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Scrivere è un obbligo (e anche un piacere) Scrivere articoli scientifici, relazioni, rapporti, studi di fattibilità, libri (monografie, libri di testo) sono attività che si devono svolgere. Un lavoro tecnico-scientifico termina soltanto quando si è scritto al riguardo un manoscritto con i risultati dell’attività e lo si è sottoposto alla lettura critica di giudici competenti. Alcuni pensano che scrivere sia la parte più noiosa e frustrante di un lavoro, una interruzione irritante del loro “vero” lavoro, un’attività di livello inferiore. Altri ritengono che scrivere abbia un solo scopo legittimo, quello di informare , trasmettere informazioni e dati da una testa all’altra e che le altre due funzioni della scrittura in genere, e della tecnico-scientifica in particolare, persuadere e motivare, non riguardino loro.

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La scrittura è creativa La scrittura è uno stimolo importante per il progresso della scienza e della tecnica e una sua parte importante. Mettere per iscritto le proprie idee su un argomento ne migliora sempre la comprensione, perché la scrittura non è indipendente dal processo creativo, dall’apprendimento, o da quello che porta alle scoperte. Nessuno sa con precisione ciò che pensa finché non lo esprime con parole pronunciate o scritte. Scrivere un manoscritto scientifico non è un esercizio di ricostruzione fedele del processo creativo, ma ne fa parte, e in modo profondo, influenza l’attività di ricerca. L’autore non è un giornalista.

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Scrittura tecnico-scientifica e divulgazione scientifica Le pagine scientifiche dei quotidiani, dei settimanali, dei mensili specializzati nella divulgazione scientifica non fanno parte della letteratura scientifica principale. Queste pubblicazioni usano un linguaggio e un’organizzazione spesso diversi da quelli della struttura canonica. Un manoscritto divulgativo è più sicuro, ha meno riserve di un articolo scientifico sullo stesso argomento. Non è scritto per i colleghi. Raramente è scritto dagli autori delle scoperte, ma da giornalisti o da ricercatori che si trasformano in divulgatori dei lavori altrui.

Una rara eccezione è la rivista Scientific American dove spesso gli stessi autori delle ricerche scrivono articoli di alto livello per divulgare il loro lavoro, o aggiornare il lettore colto sugli sviluppi delle ricerche nella loro area.

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L’eredità dei giganti: l’articolo e le riviste scientifiche 1.1 Nascita e sviluppo della scrittura tecnico-scientifica 1.2 Evoluzione della struttura canonica dell’articolo

1.2.1 Titolo dell’articolo e credenziali degli autori 1.2.2 Riassunto 1.2.3 Introduzione 1.2.4 Esperimenti, risultati e discussione 1.2.5 Conclusione 1.2.6 Ringraziamenti e riferimenti bibliografici

1.3 Risultati da vedere: tabelle e figure 1.4 Esempi storici

1.4.1 Il telegrafo ottico di Polibio 1.4.1 L’Avviso Astronomico di Galileo 1.4.2 La doppia elica di Watson e Crick

1.5 Scrittura e creatività

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Nascita e sviluppo della scrittura tecnico-scientifica La comunicazione tecnico–scientifica e l’organizzazione del manoscritto, nella forma di un articolo, si sono evolute lentamente nel corso di quasi tre secoli. Gli articoli scientifici possono suddividersi in tre grandi categorie, tutte presenti nella letteratura sin dagli inizi della loro storia, nel secolo XVII:

• articolo sperimentale • articolo di sviluppo • articolo teorico

In un articolo sperimentale l’autore riporta e discute i risultati di un esperimento e descrive gli apparati necessari per eseguirlo. In un articolo di sviluppo, l’autore discute lo sviluppo di un congegno, di un materiale, di un sistema, di un processo o di un metodo. In un articolo teorico l’autore presenta e discute una nuova teoria, o uno sviluppo di una teoria già esistente. Un articolo scientifico è un rapporto scritto e pubblicato che riporta risultati originali di una ricerca scientifica, di base o applicata. Gli articoli costituiscono la letteratura principale .

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La letteratura principale

È caratterizzata da tre aspetti fondamentali:

a) È frammentaria

b) si basa su molti lavori precedenti, come aveva ricordato Newton (lettera a Robert Hooke, 1675), riprendendo un’affermazione più volte fatta sin dal medioevo, «If I have seen further it is by standing on the shoulders of giants»

c) È sottoposta a giudici.

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La letteratura secondaria La frammentarietà è ogni tanto eliminata con libri e monografie. Queste pubblicazioni formano la letteratura secondaria. I libri di testo sono scritti a scopo didattico un certo tempo dopo le scoperte, le proposte di una nuova teoria, gli sviluppi di una nuova tecnologia, quando ormai i risultati, le predizioni, le applicazioni sono state ampiamente confermate. Lo scopo è di fornire al lettore, in una forma economica e facilmente assimilabile, le conoscenze e le principali applicazioni che la comunità tecnico-scientifica contemporanea ritiene di possedere in un settore. La scienza appare come un processo lineare, o cumulativo, senza discontinuità, che invece ci sono state (cambi di paradigma).

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Elementi assenti nella letteratura secondaria Di solito mancano le informazioni su come la conoscenza è stata acquisita (scoperta) e sul perché è stata accettata dalla comunità degli esperti (conferma). Le ragioni di quest’assenza sono almeno due: a) Gli sviluppi e i dibattiti storici sulle scoperte ridurrebbero la facilità d’apprendimento della materia;

b) È raro trovare ingegneri, ricercatori e scienziati capaci di padroneggiare, contemporaneamente, gli aspetti tecnico-scientifici e gli aspetti storici o, in generale, umanistici della propria specializzazione, anche perché, da studenti universitari, non sono stati abituati al loro studio.

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La letteratura “grigia”

Materiale utile per il lavoro di ricerca e sviluppo.

• Documentazione varia • Relazioni interne • Schede tecniche • Opuscoli • Manuali • Siti web (cautela, problema: affidabilità delle informazioni)

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Pubblicazione principale accettabile

a) È la prima pubblicazione che riporta informazioni sufficienti per permettere alla comunità scientifica, contemporanea o futura, di valutare le osservazioni, la teoria, i risultati, il processo intellettuale, o di ripetere gli esperimenti.

b) È sottoposta a giudici. c) È pubblicata su una rivista, o atti di un congresso, disponibili in modo

permanente e senza restrizioni.

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Sviluppo dell’articolo Nell’Europa occidentale del XVII secolo si inventa un meccanismo per pubblicare in modo sistematico frammenti di lavoro scientifico con un breve scritto, un articolo. Un evento chiave nella storia della scienza moderna. Per pubblicare i risultati di una ricerca non è più necessario raccogliere molto materiale, o inventare un sistema o una teoria complessa e completa fin nei minimi particolari. Molti articoli erano molto brevi: cenno a qualche osservazione o scoperta, spesso soltanto uno o due paragrafi. La pubblicazione sistematica accorcia i tempi di propagazione del sapere e ne moltiplica gli effetti nella comunità scientifica. Gli articoli dei secoli XVII e XVIII erano lettere erudite inviate ai segretari o ai presidenti delle società scientifiche, ai direttori o curatori delle riviste, non più a privati, con l’intesa che sarebbero state pubblicate nella forma originale, o in una versione riscritta dal direttore o dal segretario. Spesso il principio organizzativo degli articoli lunghi era una narrazione storica, con esperimenti legati a posti e tempi particolari.

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Il secolo XIX portò significativi progressi a) Progetto degli esperimenti b) Metodi statistici d’analisi dei risultati sperimentali (minimi quadrati) c) Nuove teorie spiegarono risultati sperimentali e osservazioni (elettricità e

magnetismo, termodinamica, chimica). I direttori delle riviste e gli scienziati professionisti iniziarono a imporre standard più rigorosi su ciò che doveva costituire un articolo accettabile e ad aspettarsi, sia dall’autore sia dal lettore, qualche familiarità con le conoscenze già note, ricordando che la scienza è cumulativa. La forma dell’articolo doveva cambiare per soddisfare queste nuove attese. Il secolo XIX portò il cambiamento che condusse al principio organizzativo, oggi universalmente accettato, noto come struttura canonica.

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Struttura canonica dell’articolo

1) Intestazione (titolo, lista e credenziali degli autori) 2) Riassunto 3) Introduzione 4) Corpo (metodi, teoria, esperimento, risultati) 5) Discussione 6) Conclusione 7) Ringraziamenti 8) Riferimenti bibliografici (bibliografia).

Ricorda poco la retorica classica!

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La retorica classica

L’arte oratoria è composta di cinque parti:

I. Invenzione: consiste nel ricercare argomenti validi e credibili

II. Disposizione: organizzare gli argomenti secondo un criterio

III. Elocuzione: adattare le parole agli argomenti

IV. Memoria: possedere al meglio gli argomenti e le parole nella mente

V. Declamazione: usare la voce e la gestualità in modo adatto agli argomenti e alle parole

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I. L’invenzione: la scoperta degli elementi persuasivi

La parola latina inventio significa ricerca, scoperta: il primo passo che deve compiere l’oratore consiste nello scoprire (e non nell’inventare) i possibili mezzi di persuasione che gli saranno utili per fare accettare le sue tesi.

L’invenzione si occupa di

1) classificare i diversi argomenti (veri o verosimili) stabilendo quali preferire secondo il caso

2) studiare i diversi generi del discorso più adatti all’oggetto di cui ci si occupa e alla situazione in cui il discorso deve essere pronunciato.

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II. La disposizione: la struttura del discorso La disposizione si occupa di organizzare il discorso: le sue parti, l’ordine in cui presentare i contenuti e le idee, l’ordine delle parole per presentare gli argomenti.

Con particolare attenzione alla retorica giudiziaria , l’orazione prevede quattro parti:

1) Esordio, tentativo di accattivarsi l’uditorio delectando e movendo con ornamenti 2) Esposizione, esposizione dei fatti in ordine cronologico o con una introduzione

ad effetto in medias res (entrare nel vivo della vicenda, dell’argomento o dell’azione senza alcun preambolo: «La Gallia nel suo complesso è divisa in tre parti: una è abitata dai Belgi, una dagli Aquitani, la terza da quelli che nella loro lingua si chiamano Celti, nella nostra Galli».

3) Argomentazione, dimostrazione delle prove a sostegno della tesi (confirmatio) e confutazione degli argomenti avversari (refutatio)

4) Epilogo, conclusione del discorso, muovendo al massimo gli affetti dell’uditorio e sviluppando pathos.

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1. Esordio

Si espone l’oggetto di cui ci si intende occupare. Il suo scopo è di accattivarsi i favori del pubblico (captatio benevolentiae) e annunciare le ripartizioni che si stanno per adottare nello svolgimento dell’orazione (partitio).

Se la situazione lo permette, è possibile chiedere esplicitamente all’uditorio di essere benevoli, altrimenti si ricorre all’insinuatio, entrare nell’animo degli ascoltatori per via sotterranea, evitando di parlare dei propri punti deboli per mostrare invece quelli degli avversari.

Inoltre, è importante rendere subito nota la struttura dell’orazione e l’ ordine degli argomenti, così da rendere il pubblico partecipe dei termini del discorso ed evitare che sembri troppo lungo.

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2. Esposizione

È il resoconto succinto, chiaro e verosimile dei fatti affrontati, utili per l’argomentazione.

Due sono i generi di disposizione dei contenuti: l’ ordo naturalis, che segue lo svolgimento logico e cronologico degli eventi, e l’ ordo artificialis, orientato più alla resa estetica tramite l’uso di figure retoriche, digressioni e altri procedimenti stilistici.

Nell’esposizione dei fatti è necessario non essere né troppo prolissi né tanto brevi da tralasciare qualcosa di importante.

Bisogna poi ricordare che è essenziale la verosimiglianza dei fatti, i quali devono essere attendibili e devono essere disposti in maniera tale da assolvere le tre funzioni della retorica: docēre, movēre e delectāre, ossia insegnare, far cambiare parere (opinione –persuadere, convincere–), dilettare.

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3. Argomentazione

È il resoconto delle prove a sostegno della tesi. Può prevedere anche un affondo contro le tesi avversarie.

La sua struttura si compone di due parti: propositio e confirmatio.

La propositio è una definizione ristretta della causa da dibattere, subito seguita dalla confirmatio, l’elenco delle ragioni a favore: prima quelle più forti, poi le più deboli e infine le più forti in assoluto.

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4. Epilogo (perorazione)

Riprende e riassume le cose dette, tocca le corde dei sentimenti.

L’oratore deve concludere dando un’idea d’insieme di quanto è stato detto e sostenuto, richiamando alla memoria i punti fondamentali.

Fa leva (perorazione) sui sentimenti dell’uditorio ricorrendo a degli argomenti tipici prestabiliti (in genere atti a creare indignazione o commiserazione).

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III. Elocuzione

L’elocuzione riguarda l’espressione, la forma da dare alle idee. Si occupa dello stile da scegliere affinché il discorso risulti efficace e la scelta e l’ordine da dare alle parole (composizione).

Affinché il discorso possa risultare efficace, è necessario tenere conto di quattro requisiti fondamentali:

• adeguatezza del discorso (aptum) al contesto in cui deve essere pronunciato • correttezza sintattica e grammaticale (puritas o latinitas) • chiarezza necessaria (perspicuitas) affinché il discorso sia comprensibile • ornamenti (ornatus) e tutti gli altri mezzi atti a rendere il discorso più bello

e quindi più gradevole.

Tutte queste caratteristiche devono essere presenti, applicate o a singole parole o a intere frasi.

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IV. La memoria

Ricopre un ruolo importante in funzione della recitazione, poiché permette di mandare a mente la struttura e gli argomenti del discorso senza dover ricorrere ad appunti scritti, risultando particolarmente utile quando la situazione richiede di improvvisare.

V. La recitazione

La sua efficacia è legata al modo in cui chi parla si presenta di fronte all’uditorio. All’oratore si richiede di essere anche attore, di avere cioè buone capacità di recitazione, così da coinvolgere il pubblico attraverso la gestualità e il tono di voce.

È messa in secondo piano dai retori e dai teorici, che nei loro trattati preferiscono concentrarsi su invenzione, disposizione e elocuzione, specie in riferimento alla produzione di testi scritti .

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Struttura canonica dell’articolo

1) Intestazione (titolo, lista e credenziali degli autori) 2) Riassunto 3) Introduzione 4) Corpo (metodi, teoria, esperimento, risultati) 5) Discussione 6) Conclusione 7) Ringraziamenti 8) Riferimenti bibliografici (bibliografia).

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Una rivoluzione senza fine La rivoluzione scientifica del secolo XVII cambia radicalmente il terreno di lavoro della scienza perché: a) dà grande importanza all’esperimento e all’osservazione b) ritiene che le leggi della natura debbano essere espresse da leggi matematiche c) evidenzia la predizione dei risultati d) diffonde l’idea che le nuove scoperte fanno avanzare sia la conoscenza di sé e

dell’universo, sia il dominio sulle forze della natura, per una maggior utilità dell’umanità.

La Filosofia è scritta in questo grandissimo libro, che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’Universo) ma non si può intendere, se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’quali è scritto. Egli è scritto in lingua mate-matica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure Geometriche, senza i quali mezzi è impossibile intendere umanamente parola; questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro labirinto. (Galileo, Il Saggiatore, 1623)

Il punto più alto si raggiunge con la pubblicazione (1687) dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Isaac Newton (1642–1727), ossia i Principi matematici della filosofia naturale.

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Il cambiamento fu istituzionalizzato nella nascita di periodici scientifici, fondati con lo scopo di a) divulgare e pubblicare nuovi risultati per il beneficio di tutti b) essere i depositari delle scoperte (archivio dell’umanità) c) assicurare la priorità e la proprietà intellettuale allo scopritore Questi scopi sono tuttora perseguiti dalle riviste. La grande importanza rivolta alle osservazioni e agli esperimenti influì molto sulla comunicazione tecnico-scientifica, scritta e orale.

Per loro natura, le osservazioni e gli esperimenti sono confinati entro un’area ben definita, hanno una loro unità, e la pubblicazione che possono generare è breve. Questa caratteristica fu di grande importanza per l’affermazione dell’articolo come mezzo di comunicazione e per lo sviluppo della rivista, perché condusse alla seguente formula: un esperimento o una osservazione ⇒⇒⇒⇒ una comunicazione ⇒⇒⇒⇒ una pubblicazione

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Difetti di una comunicazione di risultati originali basata sui libri

Prima della comparsa delle riviste periodiche, il mezzo di comunicazione preferito era il libro Nell’antichità classica la comunicazione era basata esclusivamente su libri monografici: Euclide (330?-275? a.C.), Archimede (287-212 a.C.). Tecniche nuove potevano anche trovarsi disseminate in libri che trattavano argomenti di tutt’altro genere (miglioramento delle segnalazioni luminose di Polibio –circa 203-120 a.C.– nelle sue Storie) Il libro non è tempestivo, non è economico, perché l’autore, per giustificarne la pubblicazione, deve aspettare fino a quando non ha accumulato molti risultati sperimentali o sviluppi teorici. Il libro tende a presentare argomentazioni complete, e non permette al lettore una risposta immediata.

La comunicazione attraverso i libri tende a evitare il confronto, a ridurre il disaccordo e la discussione, e non sviluppa la competizione nella comunità scientifica.

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Latino e lingue volgari Un mezzo qualificato per pubblicare brevi articoli c’era già: le collezioni, raccolte monografiche di articoli, pubblicate dalle accademie e dalle società scientifiche. Le collezioni avevano almeno due difetti: la lingua usata, il ritardo . Nei secoli XVII e XVIII molte pubblicazioni erano in volgare non in latino, anche se il latino era la lingua preferita della comunicazione scientifica accademica, e ciò poteva essere un ostacolo alla diffusione delle conoscenze. Galileo pubblica in italiano due libri famosi: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1632), Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica ed i movimenti locali (1638) perché vuole comunicare con il pubblico colto, non con i filosofi naturali (gli scienziati dell’epoca). Quando si rivolge ai filosofi naturali usa il latino: nel Sidereus Nuncius, o Avviso Astronomico; nel Trattato sul rettilineo uniformemente accelerato, contenuto nei Discorsi.

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Il linguaggio di Galileo è sempre semplice, sia in latino sia in italiano

Non crea nuovi termini derivandoli dal greco classico come fa il suo amico e sostenitore Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei (1603), quando impone il nome “telescopio” allo strumento con il quale Galileo aveva fatto le sue importanti scoperte cosmiche (e come farà Faraday, due secoli dopo, rivolgendosi all’amico William Whewell per aiutarlo a definire i termini del nuovo fenomeno dell’elettrolisi).

Galileo prende i termini d’uso comune e li tecnicizza per mezzo di una definizione: «…il cerchio IL, base del cilindro, sarà eguale alla ciambella AB, base della canna AE (chiamo ciambella la superficie che resta, tratto un cerchio minore dal suo concentrico maggiore)…» (Discorsi, 1638). Nell’Avviso Astronomico usa il termine nebulosa, anche se sa benissimo che ciò che osserva non sono “nebule”, nebbie, ma «greggi di piccole Stelle disseminate in modo mirabile».

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Cartesio (René Descartes, 1596-1650) pubblica la Geometria in francese (1637) Newton pubblica una raccolta di scritti di ottica, Ottica (1704), in inglese. Anche le collezioni delle accademie erano pubblicate nelle lingue nazionali, ad esempio i Saggi di naturali esperienze fatte nell’Accademia del Cimento (1667), una raccolta di descrizioni di esperimenti di fisica scritte da Lorenzo Magalotti (1637–1712) per conto di tutta l’Accademia fiorentina, nata con l’incarico di raccogliere e perpetuare l’eredità di Galileo. Il più grave difetto delle collezioni era il gran ritardo nella stampa, che avveniva anche diversi anni dopo che le memorie erano state lette ai membri delle accademie.

Problema della priorità e paternità di una scoperta o invenzione

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Priorità e paternità di una scoperta Molti cercavano un modo per assicurarsi la priorità di una scoperta, mantenendola però segreta fino al momento in cui avrebbero potuto dimostrarne con certezza la validità, senza consegnare nel frattempo le scoperte originali ai rivali.

Persino i matematici tendevano a mantenere segreti, se non i risultati, almeno la cosa più importante, i metodi (esempio: risoluzione equazione 3° grado, Tartaglia).

Galileo invia un messaggio anagrammato nel luglio del 1610 ad amici, discepoli e ad alcuni “matematici”, tra i quali Keplero (Johannes Kepler, 1571–1630):

SMAISMRMILMEPOETALEUMIBUNENUGTTAVRIAS Keplero, al servizio dell’Imperatore Rodolfo II, a Praga, risolve l’anagramma in Salve umbistineum geminatum Martia proles, ritenendo, erroneamente, che Galileo avesse osservato con il suo cannocchiale delle lune intorno a Marte. Su ordine dell’Imperatore, Galileo rivelò la frase corretta: Altissimum Planetam tergeminum observavi, riferendosi alla sua scoperta di un “allargamento” di Saturno, che gli sembrava dovuto a tre pianeti, il “triplice pianeta”. Nel dicembre 1610 inviò a Keplero un altro anagramma, Haec immatura a me iam frustra leguntur o y, che andava decifrato con Cynthiae figuras aemulatur mater amorum, ossia La madre dell’amore emula le figure di Cinzia, e si riferiva alle sue osservazioni delle fasi di Venere (mater amorum), simili a quelle della Luna (Cynthia), la prova che Venere ruota intorno al Sole.

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Le prime riviste Philosophical Transactions (marzo 1665), pubblicata a Londra dalla Royal Society. Journal de Sçavans (gennaio 1665), pubblicata a Parigi dall’Académie Royale des Sciences. Un periodico eclettico: recensioni di libri, resoconti di esperimenti ed osservazioni di fisica, chimica, anatomia e meteorologia, e informazioni di cultura umanistica. Le Philosophical Transactions si prefiggono però finalità molto diverse da quelle del Journal de Sçavans. Stampa numerosi contributi originali sulle più importanti scoperte scientifiche, ma si pone anche l’obiettivo di arrivare ad una registrazione pubblica di questi articoli e di validare l’originalità delle scoperte. Conseguenze sui lettori/scrittori delle Philosophical Transactions: un esperimento (una osservazione) ⇒⇒⇒⇒ una comunicazione ⇒⇒⇒⇒ una pubblicazione

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Royal Society Il 28 Novembre 1660 poche decine di persone si incontrano, con l’approvazione del Re, al Gresham College (Londra) con lo scopo di migliorare le conoscenze (for improving knowledge)

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La Royal Society attribuì al linguaggio una grande importanza. Si dovevano eliminare le amplificazioni, le digressioni, le ridondanze di stile. Si doveva ritornare alla brevità di quando gli uomini esprimevano tante cose con un numero minimo di parole. Si pretese da tutti i membri un parlare conciso, semplice e naturale, espressioni concrete, significati chiari, portando tutto il più possibile vicino alla chiarezza matematica. Si doveva preferire il linguaggio degli artigiani e dei mercanti a quello degli universitari (!). La Royal Society costituì un comitato per migliorare l’inglese della comunicazione tecnico-scientifica.

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Accc

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Lettera di Newton a Oldenburg in cui l’autore discute la teoria della luce e dei colori (6 giugno 1672)

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Londra 1687

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Richard Feynman tenta di rifare la dimostrazione di Newton Caltech, Pasadena, Marzo 1964

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D.L. Goodstein, J.R. Goodstein, Feynman’s Lost Lecture. The Motion of Planets Around the Sun, Norton & Company, 1999 (Traduzione italiana, Zanichelli)