesura del testo da parte del Consiglio, si era addirittura proposto di indicare nel preambolo i gruppi etnici titolari delle isti-tuzioni regionali. E’ importante che, con la denominazione quadrilingue e nel corpo del testo, sia stata sottolineata la varietà lingui-stica che contraddistingue questo territorio e riflette la sua complessità storico-culturale, e che sia stata ribadita la tutela che essa me-rita. Ma fondando, esplicitamente o impli-citamente, la specialità della Regione su tale carattere, si rischia di dare un ruolo troppo preminente all’aspetto distintivo dell’identi-tà dei gruppi rispetto al concetto di cittadi-nanza, che unisce le diversità assicurando a tutte il diritto di esprimersi.

Athena Tomasini

Friuli Venezia Giulia/Friûl Vignesie Julie/Furlanija Julijska Krajina/Friaul Julisch Venetien

Il nuovo Statuto regionale all’esame del Parlamento

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Sconfinare Novembre - Dicembre 2007 16De Boca Bona

Cos’è il chili? Domanda difficile. Sappiamo che è piccante, ma oltre a questo non abbia-mo certezze. Questo perché si possano chia-mare chili piatti diversissimi. Esistono chili vegetariani, chili di pesce, chili al formaggio o di soia. In genere contiene carne, e fagio-li, e cipolle, ma non puoi sapere cos’hai di fronte fino a che non assaggi. Si tratta di un piatto povero, semplice da preparare ma dif-ficilissimo da preparare bene, le cui origini si perdono nella leggenda del West e che ha costruito intorno a se una sorta di fratellan-za culinaria in eterna rivalità. Questo per-ché ogni ricetta è sempre provvisoria, ogni cuoco vive nell’attesa di trovare una nuova spezia, un nuovo ingrediente che l’avvicini ancora di più alla perfezione. Si tengono campionati mondiali di chili, e le ricette dei precedenti vincitori sono riverite. Nessuno è al sicuro da questa piccola follia, neppure io. Dopo aver assaggiato il chili di un’amica ho preso la sua ricetta e ho cambiato qualcosa, per aggiustarla ai miei gusti. Ma non mi ha soddisfatto. Solo oggi, dopo mesi di ricer-che, sperimentazioni e paziente studio degli antichi testi sono finalmente pronto a pre-sentare al mondo la mia ricetta personale. È il miglior chili che abbia mai mangiato.

Ingredienti per 4 (abbondanti)2 cipolle medie2 spicchi d’aglio1 kg di carne di manzo a pezzetti, o maci-nata grossa2 hg di pancetta tagliata a cubetti700 cl di passata di pomodoro1 peperone rosso1 peperone verde3 cucchiaiate di cumino3 cucchiaiate di peperoncino2cucchiaiate di pepe nero1 bastoncino di cannella1 cucchiaiata di origano2 cucchiaiate di salsa piccante Iguana XXX (il mio ingrediente segreto)2 dl di brodo250 g di fagioli messicani in scatola (perso-nalmente uso gli Uncle Ben’s)1 bicchiere di tequila blancasale, olio, e un pizzico di zucchero

Triturare le cipolle, schiacciare l’aglio, ta-gliare a dadini i peperoni e far soffriggere il tutto in una padella. In un'altra padella sal-tare la pancetta e, quando il grasso inizierà a sciogliersi, aggiungere la carne e farla ro-solare a fuoco basso finché non sarà imbru-nita. A questo punto i salutisti potrebbero voler drenare il grasso di cottura della car-ne, ma io consiglio di tenerne almeno una parte. Unire la carne al soffritto di verdure, mescolare bene ed aggiungere pomodoro, parte del brodo, le spezie e mezzo bicchiere di tequila. Bevete l’altra metà. Portare ad ebollizione, abbassare la fiamma e lasciar cuocere mescolando regolarmente per al-meno 40 minuti, assaggiando e regolando di spezie. Se il sugo desse l’impressione di starsi asciugando troppo, aggiungere altro brodo. Quando si avrà quasi raggiunto la consistenza desiderata incorporare i fagioli dopo averli scolati e sciacquati. Cuocere an-cora un paio di minuti e poi lasciar riposare per qualche ora, possibilmente una notte. Il chili ha bisogno di tempo perché i sapori si armonizzino tra di loro. Servire con tortillas calde, patate al cartoccio e birra chiara.

Luca Nicolai

La ricetta di Luca Nicolai 1

Il ChiliIl Gewürztraminer è uno dei vini più famosi dell’Alto Adige, una terra capace di incantare poeti e filosofi grazie alla bellezza delle sue estensioni di viti, special-mente in zone come l’Oltradige e la Val d’Isarco. È un vino dal colore giallo paglierino dall’in-tensità variabile, talvolta tenden-te addirittura all’oro. Il profumo è caratteristico, talvolta leggero, talvolta più pronunciato, e pre-senta un aroma decisamente gradevole e sapore. Il sapore è asciutto, pieno, caratteristico; ac-

canto a note speziate si avvertono sfumature di chiodi di garofano e rose. Si tratta di un vino che grazie all’eccellente sapore si presta benissimo a diversi abbinamenti: antipasti di pesce, patè, fegato d’oca, senza dimenti-care che il suo utilizzo può spaziare anche dall’aperitivo al dessert. Ma l’abbinamento che vi consigliamo per questo periodo, visto anche il recente appuntamento di Venzone, è quello con i tortelli di zucca. Il Gewürztra-miner va bevuto attorno ai 10-11 gradi. In alternativa, sempre per accompagnare piatti di zucca, in questo caso anche risotti, sono eccellenti il Müller Thurgau del Trentino, sul quale speriamo di poterci dilungare nei prossimi numeri, o il Pinot Grigio dei Col-li orientali del Friuli o del Collio goriziano, di cui ci siamo già occupati nel numero di “Sconfinare” del gennaio 2007.

Massimo Pieretti

La leggenda vuole che nel lontano XIV secolo i nobili venzonesi avessero offerto tutte le loro ricchezze per abbellire e forti-ficare la cittadina situata a una trentina di km a nord di Udine. Ben presto, tuttavia, i denari terminarono e numerosi furono i lavoratori non ricompensati che avevano già svolto il loro servizio. Tra questi, in particolare, un’artista di Udine che aveva completato la cupola in rame del Duomo di Sant’Andrea Apostolo con una palla d’oro e in quanto non pagato decise di sostituire la palla con una zucca. Pochi giorni dopo, la zucca cadde dalla som-mità della cupola e si sfracellò a terra: fu allora che i venzonesi compresero la beffa dell’artista. E’ da quel tempo che la zuc-ca è presenza fondamentale di Venzone, specialmente nell’ultimo fine settimana di ottobre. Quella della zucca è una festa vi-vace, che lega piacere della buona cucina a storia e magia e sembra fortunatamente lontana dalla banale festa di Halloween. Entrando nella bella cittadina fortificata di stile medioevale si lascia il presente, la realtà, il traffico della strada statale affollata da macchine cariche di persone attratte dalla magia di questo “borgo”. Sono torce e fiaccole ad illuminare la via del visitatore che incontra antichi nobi-

li, cavalieri, dame, giocolieri, acrobati, saltimbanchi. Signi-ficative rievocazioni storiche li impegnano in canti, danze, musiche o spettacoli in genere che coinvolgono lo “straniero” e lo accompagnano mentre sbalordito si ferma di fronte alla bellezza del Palazzo comu-nale degli inizi del XV secolo. Esse lo conducono attraverso vie, piazze, taverne locande e botteghe dove le zucche si presentano maestose: zucche intagliate e decorate da osservare, zucche enormi da guinness dei primati, zucche fi-nalmente da mangiare. Squisiti gnocchi di zucca con ricotta affumicata, frico, pane o dolci alla zucca deliziano i palati special-mente se accompagnati da un buon vino friulano o da un liquore di zucca. Si la-scia Venzone ancora pensando alla zucca e condizionati dall’atmosfera magica del luogo, si crede che come in Cenerentola la zucca possa trasformarsi in carrozza. Ra-pida è, ahimè, la delusione: la zucca non diventa carrozza ma macchina e, ancora una volta, si riparte.

Giulia Cragnolini

La festa della zucca a VenzoneUn salto nel passato

In novembre zuc-ca fa rima con

Gewürztraminer!

Relax

Gorizia .... dicembre 2007 – Due settima-nefa si è finalmente dato fuoco alle pol-veri del torneo universitario di calcioa 7. Dando una rapida occhiata alla lista di partenza si resta subito sorpresi per la colpevole assenza dei vincitori della passata edizione, i Campioni Balordi del compianto Luchet, dominatore del Best (o Beast?) Player 2007, di cui troppe cavi-glie conservano un sempiterno ricordo… Forse proprio a causa delle sue perfor-mance si è registrata quest’anno un’ano-mala carenza di atleti che ha costretto ai salti mortali gli impeccabili organizzatori Bellinghieri e Natta chiamati ad arruola-re ben due compagini di Udine goriziana (UD Valentino e UD Damiano) ed una del tutto forestiera, anche se composta da universitari dell’ateneo triestino (i Masu-rini da Monfalcone). Il resto della truppa è formato in ordine sparso da: Morettoni 066 (già finalisti), Dinamo Squeech (del carismatico oriundo Di Liddo), Atletico Bamboocha (gli economisti), Rockurac (1° Sid + special guests) e Cekkini (2° Sid del novello capo-cus Alberto). Solo due parole per spiegare la nuova formula del torneo. La prima fase consiste in un giro-ne di andata fra tutte le otto contendenti; le prime 5 accedono alla seconda fase e si sfideranno nel ritorno partendo ognuna coi punti totalizzati nell’andata contro le altre 4. Al termine di quella che potrem-mo chiamare stagione regolare le prime due classificate si disputeranno il titolo in una finale a partita unica. Insomma è più

difficile a dirsi che a farsi e in ogni caso non mi sembra questa la sede adatta per disquisizioni circa l’inadeguatezza del lin-guaggio, né tanto meno della mia nel far-ne uso! Veniamo alla cronaca degli eventi: 27/11 – La partita di apertura ha visto il dominio dei Cekkini che hanno letteral-mente sommerso UD Damiano con un eloquente 9 a 1. I vari Foi, Passera e Natta infischiandosene del fair play hanno con-tinuato ad infierire fino all’ultimo, addu-cendo l’importanza della differenzareti quale scusa all’esecrabile comporta-mento. Subito dopo la Dinamo Squeech regola per 3 a 1 l’Atletico Bamboocha in una partita a lungo in bilico. Determinan-te, nel bene e nel male, l’estremo difenso-re dei Bamboocha, autore di autentiche prodezze (specie su Pides) ma anche di goffi interventi che hanno permesso i gol di Panzarin, Santini e Bogar. Finisce pari l’attesa sfida nella sfida fra i due bomber gemelli Giacomo Roman/Pides, entrambi a secco. 4/12 – La seconda giornata di gare si apre con una piccola gaffe degli organiz-zatori che, costretti a cambiare calendario e formula per la defezione di una squadra, non avvisano le squadre esterne… Poco male si giocano due partite non previste e con impercettibili variazioni al calendario si ristabilisce la normalità! La prima gara diventa quindi UD Valentino – Morettoni 066. I Morettoni si impongo 4 a 2 e seppur il risultato non sia mai stato in discussio-ne i molti pali colpiti dagli udinesi suscita-no più di qualche brivido alla squadra del

3° SID. La partita è sempre piacevole e, a mio avviso, ha visto fronteggiarsi alcuni dei maggiori talenti del torneo, con Spo-ladore, Arcion e Candussio sugli scudi. In seconda serata si disputa invece Rockurac – Masurini, 2 a 0 per i padroni di casa an-che se il risultato resta a lungo fermo in parità. I Rockurac mai realmente messi in difficoltà controllanoil gioco grazie ad un gioco aggressivitàed agonista, concretizzato, infine, dai gol di Zenoni e Saponaro, autori di due otti-me prestazioni.Ricordo ad appassionati, tifosi, osserva-torie curiosi che le partite si disputano ogni martedì (salvo prossimità alle feste)dalle 20:30 alle 22:15, al campo del Pastor Angelicus, dietro la questura nei pressi del Duomo (il calendario precisoè comunque affisso alla bacheca del CUS nella sede di via Alviano).Infine invito quanti volessero collaborarearbitrando qualche partita (è richiesta un’esperienza anche minima da direttoredi gara o almeno da giocatore…) a pre-sentarsi in sportello CUS, ogni lunedìe giovedì dalle 12:00 alle 14:00.

Bellinghieri Domenico

RISULTATI 1^ GIORNATA

I CEKKINI - UD DAMIANO 9-1DINAMO SQUEECH - BAMBOOCHA 3-1MORETTONI 066 - UD VALENTINO 4-2ROCKURAC - MASURINI 2-0

Torneo inter - universitarioCalcio a sette, si ricomincia...

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Sconfinare November - December 2007 IVSpeciale Sconfinare

Objokovati leto 2004Naslednjega meseca bo sprememba dokončno pod očmi vseh, Gorica bo tako lahko pridobila tisto kar pred sto-letji je bil svoj naravni izliv. Zopet se bo spremenil urbanistični zemljepis mesta in zopet se bo center premaknil. Piazza della Vittoria bo vedno več Travnik in Postaji bosta postali 2, tako da bo defi-nicija Gorizia C.le imela nek pravi po-men. Prebivalci obeh Goric bodo lahko ugodno uporabili tole povezavo.Kako pa reagira župan na vse te novosti, ki bodo zainteresirale Gorico? Logično z hladno prekomejno politiko, ki posta-ne mrzla, če pomislimo na delo, ki ga je izpeljala prejšnja uprava. Dal vam bom primer: vsakega drugega novembra je bila navada slaviti dan mrtvih sku-paj na obeh straneh meje. Letos, prav v ključnem trenutku, ko se je moralo določiti, kje bo potekalo glavno praz-novanje, župan Romoli se je odločil da letos ni imelo nobenega smisla slaviti skupaj. A Ljubljana ni oddaljena od Go-

rice in gotovo odmev goriške ošabnosti je vplival na izgubo glavnega prazno-vanja. Ni mogoče slaviti resni padec te meje pri Casa Rossa, ko obstaja Piazza Transalpina. To je trg, ki se nahaja po-polnoma v Italiji in ni skupen prostor.Ni čudno, če bo Trst, mesto, v katerem bodo potekala praznovanja v spomin padca meje, kajti župan Di Piazza se je dokazal veliko bolj sposoben in nagnjen do politike približanja med državama.Naslednjo povletje predsedništva evropske unije pripada Sloveniji in že ministra D Alema in Rupel sta se me-nila o slučaju, da bi se lahko priredilo serijo mednarodnih razgovorov prav na goriškem območju; a če se bo nadalje-valo sedanjo obnašanje nezaupanja, Go-rica se bo tako lahko zopet vrnila v dol-gotrajno spanje, potem ko se je začasno prebudila prvega maja leta 2004.Gian Giacomo Pides prevedel Samuele Zeriali

Kaj bi s italijansko mejno policijo,ko

ni vec meje?Intervju s komandantom Andrejem Locatijem

1.Koliko časa ste v službi v Gorici komandant Locati?Od januarja 2004,ko so mi dodelili to nalogo.2.Za kakšno nalogo se pravzaprav gre?Direktor mejne policije sem.Upravljam sodne dejavnosti v Goriški okolici,skratka po celi mej-ni liniji province:od Mernika do Tržiča.Moje upravljanje poteka v sodelovanju s italijansko finančno stražo.3.Kaj se je spremenilo v zadnjih petih letih?Ogromno reči.Pred mesecem majem 2004 je bila Slovenija še tuja država,zato smo ravnali s Slo-venci kakor s tujimi državljani.4.Kako ste z njimi ravnali takrat?Uporabili smo klasični postopek,ki ponavadi upo-rabimo z vsemi ljudmi s statusom tujca.Postopek je predvideval nadzor dokumentov,dovoljenja do bivanja in razgovor z mejno policijo.5.Ali je kdaj prišlo do trenutkov napetosti z vašimi slovenskimi tovariši?Sploh ne,smo bili vedno v dobrih odnosih.To izpričuje naše medsebojno sodelovanje pri boju proti skrivnim migracijam.6.Drugi fenomen,ki je vezan z mejnim preho-dom med Gorico in Novo Gorico je problem prevažanja mamil,ki je Goričanom znan po vsakdanji kroniki.Kako mislite rešiti pro-blem?Tudi v tem primeru pride do stalnih izmenjav informacij s slovenskimi kolegi.Informacije potem uporabimo znotraj posameznih držav,ki obdržijo suverenost znotraj posameznih mej.Toda že od leta 2000,s podpisom dvostranske po-godbe v Devinu,je predvidena mešana kontrola.Tako, bomo mi in naši kolegi iz Slovenije, lahko prečkali mejo in izvršili opazovalne kontrole.7.Kateri so bili pogoji za sprejem tujcev pred letom 2004?Imeli smo nalogo jim pregledati dokumente in imeti z njimi razgovor,da bi se zagotovili,da so ti spadali znotraj določenih kategorij.Npr. Da bi imeli stalno plačo ali pa pobotnico,s katero bi do-kazali prejem sobe v italijanskem hotelu.8.Od maja meseca 2004 pa ni več tako za Slo-vence...Ja,z vstopom slovenske republike v Evropsko Unijo ne jemljemo več slovenske državljane za tujce.Za te veljajo vsa pravila,ki so predvidevana za Evropske državljane.9.Kaj se je spremenilo?Ni več razgovorov s policaji na meji in niti zahtev

po dovoljenj do bivanja v tuji državi,ker zakon jih ne predvideva.Ukinili smo tudi vse carinske preglede.10.Kmalu bo prišlo do novih sprememb.Kaj se bo zgodilo čez teden dni?Z vstopom Slovenije v Shengonovo pogodbo, se bo ukinil policijski nadzor.11.Slovenija je že odpravila mejne droge in pregrade iz nekaterih prehodov,in sicer iz Štandreža in Svetega Gabriela.Zakaj Italija ni storila isto?Evropski pravilnik predvideva odstranitev vseh ovir pri premikanju.Odstranili bomo v teku na-slednjega tedna vse mejne droge.Kar se tiče pregrad,bo treba čakati ukaze ministerstva,ker stroški so veliki.

V zadnjih dneh ob prečkanju mejnega pre-hoda Rožna dolina se zazdi, da so se pregledi na meji povečali namesto zmanjšali. Se strin-jate?Ne smemo pozabiti, da govorimo o mestnem mejnem prehodu in je posledično bolj prometen od drugih. Neglede na vstop Slovenije v Schen-gen območje, se lahko ponovno uvedejo občasni policijski pregledi. Na ministrstvo smo posre-dovali tehnično poročilo, ki bo odločilo, kaj se lahko naredi.Na kakšen način se pregledi izvajajo in se bodo lahko izvajali tudi po 20. decembru?Predvsem gre za splošne preglede, ki temeljijo na odkrivanju potencialnih ponaredkov s pre-verjanjem v naši bazi podatkov.Prebral sem, da ob sprostitvi notranjih meja se bodo zunanje meje Schengena še močneje okrepile. Ali je res, da bo Slovenjija v solde-lovanju z italijo povečala varnost na Hrvaški

meji?Da, normativi EU to zahtevajo. Območje Schen-gena je zasnovano tako, da omogoča prosto gi-banje, toda v kolikor omogočimo prosto gibanje moramo istočasno zagotoviti tudi visoko stop-njo varnosti ob ustopu v to območje. Danes se srečujemo z težavami ilegalnih prehodov meja, prometu nedovoljenih substanc in terorizmu. EU ima posebno ustanovo, ki skrbi za koordiniranje in delovonje zunanjih meja imenovano FRON-TEX s sedežem v Varšavi. Tako bo tudi v primeru Hrvaške meje, kjer bodo delovale posebne enote, ki vključujejo vse države EU, torej tudi Italijo. Torej, kaj bo delo mejne policije čez nekaj dni, ko se bo sprostila še zadnja državna meja?Če izključimo ukrepe Ministrstva za notranje za-deve v kratkoročnem času, policijskih pregledov ne bo več. Bili pa bomo še aktivni v obmejnem pasu. Ne smemo pozabiti, da četudi fizične meje ne bo več, meja ostaja in državi ne bosta izgubili svoje avtoritete.Boste spremenili svoje ime?Do 12. decembra (datum intervijuja) nismo prejeli navodil o preimenovanju, tako da naše ime ostaja Mejna policija.Se počutite kot del zgodovinskega dogodka?Seveda! Še pred petimi leti ni bilo mogoče niti pomisliti na kaj takega. Ta meja je bila kot od-prta rana, predstavljala je ideološko pregrado, kakršne z izjemo Berlina ni poznalo nobeno me-sto. Običajno meja ne posega tako grobo v pro-stor, kot v Gorici, kjer poteka kar med hišami. Mogoče je to razlog zakaj večina prebivalstva dojema premik uradnega praznovanja v Trst kot krajo.Se boste udeležili praznovanja vseh Goričanov 20. decembra?Vsekakor! Prireditev bo veliko, v popoldanskem času se bo praznovanje odvijalo na mejnem pre-hodu v Šempetru, medtem ko se bo zvečer praz-novanje preselilo na mejni prehod Rožna Doli-na. Program še ni povsem določen, zagotovo pa vem...Kaj, povejte nam....Ob polnoči se bom prav na meji srečal s Slo-venskimi kolegi Davide Lessi(v sodelovanju z Fancescom Mascherano)prevod: Dimitri Brandolin, Tom Ločniškar

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Sconfinare November - December 2007III

Speciale Sconfinare

Besede, besede, besede

Kaj bi s italijansko mejno policijo,ko ni vec meje?

Intervju s komandantom Andrejem Locatijem

Italijanov.Z rdečim jugoslovanskim potnim listom, so Slo-venci lahko mirno po-tovali po svetu,razen po ZDA,Izraelu,Paraguaju in Juzni Afriki,za katere je bil potreben poseben vizum.Rdeči potni list je, v primerja-vi z italijanskim,omogočal potovanje po številnejših državah.Medtem ko je bila meja iz italijanskega vi-dika neke vrste železnega zastora,Slovenci in Jugoslovanci,ki niso bili del Sovjetskega bloka,niso je-mali mejo za otrpelo in neprehodno.Ko je Kruščev prišel v Jugoslavijo na obisk,ga je Stane Dolanc pripeljal do meje pri Trstu.Ko je ta videl,kako so Slovenci svobodno in mirno prečkali mejo,da bi šli v Italijo,je vprašal nekega ministra:”Ampak se ne bojite?”ta pa mu je odgovoril:”Tudi oni se nas bojijo!”-Kar se tiče praznovanj za padec meje,kaj menite o odločitvi,da bi jih premestili iz Gorice v Trst?Nisem na tekočem s problematiko,je vse-kakor pomemben dogodek in Tržačani bi ga lahko brez težav dobro priredili.Ko bi praznovanje potekalo v Gorici,bi bilo iz

Besede, besede, besede sta prepevala slavna italijanska pevca Mina in Alberto Lupo v da-vnih sedemdesetih letih. Naslov te slavne in nepozabljive pesmi se dobro ustreza z vsemi načrti, ki naj bi peljali do prekomejnega so-delovanja tukaj v Gorici. Težko bi bilo jih našteti vseh. Pomislite, da že leta 1999 Lon-don School of Economics je priredila načrt dolg okoli 180 strani prav o tem argumentu. Nima smisla povedati, da nič, ali skoraj nič od vsega tega, ni bilo izpeljano.Treba je citirati dva posebna projekta, ki nista nikoli bila izpeljana. To sta evropska preko-mejna univerza in prekomejna bolnica.Prvi načrt, ki nas zanima od blizu (če bi bil izpeljan), je bil mišljen že zdavnaj, kajti prvi pogovori o tem so se vršili med misleci t.i. goriške civilne družbe že v polovici devet-desetih let. Prvotna ideja je bila ustanovitev univerzitetnih in post-univerzitetnih tečajev v predelih že obstoječih univerz na obeh straneh meje. V sklopu tega projekta naša fakulteta Mednarodnih in Diplomatskih Ved naj bi imela centralni položaj in pomem-bnost. Jasno je, da ni bilo narejeno tisto kar je bilo mišljeno, a pravzaprav današnje uni-verzitetne politike se še bolj oddaljujejo od teh idej. Vse to je potrjeno, če pomislimo, da niti eden izmed vseh različnih univer-zitetnih curricula ne predvideva tečaj slo-

venskega jezika! Drugi velik načrt, ki je bil pripravljen a potem ni bil izpeljan je projekt prekomejne bolnice. Morda vsi ne vedo, da je razdalja med bolnicama v Gorici in Novi Gorici le 300 metrov. Ideatorji tega projekta so se nanašali prav na te fizične podatke in na potrebo, da se ustanovi neko speciali-

zirano zdravstveno strukturo. Pomislili so na združeni bolnici, kateri bi bili povezani s podzemnim tunnelom, ki na tak način bi omogočil hitro izmenjavo podatkov. Tu, če mogoče, je položaj še bolj zapleten in členkovit od prejšnjega. V tem slučaju, po-leg zakonodajnih in strukturalnih težav so

se pridružile še politične ovire, saj velik del mestne in deželne desnice je od vedno ideološko nasprotoval ideji resničnega so-delovanja z mestom Nove Gorice v zdra-vstvenem področju. Tako obnašanje izhaja iz očividnih ideoloških vzrokov, pravzaprav omejenosti ideologije; a tudi zaradi ideje o neki domnevni veličini mesta Gorice. Tako dandanes projekt ni samo propadel a deželni odbor se je odločil, da se bo moralo ponov-no zgraditi goriško bolnico in to v točki ki je popolnoma izven središča in oddaljena od meje (območje železniške postaje).Lahko bi se še mnogo povedalo o vseh načrtih, ki niso bili izpeljani, a se bom ustavil tu. Hotel bi vas samo spomniti, da projekt, ki najbolje predstavlja prekomejno sodelo-vanje med Goricama je avtobus, ki povezuje mesti... Zdi se mi, da je to zelo malo.London School of Economics trdi v svoji raziskavi, da bodo morale biti izpeljane re-sne politike sodelovanja, če ne bodo stroški vključitve Slovenije v Evropsko Unijo in v območje Schengena višji od koristi. Mnenja sem, da čas je že minil, tudi če upam, da to ni res.Marco Brandolin prevedel Samuele Zeriali

simboličnega vidika bolje,ker Gorica stoji NA meji in ne zra-ven.-Mislite da diplo-matski problem s Italijo(zaradi fojb,izgnancev itd.)je sedaj dokončno rešen?Sure!Problem,ki ga je Italija postavila za prosti vstop v trgu nepremičnin pa se je izkazal za neugodnega,ker s tem je ta postavila pogoje za podporo Sloveniji.Iz oseb-

nega vidika, sem bil vedno naklonjen tem liberalizacijam in konc koncev se je slo za ducat nakupov na obalskem pasu,številnejsi so bili irlandski in angleški kupci.Vsekakor Slovenija in Italija sta premostila vsakršno trenje,obe državi gledata v prihodnost.Ljudje pozabijo hude trenutke življenja hi-treje kot se lahko misli,ne živijo izkjučno za simbole.Na primer sprava Evrope z Nemčijo je izvedena v evropskem javnem mnenju bolj kot se lahko misli,če upoštevamo poli-tike raznih držav.-Katere so glavne linije predsedništva Evropske Unije?You got me!Glavni točki sta predvsem

dve:dajati moč in veljavnost Lisbonski agen-di in podpirati prihodnje širitve,predvsem v zahodnih balkanskih državah.Cilj je odgo-voriti zahtevam vsake države, ne da bi je-mali v poštev nacionalistična tekmovanja.Vsekakor vsaka država se koncentrira na specifične cilje,Slovenija hoče podpirati majhna in srednja podjetja,v sklopu projekta EUREKA.-Katera je pozicija Slovenije glede re-formne pogodbe,ki jo bo podpisala na-slednjega 14. decembra?Podpiramo pospešanje skupnih organov in redimenzacijo teže v odločitvah za glas v večini.Evropski politiki žal živijo še v 19.stoletju:jemljejo nacionalni interes v mejah politike,moči in ugleda,tako pa za-nemarjajo skupno strategijo.Tudi da v po-godbi je vedno od-visen dvem ali trem pogojem,ki jih posta-vi vsak prvi minister.Razvidno je da Evro-pa polagoma izgu-blja konkurenčnost.Naša država je malo časa od tega postala neodvisna,zato nam ni žal se odreči ne-katerim državnim prednosti,to lahko pomaga pri pro-cesu evropske

integracije,ki ni samo ekonomičen a tudi političen.Moramo podpirati najbolj učinkovite procese pogajanja.

-Katero je vaše mnenje glede problema širjenja in poglabljanja v Evropski Uni-ji?Ni protislovja med širjenjem in poglabljanjem:širjenje pomaga tudi pri poglabljanju evropske istovetnosti in v tem,vstop dvanajstih novih držav je zakom-pliciralo stanje a ga je tudi obogatilo.S sodelovanjem veleposlanikaBorisa Cizelja

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November - December 2007 IISconfinareSpeciale Sconfinare

GORICA - Gospa, ki vodi trgovino z živili, je z veseljem pristala in odgo-vorila na moja vprašanja. “Rodila sem se leta 1945 v Italiji, toda le nekaj let pozneje se je moj dom znašel na drugi strani meje”.Kakšno je bilo vaše otroštvo v Slove-niji?“Tisto, česar se spominjam je velika, velika beda. Nova Gorica se je zidala, bila je samo revščina. Takoj, ko mi je uspelo sem odšla v Italijo k možu, on je bil tudi Italijan rojen v Sloveniji, a se je preselil že nekaj let prej.”Kakšen je vaš odnos s Slovenci danes?Kaj mislijo, po vašem mnenju Goričani?”Imela sem priložnost spoznati njihov položaj, zato jih razumem in spoštujem: govorim slovensko, veliko, ki jih pri-de v trgovino se raje obrnejo name v svojem jeziku. Tukaj so ljudje splošno odprti, boli pa me, ko slišim govorit površinsko, npr. sciavi! (so Slovani, itd.) Sama se počutim Italijanka, žal mi je, da moji nečaki obiskujejo slovensko šolo v Gorici.”Kaj se je spremenilo od leta 2004 z vstopom Slovenije v EU? Kaj se bo zgodilo sedaj, s popolno sprostitvijo meje?”Sem malo zaskrbljena, saj medtem ko mi postajamo vse revnejši, Nova Gori-ca se širi, veliko Italijanov prečka mejo za nakup mesa in bencina, saj je ceneje, ali pa gredo igrat v casino. Kaj imamo v Italiji zanimivega? Moj brat, nekaj let mlajši od mene, se je odločil, da bo življenje nadaljeval v Sloveniji: sedaj ima lep kmečki turizem, zelo obiskan. Oni postajajo gospodje, mi pa vedno bolj revni, obratno kot nekoč.”Obisk stranke poživi intervju, posebno ob vprašanju o prihodnosti Gorice po vstopu Slovenije v Schengen območje. Stranka: “Kakšni gospodje! Vsi bodo prišli sem! Leta 2004 sem skočil pogle-dat praznovanje, bilo je veliko Italija-nov blizu meje, na trgu pred železniško postajo. V Jugoslaviji - torej Sloveniji, jaz jo še vedno tako imenujem, so lju-

dje bili skoraj skriti za steklom železniške postaje: so se bali? Ne vem, kaj se bo zgo-dilo, ti kar zbiraj mnenja, toda potrebno je samo počakati in videlo se bo. Seveda ne bomo več obmejno območje, izgubili bomo veliko olajšav: ampak Evropa je želela tako.«

Glavna skrb vseh sodelujočih je bila, da niso dovolj obveščeni. Opazil sem, da v ozadju navidezne nezainte-resiranosti nekaterih in četudi ne manjka predsod-kov, so Goričani zelo pozor-ni na uso-do svojega »vrta«.

Uslužbenec bencinske črpalke je pomi-ril: »Hvala pokrajinski olajšavi, cene ne bi smele preveč narasti, tudi zato, ker na drugi strani meje se cene dvigajo.« Seve-da najmanj zaskrbljeni so mladi. Dopri-nos lokacije Gorici, obvezen prehod za ljudi in stvari, bo sedaj izginil, potrebno so nove ideje in iniciative.Tega ni rekel politik, temveč natakar.

Schengen, kaj si mislijo Goricani?Zrak, ki se diha, deset dni pred sprostitvijo meje s Slovenijo

in nekaj misli iz Nove Gorice

NOVA GORICA – Iz Gorice ni težko doseči drugo stran, da bi izvedel kako živijo zadn-je dni napol zaprte meje: skoraj brez zave-danja se znajdeš z nogo na “oni strani”, kot za igro prečkaš narisano mejo na trgu pred železniško postajo. S pomočjo Dimitrija sem zakorakal naproti “zemlji casino-jev”, do-movanju številnih zabave želih Italijanov. Kolesarska steza, ki pelje proti centru Nove Gorice je nenavadno polna, gospa blizu tri-desetih spremlja svojega živahnega sina na

nogometni trening.Dobervečer, govori-te italijansko? Alenka nam povsem navdušeno pove nekaj utrinkov svojega življenja: “Da, govorim italijansko, tako kot moj sin, ki se jo je naučil ob gledanju risank na italijanski TV. Sem bolj Jugoslovanka, kot Slovenka. Očeta imam iz Kosovega, mati pa iz Bosne.” Zato, ko jo vprašamo, kaj si mi-sli o EU in nedavnim vstopom Slovenije v

EU nam pove:” Mislim, da se ni spremeni-lo veliko: denar, ki smo ga nekoč pošiljali v Beograd, danes gre v Bruselj”. Odprtje meje ne predstavlja posebnih pričakovanj. “glede na to, da so v Italiji cene ob prihodu Eura bistveno dvignile, saj so se tudi pri nas, am-pak veliko manj kot pri vas! So predvsem Italijani tisti, ki bodo imeli koristi, vse pogo-steje prihajajo k nam se zabavati, še preveč! (smeh) Si mislite, država je rezervirala nekaj sto parkirnih mest italijanskim obiskovalcem Casino-ja Perla, jih odvzela domačinom. A kljub tem malim stvarem so medsebojni od-nosi dobri”.Resnična skrb Slovencev, deset dni pred “Schengensko nočjo” je druga: kdaj bodo lahko ljudje prosto prečkali mejo, “veliko Kitajcev, Romunov in Afričanov – vsi, ki jih vi imate odveč – bodo imeli priložnost vsto-piti v Slovenijo”. Tak pogled je povsem paradoksalen, nekaj metrov oddaljen od Italije, ki se boji vala imigracije iz vzhodne Europe.Enakih misli je mlad par, ki jih srečava ko

sprehajata psa. “Velika lokalna težava je droga in država ne nameni nič denarja, da bi ga rešila; Nova Gorica je mesto preprodaje in odprtje meja vsekakor ne bo pripomoglo rešiti tega problema. Na splošno pa nam ni žal večje odprtosti: ko je režim Tita bil že v bankrotu, je Dinar veljal tako malo, da so nekateri v znak nespoštovanja , uporabljali bankovce za prižig cigaret. Danes je veliko boljše.” Živahno nam povejo nekaj besed o spominih na mejo: “Mejni policiji je bilo tre-ba povedati vse, kar ni bilo prijetno. V Italiji se ni moglo kupiti več kot kilogram kave in ni bilo dovoljeno nesti več kot tristo tisoč Lir na mesec čez mejo: vse je bilo zabeleženo s posebnimi žigi v prepustnici. Mi, ki živimo ob meji smo bili celo na boljšem, saj Sloven-ci iz Ljubljane so lahko potrošil le polovico. Da smo si lahko dovolili nekaj več udobja smo skrivali denar tudi v rokave.”Raziskovanje se nadaljuje proti nakupoval-nemu središču “mesta park”, ki ga je Tito dal zgraditi po drugi svetovni vojni, kot izložbo vzhoda – komunizma, zahodnemu svetu. Na sredini trga se dve punci poslavljata. “Odpr-tje je potrebno in mladi to povsem razumejo, meje so del preteklega časa, samo še starejši, ki se še spominjajo fašizma so nezaupljivi. Ob vstopu v globalizacijo je potrebno sprejeti tudi težave, ampak korakamo v boljši svet.” Tina obiskuje Politologijo na Univerzi v Lju-bljani, povsem razume moja vprašanja toda raje odgovori v slovenščini; razume odlično, saj tako kot veliko mladih pogosto gleda italijanske programe, ki so znani tudi tukaj. Iz Italije Nova Gorica izgleda samo poceni restavracije in casino, vprašam jo, kaj si mi-sli: “Normalno, da ni tako, veliko turistov obišče Kras in Postojnsko jamo, moje mesto gosti velikokrat pomembne kulturne dogod-ke, gledališke predstave in razstave: nikoli nisem videla enega Italijana, mogoče zato, ker ni veliko promocije. Jaz niti ne prečkam meje za ogled kulturnih znamenitosti, veliko pogosteje grem na morje ali v Devin.” Tako, med eno igro v Perli in enim dne-vom pod soncem, Euroregia se predstavi združena.

Francesco Marchesiano s pomočjo Dimitrija Brandolin

Goriški študent mednarodnih diplomatskih vedKaj bo Gorica pustila za rameni ob odprtju meje?Želim si, da bo uvedba schengen območja prepričala Goričane opustiti nekakšno nezau-panje proti Slovencem. Kdor je zrasel v obdobju zidu, je sprejemal drugega kot sovjetske-ga sovražnika, danes temu ni več tako, čeprav nekateri stereotipi še vedno živijo.Čeprav si verjetno premlad, imaš kakšne spomine na čase ko mejni prehodi niso bili tako “mehki”?Ko sem bil še majhen, četudi je bila Jugoslavija že šibka, je bila Gorica veliko bolj mili-tarizirana; pogosto je prehod meje pomenil temeljiti pregled avtomobila. V mestu je bilo nekaj, pomešanih s prebivalstvom, predstavnikov Gladio organizacije. Podpirala jih je Ita-lijanska obveščevalna služba, da bi preprečili morebiten napad Sovjetske zveze na Italijo. Še danes je v mestu veliko policije. Komu bo Schengen doprinesel več?Doprinos bo obojestranski. Pripomogel bo k razvoju odprtega in evropskega mišljenja. In tudi Gorica bo novi casino v Novi Gorici prinesel dobiček, če bo le znala sprejeti vedno številčnejše igralce.

Gorica - Prodajalka

Vi ste iz Gorice, kaj vam je predstavljala meja?Da, rojena sem tukaj, le malo sem šla na ono stran, že štirideset let imam trgovino, ni velik časa za pohajanje! Vseeno pa, prečkanje meje mi niti leta nazaj ni predstavljalo nič travmatičnega.Slišal sem, da so se Italijani bali povečanega vpliva Slovencev v mestu, kaj si mislite?Mogoče je bil to problem preteklosti, danes niso več številni Slovenci, ki pridejo iskati srečo v Gorico: danes jim Nova Gorica ponuja vedno nove možnosti za zaslužek.Kaj se bo spremenilo z odprtjem meje?V mojem življenju povsem nič in mislim, da bo tako tudi za večino Goričanov.Boste sodelovali v praznovanju iz 21 na 22 december, se boste pridružili ideji o Beli Noči?Samo kdo, naj bi prišel nakupovat ponoči?! V kolikor je praznovanje v bližini meje, potem bo center prazen. No, vseeno mislim, da ne bom sodelovala.

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Rubrika Go and Go

na strani III na strani II

Strani IIStrani III

Schengen, kaj si mislijo Goricani?

SLOVENSKA IZDAJA na strani IV

Intervju z veleposlanikom Borisom Cizljem,

Besede, besede, besede

Zrak, ki se diha, deset dni pred sprostitvijo

meje s Slovenijo

in nekaj misli iz Nove Gorice

BREZPLNCA ŠTEVILKA Številka 11 - Novemrer December 2007 www.sconfinare.net

Direttrice: Annalisa Turel

Politika župana Romola in nje-govega odbora, morda zaradi

zvestobe do dela desniških voliv-cev ali še slabše do ideologije, je omejila Gorico v praznovanjih vstopa Slovenije v Schengensko območje. Še nekaj manj kot me-sec dni in meja med državama ne bo več obstajala, če ne v mislih in v čustvih ljudi. Na žalost pri-padniki goriške politike niso še dovolj zreli, da bi lahko porušili tale psihološki zid.Obnovimo: Slovenija vstopi tri leta in pol od tega v Evropsko Unijo, veliko hrupa do toliko dočakane razširitve Evrope, do vstopa držav vzhodne Evrope. Gorica postane center in most te pomembne faze tranzicije, Transalpina postane eden izmed simbolov, ne samo nacionalen a temveč tudi evropski. Tedan-ji predsednik evropske komisije Prodi počasti padec tistega zida, ki toliko je zaznamoval politično razde-litev. Prisotni so bili na Transalpini, prava srednja točka, vsi pripadniki gla-vnih političnih strank Italije in Slove-nije. Umetna točka razdelitve postane sedaj naravna točka srečanja. A lokalno nič se ni spremenilo. Razložim vam bo-lje, leto 2004 je bil poglavitni datum za mednarodno politiko Italije in za celo Evropo a letošnji december bo še bolj pomemben za Gorico in zgleda da prav ona je edina, ki sploh se ne zaveda o tem. Tri leta od tega je bila predvsem Slovenija, ki je imela glavno vlogo, saj je dokončno vstopila v klub evropskih držav. To je stanje, ki samo 20 let od tega si ga ni niti domišljala. Nedvomno

na makropolitičnem nivoju evolucija je koristila tudi Italiji, a lokalno je Gorica samo spremenila stanje nekaterih mej-nih prehodov, s tem da je sedaj mogoče se peljati skozi tudi samo z osebno izkaznico in je priredila nekaj neuradnih srečanj med lokalnimi upravami držav. V konkretnem nič novega za goričane, ki so imeli prepustnico, res nič. Samo enostavni italijanski državljani, ki se niso rodili v Gorici, kot sem jaz, so lahko pridobili kako večjo korist z razli-ko od prej, saj sedaj lahko doživljajo oba mesta, ki v resnici sestavljajo en sam mestni aglomerat, z nepretrgano zvezo območja, ki jo je oviral v zadnih desetletjih samo obvezni prehod Casa Rossa.

Katere so bile glavne točke vstopa Slovenije v Evropsko Unijo?

Slovenija je rade volje izpolnila vse zahte-ve Unije,bodisi iz ekonomskega kakor iz političnega vidika.Naš vstop pa ni bil slučajen, kakor v primeru drugih držav.Slo-venija je bila že pred vstopom ekonomsko vezana s petnajstimi člani unije.Ko je bila Slovenija še del bivše Jugoslavije,je izvažala 40% vsega blaga v Evropsko Unijo,danes pa 65%.Je tudi res,da smo kot država vstopili v Unijo eno ali dve leti ka-sneje.Luksemburški koncil se je odločil za sprejem deset novih članov,v nasprotju s začetnimi hipotezami,ki so predvidevale dve širjenji s petimi državami naenkrat.Vse je šlo kot po olju,čeprav se je izkazalo lažje reformirati zakonodajno oblast kakor širiti pravi evropski model razmišljanja, še predv-

sem v administraciji.Iz Bruslja so prišli strokovnjaki in svetovalci,da bi olajšali prilagajanje evropskim normam.Na-stala so sodelovanja med slovenskimi zunanjimi ministri in med njihovimi evropskimi kolegi.Hvala odličnemu delu države,še posebej zunanjega mini-stra Igorja Bavčarja,je družbena pomoč za kandidaturo bila velika,ponosni smo na ta rezultat.Vsem smo dali možnost se pozanimati in spoznati prednosti vkjučitve.-Torej podpora je prišla iz nizkih krogov.Ali je tudi sedaj državna poli-tika v ključu Evropske Unije deležna družbene podpore?“Piove governo ladro!”tako se pravi v Italiji ne?Družba nas je vedno podprla z navdušenjem.Leta 2003 je pri refe-rendumu za vstop Slovenije v Evrop-sko Unijo 89% prebivalstva glasova-lo za da,ko je bilo v drugih državah povprečje soglasij med 75-80%.Nemogoče je stalno monitorirati mora-lo javnega mnenja,a podpora Evropski uniji je še dandanes razvidna.Problem je hujši v drugih državah,ker Evropa

še ni razvila učinkovito komunikacijsko in globalno strategijo. -Z ozirom na tem,obstajajo v Sloveniji evropeistična gibanja?O tem nisem na tekočem,a vem, da sta aktivni dve ali tri gibanji.Ne verjamem vsekakor,da potrebujemo dodatne politike proti evroskepticizmu,ker javno mnenje je odlično.-Kako javnost občuti vstop v veljavo Schengonove pogodbe?“Evronavdušenje”Slovencev je bilo razvid-no že z novo valuto.V letu dni časa so jo sprejeli brez težav,isto navdušenje je razvid-no tudi za Schengonovo cono.Ta napredek je simbolično zelo pomemben,kajti s tem se bo zlahka prečkalo mejo,vendarle mislim,da so Slovenci manj občutili zatiranje meje od

Strani IV

Intervju s komandantom Andrejem Locatijem

Objokovati leto 2004