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SENATO DELLA REPUBBLICA V LEGISLATURA 403a SEDUTA RESOCONTO PUBBLICA STENOGRAFICO " MERCOLEDI 3 FEBBRAIO 1971 (Antimeridiana) Presidenza del Vice Presidente GATTO, indi del Vice Presidente SECCHIA INDICE DISEGNI DI LEGGE Annunzio di presentazione Rimessione all'Assemblea Pago 20459 . . . 20483 Seguito della discussione: «Riforma dell'ordinamento universitario» (612); «Modifica dell'ordinamento univer- sitario l> (30), d'iniziativa del senatore Nen- cioni e' di altri senatori; «Nuovo ordina~ mento dell'Università» (394), d'iniziativa del senatore Germanò e di altri senatori; «Provvedimenti per l'Università» (408), di iniziativa del senatore Granchi e di altri senatori; «Riforma dell'Università» (707), d'iniziativa del senatore Sotgiu e di altri senatori; «Esercizio dei diritti democratici degli studenti nella scuola» (81), d'inizia- tiva del senatore Romano e di altri sena- tori; «Assunzione nel ruolo dei professori aggregati e stabilizzazione' dell'incarico di alcune categorie di incaricati liberi docen- ti» (229), d'iniziativa dei senatori Baldini e De Zan; «Nuove provvidenze per i tecni- ci laureati delle Università» (236), d'inizia- tiva del senatore Formica; «Norme per la immissione in ruolo dei docenti universita- ri» (1407), d'iniziativa del senatore Tanga: BETTIOL . . . . . . . . CINCIARI RODANO Maria Lisa IANNELLI . . . . . . . . Pago 20475 . 20460 . . . 20472 TIPOGRAFIA DBL SENATO (USO)

SENATO DELLA REPUBBLICA · DE DOMINICIS. ~ «AutorizzaziolIle aico-mUThi,ealle amminislÌ,raziani prav,inciaJi a garantire Imutui per laesecuzione diopere pubbliche medianterHasoia

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SENATO DELLA REPUBBLICAV LEGISLATURA

403a SEDUTA

RESOCONTO

PUBBLICA

STENOGRAFICO

"MERCOLEDI 3 FEBBRAIO 1971(Antimeridiana)

Presidenza del Vice Presidente GATTO,indi del Vice Presidente SECCHIA

INDICE

DISEGNI DI LEGGE

Annunzio di presentazione

Rimessione all'Assemblea

Pago 20459

. . . 20483

Seguito della discussione:

«Riforma dell'ordinamento universitario»(612); «Modifica dell'ordinamento univer-sitario l> (30), d'iniziativa del senatore Nen-cioni e' di altri senatori; «Nuovo ordina~mento dell'Università» (394), d'iniziativadel senatore Germanò e di altri senatori;«Provvedimenti per l'Università» (408), diiniziativa del senatore Granchi e di altrisenatori; «Riforma dell'Università» (707),

d'iniziativa del senatore Sotgiu e di altrisenatori; «Esercizio dei diritti democraticidegli studenti nella scuola» (81), d'inizia-tiva del senatore Romano e di altri sena-tori; «Assunzione nel ruolo dei professoriaggregati e stabilizzazione' dell'incarico dialcune categorie di incaricati liberi docen-ti» (229), d'iniziativa dei senatori Baldinie De Zan; «Nuove provvidenze per i tecni-ci laureati delle Università» (236), d'inizia-tiva del senatore Formica; «Norme per laimmissione in ruolo dei docenti universita-ri» (1407), d'iniziativa del senatore Tanga:

BETTIOL . . . . . . . .CINCIARI RODANO Maria LisaIANNELLI . . . . . . . .

Pago 20475

. 20460. . . 20472

TIPOGRAFIA DBL SENATO (USO)

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Senato della Repubblicc. ~ 20459 ~

3 FEBBRAIO 1971

V Legislatura

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del Vice Presidente GATTO

P RES I D E N T E. La seduta è aperta(ore 10,30).

Si dia lettura del ,processo verbale.

A R N O N E , Segretario, dà lettura delprocesso verbale della seduta antimeridianadel giorno precedente.

P RES I D E N T E. Non eSlsendovi os-servazioni, lillprocesso verbale è approvato.

Annunzio di presentazionedi disegni di legge

P RES I D E N T E. Comunico chesona stati pveselIltati i seguent,i disegni dillegge' di iniziativa dei senatari:

DE DOMINICIS. ~ «AutorizzaziolIle ai co-mUThi ,e alle amminislÌ,raziani prav,inciaJi agarantire Imutui per la esecuzione di operepubbliche medianterHasoia di delegazianisul sovra canone loro 'spettante ai sensi del-l'artioola 53 del testo unico deJlle leggi sulleacque e sugli :impianti elettrici, appl'ovatocon regio decreto 1 dicembl'e 1933, n. 1775,e successive modificazioni » (1517);

BERGAMASCO, VERONESI, CHIARIELLO, ARENA

~ PALUMBO. ~ «Fissa2Jian:e di un periadominimo di efficacia delle Ileggi da sattaparrea referendum abrogativa» (1518);

SEMA, TROPEANO, ANTONINI, DI VITTORIO

BERTI Baldina, BERA, CARUCCI, LUSOLI e BOR~

SARI. ~ «Disposizioni sull'istituzione delCommissariato, par1amental1e per ,le Forzearma t,e » (519).

Seguito della discussione dei disegni di legge:

«Rifonna dell'ordinamento universitario»(612); «Modifica dell'olidinamento uni-versitario» (30), d'iniziativa del senatore

Nencioni e di altri senatori; « Nuovo ordi.namento dell'Università» (394), d'iniziati-va del senatore Gennanò e di altri se-natori; «Provvedimenti per l'Università»(408), d'iniziativa del ,senatore Gronchi edi altri senatori; «Riforma dell'Univer-sità» (707), d'iniziativa del senatore Sat.giu e di altri senatori; «Esercizio deidiritti democratici degli studenti nellascuala» (81), d'iniziativa del senatoreRamano e di altri senatori; «Assunzionenel ruolo, dei professori aggregati e sta-bilizzazione dell'incarico ,di alcune cate-gorie di incaricati liberi docenti» (229),d'iniziativa dei senatori Baldini e De Zan;({ Nuove provvidenze per i tecnici ,lau~reati delle Università» (236), d'iniziativadel senatore Farmica; «Nonne per l'im-missiane in ruolo, dei docenti universita,ri »( 1407), d'iniziativa del senatore Tanga

P RES I D E N T E. L'ordine del gior~no ,reca i,l seguito della discussione dei dilse~gni di legge: « Riforma dell'ol'dinamento uni-versitado »; « MadiHca deH'ol1dinamenta UJ1Ji~versitaria », d'iniziativa del Isenrutor,e NelIl~ciani e di alltri senatari; « Nuava al1dinamen~to, deH'UniveiI'sità », d'iniziatIva del senatoreGermanò e di ahri senatari; « Pro:vvedimentiper l'Università », d'iniziativa del senatareGranchi e di altri senatari; « Riforma ,deUaUniversità », d'iniziativa del senatal'e Sat~giu e di altri senatori; « Esel'cizio dei diritltidemocratici degli studenti nella scuola », diiniziativa del senatore Romano e di altri se-natori<; « Assunzione nel mola dei pvofessoriaggregati e ,stabilizzazione dell'incarico di a:l~CUlle categarie di incaricati l1iberi dooenti »,d'inizkl'tiva dei senatori Baldinie De ZaJn;« Nuove Ipravvidenze per i tecnkilaureatidelle Universiltà », d'inriziatilVla deil senatoreFO'rmica; « NOl1me per la immi,ssione in 'malodei dacenti universitari », d'iniziativa del se-natare Tanga.

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Senato della Repubblica ~ 20460 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

:E.iscriltta a ,parlalre ÌlI,senatQre Cincdad Ra-

danO' Malria Lisa. Ne ha facaltà.

CINCIARI RODANO MARIAL I SA. Onarevale President,e, onOlrevalicalleghi, nan si può certa afferma,re che iltesta della ~egge al nQstro esame, £rutta ditanti mesi di lavora del1a 6a Cammissiane delSenatO', abbia attenuto, da parte degli or-gani che si dicono rappresentanti della pub-blica apinione, una accoglienza lusinghiera.

Se, infatti, il giornale della FIAT ha defini-ta l'attuale testa di riforma una «'rifQrmastanca », sulla sponda apPQsta i:l settimanaledeLIe ACLI la ha giudicata, non maltadiver-samente, una « rifQrma ingiallita ». Vi è statopO'i l'editOlrialista di un quatidiana milaneseche si è peIìsino chiesto se sia megliÌa « unamediDcre rifDrma a nessunadfOlrma ».

Ora va detta subito. che per nali, per il na-stra Gruppo, nan èaocettabi:le lM1a ,simile al-ternativa, pa:khè una ,riforma dell'università,ma unarifarma vera, quale aggi questa Ileg-ge nQn è (e su questa poi torneremO') è piùche mai urgente e necessalria. E, se possiamO'aJ:nche camprendere la delusione e IO' scetti-cismO' di un movimenta quale lIe ACLI, nonpaSlsri:ama peròoandividere l'atteggi1amenta,che da quella ,soettiiCÌsma 'sembm discendere,di disimpegna di,staccatarispetta ad una bat-taglia che è invece ~all1com tutta da loambat-tere. Ma sopratltutta OIooonre chiedersi oanqual,e diritto. i rappresentanti e i ,oorife] diquel1le fQr2Je econamiche, di quei gruppi poli~tici, di quegli interessi aooademici che non

hannO' saputo nel CQ11Sadi tutti questÌl,aJ:llllise nQn arroccarsi a difesa ,delle pasi'ziani diprivi:legia, possanO' parlal1e, ,sotto l'a1spettadella deplaraziQne, inl1ealtà con maloe1atacompiacimentO', di una 'riforma stanca a pera-pO'sitO' di un testa che è Istata cOlndiziQnatanegatÌlvamente propria da quelle pasizÌiani,prapria da quegH atteggiamenti.

È tanta più urgente e neoessario, dunque,onarevoli ooUeghi, che da questa dibattitO'scaturisca una chiara vQlontà poHtica, unascelta effettivamenteriformatrke, paichèquando fo.rze ben determinate ,iliffoll1dana ar-tatamente lo scetticismo ed il pessimismo,allora la mancanza di chiarezza, le inoertez-ze, le dilazioni, i rinvii, ,i vostri rinvii, ono-

revoli colleghi della maggioranza, anche sulterreno dell'università cOlme nel quadra poli-tica più generale, non passano che Cl1earequei vuoti che lasciano ,spazio. a velleità rea-zionarie ed eversivee a manQvre 'tanto più'pericalase quanto pÌiù oscure.

I fatti aVV'enuti ieri e nei giorni procedentiaill'università di Roma, onorevoli coLleghi, so-no di una estrema gravità, ma lanoora di piùSDna un sintomO' inqui1etante. Che CQsa è av-venuta ieri anDrevoLe Ministro? Al di ,là delle,interessate veI1sioni fornite dalla 'te},evi!sianeè bene precirsare i fatti. Ebbene, ieri di £ronte,ad un cartea di non più di 60 a 70 studentidi vaIiie tendenze più a :meno ,estl1emiiste disini,stra, si è scatenata, CDn violenzra inam-mi,ssibile e selvaggia, ,la carica di forze di po~liziaallmeno dieci vDlte superiori.

Ora ci chiediamO' in prima Iluoga, on0'revo-li colleghi, co.me mai e perchè da gi0'rni egiorni all'universÌ'tà di Roma !si è peI'messoai gruppi fascisti di cantalre canzoni n0'stal-giche, di inneggiare al nazisma, di provo.carein tutti i mO'di rCDmpienda reati oolpÌiti dallaCostituzione e la polizia non è mai intervenu-ta D ,se è intervenuta , IO' ha fatto di frante, ,alla reazione di studenti di ,ruhra tendenza,in moda indiscriminato o semmai disorimi-nanda a vantaggio. dei pravocatari £asdsti.Come mai è avvenuta questo? E co.me maiieri, invece contm altri studenti, quali chepDssano essere state le provDcaziDni ver-bali o singoli atti inconsulti, vi è stata unareazione OQsì inammissibilmente sprDpor-zianata ai fatti? E nan ci si è feIimati,onorevali colleghi, alla carioa oontro illcorteo; si è mantata la prDvDcazione delpresunta sequestrO' di due agenti (nOln acaso oggi i giornali fascisti panlano di due:agenti sequestrati dalle fQrZJecamuniste) perabbandO'narsi dentro la Casa dello studentead un'autentica spedizione punitiva che, OIna-,revoli colleghi, purtmppa assomiglia assaipiù a un rastrellamento nazista che a unaDperazione di o.rdine pubhHcD. Quindici oventi Istudenti che eranO' inseguiti da impo-nenti effettivi di polizia soma :arrivati davantialla Casa dello studente e hanno. invitata ~

s'intende cOInIla cancitazione del mO'menta ~

gli agentil di guaJl1dia aLl'ingresso a entrareCQn lorO', forse CDn nnfantÌileoonvÌ!nzione di

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20461 ~

3 FEBBRAIO 1971403a SEDUTA (antìmerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

evi,tare oosì !'irruziane della polizia (e nonoreda che questo si possa chiamare un seque~stro). Ebbene, la polizia, senza neppure fareciò che ad eS1empio fa la palizia americananei caSii di vero e prapria sequestro, senzanemmeno prima intimare ill rilascia dei pre~sunti ostaggi, invade l'edificio, spara oolpi diarma da fuaca, insegue Istanza per stanza glistudenti, spezzando vetri, sfondando porte,sventrando i materassi cai pugnali, picchian~do e ferendo indiscriminatamente tutti quel~li che ci si trovavano, rastrellando e arre~stando anche quelli che erano del tutto estra~nei ai fatti.

Ora, onorevoli colleghi, abbiamo sem~pre condannato e oontinueremo a oondanna~re le tearizzazioni ,sul,la guerdglia urbana, gliatti di violenza, rle bombe Molotov e al1Jri fat~ti di questo genere che ,talvolta, in altre cir~costanze, sOlno stati rull'origine degli ,soontricon la polizia. Ma nei fatti dell'univ,ersità diRoma di ieri non si è trattato di questo. Ono~revale Ministro deUa pubblica istruzione, cre~do che eLla abbia i,l dovere di 'ohi edere contoal suo collega Restivo di quanto è avvenutoieri. Perchè noi d 'Chiediamo: è mai possi~biLe 'Che le forze dell'o:r1dine, quelle Sltesse far~ze deII' ardine che il Governo ha lasciato in-chiadate per 'settimanesu1le barricate di R,eg~gio Calabria, che sono state poste in condi~ziane di non essere capaci nemmeno di assi~curare il servizio ferrov,iario -in queHa regio~ne, che da settimrune sembrano incapaci diimpedire in ogni parte del Paese assalti e at-tentati a sedi sindacali e di organizzazioni de~mocratkhe e aggressioni a lavaratori, a stu-dmti, a dirigenti politici, che nei giorni scor~si a Roma stessa, hanno permesso, tollerato,direi quasi protetto le ignobili bravate neo~fasdste all'università; è mai possibile, ripeto,che queste stesse farze deLl' o:rdineritenga~no necessario non solo mette:re in campo unospiegamento di forze quale queUo mes,so inatto ieri, ma rkorrere ad una !reazione cosìviolenta, così inammissibVle, così spropo!rzio~nata salo per disperdere un corteo (ammes~so che fosse necessario disperderlo) di 60 o70 studenti?

Chi ha dato gli ordini? Chi muove le filadi quella che appare come una preo!rdinatapravocaziane? E a quali fini? Quale filo segre~

to lega ai gruppi fascisti determinate forzepiù retrive e deside!rase di sabotare ogni ri~forma, che si annidano nel col1po accademicodell'ateneo ,romano? Chi nell'apparato delloStato, o nel Gove:rno false, onorevoli colle-ghi, ha intereslse a servirsi delle O'rganizzazio~ni teppistiche, degli apparati paramilivari, ea quale scopo si vuole creare uno sltato ditensione nel Paese e ne1l'università di Roma:>

Ma vi è qualcosa di ancom più glJ:~av'e,0110-revali caUeghi" che rende inquietante l'epi~sodio ben altre la sua intrinseoa gravità, eche chiama in causa !'intera ,responsabilitàpolitica del GovernO'. Possiamo cOiIllsiderareinfatti come una mem circostanza casuale,come una mera coincidenna che l'epi,sodio diieri sia avvenuto aI!'indomani del discorso diGenova dell' onorevaIe Presidente del Cousi-gIio; un disoorso nel quale r onorevole Colom-bo ha cercato di gettare sull'esislt,enza e l'at~tività dei gruppi estremilsti la ,responsabilitàdel sovversivismo neo~fascista? Ci 'Chie~diamo: s1 è voluto forse, con l'episodio di Ro-ma di ieri, fornire Ipreordinatamente, magarianche sfruttando elementi pravDcatori checerto non fanno fatica a insinuarsi in un am~bierrte quale quello dei gruppi estremisti, unalibi per copriire le responsabilità deJ,l'appa~rata statale e le debolezze politkhe del Go-verno nei confronti della sedizione neofa-sCÌista?

Se questo fosse, onorevoli colleghi, sar,eb~be estremamente grave. Tanto più grave per-chè in :realtà l'onorevole Colombo ha chiara-mente ffiOSt:mto di voler utilizzare i gruppiestremisti percolpiire i,l nosltro partito e so-prattutto, oon esso, Ila grande spinta delleforze lavoratrici e democI1a1iche. L'estremi-sma, onorevoli colleghi" lo si soonfigge finoin fondo sulla base di una 'Chiara volontà dirinnovare ill Paese, di madificare nel profon~do la società iitaliana; ed è in questo senso,in questo quadro che noi abbiamo semprecombattuto l'estremismo, ed è solo in que-Sito 'senso e in questa quadro che nDi conti~nueremo sempre a comba:tte]1lo.

Non Cl sorprendè allora che l'onorevole Co~lombo, dopo aver vezzeggiato e pubblieizzato,non meno di molti di voi del resto, questo oquel transfuga del nastro partito perchè O'C~casione di anticomunismo, voglia oggi utiHz~

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20462 ~

3 FEBBRAIO 1971403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- REsocaNTa STENaGRAFICa

zare 1'1nfanti!le 1:rrazianalismo estvemista deigruppi extraparl:<!!mentari per caprire le equi-vache, cO'lpevali indulgenze del Ministro del-!'interna nei confrO'nti della criminalità neo-fascista. L'anticomunisma, 110'Isappi1ama, cal-pilsce al cuore la demacmzia e oggi è chiaroche per ,far sopravvivere una formula di ga-verno che ha definitivamente £atta Usuo tem-po ci si lascia impravv1samente <tentare a per-carrere delle vie avventura se e che ~ va det-to al Presidente del Consiglio ~ sona certo

impraticabili. Ma allora l'onorevole Colombo,abbandonando al suo destino il Ministro del-}',interno, farebbe bene, in tema di oO'mplicitàe di copertura, a fa:rsi un esame di cosdenzae a chiedens1, ad es,empio, 'se non smrebbe Ista-tO'più COl'retto ed opportuno inchinarsi alledecisioni della Cammissione affari costituzio-nali deIJa Camera anzkhè promuavere e pro-grammare quegli ,inoontri con il,sindaco Bat-taglia, che non sono oerto estranei al l'ia-cutizzars,i della violenza e della tensionea Reggio Calabria.

Per noi oamunisti dunque ~ ma dO'VII1ebbe

essere chiaro a tutti colova che non voglionoscherzare cal fuoco delle tentazioni, di destra,mrugari oopI1endole con l'attacca ~\1,l'estremi-sma ~ è DI'mai indifferibile pO'I'mano al dn-nDvamenta del Paese. Sarebbe allora imper-donabirle, anorevoli calleghi" se non Isapessi-ma cagliere, come un'occasiane preziosa intal sensO', il dibattitO' su questa lriforma dellauniveI1sità, che si presenta aggil a:lil'esame del-la nostra Assemblea.

Stupisce ancar più perciò, onorevali col-leghi, l'atteggiamento che emerge da talu-ni degli inten'\enti sin qui svolti in que-st'Aula dagli oratal'i della maggiomnza.Sembra infatti ~ i colleghi vorrannO' scu-

sare quella che patrebbe apparire quasi unaimpertinenza ~ di avvertire una oerta talquale angustia, un immiserirsi degli interven-ti in uno «specifica» univcJ:1si'baria chiusa-mente intesa, e quindi una incentezza, una ti-midezza, direi quasi una 'retioenza di fJ:1antea problemi che si presentanO' aggrovigliati, aesigenze malteplici che pO'ssona apparire can-traddittarie. Patrebbe quasi sembmre, ono-revali cO'lleghi della maggiaranza, che abbi,a-te pudare (e si può dire che im questa siategiustilficati) di fmnte ad una legge che in de-

finitiva è H £rutto di un tnavaglio iCheha im-pegnato cinque governi e che si pr,esenta co~me l'esapica tapa, sala che si patrebbe addi-rittura dir,e che nan è Istato parto:dta da runamantagna ma, t,rattandasi di dnque gO'venni,da un'intera catena montuosa! Ma sarebbeben più grave se daWinizio di questo dibattli-

tO' si davesse ,trane la conferma che nO'n ,esi-ste tra voi, O'nO'revoli collleghi della maggio-ranza, una reale valontà di riforma, che esi-sta semmai soltantO' una veLleità di rnedi'a-zione Itra il veiCchia ed il nuavo, a il tentati-vO', l'aspir~aziO'ne a dsolvere, a per megliadire a chiudere, ad accantonare la questianeuniversitarila con un semplice compI1omesso;se insamma il dibattito dov,esse avvalomre!'impressiane, già suscitata daUa lettUlra deltesto, ,di trovarsi di fronte ad una pseudo~rifarma, ad una s£arzo puramente naminaJi-stioo che, rovesoianda il detto evangelico,potrebbe definirsi 'Come il tentativo di na~s'CoJ1!deredent:ro atri nuovi un vino vecchio,anzi veochissima.

Già nella relazione di minaranza e negli in-terventi di altri oalleghi del Gruppa comuni-sta abbiamO' indkata a:kuni degli aspetti ca-ratteristici di quella che abbiamo definito 00-me uno sfO'rzo nominaHstko: il morali:smoesteriore che ha partata ,ad una minuziosaregolamentaziane del piena tempO' dei docen-ti, e che tutto può garanti:re fuarchè un pie-no tempa effettivo; oppure (e :la questione èstata ripresa e sottolineata ieri anche dal cal-lega Rossi Doria) l'indetermina,tezza del di-partimentO' satta cui si può facilmente na-soondere il veochio istituto poHeattedra; ail pericolO' che si vaglia e possa far rivi v,erela vecchia facoltà dietro il paravento del 00,1'-so di laurea. Si potrebbe continuare in unaelencazione che tralascia per brevità.

E invece è più che mai necessario, onorevoli colleghi, direi che è ul1gente t:rovare ,la ca-pacità, la valontà, ill oaraggio di compiereuna precisa sçelta rinnovartrioe, una scelta de-gH interessi e delle farze cui la riforma deveessere destinata: in altre parale, una 'Chiaravolantà di scelta politica.

Possiamo anche riconosçeve, anorevoli cal-leghi, che se si resta alla :registlI1azione Istati-ca, come spesso si è fatto in Commissiane,delle sollecitazioni sovente oantmddittarie

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Senato della Repubblica ~ 20463 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (anti'merid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

che promanano dalla real,tà universitaria,può essere difficile compiere una scelta. Einveoe si deve scegliere e non si può sfuggirea questa soelta. Ma per far questa ~ ed èperciò che ho voluta prima sottolinearm uncerta clima di angustia ~ occarre oollooar,ela questione universitaria nel quadro più va~sto della generale prablematica della scuolae più ancora in quello dei nOidi dedsi,vi chesul terreno economico, saciale e politÌico so-no al centro dello SOOintro aggi in atto nelPaese.

Nell'affrontare ,la rifOirma univel1sitada pri~ma di quella della scuOila media supeJ1ioJ:1e~

lo ha riconasciuto lo stesso onarevo;le Mini~stro ~ si affranta la riforma scolastica « par~tendo dal tetto» anzichè daUe fondamenta.Ed è

~

vero che meglio sarebbe stata rpartilredalla base perchè, anche a nostro avvi,so, ètutto il sistema sCOilastico e non solo l'uni~versità nè la soLa 'Scuola media superiore chedebbano esseJ:1e riformate. Ma po>ichè ci tro~viamo obiettivamente nella situazione di par~tire dal tetto, oocarre almeno che ,sulla prio~rità di una generale rifaI1l11a dellascuol,a siassuma un pl1eciso e chiaJ:1o impegno ,poHtkoe che si indkhi fin d'ora a quali lfini dovràes~sere diretta una simHe ,rifarma, peJ1chèfind'ora di quei fini si possa tenere conto nel ,oo~struire il tetto, perohè si possa insomma rareun tetto çhe si adatti e sia omogenea ,alla ca~sa da costruire e che in qurulche modo salle-citi che poi a quella castrozione si: ponga ma-no davvero.

Ora, non vi è dubbio, a nostJ:1O avvilso, cheuna generale riforma del1a ,scuola debba pJ:1O-ponsi due fini Eondament,ali: qu~l1o innanzi-tutta di operare una riqualificazione d~glistudi, senza la qua/le tutte le carenze e leinsufficienze della scuala precedente si ri-percuoteranno suH'università, e peJ:1ciò sisarà indatti a prolungare sempre di piùnel tempo la durata degli 'studi man manoche i titali delrla scuola media e dell'uni'Versi~tà appariranno dequaHfìicati ed insufficienti(non a casa vai in questa legge avete volutogià intradurre il dottorato di :ricerca); e ba-date bene che oltretutto tale pralungamentodiverrà prima o pOli insast,enibile anche intermini di risorse per l'economia del Paese.Ma, al tempo stesso, fine primaria della ri~

3 FEBBRAIO 1971

farma deLla sçuola dovrà essere quello di mo~difioare quel meccanismo che fa oggi dellascuala uno strumento di riproduzione di ruo-li economid e socia1i predeterminati e di far-ne invece uno strumento che contribuisca adeliminare un tipo di selezione legato aillaclasse, all'armbiente e alla provenienza soda-le, a conquistare, cOlme è scritto nel docu-mento della CGIL, della CISL e della UIL,« l'eguaglianza rerule di tutti g1i scoJari nellascuola» .

Sola su questa base, infatt~, si potrà fonda~re una reale selezione di medto e di capacitàe si patirà addkittura, cOlme cMedono le Istes-se oonfederazioni dei lavomtori, disincenrtiva~re l'accessa agli studi superiari per i nonmeritevoli che aggi vi aooedana Isolo in farzadel censo, paichè, come ricordava don Mila~ni, se qualche figlio di operaio può diventaredottore, non si è mai visto a quasi un figliodi dottore çhe diventi operaio a contadino.

Ma il perseguimenta di questi due obietti-vi, Ilariquallificazione degli studi ed ill supera-menta del carattere classisrta deLla IscuaJa, ,esi~,ge che si parta dalla base, dall'attuaziane diuna scuala materna pubblica 'e generalizzataper i bambini dai tre ai Isei anni oame mo-menta decilsiva dell'apprendimenta del lin-guaggiq, della fODma~ione Ilagica, della realiz~zazione di una base culturale comune; esigeche si affronti e si risolva il problema dellestrutture materiali della scuala dell'obbligo,a partire daiUa edilizia, onareval,e Ministm;che si assicuri la piena ed dfettiva gratuitàdi questa scuola; che si realizzi un rapportoaocettabile del numera di alunni per inse.gnante a partire dalla base e nO'n dal vertice,drulla prima elementare; che si cansideri lascuala a pieno tempo, che è candiziane es-senziale di una scuola qualificata e nan clas~sista, cOlme un tra guarda da raggiungere intempi ravvicinavi.

Una seria rifarma scolastica implica anchela cansapevolezza che accanra una ristruttu~razione oampleta della scuola di base che nonè a£fHtlta solo, come mO'lti C'vedana, da caren-ze quantHative, ma abbilsogna di una pra~fanda riforma; giaochè l'istituzione dellascuola media non ha eliminata il caratteredi scuoJa canclusa e da cui non si prosegua-no gli studi, che era praprio della vecchia

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,scuola elementare; per cui oggi tutta la sçruo~la, daUa prima elementare al termine dellascuola media superiore, soffire di una speciedi leonaDdismo che si ripete a tutlti i livelli,onde lIe scienze, la ,lingua, La storia non sonoviste, come già ipotizzava Gramsd, come mo~menti dilveI1sidi un processo educativo com-plessivo ma come meri strumenti, cOit1tinua~mente ,ripetuti, di apprendimento di un certocomplesso di cognizioni.

La stessa prospet,tiva positiva del prolun-gamento dell'obbligo a 16 anni ,e di una SiCUO-la media superiol'e unitaria, se non si aocom~pagnassero a una radioale l'iforma della scuo-la di base, non farebbero che aggravare unasituazione neHa quale si di,sperdono risorse,tempo ed energie, si mortificano la CUJ1io.sitàdei fanciulli e ,la loro volontà di compren-dere.

Occorre dunque, come quadro di riferimen-to per la stessa riforma dell'università, unimpegno politico~predso.; non dei propositigenerici e neppure soltanto ~ e ,mi scuserà

l'onorevole Misasi ~ delle dichiamzioni dibuona volontà del Miniistro della pubblicaistruzi.one, ma k" precisazione da parte delPal'lamento sia degli indirizzi genemli chedi tappe, di 'scadenze e di impegni ,di spesa.

Non si vor,rebbe, tra l'altro, che dDpO l'esa-me del libro bianco sulla spesa pubblica sitraesse motivo di conforto, anzichè di pl'eoc-cupaziQlne, dalla constatazione che per niStru~2Jionenon esistono per i prossimi ann~ d.mpe~gni pluriennali di spesa per lo. Stato; .o cheda ciò si fosse indotti, nel quadro di un di-scorso sulle compatib1lità, a ritenere di poterrimandare ad un tempo futuro e lontano unariforma che richiede invece di esseI1e fattacon assoluta priorità.

D'altra parte a questa scelta, a questo im~pegno non si può sfuggh1e, perchè nQlnè ISQllol'univer,sitàma è la scuola tutta ehe è 'scossada una crisi profonda, come dimQlstra l'Osta~to di irrequietezza, di disagio che >investe lamassa degli studenti della scuQlla media ,su-periol'e cQlme e fo.rse léI'ncorpiù di quelli del~l'universItà. Siamo cioè di fronte ~ ,e nonpossiamo pensare di sfuggirvi fadlmente nel~l'affrontare il problema della ri£OII'mauniver-sitaria ~ a una vera e propda questi.one deigiovani.

Il collega e compagno Romano ha già volu~to ~ e giustamente ~ polemizzare oon la te~si sostenuta dal senatore BertQlla Is,eco.ndo ouivi sarebbe oggi fra i giovani un VUOltOdi idea~,li civiH. Eppure anch'io, sebbene 11 collegaRomano rl'abbia già fatto efficacemente, nonPo.sso fare a meno di respinger'e la tesi se~condo cui i giovani sarebbero oggi vittime di({ infatuaziQlne per miti esotici ». Ben al eon-t,rario, senatQlre Bertola: i giova1ni che mani~£estano per la pace, contro l'aggmssione im~perialista al Vietnam e per l'indipendenza ela libertà di tutti i popoli, che esprimon.o laloro s.olidarietà a paesi e a popoli ,lontani,non so.lo nO'n sono senza idea/li ma non sononeppure vittime di infatuaz,iQlni esotiche. Benal contrario essi si coll.ocano proprio nel sol~co degli ideali del Riso~gitffiento e della Resi~stenza.

I giovani che, sia pure in modo a volteastratto .o con presunziQlne infantHe, IS1pon~gano come questiQlne centrale quella dellaoondizione operaia, non solo non lsono senzaideali Ilia colgono uno dei nodi centmli delprogl'esso della società litaHana. Nè crediamosi possa dimenticare, senatQlre BertQlLa, pro~pdo in tema di ideali civili, lo 'slancio comu~nitari.o della gi.oventù di oggi, ,di quegli 'Stu~denti., ad esempio, che a migliaia 'si sQlno re-cati a FÌ'renZie, in Piemonte o a Genova ool~piti daLle alluvioni, nella VallIe d~l Helice ter~remotata; di quegli studenti a cui dobbiamort'ra l'altro il salvataggi.o di un così p:reziosopatrimonio culturale come qudlo della bi~blioteca di Fil'enze.

Non è quest.o il punto, onoDevole Bertola;il problema vero di frontea/l quale ci tl'Ovia~ma è divers.oe riguarda più Istrettamente lascuola e l'università: è quello di chiedel'si laragione dei Iprocessi tumultuosi avvenuti ne~gli ultimi anni, che non PQlssono nQln avereradici profonde.

Ricordo, onorevoli colleghi, l'assembleaconclusiva dell'occupazione dell'università diRoma seguita all'uccisione dello studentePaolo Rossi. Forse anche l'onorevole sotto~segretario Romita era presente e ricorderà,come rammento io, il discorso del professorLombardo Radice che, ben ~a ragione, pote~va affermare allora che quell' occupazionel'avevano fatta e diretta proprio gli studenti

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più capaci anche satta il profilo dello stu~dio e che perciò quella si poteva definire l'ac~cupazione dei 30 e lode e dei 110 e lode.

Dobbiamo allora chiederei come mai, nelcorso di questi ultimi anni, sia avvenuto unprocesso che ha condotto una parte, certonon rilevante, ma attiva, rumorosa dell'avan~guardia degli studenti sia universitari chedelle scuale medie non solo al rifiuto dellacosiddetta cultura borghese, ma ad una ri~pulsa radicale e manichea nei confronti dellacultura, della rice:rca, deLla scienza in quantotali, e di conseguenza alla negazione dellafunzione della scuola e a porsi l'obiettivo(da parte di piocoli gruppi rin questo caso)di impedire ad essa di funzionare.

Noi comunisti respingiamO' e combattia-mo tali posizioni e le respingono i giovanie gli studenti che, sempre più numerosi, ven-gono al nostro partito e alla federazione gio-vanile comunista: e respingiamo quelle po- I

sizioni non solo per motivi che si potrebbe-ro ritenere contingenti; certo siamo consa-pevoli che posizioni di questo genere urtanocontro le esigenze, gli interessi immediati, isacrifici dei lavoratori; siamo ben consapevo~li che l'operaio vuole che il figlio studi e ap-prenda, che lo studente figlio di contadini odi lavoratori meridionali deve, se arriva al-l'università, conseguire la laurea senza an-dare fuori carso; siamo consapevoli che lascuola e l'università è proprio la classe ope-raia a pagarle con il surplus da essa prodot-to. Ma vi è altretutto, nella nostra posizione,una convinzione teorica più profonda, lacoscienza del fatto che la classe operaia e ilsuo pensiero sono gli eredi e i continuatoridi quanto di meglio il pensiero umano, nelsuo tormentoso pl'ooesso storreo, ha pro-dotto.

Non è una posizione nuova per il nostromovimento. Già Lenin, parlando nel 1920 alterzo congresso panrusso dell'unione dellagioventù comunista, così si esprimeva: «Lacultura proletaria non appaJ1e ad un tratto,sbucata da chissà quale parte; non è un'in-venzione di coloro che se ne dicono speciali-sti. Tutto ciò è completamente assurdo. Lacultura proletaria deve consistere nello svi-luppo sistematico di tutto il sapere che fuelaborato dall'umanità sotto il giago della

,I società dei capitalisti, della società dei pro-Ii

prietafi fondiari, della società dei burocrati.Non abbiamo bisogno di infarcire le menti,

I

ma dobbiamo sviluppare e perfezionare la

Imemoria di ogni studente con la conoscen-

,za dei fatti fondamentali, perchè il comuni-smo si trasformerà altrimenti in una parolavuota... ». «E queste nozioni non soltantodovete impavarle ~ egli diceva ai giovani ~

ma impararle e al tempo stesso criticarleal fine di non ingombrare la nostra mentedi ciarpame assolutamente inut:ile, ma arric-chirla con la conoscenza di tutti quei fattiche un uomo moderno e colto non può innessun modo ignorare ».

Tuttavia la chiarezza della nostra posizia-ne non ci impedisce di vedere che il fenome-no del rifiuto della cultura esiste. E, di fran-te ad esso, dobbiamo chiederci tutti, onore-voli colleghi, se vogliamo assolvere al man-dato degli elettori ed al compito che spettaad un'assemblea politica che ha il doveredi guidare il Paese, e perciò di osservare ifenomeni e di int,erpretarli senza arrestarsiad una reazione superficiale, perchè tali po-sizioni, che non esitiamo a definire di veroe proprio luddismo culturale, possano aggiesprimersi.

Non basta infatti ritrarsi inorriditi di fran-te a ciò che ci può sembrare una bestemmia;non basta chiamare in causa l'estremismo,l'anarchismo e invocare lo spettro di un in-comprensibile cupio dissO'lvi o accusare que-sti giovani di ignoranza presuntuosa. E nep-pure possiamo accontentarci della constata-zione che si tratta di piccoli gruppi e di spa-rute minoranze. Dobbiamo chiederei inveceperchè, su quale terreno allignino tali posi-zioni: chiederci insomma da quali causetraggano origine simili atteggiamenti e checosa si nasconda veramente all'interno diquesto rifiuto esasperato, se per caso essonon sia la manifestazione, certo paradossalee inaccettabile, di un disagio più profondoe più esteso.

Ora, se vogliamo tentare una simile anali-si, dobbiamo riconoscere che uno stato d'ani-mo di questo genere può trarre origine dafatti molto reali. In primo luago, prendia-mane atto, dal modo in cui la cultura e lascienza appaiono agli occhi dei giovani nel-

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V Legislatunj

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

le università. I colleghi hanno molto parlatodella parcellizzazione del sapere dovuta ~

si è detto giustamente ~ allo sviluppo dellescienze, delle tecnologie, alla sempre maggio-re articolazione dello scibile. Ma non si puòaffermare che nelle università vi sia soloil riflesso di questo, che la moltiplicazionedegli insegnamenti risponda ad una effettivamaggiore articolazione del sapere e che noncontribuiscano ad essa elementi affattoestranei, talvolta del tutto deteriori, tesi aconsolidare i poteri di questa o di quella ca~sta accademica. Ci chiediamo, ad esempio,se 244 insegnamenti diversi nella facoltà dilettere siano proprio soltanto un riflesso del-l'articolazione del sapere o non piuttosto laconseguenza di altre e meno nobili realtà.

Aggiungiamo a questo la mancanza di unrapporto reale degli studenti con i docenti,l'astrattezza di molta parte dell'insegnamen~to, l'assenza di coordinamento tra un inse-gnamento e l'altro, la scarsezza dei mezzi perla ricerca, l'aver troppi docenti consideratola cattedra solo come un trampolino di lan-cio per altre attività estranee all'università,mentre la politica di rinvio e di mezze mi-sure dei governi negli uhimi anni ha talvol-ta spinto gli stessi docenti migliori a un cer-to disimpegno rispetto alla loro funzionedocente.

.

Vi è poi un secondo elemento, ancor piùtraumatico, ed è la sensazione che i giovanihanno dell'inutilità dello studio. La maggio-ranza degli studenti avverte che le sue pro~spettive di occupazione sono esigue. D'altraparte è noto a tutui ~ è stato denunziato e

sottolineato ~ il crescente numero, tra i di-soccupati, dei diplomati e dei laureati; ed ènoto che alcune facoltà, che peraltro sonoin continua proliferazione (tipo magistero oeconomia e commercio) e addirittur~a intereuniversità, soprattutto nel Mezzogiorno, fini-scono per apparire come vere e proprie zo-ne di parcheggio per forza-lavoro intellettua-le che il sistema economico non riesce aimpiegare.

Vi è infine un ulteriore e decisivo elemen-to, che ricorre spesso anche nei discorsi diquella parte degli studenti e dei giovani chenon condividono posizioni estremiste: è laprospettiva che dall'università si esca per

andare ad assolvere nella società ad un ruolosubalterno, e soprattutto a compiere un la-voro non finalizzato a scopi validi e suffi-cienti.

Per trovare impiego negli anni futuri, sug~geriva un settimanale, i laureati in legge do-vranno soprattutto « dedicarsi al diritto tri-butario, alla tutela dei brevetti e della pri-vativa industriale ». E ci possiamo rendereconto che non è una prospettiva esaltantequella di contribuire ad accrescere i profittiprivati o a frodare lo Stato. E gli esponentideHa Confindustria, dal canto loro, richiama~no i fisici e i chimici ad abbandonare « unatteggiamento astratta da scienziati puri peradattarsi invece a un lavoro che richiede so-lo praticità tecnologica ». È noto, tanto perfare un altro esempio, che il sistema sani-tario italiano riduce spesso il medico aduna condizione che assomiglia più a quelladi un passacarte che a quella di un profes-sionista che si dedica alla cura dei malati.

Ma allora, se questa è la linea tendenzialedi impiego della forza~lavoro intellettuale,quale è determinata dalle spinte spontaneedel sistema, possiamo meravigliarci che ilgiovane si chieda a che pro lo studio e laricerca quando ai fini generali cui è ordi-nata oggi la sO'cietà profitto, efficienza, indi-vidualismo non sono accettabili poichè so-no produttori di sfruttamento, di squilibriacuti e drammatici, di di1struzione ,di va-lori naturali ed umani? Se lo sviluppo eco-nomico non prO'duce reale progresso civile,non è in grado di soddisfare i bisogni essen-ziali dell'uomo (lavoro, studio e salute) maanzi fa sorgere nuove e drammatiche con-traddizioni, provoca l'inquinamento, la di-struzione dell'ambiente naturale, la conge-stionata paralisi e l'isolamento della vitaurbana, l'emarginazione e la segregazionedei bambini, dei vecchi, degli inabili; se aivertici stessi della scienza risuonano gli am-monimenti disperati dei fisici atomici difronte alle conseguenze delle loro scoperte,se i biologi si arrestano spaventati alle so-glie della scoperta dei misteri della vita poi-chè immaginano l'uso terrificante che sen-

tonO' si verrebbe a fare delle loro realizzazio~ni in questo sistema di valO'ri, possiamo me-ravigliarci davvero che ci si chieda a che

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Senato della Repubblica ~ 20467 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antrmerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

pro lo studio e la ricerca, quando questovuoI dire porsi al servizio di un sistema chenon è finalizzato al progresso dell' esistenzaumana ma rischia di renderla invece sem~pre piÙ disumana?

Ecco dunque, da dove scaturisce !'idea,certo erronea, che non si possa e si debbastudiare, e che perciò non sia possibile al~cuna riforma della scuola e dell'universitàse prima non si cambia tutto. Probabilmen~te è questo il terreno, l'humus in cui trova-no alimento quelle inammissibili posizionidei gruppetti che predicano la distruzionedella scuola, che danno la parola d'ordine diimpedire alla scuola di funzionare, che fini~scono col trastullarsi nella pratica di assur-di tentativi barricadieri. Sono fatti inaooet-tabili, e in realtà risposte sbagl,iate, merereazioni meccaniche e subalterne a una si~tuaZJione, che però è reale. E se la reazioneè sbagliata, ciò non ci deve impedire di com-prendere che 110 stesso estremismo noi losconfiggeremo positivamente e fino in fondosolo affrontando quel problema, solo risol~vendo la questione degli obiettivi generalidella società, e sconfiggere la protesta estre-mista è non soltanto un problema politico,poichè interessa l'intera sacietà civile evita~re che intelligenze ed energie giovanili va~dano in qualche modo disperse.

Vedete dunque, anorevali colleghi, comela stessa problematica della scuola ci ha ri~condotto alle grandi questiani generali, aifini della società e perciò stessa al terrenadello scantra in atto nel Paese, ai problemicentrali del confronto politico di oggi, allaquestiane del tipo di indirizzo econamicoe perciò alla questione delle rifarme. Ci tro-viamo da qualche anno a questa parte inuna situazione nuova, caFatteI1izzata dal ruo-lo crescente che eser1CÌ1Jasulle sorti del Paesela lotta unitarÌ'a della classe operaia; siamO'cioè in una situazione nella quale la classeoperaia, con le lotte dell'autunno del 1969e con quelle di questi mesi per l'applicazio~ne dei cantratti, ha dimostrato, piaccia onon piaccia, la sua capacità di imporre, essa,can la sua forza contrattuale, il livello deisalari, indipendentemente dal rapporto conla produttività.

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La classe operaia ha dimostrata, altresÌ,, la sua capacità di non limitare la propria

azione al rinnova dei cantratti nazianali, madi dilatarla nella lotta articolata al livellod'azienda avvalendasi di nuovi arganismi, dinuovi strumenti unitari di democrazia e dicontrattazione nella fabbrica. Ma questarealtà è gravida di conseguenze e non a ca~so su di essa si concentra il fuocO' dell'attac~co padronale e si elevano i preoccupati mo~niti dei grandi funzionari pubblici dell'eca-nomia quali quelli del governatore dellaBanca d'Italia Carli o del dottor Glisenti del~l'IRI. Il capitale privata e pubblico ed il Go-verna devono prendere atta di questa realtànuova e di tutte le sue conseguenze.

Una prima conseguenza, che ha riflessi di~retti anche sulla riforma universitaria, è cheper la prima volta l'apparatO' praduttiva ita~liano si trova a dover campiere un salto diqualità: solo che il padranato italiana siillude di poter trovare ancora la campetiti-vità internazionale a !'incrementa della pro~duttività a spese dei salari; e questa è unaillusione perniciosa perchè si basa sulla ipa~tesi di un arretramenta della classe aperaiache sarebbe rovinoso per la democrazia e perla sviluppo del Paese. Ed è forse proprioqui, onorevoli col1eghi, in questa illusione,che sta l'origine della virulenza neafascista,delle tensioni eversive, dei pericali che oscu~rana l'orizzonte politica italiano. Ma è ancheproprio una simile illusione che viene adessere alimentata da atteggiamenti, qualiquelli di cui prima abbiamO' parlato, del Pre-sidente del Consiglio e del Ministro degli in~terni di questo Governo. E nan è certo cosÌche si può affrontare il prablema; al contra~ria. L'apparatO' praduttiva italiana ha bisa-gno invece di un adeguato, profando, impe~tuoso rinnavamento tecnolagica. Deve esseredunque il Paese, e non i centri capitalistici,a fornire anche alla scuola e all'universitàuna domanda di tipo nuava, sia sul terre-no della ricerca che su quello della forma~zione della forza lavora.

Ma questa è, se si vuale, solo la minore del~le canseguenze, la meno radicale ed incisiva.Le lotte d'autunnO' hanno in realtà apertouna breccia profanda nel funzionamento tra~dizionale del meccanismO' econamica. Quan~

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Senato della Repubblicc; ~ 20468 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

do la classe operaia impone essa il livellodel salario, si apre per il Governo, per i re~sponsabili della vita economica del Paese,il problema di commisurare al salario stes-so gli altri redditi per garantire il flusso ne-cessario di risorse agli investimenti, renden-do appunto compatibili gli altri redditi alleesigenze del salario da un lato e dell'accu-mulazione dall'altro. Si imponevI problemadella funzionalità dell'apparato statale, del-l'eliminazione di rendite, sprechi e privile-gi; in sostanza, il problema delle riforme.

Ed è proprio per le riforme, infatti, chesono in lotta la classe operaia e grandi mas-se di contadini e di popolo. Con la lotta perle riforme il proletariato italiano non chie-de soltanto che vengano finalmente soddisfat-ti i bisogni essenziali della collettività, ga-rantite !'istruzione e la salute, assicurato unassetto urbanistico organico, promosso losviluppo delle campagne e del Mezzogiorno.Esso tende soprattutto ad imporre in lineagenerale una diversa scala di priorità e cioèuna diversa destinazione degli investimentiattraverso la preminenza dell'espansione deigrandi consumi sociali su quelli individualifin qui imposti dalle concentrazioni produt-tive; a determinare, in definitiva, un merca-to diverso da quello capitalistico tradiziona-le e attraverso un tale mercato ad imporrenuove scelte ed un nuovo meccanismo disviluppo in cui appunto tutte quelle rifor-me, di cui prima si è detto, possano collocar~si in una organica gradualità. Ma che >oosasi-gnifica questo se non indicare scelte alter-native, fini, obiettivi, ideali diversi per losviluppo della società? Cioè proprio indica-l'e una via di uscita dagH stessf nodi cui era-vamo giunti quandO' esaminavamo la que-stione dei giovani?

Cosa significa infatti la grande politica del-le riforme se non scavare la via per risolverei nodi di fondo della questione universita-ria, la via per superare l'antinomia tra ladomanda crescente di istruzione e !'incre-mento della popolazione studentesca da unlato e !'incapacità del sistema di utilizzarela forza lavoro intellettuale; la via per tro-vare un metro che consenta di individuare isettori ,di generale interesse a cui finalizzarelo sviluppo della formazione dei quadri tec-

nici e intellettuali, dal sistema sanitario al-l'assetto urbanistico, dalla espansione dellascuola alla difesa del suolo e dei beni natu-rali; la via per indicare ai giovani degli obiet-tivi di progressO' civile e collettivo per cuivalga la pena di studiare e di lavorare; lavia infine per sottrarre la ricerca scientificaal dominio esclusivo dell'interesse privatoo alla subalternità dovuta alle scelte inter-nazionali, offrendo ai dipartimenti universi-tari, attraverso la commessa pubblica, l'al-ternativa di una ricerca finalizzata ai grandiproblemi generali che il Paese deve risol-vere?

Ecco allora che la riforma generale dellascuola e quella dell'università di cui stiamodiscutendo debbono, per essere valide, esse-re finalizzate ad una generale strategia diriforme e di sviluppo democratico e pro-grammato dell'economia. EccO' dunque lascelta politica discriminante di cui parlavoall'inizio di questo intervento. Ma di più:le rifO'rme, ed anche questa riforma, diven-gono esse stesse un aspetto ed un momentodello sviluppa del consumo sociale e ,dellacreazione di un nuovo mercato.

Ed allora, colleghi repubblicani, assumeuna luce diversa anche il problema dellaspesa e della destinazione delle risorse. Mil-leottocentocinquanta miliardi possono esse-re anche troppi per una legge di riformaquale quella definita in questo testo, soprat-tutto se la distribuziane interna della spesasi dovesse risolvere, come è attualmente, inun mero incremento di spesa carrente, nel-l'erogaziane di retribuzioni (troppo elevateper nan essere incentivo a cansumi indivi-dualistici e improduttivi) o di assegni distudia, destinati piuttasto a favorire magaripiccale speculazioni che a garantire le possi-bilità di studia a danna dei fandi per la ri-cerca, o per risolvere quei problemi di strut-tura materiale degli atenei la cui mancata

soluziane rischia di vanificare ogni tentativodi reale riforma.

Ma per una riforma vera, che si canfiguricome momentO' di una strategia econamicagenerale, per una riforma finalizzata a unosviluppa econamico, sociale e civile del Pae-

se alternativa ed organico, 1.850 miliardi pas-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20469 ~

3 FEBBRAIO 1971403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

sono anche rivelarsi, anzi certamente sonopochi, troppo pochi.

Però ove le riforme ~ e questa riforma ~

si configurino come lo strumento di un nuo-vo meccanismo di sviluppo, ove siano alter-native agli attuali modi di consumo e nonmeramente aggiuntive, cambia aspetto ancheil problema della compatibilità della spesa,della disponibilità delle risorse; poichè ovele riforme si configurino nel modo che si èdetto, si può anche finanziarle in deficit, sa-pendo che, se si avrà la forza e la volontàpolitica di gestire il processo in modo dacolpire rendite e parassitismi, l'investimen-to fatto in deficit oggi sarà ammortizzatodalle maggiori risorse future che quell'in-vestimento sarà in grado di suscitare.

Ma allora, onorevoli colleghi, se questisono i termini del problema, credete sia pos-sibile affrontare questioni di tale portata ri-cercando un mediocre compromesso nell'am-bito della maggioranza? Credete che si pos-sa rispondere alle esigenze delle masse lavo-ratrici e dei giovani e trovare per l'universi-tà una soluzione adeguata alle necessità diprogresso culturale, scientifico, tecnico edeconomico del Paese, proponendosi solo mo-desti ritocchi e modifiche settoriali al testodella Commissione, o limitandosi a difender-lo dagli attacchi della destra accademica piùciecamente conservatrice? Noi crediamo dino e ci è sembrato di cogliere ieri nell'inter-vento del collega Rossi Doria un'analogaconvinzione; perchè l'appello a ricercare unpiù largo confronto di posizioni e tal une del-le proposte concrete contenute nell'interven-to del collega Rossi Doria ci sembrano con-fermare che anche i compagni socialisti ri-tengano che un simile tentativo sarebbe me-ram ente illusorio.

Problemi di questa portata non si affron-tano se non in un confronto aperto con leforze sociali progressive, con la classe ope-raia e con quelle forze politiche dell'opposi-zione che a questa realtà sono, come siamonoi comunisti, più direttamente legate.

Del resto quest'Assemblea aveva dato pro-va di preveggente saggezza quando il 5 mar-zo 196.9, discutendosi anche su nostra ini-ziativa di alcune mozioni sulla scuola, votòquell'ordine del giorno, sul quale il nostro

Gruppo si astenne, che impegnava Governo eParlamento alla redazione di un testo di ri-forma cui partecipassero largamente tutte lecomponenti del mondo politico e universita-rio. Ebbene, onorevoli colleghi, noi siamodisponibili a mantenere quell'impegno; masta a voi dimostrare altrettanta disponibili-tà. Certo, siamo ben consapevoli che elabo-rare una reale riforma non è compito faci-le. Ed è tanto più difficile poichè non possia-mo semplicemente richiamarci a modelli dialtri Paesi; non a quelli delle società socia-liste, adatti a realtà economiche e ad esi-genze sociali e culturali diverse dalle nostre,ma neppure a quelli dei Paesi capitalistica-mente più maturi e tecnologicamente piùavanzati del nostro, e ciò per vari ordini dimotivi: perchè anche le soluzioni adottatein quei Paesi denunciano sintomi di crisi edi inadeguatezza; perchè in nessuno di que-sti Paesi esiste quel tipo di contraddizionie di squilibri che sono caratteristiche del-l'Italia; perchè soprattutto in nessuno diquei Paesi esiste una classe operaia che, co-me la nostra, si sia fatta portatrice, col vi-gore della sua forza unitaria e della suacapacità combattiva, di così chiare propo-ste di democrazia e di riforma.

D'altra parte è del tutto evidente che unacosì complessa riforma non può compiersicon un solo atto legislativo, e neppure forsecon più di una legge: essa non può essereche il frutto di un processo che veda im-pegnate le forze più vive della cultura, delmondo universitario e del mondo del lavoro.Ciò che spetta oggi al Parlamento di garan-tire, a nostro avviso, è una struttura aper-ta, o adattabile e flessibile, come si usa dire,suscettibile insomma di evolversi, di ade-guarsi, e nella quale possa aprirsi e mante-nersi viva una dialettica feconda tra le di-verse componenti della vita universitaria, etra queste e le forze del lavoro e della socie-tà politica e civile. Scopo della riforma de-ve essere, a nostro avviso, oggi, quello didelineare un quadro istituzionale nuovo, una« costituzione repubblicana}) dell'università,se così possiamo esprimerci: un quadro in-somma di ordinamenti democratici nel cuiambito sia favorito lo sviluppo dell'azioneriformatrice. Chè di un processo di riforma

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continuo noi abbiamo bisogno, non di unsingolo atto riformatore!

Ma proprio a questo fine, di garantire unquadro democratico, sono per ~l nostro Grup-po quaJificanti ed irrinunciabili alcuni pun~ti fondamentali della legge. Occorre assicu~rare in primo luogo, a nostro avviso, unreale diritto allo studio (s'intende nei limitiin cui ciò è possibile a livello universitario,poichè è ben chiaro che il problema del di~ritto allo studio si risolve a monte). A que~sto livdlo si tratta di vedere come ordinarloin modo, da un lato, da combattere la sele~zione di classe e perciò noi saremmo per in~dicare con maggior precisione, per gli aven~ti diritto all'assegno di studio, non tantolimiti di reddito quanto categorie sociali;dall'altro da disincentivare (come ~ lo ricor~davo prima ~ chiedono le confederazioni dei1avoratori) l'afflusso dei non meritevoli oheoggi accedono agli studi solo per ragioni dicenso; ma soprattutto occorre organizzareil diritta allo studio nei modi che favorisca~no un nuovo rapporto tra lo studente e l'uni~versità. Occorre cioè uscire da una conce~zione meramente assistenziale, individualisti~ca, per arrivare ad una strumentazione deldiritto allo studio che solleciti la parteci~pazione alla vita universitaria, allo studio,allla rioerca, aUa presenza nella università.

Ecco perchè riteniamo che la via mae~stra per l'attuazione del diritto allo studiosia quella di fornire agli studenti quei ser~vizi (collegi, case dello studente, mense, bi~blioteche, mezzi di trasporto) che sono ne~cessari non solo per poter «andare» allauniversità, ma per poter «stare» nell'uni~versità, partecipare alla vita universitaria.Ecco perchè riteniamo si debba, per le nuo~ve università, prevedere solo università for-nite di servizi, ma che si debba anche proce~dere a misure immediate fin d'ora per cer~care di dotare, anche con mezzi straordina~ri (requisizioni, espropri, adattamenti), le at~tuali università dei servizi necessari. Bastipensare alla drammatica situazione dell'uni~versità di Roma, degli studenti fuori sede,dei pendolari che la frequentano!

Noi chiediamo che tutta la materia attinen~te al di:ritto allo studio sia affidata ai Consi~gli regionali, non solo perchè ciò rispondeal dettato dell'articolo 117 della Costituzio~

ne, ma perchè riteniamo che solo affidando~la ad un organo responsabHe politico, qualela regione, si potrà dare all'insieme dell'in~tervento quella polivalenza e quell'organi~cità su tutto l'arco del diritto allo studio cheè necessaria; crediamo così che possa dive~nire anche strumento di programmazionedell'insediamento territoriale della popola~zione studentesca, allo scopo di decongestio~nare i centri più congestionati e collegare losviluppo delle sedi universitarie ai problemidella programmazione territoriale ed eco~nomica.

A tal fine proporremo anche che venganodati alle l'egioni, attvaverso propri organi, ,icompiti della programmazione e della collo~cazione territoriale delle sedi universitarie.

La seconda questione riguarda il governodell'università che, ovviamente, deve esseredemocratizzato, mediante la partecipazionedelle rappresentanze di tutto il personale,anche di quello non docente, ma soprattuttodeve assicurare il raccordo dell'universitàcon la società. Ci rendiamo conto che è pro~blema complesso, ma pensiamo che, in pri~ma approssimazione, si potrebbe garantiretale raccordo a livello di consiglio di ateneo,attraverso una presenza dei rappresentantidegli enti locali, delle regioni e delle organiz~zazioni sindacali, assicurando anzi a questerappresentanze, nei consigli di ateneo, lamaggioranza rispetto alle componenti univer~sitarie, superando così un concetto di auto~nomia miticamente inteso, che si traduce, alcontrario, in una separaz,ione dell'universitàdalla società. Ovviamente invece le compo~nenti universitarie dovranno prevalere a l,j~veHo del dipartimento, là dove oioè sono de~terminanti gli elementi della didattica e del~la ricevca. Si. tratta cioè di studiare una di~stinzione dei livelli di competenza per nonsovrapporre organismi in piramide geravchi~ca, riservando al Consiglio nazionale univer~sitario soltanto determinate questioni di ca.rattere generale e nazionale, alle regioni altritipi di competenza, ai consigli di ateneo per-ciò un largo campo di autonoma determina~zione.

Vi è poi la questione della partecipazionedegli studenti alla vita universitaria. Abbia~ma già detto che siamo contrari ad una co~gestione subalterna e che perciò siamo con~

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Senato della RepubblicCl ~ 20471 ~ V Legislatura

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trari ai vincoli rigidi di quorum di validitàelettorale; tra l'altro, il congegno che è pre~figurato dal testo della Commissione, quellocioè di una elezione per corpi, che fa asso~migliare le future università agli stati gene~

l'ali prima del giuramento della Pallacorda,sembra abbastanza incongruo. Siamo quindiper assicurare agli studenti, con pienezza,il diritto di assemblea, non istituzionalizzan~dola e per prevedere invece assemblee unita~rie di dipartimento; siamo pel'chè la libe~ralizzazione dei piani di studio non si risol~va soltanto nella ricerca individualistica delsingolo studente, ma consenta un contributocollegiale degli studenti, da realizzarsi conun confronto e una discussione nell'ambitodel dipartimento, all'organizzazione generaledegli studi e della ricerca. Siamo ~ vi si èsoffermato già il collega Sotgiu ~ per unanuova didattica la quale deve fondarsi su unparametro, su un rapporto docente~studenteche consenta un effettivo lavoro comune diogni docente con un gruppo di studenti. Que~sto implica, come ha già indicato il collegaSotgiu, il superamento delle tabelle dellematerie, la precisazione dei grandi settoriculturali, una reale collegialità dei diparti~menti. Ciò implica un rapporto studenti~do~centi che portli ad un allargamento automa~tico degli organici dei docenti perchè si pos~sa mantenere stabile questo rapporto. Unanuova didattica implica che !'introduzionedel docente unico sia reale e non fittizia; ein questo quadro va visto anche il pienotempo, come pieno tempo effettivo; noncioè come una serie di clausole punitive, macome la condizione per garantire ad unanuova leva di docenti di potersi dedicareinteramente al compito dell'insegnamento edella ricerca. In questa visione d'altra partenon sono accettabili norme che non solo nonvietano ma addirittura codificano la possibi~lità di svolgere attività professionale e lega~lizzano l'uso lucrativo delle attrezzature uni~versitarie. Se si vuole raggiungere una nuo~va didattica, infine, è evidente che non sipossono accogliere norme transitorie geron~tocratiche. Forse non è nemmeno necessariopreoccuparsi troppo dell'ipotesi, tante volterisollevata in Commissione, di una fuga dal~le università di una parte degli attuali do~centi ma puntare piuttosto ad una leva di

3 FEBBRAIO 1971

giovani che abbiano volontà di cimentarsinel compito difficile ma appassionante dellacostruzione di una università nuova.

Solo così potrà nascere lo stimolo alla ri~cerca, a mIgliorarsi, a essere non soltantodei docenti ma dei maestri delle nuove ge~nerazioni. Solo così si potrà superare il de~plorevole stato attuale che fa degli ateneisoprattutto macchine per esami.

Del resto, onorevoli colleghi, la didatticache proponiamo ~ e V'ormi dirlo a colo~

l'O i quali molto si scandalizzano quando sicritica e si mette in discussione la lezioneex cathedra ~ non è davvero così sovversi~va. Già Sant'Agostinonel {{ De Trinitate » de~finiva infatti il rapporto tra docente e di~scente come un rapporto di comune ricerca.{{L'ascoltatore» scriveva Sant'Agosti~no ~ {{ mi segua dove condivide la mia stes~sa sicurezza, mi interroghi dove sente lostesso dubbio, accetti le mie parole dovescopra di essere in errore, mi richiami dovepuò concludere a un errore mio ».

È troppo quindi chiedere oggi, nel 1971,nella prospettiva di una politica di riforme,una grande mobilitazione di forze culturalie intellettuali, delle forze migliori di cui di~spone il Paese per dar vita ad una nuovauniversità?

Sono queste (e non misoffermo ~ lo fa~

l'anno altri ~ sul problema, pure dramma~tieo, della ricel'ca e dei rapporti tra l'uni~versità e gli organi pubblici a ciò prepo~stì) ~ e sto per concluder,e, onorevoli cone~ghi ~ alcune prime sommarie indicazioniche in parte precisano e superano anohela stessa proposta di legge a suo tempopresentata dal nostro Gruppo. Si tratta diindicazioni, non di formulazioni rigide, per~chè vogHamo che esse possano servire comebase a un ,confronto più ravvicinato.

Certo riconfermiamo la nostra disponi~bilità al dibattito e al confronto. Del re~sto noi comunisti non abbiamo mai perdutoe non perdiamo mai la speranza, la qualesi è rivelata feconda, di allargare lo schiera-mento delle forze democratiche positivamen~te e costruttivamente orientate a ottenerevia via nuovi momenti di sviluppo.

Siamo convinti anche di poter compren~dere le esigenze di cui queste forze sono por~tatrici. Comprendiamo ~ tanto per fare

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Senato della Repubblica ~ 20472 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

un esempio ~ il rigore finanziario dei col~leghi repubblicani, anche se ne critichiamoil rigorismo e l'astrattezza. Ci auguriamo,dunque, che anche in questa Assemblea leforze migliori deUa Democrazia cristiana esoprattutto i compagni socialisti sappianocontribuire a che questa riforma, radicalmen~te modifkata in punti qualMicanti, possa co~stituire il terreno di quel processo di rinno~vamento ddl'università che può essere viavia realizzato soltanto da una grande lottaunitaria di tutte le forze democratiche.

Ma appunto per questo non possiamo nonessere fermi e intransigenti nel denunciaree combattere i limiti e gli irrigidimenti, icedimenti e i compromessi delle stesse forzea cui ci rivolgiamo. Teniamo perciò a preci~sare che l'esigenza che noi sentiamo profon~damente di dare all'università quanto me~no un quadro di certezze non potrà però in~durci mai ad avallare o ad accettare una leg~ge che non sia di reale riforma, una legge che,come è ancora il testo in discussione, dellariforma sia soltanto una Ilarva, una mera ecerto provvisoria copertura di un vuoto cherimarrebbe altrimenti sostanzialmente incol~mato. (Applausi dall' estrema sinistra. Con~gratulazioni).

P RES I D E :N T E .È iscritto a par~lare il senatore Iannelli. Ne ha facoltà.

I A N N E L iL I. Signor Presidente,onorevoli colleghi, nellprendere, a nome delGruppo socialista democratico, la parola sultesto di riforma universitaria elaborato dal~la Commissione pubblica istruzione del Se~nato, mi oorre l'obbligo di esprimere :il miopersonale apprezzamento e quello del mioGruppo per l'onorevole relatore, il quale hacompiuto un'opera meritoria, intelligente,diligente e soprattutto ha dato un contribu~to di chiarezza nel dibattito in Commissioneed ha fatto sforzi davvero encomiabili di me~diazione su alcuni temi incandescenti.

Sebbene <la collega che mi ha precedutoabbia affermato come essa ritenga che la ri~forma debba essere portata avanti dalle for~ze cosiddette progressiste, dalle forze miglio~ri, come essa ha detto, della Democrazia cri~stiana e del Partito socialista, io voglio sot~

tolineare in quest' Assemblea come il con~tributo dato dai socialdemocratici non siastato marginale: è stato un contributo estre~mamente impegnato. E se si è giunti su al~cuni determinati temi di fondo a soluzioniaJbbastanza soddisfacenti lo dobbiamo an~che allo sforzo compiuto dal nostro partitoe dai nostri rappresentanti in Commissione.

La Commissione pubblica istruzione delSenato ha dunque compiuto un lungo e ap~profondito lavoro. Il dibattito è stato ampio;si è assistito al confronto continuo di di~verse tesi su singoli punti qualificanti il di~segno di legge; nessuno, come ha detto benenella sua chiara relazione il senatore Berto~la, ha la pretesa di affermare che questa leg~ge predisposta dalla Commissione sia per~fetta: nessuna legge è perfetta, in specialmodo quelle in materia scolastica e che ri~guardano riforme di così ampia portata.

,L'introduzione di istituti nuovi rappresen~ta sempre un rischio, il rischio appunto delnuovo: non si sa cioè se quegli istituti pos~sano reggere o, quanto meno, possano regge~re completamente, interamente quando tro~vano effettiva realizzazione. Saranno gli an~ni a venire che dimostreranno, attraversol'esperienza, se tutto ciò che noi legislatoriabbIamo previsto abbia una sua effettiva va~hdità, ma la riforma, così come è stata con~cepita nelle sue linee essenziali, è senza dub~bio profondamente innovatrice.

L'università che la Commissione ha prefi~gurato è nuova, aperta, libera: è un'univer~sità profondamente e sicuramente democra~tica. Quali dunque i punti qualificanti e fon~damentali della riforma? L'abolizione dellefacoltà e l'istituzione del dipart,imento comestruttura portante deBa futura universitàitaliana, l'a'bolizione della figura dell'assisten~te, sostituita da quella del ricercatore chesarà certamente uno dei protagonisti dellacomunità universitaria, la conseguente isti~tuzione del dottorato di ricerca, la riaffer~mata e ben articolata autonomia universita~ria e infine la partecipazione studentesca agliorgani dell'università per sottolineare che lanuova università guarda ai giovani, non solocome discenti, ma come uomini che devonoconsolidare la loro esperienza e la loro for~mazione culturale e professionale.

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20473 ~

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

Presidenza del Vice Presidente SECCHIA

(Segue I A N N E L L I). Questi dunquei punti fondamentali caratterizzanti il di-segno di legge. Certo, l'abolizione delle fa-coltà e l'individuazione del dipartimento, co-me struttura base del nuovo ordinamentouniversitario, ha suscitato qualche perplessi-tà: si è sostenuto, anche autorevolmente,che con n dipartimento la formazione cul-turale dello studente potrebbe rivelarsi la-cunosa e settori aIe.

Una tale critica è, allo stato, a mio avviso,quanto meno prematura in quanto la strut-tura dei dipartimenti non è stata predispo-sta con norme dettagliate volte a fissare isingoli tipi di dipartimento, e ciò lo si èfatto volutamente. La struttura dei diparti-menti sarà completamente determinata inconsiderazione di ben precise, determinatefinalità. Sulla base dell'esperienza potrannodunque essere stabiliti i collegamenti tra lediverse discipline affini e potranno essere in-dividuati quei part.icolari tipi di ricerca daaffidare ai singoli dipartimenti.

Hanno sollevato perplessità anche le nor-me sulla liberalizzazione degli accessi. Si èaffermato che in tal modo potrà accedere al-l'università un gran numero di studenti chenon avrà un'adeguata e sufficiente prepara-zione culturale. La verità è che la riformauniversitaria non è che un momento dellapiù vasta riforma scolastica e che essa pre-suppone un'approfondita e innovatrice rifor-ma della scuola secondaria e superiore che,una volta attuata, metterà in grado gli stu-denti non soltanto di ben orientarsi per isuccessivi studi universitari, ma anche dipossedere una solida formazione culturaletale da consentir loro di affrontare i maggio-ri iilliPegni di studio con assoluto profitto.

Altro punto controverso è !'istituzione deldocente unico. Il progetto di legge governa-tivo prevedeva, come è noto, la doppia cate-goria: la categoria del docente ordinario ela categoria del docente straordinario; que-

st'ultima come posizione transitoria e preli-mmare. La Commissione ha ritenuto che peril mantenimento di una tale distinzione nonVIfossero sufficienti motirvi. In effetti è statorilevato che sia il docente straordinario siaquello ordinario avrebbero le stesse funzio-ni. E si è aggiunto: la dignità dell'insegna-

I mento universitario non consente una diver-sità tra docenti che svolgono eguali compi-ti. Certo, ci rendiamo conto che coloro iquali ,insistono per mantener ferma la distin-zione già prevista dal disegno di legge go-vernativo sono mossi dall'intento di stabili-re, nell'ambito dei dooenti universitari, unagerarchia di valori sulla base di obiettivi cri-teri selettivi, al fine di sollecitare le energiemigliori del mondo intellettuale e di stimo-laTe, per un arco di tempo più o meno lungo,!'interesse alla ricerca e alla produzionescientifica.

La Commissione, pur configurando l'unicacategoria del docente unico, ha tuttavia pre-visto alcune norme volte da un lato ad arre-stare lo sviluppo della carriera economicanel caso di giudizio negativo espresso, in untriennia successivo a quello dell'ammissionein ruolo, da un'appos'.ita Commissione sul-l'attività scientifica e didattica dei singolidocenti e dall'altro a creare una serie di sti-moli, sempre di ordine economico, per i do-centi pii:t meritevoli e diligenti.

Questa normativa è sufficiente a fugaretutte le perplessità? È probabile. Tuttaviasu questo punto, ferma restando la scelta difondo operata dalla Commissione, ci dichia-riamo disponibili per discutere emendamen-ti migliorativi qualora venissero proposti.

Altre norme che attengono ai docenti so-no anche esse controverse. Ci riferiamo aquelle norme che prevedono le varie incom-patibIlità e il famoso tempo pieno. Tali di-sposizioni miran9 a garantire la piena dispo-nibilità del docente per l'effettivo adempi-mento dei suoi doveri universitari. Queste

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20474 :..........

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norme così rigide sono state oggetto di vi~vaci ed appassionate discussioni in Commis~sione. Soprattutto si è discusso se fosse op~portuno o meno interdire ai docenti uni~versi tari l'esercizio della libera professione.

Da una parte si è sostenuto che, se si fos~se ammessa la possibilità dell'esercizio del~la libera professione, questa avrebbe in ef~fetti impedito al docente di attendere in mo~do completo e pieno ai suoi impegni univer~sitari. D'altra parte si è ribadito che la liberaprofessione consente al docente di recepiredall'attività professionale quotidianamentevissuta validi e sempre nuovi stimoli per af~finare la sua preparazione, per ricercare nuo~ve soluzioni sul piano scientifico e teorico.Sottrarre al docente ~ si è affermato ~

una tale fondamentale esperienza esterna al~l'università si risolverebibe in un danno perla sua stessa attività di insegnante e discienziato.

Si è aggiunto che, non potendo lo Statoassiourare ai docenti universitari un adeO"ua~

D

to trattamento economico, si sarebbe corsoil rischio di una massiccia fuga dagli ateneidegli insegnanti più preparati, sollecitati datrattamenti economici molto più vantag)giosiofferti loro dall'industria privata e dagli stes~s,i enti pubblici, ovvero sollecitati da piùsostanziosi guadagni derivanti dall'eserciziodella libera professione.

Non v'è dubbio che queste argomentazio~ni' hanno una loro validità; di esse del re~sto si è tenuto conto proprio in Commissi.o~ne, tanto è vero che la Commissione ha ap~provato dopo lungo dibattito l'articolo 27che riconosce al docente, mi pare nel com~ma nono, la possibilità di essere iscritto inelenchi professionali speciali e di ottenerel'autorizzazione a svolgere, nell'ambito e nel~l'interesse del dipartimento, attività appli~cative e di consulenza anche continuative,qualora tali attività si rivelino utili ai finididattici e scienticfioi. Però i docenti univer~sitari potranno in effetti continuare a trarredallo svolgimento di attività professionaliél.pplicative e di consu1enza quegli utili in~segnamenti, quei necessari elementi che ar~ricchiranno la loro esperienza e che potran~no essere utilizzati ,per ampliare le conoscen~ze scientifiche di ciascuno di loro.

Soluzioni sul punto diverse da queUe esco~gitate dalla Commissione non appaiono, al~meno allo stato attuale, facilmente accogli~bill. Certo si potrebbe consentire tout court,come è per la vigente disciplina, ai docentiuniversitari l'esercizio della libera profes~sione, ma gli inconvenienti che fin qui si so~no dovuti registrare non possono ovviamen~te essere dimenticati. Lasciare che alcuni do~centi universitari, proprio perchè presi dagliimpegni esterni, trascurino a volte l'attivitàdidattica e di rkerca sarebbe inconcepibilecon il tipo di università cui la riforma vuoledar vita.

Del resto, per evitare che le università s,ia~no prÌ'vate di eminenti studiosi i qruali pos~sono anche non trovare convenienza a ri~nunziare alla loro attività privata e nel con~tempo essere costretti ad abbandonare lapropria attività didattica e scientifica, l'ar~ticolo 3 del testo predisposto dalla CommlS~sione offre la possibilità dell'utiÌlizzazionedi tali studiosi nell'ambito dell'università at~traverso l'istituto del docente associato. For-se proprio attraverso 1',istituto del docenteassociato potlrebbe trovarsi il contempera~mento dene diverse esigen~e emerse modi~ficando, lOve lo si ritenga opportuno, l'attualedisciplina prevista dal citato art'kOllo 3.

Si sa che anche le norme transitorie han~no formato oggetto di critiche e di rilievi. Èevidente che ,la bontà o meno di una riformanon può essere giudicata prendendo lo spun-to da alcune norme che, proprio perchè tran~sitorie, sono destinate a trovare la loro ap-plicazione in un arco di tempo assai limita~to. Tuttavia qualora alcune di tali disposi~zioni non incontrino i favori della maggio-ranza di questa Assemblea, non riteniamoche vi siano seri ostacoli per ricercare sod~d:sfacenti soluzioni.

Abbiamo esaminato, onorevoli colleghi,molto sinteticamente i punt,i più importanticaratterizzanti la riforma universitaria. Ab~biamo tentato di dare una spkgazione allediverse soluzioni adottate in sede di Com-missione. Ci siamo dichiarati disponibili adiscutere, su determinati temi, emendamentimigliorativi che non snaturino le scelte difondo. Desideriamo ancora una volta riba-dire tuttavia la nostra ferma' intenzione di

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Senato della Repubblicl' ~ 20475 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antl'merid.) ASSEMBLEA -RESOCONTO STENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

giungere il più rapidamente possibile al va-ro di questa così importante, qualificanteriforma la quale vuoI dare un assetto nuovoalla nostra università.

Nel trattare questo incandescente temasi parla mOllto dei diritti ma soprattuttodei doveri dei docenti. Talvolta si fa rife-rimen to aMa riforma quasi come ad uncomplesso di norme sanzionatorie per i do-centi ai quali si muovono critiche e rilievi.NOI socialisti democratici respingiamo taliatteggiamenti ,e desideriamo in questa sedee pubblicamente attestare il nostro senti-mento di stima e di riconoscenza a granparte dei nostri docenti universitari, alcunidei quali ~ non si può non ricordarlo ~

hanno dato un contributo determinante e de-cisivo in ogni campo alla ricerca scientifica.E se voglIamo che i nostri docenti si dedi-chino in modo pieno e completo all'universi-tà è proprio perchè abbiamo fiducia ,in loro,nella loro capacità e nella loro prepara-zione.

La riforma tuttavia riguarda molto da vi-cino e soprattutto gli studenti. A questi gio-vam impegnati in studi così severi deside-riamo rivolgere un appello. L'università chesta per nascere è un'università nuova; essaè intesa come una comunità di 'cui gli stu-denti dovranno sentirsi [partecipi e prota-gonisti neno stesso tempo. Ma peJ1chè essipossano svolgere questo ruolo è necessarioche d'smettano gli atteggiamenti di contesta-zione ,fine a se stessa e di critica non costrut-tiva. Ai giovani diciamo in modo chiaro edeciso che essi possono costruire con il loroinsostituibile contri'buto di entusiasmo e disana critica insieme a noi, ,per noi, per lanostra Italia, unitamente ai loro docenti, lanuova università a condizione che vedanonelle severe aule universitarie una palestradi vita e un seminario di studio per appren-dere, per accrescere le loro nozioni, per af-finarsi, per prepararsi, per formarsi per lavita, e non invece i luoghi per continui, tal-volta sanguinosi scontri tra opposte fazioni.

Con la violenza ~ dobbiamo dire ai gio-vani ~ non si costruisce ma si distrugge.Soltanto attraverso la meditazione, l'appro-fondimento culturale dei diversi temi si puòedificare qualcosa di duraturo, di vero, che

sia un'effettiva innovazione. Grazie. (Applau-si dal oentro-sinistra e dal centro).

P RES I D E N T E. È iscritto a parlareil senatore Bettiol. Ne ha facoltà.

B E T T I O L. Bt in Arcadia ego, sine iraet studio, frigido pacatoque animo. Credoche questo latino sia ben compreso da tutti.E direi che proprio parlando di una riformauniversitaria noi dovremmo usare la lin-gua latina. Ricordo che fino al 1880 la lingualatina era la lingua d'obbligo al Parlamentoungherese; ricordo che più di recente, an-che adesso, nelle accademie polacche e un-gheresi si usa il latino. Solo in Italia il latinonon lo si conosce più. C'è un punto d'accor-do ~ l'unico punto d'accordo ~ tra Stato

e Chiesa: mettere da parte il latino. Ed iosono profondamente turbato da questo, an-che perchè domenica scorsa ho sentito nelcentro Mrica, in un villaggio sperduto dellaTanzania, una messa in canto gregoriano la-tino cantata dai nativi alla perfezione, nonin modo stonato e detto male come fanno inostri pseudo fedeli.

Dico sine ira et studio, perchè io non sonopiÙ nelle cose; mi sento, ratione aetatis, aldi fuori delle cose, quindi non in rebus per-chè ho 40 anni di esperienza accademica e24 anni di esperienza parlamentare, per cuipoco mi tange questa interminata riforma,anche se in extremis essa potrà toccare lamia pelle o taluni aspetti della mia vita.

Quello che mi interessa è dire alcune cosein termini di umiltà ma di verità, rendendoanzitutto omaggio al mio generoso e grandeamico Bertola per la sua relazione che re-sterà negli annali del Parlamento italiano;al lavoro che ha fatto il presidente, collegaRusso, e al contributo che ha dato il Mini-stro alle discussioni, dichiarandosi dispostoad ascoltare 'voci discordi, purchè natural-mente in buona fede, come in buona fededeve essere ogni voce discorde e ogni criticadetta in un'Assemblea autenticamente demo-cratica da IUn uomo democratico.

Da molti anni si parla di crisi dell'univer-sità e si dice che dobbiamo a tutti i costivenire incontro ai ,problemi che l'universitàdegli anni '70 'pone all'attenzione dellegisla-

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Senato della Repubblica V Legislatura~ 20,476 ~

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tore, perchè le università sono tumultuose,incapaci di poter soddisfare le esigenze di-dattiche e culturali di mezzo o più milionedi studenti che si trovano praticamente inrivalta. Non condivido pienamente questaaffermazione perchè bisogna distinguere trafacoltà e facoltà. Ci sono facoltà in cuiindubbiamente una maggiore inddenza quan~titativa è rndispensabile, e debbo dare attoall'attuale Ministro e ai precedenti governidi quanto è stato fatto peJ:1chènel corso de-gli ultimi 7-8 anni gli stan:oiamenti univer-sitari, sia per quanto riguarda l'edilizia chei mezzi di studio e di lavoro, sono aumen-tati paurosamente mettendo in bilico, senan sbilanciando, il bilancio stesso delloStato. È megJio comunque spendere nel cam-po delnstruzione e della cultura che non inquello degli armament:i o deHe bombe ato-miche.

Ci sono però facoltà in cui questa situazio.ne di emergenza non esiste. Per esempio nel-la facoltà di giuriSlprudenza parlare di emer-genza per quanto concerne le possibilità distudio vuoI dire a mio av,viso generalizzareuna situazione che può valere forse per Ro-ma, dove con una seconda facoltà o conuna seconda università tanti problemi po-trebbero essere sotto il profilo quantitativarisolti. Ma voglio prendere ad esempio unagrande università del Nord, la mia: mi ac-corgo che mentre al primo anno sono 30,0,glistudenti che frequentano, al secondo annosono sa, al terzo 25, al quarto 5, per cui leaule non sono solo capaci, ma ultracapacidi contenere la massa degli studenti e gliistituti sono così ben forniti che nulla man-ca ai ricercatori. ,Debbo dare realmente attoal Governo che nulla mai è mancato, almenoa noi della f3Jcoltà di diritto di Padova, perquanto concerne le necessità delle nostrericerche scientifiche; sentiamO' attorno a noitroppo spesso lamenti e strida ed urla suldisfunzionamento delle università, atteggia-menti che hanno una direzione ben determi-nata, ben definita mentre la realtà, almenoper quanto riguarda le facoltà che io conosco(giurisprudenza e scienz,e politiche), è pro-fondamente diversa.

Ora io penso che una riforma dovrebbesoprattutto incidere su quello che è il fun-

zionamento tecnico delle università o dellefacoltà, cioè concedere agli studenti la pos-s~bilità di assistere alle lezioni, la possibilitàdI studiare con comodità e tranquillità, lapossibilità di avere a disposizioni libri, nelcampo tecnico microscopi o altri strumentidi ricerca, per potersi formare una cultura ed~ventare elementi positivi nel quadro dellavita nazionale di oggi e di domani. Quindiè una rrforma ,che io ho chiamato e conti-nuo a chiamare quantitativa, non qualitati-va, quella che dovrebbe avere la preminenza

~ e ha avuto, entro certi Hmiti, un sostan-ziale riconoscimento nel corso degli ultimianni ~ per non confondere le idee e per noncreare delle mistiche attese che non potran-no, credo mai, essere realizzabili in un Pae-se così poco mistico come il nostro e cosìpieno di contraddizioni, di contrasti, di urtisociali, politici, economici eideologi'ci.

Questa riforma a carattere quantitativa(cioè diamo più ~lUle, diamo più edifici, dia-mo più attrezzature) a mro avviso sarebbesufficiente per poter calmare le situazioniperchè gli studenti chiedono un posto inaula, chiedono un microscopio, chiedono iltrattato, chiedono una certa ~ e l'hannoavuta ~ liberaHzzazione per quanto concer-ne gli studi; e nella mini riforma questo èstato realizzato; e devo dire subito che iosono sempre stato favorevole ad un certogrado di liberalizzazione degli studi per daremodo ad ogni studente di soegliere la stra-da più oonfacente 3Jlla propria personalità eaLle proprie inclinazioni. Ma nel volere gene-ralizzare e nel volere dal piano quantitativapassare al piano qualitativo c'è un passo in-dubbiamente grave e che comporta anche deigrossi perkoli. Anzitutto ,si è voluta linizia-re una trasformazione qualitativa a caratte-re orizzontale. Che vuoI dire riforma quali-tativa a carattere orizzontale? VuoI dire nongià liberalizzare, come era giusto, i corsi distudio, ma liberalizzare l'3Jccesso degli stu-denti all'universrtà. Noi 3Jbbiamo avuto inquest,i ultimi due anni una massa studen-tesoa, diciamo chiaramente, amorfa, im-preparato., data la crisi delle scuole medie,la quale chiede delle cose imposs:iJbili senzasapere che non sono realizzabiH o addirittu-

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ra contesta senza conoscere nemmeno i ter-rruHl oggettivi della contestazione stessa.

Qumdi questa trasformazione orizzontalee non già verticale della riforma universi-tana, a mio avviso, ha portato anche a scivo-lamenti pericolosi verso forme di antidemo-crazia, 'peIichè la violenza è una forma anti-democratica ~ lo ha detto testè il collegaIannelli ~ nel senso che la vera riforma,per essere intesa in termini democratici, unavera vita universltaria per essere impostatain termini democratici deve trovare la suasoluzione non già nell'ambito dei consigli diateneo o dei consigli di facoltà o di diparti-mento o nelle assemblee d~gli studenti, maqui in Parlamento. È il PaI1lamento il palla-dia di tutte le libertà, ivi comprese le libertàaccademkhe. Mentre noi a che cosa assistia-mo? Assistiamo, neIrambito della nostra Co-stituzione, la quale punta sui tre poter,i tradi-zionali, a un pullulare di tanti altri poteriche finiscono con il mettersi l'un contro l'al-tro in contraddizione e col distruggere il tes-suto connettivo dello Stato. Ora questo po-tere universitario che cosa sarà domani, checosa vuoI ,essere domani? Alleato al potereoperaio? Siamo all'inizio di una trasforma:-zione antidemocratica dello Stato o quantomeno di una sostanz:iale violazione dell'im-postazione democratica della nostra Costi~tuzione nel settore della vita accademica, laquale deve essere subordinata alla volontàdelilo Stato e non può assurgere a forzapoliticamente e costituzionalmente garantitacome forza autonoma che possa mettersi inurto con ,la volontà dello Stato, che si espri-me attraverso gli organi p arlamena:ri chela Costituzione prevede come gli unici depo"sitari della sovranità popolare.

Ecco perchè una riforma a carattere vert,i~cale sarebbe 'stata migliore; verticale nelsenso non già di ammettere tutti all'univer~sità, perchè questo non è democratko, conil diritto all'approvazione, alla laurea (esta-te todos caballeros, diceva Carlo V ad AI~ghero; oggi c'è chi dice: estate doctores to-dos). Ma quando in Italia avremo un milio-ne di dottori che faremo? Vedremo subitoche si va a creare un proletariato intellettua~le pericolosissimo, per cui si pone propriosu .questo. punto un grande prablema che è

stato risolto in due modi che sembrano traloro antitetici ma che possono dare gli stessiconcretl risultati, più apprezzabiIi nel ,qua-dro di una società moderna.

La prima via sarebbe quella di togliere ilvalore legale al titolo di studio, ed è questol'orientamento anglosassone, dove H titolodi studio non ha valore legale per quantoconcerne le professioni o l'accesso alle pro-fessioni: riguarda soltanto la preparazionedel singolo in un determinato ramo dello sci-bile. Lo Stato ha le sue univ,ersità; le contee,le città hanno le loro università; gli Stati fe-derati d'America hanno le loro università,dove gli studentl possono partecipare allostudlO in condizioni di parità, con facilita-z,ioni, perchè la democrazia non sta nell'apri-re l'università a tutti, ma nell'Gliprirla ai meri-tevoLi, anche e soprattutto se poveri o me-no abbienti, attraverso una ricca serie diborse di sudio e di aiuti materiali e moral'i,sì che i meritevoli possano giungere ai postidi comando. Democrazia è concedere ai me-ritevoli di raggiungere i posti di comando,non già di concededo a coloro che merite-vo1i non so.no: questa è degenerazione deHademocrazia, questa è ant,idemocrazia.

Ora dico: o noi dovremmo avere il corag-g:o di togliere al titolo di dottore ogni carat-tere legale, facendo in modo che sia soltan-to un titolo di studio di carattere personaleche qualifica scientificamente una persona-lità senza dare al titolo stesso un qualcheeffetto o un quailche ragg,io ;d'azione nel cam-po dei concorsi o delle promozioni, oppuredovremmo avere il coraggio di fare quelloche fanno ~ e giustamente ~ tanti altri

Stati, gli Stati orientali, cioè il numerochiuso.

Il numero chiuso importa una selezione efa sì che realmente le università non sianosovrappopolate; che ci sia un esame partico-lare per entrare all'università e che dopo dueboociature Io studente vada aJla fabbrica ovada 3!i campi, peJ1chè a un certo momentol'università deve essere ,di selezione, non dipromozione collet1:iva, come si fa oggi in Ita-lia con gli esami collettivi, scandalo auten-tico in tante facoltà.

Bi,sogna qui av'ere il coraggio di scegliere,non già di liberalizzare ammettendo tutti al-

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Senato deUa Repubblica ~ 20478 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (anti'merid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTEN0GRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

l'universi,tà; i,l coraggio di Isaper ,soegliere tramia forma di solUZJione la quale tolga valorelegale al titala di dottO're a al titolo aooade-mica e una soluzione che imponga il nume-ro chiuso. Nessuna nega che America da unlata e Russia dall'altro sianO' i Pa,esi dal pun-to di vista tecnolagico più progrediti delmandO', prapria perchè hannO' attenuta unaseleziane intellettuale attraversa questa si-stema, mentre noi, can i,l sistema di aMal'ga-mento dell'univensità di massa, nO'n soMantoandiamo contl'O la Castituziane che parla del-l'università oome di un i,stituto di alta cul-tura, e la massincaziOlne non è più alta cul-tura, ma veniamo a perdere anche agni pos-sibilità di avere una selezione tale che possa,tecnolagicamente, culturaLmente, umanisti-camente, tenel'e il Paese amaltezza della suatmdiziane.

A me pare poi che questarri£Ol'ma nan ab-bia assO'lutamente tenuto presenteÌil prable-ma del l'apparto tm rifol'IDa universitaria eprogrammazione. Viv:iamo nella mistica dellaprogrammazione che poi diventa una... « ma-stica» perchè dovrebbe servire a dare agliitaliani più pane, più case, più lavoro. Sap-piamo di quanti dottori in medicina, diquanti avvocati, di quanti insegnanti, diquanti ingegneri avremo bisogno fra die-ci anni? In Russia e nei Paesi dell'Europaorientale questi problemi sono discussi afondo ,e risolti in termini positivi.

La programmaziane infatti a si attua informa spO'ntanea, responsabile, qualificatacome negli Stati Uniti d'Amerka attmversol'abalizione del vallO're legale del titol'O di stu-dio, per cui pOli i migliori e i più preparatifanno strada, a Isi attua attraverso una pro-grammaziO'ne di Stato che, se è in mano acammissiO'ni oneste, darà frutti positivi, e ne-gativiin caso inverso. Si tratta comunque diuna soluzione che, in materia, ha dato fruttipOSlitivi tanto in America che in Russia.

Noi inveoe siamo a:WO'SCUl'Odi questo; £ac-ciamo una dforma un'iversitaria che ammet-te tutlti i cittadini, anche senza titO'Lo di IStU-dio, a venticinque anni all'università, corven-do il dschio di avere, tra vent'anni, eentomi-la medici, oentO'mila ingegneri, oentomilaprofessori in più del necesSlaria, li quali bus-seranno alle parte deUo Stato per pater la-

vorare. Le prafessioni liberali. saranna finite,distrutte e già la riforma fiscaJe sta agendo

I

in quesito senso. InO'Ltre avremo una pletaradi int,el1ettuali sui quali speculeDanna coJaroche hanno 'interesse a speculare per U[l rove-sciamenta della situaziane e del sistema de-mocratioo italiano basato su una preCÌ!sa eben chìara Castituziane.

Per quanto conoerne i lavavi pl'eparatari,è molto grave la mancanza di un çantrolJO' o,quanto meno, di un ,rapp'Orto tra programma-ziOlne da un lata e rifoI1ma universitaria dal-l'altlro. Già oggi abbiamo duecentomila diplo-mati senza lavaro, duecentomiila persO'ne ohecercano un pO'sto di insegnamenta. Vagliamoarri'fiare al mezzo milione di persO'ne? A cheserve un milione di 'laureati tra cinque anniquando non avremo, con un'ecanamia inrecesso, pO'sti da poter dare 10l'O peI10hèpossano vivere e possanO' essere persone utiLial pl'ogresso saciale, culturale e momle dellanaziOlne?

L'università deve essere rifarmata, ma bi-sogna sempre tener conta che essa è un por-tato della storia, della cuLtura, deUe rmdi-zioni scientifiche, culturali di un determinatoPaese.

NO'n si tratta di boria a di vanagloria: leul1'1versità italiane in passato, ciaè Padava,Bologna, Pavia, sano :state le prime univ,ersi-tà europee, 'Con :Parigi, Salamanoa, Coimbl'a,CmcoViÌa, a creal'e i presuppOlsti della <cultu-ra eurapea; osse si s'Ono date ceJ:1ti ovdi[]ja-menti che rispondono allestruttUlre psicolo-gichee culturali d~Ue nazioni nelle quali que-ste università sono venute alla luoe e han-

nO' per tanti secoli operata. Oggi si dice: maqueste università .appartengono al passato eil passato deve essere oanoellato. Il passatodeve essel'e canoellata se nom ha data buonifrutti, ma se nel passato si è Cl'eata qual,oosadi buono e dieffidente, dò che di buona edi efficiente si è creato deve ,rimanere. Nonsi può bouleverser una sitUlazione Ulnivm'sita-ria sol'O peJ:1chè s,i dice: costi quello che cO'stidobbiamo fare apera nuova, quando le uni-versi,tà occidentali e O'rientali ~ parlo anchedi quelle orientali ~ hanno oreato un tipO' diciviLtà europea che rappresenta quanta dimeglio l'umanità abbia saput'O creaI'e. Guar-date che i sovietici non hanno mkarifarma-

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20479 ~

403a SEDUTA Canti'merid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGR<\FICO

to le università zariste: hanno dato un diver-so orientamentooulturale a ideologico, si ca-pisoe, ma come struttura in sè la universitàdi Mosca è sempre la stessa deU'epoca deglizar, con tre £acoltà Ce non già con una ple-tara di facoltà: la medioina non è ff\Jcoltà,!'ingegneria non è faooltà, sono Iscuole supe-riori) e predsamenve giurisprudenza, umani-stica e filOlsofia. Quindi nell'università è ri-masta ,la veochia struttura perchè è un por-tato della stOlria di fronte al quale persinola Irivoluzione sovietka, che è stata la più ra-dic~de rivoluzione degli uhimi cinquant'anni,si è arrestata. E il professore universitario èrispettata e venerato. L'raltro giorno parlavocon un mio collega dell'univel'sità di Craco-via, {( Alma Mater Cracoviensis », la più gran-de un1\'ersità della Palonia, il qua;le mi di-ceva: pensi, iO' sono stato l'aMro giornO', du-,rante una mia lezione, interrotto da uno stu-dente. E lo dicevrf\J oon sensO' di tenrol'e, dimeraviglia. Io mi sono messo a ridere e gliho rispasto: sapesse, caro collega, quelloche capita in Italia! Questo vuoI dire chequelle università funzionano perchè hannorispettato una tradizione verticale, perchè inesse vi è una disciplina verticale, perchè iproblemi politici sono discussi negli organipolitici le cui decisioni, una volta prese, de-vono essere seguite dall'università e ad essegli studenti devono obbedire per primi senon vogliono essere cacciati dalla scuola eandare in campo o in fabbrica a lavorare.

Questa si chiama disciplina universitariache purtroppo da noi manca. Oggi l'universi-tà italiana è in subbuglio perchè non c'è unaforza morale, non c'è una forza politica, nonc'è una volontà politica di mettere dell'or-dine; anzi, con questa riforma a carattereorizzontale, si aprono le porte a tutti: estatetodos doctores e quando avremo un milionedi dottori sarà come se non ne avessimoneanche mille. Si dice che noi tendiamo ver-so mete analoghe a quelle verso le qualitende l'università americana. Ma si dimenti-ca che i veri centri di studio americani nonsono le università, non sono i collegi univer-sitari. Io ho visitato più volte le universitàamericane da costa a costa ed entrando intali università mi sono messo a ridere. In-fatti i veri centri di studio sono le fonda-

3 FEBBRAIO 1971

zioni. Attraverso un sistema fiscale intelli-gente le grandi industrie creano le loro uni-versità e cercano i cervelli migliori per poterdare a loro stessi e al Paese strumenti uma-ni e validi per la ricerca scientifica. Nelleuniversità, invece, abbiamo dei ripetitori. InAmerica ci sono 350 università per 180 mi-lioni di abitanti, mentre noi per 55 milioniabbiamo 26 università. Si può quindi imma-ginare quale sia il livello culturale delle uni-versità americane: sono scuole medie, nean-che superiori, per cui, con tutto il rispettoparlando, anche l'autista che fa servizio dal-l'aeroporto Kennedy al centro è un laureatodella New York University. Quando però siva a parlare con questa gente di problemirelativi anche alla storia dell'America biso-gna rimpostare la domanda ,in forma di quiz,non in forma di ragionamento. Quindi sonotipi di università che uccidono la critica e ilragionamento. Ora, io non vorrei che l'uni-versità italiana diventasse un'università do-Viesi studiano parole incrociate e quiz e nongià criticamente i problemi della conoscenza,se è filosofia, i problemi della giurisprudenza,se è diritto, quelli della fisiologia, se è medi-cina, a delle costruzioni da Vitruvio in parise è ingegneria.

Ora la mia preoccupazione ~ parlo in ter-

mini di critica, ma di critica aperta, consa-pevole e costruttiva nel riconoscimento diquello che tutti hanno fatto per il bene del-l'università italiana ~ è che attraverso que-sta trasformazione orizzontale dell'universi-tà si arrivi a conclusioni che non ritengo af-fatto accettabili perchè contrarie alla storiaculturale del nostro Paese. Il nucleo centra-le, fondamentale della riforma è la lotta allefacoltà: queste maledette facoltà devonoscomparire e al loro posto devono affiorarei dipartimenti, come se già non esistesserogli istituti i quali in pratica funzionano co-me domani funzioneranno i dipartimenti.

Ma qui c'è forse ~ nessuno o pochi l'han-

no individuata ~ una ragione profonda disimile trasformazione perchè ci sono certeforze politiche le quali, non potendo conqui-stare le facoltà, cercano di conquistare l'uni-versità attraverso i dipartimenti. È questoil punto politico fondamentale di tutta que-sta legge! Sia ben chiaro: lo affermo qui

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V LegislaturaSenato della R!.pubblic" ~ 20480 ~

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA - RESOCONTO STENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

perchè sento una responsabilità tremenda,io, modesto uomo di cultum, ohe ho vissuto40 anni nell'università italiana. Il punto fon~damentale è che domani si conquisterà fa-cilmente l'università conquistando i diparti-menti e così si avrà in mano il consiglio diateneo, cosa che oggi non succede poichèoggi le facoltà non sono facilmente conqui-stabili da forze politiche eversive, siano esseparlamentari o, come si usa dire, extrapar-lamentari.

Si dice inoltre che le facoltà hanno creatoi baroni, con senso dispregiativo. Ma chi so-no questi baroni universitari? Si rispondeche sono gli intrallazzatori. Ebbene, devorespingere questa accusa perchè i cosiddettibaroni universitari sono i veri maestri chehanno creato la cultura italiana, e i giovanisi rivolgono ai cosiddetti baroni perchè san-no di trovare in loro il pane quotidiano re-lativo alla scienza, allo stimolo e al metodo.È chiaro che le persone più eminenti sonogente di attrazione. Volete forse che unostudente vada da un professove che è unripetitore? No, si va da un professore quan~do quest1i è un ricercatore, è un maestro,quando questi è un cervello, quando sa pene-tral'e e quando attraverso la critica costrui-sce; insomma quando v,ede nelLe cose enon razzola neUe cose.

Il professore universitario non deve razzo-lare nelle cose come un anatroccolO', ma de-ve volare sulle cose e capire il senso dellecose. Allora è maestro e allora attira a sèveramente gli studenti.

Però dicono che è un barone, che è diven-tato un intrallazzatore allorchè è diventatol'uomo il quale ha saputo creare perchè savedere, sa giudicare, sa penetrare. Sottoquesto profilo devo esprimere il giudiziopiù negativo.

Per quanto riguarda il dipartimento es-so è un misterO' fino 'ad un certo puntoperchè è uno strumento dioonquista dd-l'università ed io sono cOlntrado al dipar-timento perchè esso collettivizza la ricercascientifica che invece non può essere collet-tiwzzatae uccide la monooattedra. Ecco liilpunto fondamentale: la storia d'Italia èfatta sul valore e il significato delle mono-cattedre, non su presunti dipartimenti dove

lo studio verrà fatto in termini di ricercacollettiva. Questo potrà andare bene forsenel campo della fisiologia dove occorronodieci microscopi che lavorTIno insieme (co-munque c'è sempre una mente direttiva), manon può andar bene neLLefacoltà mOlrali do-ve non si può certamente studiare il reato diattentato alla Costituzione o di vilipendio al-le istituzioni in équipe, dove o c'è materiacerebrale che opera in termini autonomi obisogna che il professore abbandoni l'uni-versità e vada a fare lo spazzino municipale.

Eoco perchè ritengo IOhe V'ada mante-nuta la mano cattedra che non esclude lapluricattedra; perchè il problema fondamen-tale è quello di aumentare le cattedre, senzadistruggere il significato della mano cattedrainserendo i professo:t'Ì nel collettivo del di-partimento dove perdono individualità e so-no subordinati al giudizio degli studenti perquanto riguarda gli indirizzi scientifici ed imetodi di ricerca. Questo vuoI dire deter-minare un appiattimento, un appesantimen-to dell'università di modo che ne uscirà nongià una creatura perfetta ma un aborto.

Sotto questo profilo, per quanto concernegli studenti, debbo dire una parola. Io chevivo da quaranta anni a contatto con glistudenti, so che gli studenti che hanno sensodi responsabilità, per quanto riguarda alme-no la mia modesta persona, non mi hannomai contestato. Bisogna isaperli comp:renderee certo qualcuno non ,Licomp:J1ende. Ma slesono ragazzi educati e che amano la via delsapere, la loro contestazione sarà una di-scussione con i professori. Spetta a noi fa-re in modo che diventi una discussione conil professore, una ricerca comune delle stra-de per approfondire la conoscenza. Se inve-ce manca questa buona volontà, allora il di-scorso è diverso. Non è più il caso di coloroahe disturbano, come a Cracovia, una voltasola una lezione di un mio collega di dirittopenale, ma di coloro che rovesciano i termi~ni del gi0CO accademico e che distruggonol'università italiana. Qui il Governo se haocchi, come ha, deve vedere e provvedere...

TOGNIprofessori.

Addirittura sputacchiano i

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V LegislatlJraSenato della RepubblirQ. ~ 20481 ~

3 FEBBRAIO 1971403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA ~ RESOCONTO STENOGRAFICO

B E T T I O L . Fosse solo lo sputo, c'èqualcosa di peggio ancora!

Detto questo, debbo concludere purtroppoche la riforma universitaria ha un caratterepunitivo, nonostante che da parte del nostroesimio relato~e questa opinione non sia oon-divisa. Che ci siano stati dei professori chenon hanno fatto il loro dovere è anche ve~ro, ma sarà l'uno o il due per cento. Avetei mezzi, prendete gli opportuni provvedimen~ti; ma non gen&alizzate, non aftermate chenessun professore universitario è degno dicOlnHnuare ad insegnal'e per cui tutti debbo~no ,essere rid1mensianati e rinchiusri neHeprigioni dipartimentali a studia~e, a lavorarequindici ore ,la settlimana. Ebbene nlOi, quan-da siamo in sede, stiamo dodici ore al giornonei nostri studi universitari senza full timee senza costrizioni di sorta. Del resto il fulltime inglese comport<t trenta ore all'anno dileziane. Oggi i professori italiani, senza fulltime, hanno l'obbligo di sessanta ore. Si vo~gliono stabilire quindici ore alla settimana,in cinque giorni consecutivi, per impedire alprofessore altra attività che non sia quellaaccademica.

Vengo molto brevemente al problema delfull time e del cosiddetto pieno impiego. Ilproblema del pieno impiego è un problemadelicato che comporta anche aspetti costilu~zionali per la lesione dei diritti acquisiti chesono diritti inviolabili, in base all'articolo 2della Costituzione. Infatti la Costituzione ga-rantisce i diritti inviolabili della personaumana; e i diritti acquisiti, specie dei pro-fessori anziani, sono diritti inviolabili. Orispettiamo la CostItuzione o Ila facciamo apezzi; non possiamo avere sempre sulla boc-ca ,la CostituZ!ione per poi fada a pezzi. Cisono dei diritti quesiti che il full time nonpuò nè deve toccare. Parlo con supremo di~sinteresse perchè ormai la mia vita appartie-ne al passato e l'arco della speranza è mol~to breve e lungo il giro dei ricordi.

Per quanto concerne il prob['ema delfull time voi avrete fatalmente, e lo ripeto,un'università rachitica, un'università chiusain se stessa, un'università senza oontatto conil progresso tecnico e sociale. Avrete un'uni~versità dalla quale fuggiranno i cervelli mi~

gliori. La fuga dei cervelli è già una realtà:l'Europa si sta impoverendo perchè si veri-fica questa fuga non verso le università ame~ricane, ma verso i centri tecnologici di ricer-ca americani. Attraverso questa fuga dei cer~velli avremo un impoverimento sempre piùpreoccupante della nostra situazione socia~le e culturale.

L'università lontana dalla politica mi pa-re sia un assu~do. Infatti, aHontanando launiversità dalla poHtica, stabilendo l'incom-patibiliità tra insegnamento universitario emandato pa:damentare, la si chiude in uncampartimento stagno. Del resto abbiamofatto dei conti e mi pare che su milleparlamentari vi siano salo diciaslseHe pro-fessoIìi universitari. Quindi voi eliminatedal Parlamento una .componente es,igua chenei mamenti di necessità sotto il profilotecnico ha fatto, nel corso degli ultimi ven-titrè anni, i,l suo dovere. Ora, perchè men-tl'e tutte le altre componentri sodaH pos~sono essere rappresentate ,in Parlamento, lacamponente universitaria sarebbe messa difronte ad una scelta: o ,ill Parlamento o lacattedra, quando poi, di fatto, tre giorniall'università e tre giorni rin Parlamentoconsentono in piena coso1enza di adempiereai p'l10pri doveri?

Io non va,l'rei che J'università, lontanadalla polit10a, si alIont3lnas se anche dallap.rofessione. Cosa ,farà domani un giurista,nelle esercitazioni che saranno obbligatorie,quando non potrà presentare un caso pro-p~io, un caso vissuto, un caso sperimentato,un caso che lo ha fatto soft.rire e patire da-vanti 3:1 giudice? Dovrà linventarIo questocaso, e prendere i massimari della giurispru-denza e ,legger,e e commentare la motivazio-ne di una sentenza, senza av,er vissuto pro-fondamente, intimamente quel determina-to caso ,che forma oggetto di ricerca. Sareb~be come, in anatomia, studiare non' già suUlncadavel'e vero ma su un cadavere di pla-stica. Volete avere souole di anatomia concadaveri di plastica? Ebbene, damani avre-te scuole di giurisprudenza con casi di pla~stica, con casi inventati soltanto dal profes-SO'l'e, ma non sperimentati concrletamente,non vissuti, non patiti: perchè il vero inse-gnante deve patire e soft,rire sull oaso che

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V LegislaturaSenato della Repubblica ~ 20482 ~

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO 3 FEBBRAIO 1971

forma oggetta . . . (Interruzione del senatoreMaria Lisa Cinciari Rodano). Il singolo ladev,e fare! U « collettivco» in questo casonOln è calpace di intervenire perchè appiatti-sce la rioerca e non larriva a nessuna con-clusione. Il cerve1lo è singalare, non è plu-rale; e ,l'università è singolare, non è maiplurale. . .

C'INCIARI RODANO MARIAL I SA. Ma i cervelli sano fatti ancheper incontrarsi! . . .

B E T T I O L H collettivo deprimere mortifica !'individuo e quindi deprime emortifica ,la"ricerca scientifica.

T O G N I. I cervelli a1l'amma'5so!

B E T T I O L. Esatto, collega Togni; manon vogliamo i oerveUi all'ammasso. Cia-scuno deve pensare con ,la propria testa,specie nel campo sdenTIifico, .oltre che nelcampo pO'litioo, se vuole ]1endere vevament,eun servizio alla collettività. L'individuo deverendere un serviZJio ana coLlettività: questosì. Ma attraverso questo sistema iÌl profes-sare nO'n rende un servizio alla collettività.

Poi vi dico una cO'sa: ,lasciateli in pacei professori! Con il full time vai volete dare10.1'0un assegno; ma lasciate che se lo gua-dagnino modestamente, a anche non mode.stalmente, con ,la professione. In un momen-to di vacche magre, quando Isi ceJ'ca di l1a-strdlarefino a1,l'ultimo centesiimo oon de-creti, decretini e decretoni, spennando ilcontribuente fino all'esasperazione, non sideve andareallla rioeI1ca di centinaia di mi-liardi per pagare il pieno tempo, che poin'Ùn so se r,iuscirà in concreto, quando inve-ce, lasciand'Ù un pa' di libertà ai profess.ori,questi si arrangiano da s'Oli come fannooggi. E 110Stato rispanmia, anzi ci guada-gna con le 'imposte .che il ministro Preti stapreparando per ,i professionisti i quali, se-condo lui, non farebbero il lara dovere.Questo è un po' esagerata.

BONAZZOLA RUHL VALE-R I A. Si arrangiano come aI.le clinichetorinesi! (Repliche dal centro~destra).

B E T T I O L. Questa r1Ìfo['ffia fa pm!'i-ferare i prof,essori: ma è mai possibile che(e dopo .cento anni di storia, dal 1870 al1970, l'Italia è larrivatla a 2.500 profeslso-

l'i, veri maestri, attrav,erso concorsi sele-zionati) si arrivi nel giro di pochi an-ni pflÌma a 5.000 e poi a 20.000? Ritengoohe ,ill Paese non p'Ùssa dare nelr1a manierapiù assoluta 20.000 ricercatori autentki neloorso dei prossimi 5 anni. Avremo 20.000ripetitori, doè persone ehe ripeteDannoquanto da quella élite di auventiei rioerca-tori viene raccolto nei trattaTIi e nei ma-nuaLi, perchè, dpeto, èirroonoepibile che unPaes'e .cO'me l'Italia p'Ùssa dare 20.000 auten-tici ricercatori, 20.000 maestri nel corso di5 anni; rli darà nel corso di due secoli, nonin cinque anni perchè oocorrono vent'anniper fare un maestro universitario autenticoper preparazi'Ùne, per studio, per capacitàdi ricerca; non sri possano ,improvVlisamentemettere in oattedra 20.00 proBessad univers:i~tari che sa:Ganno fatalmente autentici ripe-titori, senza preparazione adeguata e, quin~di,senza capacità di poter essere autenticimaestri! Questo è un karakiri deMa culturache non vorrei 1'ItaJia compisse attraversoquesta deteJ'J:I1inata rifonma; )lasciamo illkarakiri ai samurai giappones'i; nOli no.n sia-mo samurai e forse questo è l,l nostro guaio.

Queste le mO'deste considemzioni che vo-levo far,e, ricordalndo aIlcora due cose. Cir.cail pTobl,ema della Ubera docenza sono con~trario alla sua abolizione, perohè la liberadocenza è 1'espressione massima della liber~tà di insegnamento. La sua abolizione è an~ticostituzionale preI1chè, se ,la soi'enza è Li-bera, se l'università ,deve essere rmprronta-ta a reriteri di l,ibertà, ogIli cit1JacLino,supe~rarndo un detenminato esame, ha il di,rittodi poter insegnalie all'università.

L',istituto della libem docenza è l'espres-sione massima di quella libertà nel camposcientifico che spetta ad ogni cittadino; abro-garla è, a mio avviso, un gravissimo dannoche si risolv,e pi1:~atka!mente in un attentatoalla Costituzione.

In secondo luogo mi pare che ,si possamuovere anche un'osservazione di anticosti~tuzionalità per quanto conoerne quei con-corsi universita;ri addomesticati, per colaTo

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Senato della Rf?pubblica ~ 20483 ~ V Legislatura

403a SEDUTA (antimerid.) ASSEMBLEA- RESOCONTOSTENOGRAFICO

che già si trovano in oerte posiziani iillter~ne aLla vita universitaria, cioè assistenti ,or~dhrari maturi ,e non maturi, ÌincaricaN Q nonincaricaH; questa è un'impostazione che ri-corda troppo da vicino un assetto corpora-tivo che noi ,ritenevalIDo Isuperato, e violal'articolo 3 che riguanda ,l'uguaglianza ditutti i cittadini di frontea~la !Legge, anchein materia diconconsi ,regolati dalla ,legge.Stiamo perciò moho attenti a questi.' COill~oorsi peJ10hè potrebbeJ1O ess'ere domani im-pugnati davanti aHa Corte oostituZJionale edare dei grossi fastidi non solo all'univer-sità ma a tutta la vita universitaria. Si fac-ciano concorsi seri, qualificati e \responsa-bili, cercando di evitare questa nomina au~tomatica di tante categor,ie e questi conc,o~-si settoriali Diservati a certe categorie conparticolari preferenze, perchè nascondanoun veleno antioostituzionale che non puòessere accettato da noi ohe voglialIno unariforma universitaria nello spirito di lihertàvoluto dalla Costituzione, dalla nostra co-scienza, dalla nostra tradizione.

Queste le modeste osservazioni che hooercato di esporre in Parilrumento perchè nonsi dica che in questo settare non ci s'Onooervelli pensanti o che c'è un'opaca unifor-mità di vedute: c'è anche ohi, avendo vis-suto 40 anni neil1e univ1eI1sli:tà,apprezZJaqudlo che è stato lo sforzo deLle univer-sità italiane per dare al nostro Paese quellosV1iluppo che il Pa,ese ha conoseiuto ed halavuto, un vero grande balzo in avanti. Non sivenga a mortificare un istituto che non deveesslere mo'rtificato, così come questo deter-

3 FEBBRAIO 1971

minato progetto lo mortifica, e s'Oprattuttonon abbiano i maestri, i oosiddetti baroni,a subire delle vere e autentiche contumdieda parte deUa stampa e da parte di certiGruppi p'Olitici perchè è g,raz;ie a costom chel'università italiana ha camminato e conti-nuerà a camminare inSlpirito di autentica'l'ioerca e di autentica iliibertà. (Vivi applausidal centro. Congratulazioni).

P RES ,I D E N T E. Rinvi'O il seguitodella discussione adaltlra seduta.

Annunzio di rimessione di disegno di leggealI 'Assemblea

P RES I D E N T E. Comunico che, surichiesta di oltre un decimo d~i componentidel Senato, a norma dell'artiiColo 26 del Re-golamento, il disegna di legge: DE MARZIedaltri; CIPOLLA ed aiJtri. ~

{( Nuo¥a disdpH-na dell'affitto di foneLi I1ustiÌcli» (37~313IB),già 'assegnato in sede deIibemnte aiUe Com-missioni permanenti riunite 2a (Giustizia eautarizzazioni a procedere) e 8a (Agrkolturae fareste), è rimesso aHa discussione e allavotazione dell'Assemblea.

11 Senato tornerà a riunil'si in seduta pub-blica oggi, aMe ore 17, con :l'ordine del giop.no già stampato e distribuito.

La <seduta è tolta (ore 12,50).

Dott. ALBERTO ALBERTI

Direttore generale del Servizio dei resoconti parlamentari