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COMMISSIONE VII CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE RESOCONTO STENOGRAFICO INDAGINE CONOSCITIVA 7. SEDUTA DI MERCOLEDÌ 17 MARZO 2010 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA INDI DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Aprea Valentina, Presidente ....................... 3 INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROBLE- MATICHE CONNESSE ALL’ACCO- GLIENZA DEGLI ALUNNI CON CITTADI- NANZA NON ITALIANA NEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO Audizioni di rappresentanti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ri- cerca e di esperti del settore: Aprea Valentina, Presidente .................. 3, 4, 5, 6 PAG. Frassinetti Paola, Presidente ................ 7, 8, 9, 10 11, 12, 14 Bachelet Giovanni Battista (PD) ............. 5, 6, 12 Biondi Giovanni, Capo del Dipartimento per la programmazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ri- cerca .......................................................... 3, 4, 5, 6 De Torre Maria Letizia (PD) ................... 4, 5, 11 Hein Cristopher, Direttore del Consiglio italiano per i rifugiati ................................. 10, 13 N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania: LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto- Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari: Misto-RRP; Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia. Camera dei Deputati 1 Indagine conoscitiva – 7 XVI LEGISLATURA VII COMMISSIONE SEDUTA DEL 17 MARZO 2010

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 17 MARZO 2010 - GLNBI :: GRUPPO … · LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per le ... La sentenza stabilisce che

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COMMISSIONE VIICULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE

RESOCONTO STENOGRAFICOINDAGINE CONOSCITIVA

7.

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 17 MARZO 2010PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VALENTINA APREA

INDI

DEL VICEPRESIDENTE PAOLA FRASSINETTI

I N D I C E

PAG.

Sulla pubblicità dei lavori:

Aprea Valentina, Presidente ....................... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROBLE-MATICHE CONNESSE ALL’ACCO-GLIENZA DEGLI ALUNNI CON CITTADI-NANZA NON ITALIANA NEL SISTEMASCOLASTICO ITALIANO

Audizioni di rappresentanti del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca e di esperti del settore:Aprea Valentina, Presidente .................. 3, 4, 5, 6

PAG.

Frassinetti Paola, Presidente ................ 7, 8, 9, 1011, 12, 14

Bachelet Giovanni Battista (PD) ............. 5, 6, 12

Biondi Giovanni, Capo del Dipartimentoper la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca .......................................................... 3, 4, 5, 6

De Torre Maria Letizia (PD) ................... 4, 5, 11

Hein Cristopher, Direttore del Consiglioitaliano per i rifugiati ................................. 10, 13

N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Popolo della Libertà: PdL; Partito Democratico: PD; Lega Nord Padania:LNP; Unione di Centro: UdC; Italia dei Valori: IdV; Misto: Misto; Misto-Movimento per leAutonomie-Alleati per il Sud: Misto-MpA-Sud; Misto-Minoranze linguistiche: Misto-Min.ling.; Misto-Liberal Democratici-MAIE: Misto-LD-MAIE; Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari: Misto-RRP;Misto-Alleanza per l’Italia: Misto-ApI; Misto-Noi Sud/Lega Sud Ausonia: Misto-NS/LS Ausonia.

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PAG.

Pieri Rita, Assessore all’istruzione pubblica,università e pari opportunità del comune diPrato .............................................................. 12

Pompei Daniela, Responsabile del servizioimmigrati della Comunità di Sant’Egidio . 8, 9, 13

Rivolta Erica (LNP) .................................... 5

PAG.

Silli Giorgio, Assessore ai rapporti conl’Unione europea, alle relazioni con il pub-blico e alle politiche d’integrazione del co-mune di Prato .............................................. 7

ALLEGATO: Relazione consegnata dal dot-tor Giovanni Biondi, capo del Diparti-mento per la programmazione del Mini-stero dell’istruzione, dell’università e dellaricerca ........................................................... 15

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTEVALENTINA APREA

La seduta comincia alle 15,10.

(La Commissione approva il processoverbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubbli-cità dei lavori della seduta odierna saràassicurata anche attraverso l’attivazione diimpianti audiovisivi a circuito chiuso e latrasmissione televisiva sul canale satelli-tare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Ministerodell’istruzione, dell’università e dellaricerca e di esperti del settore.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulleproblematiche connesse all’accoglienza de-gli alunni con cittadinanza non italiana nelsistema scolastico italiano, l’audizione dirappresentanti del Ministero dell’istru-zione, dell’università e della ricerca e diesperti del settore.

È con noi il dottor Giovanni Biondi,Capo del Dipartimento per la programma-zione del Ministero dell’istruzione, del-l’università e della ricerca, da cui dipendela Direzione generale dello studente, cheha, tra le altre, la competenza di effettuareil monitoraggio costante dell’utenza scola-stica nel nostro Paese. Diamo il benvenutoal direttore Biondi, che abbiamo cono-sciuto sotto altra veste, così come moltiamici della Toscana oggi presenti.

Do quindi la parola al Capo del Dipar-timento per la programmazione del Mini-stero dell’istruzione, dell’università e dellaricerca, Giovanni Biondi.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Signor presidente, ho il dovere didare una serie di dati, che rappresentanol’entità e la distribuzione del fenomeno sulpiano nazionale. Li lascerò alla Commis-sione, che potrà esaminarli.

Recentemente, abbiamo definito e ag-giornato l’Anagrafe degli studenti e, attra-verso questa infrastruttura informativa,che è stata concordata con il Garante perla protezione dei dati personali, abbiamola possibilità di avere la fotografia dellasituazione relativamente agli alunni di na-zionalità non italiana presenti nelle nostrescuole.

I dati sono aggiornati all’anno scola-stico in corso. Le classi che hanno più del30 per cento di studenti stranieri sono7300 nella primaria, 3100 nella secondariadi primo grado. In entrambi i casi, sia perle elementari sia per le medie, il 70 percento di queste classi si colloca nelleregioni del nord.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, direttore,vorremmo conoscere la percentuale diqueste classi rispetto al totale.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, università e ricerca. Il 5 percento per la primaria e il 4 per cento perla secondaria di primo grado.

Se affrontiamo il criterio della cono-scenza della lingua italiana, valutandoquanti tra questi ragazzi sono nati in Italia

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e, quindi, dovrebbero presumibilmentepossedere una buona conoscenza dell’ita-liano, i numeri scendono a 1300 nellaprimaria e a 1550 nella secondaria diprimo grado. Il fenomeno quindi si ridi-mensiona, se tra i ragazzi con cittadinanzanon italiana si individuano quelli nati inItalia.

Questi dati riguardano la primaria e lasecondaria di primo grado, perché la cir-colare sulla composizione numerica deglialunni nelle classi era legata a questi ciclidi istruzione. Nelle superiori il fenomenoè molto ridimensionato. Il maggior nu-mero di studenti stranieri nelle secondariesuperiori si trova negli istituti professio-nali piuttosto che nei licei.

Questi sono i dati aggiornati a questoanno, ma lascio agli atti un rapporto moltodettagliato. Stiamo peraltro pubblicandosul sito del Ministero tutti i dati analiticiregione per regione, provincia per provin-cia, scuola per scuola.

Personalmente, ho la responsabilitàdella parte statistica, quindi dei dati edell’analisi. Le iniziative invece dipendonosoprattutto dal Dipartimento dell’istru-zione, dagli ordinamenti e da chi si occupadella formazione dei docenti.

PRESIDENTE. Autorizzo la pubblica-zione in allegato al resoconto stenograficodella seduta odierna della relazione deldottor Biondi (vedi allegato).

Prima di dare la parola ai colleghi,vorrei chiedere se abbiate indicato anchele etnie di provenienza, se il Ministeroabbia effettuato uno studio sui flussi.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. In questo momento, questo dato nonè presente, perché sull’etnia ci sono pro-blemi con il Garante per la protezione deidati personali, quindi questi dati attual-mente non sono raccolti. Naturalmente, ilMinistero ha in gestione questi dati sulpiano statistico, non sul piano ammini-strativo, che sono concetti diversi.

Abbiamo il numero degli studenti pro-venienti dai vari Paesi, ma non possiamo

gestire il dato anagrafico legato al singolostudente a tutela della privacy.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghiche intendano intervenire per porre que-siti o formulare osservazioni.

MARIA LETIZIA DE TORRE. In primoluogo, vorrei chiedere se sia possibile for-nire a tutti i membri della Commissione ilvolume annuale che il Ministro Moratti hacominciato a predisporre e che lo scorsoanno non è stato pubblicato. Il MinistroMoratti ha infatti cominciato a raccogliereogni anno tutti i dati relativi alle etnie, alleclassi, alla comparazione con l’Europa, mamanca un anno di pubblicazione.

Ormai forse non conviene pubblicare ilvolume relativo allo scorso anno, ma chie-derei per l’anno scolastico 2009-2010 dipubblicare anche la versione cartacea,perché tutti i dati pubblicati da Censis,CNEL, Caritas provengono da lì. Chiedodunque se sia possibile ristamparlo eaverne una copia per ciascuno dei membridella Commissione.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Noi lo mettiamo in linea. Anzi,credo sia già presente.

MARIA LETIZIA DE TORRE. No,quello presente sul sito è relativo all’anno2007-2008.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Quello che trova in linea è il pre-cedente, ma sto parlando del rapportoaggiornato. Quello va in linea diretta-mente. Se troviamo i soldi, lo stamperemo,ma questo è un problema di altra natura.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Era unostrumento utile, riconosciuto anche datutti gli altri...

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministero

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dell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Ad ogni modo, quando è in linea sipuò scaricare. I dati sono disponibili. Na-turalmente, per i membri della Commis-sione ne faremo una stampa, lo rileghe-remo e ve lo faremo avere.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Se pos-sibile, a parte il costo della stampa, vor-remmo che tale pubblicazione fosse man-tenuta, poiché ne era riconosciuta l’altavalenza scientifica anche in convegni spe-cialistici.

Forse, all’interno della pubblicazione visono anche i dati relativi al ciclo dell’istru-zione secondaria. Se non ci fossero, vichiedo di fornirceli a parte.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Ci sono anche i dati della scuolasecondaria e quest’anno sono aggiornatiall’anno scolastico in corso. Abbiamoquindi realizzato un passo avanti, perchépubblichiamo on line i dati non dell’annoprecedente, ma dell’anno in corso.

MARIA LETIZIA DE TORRE. In se-condo luogo, pongo una domanda che èsemplice da fare ma cui è forse difficilerispondere. Poiché nella sua Direzione c’èla borsa del Ministero, vorrei sapere sepossa elencarci tutte le risorse destinateagli alunni con cittadinanza non italiana.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. C’è una serie di iniziative. Non ho adisposizione la somma delle risorse intermini economici, perché sono distribuitea seconda del tipo di intervento e sullediverse Direzioni generali, giacché su que-ste attività è intervenuta la Direzione dellostudente su tutta una serie di iniziative, trale quali posso citare « Tutte le lingue dellosport », l’Atlante on line, il Protocollo d’in-tesa con l’Opera nomadi. Posso fornirvi lasomma delle risorse, ricordando che essaè gestita da direzioni generali diverse.

MARIA LETIZIA DE TORRE. La rispo-sta che il Sottosegretario Pizza aveva datoall’interpellanza urgente non era completa.Chiedo quindi se si possa riprenderequella interpellanza e dare una rispostacompleta scritta alla Commissione.

ERICA RIVOLTA. Vorrei chiedere aldirettore Biondi se, anche alla luce del-l’ultima sentenza della Corte di cassazione,il Ministero abbia qualche dato riguardoagli alunni figli di immigrati irregolari.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. No, non abbiamo dati statistici aquesto riguardo, anche perché è un datonon presente nell’anagrafe e non tracciatodal Ministero.

MARIA LETIZIA DE TORRE. I minoriin qualsiasi Stato nel mondo sono cittadiniregolari. La sentenza stabilisce che unpadre non possa rimanere in Italia fa-cendo valere i diritti dei minori, ma iminori possono rimanere, infatti ci rimar-ranno con la madre.

ERICA RIVOLTA. Poiché questo pro-blema è assolutamente di attualità, volevosapere se comunque il Ministero avesse giàqualche dato.

PRESIDENTE. Anche in base alla miaesperienza di dirigente scolastico, si trattadi un dato non tracciato, perché nel casodi minori, al di là delle certificazionitransitorie o riferite al bambino come levaccinazioni, sul resto si sorvola. Se igenitori hanno il permesso di soggiornoscaduto o meno non interessa, quello cheinteressa è lo status del minore, il bam-bino.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Misembra molto interessante che nell’utiledistinzione operata dal Ministero fra ilproblema della lingua e quello della na-zionalità emerga un fattore 2 nella pri-maria e un fattore quasi 6 nella secon-

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daria, che da un lato evidenzia come ilproblema della lingua sia minore rispettoa quello relativo alla nazionalità.

Nei giri elettorali che ho compiuto inquesto mese mi sono trovato nella para-dossale situazione di dover difendere al-meno il principio della circolare, cioèl’idea che promuovere un « mescola-mento » sia un fatto positivo, ma molti deimiei interlocutori mi segnalano che nonc’è chiarezza nell’approccio sulla diffe-renza tra nazionalità e lingua.

Mi domando quindi se non potrebbeessere utile emanare una circolare inter-pretativa che spieghi che la nazionalitànon c’entra. Anche nei casi di Caserta e diCatania l’uso di questo tipo di preoccupa-zione per schedare – cosa appunto im-possibile, come lei ci ha detto – gli im-migrati regolari forse deriva da un equi-voco, che forse non era nemmeno nellavolontà del Ministero.

In questo senso, l’altra domanda èanche più specifica e legata alle consi-derazioni dell’onorevole De Torre.Quando il dicastero era retto dal Mini-stro Fioroni, anche se l’effetto si è svi-luppato durante il Governo del MinistroGelmini, erano stati stanziati 6 milioni dieuro per l’italiano come lingua straniera,che poi sono stati messi in disponibilitàfra gennaio 2009 e gennaio 2010, mai inrealtà risalivano ad una iniziativa dell’al-lora Ministro Fioroni e della qui presenteonorevole De Torre.

La domanda a cui il SottosegretarioPizza ha risposto dicendo che i 20 milionicitati dal Ministro Gelmini al TG5 nonesistevano era anche motivata dal fattoche a noi risultava che quel dirigente equel programma nel Ministero fosserostati ufficialmente smantellati. Anche suquesto, quindi, un impegno sembrerebbepositivo, perché promuovere l’integrazionesenza finanziamenti non può mai funzio-nare bene.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. La circolare francamente mi sembramolto chiara, perché dice esplicitamente

nel secondo paragrafo che il limite del 30per cento si può elevare laddove i ragazziabbiano una buona conoscenza della lin-gua italiana (Commenti).

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Sesi parte dalla nazionalità e poi si deroga inbase alla lingua, c’è un equivoco di fondo,si parte dalla cosa sbagliata: si dovrebbepartire dalla lingua e basta. Sarebbe op-portuno non menzionare proprio la na-zionalità, che con questo problema del-l’integrazione non dovrebbe entrarci. Nonsi capisce perché una persona nata quache parli romanesco dovrebbe essere in-clusa nel conteggio.

GIOVANNI BIONDI, Capo del Diparti-mento per la programmazione del Ministerodell’istruzione, dell’università e della ri-cerca. Capisco che questo possa generareun equivoco, ma la finalità dell’interventoè molto chiara: serve a difendere dall’ipo-tesi che un carico di studenti che nonconoscono la lingua ostacoli la didattica inquella classe. Questo è il senso.

Tutto ciò dipende dal dottor MarioGiacomo Dutto, direttore generale degliordinamenti scolastici del Ministero.Adesso valuteremo e, se nei nostri ufficiscolastici regionali registriamo una diffi-coltà di interpretazione, faremo ovvia-mente un chiarimento. È evidente tuttaviache la finalità è questa e che il nostroobiettivo è quello di facilitare la didatticain queste classi, perché con un numerotroppo alto di studenti che non conosconola lingua è impossibile fare lezione.

PRESIDENTE. Ringrazio il direttoreBiondi, il Ministero per questa disponibi-lità e, ovviamente, ringrazio il MinistroMariastella Gelmini.

Sospendo brevemente la seduta, cheriprenderà con la presidenza del vicepre-sidente Paola Frassinetti, in quanto, comei colleghi sanno, sono impegnata nellapartecipazione ai lavori di un convegno.

La seduta sospesa alle 15,25 è ripresaalle 15,30.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTEPAOLA FRASSINETTI

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavoridella Commissione.

Sono presenti l’assessore ai rapporticon l’Unione europea, alle relazioni con ilpubblico e alle politiche d’integrazione delcomune di Prato, dottor Giorgio Silli, ac-compagnato dall’assessore all’istruzionepubblica, università e pari opportunitàRita Pieri, sempre di Prato. La Comunitàdi Sant’Egidio è rappresentata dalla dot-toressa Daniela Pompei e il Consiglio ita-liano per i rifugiati (CIR) dal dottor Chri-stopher Hein.

Saluto i nostri graditi ospiti e do laparola all’assessore Giorgio Silli.

GIORGIO SILLI, Assessore ai rapporticon l’Unione europea, alle relazioni con ilpubblico e alle politiche d’integrazione delcomune di Prato. Signor presidente, sonoassessore e ho una delega particolare, chenel comune di Prato è molto importante:la delega all’immigrazione e all’integra-zione.

Con l’assessore alla pubblica istruzionePieri abbiamo preparato una piccola re-lazione che vi lasceremo, proprio in virtùdel fatto che in questo momento stiamomettendo mano nel nostro Paese a quelloche è un fenomeno che rischia effettiva-mente di diventare un problema: gli alunnistranieri, soprattutto quelli che arrivano incorso dell’anno scolastico e rischiano difrenare per motivi linguistici e culturalil’apprendimento degli altri stranieri arri-vati precedentemente o dei bambini natinel nostro Paese.

Vorrei semplicemente scorrere la rela-zione, che poi vi verrà distribuita, per poitirare delle brevi conclusioni, nella spe-ranza che in questo iter venga posta mag-giore attenzione a determinati argomenti.

Penso che l’integrazione ormai non siapiù una scelta, ma sia una sorta di doveree di responsabilità istituzionale. L’integra-zione è trasversale. Credo che la scuola siafondamentale per quanto riguarda l’inte-grazione culturale dei figli di cittadinistranieri.

Il comune di Prato è purtroppo famosoper numeri importantissimi di stranierinati sul nostro territorio o arrivati in corsod’anno, con una particolare attenzione aquelli che sono i cittadini di etnia cinese.Tali numeri molto importanti portano auna presenza addirittura superiore al50-60 per cento all’interno di alcunescuole, soprattutto in determinati quartieriadiacenti al centro storico. Qualora in unfuturo prossimo non fosse adottata, comein altri Paesi, una normativa contemplanteuna sorta di limitazione del numero dibambini stranieri iscritti fin dall’inizio oarrivati in corso d’anno, si rischierebbequindi una integrazione al contrario.

Da questo lavoro, preparato dal Mini-stero, emerge come in alcune scuole – duein particolare, una delle quali ascoltata lasettimana scorsa – i numeri siano indub-biamente altissimi. Nell’Istituto compren-sivo Marco Polo l’incidenza totale deibambini stranieri, all’interno della scuola,è del 52 per cento; nella scuola secondariadel 54 per cento; nella primaria del 54 percento. Il trend è in ascesa, come testimo-niano le proiezioni delle iscrizioni giàarrivate. Sempre nello stesso IstitutoMarco Polo abbiamo per l’anno scolastico2010-2011 un totale di 839 bambiniiscritti, di cui 435 stranieri. Nella scuoladell’infanzia sempre dello stesso istitutocomprensivo abbiamo 83 iscritti totali, dicui 51 stranieri.

Capite quindi come effettivamente nellanostra città, ma anche in altre città dovel’incidenza dell’immigrazione è così im-portante, il fenomeno debba essere affron-tato.

Senza dilungarmi da un punto di vistapolitico, desidero puntualizzare un aspettotecnico: il comune di Prato è una dellepochissime città ad aver firmato un pro-tocollo di intesa con altri enti, provincia eregione, per stanziare annualmente cifreimportanti per quanto riguarda i media-tori linguistici e i mediatori culturali, pro-prio per la necessità di assistere questibambini durante il loro apprendimentosoprattutto quelli che arrivano in corsod’anno. Purtroppo, però, questi fondi non

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bastano mai e gli enti locali difficilmentepossono sopperire alla effettiva necessitàdelle nostre scuole.

Credo quindi – voglio dare un input elo faremo anche ufficialmente per viaistituzionale – che nella gestione di questofenomeno sarebbe molto importante con-siderare anche l’ipotesi di stanziamenti alivello centrale, governativo, da distribuireladdove il fenomeno migratorio sia estre-mamente importante, perché diventinocomplementari agli stanziamenti degli entilocali e vadano a coprire l’effettivo fabbi-sogno di mediatori linguistici e culturali.

Nella relazione che vi lasceremo sonoindicati dati importanti, che purtroppofanno riflettere. Abbiamo riassunto le va-rie segnalazioni che come comune, nellospecifico l’Assessorato alla Pubblica istru-zione, facciamo alle autorità giudiziarieper quanto concerne l’evasione scolastica egli alunni che di punto in bianco pur-troppo « scompaiono » da scuola. Consta-tiamo in maniera dolorosa che su untotale di 100 alunni segnalati all’autoritàgiudiziaria in quanto minori irreperibili,95 sono di nazionalità straniera e sola-mente 5 di nazionalità italiana. Da qui lamanifesta evidenza di porre attenzione edi creare qualche strumento che possapermetterci di gestire il fenomeno, chepurtroppo è diventato un problema dif-fuso.

L’ultima tabella è quella più importantee riguarda un aspetto che, da un punto divista legislativo, difficilmente viene presoin considerazione a livello centrale: gliarrivi in corso d’anno. Numerosi alunniarrivano già nel secondo quadrimestre,dopo due, tre, quattro mesi dall’iniziodell’anno scolastico, con tutte le difficoltàche potete immaginare. Tali rilevanti nu-meri riguardano la nostra città e altre cittàcolpite da questo fenomeno quali Padovao Brescia, città molto diverse fra loro.

Nel comune di Prato, in scuole mediecon un totale di 700-800 iscritti, abbiamoin corso d’anno 60-70 arrivi distribuiti neivari livelli scolastici, con un’esigenza dimediatori linguistici e culturali quasi del100 per cento. Il mediatore linguistico chegira per le classi, nel caso dell’arrivo in

corso di anno deve fermarsi all’interno diuna classe, assistere il bambino arrivato incorso d’anno e ovviamente tralasciare, nonpotendo più occuparsi adeguatamente de-gli alunni presenti in altre classi.

Abbiamo constatato la necessità dicreare classi di accoglienza. Dobbiamocreare o cercare di canalizzare fondi cheda Roma, quindi dal Governo centrale,riescano a diventare complementari conquelli che gli enti locali investono per imediatori linguistici e culturali, giacché lecittà colpite da questo fenomeno non rie-scono più a sopperire a tutte le necessitàcon i loro bilanci.

PRESIDENTE. Invito gli auditi a limi-tare il tempo degli interventi nei cinqueminuti, poiché intorno alle 16 la seduta sidovrà concludere, per i concomitanti la-vori dell’Assemblea.

Do ora la parola la dottoressa DanielaPompei, rappresentante della Comunità diSant’Egidio, che ringrazio per essere tor-nata, in quanto la volta precedente, sem-pre per ragioni di tempo, non era statopossibile audirla.

DANIELA POMPEI, Responsabile delservizio immigrati della Comunità di San-t’Egidio.Vorrei soffermarmi sugli effettidella nuova circolare del Ministero del-l’istruzione sul problema del tetto del 30per cento dei bambini non italiani nelleclassi delle scuole dell’obbligo. È moltoprematuro, perché effettivamente ancoranon abbiamo tutti i dati sull’Italia, ma èpossibile fare alcune considerazioni e sicomincia ad avere qualche ripercussione.Abbiamo ad esempio notizia di un appellodell’associazione dei genitori della scuolaPisacane del quartiere Tor Pignattara diRoma, spesso citata sulle pagine dei gior-nali per l’alta presenza dei bambini nonitaliani presenti nella scuola.

I genitori esprimono preoccupazione,perché in un quartiere ad alta presenza diimmigrazione l’applicazione rigida dellacircolare comporterebbe il rischio di ve-dere non pochi bambini iscritti al primoanno della scuola elementare dirottati sualtri istituti e forse anche in altri quartieri

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della città. Il nodo è stato posto daigenitori, perché, se in un nucleo familiareci sono più bambini, si troveranno sparsiin diversi istituti.

Di questo disagio si è fatto interpreteanche il vescovo ausiliare di Roma, dizona est, Monsignor Marciante, con unalettera che è stata indirizzata al Ministrodell’istruzione Mariastella Gelmini. Sonosegnali che vanno raccolti per l’emersionedi timori e preoccupazioni più profondi evasti che abbiamo potuto raccogliere an-che in altri contesti. In alcune scuoleitaliane – poche realtà – il tetto del 30 percento, stabilito dalla circolare, è statosuperato.

Solo 12 scuole in Italia hanno superatol’80 per cento della presenza di bambininon italiani. È però anche utile sottoli-neare in questo contesto come l’alta con-centrazione dei bambini immigrati nellescuole dell’obbligo sia riconducibile solo inparte al problema della presenza degliimmigrati nei quartieri, giacché tra le altremotivazioni non si deve sottovalutare unprocesso che ha visto alcune scuole spe-cializzarsi nell’accoglimento dei bambinistranieri e altre, delegare ad altri istitutil’onere del loro inserimento, ammettendouna propria impreparazione al compito.

Una forte concentrazione di bambinistranieri in alcuni istituti è stata quindialmeno in parte provocata da questa er-rata convinzione che la presenza dei bam-bini immigrati abbassasse il livello quali-tativo della scuola.

La circolare risponde quindi in parte auna giusta esigenza: evitare le ghettizza-zioni e le classificazioni implicite trascuole di serie A e scuole di serie B. Unasua rigida applicazione può tuttavia gene-rare problemi. È stata avanzata una pro-posta per evitare le difficoltà di applica-zione – auspichiamo una sua ricezione intutte le Regioni –: non considerare nellaquota del 30 per cento i bambini stranierinati in Italia, anche perché i bambini figlidi stranieri nati in Italia in realtà di fattosono degli italiani.

Ritengo che anche molti dei bambinicinesi che vivono a Prato siano nati inItalia e considerati stranieri solo per la

ancora vigente legge italiana sulla cittadi-nanza, che da più parti viene considerataormai obsoleta e attende di essere modi-ficata, quantomeno nella parte che ri-guarda i bambini, i minori.

PRESIDENTE. Mi scuso, ma per ra-gioni di tempo, la invito a concludere ...

DANIELA POMPEI, Responsabile delservizio immigrati della Comunità di San-t’Egidio Vorrei proporre alcuni azioni chea nostro avviso potrebbero essere poste inessere: sostenere in ambito scolastico l’ap-prendimento della lingua italiana come L2.

Tale azione dovrebbe essere rivoltaprincipalmente ai minori adolescenti chegiungono in Italia in seguito al ricongiun-gimento familiare o al percorso di ado-zione internazionale. Prima dell’iniziodella scuola si dovrebbero organizzare perun tempo determinato (ad esempio unmese) attività didattiche quotidiane, fina-lizzate all’apprendimento della lingua ita-liana.

Nel corso dell’anno scolastico, vor-remmo attivare sessioni pomeridiane peraffiancare dal punto di vista linguistico ilpercorso di apprendimento (docenza ag-giuntiva). La Comunità di Sant’Egidio haorganizzato con buoni risultati classi perl’insegnamento della lingua per adolescentida poco arrivati in Italia in seguito airicongiungimenti, che frequentano lascuola media.

Vorremmo inoltre proporre – non so inche modo – un programma nazionale disostegno alla scolarizzazione dei bambiniRom, coinvolgendo per esempio i dueMinisteri competenti, ossia il Ministerodell’istruzione e il Ministero del lavoro,per ciò che concerne gli interventi atti asostenere l’integrazione. In questo caso,pensiamo a docenze aggiuntive e a borsedi studio che garantiscano il diritto allascuola. Stiamo mettendo in atto un pro-getto sperimentale sul territorio romanocon il Ministero del lavoro. Abbiamo vistoche il problema è aumentare la frequenzascolastica, non l’iscrizione a scuola.

Attraverso il fulcro della scuola e delleborse di studio, la frequenza dei bambini

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Rom nella scuola, che nel 2007 era del 38per cento, nel 2009 è arrivata all’87 percento. È quindi possibile operare. Questaè la nostra idea: avanzare proposte anchein senso positivo.

L’altro discorso a nostro avviso impor-tante è investire con risorse umane edeconomiche nelle scuole con un’alta con-centrazione di minori stranieri, ad esem-pio la scuola di San Salvario a Torino oaltre di Prato, per far sì che scuole famoseper il degrado sociale diventino ancheattraenti per chi non è italiano.

L’altro grosso tema è favorire pro-grammi di conoscenza reciproca, per com-battere l’ignoranza, l’intolleranza e preve-nire il razzismo nelle giovani generazioni,quindi nelle scuole superiori. Con il Mi-nistero della gioventù, per esempio, stiamofacendo un questionario che ha coinvolto10.000 giovani degli ultimi tre anni dellascuola superiore sul tema dell’integra-zione. È stato rivolto a tutti i giovani ecomincia a dare buoni frutti. Mi sembraimportante sottolineare che l’80 per centodei giovani e degli insegnanti delle scuolesuperiori sono convinti che i figli deglistranieri nati in Italia siano italiani. Que-sta è convinzione comune, ma non èrealtà. Questo è uno dei nodi.

Al di là delle rappresentazioni schema-tiche che vengono proposte circa il rap-porto tra cittadini italiani e nuovi cittadinistranieri, è possibile leggere proprio neicontesti educativi una realtà articolata,con alcuni segnali positivi e con qualcheproblema, su cui è possibile in qualchemodo incidere.

PRESIDENTE. Do la parola al dottorCristopher Hein, direttore del Consiglioitaliano per i rifugiati.

CRISTOPHER HEIN, Direttore del Con-siglio italiano per i rifugiati. Ringrazio ilpresidente per l’invito. Vista la limitatezzadei tempi, mi limito a lanciare tre mes-saggi. Il primo messaggio riguarda il titolodi questa indagine sulle problematicheconnesse all’accoglienza degli alunni concittadinanza non italiana nel sistema sco-lastico italiano. Mi chiedo, presidente, che

senso abbia parlare di alunni non citta-dini, nel senso della cittadinanza, del pas-saporto. Nel mio Paese di origine, laGermania, ci sono circa 200.000 bambinicon cittadinanza italiana, che sono dimadrelingua tedesca e frequentano lascuola tedesca, quindi non figurano qui,anche se sono a tutti gli effetti culturali elinguistici stranieri.

Ritengo che sulla questione che inte-ressa il Paese, il sistema scolastico e l’in-tegrazione, incida non la cittadinanza, mala provenienza culturale e linguistica dellapersona e della famiglia. Se osserviamo lestatistiche comparate con la Francia, laGran Bretagna, la Svizzera e la Germania,vediamo che in Francia abbiamo un’inci-denza di alunni stranieri molto bassa,perché i genitori hanno grande facilitànell’ottenere, attraverso la naturalizza-zione e lo ius soli, la cittadinanza francese,quindi escono dalla statistica. Questo nonaccade in Svizzera, dove abbiamo un nu-mero assoluto relativamente basso, mapercentualmente molto alto, perché unostraniero praticamente non ottiene mai lacittadinanza svizzera.

Vi chiedo dunque di riflettere su questadicitura « alunni di cittadinanza non ita-liana », giacché il passaporto di un bam-bino non mi sembra incidere sul rendi-mento scolastico e sul grado di integra-zione.

Il secondo messaggio è il seguente: neinostri uffici del CIR arrivano spesso rifu-giati che richiedono asilo, i cui figli fannoloro da interprete. Penso che si possageneralizzare: i figli sono i primi mediatoriculturali tra la famiglia e la società ospi-tante, e più ancora tra la famiglia e lascuola. Questo valore espone psicologica-mente però a un rischio, perché assegna albambino una responsabilità, per non direuna superiorità rispetto al proprio geni-tore, in quanto il bambino domina lalingua che i genitori non parlano. È quindinecessario affiancare, accompagnare que-sti bambini in questo compito.

Un terzo messaggio riguarda la vita delbambino, che si svolge tra i due poli,famiglia e scuola, dove la scuola con lacrescita del bambino diventa molto più

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importante rispetto alla famiglia. Se questidue poli sono in contraddizione tra lorocome avviene in certi quartieri di Parigi odi Berlino con i turchi, che subiscono unaghettizzazione, si generano devianze so-ciali, criminalità e un rendimento scola-stico sempre più basso, che preoccupa, aldi là della questione politica e delle leggisull’integrazione.

La società dovrebbe quindi sforzarsianche attraverso un finanziamento di met-tere insieme questi due poli della vita delbambino, permettendo la comunicazione,l’incontro tra la famiglia e l’insegnante e ilsistema scolastico. Questo sarebbe un in-vestimento per la futura integrazione.

Ho scorso rapidamente i rapporti ste-nografici di alcune audizioni precedenti diquesta indagine conoscitiva e mi sembrache su questo tema così delicato si giochiil futuro del Paese a lungo termine. Non èuna questione che si può determinaredall’oggi al domani, se è vero che negliStati Uniti tra quindici anni la linguadominante sarà lo spagnolo e non piùl’inglese. È un futuro al quale dobbiamoprepararci: devono prepararsi innanzituttoRepubbliche come l’Italia e la Germaniache hanno una identità nazionale relati-vamente recente.

Bisogna fare un salto in avanti: questoè un dato nella globalizzazione e quindi osi fa una politica dell’incontro e dell’inte-grazione oppure un giorno ci troveremodavanti al disastro della esclusione di unapopolazione sempre più rilevante nellavita economica e culturale del Paese.

PRESIDENTE. Do ora la parola aideputati che intendano porre quesiti oformulare osservazioni.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Desideroringraziare l’assessore del comune di Pratoper quanto ci ha raccontato e vorreiformulare qualche domanda per capiremeglio la situazione che ci ha esposto,premettendo che comprendo molto bene ildifficile ruolo dell’Assessorato che le èaffidato. Gli alunni cinesi si trovano infattiin una situazione più complessa e delicatadi quella degli alunni provenienti da altriPaesi del mondo.

Vorrei capire dove l’Istituto Marco Polosia collocato nella città di Prato, a qualedistanza da altri istituti comprensivi equale percentuale di alunni immigrati ab-biano questi altri istituti.

Vorrei sapere inoltre cosa significhi« alunni irreperibili », giacché la scuola hal’indirizzo di tutti i ragazzi che frequen-tano, per cui, se un alunno non viene ascuola, sa dove abita. Vorrei capire quindicosa succeda, se il 95 per cento costituitoda alunni cinesi sia irreperibile perché lafamiglia si è spostata e non abita più lì, ibambini sono stati rimandati dai parentiin Cina o sono spariti. In quest’ultimocaso, infatti, la cosa sarebbe molto preoc-cupante.

Per quanto riguarda gli arrivi in corsod’anno, vorrei capire se dentro l’accordodi programma siglato con la provincia econ la regione esista una possibilità ana-loga a quella offerta nella città di Firenze,dove i centri per l’insegnamento dell’ita-liano svolgono anche questa mediazionecon le famiglie, per cui a Firenze ormai igenitori si rivolgono al centro.

PRESIDENTE. Onorevole, ponga la do-manda

MARIA LETIZIA DE TORRE. Sì, vorreisapere se dentro l’accordo di programmaesista anche questa possibilità di chi me-dia con le famiglie il ricongiungimento.

Vorrei chiedere alla Comunità di San-t’Egidio se le classi di insegnamento per gliadolescenti siano un’iniziativa della Comu-nità o si collochino all’interno di un pro-getto in cui sono impegnate anche lescuole, la città di Roma.

Vorrei porre infine una domanda alDirettore del Consiglio italiano per i rifu-giati. Vorrei sapere cosa accada ai minoridi una famiglia in cui gli adulti chiedanoil riconoscimento dello status di rifugiatiin Italia, nel periodo dalla richiesta d’asiloal riconoscimento di tale status, fase pur-troppo lunghissima in Italia, durante ilquale, in modo anomalo, i genitori nonpossono lavorare, ovvero se questi minoripossano o no frequentare la scuola.

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GIOVANNI BATTISTA BACHELET.Avendo visto i dati, posso rispondere alladomanda posta dalla collega De Torre.Quasi nessuno arriva al 30 per cento,pochi superano il 30 e solo uno il 50. Queicalcoli sono basati sulla nazionalità,quindi presumerei che nessuno sia sopra i30 per quanto riguarda la lingua parlata.Vorrei sapere se sia una ipotesi ragione-vole.

Invece, domando all’esperto. Sono unex Gastarbeiter di Stoccarda, quindi nutromassima gratitudine nei riguardi dellaGermania, dove già trenta anni fa, quandoci lavoravo, la densità degli immigrati inparticolare della Turchia era molto elevatae credo sia rimasto un contributo soste-nuto alla immigrazione anche negli annisuccessivi.

Vorrei sapere in cosa le politiche sco-lastiche attuate in Germania – allora nonme lo domandavo, ora devo chiederlo perragioni di nuova responsabilità – sianostate diverse per esempio da quelle diPaesi come l’Olanda, caso drammatico incui, dopo un’apparente calma, è esplosoun problema. Mi chiedo quindi se il pro-blema in Germania non sia ancora esplosoed esploderà o se invece siano state attuatepolitiche che dovremmo adottare per far sìche le cose vadano bene, come quando eroin Germania trent’ anni fa.

PRESIDENTE. Do la parola ai nostriospiti per la replica.

RITA PIERI, Assessore all’istruzionepubblica, università e pari opportunità delcomune di Prato. Rispondo volentieri.Come da lei sottolineato, nella nostra cittàla situazione è abbastanza eterogenea.Questa è la particolarità di questa cittàche tendo a ribadire con forza. L’istitutocomprensivo Marco Polo, che si trova nelcentro della città, non all’interno dellevecchie mura, ma in zona limitrofa, havicino altri due istituti comprensivi. In unodi questi, la percentuale dei bambini stra-nieri si abbassa notevolmente.

A Prato, infatti, abbiamo anche questaparticolarità: esistono scuole come ilMarco Polo, dove la presenza di varie etnie

è molteplice, altre come l’istituto Masca-gni, dove invece l’unica presenza stranieraè cinese. Questo costituisce un disagio neldisagio, perché, se i bambini appartengonoa tante etnie, l’integrazione si rivela piùsemplice e tutto l’andamento scolasticoavverte meno disagio. Quando invece sihanno due blocchi, nonostante tutti glisforzi dei docenti, al suono della campa-nella si crea una netta distinzione tra i duegruppi di bambini. Ci troviamo quindianche ad affrontare questa difficoltà.

L’aspetto principale è che a Prato ibambini nascono in Italia e se ne vannodopo dieci giorni, per poi tornare a nove,a dieci, a dodici o a sei anni quando vabene. È questa la grande difficoltà: citroviamo ad avere bambini che non com-prendono la lingua, non conoscono leregole scolastiche, gli usi e i costumi, leusanze e il modo di relazionarsi con glialtri bambini. Indipendentemente dal la-voro dei mediatori linguistici, che ci sono,seppur con grande difficoltà dell’ammini-strazione, non riusciamo in nessun modoa bloccare questo fenomeno.

Negli asili nido del comune di Prato ibambini stranieri rappresentano una per-centuale bassissima (15-17 per cento) esono quasi tutti nordafricani. I bambinicinesi non frequentano l’asilo nido, perchése ne vanno via o rimangono all’interno didinamiche e di momenti formativi assolu-tamente familiari, perché i genitori nonvogliono che si relazionino con gli altricoetanei. Non ci si può fare niente: ognunoè padrone in casa propria e ha la propriacultura. Non possiamo obbligarli.

La nostra situazione dovrebbe quindiessere esaminata attentamente, perchécrea incredibili disagi ed è diversa dallealtre città, perché ci troviamo ad averebambini nati in Italia che non parlanoneanche una parola della nostra lingua, eugualmente la famiglia. Il nostro progettoè uno dei pochi in Italia che vede coinvoltinon soltanto gli enti – comune, provinciae regione – ma tutti i dirigenti scolastici.

Questi sono infatti firmatari ed esisteun coordinamento scientifico, oltre alcoordinamento politico, e da anni c’è uncoinvolgimento con le famiglie. Questo

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protocollo, che costa molto all’ente locale,prevede il coinvolgimento di un mediatorelinguistico e di un mediatore culturaleanche per le famiglie. Come amministra-zione, investiamo ogni risorsa per progettiche riguardano l’integrazione, compresi imessaggi telefonici alle famiglie non ita-liane, nella consapevolezza di come l’in-tegrazione non sia solo quella del bam-bino, ma passi necessariamente attraversola famiglia.

DANIELA POMPEI, Responsabile delservizio immigrati della Comunità di San-t’Egidio. Le classi di lingua italiana comelingua seconda rispetto ai minori adole-scenti sono nate su richiesta delle famigliedegli immigrati. La nostra scuola è unascuola di lingua seconda per gli adulti,quindi per l’integrazione degli adulti. Cisiamo ritrovati negli ultimi anni con unaumento di richiesta da parte dei figli.Abbiamo quindi solo in una delle sezionidella nostra scuola a Trastevere, quindinel centro di Roma, più di tre classi.

A Roma, la comunità filippina ha lostesso problema della comunità cinese: averpartorito i qui i propri figli, ma averli man-dati subito nel loro Paese per le difficoltàdelle donne filippine che normalmente la-voravano come domestiche. In seguito, lihanno fatti tornare a un’età maggiore e sisono rese conto del problema. Anche con icinesi esiste lo stesso problema, ma sistanno rendendo conto di come questo creidifficoltà ai figli, ai minori.

Ho voluto sottolineare questo aspetto aconforto di tutti, perché gli studenti diqueste nostre classi sono bambini filippininati in Italia, che arrivano a tredici anniparlando inglese, non italiano, e quindi sitrovano in difficoltà nell’ambiente scola-stico. Le comunità stesse stanno peròridiscutendo questo fenomeno. Ad esem-pio, i cinesi del quartiere Esquilino nonhanno questo problema, pur essendo unadelle comunità più consistenti.

CRISTOPHER HEIN, Direttore del Con-siglio italiano per i rifugiati. Sono grato perla sua domanda sui richiedenti asilo e lascolarizzazione dei loro bambini, perché è

un problema preoccupante. Abbiamo inItalia due sistemi di accoglienza, uno deiquali è rappresentato dai Centri di acco-glienza per richiedenti asilo (CARA) agestione diretta del Ministero dell’internoattraverso le Prefetture, dove per legge lepersone richiedenti asilo dovrebbero re-stare 35 giorni, mentre di fatto si atten-dono 6-9 mesi, quindi quasi un interoanno scolastico.

Queste strutture si trovano a Crotone,Caltanissetta, Foggia, Bari, alle porte diRoma, a Castelnuovo di Porto, lontano dascuole, senza scuolabus o altri trasporti econ una situazione di totale incertezza efragilità delle persone e delle famiglie, chenon sanno quando avranno il colloquio conla Commissione, quando avranno la rispo-sta. Nessun bambino quindi va a scuola, equesto può protrarsi anche per nove mesi.

L’altro è il Sistema di protezione perrichiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) che ènelle mani dell’ANCI, quindi con 130 co-muni che gestiscono piccoli progetti diaccoglienza di richiedenti asilo o rifugiati,dove c’è un servizio di scolarizzazione deibambini, operatrici e operatori che siimpegnano affinché dal primo momentodell’arrivo il bambino vada a scuola. Vienegarantita una permanenza minima di seimesi a bambini in età scolare e famiglie.Questa permanenza può durare anche unanno, periodo consistente. Gli operatorisociali si occupano di garantire una con-tinuità scolastica anche quando sia statapresa la decisione sulla richiesta d’asilo.

Per il primo sistema però c’è un veroproblema, pur essendovi la maggior partedei richiedenti asilo, che sono pratica-mente privi del diritto di accesso allascuola.

L’altra domanda è difficile, perché laGermania è un sistema federale, l’istru-zione è competenza esclusiva dei Länder,delle regioni, e ogni Land attua la suapolitica. Nonostante la presenza di uncoordinamento, infatti, persiste unagrande diversità tra Assia, Brandeburgo,Bavaria, Berlino.

Da anni viene fatto un notevole sforzoeconomico dai Länder per facilitare l’in-serimento linguistico, attraverso tutto un

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sistema di classi non speciali, ma paralleleal normale curriculum scolastico. Losforzo è minore per quanto riguarda lacostruzione di un ponte tra la famiglia ela scuola. Su questo c’è una grande lacuna,con evidenti conseguenze.

Il problema centrale nel mondo del-l’immigrazione è la urbanizzazione in unghetto. Se tutti i Turchi vivono in unquartiere, c’è poco da dire, ma non è unproblema della scuola: si tratta di unproblema di alloggi, di politica della casae di politica urbanistica.

PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostriospiti per la disponibilità manifestata, di-chiaro conclusa l’audizione.

La seduta termina alle 16,10.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTIESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DOTT. GUGLIELMO ROMANO

Licenziato per la stampa

il 20 aprile 2010.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

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