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Presentazione della Scuola Popolare di Cinema, a cura di Nico Guidetti e in programmazione presso l'Atelier Bligny - Reggio Emilia
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Atelier Bligny: lì dove si sono ritrovati per mezzo secolo gli operai delle
"Reggiane", nei locali dell'ex Circolo "Pistelli", ora di proprietà della
Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo, prende corpo -
per iniziativa della associazione Eutópia Ri-generazioni territoriali e
il concorso della Circoscrizione Nordest - la prima Scuola Popolare di
Cinema della città.
L'idea, che quest'anno ha trovato il sostegno del bando "I Reggiani, per
esempio", muove da una considerazione: siamo nella parte della città
dove si mescolano più lingue, e non da ora, ma dagli inizi del '900 (qui
sorgevano le case operaie de "Il Cairo").
Insieme alle lingue, si respirano i diversi odori, si vedono i nuovi co-
lori, soprattutto si sperimentano nuovi modi di abitare.
La prima Scuola Popolare di Cinema della cittA’à
Non a caso, qui approdano, e talvolta mettono radici, stili di vita metro-
politani e nuovi sincretismi culturali, ultimo a rivelarsi il Parkour.
La Scuola Popolare di Cinema nasce per raccontare questo mondo in
trasformazione.
Si propone, in tal senso, un compito educativo a tutto tondo, rivolgen-
dosi alle persone che abitano in particolare il "nord" della città, da resi-
denti, da lavoratori o da studenti.
E visto che in questa fascia della città si concentrano i maggiori com-
plessi scolastici, le prime tre proposte laboratoriali si rivolgeranno espli-
citamente agli studenti e alle scuole.
Crediamo, in ultima analisi, al piacere-dovere del racconto: narrando, ci
si narra.
Partire da sé, dalle proprie storie, è il primo passo per conoscere lo spa-
zio-mondo che ruota attorno a noi.
Una “libera scuola” per apprendere a narrare nel paesaggio sociale della
nuova città (già reale ma in gran parte ancora da immaginare) e del cam-
biamento.
Una città che si muove smart, ma si disegna nei fili lunghi delle culture
operaie e immigrate.
Una scuola che apprende ad apprendere.
La direzione sarà affidata ad un professionista, il regista e documentari-
sta Nico Guidetti.
A coadiuvarlo, altri professionisti: il sociologo Alberto Pioppi, il web-
storico Daniele Castagnetti, la docente Sandra Palmieri, l’architetto
Alessandro Ardenti, lo storico della memoria Antonio Canovi.
Le prime iscrizioni a settembre, con scelta tra tre differenti proposte di attività:
Le proposte laboratoriali
Pista 1 - Pedinamenti Urbani
Da una suggestione di Cesare Zavattini, l’abitare come specchio della comunità lo-cale, l’osservazione partecipante come maniera di indagine dei costumi sociali. Sul piano narrativo e formale, siamo nell’ambito del documentario di creazione, in cui si sceglie di raccontare storie di vita e persone che agiscono nel loro ambiente. Si può prevedere l’intervista oppure no, prediligendo sempre una modalità “osser-vativa” di racconto, quasi che la realtà “si faccia” davanti all’obiettivo di una teleca-mera “invisibile”. Si può, ad esempio, raccontare la giornata di un operaio come di un’edicolante o di un barbiere o un pensionato. L’intervista, qualora presente, rimarrebbe entro i confini biografici del personaggio (o dei personaggi). E’ una modalità di racconto che si presta alla brevità del corto-metraggio. Un incontro di presentazione/promozione presso gli istituti scolastici della secon-daria superiore, assistito dalla visione guidata (integrale o parziale) di un case study.
10 incontri, 20 ore:
#1, #2, #3 > Tecniche di ripresa #4 > Sceneggiatura
#5, #6, #7 > Uscite #8, #9, #10 > Montaggio (c/o Mediavision)
Docente/i:
N. GuidettiN. Guidetti + A. Canovi + A. PioppiN. Guidetti + A. Canovi + A. PioppiN. Guidetti
Pista 2 - Memorie di scuola, memorie collettive
Parliamo di un cinema che, intervistando i singoli e restituendone la memoria nel presente, dà forma storica alle relazioni tra le persone. E se dietro a ciascuna persona vi è un mondo sociale, è questo un cinema del rico-noscimento: nella convinzione che raccontarsi sia la prima e fondamentale attività conviviale esperita dall’uomo. Ad interessarci sono quei luoghi in cui i giovani generano la propria esperienza, a cominciare dalla scuola, di cui si dice, non a caso, che sia un “mondo”. Entrare tra le pieghe dei mondi educativi ci pare oggi un buon esercizio per rappre-sentare sentimenti, attese, paure, speranze non come un dato epocale, ma nel loro respiro intergeneraziomale. Qui attingeremo, in prima istanza, il materiale di repertorio. Un incontro di presentazione/promozione presso gli istituti scolastici della secon-daria superiore, assistito dalla visione guidata (integrale o parziale) di un case study.
10 incontri, 20 ore:
#1, #2, #3 > Tecniche di ripresa #4 > Sceneggiatura
#5, #6 > Documentazione e fonti#7 > Uscita
#8, #9, #10 > Montaggio (c/o Mediavision)
Docente/i:
N. GuidettiN. Guidetti + S. Palmieri + A. PioppiN. Guidetti + A. CanoviN. Guidetti + A. Ardenti + A. PioppiN. Guidetti
Pista 3 - Reportage
Il cinema-dossier veicola una domanda di verità e immediatezza, conquistandosi un suo pubblico. E’ un modello quasi monopolistico del documentario televisivo. Costruito su materiale variegato, attraverso il montaggio di interviste, documenti giornalistici, scene di fiction, filmati di repertorio ed un ampio ricorso alla Rete.
In questo caso si parla anche di “cinema a tesi”, in cui la fase preparatoria di scrit-tura, acquista, rispetto ai due esempi precedenti, un peso maggiore: stesura di un testo (quasi sempre letto, o didascalizzato) e abbinamento “sulla carta” di testo e immagine. Un incontro di presentazione/promozione presso gli istituti scolastici della secon-daria superiore, assistito dalla visione guidata (integrale o parziale) di un case study.
Docente/i:
N. GuidettiN. Guidetti + A. Canovi + D. CastagnettiN. Guidetti + D. CastagnettiN. Guidetti + A. Canovi + A. PioppiN. Guidetti
10 incontri, 20 ore:
#1, #2, #3 > Tecniche di ripresa #4 > Sceneggiatura
#5, #6 > Documentazione e fonti#7 > Uscita
#8, #9, #10 > Montaggio (c/o Mediavision)
Per una Scuola Popolare di CinemaDa anni ormai la tecnologia di larghissimo consumo ha sviluppato
un’ibridazione dei mezzi che ha cambiato profondamente non solo
i modi con cui i giovani fruiscono l’audiovisivo, ma anche l’operatività
stessa che sta alla base della sua produzione: dagli smartphones, con
cui il telefonare è diventata solo una loro tante funzioni, all’iPad che ha
rivoluzionato in senso analogo il classico computer portatile.
Ciò ha ovviamente aperto (e continua ad aprire) scenari spesso impre-
vedibili e non di rado destabilizzanti persino per chi produce tali tec-
nologie, generando conflitti per certi aspetti irrisolvibili e scardinando
non poche rendite di posizione sedimentate negli anni.
Televisori ultrasottili Hd quando non in 3D, di fatto, interessano assai
poco una massa di adolescenti che non guarda la televisione, prefe-
rendo fruire quasi tutto sul Web, via social network o YouTube (e quindi
su iPad, smartphones o laptop).
Il caso Mtv è emblematico: rivolto a un target che va dai 15 ai 19 anni,
Mtv non risulta essere presente nell’Auditel (con cui, anzi, ha aperto da
tempo un contenzioso), sostenendo che l’indice di gradimento tra i suoi
spettatori può essere misurato assai meglio in base al numero di click
che ottiene il sito o ai “mi piace” del suo profilo Facebook, che rispetto
all’audience del canale via satellite o digitale terrestre.
Discorso analogo sul piano produttivo: i ragazzi sono sempre meno
propensi a farsi spettatori passivi, prediligendo spesso una propria
produzione dal basso che la Rete rende immediatamente condivisibile,
tramite i soliti devices descritti sopra, più raramente telecamere o foto-
camere.
Questo enorme potenziale tecnologico messo a loro disposizione, tut-
tavia, non ha colmato il vuoto di contenuti che spesso caratterizza que-
sta produzione.
Veniamo perciò al dunque. Che fare?
Lo scopo che la Scuola Popolare di Cinema (che avrà sede presso l’Ate-
lier Bligny) intende perseguire è quello di educare i giovani utenti dei
laboratori a fare, per così dire, buon uso dei numerosi strumenti messi a
loro disposizione; ossia un uso espressivo e narrativo consapevole.
A partire da se stessi, innanzitutto. Riteniamo che partire da sé, dalle
proprie storie, sia il primo passo per aprirsi poi all’altro da sé, facendo
leva, una volta assunta consapevolezza delle potenzialità espressive del
mezzo, sul piacere di raccontare e quindi di conoscere.
Come raccontarsi?
I laboratori non forniranno direttive teoriche a priori, ma lavoreranno
su temi e storie proposti dagli stessi ragazzi del quartiere. Chi cura i la-
boratori, perciò, avrà il compito di aiutare i ragazzi a dare corpo e strut-
tura a ciò che vorranno raccontare.
Il materiale girato dai ragazzi e le loro storie di vita diventeranno
oggetto di analisi, studio e confronto.
I prodotti realizzati come frutto di questi laboratori potrebbero poi co-
stituire il palinsesto di un canale Web per la Scuola Popolare di Cine-
ma (su YouTube o Vimeo), nonché diventare oggetto di installazioni e
proiezioni all’interno della stessa sede di via Bligny).
Nico GuidettiIl materiale prodotto dalla Scuola Popolare di Cinema
diverrà inoltre parte integrante del progetto-base dell’esperienza di Atelier Bligny: la costruzione di una “mappa virtuale di comunità”, i cui elementi iconografici e documentari (la memoria del luogo e del
tempo presente) saranno condivisi attraverso la Rete, ma anche direttamente nel territorio.
Nodi di connettività mobile attrezzati per entrare nei contenuti permetteranno così di accedere a “didasca-lie per immagini“ di quanto si osserva dal vero e/o di ciò che (anche da pochi attimi) è diventato memoria.
Non solo.Un ulteriore obiettivo formativo risiede nel rendere fruibili all’esterno anche le fasi di formazione dei docu-
mentaristi e gli step di elaborazione e produzione di questi medesimi contenuti.
Una sorta di backstage (realizzato tramite tutoring) da affiancare alla lezione frontale, di cui diventa comple-mento: videolezioni e tutorials (a cura del docente, ma anche del discente che impara e prova ad insegnare a
sua volta) estenderanno ad un vasto pubblico la ricaduta del lavoro di tutti i soggetti coinvolti nella Scuola
Daniele Castagnetti
Atelier Bligny è il nome a cui abbiamo pensato per rigenerare l’ex sede
del circolo operaio “Pistelli” (dal nome del giovane lavoratore che abita-
va nel quartiere circostante, morto da partigiano sull’Appennino).
Siamo qui in un luogo che saprà rigenerarsi nella misura in cui saprà
reinventare/ritrovare una relazione di scambio con la strada.
Ma che lingua parla questa strada, un viottolo a suo tempo remoto
(detto “del lupo”) e poi “conquistato” alle siepi di campagna per diven-
tare più patriotticamente via Bligny?
Disegnata ad angolo con il nuovo viale delle “Reggiane” (Ramazzini), è
una strada che ha imparato a parlare operaio, declinando la nuova lin-
gua del’“Officina”.
Atelier Bligny, l’ultimo fioresbocciato a Santa Croce
Il “Pistelli” ha testimoniato di quel mondo, prendendo vita nel pieno
delle speranze seguite alla Liberazione e però, molto presto, sprofonda-
te nella palude nera dei 5mila licenziamenti del 1951.
Come rigenerare un luogo di resistenza culturale, infine un fortino
abbandonato?
Ripartendo dalle sue soglie, sulle quali oggi rimbalzano le voci di molte
lingue, perché sono soglie rese al momento impermeabili. Ma sono nate
insieme all’edificio, sta a noi renderle nuovamente permeabili.
Ora c’è una pista ciclabile, davanti alla vecchia Casa degli Operai Reg-
giane. Una pista assediata da molte auto, ma che ha il gran vantaggio di
portare alla stazione ferroviaria, scorrendo dinanzi al Centro Internazio-
nale “Malaguzzi”. E attorno, dietro gira un cortile: uno spazio alberato,
ma oggi trascurato, che attende la sua nuova “buona stagione”.
Molte sono le idee/suggestioni che questo luogo muove: crediamo
sia il caso di arrivarci per il tramite di un percorso partecipato, da impo-
stare alla maniera delle vecchie “inchieste sociali”.
Si tratta di identificare, decrittare, restituire un’analisi dei bisogni,
colti in un tempo-spazio dato; nella prospettiva - qui sta la visione, se
l’avremo - di “federare” cittadini e cittadinanza attorno ai bisogni
che sapremo riconoscere.
Atelier Bligny ha le potenzialità per diventare nodo di rete nella nuo-
va città che - lo ribadiamo - si muove smart, ma si disegna nei fili lunghi
delle culture operaie e immigrate, una città già reale ma in gran parte
ancora tutta da immaginare.
Antonio Canovi
3 novembre 2011
30 marzo 2012
via Bligny, 52 - Reggio Emilia
sede dell’Atelier Bligny
(foto Daniele Castagnetti)
Chi siamo
Eutópia, alla lettera, significa “buon luogo”. Ma un “buon luogo” ha bi-
sogno di manutenzione o, meglio, di rigenerazione.
L’associazione Eutópia ha scelto di situare il suo “buon luogo” tra le
Case Operaie Indivise di via Candelù, a Reggio Emilia, dove ha il suo cuo-
re la centenaria Cooperativa case popolari di Mancasale e Coviolo.
Tale scelta risponde ad una convinzione che è ad un tempo etica e scien-
tifica: non si dà (e non si fa) “rigenerazione territoriale” se non al
crocevia dell’abitare.
Si tratta, prima di architettare e pianificare, di appaesare.
Perciò, al fine di dare impulso e forma culturale al variegato movimento
di abitanti e professionisti che dedica passione e intelligenza alla rige-
Eutópia Ri-generazioni territoriali: traendo un primo bilancioe
nerazione dei luoghi, Eutópia ha avuto la premura di riunire in sé sape-
ri professionali e saperi popolari.
Le attività svolte nel primo anno di attività
L’obiettivo primario, raggiunto con il concorso del Laboratorio di archi-
tettura Oltreluogo, è stato quello di rigenerare la Saletta condominia-
le di via Selo, 4 (di proprietà della Cooperativa Case Popolari di Manca-
sale e Coviolo) in Saletta Civica Cooperativa.
Questa saletta è stata ben attrezzata per svolgere attività multime-
diali; in sinergia con il Circolo Arci “PiGal”, nell’ambito di un’azione ri-
conosciuta e sostenuta attraverso il “Bandone” comunale, ha ricevuto
inoltre la dotazione necessaria per promuovere attività di geospinning,
rivolte in particolar modo alla popolazione anziana.
La rigenerazione di questo luogo secondo una cifra “civica e cooperati-
va” è divenuta realtà con l’organizzazione di un intenso programma di
appuntamenti conviviali - “i giovedì di Eutópia” - compresi in un ciclo dal
titolo “Fare Narrare Camminare”.
Ogni incontro ha fruttato una media di 50 presenze ed è stato orga-
nizzato secondo questo format: fascia oraria dalle 19 alle 23; partitura
in tre movimenti, per rendere gradevole la partecipazione a quanti - ar-
rivando da una giornata di lavoro - intendessero riappaesarsi la sera in
convivio:
la Parola, l’apertura su di un argomento culturale che, incrociando
il profilo geostorico di Reggio Emilia, tocca da vicino la nostra vita
contemporanea (a partire da quattro rassegne: Sguardi di città, Muo-
versi, Andar per paesaggi, Lavorare)
il Gusto, la condivisione di un pasto “dedicato”, in sintonia con l’ar-
gomento culturale proposto
l’Immagine, la proiezione di una sequenza fotografica o di un docu-
film, per restituirci in argomento un punto di vista narrativo
Altri eventi, sulla medesima falsariga sotto esposta, sono stati realizzati
attingendo alla cultura dell’abitare e della cittadinanza presenti in situ:
24-25 aprile, rammemorazioni resistenziali
2 giugno, festa della Repubblica
29 settembre, sagra cooperativa “Da ciascuno secondo le sue possi-
bilità”
11 novembre, “Sammartino alle case popolari”
Un secondo luogo al quale Eutópia ha rivolto le sue cure “rigeneratrici”
è il Mauriziano, promuovendone la valorizzazione con apposite visite
guidate, sotto il coordinamento della Circoscrizione Nordest.
Sandra Palmieri
Presidente Eutópia Ri-generazioni territoriali
Atelier BlignyMaggio 2012
Nico GuidettiAlessandro ArdentiAntonio CanoviDaniele Castagnetti Sandra Palmieri Roberta PavariniAlberto Pioppi
villacougnet.it kinodoc.it