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www.ilmattinale.it
PACE Berlusconi ha ricevuto il presidente
russo Vladimir Putin a Milano.
Non esiste interlocutore credibile
oggi in Occidente per Mosca se
non lo statista italiano
GAS Importante passo avanti in senso
umanitario di Putin: forniture di
gas garantite a Kiev per l'inverno.
Atto di buona volontà
VIA DELLA SETA Urge più che mai creare le condizioni
politiche per sottrarre l'Unione Europea
all'egoismo di Berlino, che danneggia
soprattutto l'Italia
LEGGE DI STABILITA’ A Napolitano gli domandiamo con
rispetto: dove l'ha letta? E se l'ha
letta, di grazia, ce la fa leggere
anche a noi
@IlMattinale
POLITICA Renzi è un gigante del consenso con
i piedi d'argilla in Parlamento,
un'istituzione che resta piuttosto
importante in una democrazia
GIUSTIZIA Berlusconi non è mai stato un
imputato come gli altri.
É un imputato politico. Assolverlo
macchia la reputazione. Si deve
ripristinarla dichiarandolo
colpevole extra-sentenza
MANOVRA/1 Il governo ha tenuto nella
manovra 3,4 miliardi "a riserva"
proprio per poter rispondere alle
obiezioni della Commissione
senza stravolgere la manovra.
Speriamo davvero che queste
risorse possano essere liberate
(Stefano Boeri)
MANOVRA/2 la credibilità la si conquista andando al
di là delle sfide a colori, dimostrando
sul campo di saper tagliare le spese e di
preoccuparsi per i posteri, ivi compresi
i governi che seguiranno
(Stefano Boeri)
DOSSIER per capire l’Italia e l’Europa oggi
www.gruppopdl-berlusconipresidente.it
2
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BERLUSCONI CERCA LA PACE,
MERKEL SI OPPONE
La Russia e noi – Berlusconi ha ricevuto il presidente russo Vladimir Putin a Milano.
Non esiste interlocutore credibile oggi in Occidente per Mosca se non lo statista
italiano.
Togliere le sanzioni – Un gesto importante per spingere verso rapporti costruttivi tra
l'Europa e la Russia, finalmente liberi dall'ipoteca americana, è quello di eliminare le
sanzioni reciproche tra Roma e Mosca. Sarebbe anche un modo per segnalare la presa
d'atto della buona attitudine russa, in presenza di un dialogo tra Putin e Poroshenko.
Guerra gelida – Importante passo avanti in senso umanitario di Putin: forniture di
gas garantite a Kiev per l'inverno. Atto di buona volontà.
Merkel violenta – La cancelliera tedesca aggredisce, nel summit tra Ue e Russia,
Putin, quasi a impedire sul nascere qualunque mossa di disgelo nella guerra fredda
ormai in corso. Lo fa in russo. Curioso segnale di una luterocomunista (definizione di
Enzo Bettiza, la Merkel è figlia di un pastore luterano e fu pioniera comunista) al
Cremlino.
Angela diabolica e perdente – Perché la Merkel fa così? Cerca di coprire con la sua
grinta da vecchia ddr che sa il russo, la disfatta delle politiche economiche europee
imposte da Berlino. Se oggi l'Europa è accodata all'America è a causa di questa
estrema debolezza finanziaria della zona euro, che si flette in una politica subordinata
ad altri interessi. Questo la rende nervosa.
Non abbiamo paura della Merkel – Renzi è stato bravo, secondo le ricostruzioni
giornalistiche, a placcare l'aggressività a freddo della cancelliera tedesca. Ma lì si è
fermato. Non ha preso in pugno davvero la situazione spostandola verso un maggior
equilibrio. Di fatto ha permesso alla Germania di essere la “capo-delegazione”, con
Cameron ad assecondarla.
Via della seta – Urge più che mai creare le condizioni politiche per sottrarre l'Unione
Europea all'egoismo di Berlino, che danneggia soprattutto l'Italia. Ma non fa bene alla
stessa Germania, impedendole rapporti proficui lungo la via della seta che dall'Italia
passa per l'Europa centrale e attraversa la Russia verso l'Asia. Forse la Merkel vuol
trattare da posizioni di forza assimilando a se stessa l'Ucraina. Ma è visione corta e
pericolosissima.
3
Liberare Berlusconi – Ci sono delle sanzioni da togliere non solo verso Est, ma in
casa nostra. Quelle che colpiscono oggi Silvio Berlusconi, con una sentenza
mostruosa, e con una decisione incostituzionale del Senato. Sono misure che gridano
vendetta al cospetto della giustizia, e a quello dell'interesse nazionale e della pace
mondiale.
LA LEGGE DI STABILITA'? CHI L'HA VISTA?
CHISSA' CHI LO SA DOVE SARA' E CHE COSA
SCRITTO AVRA'
Ma se non l'ha ancora letta? – Napolitano si esercita in un endorsement molto
sentito, quasi accorato, a favore della manovra annunciata da Renzi. Gli domandiamo
con rispetto: dove l'ha letta? E se l'ha letta, di grazia, ce la fa leggere anche a noi.
I testi, la roba scritta please – Non ci sono i testi, segno di un dilettantismo
pauroso. Siamo tutti costretti a lavorare su argomenti e cifre espresse attraverso slides
e conferenze stampa con l'enfasi dei venditori di vasetti nelle fiere del Far West. Ma
se Renzi vuole un rapporto serio e proficuo anche con l'opposizione deve mettere
nella condizione di non replicare solo alle sue boutade provvisorie.
Clausole di salvaguardia – Secondo Verderami (Corriere della Sera) è il nuovo,
ipocrita, modo di chiamare il trasformismo. Le clausole di salvaguardia sono le
riserve cammellate dei dissidenti M5S e in futuro delle autonomie pronte a soccorrere
Renzi e la sua maggioranza traballante al Senato. Renzi è un gigante del consenso
con i piedi d'argilla in Parlamento, un'istituzione che, anche se Renzi non è d'accordo
e ormai forse anche Napolitano, resta piuttosto importante in una democrazia.
BERLUSCONI ASSOLTO. E CHI NON CI VUOL
STARE. MA PER FAVORE LASCI STARE
LA MADONNA DI LOURDES
Arma impropria – Il giudice di Milano che si dimette per aver dovuto leggere la
sentenza di assoluzione di Berlusconi è la dimostrazione plastica che Berlusconi non
è mai stato un imputato come gli altri. É un imputato politico. Assolverlo macchia la
reputazione. Si deve ripristinarla dichiarandolo colpevole extra-sentenza.
4
Mi dimetto dunque io sono puro e lui colpevole – La legge è un optional politico.
La sentenza viene falsificata, resa inattendibile, grazie a questo espediente finale, e
pure con la citazione indecente della Madonna di Lourdes. (Il giudice, attraverso la
tecnica dell'intervista triangolata con amici, fa sapere che ha deciso tutto dopo un
pellegrinaggio).
La verità su Ruby – Il “Giornale” ripropone il memoriale scritto dal nostro
presidente su come effettivamente si svolsero i fatti oggetto di processo (e di
assoluzione).
I NEO FURBETTI DEL RENZISMO
PSEUDOBERLUSCONIANO.
NOI NON MORIREMO RENZIANI
L'anziano e il giovane – Giuliano Urbani e Salvatore Merlo, su Libero e su Il Foglio,
sostengono all'unisono, uno da (af)fondatore di Forza Italia, l'altro da s'offerto
renziano, che Berlusconi ha scelto Renzi come suo vero successore e fa di tutto per
benedirlo spostando il suo elettorato in quella zona fiorentina. Insomma, stimano così
tanto Berlusconi da ritenerlo un fallito che sposta la gente come pacchi di sua
proprietà dal proprio territorio a quello della sinistra. E il Nazareno sarebbe lo
strumento di questo trasloco silente. Urge pensiero autentico berlusconiano sul tema.
Per conto nostro non moriremo renziani.
QUALCHE BOERO PER NON FAR DIGERIRE
LA MANOVRA
Non piace a nessuno – Qualunque osservatore di sinistra o di destra, dinanzi agli
annunci e alle cifre anticipate da Renzi, si ribella con la logica del buon senso. Qui
antologia della demolizione fatta da Stefano Boeri sulla Repubblica.
Boeri/1 – “Nelle prossime due settimane avremo il responso della Commissione.
Presumibilmente ci chiederà uno 0,2% di riduzione del deficit 2015 per evitare di
rischiare di sfondare il vincolo invalicabile del 3% di deficit. Il governo ha tenuto
nella manovra 3,4 miliardi "a riserva" proprio per poter rispondere alle obiezioni
della Commissione senza stravolgere la manovra. Speriamo davvero che queste
risorse possano essere liberate. Portando a termine entro la fine dell`anno la riforma
del lavoro, decreti attuativi compresi, ci sarà qualche chance in più di averle a
disposizione. Altrimenti il contenuto espansivo della manovra verrà ridotto di un
terzo ( da 11 a 7,6 miliardi)”.
5
Boeri/2 – “Si tratta di essere credibili. Solo facendo capire che gli sgravi di oggi non
verranno rimangiati da nuove tasse domani, le imprese e le famiglie torneranno a
investire. E solo tornando a crescere si potrà convincere i mercati che il nostro
immenso debito pubblico è sostenibile. I titoli della manovra sono quelli giusti. Si
tagliano le tasse sul lavoro, spostando il prelievo sulle imposte dirette (con
l`inasprimento Iva che si cela dietro i provvedimenti antievasione) e sulle rendite
finanziarie e si tagliano le spese più improduttive delle amministrazioni centrali e
locali. Ma la credibilità la si conquista andando al di là delle sfide a colori,
dimostrando sul campo di saper tagliare le spese e di preoccuparsi per i posteri, ivi
compresi i governi che seguiranno”.
Boeri/3 – “Speriamo di sbagliarci, ma leggendo le bozze entrate nel Consiglio dei
Ministri abbiamo avvertito un forte senso di provvisorietà. La spending review non
c`è, se non nell`articolo 19 sui tagli ai sussidi alle imprese, che appaiono molto
modesti al punto da essere ignorati da Confindustria. I tagli alle Regioni sono stati
scritti al centro in modo indifferenziato, la negazione della spending review.
Sorprende che Cottarelli abbia elogiato questo approccio "pragmatico". I tagli ai
Ministeri sono ancora ìn gran parte obiettivi, anziché provvedimenti concreti. C`è un
impegno dei ministri a farli, ma chi ci assicura che a giugno non cambino idea,
invocando qualche nuova priorità geopolitica?”.
Boeri/4 – “Il nuovo contratto a tempo indeterminato a contributi zero sarà soggetto a
un rubinetto, a un vincolo totale di spesa, per cui non è detto che tutte le imprese
interessate potranno fruirne. Non durerà, comunque, più di tre anni, al termine dei
quali il datore di lavoro si troverà di fronte uno steccato altissimo, con l`incremento
di un terzo del costo del lavoro dato che la decontribuzione sparisce completamente.
Stupisce che questa forma di decontribuzione sia stata varata per lanciare un contratto
a tutele progressive, la cui idea è proprio quella di non mettere il datore di lavoro di
fronte a grandi discontinuità nei costi, con tutele che aumentano gradualmente, giorno
per giorno”.
Boeri/5 – “Si sostiene che il Tfr in busta paga è una scelta volontaria, ma la
"volontarietà" viene persuasa raddoppiando le tasse sui rendimenti dei fondi pensione
(cosa che ci allontana dal resto d`Europa) e portandole al di sopra di quelle che
pagheranno i lavoratori con bassi salari che si faranno consegnare questi soldi in
busta paga. Poco importa che sia proprio il futuro previdenziale di questi lavoratori
quello che oggi appare più incerto. Speriamo che non si dedichino d`ora in poi al
risparmio fai da te in un Paese in cui il grado di consapevolezza finanziaria è molto
basso”.
Boeri/6 – “Forse ci si disinteressa della credibilità degli interventi perché si pensa che
i soldi dati oggi andranno a famiglie e imprese assetate, che meccanicamente
metteranno le risorse in circolo facendo ripartire l`economia. Ma per essere sicuri di
raggiungere chi ha veri problemi".
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UNIONI CIVILI
Più diritti senza guerre di religione
(On. Mariastella Gelmini)
redo che ogni persona di buon senso vorrebbe evitare di trasformare il
tema assai importante delle unioni civili in una nuova «guerra di
religione», come troppo spesso è accaduto nella nostra storia. Guerre
risolte con sconfitte per tutti: sia per chi riteneva di difendere valori morali o
religiosi, sia per chi credeva nella possibilità di un’illimitata espansione del
campo dei diritti civili senza soppesarne le ricadute sociali ed economiche.
Alla fine però la vera débacle è stata quella vissuta dal nostro Paese, bloccato da
crociate antitetiche che ancora oggi rischiano di impedire un vero progresso
della nostra società. Il mondo va avanti, sono cambiate del tutto le esigenze
delle persone, senza contare che l`Italia è pienamente inserita in un contesto,
quello europeo, molto avanzato dal punto di vista dei diritti civili. Forza Italia è
un partito liberale, moderno, aperto al confronto. È questo il nostro Dna, e
infatti dibattiamo di unioni civili da molti anni, come testimoniala proposta di
legge Brunetta-Rotondi del 2008.
Lo ricordo non solo ad onore dei due proponenti ma a beneficio di chiunque
dovesse pensare che Forza Italia agisca dietro impulsi estemporanei o sull`onda
dell`emotività mediatica. La questione è ben presente a noi tutti, anche a chi,
cattolica, come me, interroga la propria coscienza ma nella consapevolezza che
il rispetto d ella vita e della libertà altrui viene prima di tutto. Se si guarda allo
spettacolo offerto dalla maggioranza di governo, c`è da essere perplessi circa la
reale volontà di trovare una soluzione equilibrata. Perché oltre l`ennesimo
annuncio il governo non è mai andato. E come tacere della speculazione politica
messa in atto dal Nuovo Cento desta che si è accaparrato il ruolo di paladino
unico e intemerato della famiglia quando nessuno ha mai pensato di metterla in
discussione? È avvilente, per chiunque sia in buona fede, assistere a una rissa
scomposta tra chi s`inalbera in difesa della laicità dello Stato e chi invece si
erge a campione della famiglia tradizionale, uno scontro insensato e infruttuoso
che tiene in scacco il nostro Paese. Io dico no a questa impasse. Lavoriamo con
senso di responsabilità a una norma positiva ed equilibrata sulle unioni civili.
Stiamo parlando di un ampliamento dei diritti della «persona umana», qualcosa
che deve vederci uniti e fieri di dare il nostro positivo contributo. Parliamo di
un rinnovamento che in alcun modo intacca l`istituto del matrimonio. Parliamo
C
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di un istituto dirango costituzionale, la famiglia, e di un istituto giuridico come
le unioni civili: due piani reciprocamente estranei e destinati a non incontrarsi.
Come può essere calato nella realtà italiana l`istituto delle unioni civili?
Prima di tutto intervenendo sulle norme del Codice civile per riconoscere ai
contraenti dell`unione uguali diritti e doveri; uguali obblighi e diritti in
materia di successione; uguali doveri e diritti in materia di mutua assistenza.
Altra questione è quella della reversibilità della pensione. Si entra, in questo
caso, in un`area sociale più ampia voluta dal legislatore, sulla base delle norme
costituzionali sul matrimonio e la famiglia (art. 29-31) per la tutela di chi perde
il coniuge e dei figli. Il tema è legittimo eri chiede una riflessione.
Da approfondire invece il tema della cosiddetta adozione da parte di un`unione
civile fra persone dello stesso sesso. Ritengo, come già previsto dalla
legislazione tedesca del 2003 e dai successivi aggiornamenti, che si possa
intervenire sull`affidamento dei figli naturali avuti in precedenza da uno dei
componenti dell`unione. E sottolineo «naturali», cioè figli nati dal rapporto fra
un uomo e una donna, escludendo quindi figli nati dalla fecondazione eterologa
per il cui affidamento a un`unione civile fra persone dello stesso sesso nutro
forti perplessità.
Da cattolica praticante e da liberale, dico che pur riconoscendomi senza riserve
e senza ipocrisie negli insegnamenti della Chiesa, penso tuttavia che la politica
abbia il dovere di rivolgersi alla società, quindi a una comunità di persone
multiforme per sensibilità, esperienze e credo religioso. Guardo avanti con
fiducia e con la voglia di dare una scossa a questo Paese.
Dobbiamo partire da una comune linea di responsabilità civile se vogliamo che
il Parlamento sappia trovare la sintesi legislativa giusta ed equilibrata che
l`Italia merita.
La politica non può viaggiare a 30 all` ora. Non può nemmeno accelerare
improvvisamente ai 300 all`ora, rischiando di andare a sbattere. Ma andare alla
velocità del Paese e dell`Occidente, questo sì. Questo è un dovere.
On. MARIASTELLA GELMINI
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Il meglio della settimana
INDICE DEGLI EDITORIALI Lunedì 13 ottobre/Martedì 14 ottobre/Mercoledì
15 ottobre 2014
1. Lunedì 13 ottobre: ECONOMIA – Cancellate le promesse di
Renzi. Nel nuovo documento di Economia e Finanza, Padoan
finge ottimismo e intanto fissa nuove tasse per le imprese
p.9
2. Lunedì 13 ottobre: NOI – Berlusconi alla riscossa. Dare colore
e profondità nel territorio e nelle istituzioni alla spinta
propulsiva del leader
p.11
3. Lunedì 13 ottobre: LORO – L’imbroglio della fiducia sul Jobs
Act. L’inizio del declino della democrazia parlamentare p. 15
4. Martedì 14 ottobre – Renzi cerca di far dimenticare Genova e
annuncia il falso, cioè che abbasserà le tasse p. 17
5. Martedì 14 ottobre: ECONOMIA – Renzi promette quello che
non ha e inganna gli italiani p. 19
6. Martedì 14 ottobre: UNITI SI VINCE – Berlusconi alla
riscossa. La scelta di D’Alì prefigura il ritorno del Nuovo
Centrodestra ad una nuova Forza Italia, con la rinuncia alla
innaturale scissione p. 21
7. Martedì 14 ottobre: GENOVA – Renzi non va a Genova. È la
prima volta che il responsabile politico della Protezione civile
rinuncia ad andare sul luogo del disastro p. 23
8. Mercoledì 15 ottobre: ECONOMIA – La volontà del premier di
smuovere l’economia è positiva. Ma il modo ancor m’offende:
coprire con nuove tasse, il taglio delle tasse p. 25
9. Mercoledì 15 ottobre: POLITICA – Voto da brivido al Senato.
Dimostra che Renzi non ha maggioranza p. 28
DOSSIER per capire l’Italia e l’Europa oggi p. 31
Le vignette della settimana p. 32
Per saperne di più p. 37
9
(1)
Lunedì 13 ottobre
ECONOMIA
Cancellate le promesse di Renzi. Nel nuovo
documento di Economia e Finanza, Padoan finge
ottimismo e intanto fissa nuove tasse per le
imprese. Il tesoretto rivela la coda di paglia
ier Carlo Padoan deve aver avuto un sussulto di resipiscenza. Pressato
dalle promesse, sparse a piene mani dal premier, era stato costretto a
presentare un quadro di finanza pubblica ben più accattivante di quando
non sia non sia la reale situazione dell’economia italiana. Un ottimismo dai
piedi d’argilla. A partire innanzitutto dalla previsione del ritmo di crescita per il
2015. Ipotizza uno 0,6 per cento, con un salto rispetto al 2014, di circa 0,9 punti
di PIL. Cosa improbabile, almeno a giudicare dai richiami di Mario Draghi,
sempre più preoccupato per le sorti dell’economia dell’Eurozona. Che fanno il
paio con il grido d’allarme dell’Economist di questa settimana: “the world
economy weaker then it looks”. L’economia mondiale è più debole di quanto
appare. Se si considera l’effetto di trascinamento della caduta che si registrerà
a fine anno, quel traguardo appare lontano mille anni luce.
Dovrebbe essere conseguito – sempre secondo le indicazioni del Nuovo DEF –
grazie ad un balzo in avanti della domanda interna di 1 punto di PIL? E’
credibile? Sono mesi che gli italiani risparmiano anche più del dovuto, a
causa di un orizzonte che promette nulla di buono. Perché, all’improvviso,
dovrebbero cambiare atteggiamento?
La cosa più probabile è che questo avvenga solo dopo, e non prima, che la
ripresa abbia preso consistenza. Semplice buon senso: il sale di qualsiasi analisi
economica. Tanto più che le previsioni sull’andamento della disoccupazione
sono ancora sconcertanti. Quando è dal loro progressivo contenimento che può
derivare quell’aumento dei consumi interni – si veda il deludente esito del
bonus di 80 euro – sui quali il Premier Matteo Renzi conta più del dovuto.
P
10
Ma non è solo questo a preoccupare. Le entrate previste non trovano conferma
negli andamenti più recenti. Nei primi otto mesi dell’anno, si sono contratte –
dati del Dipartimento finanze del MEF – dello 0,4 per cento. Il Governo
prevede, invece, che a fine anno aumenteranno dello 0,37 per cento. Per quali
motivi? Non è dato di sapere. Lo stesso dicasi per l’andamento del debito
pubblico. A luglio era ben più alto delle previsioni di fine anno, contenute nel
DEF. Anche in questo caso quali sono i fattori che giustificano un repentino
miglioramento?
Vi fosse almeno il conforto dell’esattezza delle precedenti previsioni. In meno
di sei mesi, il Governo è stato costretto a riscrivere da capo quanto
originariamente indicato. Più che di fronte ad una semplice Nota di
aggiornamento – come prescrivono le leggi di contabilità – siamo di fronte ad
un Nuovo DEF: riscritto da capo a fondo per correggere i clamorosi errori di
previsione. Basti pensare che ad Aprile il tasso di crescita era indicato nello 0,8
per cento. Oggi più miti consigli portano ad indicare una caduta dello 0,3 per
cento. Con un divario clamoroso di circa 1,1 punti di PIL. Lo scarto più alto che
si registra negli ultimi tre anni.
Di fronte ad un quadro così preoccupante, quindi, il ministro dell’Economia è
stato costretto a ricorrere a rimedi estremi e prevedere, nelle pieghe del
bilancio, un piccolo “tesoretto” – un paio di miliardi – da utilizzare se quelle
previsioni, com’è facilmente intuibile, si dimostreranno fallaci. Scelta che
alimenterà discussioni all’interno del Consiglio dei ministri. Ma l’Europa
incombe. Né sembra destinata a fare sconti. Ed allora ecco ricorrere ai soliti
rimedi. Aumenteranno le tasse sulle imprese, già stremate dalla bassa
produttività e da un carico di oneri finanziari e fiscali sempre meno sostenibili.
Si parla di almeno 1 miliardo. Mentre il piccolo ristoro che dovrebbe derivare
da un aumento del deficit – circa 10 o 11 miliardi – sarà compensato da
micidiali clausole di salvaguardia che scatteranno già a partire dal 2016. Un
ulteriore salasso di 12,6 miliardi nel 2016, 17,8 nel 2017 e 21,4 nel 2018. Con
aumenti dell’IVA e delle altre imposte indirette.
Sono quindi questi dati sommari, nell’indeterminatezza della manovra – oggetto
solo di anticipazioni di stampa – a mostrare il cul de sac in cui è finita
l’economia e la società italiana. L’unica relativa certezza è che le spese
aumenteranno, per rincorrere obiettivi che hanno poco a che fare con la
soluzione di fondo dei gravi problemi nazionali. Saliranno di oltre 19
miliardi. Come finanziarli rimane ancora un indistinto nebuloso, che non lascia
ben sperare. Ed allora non resta che incrociare le dita.
11
(2)
Lunedì 13 ottobre
NOI
Berlusconi alla riscossa.
Dare colore e profondità nel territorio e nelle
istituzioni alla spinta propulsiva del leader.
I punti puri e duri della rinascita.
Per far ripartire l’Italia via la Tasi
e sì alla logica di Pratica di Mare
diavoli del fango – come li ha argutamente definiti Giovanni Toti –
hanno lavorato a Genova, e ne abbiamo visti i risultati. Ma questi
demoni non abitano solo nella città ligure. Comandano tutta l’Italia.
Il modo con cui hanno preso le redini del governo è stato infangare il
legittimo governo di questo Paese, sin dal 2011, costringendo Berlusconi a
subire senza ribellioni, per senso di responsabilità, le dimissioni coatte,
evitando così guai peggiori agli italiani.
I
12
Da allora tre governi senza legittimazione democratica, e a colpi di
brogli su brogli, hanno condotto questa nostra povera Patria verso
l’abisso.
Ed ora Berlusconi, come ha insegnato Oriana Fallaci con il pericolo
islamico, ripete il grido di Cassandra: Troia brucia, l’Italia cioè va a fondo
irreparabilmente.
L’ingiustizia e il colpo inflitto alla democrazia, togliendo a Berlusconi
l’agibilità politica, si sono tradotte in una politica economica infame, che
invece di combattere la crisi l'ha alimentata dandole in pasto il bene più
prezioso per il ceto medio: le case, svalutate e trasformate in maledizione
da tasse moltiplicatesi per tre rispetto a quelle del governo Berlusconi. Da
10 a circa 34 miliardi! Ci aspettiamo che Renzi, per adeguarla ai risultati
delle europee, le porti a 40,8 miliardi... tanto per essere coerente.
Berlusconi con il clamoroso e meditato intervento di ieri dà dunque un
segnale di riscossa potente.
Non appelli retorici. Traccia le linee per una rinascita di Forza Italia,
dotandola di obiettivi chiari e della sua energia ineguagliabile. Fa di più,
non si limita a indicare la missione del nostro movimento, con la fusione di
partito e di circoli: disegna la rotta per la salvezza che offre a chi sta
guidando ora questo Paese.
Propone a Renzi e al Pd le soluzioni da praticare in fretta per sottrarre
l’Italia all’incubo. La nostra opposizione è tesa a stimolare un guizzo di
operatività e umiltà in Renzi, così che interrompa un momento il profluvio
di chiacchiere ormai stucchevoli.
Il nostro metodo è il contrario di quello della sinistra, che anche ora che
domina la filiera del comando dalle città, alle province, su su, fino a
Regione e Stato, cerca di far bere la panzana che i guasti sono dovuti
alla burocrazia, quasi che la politica non abbia esattamente il compito di
scrostare le tubature per trasformare le decisioni in fatti. Il guaio è che
abbiamo una sinistra dominata da contraddizioni spaventose, che
inibiscono qualsiasi repulisti del sottobosco dei poteri sindacali e
burocratici.
13
E così ora rantola tra promesse di miliardi inesistenti e scaricabarili
ignobili.
La differenza è questa. Nessuna caduta nella logica del tanto peggio
tanto meglio. Noi siamo per il bene, da qualunque parte arrivi è benedetto.
Certo il governo e la maggioranza promettono solo pioggia acida e
catramosa.
Il Pd-Ncd al comando è un groviglio di personaggi dai valori dissonanti,
ciascuno di essi sostenuto da cordate dagli interessi opachi e contrapposti.
Berlusconi non si unisce al coro informe delle proteste, con gli spunti
criminogeni e dittatoriali di Grillo, ma dà un contributo costruttivo.
Noi da oggi, su “Il Mattinale”, daremo sviluppo organico e puntuale ai
giudizi che vengono dalla sensibilità geniale del leader dei moderati. Non
sottovalutiamo affatto il rimprovero che ieri ha rivolto ai quadri e dirigenti
di partito, che riferiamo: “I nostri non sanno vendere il marchio che hanno
in casa e ovviamente sto parlando del signor Berlusconi.
Siamo in una situazione lontana dalla normalità democratica eppure non ci
sono proteste, nessuno si indigna”.
Per questo abbiamo chiesto e chiediamo vigorosamente la Commissione
d’inchiesta sui fatti oscuri del 2011, chiediamo la riforma della
giustizia, domandiamo a Renzi e a Napolitano di dire parole chiare su
questa assurda negazione dell’agibilità politica del Presidente Berlusconi.
Quali sono i contenuti di una Forza Italia la cui bandiera dev’essere
piantata in ciascuno dei più di 8mila comuni italiani?
In sintesi.
1. Ferita democratica da sanare, ridando piena libertà e pieno onore
a Silvio Berlusconi.
14
2. Basta Tasi. Renzi non è innocente per questo esproprio che colpirà
soprattutto il ceto medio il 16 ottobre. Vogliamo tornare al livello di
tassazione sulla casa del 2011, prima di Monti-Letta-Renzi.
3. Denunciamo la qualità della manovra contenuta nella legge di
stabilità, che non taglia burocrazia e spese malvage, ed invece si
riduce ad un aumento della pressione fiscale.
4. La riforma del lavoro, il famoso Jobs Act, si è trasformata da
occasione di ripresa proclamata a voce, in una doppia sciagura. La
prima riguarda i contenuti miserrimi del testo. Non c’è nulla che
faccia prefigurare un nuovo mercato del lavoro: tutto è vago, e dove
non lo è, ripristina il peggio. Il secondo guaio è l’affossamento del
ruolo del Parlamento. La fiducia imposta a Senato e poi alla
Camera su deleghe indistinte e caliginose, è un errore grave che
tradisce lo scarso rispetto dei fondamentali della democrazia.
5. Politica estera assente e, quando c’è, anti-italiana. Questo è ciò che
vediamo praticato dalla coppia Renzi-Mogherini. Il semestre italiano
in Europa ondeggia tra le affermazioni velleitarie di mutamento delle
regole e impotenza sostanziale. Sulla Russia abbiamo sbagliato tutto,
imponendo al Paese amicissimo del nostro Paese sanzioni che
ripropongono la guerra fredda: tutto per acciambellarci come cani al
guinzaglio di Obama. Così non va. Nuova Pratica di Mare.
Questa è la nostra riscossa, che è la riscossa non appena
di Forza Italia, ma dell’Italia tout-court. A questa spinta propulsiva, dopo
l’invito di Berlusconi, più che mai daremo colore e profondità. Ed è
compito di tutti, senza attardarsi in lagne personalistiche o in fatalismi che
non tengono conto per lo meno di un fattore. Il fattore B come Berlusconi.
15
(3)
Lunedì 13 ottobre
LORO
L’imbroglio della fiducia sul Jobs Act.
L’inizio del declino della democrazia
parlamentare. L’abrogazione della democrazia.
Dopo Fassino per conto di Renzi, anche Grillo
vuole chiudere il Parlamento. Le primarie hanno
prodotto mostri di sinistra. Facciamo sì che non
producano mostri anche di destra
he tipo di impatto può avere una riforma del mercato del lavoro
improntata su una delega vaga e annacquata approvata dal Parlamento
con il voto di fiducia? Già perché questo è il rischio. Che anche il
passaggio a Montecitorio si concluda in quattro e quattr’otto con il governo
pronto a chiedere il voto blindato per accorciare i tempi e soprattutto per
soffocare sul nascere un qualsiasi possibile dibattito.
Così verrebbe svilito il normale funzionamento del Parlamento, demansionato
a luogo della semplice ratifica per decisioni prese in altre sedi e con altri
metodi, che con la democrazia parlamentare non hanno nulla a che vedere.
L’impatto che può avere il cosiddetto Jobs Act? Nullo, per rispondere alla
domanda con la quale inizia questo articolo.
C
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E la cosa grave, per di più, è che questa importante riforma ha avuto e
probabilmente avrà come unico luogo di confronto (neanche tanto, a dire il
vero) la segreteria del Partito democratico, il decisionismo del nulla di Renzi,
e la timida e sterile levata di scudi di una minoranza Pd che dopo aver abbaiato
si è accucciata alle prime minacce della segreteria fiorentina.
Così ci ritroviamo con una scatola vuota. Uno strumento che non servirà agli
imprenditori, non servirà ai lavoratori, non attrarrà nuovi investimenti in Italia.
L’unico beneficiario sarà il premier Renzi che potrà farsi qualche selfie festante
e dire ‘abbiamo il Jobs Act’. Insomma, un imbroglio bello e buono.
Il Parlamento dicevamo. Dopo l’attacco su commissione portato avanti da
Piero Fassino ieri è stato Grillo a scagliarsi contro quello che dovrebbe essere
considerato il luogo sacro della democrazia. “Raccoglieremo le firme per fare il
referendum e uscire dall’euro. A quel punto avremo la maggioranza,
chiuderemo il Parlamento e andremo a governare”.
La democrazia dal basso secondo Grillo.
Altra faccia della stessa medaglia è la democrazia dal basso intesa da Renzi e
dal suo Partito democratico. Quella delle primarie e dell’asso piglia tutto. Chi
vince asfalta l’altra metà del cielo e prosegue per la sua strada come un
caterpillar. Senza luoghi d’ascolto o di confronto.
Questo è il mostro che hanno prodotto le primarie. Un mostro tutto di sinistra
che sta divorando via via i sindaci nati grazie a questo mostro. De Magistris,
Doria, Pisapia, Orlando… tutti legati allo stesso destino.
Cerchiamo di non farci contagiare. E non permettiamo che le primarie
possano produrre mostri anche a destra. Noi preferiamo la vera
democrazia dal basso. Il vero coinvolgimento della base.
Congressi comunali e provinciali e programma nazionale e territoriale. Noi
non ci facciamo illudere dagli spot sinistrorsi dell’uomo solo al comando.
Abbiamo un leader, ma quello è stato votato da milioni e milioni di cittadini in
regolari elezioni, non in consultazioni condominiali gestite con leggerezza e
approssimazione.
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(4)
Martedì 14 ottobre
Renzi cerca di far dimenticare Genova
e annuncia il falso, cioè che abbasserà le tasse.
Il premier promette ma non può.
La causa è il blocco di sistema, per colpa del Pd
1. Chimere per gonzi. Non si fa così. Non si prendono in giro in
questo modo gli italiani perbene, che sono la gran
maggioranza. Questa è la sintesi dell’operazione di Renzi
condotta ieri. Quelli enunciati a Bergamo come contenuti
ottimi e abbondanti del futuro degli italiani garantiti governo,
sono sogni.
2. Dà come cosa fatta una manovra che abbasserà le tasse agli italiani per 18
miliardi di euro. Dove trova i fondi per coprire questo mancato introito, visto che
non può stampare soldi? Egli indica due pozzi come se fossero colmi d’oro da
pescare con il secchio: evasione fiscale e spending review. Allora stiamo freschi.
I dati storici sul recupero da evasione fiscale, e la rottamazione delle proposte di
tagli fatta da Cottarelli, garantiscono il fiasco.
3. Soluzione? Pagheremo il taglio delle tasse con altre tasse. Sono le famose
clausole di salvaguardia poste in fondo ai vari articoli in cui si annuncia la
riduzione dell’Irap e di altre imposte. Suona, tradotto volgarmente così: se non
basteranno i soldi incassati dalla lotta alla evasione e quelli eliminando le spese
inutili, si procederà ad alzare le accise, cioè il prezzo della benzina e del gas, e
l’Iva.
4. Nell’articolo seguente dimostriamo l’imbroglio di Renzi, in cui cascano anche
osservatori onesti del centrodestra: scambiano l’annuncio delle buone intenzioni,
abbassare le tasse è senz’altro una cosa di destra, con la opacità delle opere. Le
cose sono a tal punto confuse che Renzi saluta queste sue opzioni come “di
sinistra”. Il risultato non cambia: farà solo danni.
5. Alle analisi numeriche, che è scienza economica, affianchiamo l’analisi del
linguaggio delle parole e dei gesti, per confermare che è una triste burla quella
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che ci appiopperà con una manovra che Padoan sa bene essere una bomba carta
per distrarre l’attenzione dalla catastrofe, e non una riforma choc come
pateticamente afferma Delrio trovando ad accogliere questa bolla di sapone
nientemeno che l’apertura della prima pagina del “Corriere della Sera” (Molto più
realistico lo scetticismo dell’editoriale di Sergio Rizzo).
6. Notiamo questo. Renzi aveva due opzioni davanti a sé in questi giorni.
Scegliere Genova, come avrebbe dovuto per due ragioni: è il premier, ma
soprattutto è il responsabile politico della Protezione civile. Si sarebbe preso i
fischi, avrebbe dovuto chiedere scusa. Oppure scegliere Bergamo e una platea
cui offrire la promessa di piatti succulenti, praticamente già pronti, basta solo
metterli nel piatto. Non testi di legge scritti, con la chiarezza necessaria quando si
governa. Ma ancora e sempre annunci. E sempre più roboanti.
7. Il linguaggio delle parole e dei gesti rivela la pochezza di questo governo ed in
fondo la fuga dalla realtà. Non è fuggito solo da Genova, il nostro premier, ma
dallo stato reale dell’economia italiana.
8. Il linguaggio è il tutto di Renzi. Questo è il problema. Non è il modo di
comunicare cose, ma la comunicazione che comunica se stessa, le parole che
non afferrano la realtà ma rimbalzano su mille specchi. Il messaggio si risolve nel
messaggio. Poi però ci si sveglia dai sogni. Si cerca di palpare la realtà. E se essa
è molto, ma proprio tanto, più bassa e fangosa delle parole colorate e dei gesti da
guascone, poi è tragedia.
9. Noi non pensiamo che la finzione scenica sia il suo obiettivo. Renzi vorrebbe
davvero fare le riforme. Ma la struttura di potere di cui è a capo, non glielo
consente: il Partito democratico è un coacervo di interessi e pulsioni antitetiche.
Sarebbe un suo e non un nostro problema, se questo non comportasse un blocco di
sistema. Il volante e le ruote non sono collegate. Infatti il capo del governo e
segretario del Pd (non votato dagli italiani) ha un gruppo parlamentare che non
c’entra niente con il suo programma e con la sua visione del mondo. Per questo
cerca di ovviare a questa impasse esautorando il Parlamento. Ma questo invece di
risolvere i problemi, ne aggiunge uno ciclopico, essendo l’Italia pur sempre una
democrazia che si regge sul suffragio universale…
10. Quanto può durare una simile assurda governance dell’Italia senza che gli
italiani ne paghino un prezzo intollerabile? Poco.
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(5)
Martedì 14 ottobre
ECONOMIA
Renzi promette quello che non ha e inganna
gli italiani. Ecco le prove numeriche
del suo ennesimo bluff
ono bastate 2 frasi del vice direttore generale di Banca d’Italia, Luigi
Federico Signorini, in audizione alla Camera dei deputati sulla Nota di
aggiornamento al Def, per rimettere in discussione tutta la politica
economica del governo Renzi: le previsioni macroeconomiche presentano
rilevanti rischi al ribasso e l’ok della Commissione europea al rinvio del
pareggio di bilancio non è scontato.
Ma proprio negli stessi minuti in cui la Banca d’Italia esprimeva le sue
perplessità sullo stato dei conti pubblici, il presidente del Consiglio, da
Bergamo, riprendeva la sua batteria di annunci. E le sparava sempre più
grosse, rilanciando con cifre non verificabili. Fino a qualche mese fa la
manovra non doveva proprio esserci, poi doveva ammontare a 10 miliardi, poi
a 21-23 miliardi, oggi a 30 miliardi. E se nell’agenda del presidente del
Consiglio ci saranno altri convegni potrebbe arrivare, temiamo, fino a 40
miliardi e più.
Ma con quali risorse? Renzi parla sempre mal volentieri di coperture, perché
è molto più facile dire le cose che piacciono e tacere quelle che fanno male. Ma
a rimettere con i piedi per terra il premier saranno la Commissione europea e i
mercati finanziari. Qualcuno gli ricordi che siamo in recessione (quest’anno, se
va bene, il Pil registrerà -0,3%); che siamo in deflazione e che la
disoccupazione continua a crescere (ad agosto: 12,3%).
Il presidente del Consiglio evidentemente sogna un mondo che non c’è.
Tagliare la pressione fiscale con questi chiari di luna è un pio desiderio.
Se da qualche parte diminuisce le tasse di 18 miliardi, da qualche altra deve
aumentarle.
S
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Come è già avvenuto per gli 80 euro, per il taglio
dell’Irap di aprile, e come continuerà ad avvenire
quando scatteranno le clausole di salvaguardia
automatiche, che significano tagli lineari o
aumento delle accise, dell’Iva e delle imposte
indirette. In altri termini: aumento della
pressione fiscale. Quando Renzi dice che non ci
sarà “neanche un centesimo di tasse in più” mente
sapendo di mentire.
Ultimo cattivo pensiero: il ministro Padoan è stato
avvisato di queste ultime cifre? Non vorremmo che, sentendole, fosse caduto da
qualche sedia in quel di Lussemburgo, dove è impegnato con Eurogruppo e
Ecofin. Non vorremmo essere nei suoi panni.
L.STABILITA’: BRUNETTA-PALESE, RENZI SIA ONESTO, VERE
COPERTURE SONO TAGLI LINEARI E TASSE
“Al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che annuncia mirabolanti tagli di tasse, diciamo
che non bastano le buone intenzioni: servono le coperture. E dire, come fa il sottosegretario
Delrio, che le risorse necessarie verranno dalla Spending review, dalla lotta all’evasione
fiscale e dalla flessibilità sui vincoli europei, che la Commissione non ci ha ancora
accordato, fanno solo sorridere.
Per essere onesto con se stesso e con gli italiani, Matteo Renzi dovrebbe dire che le vere
coperture sono nelle clausole di salvaguardia, alcune già scritte nella Nota di aggiornamento
al Def, che comportano tagli lineari, aumento delle accise, aumento dell’Iva e aumento delle
imposte indirette se, come è molto probabile, revisione della spesa, evasione fiscale e
Europa non daranno gli effetti sperati.
Perché il presidente del Consiglio non dice queste cose con chiarezza? Sarebbe molto più
serio e responsabile. Perché gli annunci su coperture virtuali non convincono nessuno. Né
l’Europa, né i mercati, né gli italiani. Quegli stessi italiani che in questi giorni sono in coda
negli uffici postali per pagare la Tasi”.
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(6)
Martedì 14 ottobre
UNITI SI VINCE
Berlusconi alla riscossa. La scelta di D’Alì
prefigura il ritorno del Nuovo Centrodestra
ad una nuova Forza Italia, con la rinuncia alla
innaturale scissione. Non è scouting ma razionalità.
La nostra proposta di unità nel centrodestra parte
da questo bentornato in vista di una coalizione di
programma alternativa alla sinistra
a scelta fatta in questi giorni, e ufficializzata ieri, dal senatore Tonino
D’Alì rappresenta un primo importante segnale per il futuro del
centrodestra. Il ritorno naturale in Forza Italia non è scouting ma
razionalità di una persona lungimirante che ha capito prima di altri che uno
pseudo progetto politico sta naufragando per colpa delle contraddizioni con
le quali è nato.
Il gesto di D'Alì è una scelta che si trasforma in un invito che riguarda
tutti.
“Ritengo che la mia storia politica di coerenza con i sentimenti dei miei
elettori e di dedizione alla progettualità di sviluppo dell'Italia e della Sicilia
L
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in particolare – ha detto D’Alì – suggeriscano l’assunzione di una posizione
più netta e il rilancio di una sfida della mia attività nel partito di Forza Italia
che mi ha visto in prima linea sin dal 1994 e con Silvio Berlusconi nel cui
governo ho avuto l’onore di militare e che mi ha consentito di concretizzare
in opere e in positivi modelli di sviluppo socio-economico l’amore per la mia
città e per la splendida terra di Sicilia”.
Bentornato dunque al senatore D’Alì, e un bentornato preventivo agli altri
che sembra (noi ne siamo certi) possano seguire le sue orme nei prossimi
giorni. L'unità del centrodestra parte da qui, e la nostra non vuole essere
una provocazione, ma è il segnale delle porte aperte a chi vuole ridare lena ai
propri ideali, dopo che ha visto il trattamento subito dai moderati il cui sogno
sciagurato si è trasformato in protesi artificiale, vista con fastidio dalla
sinistra.
Il Nuovo Centrodestra nato circa un anno fa da una scissione innaturale
può e deve rimediare a quella rottura, figlia di esasperazioni che in ogni
modo il Presidente Berlusconi ha cercato di comporre, ottenendo in risposta
il tradimento della sua fiducia. Adesso è maturo il tempo della resipiscenza e
della riunificazione.
Da questa prima ricomposizione, razionale e affettiva, bisogna ripartire.
L’obiettivo di Forza Italia, mentre moltiplica gli sforzi perché il Nuovo
Centrodestra si raduni nella nuova Forza Italia, completamente aperta alle
istanze moderate, è di dare corpo programmatico a una coalizione che
riunisca i partiti di centrodestra, attualmente vivi e all'opposizione della
sinistra, le nuove formazioni che stanno nascendo e quelle che verranno.
Unità di Forza Italia, unico ambito dei moderati, e coalizione di
programma dell'intero centrodestra. Assai più coeso, nei suoi punti di
massima divaricazione, di quanto siano le correnti pur militanti nel
medesimo Pd.
Uniti si vince. Solo insieme possiamo rappresentare
un’alternativa credibile nello scenario politico italiano. Il Paese si merita di
più di un Renzi qualunque…
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(7)
Martedì 14 ottobre
GENOVA
Renzi non va a Genova. È la prima volta
che il responsabile politico della Protezione civile
rinuncia ad andare sul luogo del disastro.
Ma allora perché ha voluto prendersi quella
delega? E perché non chiede scusa, invece di
dichiarare “sconcerto”? Siamo noi a essere
sconcertati di un premier così
’è chi spala e chi sparla. Anzi straparla.
Mentre Genova rivive lo sconforto e i terribili disagi che
provoca l’ennesima
alluvione e mentre le
vittime sono in strada nel
tentativo di rimuovere il fango,
c’è chi si arrabatta a
giustificare ciò che giustificabile
non è.
Una piramide di parole senza
senso, con il vertice ben
riconoscibile: Matteo Renzi,
impegnato a gettare una coltre di
fumo negli occhi degli italiani,
annunciando “la più grande opera
di riduzione delle tasse mai fatta”.
C
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Ecco, appunto, mai fatta e che mai si farà, se non con tagli lineari,
aumento delle accise, aumento dell’Iva e aumento delle imposte
indirette, tutt’altro rispetto a quanto ipotizzato dal sottosegretario
Graziano Delrio.
A Genova piove da sempre e da sempre le alluvioni provocano
disastri. Lo sanno tutti, lo sanno i politici, lo sa il Presidente del
Consiglio. Sanno anche cosa si dovrebbe fare, ma non lo fanno e
trovano l’alibi di turno.
Non potendo, questa volta, addossare tutta la colpa a Silvio Berlusconi,
Renzi ha individuato nei Tar e nei giudici amministrativi, colpevoli di
aver rallentato i lavori di sistemazione geologica, le vittime sacrificali da
dare in pasto agli italiani. Ma chi crede ancora a Renzi?
Di certo non l’Europa. Lo scempio dei soldi stanziati per la prevenzione
delle alluvioni e mai spesi, a causa di intoppi burocratici, ha fatto il giro
del Mondo dando un’immagine dell’Italia risibile. Impossibile tentar di
spiegare in campo internazionale come sia possibile tutto questo.
La tattica di Renzi di rilanciare sulle tasse per mettere in secondo
piano la catastrofe ligure è un insulto alla decenza.
Renzi è il Presidente del Consiglio, ed è direttamente responsabile del
malfunzionamento e delle lacune della gestione di sinistra che è presente
praticamente in tutta la Liguria. Non solo.
Renzi si è tenuto la delega alla Protezione civile, Renzi è a tutti gli
effetti il capo politico della Protezione civile!
E deve assumersi le sue responsabilità e rispondere delle sue colpe.
Invece arranca facendosi scudo con la sua mirabolante annuncite, a cui
corrisponde una realtà effettiva pari agli euro spesi per la messa in
sicurezza dei fiumi prima della tragedia. Pari, cioè, a zero.
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(8)
Mercoledì 15 ottobre
ECONOMIA
La volontà del premier di smuovere l’economia
è positiva. Ma il modo ancor m’offende:
coprire con nuove tasse, il taglio delle tasse.
La contraddizione è evidente, ma essa nasce dai
nodi politici non risolti. Che hanno il nome della
“ditta”: Partito democratico
e dovessimo scegliere tra Matteo Renzi e Vincenzo Visco non
avremmo dubbi. Meglio Renzi. La critica dell’ex ministro al
Presidente del Consiglio, sebbene formulata con garbo, è radicale.
“Un errore”, la maxi riduzione dell’IRAP. I tagli della spesa vanno bene,
ma bisogna stare attenti a cosa si taglia. Il TFR in busta paga? “Non mi
convince più di tanto”.
Unico endorsement: il maggior disavanzo di 11 miliardi. La cosa che farà
infuriare l’Europa. Partiamo da qui per cercare di capire le mosse del
Premier, cercando di coglierne le luci e le ombre. Con un’avvertenza
preliminare. Attenti alle lusinghe dell’illuminismo.
S
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La realtà economica e sociale italiana è molto più simile a quel “legno
storto” di cui parla Kant nella sua rappresentazione della realtà. Fare i
conti con questo magma contraddittorio richiede, a volte, semplificazioni
coraggiose. Scelte che faranno anche arricciare il naso. Ma l’importante è
governare il cambiamento.
Un vecchio slogan, che risale al tempo della Presidenza di Bettino Craxi, la
cui figura, non a caso, ritorna nella pubblicistica più recente. Una sorta di
legame sotterraneo, che unisce lo statista scomparso a Silvio Berlusconi e,
quindi, a Matteo Renzi. Una delle tante chiavi di lettura dell’ultimo saggio di
Gennaro Acquaviva e Luigi Covatta (“Decisione e processo politico. La
lezione del Governo Craxi (1983-1987)”. A distanza di tanti anni siamo
ancora lì. Nella ricerca affannosa di quale possa essere la leva per liberare il
Paese dalle pastoie di quella cultura che, in passato, ne ha impedito ogni
modernizzazione. Trascinandolo nella crisi che tutti conosciamo. Crisi non
solo italiana, ma che in Italia è più forte di quella che ha investito il resto
dell’Europa.
La forza di Matteo Renzi non è data dall’originalità. Il suo programma è
solo una fotocopia di quanto il centrodestra ha cercato di fare negli anni
del suo governo, trovando l’opposizione irriducibile di coloro che, ancora
oggi benché ridotti nel numero e nella presenza politica, cercano di ritardare.
Di sminuzzare.
Di condizionare in difesa di un
vecchio immobilismo. E’ riuscito ad
imporre il suo punto di vista, benché
non sia stato in grado di tradurlo in
pratica, solo grazie alla crisi più
profonda in cui versa il suo partito.
Quel 25 per cento dell’elettorato
italiano che, secondo le indicazioni
di Pier Luigi Bersani, si riconosce ancora nella “ditta”. Uno sforzo volitivo
che è condizione necessaria, ma non ancora sufficiente. Quelle resistenze,
che si annidano soprattutto nei gruppi parlamentari – ne è la dimostrazione
l’ultima votazione in Senato sulla risoluzione relativa al DEF – sono ancora
in grado di far deragliare il treno delle possibili riforme.
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Naturalmente non è tutto oro quel che luccica. La politica non può essere
ridotta a semplice intuizione. Richiede coerenza nelle scelte. Coperture di carattere finanziario ed amministrativo. Il lato dolente di una compagine
governativa fragile che si muove in ordine sparso. Costringendo il premier a
continui strappi, che non hanno all’origine un’elaborazione compiuta. Questo
è il limite maggiore della manovra enunciata all’improvviso, in modo
estemporaneo. Mentre il Parlamento era chiamato a discutere sul nulla. Una
Nota d’aggiornamento del DEF – ma è meglio parlare di un nuovo DEF –
varato solo alcuni giorni fa e del tutto superato dalle nuove intenzioni del
Premier.
I puristi si stracceranno le vesti. Diranno che le procedure parlamentari sono
state stravolte. Tutto vero. Ma anche in questo caso contano i contenuti.
Quale sarà l’impatto delle nuove direttive del Premier sull’economia
italiana?
Sarà in grado di rimettere in moto il meccanismo dell’accumulazione, come
prospettato nella risoluzione presentata alla Camera da Forza Italia? Quali
saranno le conseguenze degli inevitabili effetti collaterali? Un DEF
strutturato, pur nell’incertezza delle previsioni, doveva servire a questo.
Almeno a dare contezza dei possibili rischi. Se invece l’Europa consentirà –
perché anche questo è in discussione – al rinvio proposto nel realizzare il
pareggio di bilancio si procederà al buio. Sperando nella clemenza dei
mercati.
Ecco quindi le ombre, che sul piano tecnico si misurano con l’incertezza che
regna sul tema: coperture. Un ipotetico taglio della spesa che, per la sua
dimensione appare di difficile realizzazione, e che può essere foriera solo di
un nuovo aumento della pressione fiscale. Coprire con nuove
tasse, il taglio delle tasse. La contraddizione è evidente, ma
essa nasce dai nodi politici non risolti. Non solo in Parlamento esiste ormai
una “maggioranza programmatica” che non corrisponde a quella politica.
Questa contraddizione costringe tutti a fare dei salti mortali e ad assumersi
rischi che, in un diverso quadro politico, potrebbero essere evitati.
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(9)
Mercoledì 15 ottobre
POLITICA
Voto da brivido al Senato. Dimostra che Renzi non
ha maggioranza. Per questo non può realizzare
nessuna delle sue promesse di destra. Taglierà le
tasse e le rimpiazzerà con altre tasse per
convincere il suo Pd. Si apre una prateria per
Forza Italia, perché ora Grillo è lesionato dai flop
ene bravo bis! L’impostazione data da Renzi alla manovra è
presa di peso dai nostri programmi del 2013. Abbattere
l’Irap, zero contributi da pagare per i neoassunti, rimettere
in mano ai lavoratori le risorse del Tfr senza succhiare
liquidità alle imprese. Perfetto.
Ha ragione dunque chi dice che è roba di destra, intendendo per destra
tutto ciò che libera il cittadino, le famiglie e le imprese dalla mano dello
Stato che li stringe alla gola con le tasse e la burocrazia. Bravo bene bis!
Però, c’è un però. C’è un problema gigantesco, insolubile finché esiste
questa (non) maggioranza.
Ieri al Senato c’è stato un voto da brivido. Il governo si è salvato per un
punticino miserrimo, regalato da un grillino dissidente, con un Calderoli
che presiedendo l’assemblea per tale ragione non ha potuto esprimersi con
il ‘no’. Insomma. Non esiste maggioranza politica reale.
Non si tratta di un incidente sfiorato su un emendamento messo ai voti in
un momento di distrazione. Il voto era programmato e di alto rango,
essendo previsto da una norma costituzionale, riguardante l’approvazione
della “Nota di variazione del documento economico e finanziario”.
B
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Oltretutto era un voto pacifico, tecnico, senza malumori. Proprio per
questo è più grave che mai. Cosa accadrà quando dovranno essere messi ai
voti provvedimenti davvero in linea con le sue promesse “liberali”?
Renzi dovrà trattare. Le soluzioni saranno ambigue. Dunque tasse. Non
ha una “sua” maggioranza, Renzi. Non ci può fare i conti con quella che
sulla carta, sia pur risicata, avrebbe.
Raccoglie l’adesione dell’Ncd, che esprime parlamentari sottratti allo
schieramento d’origine, ma il problema di tenuta sta nel gruppo
parlamentare del Pd. Quante volte ha dovuto accogliere come una
benedizione il soccorso azzurro sulle riforme costituzionali? Avrà bisogno
delle nostre soluzioni, che gli regaliamo, se vuole realizzare quelle
promesse modernizzatrici e liberali.
A quel punto, il nostro ‘sì’ se lo sarà meritato. Ma quel ‘sì’ non è in grado
di sopportarlo, non lo vuole, gli si spacca il partito conquistato
dall’esterno, e che mantiene un’anima che si ribella a tutto ciò che ha
sapore di diminuire lo Stato e dare più peso alla società.
Anche il sondaggio di Pagnoncelli-Floris che qui proponiamo mostra
come il Pd sia un mostro troppo gonfio, in un quadro multipartitico, per
avere idee chiare e distinte come quelle che occorrono ora. È una carovana
incoerente di valori, interessi, desideri. Renzi per servirle tutte deve
vestirsi e parlare da Arlecchino servitore come minimo di due padroni.
Confusione, caos, decisionismo del nulla.
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Con il partito che si ritrova, con il gruppo parlamentare che Renzi
maneggia (mannaggia), il modo per fare queste cose di destra sarà per
forza di sinistra: applicando nuove tasse. Non si scappa.
Taglierà alcune tasse sostituendole con altre
tasse. Ora Renzi nega questa evidenza tecnica e politica, spiega che
grazie alla spending review e al recupero dell’evasione fiscale pescherà
quei 18 miliardi. In realtà è una gigantesca panzana. Una mossa
propagandistica. Un incantamento per ingenui.
Renzi non è in grado di mettere in pratica le politiche che promette e che
nelle dichiarate intenzioni riscuotono di certo il nostro consenso. Il
sistema è bloccato.
Mettiamo in guardia Renzi e i suoi ipnotizzati tifosi di centrodestra dalla
tecnica del premier. La fenomenologia di questo bravissimo artista del
furto con scasso del consenso popolare è insieme ripetitiva e ascendente.
Nei momenti in cui si palesa sul suo cammino un ostacolo destinato a
frantumare i suoi annunci, ne fa un altro più potente e bello. Nei giorni
scorsi, quando il fango di Genova sembrava risucchiarlo per le sue
responsabilità dirette come capo politico della Protezione civile, ha tirato
fuori a Bergamo il taglio delle tasse per 18 miliardi. Boom. Oggi, in vista
dell’ira che prenderà domani i cittadini alle prese con il pagamento della
Tasi, dirà (come anticipa il Quotidiano nazionale) che la toglie, la “manda
in soffitta”. In realtà accorpa, cambia nome, ma non si abbasserà di mezzo
euro.
Tra qualche tempo però il gioco di questo rialzo continuo della posta
dovrà finire, gli italiani chiederanno di vedere qualcosa, un po’ di
benessere invece che una iniezione di parole. E a quel punto chi ci sarà a
proporre un’adeguata alternativa? Il grillismo è uscito lesionato dal doppio
flop del Circo massimo e dei fischi di Genova al comico.
Quell’antipolitica si è rivelata l’altro lato della politica e non certo il
migliore. Per noi si aprono praterie.
Forza Italia, uniti si vince.
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DOSSIER per capire l’Italia e l’Europa oggi
ubblicati 3 nuovi dossier in PowerPoint sul sito
http://www.gruppopdl-berlusconipresidente.it/. Sono i
dossier numero: 803-804-805.
Il dossier n. 803 riporta in integrale il “Discorso in
Aula dell’onorevole Rocco Palese sulla Nota di
aggiornamento al Def” del governo Renzi.
Il dossier n. 804 riporta in integrale l’“Intervento
dell’On. Laura Ravetto in risposta
all’informativa urgente del ministro Alfano in
merito alla gestione dei flussi dei migranti nel
Mediterraneo”.
Il dossier n. 805 “La manovra di 36 miliardi di
Renzi o aumenta la pressione fiscale o non è
coperta” descrive la vera composizione della
manovra di 36 mld di Matteo Renzi: o aumenta la
pressione fiscale o non è coperta.
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Per approfondire leggi le Slide 803-804-805
www.gruppopdl-berlusconipresidente.it
37
Per saperne di più
IL PACCHETTO POLITICO-PROGRAMMATICO DI
FORZA ITALIA (economia e riforme istituzionali)
ANALISI DEL COMPLOTTO
IL NOSTRO FACT-CHECKING SUL GOVERNO RENZI
BERLUSCONI: 20 ANNI DI POLITICA ESTERA
Per approfondire leggi le Slide 731-732-736-739
www.gruppopdl-berlusconipresidente.it
Per approfondire leggi le Slide 726-727-728-729-730
www.gruppopdl-berlusconipresidente.it
Per approfondire leggi le Slide 573
www.gruppopdl-berlusconipresidente.it
Per approfondire leggi le Slide 679
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